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Ubi incorpora Banca Popolare Commercio e Industria e Banca Regionale Europea

in Banche/Economia/UBi by

UBI Banca S.p.A. (“UBI Banca”) informa che, in data odierna, sono stati stipulati i due atti di fusione di cui all’art. 2504 del codice civile (“Atti di Fusione”) relativi, rispettivamente, alla fusione per incorporazione di Banca Popolare Commercio e Industria S.p.A. (“BPCI”) e di Banca Regionale Europea S.p.A. (“BRE”) nella Capogruppo UBI Banca.

Gli Atti di Fusione prevedono che entrambe le fusioni acquistino efficacia verso i terzi a far data dal 21 novembre 2016 (la “Data di Efficacia”), subordinatamente alla loro iscrizione presso i competenti uffici del Registro delle Imprese. Gli effetti contabili e fiscali delle fusioni decorreranno invece dal 1° gennaio 2016.

Con effetto dalla Data di Efficacia, tutte le azioni di BPCI e di BRE detenute dai soci diversi da UBI Banca saranno annullate e concambiate con nuove azioni di UBI Banca, il cui numero sarà determinato moltiplicando il numero di azioni di BRE e di BPCI detenute dai predetti azionisti per i seguenti rapporti di cambio:
n. 0,2522 azioni di UBI Banca per ogni n. 1 azione di BPCI
n. 0,2402 azioni di UBI Banca per ogni n. 1 azione ordinaria di BRE
n. 0,4377 azioni di UBI Banca per ogni n. 1 azione di risparmio di BRE
con arrotondamento del risultato all’unità superiore. Non sono previsti conguagli in denaro.
Le azioni di BPCI e di BRE detenute da UBI Banca saranno invece interamente annullate senza concambio.

Alla Data di Efficacia, le nuove azioni UBI Banca saranno messe a disposizione per il tramite degli intermediari aderenti a Monte Titoli e saranno perfettamente fungibili con quelle già quotate. Pertanto, esse avranno godimento regolare e, al pari di quelle già in circolazione alla Data di Efficacia,  saranno quotate sul Mercato Telematico Azionario gestito da Borsa Italiana S.p.A. e accentrate e in regime di dematerializzazione presso Monte Titoli S.p.A..

A decorrere dalla Data di Efficacia, il capitale sociale di UBI Banca sarà aumentato per Euro 186.378.597,50 mediante emissione di n. 74.551.439 azioni, passando quindi a Euro 2.440.750.027,50 (n. 976.300.011 azioni prive di valore nominale), fatto salvo l’ulteriore aumento – peraltro di importo non significativo – dovuto all’applicazione del meccanismo di arrotondamento sopra citato in sede di gestione delle operazioni di concambio da parte degli intermediari depositari.

Sotto il profilo del patrimonio regolamentare, l’incorporazione in UBI Banca di BPCI e BRE determinerà una crescita del CET1 Ratio Fully Loaded quantificabile in circa 30 punti base sui ratio a fine settembre 2016.

Sempre con effetto dalla Data di Efficacia, saranno modificati, oltre all’articolo 5 dello statuto sociale di UBI Banca (capitale sociale), anche gli articoli 1, 27, 28, 32, 33, 34, 35, 38, 40, 42, 43 e 44 dello statuto medesimo e saranno eliminate tutte le norme transitorie in esso contenute, in conformità a quanto previsto dal progetto di fusione di cui all’art. 2501-ter c.c..

Si comunica altresì che, contestualmente alla stipula dell’atto di fusione relativo a BRE, UBI Banca ha perfezionato l’acquisto delle azioni di risparmio e delle azioni privilegiate della stessa BRE detenute dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, nel rispetto di quanto previsto dal citato progetto di fusione e dall’accordo preliminare di compravendita comunicato al mercato in data 27 giugno 2016. Anche tali azioni, al pari delle altre azioni BRE detenute da UBI Banca, saranno interamente annullate senza concambio.

Si comunica infine che la fusione per incorporazione in UBI Banca delle altre banche coinvolte nel  progetto di “Banca Unica” (Banca Popolare di Bergamo S.p.A., Banco di Brescia S.p.A., Banca di Valle Camonica S.p.A., Banca Popolare di Ancona S.p.A. e Banca Carime S.p.A., tutte controllate da UBI Banca) verrà perfezionata, in una o più fasi, entro la fine del primo semestre 2017, come indicato nel Progetto di Fusione.

