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Confagricoltura

Montichiari, nel fine settimana torna Fazi: ecco le iniziative di Confagricoltura

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Tre intere giornate per parlare di agricoltura a 360 gradi: va in scena, nel fine settimana 21-23 ottobre, la 94esima edizione della Fiera agricola zootecnica Fazi di Montichiari, durante la quale Confagricoltura Brescia lascerà una forte impronta, organizzando diversi momenti di approfondimento, dibattito e incontri. A fare da denominatore comune sarà lo stand, situato all’interno del padiglione 5 centrale, pronto ad accogliere soci, amici e colleghi.

Tanti i momenti forti della tre giorni, a partire dai due convegni organizzati da Confagricoltura Brescia per parlare di altrettanti temi nodali per il settore primario di quest’ultimo periodo: la Politica agricola comune Pac e la crisi idrica. Il primo sarà venerdì 21 alle 10.30 in sala Scalvini, dal titolo “Nuova Pac, l’agricoltura bresciana tra incertezze e allarmi“. A intervenire saranno i vertici nazionali ed europei di Confagricoltura, a partire da Vincenzo Lenucci, direttore dell’area Politiche europee e internazionali, e Cristina Tinelli, responsabile dell’area Relazioni internazionali e Unione europea. A commentare la situazione saranno Fabio Rolfi, assessore regionale all’Agricoltura, e il presidente di Confagricoltura Brescia Giovanni Garbelli. “La prima versione della Pac era fortemente penalizzante per le aziende agricole – afferma il leader dell’organizzazione -. Confagricoltura negli scorsi mesi ha lavorato tantissimo, su più fronti e livelli, per far modificare alcuni degli aspetti centrali, come gli ecoschemi, ottenendo alcuni risultati. La Pac, oggi, vede qualche miglioramento, anche se c’è ancora molto da fare e cambiare”. Il secondo convegno sarà sabato 22 alle 11 per parlare di “Risparmio idrico: quali soluzioni per l’agricoltura moderna?”. Tanti gli interventi, tra cui quelli di Isabella Ghiglieno dell’Università di Brescia, Riccardo Magistrali di Netafim Italia e Andrea Azzoni, vicedirettoredg regionale Agricoltura. A trarre le conclusioni sarà il presidente Garbelli: “La stagione agricola è finita, ma il tema della carenza idrica è ancora attualissimo. Non dobbiamo abbassare la guardia, per non ritrovarci nella difficile situazione dell’estate scorsa, ma bisogna piuttosto lavorare da subito e trovare le soluzioni migliori per l’agricoltura bresciana”.

Variegati gli incontri che si susseguiranno allo stand, tra cui spicca quello di venerdì 21 alle 17 con il “contadino digitale” Matt the farmer, socio di Confagricoltura Brescia, che racconterà il suo innovativo modo di comunicare l’agricoltura nei tempi moderni, offrendo qualche spunto e consiglio ai giovani dell’Anga, presenti allo stand per un loro momento di incontro. Sempre venerdì, ma alle 15, allo stand si parlerà di Certificazione aziendale, prospettive e opportunità, con il Conast, mentre il sabato pomeriggio sarà dedicato alle degustazioni: alle 15 con il miele e alle 16.30 con l’olio extravergine. Infine per l’intera giornata di domenica torna allo stand di Confagricoltura Brescia il farming simulator, il trattore virtuale tutto da provare che tanto apprezzamento ha ricevuto anche nel corso di Futura Expo a Brixia Forum.

Siccità: Cia, produzione mais a rischio (-50%) mentre hedge fund affondano prezzo

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Ancora altri 10 giorni di siccità e la produzione nazionale di mais rischia di essere irrecuperabile. Senza piogge, Cia-Agricoltori Italiani stima un crollo del 50% con una resa di 40/50 quintali per ettaro, paragonabile all’annus horribilis del 2003. Il livello di autosufficienza calerebbe al 30%, con effetto a valanga per l’alimentazione del bestiame delle nostre stalle e per tutte le eccellenze del Made in Italy. Al danno, la beffa arriva per gli agricoltori dalla finanza internazionale -hedge fund e fondi speculativi-, che sta affondando il prezzo del mais, arrivato a 35 euro/qt e destinato a scendere ancora, noncurante della forte contrazione sul mercato globale dopo il conflitto ucraino. Secondo Cia, a fronte di una spesa media per ettaro schizzata a 3mila euro dopo i rincari energetici e dei fertilizzanti, al cerealicoltore servirebbero almeno 40euro/qt per raggiungere un risicato pareggio.

