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Manifatturiero

Imprese manifatturiero, saldo positivo (+0,5%) per le assunzioni

in Economia/Lavoro/Manifatturiero/Tendenze by

Nel primo trimestre 2024 l’occupazione in Lombardia non solo tiene ma cresce: per l’industria segna un aumento delle assunzioni che portano a un saldo positivo (+0,5%), mentre nell’artigianato l’incremento del flusso in ingresso è anche più marcato (3,1%) e, affiancandosi ad un rallentamento delle uscite (2,4%), porta a un saldo positivo del +0,7%.

È quanto emerge dai dati del primo trimestre 2024 relativi alla manifattura lombarda, presentati oggi a Milano dall’assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia, dal presidente di Unioncamere Lombardia Gian Domenico Auricchio, dal presidente di Confindustria Lombardia Francesco Buzzella e dal presidente di Claai Stefano Fugazza.

Il buono stato di salute della manifattura lombarda è confermato anche dalle aspettative incoraggianti degli imprenditori per il prossimo trimestre, in cui il rafforzamento dell’attività industriale a livello globale insieme alla riduzione dell’inflazione e al possibile calo dei tassi d’interesse, rafforzano la fiducia delle aziende.

Andando nello specifico dei dati, in una situazione già positiva, la produzione industriale e artigiana lombarda fa registrare una lievissima variazione congiunturale: per l’industria pari a -0,3% mentre per l’artigianato la flessione è dello 0,6% con un fatturato che flette di conseguenza: -0,9% per l’industria e -1,3% per l’artigianato.

I motivi di questa leggerissima variazione sono da ricercare, anche in questo caso, nei ‘fattori esterni’, a cominciare dall’evoluzione della guerra in Ucraina con un possibile nuovo aumento dei costi dell’energia e il blocco del canale di Suez.

In ogni caso c’è da registrare la crescita, in alcuni casi anche importante, di settori specifici come mezzi di trasporto (+4,4% su base annua), chimica (+3,6%), alimentari (+3,5%) e carta-stampa (+1,6%). Quelli invece un po’ più in sofferenza sono il comparto moda (tessile -7,8%; abbigliamento -5,9%; Pelli-calzature -3,2%). In contrazione anche la siderurgia (-4,6%). Meno intensa la riduzione dei livelli produttivi per meccanica (-2,4%), minerali non metalliferi (-2,0%) e gomma-plastica (-1,5%). Stabile il legno-mobilio (+0,1%).

ASSESSORE SVILUPPO ECONOMICO: STRAORDINARIETÀ LOMBARDA – “Politica monetaria e situazione geopolitica non aiutano la nostra economia – ha affermato l’assessore regionale allo Sviluppo economico – ciò nonostante, i dati in crescita dell’occupazione e la stabilità della produzione ci consentono di essere estremamente ottimisti per i prossimi mesi. Il nostro è un ecosistema solido, maturo e che grazie alla flessibilità riesce a dare segnali positivi in contingenze negative come quelle che stiamo vivendo. La straordinarietá lombarda si conferma nonostante i ‘freni’ sovra territoriali”.

UNIONCAMERE LOMBARDIA: CONFIDIAMO NELLA RIDUZIONE DEI TASSI – “Le condizioni geopolitiche preoccupano ancora – ha specificato Gian Domenico Auricchio, presidente di Unioncamere Lombardia – ma per il secondo trimestre 2024 confidiamo nella riduzione dei tassi e nell’abbassamento dei prezzi. I mercati esteri per l’industria lombarda restano rilevanti e in considerazione della ripresa seppur lenta del commercio mondiale siamo fiduciosi che i numeri possano migliorare”.

CONFINDUSTRIA LOMBARDIA: CAUTO OTTIMISMO – “La produzione industriale lombarda – ha detto Francesco Buzzella, presidente di Confindustria Lombardia – a inizio anno sconta un andamento globale debole e l’instabilità in diverse aree del mondo cruciali per il commercio. Nonostante questa prevedibile fase di rallentamento, gli imprenditori sono cautamente ottimisti e vedono una ripresa nel secondo semestre di quest’anno spinta in particolare dall’atteso taglio dei tassi di interesse da parte della BCE, oltre che dal calo dei costi energetici e dell’inflazione, ma guardano con attenzione gli sviluppi del contesto geopolitico. Sono alte le aspettative delle imprese lombarde nei confronti di un’Europa che nei prossimi mesi dovrà dimostrarsi all’altezza delle sfide contemporanee, sostenendo e proteggendo il tessuto imprenditoriale con scelte forti, lungimiranti e condivise. Le imprese, in particolare le manifatturiere, sono l’unico asset in grado di evitare il declino economico del nostro continente”.

Gefran di Provaglio, ecco i risultati del bilancio

in Bilanci/Economia/Manifatturiero by

Il Consiglio di Amministrazione di GEFRAN S.p.A. si è riunito giovedì sotto la presidenza di Maria Chiara Franceschetti per l’approvazione dei risultati al 31 marzo 2024.

Marcello Perini, Amministratore Delegato del Gruppo Gefran, ha dichiarato:

Siamo soddisfatti dei risultati raggiunti dal Gruppo in questo primo trimestre dell’anno sia dal punto di vista dei ricavi che dal punto di vista della marginalità.

Nonostante il rallentamento della domanda registrato a partire dalla seconda metà dello scorso anno e la conseguente erosione del backlog, i ricavi raggiunti nel primo trimestre del 2024 hanno superato le nostre previsioni, avvicinandosi ai risultati straordinari del pari periodo dell’anno precedente, favoriti da un contesto più propizio rispetto alle attese.

Numeri importanti ai quali hanno contribuito la ripresa degli ordinativi da parte dei mercati asiatici che ha bilanciato le attuali difficoltà dei mercati in Europa e in Nord America.

L‘ormai consolidata efficienza nella gestione operativa ha, quindi, permesso di raggiungere nel trimestre marginalità molto positive e superiori alle aspettative.

Inoltre, nei primi tre mesi dell’anno, abbiamo portato a termine con successo l’avvicendamento del management nella controllata americana al fine di concretizzare le ambizioni per quel mercato, in linea con le priorità strategiche di sviluppo commerciale del Gruppo.

Per quanto riguarda il prossimo futuro, infine, nonostante un mercato europeo ancora incerto, prevediamo un secondo trimestre allineato nei ricavi a quello appena concluso con marginalità che si mantengono positive.

Business operativi

ricavi del primo trimestre 2024 sono pari ad 34,2 milioni di Euro e si confrontano con 36,1 milioni di Euro dello stesso periodo 2023, registrando un decremento di 1,9 milioni di Euro (-5,3%). Al netto dell’effetto negativo portato dalla variazione dei cambi, la contrazione diminuirebbe a 1,6 milioni di Euro (-4,5%) rispetto al dato del 31 marzo 2023.

Si precisa inoltre che i ricavi del primo trimestre 2024 includono 0,1 milioni di Euro per le vendite residuali di prodotti azionamenti, mentre al 31 marzo 2023 erano rilevati complessivi 0,3 milioni di Euro, in parte legati alle vendite di prodotti (0,2 milioni di Euro) in parte per l’erogazione di servizi al gruppo WEG (0,1 milioni di Euro). Al netto di tali effetti, la diminuzione dei ricavi del primo trimestre 2024 rispetto al pari periodo precedente risulta più contenuta (-4,7%).

La suddivisione dei ricavi del trimestre per area geografica mostra le buone performance rilevate sul mercato Asia, dove, nonostante l’effetto negativo apportato dall’andamento valutario, i ricavi generati sono più alti del 23,9% rispetto al dato del primo trimestre 2023 (al netto dell’effetto cambi la crescita salirebbe al 28,2%). In diminuzione i ricavi generati nelle altre aree principalmente servite dal Gruppo, in particolare Italia (-12,9%), Europa (complessivamente -11,2%) e America (complessivamente -11%).