SIGNING OF THE DEEDS FOR THE MERGER BY INCORPORATION INTO UBI BANCA OF BANCA POPOLARE COMMERCIO E INDUSTRIA AND BANCA REGIONALE EUROPEA

in ENGLISH by

THE SINGLE BANK PROJECT: SIGNING OF THE DEEDS FOR THE MERGER BY INCORPORATION INTO UBI BANCA OF BANCA POPOLARE COMMERCIO E INDUSTRIA AND BANCA REGIONALE EUROPEA, WITH EFFECT FROM 21ST NOVEMBER 2016. ON THAT SAME DATE UBI BANCA’S FULLY LOADED CET1 RATIO WILL RISE, AS ANNOUNCED, BY APPROX. 30 BPS.

Bergamo, 15th November 2016 – UBI Banca S.p.A. (“UBI Banca”) reports that today two merger deeds pursuant to Art. 2504 of the Italian Civil Code (the “Merger Deeds”) have been signed relating respectively to the merger by incorporation of Banca Popolare Commercio e Industria S.p.A. (“BPCI”) and of Banca Regionale Europea S.p.A. (“BRE”) into their Parent, UBI Banca.

The merger deeds state that both mergers shall come into effect with regard to third parties from 21st November 2016 (the “Date of Effect”), subject to their being filed with the competent offices of the Company Registrar. The mergers will take effect for accounting and tax purposes, on the other hand, from 1st January 2016.

With effect from the Date of Effect, all shares of BPCI and BRE held by shareholders other than UBI Banca will be cancelled and exchanged with new UBI Banca shares, the number of which will be determined by multiplying the number of BRE and BPCI shares held by the aforementioned shareholders by the following exchange ratios:
0.2522 shares of UBI Banca for every single share of BPCI
0.2402 shares of UBI Banca for every single ordinary share of BRE
0.4377 shares of UBI Banca for every single savings share of BRE
with the result rounded up to the nearest whole number. There will be no settlements of balances in cash.
On the other hand, the shares of BPCI and BRE held by UBI Banca will be cancelled without exchange.

At the Date of Effect, the new UBI Banca shares will be made available through the intermediaries adhering to Monte Titoli and will be perfectly fungible with the other listed shares. They will therefore have normal dividend entitlement and, on a par with those already outstanding as at the Date of Effect, they will be listed on the Mercato Telematico Azionario (electronic stock exchange) operated by Borsa Italiana S.p.A. and will be managed in centralised, dematerialised form by Monte Titoli S.p.A..

Therefore, from the Date of Effect, the share capital of UBI Banca will be increased by €186,378,597.50 by means of the issue of 74,551,439 shares, rising therefore to €2,440,750,027.50 (976,300,011 shares with no nominal value), unless there is a further increase – but of immaterial amount – due to the application of the rounding procedure mentioned above as part of the administration of the exchange transactions by the depository intermediaries.

From the viewpoint of regulatory capital, the merger by incorporation of BPCI and BRE will result in growth in the fully loaded CET1 ratio of approximately 30 bps compared with the ratios at the end of September 2016.

Again with effect from the Date of Effect, in addition to article 5 of the articles of association of UBI Banca (share capital), articles 1, 27, 28, 32, 33, 34, 35, 38, 40, 42, 43 and 44 of those same articles of association will also be amended and all the transition measures contained in the articles of association will be eliminated in compliance with the provisions of the merger project pursuant to Art. 2501-ter of the Italian Civil Code.

UBI Banca also informs that, at the same time as the BRE merger deed was signed, UBI Banca concluded the purchase of the saving shares and the privileged shares of BRE held by the Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, in compliance with the provisions of the aforementioned merger project and of the preliminary sale and purchase agreement communicated to the market on 27th June 2016. As for the other BRE shares held by UBI Banca, those shares will also be cancelled entirely without exchange.

Finally, UBI Banca confirms that the merger by incorporation into UBI Banca of the other banks involved in the “Singe Bank” project (Banca Popolare di Bergamo S.p.A., Banco di Brescia S.p.A., Banca di Valle Camonica S.p.A., Banca Popolare di Ancona S.p.A. and Banca Carime S.p.A., all controlled by UBI Banca) will be concluded, in one or more stages, by the end of the first half of 2017, as indicated in the Merger Project.

Ubi, il terzo trimestre si chiude “con le attese di Piano industriale”

in Banche/Economia/UBi by

Il terzo trimestre del 2016 si chiude con un utile di 32,5 milioni di euro che si confronta con:

– un utile di 48,1 milioni registrato nei primi 6 mesi del 2016 (al netto dell’impatto della 1

contabilizzazione degli oneri up front di attuazione del Piano Industriale )

– un utile di 37,6 milioni registrato nel terzo trimestre del 2015, che includeva un contributo al Deposit Guarantee Scheme inferiore di circa 10 milioni netti rispetto al

2 3Q2016 .

