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Bollo auto, Maroni promette: lo aboliremo entro la fine del mandato

in Economia/Istituzioni/Tasse by

“All’abolizione del bollo auto stiamo lavorando: significa entrate per un miliardo di euro, che va trovato, perché è spesa corrente della Regione, che serve a finanziare le mille attività che facciamo. Stiamo comunque lavorando su questo, perché e’ una promessa che ho fatto e intendo mantenerla”. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, questo pomeriggio, conversando con la stampa a margine dell’insediamento del Consiglio generale di Fondazione Fiera Milano.

AGEVOLAZIONI GIA’ IN VIGORE – “Le agevolazioni sul bollo ci sono già – ha puntualizzato il presidente -: per esempio lo abbiamo abolito per chi rottama un vecchio euro diesel inquinante e ne acquista uno meno inquinante”.

FISCO PIU’ UMANO, VOGLIAMO ESSERE UN MODELLO – A proposito della sostituzione di Equitalia, il presidente ha ribadito come questa decisione intenda avvicinare il fisco ai cittadini, attraverso un rapporto più umano, che tenga conto della morosità incolpevole, “siamo la prima Regione a farlo – ha ribadito – e mi auguro che questo modello possa essere esteso”.

SU EQUITALIA DA NOI FATTI CONCRETI – “Renzi aveva detto che avrebbe abolito Equitalia – ha concluso -, noi lo abbiamo fatto, mentre li’ siamo ancora alle chiacchiere”.

Domenica 7 agosto le aziende di Cna festeggiano il primo giorno senza tasse

in Associazioni di categoria/Cna/Economia/Tasse by

Le piccole e medie imprese artigiane di Brescia e provincia hanno cerchiato di rosso domenica 7 agosto sul calendario: è il giorno in cui si liberano dalle tasse, in cui smettono di produrre per pagare per il fisco e cominciano a farlo per loro stesse e per le famiglie cui danno sostentamento. Alle imprese bresciane va peggio che a quelle lombarde, dove in media il “Tax free day” è il 5 agosto, ma meglio di quelle italiane, che lavoreranno per il fisco fino al 10 agosto di media.

Nel 2015 il “Tax free day” era stato il 9 agosto; nel 2014 addirittura il 17 agosto. Lo dice il “Rapporto 2016 – Comune che vai fisco che trovi” dell’Osservatorio permanente Cna sulla tassazione, curato dal Centro Studi Cna e dal Dipartimento politiche fiscali.

Fisco record negli ultimi anni – Il rapporto ha evidenziato che il fisco comunale, regionale e nazionale pesa sulle pmi di Brescia per il 60,1%: nel 2016 si lavora 220 giorni per pagare tasse e imposte. Un “Total Tax Rate” che colloca Brescia al 65° posto nella classifica di 124 comuni, a partire dai capoluoghi di regione e di provincia. Il tasso è in crescita dell’2,7% rispetto al 2011, quando si assestava su 57,4 punti percentuale, e dello 0,1% rispetto al 2015. Il “grande balzo” lo si è fatto tra il 2011 ed il 2012, quando il “Total tax rate” è cresciuto di 6 punti (da 57,4 a 63,5%).

Nel 2015 il reddito di un’impresa bresciana si è così ripartito: il 41,6% è andato allo Stato (Irpef e contributi previdenziali IVS); il 12,3% al Comune (addizionale comunale Irpef, Imu, tassa rifiuti, Tasi); il 6,1% alla Regione (addizionale regionale Irpef e Irap). Solo con un’analisi di questo tipo è possibile attribuire le responsabilità in modo oggettivo ai vari livelli di governo, in negativo e in positivo.

Considerando la tassazione locale, sempre più importante con il federalismo fiscale, la pressione è molto diversa anche da territorio a territorio (clicca qui per scaricare la versione integrale del Rapporto 2016).

La ricetta di Cna – «Nella spesa pubblica si possono realizzare economie a costo zero; la stessa cosa può fare un’impresa. Ci sono agevolazioni, sconti fiscali, crediti d’imposta, introdotti anche dall’ultima Finanziaria, di cui si può usufruire per efficientare la gestione dell’azienda» ha spiegato Laura Buscarini, direttore di Cna Brescia. Ma non basta fare le azioni giuste, bisogna anche scegliere il momento adatto, senza ritrovarsi a dover chiudere la contabilità nelle ultime settimane di dicembre, accorgendosi magari di aver perso occasioni importanti. In un contesto dove la pressione fiscale mangia il 60% del reddito d’impresa come quello bresciano, massimizzare e rendere l’azienda il più performante possibile diventa vitale. Per questo Cna «informa e supporta le imprese perché arrivino ad avere una gestione il più possibile efficiente, diversificando fonti e impieghi per ridurre i rischi nello sviluppo aziendale». Per esempio c’è tempo fino al 30 settembre, ricorda la Cna, per l’assegnazione dei beni ai soci e fino al 31 dicembre, invece, per chi vuole investire con il super ammortamento del 140%.