In termini di aree di business, rispetto al primo trimestre precedente, i ricavi generati dal segmento componenti per l’automazione sono in aumento (+1,3%), grazie alle buone performance registrate in Asia, Europa e America, solo parzialmente inficiate alla flessione dei ricavi del mercato nazionale. Si registra invece una contrazione per il segmento dei sensori (-10,1%), diffusa alle principali aree geografiche servite, ad esclusione del mercato Asia dove, come per il segmento componenti per l’automazione, i ricavi sono in aumento rispetto al pari periodo precedente.

Nel primo trimestre 2024 la raccolta ordini è stata complessivamente più alta rispetto al dato del pari periodo 2023 (+1,8%), esito di un aumento della raccolta ordini per il business componenti per l’automazione (+3,8%), più contenuto per il business dei sensori (+0,6%).

Il valore aggiunto del trimestre ammonta a 24,5 milioni di Euro (26,1 milioni di Euro nel pari periodo 2023) e corrisponde al 71,9% dei ricavi, con incidenza in diminuzione rispetto al dato del pari periodo precedente (-0,5%). Contribuiscono alla diminuzione complessivamente pari a 1,5 milioni di Euro, i minori ricavi registrati, oltre che alla minore marginalità realizzata connessa al differente mix dei prodotti rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente.

Gli altri costi operativi del primo trimestre 2024 ammontano a 5,5 milioni di Euro, in diminuzione di 0,5 milioni di Euro rispetto al dato del primo trimestre 2023, con un’incidenza sui ricavi del 16,2% (16,9% nel pari trimestre precedente). La diminuzione riguarda i minori costi per consulenze (dei quali Euro 105 mila sostenuti nel primo trimestre 2023 erano relativi alle attività necessarie per lo scorporo del business azionamenti), oltre che viaggi, utenze, costi legati al servizio di lavoro interinale e costi per garanzia prodotti.

Il costo del personale rilevato nel trimestre, pari a 11,9 milioni di Euro, risulta superiore di 0,1 milioni di Euro rispetto al pari periodo precedente, quando ammontava a 11,8 milioni di Euro. L’incidenza percentuale sui ricavi si attesta al 34,8% (32,7% nel primo trimestre 2023). Si precisa inoltre che nel primo trimestre 2024 si registra un aumento dell’organico, dovuto principalmente alla stabilizzazione di 31 lavoratori interinali.

Il Margine Operativo Lordo (EBITDA) del primo trimestre 2024 è positivo per 7,1 milioni di Euro (8,2 milioni nel pari trimestre 2023) e corrisponde al 20,9% dei ricavi (22,8% dei ricavi nel 2023), in diminuzione rispetto al pari periodo dell’esercizio precedente di 1,1 milioni di Euro. La diminuzione dei costi operativi rispetto al primo trimestre precedente compensa solo parzialmente il decremento del valore aggiunto, connesso principalmente ai minori volumi di vendita.

La voce ammortamenti e svalutazioni del trimestre è pari ad 2 milioni di Euro e si confronta con un valore di 1,9 milioni del pari periodo precedente, rilevando un incremento di 0,1 milioni di Euro.

Il risultato operativo (EBIT) al 31 marzo 2024, positivo e pari a 5,1 milioni di Euro (15,0% dei ricavi), è in flessione di 1,3 milioni di Euro rispetto al dato del 31 marzo 2023, che ammontava a 6,4 milioni di Euro (17,7% dei ricavi). Come per il margine operativo lordo, la variazione è frutto della diminuzione delle vendite, solo parzialmente compensata dai minori costi per la gestione operativa.

proventi da attività/passività finanziarie nel primo trimestre 2024 sono complessivamente pari a 0,1 milioni di Euro (nel pari periodo 2023 si rilevavano oneri per 0,1 milioni di Euro). La voce include proventi finanziari legati alla gestione della liquidità per 0,3 milioni di Euro e oneri connessi all’indebitamento del Gruppo per 0,3 milioni di Euro (0,2 milioni di Euro nei primi tre mesi del 2023).

Le imposte risultano complessivamente negative e ammontano a 1,4 milioni di Euro (erano complessivamente negative per 2,3 milioni di Euro nel primo trimestre 2023, quando includevano 0,6 milioni di Euro come accantonamento per la procedura di accertamento legata alla verifica fiscale nei confronti della Capogruppo degli esercizi 2019 e 2020, la cui risoluzione è avvenuta nel quarto trimestre 2023).

Il risultato da attività operative continuative al 31 marzo 2024 è positivo per 3,8 milioni di Euro, in diminuzione di 0,1 milioni di Euro rispetto al dato rilevato nei primi tre mesi del 2023.

Il risultato netto del Gruppo al 31 marzo 2024 è positivo per 3,8 milioni di Euro, lievemente in diminuzione rispetto ai 3,9 milioni di Euro rilevati al 31 marzo 2023.

Il capitale d’esercizio al 31 marzo 2024 è pari a 18,5 milioni di Euro, in aumento di complessivi 2,9 milioni di Euro se confrontato agli 15,6 milioni di Euro del 31 dicembre 2023. La variazione del capitale d’esercizio è da ricondurre prevalentemente alla diminuzione dei debiti commerciali (1,4 milioni di Euro) e dall’aumento dei crediti commerciali (2,4 milioni di Euro) solo in parte compensato dalla diminuzione delle rimanenze (0,3 milioni di Euro). Infine, il saldo netto delle altre attività e passività è complessivamente negativo per 7,3 milioni di Euro, confrontandosi con lo stesso al 31 dicembre 2023 negativo per 6,6 milioni di Euro, accoglie, tra gli altri, debiti verso dipendenti e istituti di previdenza, crediti e debiti per imposte.

Il patrimonio netto al 31 marzo 2024 ammonta a 98 milioni di Euro, in aumento quindi di 4 milioni di Euro in rapporto ai 94 milioni di Euro al 31 dicembre 2023. La variazione attiene principalmente alla rilevazione del risultato positivo del periodo (3,8 milioni di Euro) e degli effetti positivi dei movimenti della riserva di conversione (0,2 milioni di Euro).

Gli investimenti nel primo trimestre 2024 ammontano a 1,4 milioni di Euro, in diminuzione di 0,9 milioni di Euro rispetto al dato del pari periodo 2023, e riguardano principalmente i reparti produttivi, le attività di ricerca e sviluppo e il rinnovo dei fabbricati che ospitano gli stabilimenti del Gruppo.

La posizione finanziaria netta al 31 marzo 2024, è positiva e pari a 23,6 milioni di Euro, mentre il dato di fine 2023 era positivo per 22,7 milioni di Euro.

La variazione della posizione finanziaria netta è essenzialmente originata dai flussi di cassa positivi generati dalla gestione caratteristica (3 milioni di Euro), assorbiti da esborsi per gli investimenti tecnici effettuati nel corso dei primi tre mesi dell’esercizio (1,4 milioni di Euro), nonché dal pagamento di imposte e canoni di noleggio (complessivi 0,5 milioni di Euro).

La posizione finanziaria netta è composta da disponibilità finanziarie a breve termine pari a 46,4 milioni di Euro e da indebitamento a medio/lungo termine per 22,9 milioni di Euro.

Business oggetto di riclassifica quale attività disponibile per la vendita e cessata

A seguito dell’avvenuta cessione del business azionamenti e delle relative attività riclassificate, in applicazione del principio contabile IFRS 5, come “Disponibili per la vendita”, nel primo trimestre 2024 non si rileva alcuna attività economica connessa alle stesse. Per contro, le attività rilevate nel primo trimestre 2023 attengono all’operatività dei mesi di gennaio e febbraio del ramo d’azienda relativo al business azionamenti in capo alla controllata Gefran India, ceduto a WEG in data 1° marzo 2023. Oltre a ciò, sono inclusi gli effetti della cessione delle attività (magazzino, altri asset e personale dipendente) del ramo d’azienda azionamenti all’interno della controllata cinese Gefran Automation Technology (Cina), ceduto in data 3 gennaio 2023.