Complessivamente una trimestrale in miglioramento anno su anno, coerente con le attese di Piano Industriale.

Includendo gli impatti degli oneri previsti per l’attuazione del Piano Industriale contabilizzati

1
“up front” a partire da giugno 2016 (circa 840 milioni netti ), i primi 9 mesi del 2016 si

chiudono con una perdita di 754,5 milioni, in riduzione rispetto alla perdita registrata nel 1° semestre dell’anno (circa 787 milioni) grazie ai buoni risultati del 3° trimestre 2016 sopra descritti.

I primi nove mesi del 2016 confermano tendenze positive già in parte evidenziate in corso d’anno:

1) Si confermano solidi gli indicatori patrimoniali:

  • –  Torna a crescere il CET1 phased in, che si attesta a fine settembre 2016 all’11,68%

    rispetto all’11,43% del giugno 2016, influenzato dalla contabilizzazione up front degli oneri relativi al Piano Industriale. Il CET1 Fully loaded si attesta conseguentemente all’11,28% rispetto all’11,02% del giugno 2016.
    Si rammenta che l’annunciato riacquisto delle minorities presenti nelle Banche Rete, principalmente mediante emissione di azioni UBI, e l’effetto della deducibilità fiscale delle maggiori rettifiche su crediti effettuate porteranno progressivamente un beneficio stimato in circa +70 punti base sul CET1 fully loaded, beneficio non incluso nel dato di settembre.

  • –  Il CET1 include il computo pro-quota di un dividendo almeno pari a quello del 2015
  • –  Total capital ratio “phased in” pari al 14,55% (14,47% al giugno 2016)
  • –  Leverage ratio “phased in” al 5,9% e “fully loaded” al 5,7%
  • –  NSFR e LCR >1

    2) Impieghi medi stabili anno su anno assorbendo l’avvio di un’attività di selezione ed eliminazione delle posizioni a EVA negativo.

    1 Sono inclusi in tale importo le rettifiche su crediti che hanno determinato un corrispondente riassorbimento della shortfall, gli oneri

    per incentivi all’esodo, l’impairment dei marchi e delle spese progettuali correlati al progetto “Banca Unica” (complessivamente

    circa 835 milioni netti a giugno 2016 e circa 5 milioni a settembre 2016).

    2
    Nel 2015, la stima del contributo al Fondo di Risoluzione era stata appostata nel 2° trim2015 per un importo di 22,8 milioni lordi

    (13,2 milioni al netto delle imposte e dei terzi) mentre il contributo semestrale al Deposit Guarantee Scheme, era stato appostato nel 3° trimestre dell’anno per un importo di 11,3 milioni (7,1 al netto di imposte e di terzi). Ambedue gli importi erano stati contabilizzati tra gli “accantonamenti a fondo rischi e oneri”, quindi non tra gli “oneri operativi”.
    Nel 2016, il contributo al Fondo di Risoluzione (pari a 32 milioni lordi e 21,1 netti) è stato contabilizzato tra gli oneri operativi del 1 trimestre, mentre il contributo al Deposit Guarantee Scheme (pari a 26,4 milioni lordi e 17,9 netti) è stato contabilizzato nel 3° trimestre.

1

  1. 3)  La flessione del margine d’interesse è in rallentamento nei 9 mesi al 9% e non include i benefici del TLTRO2. L’inclusione di tali benefici, pari a circa 10 milioni, avrebbe confermato il margine d’interesse del 3 trim 2016 allo stesso livello del 2trim2016.
  2. 4)  Prosegue la crescita progressiva del risparmio gestito e della raccolta assicurativa, che segnano rispettivamente +7,7% e +11,6% rispetto a fine dicembre 2015 (+4,2% e +2,9% rispetto a giugno 2016), totalizzando rispettivamente a 36,7 e 16,1 miliardi di euro.
  3. 5)  Grazie alla significativa evoluzione della raccolta indiretta, le commissioni salgono del 2% rispetto ai 9M2015, a 989 milioni. Nel 3trim2016 le commissioni segnano +7% rispetto al 3trim2015, attestandosi a 321 milioni.
  4. 6)  Prosegue il controllo degli oneri operativi, pari a 1.553 milioni nei 9 mesi, cresciuti di soli 11 milioni (+0,7%) a/a, riuscendo ad assorbire pressoché tutto l’aggravio di 58,4 milioni dovuto ai contributi ordinari al Fondo di Risoluzione e al Deposit Guarantee

    2 Scheme, non presenti nel 2015 nella stessa voce .

    Scende il costo del personale dell’1,9% a/a e dell’1,4% rispetto al 2trim2016.