«Non diciamo che non vogliamo pagare le tasse – ha dichiarato Eleonora Rigotti, presidente di Cna Brescia -, ma che il sistema sia più equo, soprattutto verso le pmi che da sempre garantiscono la tenuta economica oltre che sociale del Paese». La situazione è pesante. «Quelle che vengono sottratte sono risorse tolte alla produttività, al consolidamento dello sviluppo aziendale, che andrebbero a creare ulteriore ricchezza per il sistema economico e sociale bresciano e italiano».

La pressione sul governo – Perché palazzo Chigi adotti misure che rendano il fisco più a misura di piccole e medie imprese, la Cna ha elaborato un elenco di dieci proposte che sono state presentate alla Camera lo scorso giugno con un’interrogazione parlamentare, il cui iter è ancora in corso.

1. Rendere l’Imu sugli immobili strumentali completamente deducibile dal reddito d’impresa;

2. Utilizzare le risorse provenienti da spending review e lotta all’evasione per ridurre la tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo;

3. Introdurre una misura premiale che riduca l’imposizione sul reddito incrementale rispetto al reddito «ideale» stimato dagli studi di settore;

4. Definire il concetto di autonoma organizzazione ai fini del non assoggettamento all’Irap;

5. Introdurre l’Iri (imposta sul reddito delle imprese) per consentire alle imprese personali di allineare l’imposizione sui redditi re-investiti in azienda a quella applicata alle società di capitali;

6. Redistribuire il gettito derivante dalla tassazione sugli immobili adeguando i valori catastali ai valori commerciali;

7. Trasformare le detrazioni relative a spese per lavori edili in crediti d’imposta cedibili agli intermediari finanziari;

8. Introdurre il principio di cassa nella determinazione del reddito delle imprese personali in regime di contabilità semplificata;

9. Eliminare lo split payment e ridurre la ritenuta sui bonifici, relativi a spese per le quali sono riconosciute le detrazioni fiscali, dall’8 perlomeno al 4 per cento, come in precedenza; evitare di spostare sulle imprese gli oneri dei controlli attraverso un uso intelligente della fatturazione elettronica B2B;

10. Agevolare il passaggio generazionale delle imprese individuali tramite la completa neutralità fiscale delle cessioni d’azienda, al pari di quanto previsto in caso di conferimenti.

Tasse sproporzionate agli stranieri, ricorsi anche a Brescia: il tribunale di Milano condanna i ministeri

in Economia/Evidenza/Tasse by

Il Tribunale di Milano, con ordinanza dell’8 luglio 2016, ha dichiarato discriminatoria la richiesta agli stranieri della tassa sproporzionata per la domanda di rinnovo o rilascio del permesso di soggiorno – anche non di lungo periodo – già annullato dal Tar del Lazio nel maggio scorso, e ha condannato il Ministero dell’Interno, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e la Presidenza del Consiglio dei Ministri alla restituzione parziale di quanto versato.

DI SEGUITO LA NOTA DELLA CGIL DI BRESCIA

Giunge così a conclusione una questione annosa, che nel settembre dello scorso anno aveva portato a una pronuncia della Corte di Giustizia e a un successivo intervento del Tar del Lazio che, accogliendo un ricorso presentato dalla Cgil e dall’Inca, aveva cancellato la norma che prevedeva il pagamento di un contributo per il rilascio e per il rinnovo del permesso di soggiorno. Senza peraltro che questo inducesse le amministrazioni resistenti ad adottare nessun provvedimento: tuttora viene infatti richiesto del tutto illegittimamente il pagamento della tassa nella misura prevista dal decreto annullato. ‎

Ora, il Tribunale di Milano statuisce che aver richiesto un pagamento in misura non consentita dall’ordinamento europeo costituisce anche discriminazione e viola il principio di parità di trattamento previsto dalla Direttiva 109/2003, proprio in quanto pretende degli stranieri una tassa sproporzionata rispetto a quanto previsto per analoghi documenti per i cittadini italiani.