Di seguito si riportano gli indicatori relativi alle attività disponibili per la vendita, al 31 marzo 2023.

ricavi rilevati al 31 marzo 2023 pari a 2,4 milioni di Euro.

Il Margine Operativo Lordo (EBITDA) al 31 marzo 2023 è negativo per 0,1 milioni di Euro (corrisponde al -3,1% dei ricavi).

Il risultato operativo (EBIT) al 31 marzo 2023 è negativo e pari a 0,1 milioni di Euro (-3,1% dei ricavi).

Nel primo trimestre 2023, nella voce svalutazione di attività disponibili per la vendita si rileva l’adeguamento rispetto alla stima iniziale (positivo per 45 mila Euro) degli effetti contabili netti attesi dalla dismissione del business, già rilevati nel secondo semestre del 2022.

Il Risultato netto delle attività disponibili per la vendita al 31 marzo 2023 è negativo per 31 mila Euro.

Smaltimento e recupero dei metalli a Brescia: un’occasione per l’ambiente e l’economia locale

in Acciaio/Economia/Manifatturiero by

I materiali di scarto possono trovare una nuova collocazione quando vengono selezionati e trattati da operatori specializzati. Questa prospettiva alimenta l’attività di recupero dei residui metallici che possono rientrare nel ciclo produttivo dopo un’accurata lavorazione. Lo smaltimento dei rottami, infatti, è una mansione necessaria nei contesti professionali che prevedono un’opera di ristrutturazione o la sostituzione di impianti ormai obsoleti. In questi casi numerosi materiali ferrosi vengono portati nelle apposite discariche o, peggio ancora, dispersi nell’ambiente. È indispensabile, pertanto, l’adozione di un processo innovativo ed ecologico in grado di garantire un’adeguata ricollocazione degli scarti frutto dell’attività umana. A Brescia e dintorni queste operazioni di recupero, stoccaggio e rivalutazione dei rottami vengono svolte dalla BM Metalli. Una realtà imprenditoriale che ha maturato, nel corso di diverse generazioni, l’esperienza indispensabile per il trattamento e la lavorazione dei rifiuti ferrosi.

BM Metalli: una valida risorsa per Brescia e il territorio circostante

La riduzione dell’impatto ambientale provocato dall’accumulo indiscriminato di scarti edilizi e aziendali è il principale contributo fornito da questa impresa. BM Metalli recupera i materiali che possono essere indirizzati verso un nuovo impiego tramite degli accurati processi di selezione e trasformazione. Con questo approccio alternativo il processo di smaltimento diventa una fonte di sostentamento in grado di rimpiazzare l’estrazione di risorse naturali e apportare numerosi benefici all’ambiente. Le componenti più appropriate, per tale scopo, vengono separate dai rottami, lavorate e destinate ad una nuova collocazione in differenti ambiti produttivi. A tal proposito, visita il sito bm-metalli.it per valutare l’efficacia di questa particolare attività e richiedere il ritiro dei materiali di scarto a Brescia e in provincia. I rifiuti che non costituiscono un pericolo per l’ambiente e la salute delle persone vengono trasformate per in risorse con inattese e sorprendenti opportunità. L’attività di recupero intrapresa da BM Metalli persegue un ambizioso obiettivo ecologico in tutto il territorio. I rottami non vengono accatastati nelle discariche, ma raccolti tramite l’efficiente servizio di ritiro disponibile a Brescia, in provincia e in alcune città vicine. La famiglia Belotti, grazie alla considerevole esperienza acquisita nel campo della lavorazione e del riciclaggio dei componenti metallici, propone diversi servizi specialistici nell’area geografica di riferimento. Il personale esperto valuta con estrema accuratezza le caratteristiche dei materiali di scarto che provengono da aziende, cantieri e altri settori industriali. In base all’esito dell’analisi vengono stabilite le operazioni necessarie per la ricollocazione dei metalli individuati nei rottami perché solo una profonda conoscenza degli scarti ferrosi e non può garantire un risultato all’altezza delle aspettative.

Commercio dei rottami e dei metalli recuperati: un’opportunità

BM Metalli possiede le Autorizzazioni della Provincia di Brescia indispensabili per la raccolta, lo smistamento e il trasporto dei materiali di scarto non pericolosi. L’azienda è abilitata anche al commercio dei rottami che contengono porzioni di materiali ferrosi e metallici. Questi componenti vengono separati dai rottami dopo una meticolosa cernita per essere reintrodotti nel ciclo produttivo e trovare una nuova destinazione d’uso. Il commercio dei carichi interessanti per BM Metalli rappresenta una vera e propria occasione per le imprese che operano a Brescia e nei comuni limitrofi. Una gestione più sostenibile degli scarti aziendali è un’opportunità di inestimabile valore per l’ambiente e il patrimonio naturalistico della provincia.

Nel 2023 il settore metalmeccanico bresciano ha chiuso in negativo

in Economia/Manifatturiero/Meccanica/Tendenze by

L’attività produttiva delle imprese bresciane operanti nell’industria metalmeccanica chiude il 2023 in negativo: la dinamica media annua è nel complesso stagnante per le aziende meccaniche (-0,2%), mentre per quelle metallurgiche la flessione è stata più intensa (-1,8%).

A evidenziarlo è la più recente edizione dell’indagine trimestrale condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia su un panel di aziende associate.

L’analisi ha inoltre evidenziato, nel 4° trimestre del 2023, un andamento negativo di intensità più marcata rispetto a quanto rilevato nel periodo precedente: nel dettaglio, la meccanica ha segnato una flessione del 4,3% rispetto all’analogo periodo del 2022, mentre la metallurgia ha registrato una contrazione relativamente più contenuta (-4,1%).

Anche nel periodo ottobre-dicembre dell’anno scorso, la domanda insufficiente è stata indicata come il principale fattore che limita la produzione: tale elemento di criticità è stato denunciato dal 41% delle aziende meccaniche e dal 45% di quelle metallurgiche. Si tratta di numeri che non si rilevavano dal 2020, da quando il sistema economico locale stava affrontando le inedite criticità derivanti dal Covid-19.

Le difficoltà incontrate nel 2023 dal settore metalmeccanico hanno riguardato anche gli scambi con l’estero: le esportazioni, attestatesi a 15.784 milioni, hanno registrato una contrazione dell’8,2% sul 2022, una dinamica zavorrata, in particolare, dalla caduta del comparto della metallurgia (-20,8%). Tale performance, che segue il +16,9% sperimentato nel 2022, va interpretata alla luce del contesto macroeconomico globale tutt’altro che esaltante, caratterizzato dall’evoluzione dell’indice PMI manifatturiero (nel 2023 sistematicamente attestatosi al di sotto della soglia di neutralità) e dalla flessione degli scambi internazionali, diminuiti dell’1,9% nei confronti del 2022. Va tuttavia sottolineato che la principale motivazione alla base della discesa del valore delle merci vendute all’estero è da ricondurre al movimento di sgonfiamento delle quotazioni delle materie prime utilizzate nei processi produttivi delle imprese metalmeccaniche: a titolo di esempio, il prezzo dell’alluminio è diminuito del 16,6%, quello del rame del 3,8%, mentre il rottame ferroso ha registrato una contrazione del 12,0%. Le principali aree di destinazione dell’export si caratterizzano per “segni meno” (Unione Europea -10,2%, America settentrionale -11,7%): tali mercati rivestono un ruolo importante per le imprese del territorio, in quanto nel 2023 hanno assorbito ben il 72,5% delle esportazioni bresciane di prodotti metalmeccanici. In tale contesto, la Germania (di gran lunga la meta privilegiata per il made in BS) ha segnato un -13,3%, passando da 3.605 milioni di vendite all’estero a 3.126. Ancora più intensa è la caduta che ha caratterizzato la Francia, che ha sperimentato un -14,4% (da 1.911 milioni a 1.636). Segnali positivi sono invece giunti dall’Asia orientale (da 577 milioni a 603, + 4,4%) e dal Medio Oriente (da 466 milioni a 511, +9,6%).