    • –  Nonostante la quasi assenza di cessioni , a fine settembre 2016 lo stock di crediti deteriorati lordi totali si riduce ulteriormente a 13.231 milioni (-1,5% vs dicembre 2015), contribuendo, assieme alle maggiori rettifiche, alla riduzione dello stock totale di crediti deteriorati netti a 8.333 milioni (-14% vs dicembre 2015)
    • –  Si riduce ulteriormente la formazione di nuovi crediti deteriorati: i flussi da crediti in bonis a deteriorati risultano in contrazione del 51% rispetto ai primi 9M2015. Rispetto al picco storico dei primi nove mesi del 2013, i flussi da bonis a deteriorati risultano ridotti del 70% circa.

7) Prosegue il miglioramento fisiologico della qualità del credito 3

– Si alzano ulteriormente le coperture dei crediti deteriorati totali, che raggiungono, 4

inclusi gli stralci , il 45,1% (44,3% a giugno 2016 e 37,2% a dicembre 2015) mentre le sofferenze risultano coperte al 58,55% (58,25% a giugno 2016 e 52,25% a dicembre 2015).

8) Si mantiene elevato il flusso di depositi a vista (lo stock ammonta a settembre 2016 a 50,3 miliardi rispetto ai 49,1 di giugno 2016 e ai 47,7 del dicembre 2015)

***

9M2016 vs 9M2015:

  • Margine d’interesse in diminuzione del 9% a 1.133,1 milioni per effetto della riduzione e

    ricomposizione del portafoglio titoli, della significativa riduzione delle inadempienze probabili (-34,9 milioni di euro di interessi attivi a/a) e per l’ulteriore discesa dei tassi di mercato. Non include i benefici del TLTRO2.

  • Commissioni nette a 988,8 milioni (+2%)
  • Risultato della finanza a 106,3 milioni (138,9 nei 9M2015)
  • Spese del personale a 953,8 milioni (-2% circa)

• Oneri operativi complessivi a 1.553,2 milioni (inclusi 58,4 milioni di contributi ordinari 5

annuialFondodiRisoluzioneealDepositGuaranteeScheme,nonpresentinel2015 sulla

stessa linea) in leggero incremento dello 0,7% rispetto ai 9M2015
• Costo del credito, al netto degli effetti del Piano Industriale6, a 522,9 milioni rispetto ai

557,6 del 2015

3

4
Gli stralci ammontano circa a 2 miliardi

5
Vedasi nota 2

Le cessioni sono state di circa 25 milioni di euro nei primi 9 mesi 2016

2

• Rettifiche di valore per deterioramento di altre attività per 50,9 milioni (6,4 milioni nel 2015) essenzialmente “una tantum” e riferite al sostanziale azzeramento del rischio di credito residuo legato a strumenti finanziari rivenienti da una posizione di credito deteriorato, contabilizzati nel 2trim2016

3trim2016 vs 2trim2016:

  • Il Margine d’interesse a 368 milioni, -2,8% rispetto ai 378 del 2trim2016, non include i benefici del TLTRO2, stimabili in 10 milioni di euro.
  • Commissioni nette a 321 milioni, in flessione stagionale rispetto ai 330,3 milioni del 2trim2016 ma in crescita del 7% rispetto all’analogo trimestre del 2015
  • Risultato della finanza a 24 milioni (67 milioni nel 2trim2016)
  • Spese del personale a 315 milioni, -1,4% rispetto ai 319,3 milioni nel 2trim2016
  • Oneri operativi complessivi a 515 milioni, sostanzialmente in linea con i 511 milioni del

    2trim 2016 nonostante l’inclusione di 26,4 milioni di contributo ordinario al Deposit

    Guarantee Scheme, non presenti nel 2trim2016

  • Costo del credito a 167 milioni, in flessione rispetto ai 200,1 milioni, al netto degli effetti 6

    ***

    Bergamo, 10 novembre 2016 – Il Consiglio di Gestione di Unione di Banche Italiane Spa (UBI Banca) ha approvato i risultati consolidati dei primi 9 mesi del 2016, che si sono chiusi, dopo la contabilizzazione degli impatti “una tantum” relativi al nuovo Piano Industriale presentato il 27 giugno u.s. (-840 milioni), con un risultato netto di -754,5 milioni, in miglioramento rispetto al risultato di giugno 2016 (-787 milioni) grazie all’utile conseguito nel terzo trimestre dell’anno, pari a 32,5 milioni. Il risultato dei 9 mesi va a raffrontarsi con i 162 milioni conseguiti nei primi nove mesi del 2015.