La mancanza di acqua nelle settimane cruciali di sviluppo della pianta avrebbe effetti catastrofici sul raccolto a settembre, che sarebbe scarso e mal pagato. Il risultato di una tale annata porterebbe la maggior parte delle aziende agricole, scoraggiate dall’aumento dei costi e dagli effetti della siccità, ad abbandonare questa coltura, di cui fino a 20 anni fa l’Italia era autosufficiente all’80%. Tutta la zootecnia nazionale sarebbe sempre più in balia dell’import ed esposta alla volatilità dei prezzi, decisi sulla testa degli agricoltori dalle speculazioni dei mercati finanziari e slegati dalle dinamiche della domanda e dell’offerta.

Fra i rincari più pesanti per le aziende cerealicole si segnalano i costi per il fabbisogno idrico (laddove sia ancora possibile e non ci siano razionamenti da parte dei Consorzi di bonifica), che dagli abituali 150 euro per ettaro sono saliti a più di 400, dovendo implementare l’irrigazione per le altissime temperature di queste settimane. Lo scenario così negativo sta, addirittura, inducendo alcuni a non investire nelle irrigazioni di emergenza, convinti che il costo maggiorato non verrebbe ripagato in fase di commercializzazione del mais in autunno. 

Cia reputa che anche la deroga Ue sulla coltivazione delle aree a riposo abbia sortito pochi effetti nello stimolare la ripresa della produzione nazionale di mais. Se la superficie coltivata era, persino, scesa del 6% nell’ultima semina, la siccità e i fattori produttivi alle stelle potrebbero far desistere molti cerealicoltori italiani a investire nuovamente nel granturco.

Il punto sull’avicoltura, tra sanità e rinnovamento: se ne parla il 21 con Confagricoltura

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Giovanni Garbelli, Confragricoltura Brescia

Confagricoltura Brescia organizza il 21 marzo a Leno il convegno “Il punto sull’avicoltura nel 2019: tra sanità e rinnovamento delle strutture. Quali margini di sviluppo?”. Per il presidente di Confagricoltura Brescia, Giovanni Garbelli, questo appuntamento “è l’occasione per conoscere a fondo le opportunità dei bandi regionali per consentire agli allevamenti avicoli di investire in tema di biosicurezza e di normativa ambientale”. Proprio ieri, giovedì 14 marzo, l’assessore all’agricoltura Fabio Rolfi ha presentato al Tavolo regionale del settore avicolo lo schema di delibera inviata alla Commissione europea per un aiuto di Stato destinato al comparto, interamente finanziato dalla Regione Lombardia.

“È assolutamente necessario – evidenzia Garbelli – sostenere le imprese nelle misure di prevenzione, evitando i danni e i costi di altre epidemie come quella scorso inverno. Ringrazio quindi l’assessore Rolfi per avere messo a disposizione 2 milioni di euro per gli interventi più urgenti che consentiranno di mettere in piena sicurezza i nostri allevamenti nei confronti delle patologie infettive come l’influenza aviaria”.

Il convegno si terrà nella sala riunioni dell’ufficio zona di Confagricoltura a Leno, a partire dalle 15,45. Dopo i saluti del presidente Garbelli, introdurrà i lavori l’incontro Mauro Zanotti, presidente della Federazione regionale Avicoltura di Confagricoltura Lombardia. Sono previsti gli interventi tecnici di Giuseppe Uberti  (Libera Associazione Agricoltori Cremonesi) sugli adempimenti ambientali e sanitari degli allevamenti avicoli, in particolare le nuove BAT ed il tema della biosicurezza; di Gianni Azzini (Confagricoltura Mantova) con un approfondimento sulle opportunità del Programma di sviluppo rurale nel settore avicolo e di Diego Balduzzi (Confagricoltura Brescia) sui contributi regionali per la prevenzione delle epizoozie negli allevamenti avicoli.

