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Associazione Artigiani

Remo Caldera (Anap Confartigianato) è il nuovo coordinatore del Cupla

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È Remo Caldera, presidente del Gruppo Anap di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia Orientale, il nuovo coordinatore territoriale del Coordinamento Unitario dei Pensionati del Lavoro Autonomo (CUPLA). Caldera, che subentra a Angelo Bregoli di CNA, rimarrà in carica, come previsto da regolamento, per il biennio 2024 e 2025.

Remo Caldera, classe 1941 di Calvagese della Riviera, artigiano in pensione, ha ribadito il concetto di crescita del Cupla Provinciale di Brescia, da attuarsi tramite la collaborazione di tutte le associazioni sindacali che ne fanno parte. Con l’impegno di garantire che anziani e pensionati siano adeguatamente considerati nei settori della salute, dell’inclusivone e delle politiche sociali.

Lo ricordiamo, il Cupla opera sia a livello locale che regionale e nazionale, raccogliendo altre 7 associazioni di pensionati, oltre ad ANAP di ConfartigianatoAssociazione Pensionati CIA, 50 &PIU’ – Confcommercio, CNA Pensionati, Federpensionati Coldiretti, FIPAC – Confesercenti, FNPA Casartigiani, Anpa Pensionati Confagricoltura, rappresentando oltre 5 milioni di pensionati italiani del mondo del lavoro autonomo. Segretario del Cupla è stato nominato il funzionario di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia Orientale Francesco Marchina. Per Anap Confartigianato è un ulteriore affermazione giunta, dopo il coordinamento nazionale e regionale, con l’assunzione della carica anche a livello territoriale.

Elezioni regionali, ecco le proposte unitarie delle associazioni di categoria bresciane

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Come già avvenuto per le elezioni politiche dello scorso settembre, le 14 Associazioni di categoria bresciane – che contano oltre 40.360 imprese associate e un totale di 240.500 collaboratori – hanno presentato un manifesto unitario con le proposte per i candidati alle imminenti elezioni regionali lombarde, in programma il prossimo 12 e 13 febbraio.

A firmare il documento sono: Ance Brescia, Associazione Artigiani di Brescia e provincia, Assopadana, Agricoltori Italiani, CNA Brescia, Coldiretti Brescia, Confagricoltura Brescia, Confapi Brescia, Confartigianato Brescia e Lombardia Orientale, Confcommercio Brescia, Confcooperative Brescia, Confesercenti della Lombardia Orientale, Confindustria Brescia e FAI Brescia.

In particolare, il manifesto traccia le 10 traiettorie evolutive ritenuta imprescindibili per la prossima legislatura di Regione Lombardia.

Spiccano in particolare, tra i punti affrontati:

·        La necessità di limitare il numero delle deleghe assessorili per garantire efficacia e controllo del piano di azione regionale, assicurando in questo modo un confronto costante e preventivo con il mondo dell’impresa per affrontare insieme i dossier progettuali.

·        L’importanza di una Regione Lombardia che sia protagonista a Bruxelles, diventando ambasciatrice delle sfide che riguardano le imprese lombarde, dal Fit for 55 alla Politica di Coesione al FESR e FES.

·        Uno sviluppo armonico e sostenibile del territorio lombardo, in cui Brescia – seconda provincia della Regione per rilevanza economica, sociale e demografica e tra le principali forze motrici del Paese – possa assolvere al ruolo di “cerniera” per avvicinare le molte realtà lombarde, fortemente eterogenee per dinamiche economiche e sociali.

·        L’attenzione a progetti seri e concreti per vincere le sfide del PNRR, e la volontà di dare corpo a un nuovo hub per l’innovazione sostenibile.

·        La valorizzazione del capitale umano come fattore imprescindibile di successo per il sistema imprenditoriale lombardo grazie a un sistema formativo che, fondato su solide competenze locali, sarà rafforzato anche da 6 nuovi percorsi ITS, in grado di attrarre talenti.

·        La necessità di una Regione che sostenga in modo deciso e concreto opere essenziali per la mobilità di persone e merci, concentrandosi su dossier quali AV del Garda, Aeroporto di Montichiari, Piccolo Scalo Merci e Raccordo autostradale della Valtrompia.

·        Un approccio non ideologico al tema dell’autonomia differenziata, nella fiducia di un’Italia unita, ma allo stesso tempo nella consapevolezza che la Regione – se beneficiasse di una più ampia autonomia amministrativa e organizzativa – potrebbe essere ancora più competitiva, semplificando alcuni processi.

“Come già avvenuto nelle elezioni politiche, l’obiettivo delle Associazioni è stato di proporre, con un’unica voce ed un approccio di corretta equidistanza rispetto ai vari candidati, un pensiero unitario – il commento dei Presidenti delle 14 Associazioni coinvolte –, che va aldilà delle singole sigle di rappresentanza, sui principali fattori da attenzionare nella prossima Legislatura di Regione Lombardia. Siamo consapevoli che nel quinquennio in arrivo ci attendono sfide fondamentali per il futuro del nostro territorio, e Brescia può e deve, in questo senso, far sentire la sua voce e la sua importanza.”