    Si rammenta che gli impatti derivanti dall’attuazione del Piano Industriale, contabilizzati essenzialmente nel secondo trimestre dell’anno, ammontano complessivamente a circa -840 milioni netti e riguardano, in particolare:

    • l’incremento delle rettifiche su crediti, di cui circa 851 milioni (586 al netto di imposte e di terzi) riconducibili a rettifiche già dedotte dal patrimonio di vigilanza (la cosiddetta “shortfall”), da ricondursi anche all’obiettivo di riduzione del rapporto tra crediti deteriorati netti e patrimonio tangibile (Texas Ratio) in arco di Piano,
    • gli oneri per incentivi all’esodo per 323 milioni (207 al netto di imposte e di terzi) finalizzati alla progressiva riduzione degli organici del Gruppo,
    • l’impairment dei marchi (63 milioni, 38 al netto di imposte e terzi) e parte delle spese progettuali (12 milioni circa, 8 al netto di imposte e terzi contabilizzati nel 2° e 3° trim 2016) correlati al progetto “Banca Unica”.

      6 Tra gli elementi strategici del Piano 2019/2020 del Gruppo vi è l’obiettivo di ridurre il rapporto tra crediti deteriorati netti e patrimonio tangibile (il cd Texas ratio. Per poter conseguire tale risultato, il Gruppo ha deciso di adottare un approccio ulteriormente prudenziale nella gestione dei crediti problematici, incrementando le coperture con maggiori rettifiche, che hanno determinato un conseguente parziale riassorbimento della “shortfall” (851 milioni), già dedotta dal CET1 fully loaded, generando un beneficio stimato sul CET1 di circa 40 punti base aggiuntivi che si manifesterà progressivamente nei prossimi esercizi a partire dal 2017. L’importo relativo al costo del credito è esposto al netto di tale componente.

del Piano Industriale , contabilizzati nel 2trim2016

3

I risultati dei primi 9 mesi del 2016 rispetto ai primi 9 mesi del 2015

I primi 9 mesi dell’anno si sono chiusi con proventi operativi per 2.334 milioni, rispetto ai 2.467 milioni dei primi 9 mesi del 2015, segnati dal minor contributo del margine d’interesse e della finanza, mentre risulta in crescita l’apporto delle commissioni nette.

Nel dettaglio, il margine d’interesse, pari a 1.133 milioni, ha mostrato una flessione rispetto ai 1.246 milioni dell’analogo periodo del 2015, attribuibile in parti pressoché uguali alla riduzione del contributo del portafoglio titoli di proprietà – per il quale è in corso una manovra di riduzione e ricomposizione, come da Piano Industriale – e alla contrazione del risultato dell’intermediazione con la clientela in uno scenario di forte riduzione dei tassi di mercato (l’Euribor a 1 mese è sceso in media nei 9 mesi a -33 punti base dai precedenti -5 punti base).

Nel dettaglio, il portafoglio titoli di proprietà ha generato interessi attivi per circa 172 milioni rispetto ai precedenti 227,8 – in presenza di investimenti in titoli di debito scesi nei 12 mesi di 1,3 miliardi (-3,2 miliardi il portafoglio titoli di stato italiani). Il margine netto prodotto dall’attività di intermediazione con la clientela si è attestato a 966,8 milioni, in flessione rispetto ai precedenti 1.026,5 principalmente per effetto dell’impatto dell’evoluzione dei tassi di mercato, non controbilanciata dall’evoluzione dei volumi di impiego, stabili in termini medi, e dalla progressiva riduzione in corso del costo della raccolta.

L’andamento del margine d’interesse risente inoltre della riduzione degli interessi attivi registrati sulle attività deteriorate, in relazione alla significativa contrazione dei volumi di inadempienze probabili, pari a -34,9 milioni anno su anno.

Le commissioni nette hanno totalizzato 988,8 milioni, +2% rispetto all’analogo periodo del 2015 nonostante la minor presenza di commissioni di performance (-4,6 milioni). Le commissioni relative ai servizi di gestione, intermediazione e consulenza, che rappresentano il 56% circa dell’aggregato commissionale, si sono attestati a 555,3 milioni, in crescita del 7,1% rispetto al 2015; le commissioni correlate all’attività bancaria tradizionale ammontano a 433,5 milioni, e registrano una riduzione del 3,9% rispetto all’anno precedente.