“L’anno 2023, come si vede dai dati, chiude in rallentamento – commenta Gabriella Pasotti, presidente del settore Meccanica e Meccatronica di Confindustria Brescia –. Il nostro comparto, in particolare, ha segnato un calo di volumi importante, dovuto alle tensioni geopolitiche, a un generale calo della competitività e al rallentamento dell’export, con una conseguente e importante riduzione delle marginalità. Ci addentriamo ora in un 2024 segnato dall’incertezza, con una bassa visibilità dei portafogli e un contesto generalmente molto eterogeneo tra le varie aziende, con significative differenze tra le medio-piccole e le grandi. Quello che preoccupa è soprattutto la difficoltà nel pianificare investimenti senza un sistema di progettualità nazionale, non solo nel medio periodo ma anche nel breve. Ad oggi non sappiamo cosa sarà dei benefici fiscali e di Industry 5.0: serve perciò massima attenzione nella gestione dei magazzini e sul tema della gestione del costo del denaro, oltre a questioni ormai strutturali quali l’occupazione e la formazione, vista la sempre maggiore difficoltà che riscontriamo nel reperire manodopera specializzata.”

“La flessione dei fatturati di fine 2023 delle imprese bresciane della metallurgia è dovuta in parte al lento calo delle materie prime, ma soprattutto al rallentamento della locomotiva tedesca  – aggiunge Giovanni Marinoni Martin, presidente del settore Metallurgia, Siderurgia e Mineraria di Confindustria Brescia –. Il motore dell’export europeo sta trovando grandi difficoltà, causate dal rallentamento delle esportazioni verso il Far East, ma soprattutto dalle grandi esportazioni dalla Cina verso l’Europa soprattutto di automobili. Purtroppo, il commercio di componenti ed automobili con il paese del dragone, che prima era un’opportunità, ora si sta rilevando una terribile minaccia. È sempre più urgente che l’Europa prenda coscienza della disparità di costi di produzione tra l’Europa e l’Asia, a causa delle restrizioni ambientali e sociali imposte nel vecchio continente ed eregga delle barriere a difesa dell’industria europea. Diversamente ci troveremo in una situazione di desertificazione industriale nel nostro continente, e dall’altra parte paesi come Cina o India che producono e inquinano indiscriminatamente.”

La debole dinamica produttiva riscontrata nel 2023 ha contribuito all’incremento del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni (CIG) da parte delle imprese metalmeccaniche bresciane: le ore autorizzate fra gennaio e dicembre del 2023 sono infatti cresciute del 47% rispetto al 2022, passando da 9,4 milioni a 13,9 milioni. In particolare, la componente ordinaria è aumentata del 73% (da 5,9 a 10,3 milioni di ore), mentre quella straordinaria ha evidenziato un aumento molto più contenuto (+2%, da 3,5 a 3,6 milioni di ore). Il confronto con il 2019 mostra una crescita del 159% (sintesi di un +278% della CIGO e di un +35% della CIGS). Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che nell’ultimo anno le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte nella CIG siano circa 2.100, contro le 1.300 del 2022 e le 1.200 del 2019.

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la seconda provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino). Con circa 104 mila addetti attivi, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (15 mila addetti) e i prodotti in metallo (42 mila addetti), è al secondo posto nei macchinari e apparecchiature (30 mila addetti) e in ottava posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco meno di 8 mila addetti).

Un viaggio attraverso il processo di estrusione della plastica

in Economia/Manifatturiero by

Il processo di estrusione della plastica può essere considerato come una delle tecniche di fabbricazione più efficaci e versatili. Si parla, infatti, di una tecnologia che ha avuto un impatto enorme nell’industria della trasformazione dei polimeri termoplastici. Questa metodologia si basa su un sistema di produzione integrato che permette la realizzazione di profili continui. Questi profili, poi, verranno impiegati in molti settori diversi, come nel caso dell’industria edile. Vediamo quindi di intraprendere un viaggio alla scoperta dell’estrusione.

Il funzionamento dell’estrusione per plastiche

Grazie al processo di estrusione, è possibile realizzare ad esempio i tubi in plastica (rigidi o dotati di un certo grado di flessibilità), le cornici per finestre e molto altro ancora. Gli estrusori per cibo, ad esempio, vengono appositamente realizzati per produrre cibo, cereali e soia. La tecnologia alla base di questo sistema non è poi così complessa da comprendere.

In pratica, è presente un macchinario apposito che riesce a condensare più operazioni in un unico sistema, il che permette di ottimizzare i tempi di produzione e di aumentare l’efficienza complessiva. Ma come funziona questa macchina? L’estrusione di materie plastiche, attraverso un macchinario apposito, spinge il materiale plastico, una volta riscaldato e portato allo stato di fusione, attraverso una filiera per dar forma al prodotto finale.

Gli estrusori sono costituiti da vari componenti chiave, come l’unità di alimentazione e il cilindro, che insieme creano le condizioni necessarie per trasformare il termoplastico solido in un prodotto lavorato. Il cilindro dell’estrusore è la sezione dove la plastica, sotto forma di granuli o polvere, viene introdotta e fusa. Qui, grazie all’alta pressione, alla temperatura controllata e all’attrito generato dalle viti rotanti, si ottiene in primo luogo la formazione della miscela.

Tipologie di estrusori e completamento del processo

Esistono due tipologie di estrusori, ovvero quelli monovite e bivite, ognuno con caratteristiche operative e capacità di lavorazione differenti. Gli estrusori monovite vengono tradizionalmente preferiti per la loro semplicità e il costo ridotto, mentre i modelli bivite consentono una maggiore versatilità e un controllo più profondo. In genere, infatti, questi ultimi vengono impiegati quando emerge la necessità di lavorare dei prodotti con caratteristiche tecniche più complesse.

Gli additivi migliorativi rivestono una funzione molto importante nell’estrusione, perché forniscono al prodotto finale caratteristiche extra come il colore o la resistenza agli agenti atmosferici (inibitori UV). Di conseguenza, le sostanze additive intervengono sia sul lato estetico del prodotto finale, sia sulle sue proprietà fisiche e sulla sua durevolezza.

Dopo la fusione, il materiale subisce ulteriori lavorazioni, come la compattazione e il taglio. La materia plastica viene forzata, alla fine del suo percorso, attraverso lo stampo che determinerà la geometria definitiva del prodotto. Al di fuori dello stampo, si entra nella fase di raffreddamento, indispensabile per solidificare i polimeri e stabilizzare la struttura del prodotto finale.

Il raffreddamento viene attuato attraverso un nastro trasportatore dotato di sistemi ad aria o acqua. Questa fase deve essere controllata con precisione per evitare deformazioni o stress interni al materiale, che potrebbero compromettere l’integrità strutturale del prodotto. Alla fine, come anticipato, avviene il taglio: la fase che ha il compito di separare il blocco suddividendolo e porzionandolo.

Truma lascia Chiari e apre il nuovo polo a Castrezzato

in Economia/Manifatturiero by

E’ stato inaugurato nelle scorse ore, a Castrezzato, il nuovo polo produttivo di Truma: oltre 6000 metri quadrati all’interno dei quali lavoreranno i 45 dipendenti della filiale italiana del gruppo, che ha sede in Germania nei pressi di Monaco di Baviera ed è leader nella produzione di apparecchiature gas destinate ai caravan.