Artifidi, aumentano le domande: garanzie per 417 milioni

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In un periodo in cui le imprese si trovano ad affrontare notevoli complessità con dinamiche contrastanti Artfidi Lombardia con uffici a Brescia, Milano, Bergamo, Varese, Crema, Lodi e Seveso rimane un punto di riferimento per rispondere alle esigenze di credito del mondo imprenditoriale. Nel primo semestre dell’anno, sottolinea il Presidente Enrico Mattinzoli in un comunicato stampa, abbiamo avuto un incremento pari al 27,35% delle richieste di finanziamento con il totale delle garanzie in essere deliberate tramite le banche convenzionate che assommava, a fine giugno, a oltre 417mln ed una esposizione totale di  158mln. Dati che testimoniano una notevole attività dell’economia lombarda  dove il nostro Confidi opera prevalentemente. Il Comparto della filiera Edile sul quale nell’ultimo periodo è indirizzata buona parte delle nostre garanzie, pur continuando ad espandersi grazie ai provvedimenti sui Bonus rischia una brusca frenata a causa dell’incertezza normativa per la cessione dei crediti. Ecco, quindi, che con la progressiva uscita dal Temporary Framework e la riduzione dell’intervento pubblico, la garanzia dei Confidi resta fondamentale per sostenere l’accesso al credito delle imprese. Artfidi Lombardia, primo Intermediario Finanziario vigilato in Lombardia, con un Total Capital Ratio (rapporto tra il patrimonio di vigilanza complessivo e il valore delle attività ponderate per il rischio) pari al 27,08% rispetto al 26,67% del 2021 conferma la solidità patrimoniale del Confidi.

In un momento di difficoltà le convenzioni sottoscritte dal Confidi, afferma il direttore generale Francesco Gabrielli, permettono alle imprese di calmierare l’attuale aumento dei tassi di interesse e agli Istituti di Credito di ottenere la garanzia che permette loro di abbassare notevolmente il rischio.

I dati del 1° semestre prosegue Enrico Mattinzoli vedono nel 44,80% delle richieste Ditte Individuali, erano il 47,29% nello stesso periodo dello scorso anno e il 35,57% S.r.l. in aumento rispetto al 27,61% del 2021. Quindi un significativo aumento delle società di capitali.

Si allunga invertendosi la durata dei finanziamenti dove il 42,65% è di 60 mesi, erano il 16,27% e diminuisce il breve a 12 mesi che dal 45,59% passa al 31,36%. Nel 2022 Artfidi ha intrapreso, anche grazie alla garanzia di Regione Lombardia il Credito Diretto per un importo complessivo del 1°semestre di oltre 5mln di Euro. Sempre nel 1° semestre sono state garantire 86 Start-up per un importo medio di 45ml Euro principalmente nel 76% dei casi nei settori Servizi, Commercio e Alberghiero.

Quanto alle moratorie, ArtfidiLombardia aveva registrato nel 2020 un totale di 2.244 imprese per un importo complessivo di 57mln, scese a 2.041 e 51,7mln nel 2021,praticamente azzerate al giugno del 2022 con un residuo di 498ml Euro. In sostanza la quasi totalità delle imprese che hanno usufruito della sospensione nel periodo di crisi pandemica hanno ripreso regolarmente il pagamento delle scadenze.

Natale, Massetti: “Rischio rincari, ma resta la voglia di prodotti artigianali bresciani”

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Eugenio Massetti, Confartigianato Brescia