Il risultato dell’attività finanziaria si è posizionato a 106,3 milioni (138,9 milioni di euro nei primi 9 mesi del 2015), e registra i seguenti contributi:

  • –  per 23,5 milioni dall’attività di negoziazione (57,3 milioni nei 9M2015);
  • –  per 89,1 milioni dalla cessione di asset finanziari (70,6 milioni nei 9M2015), principalmente

    riconducibili, come nel periodo precedente, alla cessione di titoli di Stato italiani; la voce comprende inoltre nel 2016 gli introiti riconducibili alle azioni Visa Europe Ltd, per un ammontare complessivo di 15,2 milioni contabilizzati nel 2trim2016;

  • –  per -7,2 milioni dalla valutazione delle attività finanziarie al fair value (+3,8 milioni nei 9M2015);
  • –  per 1 milione dalle attività di copertura (+7,3 milioni nei 9M2015).

    Dal lato dei costi, nonostante l’inclusione dei contributi ordinari al Fondo di Risoluzione (circa 32

    milioni nel 1trim2016) e al Deposit Guarantee Scheme (26,4 milioni nel 3 trim2016), non presenti 7

    7
    Vedasi nota 2

nel 2015 , gli oneri operativi dei primi 9 mesi dell’anno si sono attestati a 1.553,2 milioni di euro, con un incremento di soli 11,1 milioni rispetto al 2015.
Gli oneri operativi non includono i costi straordinari correlati al nuovo Piano Industriale, che sono stati riclassificati a voci proprie, per consentire la disamina delle tendenze operative ordinarie.

4

Nel dettaglio:
– le spese per il personale hanno registrato un’ulteriore riduzione di 18,9 milioni (-1,9%) rispetto ai

primi 9M2015, totalizzando 953,8 milioni. I risparmi derivano principalmente dalla diminuita forza lavoro media (-285 risorse nei dodici mesi), dal turnover delle risorse incentivate, nonché dai minori esborsi per prestazioni lavorative nelle varie forme previste dagli Accordi sindacali via via sottoscritti, dai congedi straordinari fino all’impatto dei nuovi part-time;

– le altre spese amministrative, pari a 493,4 milioni, includono i 58,4 milioni complessivi relativi ai contributi ordinari al Fondo di Risoluzione e al Deposit Guarantee Scheme di cui sopra, non

8
presenti nel 2015 in questa voce , e si raffrontano con i 454,6 milioni del 2015. Al netto di tali

contributi, le altre spese amministrative risultano in riduzione del 4,3% rispetto al 2015, grazie al

contenimento di pressoché tutte le componenti di costo.
– infine, le rettifiche di valore nette su attività materiali e immateriali hanno totalizzato 106

milioni, registrando una diminuzione di 8,7 milioni rispetto ai primi 9M2015 per effetto di minori ammortamenti in ambito IT e real estate, ma anche di una minor PPA allocata a seguito dell’impairment dei marchi effettuato in sede di attivazione del Piano Industriale.

Nei primi 9 mesi dell’anno sono state contabilizzate rettifiche di valore nette per deterioramento crediti per 1.373,8 milioni (557,6 nei 9M2015). Le maggiori rettifiche annunciate il 27 giugno u.s. quale premessa alle proiezioni di Piano Industriale, hanno comportato il parziale riassorbimento della cosiddetta “shortfall”, ossia della differenza tra la perdita attesa e le rettifiche di valore, già dedotta dal patrimonio di vigilanza, per circa 851 milioni. Al netto di tale importo, le rettifiche di valore del periodo ammontano a circa 522,9 milioni.

Grazie alle rettifiche di valore effettuate, la copertura complessiva dei crediti deteriorati ha segnato un incremento, attestandosi, inclusi gli stralci, al 45,1% (era il 44,3% a giugno 2016 e il 37,2% a dicembre 2015).

Infine, il conto economico dei primi 9 mesi del 2016 registra rettifiche di valore nette per deterioramento di altre attività/passività finanziarie per 50,9 milioni (6,4 nel 2015) essenzialmente riconducibili a un importo una tantum (43,4 milioni lordi) relativo al sostanziale azzeramento del rischio di credito residuo legato a strumenti finanziari rivenienti da una posizione di credito deteriorato.