E’ toccato al sindaco di Castrezzato Giovanni Aldi, alla presenza dei vertici dell’azienda appositamente giunti dalla Germania (compresi Fabrice Piccioli e Claudio Peli, amministratori delegati di Truma Industrial), inaugurare il nuovo polo che sostituisce, ampliandolo, lo stabilimento che aveva sede a Chiari.

“Il nuovo polo produttivo – si legge in una nota – è stato realizzato con una grande attenzione all’uomo ed alle sue esigenze con ampi spazi verdi, una palestra attrezzata, aree pausa e svago e una accogliente sala mensa, che rendono lo stabilimento Truma di Castrezzato, allestito secondo altissimi standard di automazione, un vero e proprio gioiello nella galassia variegata delle industrie non solo bresciane”.

Truma conta complessivamente oltre 1000 dipendenti (con filiali in Cina, Stati Uniti, e Australia) ed ha un fatturato che supera i 350 milioni di euro all’anno.

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Black Friday di Amazon: fatturato 4x per l’azienda tessile bresciana Ciocca

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La bresciana Ciocca, storico calzificio di Quinzano d’Oglio, è stata tra le aziende protagoniste del Black Friday di Amazon che, dal 17 al 27 novembre, ha consentito ai clienti di Amazon in tutto il mondo di acquistare centinaia di milioni di prodotti in offerta, risparmiando oltre il 70% in più rispetto allo stesso periodo del 2022.
In soli 10 giorni, sul proprio sito e-commerce e sul negozio online di Amazon, Ciocca ha registrato un incremento del fatturato del +251% rispetto a un periodo normale dell’anno, con un picco del +385% rispetto al fatturato di un giorno medio nella sola giornata del Black Friday, venerdì 24 novembre, il 40% in più rispetto all’anno precedente. 

Per l’azienda bresciana il core business resta il mercato italiano, che costituisce oltre l’80% del fatturato totale online. Eppure, anche grazie alla vetrina Made in Italy di Amazon, le calze Ciocca raggiungono l’intera Europa e gli Stati Uniti, con un incremento dell’export digitale del 50% nel solo 2023. 
Dalla calza lunga blu poco sotto il ginocchio, al calzino corto nero; dal filato di scozia alla calza in lana. Ogni Paese con le proprie abitudini e i propri gusti che, nella sola scelta delle calze, permettono a Matteo e al suo team di distinguere un cliente italiano, da uno tedesco, un americano da un francese. 

I dieci giorni del Black Friday di Amazon sono stati decisivi per Ciocca: rispetto a un periodo normale dell’anno abbiamo registrato un incremento del fatturato del 251%”, ha commentato Matteo BaronchelliResponsabile e-commerce del brand bresciano. 
Per la moda il 2023 è stato un anno complesso. Il nostro è un prodotto stagionale adatto ai mesi più freddi e il caldo anomalo registrato negli ultimi mesi non ha di certo giocato a nostro favore. Eppure, da quando siamo presenti su Amazon, ogni anno chiudiamo con un aumento di fatturato; parliamo inizialmente di un aumento a tripla cifra, ora, dopo cinque anni, in doppia. In questo 2023 questo risultato, con tutti i se e i ma del settore, acquista per noi ancora più valore” argomenta Filippo Ciocca, Presidente della Ciocca Spa.

La storia di Ciocca
Da piccolo calzificio a gestione familiare ad azienda leader in Italia nella produzione di calze in lana cotone e fibre, quella di Ciocca è una storia che dura oltre un secolo. Nata nel 1912 a Milano, due guerre mondiali e quattro generazioni fa, dopo solo pochi anni, l’impresa si trasferisce per volontà del fondatore a Quinzano d’Oglio, nel bresciano, rilevando un’ex fabbrica di coperte. 

Nel corso dei decenni, la costante ricerca di nuovi materiali e tecnologie all’avanguardia, assieme all’attenzione riservata al cliente, hanno permesso al Calzificio Ciocca di divenire sempre più competitivo e riconoscibile sul mercato, tanto da permettergli, negli anni Novanta, di aprire una nuova linea di business: la maglieria. 
Ora queste due anime, calzificio e maglieria, sono ancora in mano alla famiglia Ciocca, in capo ai nipoti del fondatore. Filippo e Michele, pur nel completo rispetto di una tradizione centenaria, hanno saputo stare al passo con i tempi, investendo sul digitale e sulla formazione di un team interno all’azienda interamente dedicato all’online e riconoscendo la sostenibilità come valore intrinseco all’azienda. Oggi la fabbrica aziendale ospita 120 macchine che, con tre turnazioni, sono attive 24 ore al giorno, producendo circa 1.500.000 di paia di calze all’anno. Sono calze Made in Italy che da Quinzano d’Oglio, tramite i canali di vendita tradizionali e il commercio online, raggiungono l’intera Europa e gli Stati Uniti. Digitale e sostenibilità dunque, per un’azienda di cui quasi metà della produzione è oggi alimentata da energia solare, grazie a un impianto fotovoltaico composto da 1.500 pannelli di ultima generazione. 

L’idea di aprirsi al digitale in modo strutturato arriva nel 2016, con l’attuale generazione della famiglia Ciocca, quando, tra i vari team interni all’azienda, si aggiunge una squadra interamente dedicata allo sviluppo dell’online. Due anni dopo, nel 2018, la storia di Ciocca e di Matteo Baronchelli, ora Responsabile E-commerce del gruppo, si uniscono: “Il progetto con Amazon è nato circa cinque anni fa dalla necessità di raggiungere nuovi clienti ma, soprattutto, di sviluppare un’anima digitale, intravedendo nell’online la possibilità di aprirsi alla vendita al dettaglio.” Ha commentato Filippo Ciocca, Presidente della Ciocca Spa. “Ciocca aveva alle spalle 100 anni di relazioni con distributori, grossisti e agenti del settore B2B. Quando nel 2018 Agenzia ICE ci ha proposto di vendere attraverso la vetrina Made in Italy di Amazon, abbiamo subito pensato che fosse la giusta cornice nella quale presentare per la prima volta direttamente al cliente finale il nostro prodotto e la sua storia lunga un secolo. Ora, anche grazie agli strumenti che Amazon ci ha messo a disposizione, tra cui anche il servizio Logistica di Amazon, siamo molto felici di essere apprezzati direttamente dai consumatori, non solo in Italia, ma anche all’estero, e i risultati ottenuti durante l’ultimo Black Friday ne sono una dimostrazione”. 

Ciocca è una delle oltre 5.500 aziende italiane presenti all’interno della vetrina Made in Italy di Amazon che, ad oggi, ospita oltre 1 milione di prodottiMade in Italy, disponibili in 11 Paesi del mondo. La Lombardia, con più di 3.400 realtà che vendono attraverso Amazon, è la regione con più successo all’interno dello store online. Nel 2022, circa il 50% delle piccole e medie imprese lombarde ha esportato i propri prodotti registrando oltre 175 milioni di euro di vendite all’estero. Tra le 8 città italiane meglio performanti, Milano è la più virtuosa con oltre 1.300 PMI che vendono su Amazon e più di 85 milioni di euro di vendite all’estero.

Gruppi industriali: la piattaforma bergamasca e bresciana in crescita nel 2022, nonostante un anno complesso

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La piattaforma manifatturiera bergamasca e bresciana ha realizzato nel 2022 risultati economici in crescita sul 2021, nonostante un anno particolarmente complesso, caratterizzato in particolare dall’incertezza derivante dal conflitto in Ucraina e dagli inediti rialzi delle quotazioni del gas naturale, benchmark per il prezzo dell’energia elettrica.