Per il cibo e i prodotti alimentari di qualità non si bada a spese. O meglio si bada a spese, soprattutto quest’anno, ma quando si sceglie lo si fa con un occhio di riguardo verso i prodotti locali, tipici e artigianali. Specie per quelli natalizi. Sulle tavole, e non solo, dei bresciani, nonostante i rincari di gas, luce e carburanti, resta elevata la spesa stimata delle famiglie in prodotti locali di qualità e tipici del Natale, con segnali di ripresa nell’ultimo trimestre, come emerge dall’ultima analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato dedicata al valore artigiano per i consumi di Natale. Si stima che per l’enogastronomia di qualità locale le famiglie bresciane a dicembre spenderanno 305 milioni di euro. Erano 325 lo scorso anno. Una spesa che arriva a 468 milioni se si calcolano anche 163 milioni di prodotti e servizi artigiani. I consumi – secondo il Rapporto di Confartigianato – si consolidano nel terzo trimestre 2021 con la spesa delle famiglie che sale del 4,9% rispetto al trimestre precedente, consolidando la crescita congiunturale del 5,2% del secondo trimestre. Nei primi nove mesi del 2021 il valore delle vendite al dettaglio ha recuperato i livelli dello stesso periodo del 2019, precedente lo scoppio della pandemia. Nel lavoro dell’Ufficio Studi di Confartigianato vengono presi a riferimento la spesa relativa ai regali di Natali: a partire dai prodotti alimentari e le bevande, ai prodotti maggiormente scelti come regalo e realizzati dalle nostre imprese artigiane. Perché si sa, le festività legate al Natale modificano notevolmente le abitudini di spesa dei consumatori: considerando il triennio 2018-2020, nel mese di dicembre si registra un valore delle vendite al dettaglio superiore del 25% rispetto alla media annuale. Pasticceria, salumi, bevande e dolci della ricorrenza in primis. «Rischio rincari, ma cresce la voglia di prodotti artigianali bresciani grazie ad una maggior consapevolezza nelle scelte degli acquisti: più prodotti artigianali e più qualità. L’enogastronomia, in particolare, si è affermata sia sulle tavole dei bresciani, sia conquistando una sempre più grande fetta di mercato italiano ed estero. Paga la qualità e l’artigianalità, sinonimo di ricercatezza e non solo di tradizione» così il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti commenta i dati diffusi oggi sul consumo di prodotti artigianali nel periodo natalizio.

L’artigianato nei settori dell’offerta tipica del Natale – Sono 304mila le imprese artigiane italiane che operano nei 47 settori in cui si realizzano prodotti e servizi che possono essere regalati in occasione del Natale, 50.276 in Lombardia e 7.335 le imprese coinvolte nella sola provincia di Brescia (il 26,6% sul totale dell’artigianato) e occupano 24.556 addetti nei settori di offerta di prodotti e servizi tipici del Natale: oltre al enogastronomia, l’artigianato artistico, cosmetica e benessere, moda, arredo e tanto altro. Di queste, sono 1.419 le imprese artigiane bresciane nei soli settori alimentare, bevande e ristorazione, coinvolte maggiormente nei consumi natalizi. Dietro a ristorazione e cibi d’asporto (783), il mondo per eccellenza del Natale: la produzione da forno, pasticcerie, panifici e gelaterie con 641 imprese, seguite da 39 produttori di pasta, 22 di conserve, conservazione e lavorazione carne, 21 dell’artigianato lattiero-caseario, 17 per birrai, vini e distillerie, 14 imprese nella lavorazione di tè, caffé, cacao e spezie.

LOMBARDIA E BRESCIA – L’incrocio dei dati sulla spesa media mensile di una famiglia con l’indice mensile del valore delle vendite del commercio al dettaglio, permette di stimare a dicembre una spesa delle famiglie lombarde in 2.529 milioni di euro, cifra che nella nostra provincia si attesta a 305 milioni di euro in prodotti artigianali, rintracciabili tra prodotti da forno, prodotti a base di cereali, salumi, prodotti lattiero-caseari, olio di oliva, dolci e gelati, condimenti, bevande e bevande alcoliche, intercettabile dal sistema di offerta delle imprese artigiane, seconda provincia lombarda dietro a Milano (883 milioni).

Piccole imprese, artigianato e valore sociale – Scegliere prodotti e servizi realizzati da imprese artigiane e micro piccole imprese locali vuol dire sostenere non solo l’impresa, l’imprenditore, i suoi dipendenti, e quindi le loro famiglie, ma anche contribuire alla trasmissione della cultura cristallizzata nel sapere artigiano nonché al benessere della comunità. Anche per questo, Confartigianato lancia quest’anno un “decalogo” con dieci buoni motivi per comprare artigiano: artigianalità basata sul valore del lavoro, ascolto del cliente e personalizzazione del prodotto, alta qualità delle materie prime e dei prodotti realizzati, cultura secolare della manifattura artistica e della rielaborazione dei materiali, prodotti ad alta creatività, innovazione e originalità, prodotti ben fatti, con lavorazioni a regola d’arte, consulenza e supporto diretto per installazioni e riparazioni, artigianato focalizzato sulla domanda di prossimità, con una conoscenza del mercato del locale, remunerazione del lavoro sul territorio e gettito fiscale in Italia necessario per garantire il sistema di welfare.

Le eccellenze del food “made in Lombardia” – Le vendite di prodotti alimentari beneficiano di un’offerta enogastronomica di assoluta eccellenza. La nostra regione vanta 34 prodotti agroalimentari di qualità – 14 I.G.P. e 20 D.O.P. – che rappresentano il 4,8% dei 299 censiti a livello nazionale e che posizionano la nostra regione 3^ in classifica dopo Emilia Romagna con 43 prodotti agroalimentari di qualità e Veneto con 36 prodotti agroalimentari di qualità. Si tratta di 14 Formaggi (41,2% del totale D.O.P. e I.G.P.), 10 Prodotti a base di carne (29,4%), 4 Ortofrutticoli e cereali (11,8%), 2 Oli e grassi (5,9%), 2 Pesci, molluschi, crostacei freschi (5,9%), un Prodotto di origine animale (2,9%) e una Pasta alimentare (2,9%). In Lombardia sono 249 prodotti agroalimentari tradizionali, caratterizzati da metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidate nel tempo, che rappresentano il 4,8% dei 5.155 prodotti italiani agro-alimentare tradizionali.