Per la Regione Lombardia interverranno Stefania Silvestri (Dg Agricoltura), con un focus sulle misure del Psr Lombardo a sostegno dell’avicoltura, e il medico veterinario Marco Farioli (Uo Veterinaria) che farà il punto sullo stato sanitario degli allevamenti e le misure sanitarie in vigore. All’incontro parteciperanno Fabio Rolfi, assessore all’Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi della Regione Lombardia e Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia.

 

Confagricoltura Brescia contro l’obbligo del certificato antimafia

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Confagricoltura Brescia – con una nota inviata ai giornali – si schiera contro il nuovo obbligo della certificazione antimafia, introdotto dal Governo, parlando di “rischio di un nuovo adempimento burocratico a carico delle imprese agricole”. Il direttore Gabriele Trebeschi attacca: “Si tratta dell’ennesima procedura amministrativa, mentre tutti i politici continuano a ripetere che l’obiettivo primario è snellire la burocrazia”.

 ECCO IL TESTO INTEGRALE DEL COMUNICATO

Nonostante le proteste di molti imprenditori e operatori del settore, resta molto alto il rischio che venga esteso alla quasi totalità delle aziende agricole italiane che percepiscono aiuti Pac e Psr (Piano di sviluppo rurale) l’obbligo della certificazione antimafia.

Il 19 novembre scorso, infatti, è entrata in vigore la legge n. 161 che impone a tutte le imprese agricole che ricadono nell’ambito dei regimi di sostegno previsti dalla Pac e che usufruiscono di fondi europei, a prescindere dal loro valore complessivo, di presentare l’informativa antimafia. Successivamente è stata posta una soglia di € 5.000 grazie all’emendamento inserito dal relatore Silvio Lai, in commissione bilancio al Senato. Tale legge, sarà completamente operativa trascorsi 90 giorni dall’entrata in vigore della stessa.

La notizia ha generato grande preoccupazione tra gli addetti dei Centri di assistenza agricoli (Caa) e degli enti pagatori. Finora, infatti, la certificazione antimafia era richiesta solo per importi superiori a € 150.000 ed erano circa 2.000 le aziende interessate sul territorio italiano.

“Le nuove regole – spiega Gabriele Trebeschi, direttore di Confagricoltura Brescia – rischiano di paralizzare l’apparato burocratico e rallentare i pagamenti dei contributi, danneggiando in primo luogo le aziende, ma mettendo anche in seria difficoltà gli enti pagatori poiché l’attuazione della direttiva rischia di non far rispettare i termini di pagamento stabiliti dalle norme Ue per le erogazioni”.

Un primo rinvio alla partenza di questa nuova disposizione potrebbe arrivare con l’approvazione della nuova legge di Bilancio, ora alla Camera in attesa di approvazione. “Allo stato attuale – continua Trebeschi -, fermo restando che la legge non è ancora operativa e che potrebbe essere ulteriormente modificata da auspicabili interventi della politica e del Governo, sono obbligate alla presentazione della documentazione antimafia tutte le aziende che percepiscono aiuti Pac e Psr per un importo superiore a € 25.000, mentre per le aziende con contribuzioni comprese tra i 25.000 e i 5.000 € l’obbligo scatterà dal 31 dicembre 2018; nessun adempimento verrà invece richiesto per i soggetti al di sotto dei € 5.000”.

Le prossime settimane saranno comunque decisive per l’evolversi di una questione che rischia seriamente di immobilizzare gli uffici delle Prefetture, che si potrebbero vedere sommersi da un’immensa mole di richieste. Basti pensare che le aziende italiane che percepiscono fino a € 5.000 sono oltre 720.000, mentre quelle che si posizionano al di sopra superano le 170.000 unità.

“Si tratterebbe dell’ennesima procedura a carico delle aziende – conclude il direttore di Confagricoltura Brescia – mentre tutti i politici continuano a ripetere che l’obiettivo primario è snellire la burocrazia: auspichiamo un intervento per risolvere la questione e un impegno vero per ridurre e non aumentare gli adempimenti burocratici per gli imprenditori”.

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