A evidenziarlo è l’indagine condotta da Confindustria Brescia e Confindustria Bergamo, presentata oggi pomeriggio nella cantina Bersi Serlini Franciacorta di Provaglio d’Iseo, all’interno dell’evento “Nel cuore della manifattura – Un’analisi economico-finanziaria dei primi 200 gruppi industriali di Bergamo e Brescia” moderato dalla giornalista Stefania Scordio, che ha visto la partecipazione di Giovanna Ricuperati (presidente Confindustria Bergamo), Franco Gussalli Beretta (presidente Confindustria Brescia), Ernesto De Martinis (Ceo Coface in Italia e Head of Strategy Mediterraneo & Africa) e Antonio Solinas (Managing Partner Deloitte Financial Advisory), insieme agli interventi tecnici di Davide Fedreghini (Centro Studi Confindustria Brescia) e Massimo Longhi (Studi Territorio Competitività Internazionalizzazione Confindustria Bergamo).

L’incontro ha analizzato le dinamiche economico-finanziarie sperimentate nel biennio 2021-2022 dai primi 200 gruppi industriali bergamaschi e bresciani a vocazione manifatturiera – operatori che contano ricavi complessivi pari a 49,3 miliardi di euro e danno lavoro a 134 mila addetti – realtà di punta del tessuto imprenditoriale di uno dei segmenti produttivi più avanzati e innovativi a livello nazionale e continentale. Il campione oggetto dello studio si caratterizza poi per un’elevata proiezione internazionale, certificata dalla quota del volume d’affari realizzata al di fuori dell’Italia (pari al 64% del fatturato totale) e dalla significativa presenza di società estere nell’area di consolidamento (ben 924 sulle 1.761 imprese totali).

I principali risultati della ricerca condotta sono i seguenti:

· Nel 2022 i ricavi complessivi sono cresciuti del 19,2% sul 2021; tale dinamica è ascrivibile all’incremento dei quantitativi venduti e ai contestuali rincari dei prezzi applicati alla clientela, come risposta degli extra costi subiti dai gruppi stessi (materie prime e utenze energetiche). La crescita del volume d’affari è stata generalizzata e ha interessato il 92% delle realtà analizzate.

· I costi esterni (materie prime, semilavorati, utenze energetiche, servizi, ecc.) sono aumentati del 21,6%, evoluzione che va interpretata alla luce dei maggiori quantitativi acquistati per fare fronte alla crescente domanda e alla luce dei rialzi delle quotazioni di alcuni input utilizzati nei processi produttivi. La voce di costo maggiormente aumentata è quella dei servizi (+28,8%), al cui interno ricade quanto speso per l’energia elettrica. La maggiore crescita dei costi esterni rispetto al fatturato implica che i gruppi analizzati hanno in buona parte (ma non totalmente) trasferito sui clienti i maggiori costi riscontrati nelle fasi di approvvigionamento e trasformazione.

· Il Margine Operativo Lordo (MOL) è cresciuto del 23,1%; la sua incidenza sul fatturato è quindi aumentata, passando dal 13,9% del 2021 al 14,4% del 2022. Si tratta di un risultato particolarmente positivo, soprattutto se letto alla luce del contesto quanto mai complesso in cui le imprese hanno lavorato nel 2022. Va però segnalato che, se si esclude il settore siderurgico (caratterizzato per dinamiche particolarmente brillanti in tale senso), la crescita del MOL si ferma al 13,6%, incremento significativamente più basso di quanto realizzato dai ricavi.

· La struttura patrimoniale del campione si conferma assolutamente robusta: i mezzi propri coprono mediamente il 51,8% del totale delle attività. Il segmento più avanzato dell’industria bergamasca e bresciana si connota pertanto per un’elevata dotazione patrimoniale, frutto di gestioni particolarmente oculate negli anni passati, quando gli utili realizzati sono stati primariamente destinati alla capitalizzazione delle imprese.

· Gli investimenti in immobilizzazioni materiali e immateriali sono cresciuti del 25,4%, un ritmo più intenso di quello dei ricavi e del valore aggiunto. Le incertezze del quadro congiunturale e geopolitico non hanno frenato la propensione a investire dei gruppi analizzati, che invece hanno intensificato il processo di investimento rispetto al 2021.

L’analisi dei bilanci 2021-2022 a consuntivo è stata poi arricchita da una breve indagine somministrata agli stessi gruppi nel mese di ottobre. Tale survey si è prefissata due obiettivi: lo scatto di una prima istantanea (sebbene parziale e non definitiva) in merito alle principali dinamiche di bilancio per l’anno 2023 e la valutazione degli impatti della stretta creditizia, con la consapevolezza che i gruppi analizzati, grazie anche a un ridotto indebitamento bancario, si caratterizzano per una minore difficoltà di accesso al credito rispetto ad altre realtà, specialmente quelle di minori dimensioni.

Con riferimento al primo punto, l’indagine ha evidenziato come nel 2023 il fatturato complessivo è atteso scendere del 5% circa rispetto al 2022. Il valore aggiunto registrerebbe una dinamica nel complesso analoga, mentre il MOL diminuirebbe dell’11%. Talli evoluzioni sarebbero giustificate da una serie di fattori, come il rallentamento della domanda globale e la contrazione dei prezzi delle principali materie prime utilizzate nei processi produttivi. Il rapporto MOL/Ricavi si attesterebbe così al 13,5%, in leggera flessione rispetto al 2022 (14,4%) e al 2021 (13,9%). I dati complessivi sono poi stati segmentati per due cluster di gruppi: la metallurgia (ferrosa e non ferrosa) e i prodotti in metallo da una parte, il resto dei settori manifatturieri dall’altra, alla luce delle dinamiche divergenti da loro sperimentate. Nel 2023 i gruppi della metallurgia subirebbero un marcato rallentamento, dopo un 2022 particolarmente brillante. Per contro, i gruppi degli altri comparti evidenzierebbero evoluzioni più positive, migliori rispetto alla media rilevata.

Per quanto riguarda il secondo punto, non emergerebbero tensioni particolari, in quanto l’accessibilità al credito non risulta essere un elemento di criticità per la quasi totalità dei gruppi intervistati (84%). Va tuttavia segnalato che:

· Un gruppo su quattro prevede un ridimensionamento degli investimenti programmati.

· La copertura finanziaria degli investimenti continuerà a derivare dalla ingente liquidità accumulata in questi anni dai gruppi stessi. Il ricorso ai prestiti bancari rimarrà secondario, mentre l’apertura a fonti alternative sarà ancora fortemente marginale, a conferma di un assetto “tradizionale”, legato alle famiglie proprietarie.

DICHIARAZIONI

Giovanna Ricuperati, presidente Confindustria Bergamo

“Questo studio, che rientra a pieno titolo fra le attività di collaborazione avviate dalle due Associazioni, sfociate anche nella recente assemblea congiunta, ha consentito di approfondire struttura e dinamiche delle maggiori realtà imprenditoriali dei due territori, confermando le potenzialità di un ecosistema tra i più performanti d’Europa ed evidenziando le diverse somiglianze ma anche i numerosi caratteri distintivi che rendono le due province per molti aspetti complementari. In generale, vengono messi in luce i punti di forza di gruppi abituati a operare in contesti internazionali difficili, visti i tanti scenari di crisi aperti, pronti a sfruttare le nuove opportunità che emergono nei vari mercati e consapevoli dell’importanza di investire costantemente per preservare e migliorare la loro competitività. Grazie a questo lavoro emerge e viene valorizzata anche la capacità di trascinamento delle imprese leader che, aprendo la strada sui diversi mercati, agiscono in modo positivo facendo emergere tutta la filiera di riferimento; si tratta però di una relazione virtuosa, perché, d’altra parte, proprio la presenza di un’articolata rete territoriale contribuisce alla loro solidità e resilienza”.