Associazione Artigiani: il Governo deve fare di più sull’occupazione

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Gli sforzi del Governo nella definizione di interventi finalizzati al rilancio dell’occupazione sono stati minimi – afferma Bortolo Agliardi Presidente di Associazione Artigiani – e delude le aspettative di imprese e lavoratori che speravano in provvedimenti nuovi e lungimiranti.

Il Governo si è limitato ad operare un “copia incolla” di disposizioni già in vigore dal 2017 e che non si erano dimostrate né adeguate alle esigenze delle imprese né facilmente fruibili, sia per loro natura sia per la complessità ed i limiti imposti dalle circolari operative Inps ai fini della loro applicazione.

Lo sgravio contributivo centrale della nuova Legge di Bilancio, riguarda l’assunzione a tempo indeterminato (o trasformazione a tempo indeterminato di precedente contratto a termine) dei giovani “under 36”, ossia di età fino a 35 anni e 364 giorni all’atto dell’instaurazione effettiva del rapporto.

Tale incentivo non è per nulla nuovo ma risale alla Legge 205/2017. La Legge di Bilancio 2021 (n. 178/2020) ne ha mantenuto l’impianto normativo limitandosi ad aumentare l’importo massimo del beneficio da € 3.000 ad € 6.000 annui. Questo strumento, dal 2017 ad oggi ha avuto scarsissima applicazione per tre ragioni principali: 1) non trova applicazione al contratto di apprendistato (principale forma di inserimento dei giovani nel mercato del lavoro); 2) il giovane “under 36” non deve mai essere stato titolare (nel corso della sua intera vita lavorativa) di un contratto di lavoro a tempo indeterminato presso lo stesso o altro datore di lavoro; circostanza quest’ultima rarissima da trovare sia perché un trentacinquenne non è propriamente un neo-diplomato, sia perché sono esclusi di fatto dall’agevolazione tutti i lavoratori che sono stati assunti in passato a tempo indeterminato ma per breve periodo (ad esempio perché non hanno superato la prova); 3) per l’impresa è assai difficoltoso verificare l’esistenza del suddetto requisito (assenza di pregressi rapporti di lavoro a tempo indeterminato), non potendosi “fidare” di una dichiarazione resa dal lavoratore che non la tutelerebbe in caso di contenzioso con gli organi ispettivi. Vero è che esiste una utility, resa disponibile sul portale Inps, ma che, per stessa precisazione dell’Istituto, non ha valore certificativo. E ciò significa che in caso di contenzioso e successivo recupero del beneficio contributivo, tale documento non ha alcun valore (dunque è inutile).

Altra agevolazione contributiva ripresa dalla Legge 178/2020 è quella contemplata dalla L. 92/2012 in tema di assunzione di donne, le quali devono essere disoccupate da almeno 24 mesi alla data di assunzione incentivata. Nessun beneficio è stato stanziato, ad esempio, per l’assunzione di lavoratori licenziati a causa di riorganizzazioni aziendali, taglio del personale, conseguenza della pandemia mondiale. Inoltre, nessuna previsione è stata ideata per abbattere il costo del lavoro per i c.d. “esuberi”, ovvero lavoratori che l’impresa ha in programma di licenziare non appena verrà meno il divieto (ad oggi 31 marzo 2021), ma che potrebbe decidere di provare a mantenere in servizio a fronte di un aiuto da parte del Legislatore.

La scelta di prorogare il divieto di licenziamento da oltre un anno, oltre alla pubblicità e promessa di sgravi contributivi per favorire l’occupazione, restano buone intenzioni o propaganda politica ben lontane dalle esigenze concrete di imprese e lavoratori.

E in questo quadro per niente confortante, termina Bortolo Agliardi, ci apprestiamo ad affrontare una primavera che, fra le molte incognite, avrà anche quella della perdita di posti di lavoro con le prevedibili difficoltà per molte famiglie e conseguenti tensioni sociali.   

Coronavirus, ecco il manifesto delle categorie imprenditoriali della Provincia di Brescia

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LE ASSOCIAZIONI IMPRENDITORIALI BRESCIANE HANNO SOTTOSCRITTO UN MANIFESTO UNITARIO PER PRENDERE POSIZIONE SUL CORONAVIRUS E CHIEDERE AZIONI CONCRETE A GOVERNO E REGIONE. LO PUBBLICHIAMO IN MANIERA INTEGRALE:

La salute e la tutela sanitaria della comunità locale oggi sono e devono restare la priorità dell’agire quotidiano.

