Cia Agricoltori Lombardia – secondo quanto sottolinea una nota – considera “totalmente inammissibili le richieste di diverse aziende dell’industria casearia di rivedere, con un costo al ribasso, gli accordi che fissano il prezzo del latte alla stalla. Tali richieste nascono da alcune analisi delle suddette aziende che indicano una contrazione della domanda dell’8%, che giustificherebbero la necessità di un abbassamento del costo all’acquisto presso i produttori. Anche il fatto che il prezzo del latte spot sia sceso, raggiungendo oggi il prezzo di 48 centesimi al litro, secondo le aziende casearie dovrebbe essere motivo di abbassamento del costo di acquisto”.
Cia Agricoltori Lombardia, tramite il suo presidente Paolo Maccazzola, risponde a questi dati e spiega la posizione dell’associazione: “Non neghiamo la contrazione dei consumi, facciamo però notare che riguarda i consumatori diretti. Diversamente, il settore ho.re.ca mostra un aumento di consumi del 6%, una differenza quindi del 2-3% che è fisiologica nei mercati. La richiesta di rivedere gli accordi con un ribassamento dei prezzi è perciò inammissibile”.
Sul prezzo del latte spot è poi doveroso chiarire il diverso atteggiamento delle aziende casearie. Sempre Maccazzola: “Se vogliamo prendere il latte spot come indice di riferimento del mercato, allora vada fatto sempre. Nell’estate del 2022, ad esempio, il prezzo era di 70 centesimi al litro ma agli agricoltori veniva pagato in media 58 centesimi. Chiediamo maggiore correttezza, non solo quando conviene all’industria casearia.”
Fa inoltre notare Maccazzola che i costi di gestione per gli agricoltori non sono di certo scesi negli ultimi. “La spesa per l’energia si è sensibilmente ridotta, così come il prezzo del mais a livello internazionale, le altre materie proteiche quali i fieni, i trinciati e la soia e soprattutto il costo dei carburanti usati in agricoltura hanno mantenuto prezzi elevatissimi.”
“Non sussistono perciò le condizioni – conclude – non solo di rivedere i prezzi del latte, ma nemmeno di prendere in considerazione la proposta. “Costi di gestione e siccità sono problemi che stanno mettendo in serio pericolo l’agricoltura, le aziende alimentari dovrebbero capire che venirci incontro è fondamentale per salvare anche le loro attività.” conclude il presidente Paolo Maccazzola.
Cia Agricoltori Lombardia, tramite il suo presidente Paolo Maccazzola, risponde a questi dati e spiega la posizione dell’associazione: “Non neghiamo la contrazione dei consumi, facciamo però notare che riguarda i consumatori diretti. Diversamente, il settore ho.re.ca. mostra un aumento di consumi del 6%, una differenza quindi del 2-3% che è fisiologica nei mercati. La richiesta di rivedere gli accordi con un ribassamento dei prezzi è perciò inammissibile”.
Sul prezzo del latte spot è poi doveroso chiarire il diverso atteggiamento delle aziende casearie. Sempre Maccazzola: “Se vogliamo prendere il latte spot come indice di riferimento del mercato, allora vada fatto sempre. Nell’estate del 2022, ad esempio, il prezzo era di 70 centesimi al litro ma agli agricoltori veniva pagato in media 58 centesimi. Chiediamo maggiore correttezza, non solo quando conviene all’industria casearia.”
Fa inoltre notare il presidente Maccazzola che i costi di gestione per gli agricoltori non sono di certo scesi negli ultimi. “La spesa per l’energia si è sensibilmente ridotta, così come il prezzo del mais a livello internazionale, le altre materie proteiche quali i fieni, i trinciati e la soia e soprattutto il costo dei carburanti usati in agricoltura hanno mantenuto prezzi elevatissimi.”
Non sussistono perciò le condizioni non solo di rivedere i prezzi del latte, ma nemmeno di prendere in considerazione la proposta. “Costi di gestione e siccità sono problemi che stanno mettendo in serio pericolo l’agricoltura, le aziende alimentari dovrebbero capire che venirci incontro è fondamentale per salvare anche le loro attività.” conclude il presidente Paolo Maccazzola.