Franco Gussalli Beretta, presidente Confindustria Brescia

“La presentazione del lavoro sui gruppi industriali si arricchisce quest’anno, ampliando l’analisi anche alle realtà bergamasche, in linea con quanto già fatto con l’Assemblea Generale congiunta delle scorse settimane. I positivi risultati emersi confermano la forza di quella che abbiamo definito la piattaforma manifatturiera d’Europa, nonostante le incertezze economiche e politiche a livello mondiale. In tale contesto, il ridotto ricorso a finanziatori esterni continua a rappresentare un elemento di forza, soprattutto a fronte dell’attuale stagione di rialzi dei tassi d’interesse, che rischia di compromettere l’operatività aziendale delle aziende più dipendenti dal settore bancario. Continuiamo a essere attenti agli stimoli verso l’esterno e, in particolare, a mercati in questo momento floridi come quello degli Stati Uniti. Sottolineo con piacere, infine, come le direttrici maggiormente seguite negli investimenti facciano riferimento alla digitalizzazione e alla sostenibilità, in particolare per quanto riguarda l’autogenerazione di energia da fonti rinnovabili e l’efficientamento energetico; questi ultimi sospinto dalla consapevolezza che i rialzi dei prezzi delle materie energetiche rilevati in questi mesi avranno, verosimilmente, una valenza strutturale e non transitoria.”

Ernesto De Martinis, Ceo Coface in Italia e Head of Strategy Mediterraneo & Africa

“Il nostro ultimo Barometro, relativo al 3° trimestre 2023, ha confermato le preoccupazioni già manifestate in precedenza riguardo alla stabilità finanziaria dei mercati per il prossimo futuro. Lo scenario che si prospetta a livello internazionale ci parla di instabilità e incertezza, che si riflettono necessariamente anche a livello locale. In Europa osserviamo importanti insolvenze nei pagamenti, contestualmente a un aumento delle dilazioni: comportamenti, questi, che parlano del protrarsi delle difficoltà da parte delle imprese, sulle quali pesano ancora gli effetti dell’inflazione e quelli del generale rallentamento economico. La nostra missione è di supportare le imprese nei loro scambi commerciali, orientando il loro business verso imprese solvibili e proteggendole dal rischio di mancato pagamento. Siamo un punto di riferimento, nell’assicurazione dei crediti, cauzioni, business information e recupero crediti.”

Antonio Solinas, Managing Partner Deloitte Financial Advisory

“La grande riserva di liquidità dei gruppi industriali bresciani e bergamaschi ha rappresentato uno dei fattori di successo nell’affrontare il contesto economico degli ultimi anni e limitarne, nella maggior parte dei casi, gli impatti. Pur evidenziando una struttura patrimoniale complessiva del campione robusta, caratterizzata da un ricorso particolarmente limitato a finanziatori esterni, l’analisi segnala che il 23% delle realtà in panel presenta un rapporto PFN/MOL superiore a 3. In un contesto di accelerazione degli investimenti rispetto al 2021 e con aspettative di ulteriori impulsi in tal senso negli anni a venire, valutare un’apertura degli attuali assetti “tradizionali” verso le opportunità alternative disponibili sul mercato dei capitali, potrebbe rappresentare una misura di tutela dei livelli di liquidità maturati. Le imprese del territorio potrebbero quindi beneficiare dell’ingresso sul mercato italiano di un numero sempre maggiore di “alternative lenders”: le fonti di finanziamento alternative insieme alla capacità di accesso al credito e alla liquidità accumulata dai grandi gruppi bresciani e bergamaschi potranno costituire il motore della crescita inorganica degli stessi, attraverso l’M&A e l’internazionalizzazione.”

Manifatturiero, in Lombardia meno produzione e ordini, ma l’artigianato resiste

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Il progressivo peggioramento del quadro internazionale raggiunge le imprese lombarde che registrano un calo delle performance, ma ancora contenuto. La produzione industriale vira in negativo, sia rispetto al trimestre precedente (-0,7%) sia su base annua (-1,5%). Resiste l’artigianato (+0,2% congiunturale) dove preoccupa però il calo degli ordini.

A causa dell’inflazione e del caro-tassi che provocano una contrazione dei consumi, sono gli ordini interni a soffrire maggiormente registrando un calo significativo per l’industria (-1,4% congiunturale) e più contenuto per l’artigianato (-0,3%). Difficile il confronto dei tendenziali con i buoni risultati dell’anno precedente: dal +6,2% al -3,5% l’industria e dal +3,6% al -1,3% l’artigianato. Anche gli ordini esteri flettono rispetto al trimestre precedente, ma meno intensamente (-0,3% l’industria e -0,1% l’artigianato).

Il dato medio complessivo sulla produzione industriale è sintesi di andamenti differenti per segno ed intensità a livello settoriale, con una maggior diffusione del segno negativo che tocca 9 settori su 13, che varia dal -9,4% del tessile al -0,7% della meccanica. All’opposto sono ancora positivi abbigliamento (+9,6%) e alimentari (+1,2%). Positivi ma deboli i mezzi di trasporto (+0,5%) e la chimica (+0,4%).

Si attenua il caro prezzi delle materie prime per l’industria con un incremento contenuto allo 0,8% sul trimestre precedente, ma crescono ancora molto per l’artigianato (+4,5%). Per quanto riguarda gli ordini, si impoverisce il portafoglio che scende a 81 giornate di produzione assicurata, perdendo 10 giornate rispetto al trimestre precedente, segno che la produzione del terzo trimestre è stata sostenuta anche dallo smaltimento di ordini pregressi.

A causa dei fattori esterni le aspettative e il clima di fiducia appaiono incerte e prevalgono le attese di stagnazione per tutti gli indicatori, segnale di un diffuso clima di insicurezza. “I fattori esterni condizionano la performance delle imprese lombarde ma la speranza è quella di poter ripartire nella giusta direzione: l’artigianato è ancora in positivo e questo è motivo di buona soddisfazione” – ha specificato Gian Domenico Auricchio, Presidente di Unioncamere Lombardia – “Il flusso di nuovi ordinativi è il vero punto debole per il 2023: in particolare sulla Lombardia grava la fase critica che sta attraversando l’economia tedesca: in tal senso le aspettative di business sono di miglioramento come evidenzia l’indice IFO. Inoltre non dobbiamo dimenticare che la qualità dei nostri prodotti e la capacità delle imprese lombarde di muoversi su nuovi mercati possono fare la differenza”. “Lo strumento delle filiere produttive, messo in campo dall’Assessorato allo Sviluppo Economico, può aiutarci a vincere questa complessa partita, in quanto valorizza e rafforza la competitività del modello lombardo, fortemente interconnesso con il territorio, favorendo la capacità di innovare, di digitalizzare, di sviluppare il capitale umano e di favorire progetti di transizione sostenibile” – ha aggiunto Mauro Sangalli, Coordinatore generale Casartigiani Lombardia.

“Il crollo degli ordini interni, la lenta inversione di tendenza dei prezzi e il calo degli investimenti generato dall’aumento del costo del denaro sono le principali cause del rallentamento della produzione industriale in Lombardia” – ha sottolineato ancora il Presidente di Confindustria Lombardia Francesco Buzzella – “Alcuni settori in particolare

mostrano segnali di maggiore sofferenza, come il chimico e il tessile. In questo contesto l’export rappresenta ormai una componente imprescindibile per il sistema lombardo. Alcuni segnali emersi dalla rilevazione trimestrale fanno però sperare in una rapida ripartenza: il saldo occupazionale positivo e la cassa integrazione in calo sono sintomo di fiducia da parte delle imprese le quali, nonostante la congiuntura negativa, continuano a produrre a pieno organico. Per sostenere in questa fase lo sforzo delle imprese è importante che le rilevanti misure di Regione Lombardia a sostegno del tessuto produttivo abbiano un iter più rapido mentre a livello europeo serve un Fondo sovrano per gli investimenti che consenta di competere con Usa e Cina” .