Ne sentiamo la responsabilità; come nei mesi scorsi, intendiamo contribuire alla salvaguardia e alla tutela delle persone, rispettando le indicazioni contenute nel DPCM del 4 novembre.

Invitiamo tutti a fare altrettanto: rispettiamo scrupolosamente le prescrizioni previste dal DPCM perché questo contribuirà a limitare la diffusione del virus.

Testimoniamo con i fatti, quindi con i comportamenti e i dati sanitari, che Brescia non può e non deve essere individuata tra le zone rosse del Paese.

Per questo abbiamo preso atto, responsabilmente seppur con stupore, della decisione Governativa di classificare la provincia di Brescia all’interno della zona rossa lombarda.

Lo abbiamo fatto nonostante siamo pienamente consapevoli dell’impatto che una simile decisione determinerà in generale sul sistema delle imprese locali, già duramente provate dal precedente lockdown e dall’innegabile crollo dei consumi.

Lo facciamo perché siamo consapevoli che non ci potranno essere occupazione e lavoro, benessere e consumi, se non si tornerà ad una situazione sanitaria sicura e stabile, tale da ridare fiducia alla gente, consentendole di tornare ad una vita normale, senza limitazioni di mobilità, orari e socializzazione.

Siamo seriamente preoccupati per le conseguenze sociali, economiche, per il crescente disagio sociale che giorno dopo giorno registriamo in un territorio già profondamente ferito dal lockdown di inizio anno.

La nuova ondata della crisi Coronavirus, infatti, sta producendo un ulteriore shock sul benessere sociale e sulle attività economiche della nostra provincia, spesso in modo irrimediabile.

Chiediamo al Signor Ministro della Salute e al Governatore della Regione di condividere sin d’ora i 21 elementi che determinano la scelta per la zonizzazione del territorio, al fine di poter spiegare a tutti i nostri interlocutori lo stato di fatto.

Chiediamo anche che si passi dalla zonizzazione di perimetro regionale ad una con criterio provinciale, laddove i 21 indici sanitari dimostrino che l’area bresciana non si caratterizza con lo stato di crisi sanitaria di massima gravità.

Pretendiamo altresì che dalle parole si passi ai fatti, traducendo le promesse fatte dal Governo e dal Presidente del Consiglio in veri, tangibili ed automatici ristori per tutti coloro i quali oggi devono abbassare le serrande senza certezze per il futuro, per le filiere collegate e per chi lavora in tali attività. Ci aspettiamo che le possibili soluzioni arrivino in tempi brevi, considerate la gravità della situazione e l’importanza di fornire alle imprese risposte chiare ed immediate.

Parimenti ci attendiamo che tutti gli Enti Locali sospendano l’esazione di tutti i tributi locali a carico delle imprese nuovamente fermate dal lock down e di tutte quelle che, essendo in filiere di queste, vedono le loro attività ridursi drasticamente.

Specificatamente e con vigore chiediamo all’Amministrazione finanziaria di permettere a tutte le attività lese dall’ultimo decreto, di derogare i termini del versamento degli acconti di tutte le imposte nazionali posticipandoli ad aprile 2021, come già concesso dal cosiddetto “Decreto agosto” per le attività colpite dalla prima ondata.

Parimenti, chiediamo con fermezza che la Pubblica Amministrazione rispetti i tempi di pagamento verso il privato e limiti al massimo le disfunzioni burocratiche derivanti da una non corretta modalità di accesso agli uffici e di organizzazione dello smart working.

Auspichiamo inoltre che il Sistema bancario sia alleato dell’impresa locale, assicurandole liquidità e flessibilità nella gestione della gestione dei flussi finanziari

Se non ci sarà l’impegnò di tutti, Istituzioni e sistema bancario in primis, assisteremo alla scomparsa di una parte significativa del sistema bresciano d’impresa.

A tutti, in questo momento, spetta il dovere di sostenere la filiera d’impresa locale, attivando ogni iniziativa che possa difendere questo patrimonio, per traghettarlo aldilà di questa fase di grande incertezza, proiettandolo verso una nuova dimensione di sviluppo economico-sociale.