L’importanza della pronuncia milanese deriva soprattutto dal fatto che, per la prima volta, viene affermato il diritto al rimborso di quanto pagato dagli stranieri dall’entrata in vigore del decreto.

Le conseguenze pratiche saranno parecchie e, forti di questa sentenza, siamo fiduciosi che analoghi ricorsi presentati a Brescia dalla Cgil insieme all’avvocato Alberto Guariso dell’Asgi avranno esito positivo. Positive anche le conseguenze pratiche per migliaia di persone residenti in provincia, non più costrette a pagare tasse sproporzionate per documenti di soggiorno.

Addizionale Irpef, a Brescia si pagano 123 euro a testa

in Economia/Tasse by

La media è di 123,47 euro, che colloca la città all’86esimo posto in Italia e al 43esimo in Lombardia. E’ questa secondo l’indagine di Onpepolis sui dati 2014, la situazione dell’addizionale comunale Irpef per i residenti della città di Brescia che hanno superato i 13mila euro di reddito annuo. Il capoluogo – stando ai dati – è quello che ha chiesto di più ai propri cittadini, seguito da Losine con 122,63 euro e da Gardone con 114,09. Per quanto riguarda invece il confronto con gli altri capoluoghi lombardi, i più tartassati sono i residenti di Lodi con 376,51 euro. Seguono, davanti alla Leonessa, i milanesi con 154,86 euro i varesini (132,43), i cremonesi (131,47), i pavesi (137,33) e gli abitanti di Sondrio (126,11). Bergamo, Lecco, Mantova e Como sono invece sotto Brescia. Positivo anche il confronto con l’altro comune della ex Serenissima: i veronesi pagano mediamente 127 euro. In Italia il Comune più economico è Firenze, che fa pagare ai propri concittadini solo 31,36 euro.

Pac 2015, l’assessore Fava annuncia: sbloccati i pagamenti

in Agricoltura e allevamento/Economia/Tasse by

“Sulla liquidazione della Pac 2015 mi comunica l’Organismo pagatore regionale (Opr) che sono stati autorizzati i pagamenti della Dichiarazione Unica 2015, per un totale di 96 milioni di euro destinati a 27.368 aziende. I pagamenti saranno liquidati nella prossima settimana”. A dirlo e’ l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava. Che aggiunge: “Sono stati inoltre calcolati pagamenti per altri 23 milioni di euro, relativi ad altre 2.800 aziende. Questi pagamenti sono al momento bloccati, perche’, ha comunicato l’Opr, che come e’ noto e’ autonomo rispetto all’assessorato all’Agricoltura, riguardano aziende sottoposte a controllo in loco, aziende con blocchi derivanti da provvedimenti vari, aziende con anomalie sui titoli, aziende con il problema delle Ecological Focus Area lineari, per le quali il calcolo del premio e’ ancora in fase di perfezionamento”.

NESSUN RITARDO – Non e’ possibile, tuttavia, parlare di ritardo nei pagamenti della Pac. “Il termine ultimo per il pagamento della Pac 2015 era il 30 giugno 2016, procrastinato dal commissario europeo Hogan al 15 ottobre prossimo. Non si potra’, fino ad allora, parlare di ritardo nei pagamenti – ammonisce l’assessore Fava -. Certo, per gli agricoltori lombardi la situazione appare insolita, per il fatto che le imprese agricole lombarde davano per scontato ricevere i fondi della Pac entro il mese di luglio dell’anno precedente al saldo, grazie all’anticipo dei fondi Pac per il 70% o addirittura per il 90% nelle aree colpite dal sisma del 2012. Tutto cio’ attraverso risorse anticipate da Regione Lombardia”.

NO ANTICIPO PER CAMBIAMENTO TITOLI – Tuttavia, quest’anno non e’ stato possibile procedere all’anticipo, nonostante il governatore Maroni avesse previsto l’accantonamento dei fondi per garantire come d’abitudine gli anticipi. “Il motivo va ricercato nel fatto che con la nuova Pac sono cambiati totalmente i valori dei titoli, sono stati introdotti pagamenti e dunque titoli a comparti prima esclusi dalle erogazioni, come ad esempio i vigneti. Senza dimenticare la componente del greening, altra novita’ assoluta della riforma approvata sotto il commissario europeo Ciolos, ma che scontava il fatto di non aver mai avuto una quantificazione”. (Lnews)

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