“Oggi i dati lombardi, in questo contesto macroeconomico estremamente negativo, possono essere considerati positivamente; la capacità del nostro sistema di rispondere alle influenze negative è forte” – ha concluso Guido Guidesi, Assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia – “Nell’evidenziare ulteriormente un contesto di guerre, speculazioni e politiche monetarie che non consentono gli investimenti, mi preme invitare la Banca Centrale Europea ad un riflessione sulla possibilità di anticipare la discesa dei tassi di interesse prima di quanto previsto per aiutare investimenti e innovazione. L’occupazione tiene e questo è il dato che dimostra la buona salute dell’ecosistema produttivo Lombardo”.

“Made in Brescia”: 144 le imprese a partecipazione estera; generano un fatturato di 4,3 miliardi

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Le imprese manifatturiere bresciane a partecipazione estera ammontano a 144 unità: nel 2021 (ultimo anno disponibile) hanno realizzato un fatturato pari a 4.321 milioni di euro, un valore aggiunto di 1.104 milioni e hanno dato lavoro a oltre 11.300 addetti, a testimonianza del loro peso sul territorio.

A evidenziarlo è l’edizione 2023 della ricerca “Multinazionale Brescia”, realizzata dal Centro Studi di Confindustria Brescia e riportata da Brescia news: lo studio offre un approfondito censimento delle aziende locali partecipate da operatori stranieri (investimenti inward) e delle iniziative all’estero da parte delle realtà bresciane (investimenti outward). Il report ha riguardato, per entrambi i fronti, esclusivamente le realtà manifatturiere, con forma giuridica “società di capitali”, caratterizzate da un volume d’affari superiore a 1 milione di euro.

Sulla base di quanto emerso dallo studio, le imprese manifatturiere a partecipazione estera rappresentano il 4,6% della popolazione di riferimento, ma incidono per il 10,3% dei ricavi complessivamente generati dell’industria bresciana, per il 10,8% del valore aggiunto e per il 10,3% dell’occupazione.

Dal punto di vista delle aree geografiche di provenienza del soggetto investitore, l’Unione Europea guida la classifica delle multinazionali attive sul territorio: ben 80, per un totale di quasi 5.700 dipendenti. Al secondo posto si colloca, a distanza, il Nord America, con 30 partecipazioni e oltre 2.700 addetti. Seguono, entrambe con 15 imprese detenute, l’Asia e l’Europa non UE. Più nel dettaglio, per quanto riguarda i Paesi di provenienza, al primo posto si posiziona la Germania, che vanta 35 imprese bresciane partecipate, con oltre 2.600 addetti; seguono gli Stati Uniti (27 imprese, con più di 2.500 addetti) e la Francia (19 aziende, con oltre 800 dipendenti), in una classifica che vede la presenza, sul territorio bresciano, di investitori originari di 24 Paesi esteri.

“Il censimento realizzato dal Centro Studi permette di scattare una fotografia più ampia sul fenomeno dell’internazionalizzazione delle aziende bresciane, andando a integrare le informazioni sui flussi import/export rilevati periodicamente dall’ISTAT, con dettagli sulle multinazionali attive nel territorio – commenta Mario Gnutti, vice presidente di Confindustria Brescia delegato all’Internazionalizzazione –. In questo modo abbiamo ottenuto una rappresentazione per certi versi più completa dei reali rapporti con l’estero da parte del sistema produttivo bresciano, che i soli dati sulle importazioni ed esportazioni tendono necessariamente a sottostimare. I risultati testimoniano, una volta di più, l’integrazione del Made in Brescia nel contesto globale, oltre alla sua capacità di contaminare e, allo stesso tempo, di ricevere stimoli dall’estero. In tale contesto, va sottolineato come risultino ancora minoritarie le iniziative realizzate da realtà provenienti da aree a più recente industrializzazione: a riguardo, vanno segnalate, tra l’altro, le cinque imprese partecipate da operatori cinesi, le due indiane, le due brasiliane e l’unica turca. Si tratta comunque di una tendenza piuttosto recente e in crescita, avviata intorno alla metà del primo decennio di questo secolo, che – come Associazione – siamo chiamati a monitorare, valutando la possibilità di aprire un dialogo costruttivo e costante con tutte le realtà multinazionali, affinché la loro crescita vada di pari passo allo sviluppo sociale ed economico del territorio bresciano, in cui sono inserite”.

Per quanto riguarda i settori coinvolti, al primo posto si posizionano gli operatori dei macchinari ed apparecchiature (39 imprese partecipate, con oltre 2.100 addetti), seguiti dai prodotti in metallo (27 realtà produttive con quasi 1.900 addetti). Le multinazionali estere risultano quindi particolarmente attive nei settori tradizionalmente di punta del Made in Brescia, ovvero la filiera metalmeccanica; tuttavia, la loro presenza appare non trascurabile anche in comparti forse meno significativi dal punto di vista dell’occupazione e del fatturato prodotto, ma comunque rinomati per eccellenze e specializzazioni. È il caso dei settori alimentare e chimico, gomma e plastica, ambiti in cui il ruolo ricoperto dalle multinazionali estere nel territorio bresciano è tutt’altro che secondario.

L’analisi condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia – che, secondo una tassonomia proposta anni fa da Banca d’Italia, rientra nell’alveo delle cosiddette “statistiche non istituzionali e armonizzate” – si è inoltre focalizzata sulle iniziative all’estero da parte delle imprese manifatturiere locali. Da tale prospettiva, si contano 265 aziende che hanno avviato investimenti, di natura produttiva e/o commerciale, fuori dai confini nazionali: queste realtà rappresentano l’8,3% della popolazione di riferimento. L’impegno sui mercati esteri da parte di queste aziende è quanto mai vario: si passa da una sola partecipazione (che riguarda oltre la metà delle imprese censite), a casi di veri e propri “gruppi multinazionali”, caratterizzati da investimenti in oltre 20 realtà straniere.  Le suddette iniziative si concretizzano in 797 aziende estere, partecipate, a vario titolo, da operatori industriali bresciani. Analogamente a quanto rilevato per gli investimenti inward, anche nel caso degli outward l’Unione Europea primeggia come la principale destinazione (308 partecipate) degli investimenti da parte della manifattura locale.

L’analisi dettagliata per Paese ospitante vede primeggiare gli Stati Uniti (con 110 realtà partecipate, fra produttive e commerciali). Le altre destinazioni più seguite dal Made in Brescia sono: Germania (60), Cina (55), Francia (54), Spagna (43), India (39) e Brasile (33), in una classifica che vede ben 72 Paesi esteri coinvolti, con diversa intensità, in tale fenomeno. A riguardo va poi sottolineato che le iniziative avviate con finalità di pura delocalizzazione della produzione in aree geografiche caratterizzate da un minor costo dei fattori produttivi (in particolare il lavoro) sono oramai divenute fortemente minoritarie (se non addirittura marginali) e appartengono, dal punto di vista della data di avvio dell’operazione, perlopiù alla prima fase del processo di internazionalizzazione dell’industria bresciana, collocabile, a grandi linee, negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso. La delocalizzazione è stata quindi soppiantata da strategie di più ampio respiro, in cui gli investimenti all’estero hanno l’obiettivo di servire direttamente mercati divenuti strategici.

La ricerca ha inoltre permesso di segmentare le aziende multinazionali locali per settore di attività. Il comparto dei macchinari ed apparecchiature si conferma come il più presente sui mercati esteri, sia in termini di realtà investitrici (69), sia per le società partecipate (228); al secondo posto il settore prodotti in metallo (53 iniziative per 153 presenze in Paesi esteri). Anche in questo caso non mancano le rappresentanze di comparti non metalmeccanici, come alimentare e chimico, gomma e plastica, ma con una rilevanza inferiore di quanto registrato sul versante inward.

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