ANCE – COLLEGIO COSTRUTTORI EDILI
APINDUSTRIA
ASCOM – ASSOCIAZIONE COMMERCIANTI – CONFCOMMERCIO
ASSOCIAZIONE ARTIGIANI
ASSOPADANA
CIA – CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI EST LOMBARDIA
CNA – CONFEDERAZIONE NAZIONALE DELL’ARTIGIANATO 
COLDIRETTI BRESCIA – FEDERAZIONE PROVINCIALE COLDIRETTI BRESCIA
CONFAGRICOLTURA – UNIONE PROVINCIALE AGRICOLTORI
CONFARTIGIANATO IMPRESE BRESCIA E LOMBARDIA ORIENTALE
CONFCOOPERATIVE BRESCIA
CONFESERCENTI DELLA LOMBARDIA ORIENTALE CONFINDUSTRIA BRESCIA
FAI – FEDERAZIONE AUTOTRASPORTATORI ITALIANA

Economia, indagine di Associazione Artigiani: oltre la metà dà un giudizio negativo del governo

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“Le incognite dell’autunno restano pesanti. C’è un quadro economico generale difficile, le inquietudini post Covid restano e non giovano al quadro generale le notizie che sulla pandemia arrivano d’oltre Oceano, da alcuni Stati europei e dai dati nazionali con l’accendersi, qua e là, di focolai. Restano inquietudine e incertezze. I provvedimenti  del Governo sono attesi alla loro messa a terra, ma per ora – questa la valutazione complessiva degli artigiani – il giudizio è negativo”.

La rilevazione è dell’Associazione Artigiani che, grazie al lavoro del centro studi Lino Poisa, ha contattato nella consueta rilevazione semestrale  (la prima risale al 2016) 1500 artigiani associati e suddivisi per 12 categorie nelle 14 circoscrizioni in cui è stata sezionata la nostra provincia.

Dal corposo risultato dell’indagine emerge l’accennata ampia riserva sull’attività del Governo. Alla domanda “Come giudica i provvedimenti del Governo”   solo il 6% li considera molto positivi, il 19% dice di considerarli abbastanza positivi, quindi c’è un 21% che non si pronuncia  mentre il 29% si dichiara poco soddisfatto di quanto fatto e il 25% dà un giudizio nettamente negativo.

La zona dove il giudizio per il Governo è migliore è la città (il 35% si dice molto o abbastanza soddisfatto) mentre è la Valle Sabbia che guida le zone dove la valutazione è più negativa. Fra i settori, l’alimentare (40%) è quello più critico mentre gli artigiani del legno si dicono più positivi. Il quadro complessivo, come detto, resta pesantemente negativo su quanto sin qui fatto. Come commenta Bortolo Agliardi, presidente dell’Associazione Artigiani, “sblocco delle opere pubbliche, formazione e digitalizzazione sono misure che devono essere accompagnate da un aumento della produttività, in particolare della Pubblica Amministrazione chiamata a pianificare e presentare progetti finanziati e garantiti dal bilancio Ue con l’emissione dei recovery bond”.

L’indagine si sofferma poi su altri aspetti. E’ in qualche modo sorprendente quanto emerge relativamente al credito e alla difficoltà di accedervi. Alla domanda se sia o no aumentata la difficoltà ad  avere credito, solo il 10% dei 1500 artigiani interpellati risponde affermativamente a fronte di un 21% che dichiara di avere avuto meno problemi che nel passato; il restante  69% dichiara  “stabilità”. Il settore elettrico è quello che dichiara il maggiore aumento delle difficoltà (il 17%), Valle Trompia e Valle Sabbia le zone dove questa difficoltà è stata più accentuata, la Pianura Bresciana Orientale la zona dove il credito è stato più facile e infine il settore tessile quello dove il credito stesso è stato più agevole.

“Il positivo dato del credito – commenta Enrico Mattinzoli, responsabile del Centro studi dell’Associazione – pone Brescia in  controtendenza rispetto al dato nazionale: a fronte del 10% delle aziende che dichiarano un aumento delle difficoltà ad avere credito, il dato nazionale segnala il 23%. Sul tema – commenta sempre Mattinzoli – risulta determinante l’azione dei Confidi e degli istituti di credito presenti sul territorio bresciano che sono tempestivamente intervenuti nel supportare le imprese”. Artfidi Lombardia (consorzio fidi presieduto dallo stesso Mattinzoli) che ha un volume delle attività finanziarie al 30/6/2020 pari a oltre 201 milioni di euro registra una flessione, delle garanzie in essere, del 21% ad aprile e maggio rispetto allo stesso periodo 2019, per poi riprendere nel mese di giugno.

“E’ il segno che le aziende vogliono continuare ad investire – conclude la nota – Un piccolo viatico per un autunno che si annuncia, come già detto, difficile”.

Enrico Mattinzoli

 

 

Associazione Artigiani, Enrico Mattinzoli eletto Presidente Artfidi Lombardia

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Venerdì 26 giugno si è riunito il nuovo cda di Artfidi Lombardia che ha eletto Enrico Mattinzoli  Presidente e due  Vice Presidenti: Maria Pia Consonni di Lodi Vicario e Angelo Valota di Crema. Riconfermato nel cda Bortolo Agliardi.

Enrico Mattinzoli succede a Battista Mostarda che resterà nel cda come Consigliere. Confermato il Direttore Generale Francesco Gabrielli.