***

I risultati del 3 trimestre 2016 rispetto al 2 trimestre 2016

Dopo la perdita netta pari a 829 milioni registrata nel 2trim2016 (a seguito della contabilizzazione

nel mese di giugno degli impatti derivanti dall’attuazione del Piano Industriale, descritti sopra, per

9
circa 835 milioni netti e dell’appostamento di rettifiche di valore “una tantum” su strumenti

finanziari rivenienti da una posizione di credito deteriorato per 39,4 milioni netti), il 3trim2016 si è chiuso con un utile pari a 32,5 milioni, molto vicino all’utile di 37,6 milioni conseguito nel 3trim2015, nonostante la contabilizzazione nel 2016 di un maggior importo relativo al contributo ordinario annuo al Deposit Guarantee Scheme per oltre 10 milioni netti incrementali.

8

9
Vedasi nota 1

Vedasi nota 2

5

Dal punto di vista dell’operatività ordinaria, il terzo trimestre del 2016 ha registrato i seguenti andamenti:

  • –  il margine d’interesse si è contratto del 2,8% (10,4 milioni) 3trim2016/2trim2016. La riduzione è

    ascrivibile all’ulteriore riduzione del portafoglio titoli (-1,2 miliardi trim/trim), a minori interessi contabilizzati in relazione alla riduzione delle inadempienze probabili, e all’ulteriore riduzione dei tassi di mercato (da una media Euribor a 1 mese di -35 bps nel 2trim2016, a -38 bps nel 3trim2016), che hanno influenzato gli spread clientela. Nel margine d’interesse del periodo non è stato contabilizzato il vantaggio relativo al TLTRO2 (10 milioni), che avrebbe riportato il margine trimestrale ai livelli del 2trim2016.

  • –  Le commissioni nette si sono attestate a 321 milioni, con la consueta stagionalità rispetto ai 330,3 milioni del 2trim2016, ma in crescita del 7% rispetto al dato del 3trim2015 (300 milioni).
  • –  Il risultato dell’attività finanziaria è sceso a 23,8 milioni rispetto ai 66,9 milioni del 2trim2016, principalmente a seguito di minori cessioni di titoli AFS (-53 milioni). Il 2trim2016 includeva inoltre gli introiti riconducibili alle azioni Visa Europe Ltd, per un ammontare complessivo di 15,2 milioni, non più presenti nel 3trim2016.

    Gli oneri operativi si sono complessivamente attestati a 515 milioni, sostanzialmente in linea con il dato del 2trim2016 (510,5 milioni), nonostante l’inclusione di 26,4 milioni di contributo ordinario al Deposit Guarantee Scheme.

In dettaglio, rispetto al precedente trimestre:

  • –  le spese per il personale, pari a 314,7 milioni, si presentano in discesa sia rispetto al 2trim2016

    (319,3) che all’analogo periodo del 2015 (318 milioni), sintetizzando i risparmi conseguenti all’applicazione degli Accordi sindacali tempo per tempo sottoscritti e alla dinamica delle componenti variabili delle retribuzioni (in riduzione dopo le erogazioni una tantum contabilizzate nel secondo trimestre);

  • –  le altre spese amministrative si sono attestate a 166,1 milioni, in crescita di soli 10,6 milioni rispetto al 2trim2016 nonostante l’inclusione di 26,4 milioni di contributo al DGS. Al netto di tale contributo, le altre spese amministrative avrebbero segnato infatti una contrazione di 15,8 milioni;

– le rettifiche di valore su immobilizzazioni materiali e immateriali si sono attestate a 34,3 milioni (-1,4 milioni), per effetto della minore PPA allocata, a seguito della svalutazione dei marchi effettuata tra i costi “una tantum” per l’avvio del Piano Industriale nel mese di giugno.

Nel terzo trimestre dell’anno sono state contabilizzate rettifiche di valore nette per deterioramento crediti per 167,4 milioni, ossia un costo del credito annualizzato dello 0,82%.
Si rammenta che nel 2trim2016 le rettifiche di valore su crediti si sono attestate a 1.051 milioni, includendo le maggiori rettifiche annunciate il 27 giugno u.s. quale premessa alle proiezioni di Piano Industriale, che hanno comportato il parziale riassorbimento della cosiddetta “shortfall”, ossia della differenza tra la perdita attesa e le rettifiche di valore, già dedotta dal patrimonio di vigilanza, per circa 851 milioni. Al netto di tale importo, le rettifiche di valore del 2trim2016 ammontano a circa 200 milioni.

Le rettifiche effettuate hanno comportato un ulteriore incremento della copertura complessiva dei crediti deteriorati, passata a settembre 2016, inclusi gli stralci, al 45,1% rispetto al 44,3% del giugno 2016.

Infine, come annunciato in sede di Piano Industriale, nel terzo trimestre dell’anno sono stati contabilizzati ulteriori oneri “una tantum” relativi al progetto Banca Unica, pari, al netto di imposte e terzi, a circa 4,5 milioni.