Nel Luglio del 1974 da una delle tante intuizioni di Lino Poisa, storico Direttore dell’Associazione Artigiani, viene costituita presso la Sede di Via V. Emanuele con la presidenza dell’ ing. Mario Venturelli e con soli 249 soci la Cooperativa di Credito e Garanzia per gli Artigiani Bresciani che con il supporto della Regione nella costituzione del Capitale e la sottoscrizione di un massimo di 8 quote pro capite di Lire 10mila cadauna, consentirà ai soci un finanziamento massimo di 2,5MLN di Lire rimborsabili in 24 mesi.

Artfidi Lombardia, cresciuta negli anni, e a tutti gli effetti l’anima finanziaria dell’Associazione conta al 31marzo 2020 n° 26.388 Soci e garanzie in essere per € 191.576.853,47.

Artfidi Lombardia è il primo Confidi Iscritto fra gli Intermediari Finanziari vigilato da Banca d’Italia in Lombardia e il quarto in Italia.

E’ presente oltre che nella Sede Centrale di Brescia, a Bergamo, Crema, Lodi, Milano, Milano/Seveso e Varese.

Con la crisi in atto ha fatto fronte negli ultimi due mesi a 1.018 richieste di moratoria e sospensioni per un importo di € 8.725.421,68.

Il Coronavirus, le imprese e qualche idea “malata” | di Bortolo Agliardi

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di Bortolo Agliardi – Come se non bastasse il coronavirus, ed i relativi drammi che hanno toccato migliaia di famiglie; come se non bastasse l’inquietudine diffusa; come se non bastassero i problemi che le industrie e le imprese artigiane, i commercianti, i professionisti, si trovano a dover affrontare per tentare di riavviare le macchine, difendere mercati, mantenere clienti e garantire posti di lavoro…

No, come se tutto questo (e molto altro) non bastasse, le aziende si sono trovate a misurarsi con un problema grave, creato da una disposizione incomprensibile. Ovvero, il rischio di dover rispondere in sede penale nel caso di contagio di un proprio dipendente rientrato al lavoro. La domanda che è balenata subito nella mente di tutti è stata: “ma come è possibile accertare che un lavoratore abbia contratto la malattia in azienda considerato che in fabbrica, ufficio, o negozio ci sta otto ore e le restanti ore della giornata le gestisce in modo del tutto indipendente dal suo lavoro?”.  Come è possibile sostenere che lì, proprio lì, vicino al tornio o nello spogliatoio, ha contratto il virus?

Non son domande oziose. Sottintendono preoccupazioni serie, che nascono dopo aver letto con qualche attenzione alcuni passaggi della nuova legislazione di emergenza relativa Covid 19, che parifica l’infezione da coronavirus, se contratta sul posto di lavoro, ad un infortunio sul lavoro. Il mondo associativo si è pesantemente opposto a questa visione e in tal senso l’Inail ha fornito alcuni chiarimenti precisando che l’infortunio sul lavoro da Covid-19 non è collegato alla responsabilità penale e civile del datore di lavoro. Non è  marginale precisare che una pratica di questo tipo andrà all’Inail anziché all’Inps (anche se qualche differenza pur resta), ma quel che fa apparire abnorme la cosa (e che preoccupa non poco le aziende) è che si sia instillato anche solo il dubbio e che la vicenda, da amministrativa, possa divenire penale e che molta parte del ragionamento – che affannerà di  burocrazia le imprese – è dimostrare il non dolo dell’imprenditore per evitare il contagio pur, udite udite, in presunzione di innocenza.

E qui si aprono le domande sopra esposte: su quali protocolli verranno valutati i comportamenti dei titolari di attività? Come sarà possibile sostenere che il contagio è avvenuto sul luogo di lavoro? Il virus – lo abbiamo imparato tutti – è quanto di più evanescente possa esistere. E badate bene: mi riferisco ad aziende in regola, ad imprese che stanno facendo quel che impone la legge e di più, in materia di sicurezza anti-virus: protocolli, formazione ed informazione, distanze, mascherine, guanti, pulizia e disinfezione. Non mi riferisco certo ad un imprenditore, se esiste, davvero così incosciente da agire fuori dalle regole. Una riflessione in merito al comportamento errato del lavoratore fuori dalla fabbrica non è possibile farla?

Dopo questa importante precisazione, mi pongo di nuovo un paio di  domande: come può essere legittimo pensare che un imprenditore provochi la contrazione del virus da parte di un dipendente? Cari imprenditori sapete che vi è il rischio, in tal caso, di una accusa di omicidio colposo?

Come al solito abbiamo dovuto investire tempo per cercare di interpretare dati, denunciare storture, ed assicurare che il rispetto dei protocolli condivisi con le parti sociali e la cultura di prevenzione e protezione sanitaria sono i fattori cardine nell’ambito della prevenzione del Covid 19, per la garanzia di tutti, sia sul lavoro che nella società.

Vorrei anche sottolineare che contrapposizioni sterili non hanno mai generato cambiamenti duraturi. Il mondo imprenditoriale non ha apprezzato in questo particolare momento forme di comunicazione scelte da parte di alcune rappresentanze sindacali, che anche con invio di messaggistica ai loro iscritti e non solo, che ha creato timori ed insicurezze nei lavoratori. Non bisogna creare muro contro muro; bisogna collaborare. Forse non si è ancora compreso che per una impresa i lavoratori oggi sono la forza e non il limite. Questo passaggio culturale pensavo che fosse già stato assunto! Fare impresa in questo momento è ancora più difficile; tuttavia è chiaro che il futuro della nostra società sarà determinato dal principio della collaborazione prestata da tutti, imprenditori, lavoratori, istituzioni, società civile. Diversamente, chiedo ai teorici di parte, burocrati, esperti scienziati, politici, ben pensanti fuori dalle difficili realtà del lavoro concreto di sostituirsi a noi e dimostrarci il nuovo corso, possibilmente mettendo in campo i loro capitali personali, le loro garanzie reali: poi vedremo i risultati, ed impareremo qualcosa di nuovo.

  • Presidente Associazione Artigiani

Ecobonus, il settore legno di Associazione Artigiani dice no: è impraticabile

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La sede di Associazione Artigiani a Brescia

Sull’ecobonus scontato in fattura previsto dall’articolo 10 del DL Crescita interviene in maniera decisa l’Associazione Artigiani di Brescia condividendo il pensiero che viene espresso in questi giorni da tutto il mondo del serramento.  “Il provvedimento, quantomeno discutibile, si ritiene debba essere stralciato visto che al mercato servono detrazioni ecobonus praticabili per gli operatori e qualità per i consumatori, non precarietà demagogica”.

Ad affermare questo è Flavio Bocchio – Presidente della categoria legno ed arredo nonché componente della Giunta esecutiva dell’Associazione Artigiani – il quale evidenzia che Il Decreto Crescita in vigore dal 1° maggio (che dovrà comunque essere convertito in legge entro 60 giorni da entrambi i rami del Parlamento e dovrà essere regolamentato da un provvedimento ad hoc dell’Agenzia delle Entrate) contiene all’articolo 10 la possibilità da parte dell’operatore (nel nostro caso il costruttore di serramenti) di scontare direttamente in fattura il 50% (ovvero l’aliquota prevista per i serramenti dalle detrazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici) al cliente. L’impresa operatrice però potrebbe recuperare il credito d’imposta in 5 anni! Da ciò si desume la sproporzione dell’impegno richiesto alle piccole imprese! Questa misura – di facciata per il consumatore – se confermata nella conversione in legge, manifesterà nei fatti il proprio limite, rischiando anche di alimentare una domanda che non potrà essere soddisfatta di fatto dal mercato.

Infatti – sottolinea Flavio Bocchio – la struttura portante del nostro settore è costituita da migliaia di PMI – le c.d. falegnamerie tradizionali – che normalmente hanno “una bassa capienza fiscale” ed esaurirebbero in pochi interventi la propria possibilità di “anticipare” al cliente lo sconto del 50%.  Sarebbe stato comprensibile se il provvedimento si fosse limitato, come in passato, ai soli clienti/fruitori incapienti fiscalmente”. L’Associazione Artigiani forte del sostegno di tutto il comparto legno e arredo, unitamente a tutto il sistema associativo nazionale, partecipa all’azione di sollecito al Governo ed al Parlamento perché questo provvedimento “azzardato” venga invalidato, lasciando al consumatore le possibilità già presenti nella legislazione, ovvero la detrazione in dieci annualità fiscali del 50% di quanto speso per l’acquisto e l’installazione di serramenti (magari riducendo le annualità se si crede utile) o la parziale cessione del credito a fornitori o ad altri soggetti privati con la facoltà di successiva cessione, e per i contribuenti no tax anche a banche e intermediari finanziari.  “Ricordiamo anche – afferma il Presidente dei serramentisti – che le detrazioni per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici in 11 anni hanno rappresentato l’unico elemento anticiclico che ha permesso di resistere agli operatori in presenza della più grave crisi che il comparto delle costruzioni italiano ha sopportato dal dopoguerra, costituendo oltre il 40% del proprio fatturato”. Conclude Flavio Bocchio: “sappiamo per certo che tutte le Associazioni italiane del settore hanno chiesto all’Esecutivo di arrivare ad una stabilizzazione delle Detrazioni, inserendo anche nuovi elementi di miglioramento della qualità dell’intervento, premiando elementi fondamentali quali la corretta posa in opera del serramento che è certamente un elemento decisivo per garantire prestazioni reali in tema di risparmio energetico degli edifici, in linea con gli obbiettivi generali del nostro Paese. Al mercato servono detrazioni praticabili per gli operatori e qualità per i consumatori, non provvedimenti di facciata!

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