***

6

Gli aggregati patrimoniali

Al 30 settembre 2016, gli impieghi verso la clientela ammontano a 82,0 miliardi di euro, rispetto agli 83,9 miliardi di giugno 2016 (84,6 miliardi di fine dicembre 2015).
Nel dettaglio, l’aggregato sintetizza i seguenti andamenti:

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  • –  i crediti in bonis verso la clientela sono pari a 73,4 miliardi (-1,6% rispetto a giugno 2016,

    -0,3% rispetto a dicembre 2015) e riflettono la stabilità a giugno e settembre degli stock a medio- lungo termine (55,7 miliardi circa rispetto ai 54,9 del dicembre 2015) dato che le nuove erogazioni riescono ormai pienamente a compensare lo stock in run-off (-200 milioni circa ogni trimestre), mentre risultano in contrazione gli stock a breve termine settembre su giugno (-1,1 miliardi), effetto di una certa stagionalità presente nel periodo settembre/giugno tutti gli anni, ma anche del risultato della revisione, iniziata al lancio del Piano Industriale, che sta portando alla graduale eliminazioni di posizioni ad EVA negativo. Tale eliminazione ha comportato, nel 3trim2016, una riduzione di circa 0,5 miliardi di crediti a breve termine, senza impatto sul margine d’interesse, ma con vantaggi in termini di minori rwa e di accantonamenti alla riserva collettiva.

  • –  l’esposizione verso la CCG è pari a 0,2 miliardi (0,8 a giugno 2016 e 1,2 a dicembre 2015);
  • –  i crediti deteriorati netti sono ulteriormente scesi a 8,3 miliardi (-2,1% rispetto a giugno 2016,

    -14,0% rispetto a dicembre 2015).

    Per quanto riguarda la qualità del credito, lo stock di crediti deteriorati lordi si attesta a fine settembre 2016 a 13.231 milioni (in ulteriore discesa rispetto ai 13.280 milioni di giugno 2016 e ai

    11

.
I flussi da crediti in bonis a crediti deteriorati confermano una significativa contrazione,

13.434 del dicembre 2015), in sostanziale assenza di cessione di crediti

essendosi ridotti di un ulteriore 50,7% rispetto ai primi nove mesi del 2015.

I risultati di fine settembre 2016 mostrano coperture in ulteriore miglioramento. Includendo i crediti stralciati, la copertura del totale crediti deteriorati sale al 45,1% (era il 44,3% a giugno 2016 e il 37,2% a dicembre 2015).
Al netto dei crediti stralciati, la copertura del totale crediti deteriorati è pari al 37% (in aumento rispetto al 35,9% di giugno 2016 e al 27,9% di dicembre 2015).

Quale risultato della combinazione della riduzione degli stock lordi e di maggiori coperture, le consistenze di crediti deteriorati netti scendono ulteriormente a 8.333 milioni (erano 8.512 milioni a giugno 2016 e 9.689 milioni a dicembre 2015).
Nel dettaglio:

  • –  lo stock di sofferenze nette ammonta a 3.913 milioni (3.849 a giugno 2016 e 4.288 milioni a dicembre 2015).
    Includendo i crediti stralciati, la copertura delle sofferenze sale a settembre 2016 al 58,55% (era il 58,25% a giugno 2016 e il 52,25% a dicembre 2015).

    Al netto dei crediti stralciati, la copertura delle sofferenze è del 47,77% (in crescita rispetto al

    46,66% di giugno 2016 e al 38,64% di fine 2015).

  • –  la categoria delle inadempienze probabili (cd. “Unlikely to pay”) ammonta in valori netti a 4.258

    milioni di euro (4.470 a giugno 2016 e 5.147 a dicembre 2015), esprimendo una copertura del

    23,54%.

  • –  le posizioni scadute/sconfinanti nette ammontano a 162 milioni rispetto ai 194 milioni di giugno

    2016 e ai 254 del dicembre 2015, con una copertura del 4,97% .

    10
    Al netto della CCG indicata nel seguito

    11

Vedasi nota 3

7

La raccolta diretta da clientela ordinaria, pari a 69,3 miliardi a settembre 2016 (69,8 miliardi a giugno 2016, 72,5 miliardi lo scorso dicembre) risulta in riduzione essenzialmente per effetto della progressiva scadenza di obbligazioni collocate a loro tempo su reti terze (-1,3 miliardi da dicembre 2015 a settembre 2016, -0,3 miliardi da giugno a settembre 2016).

Si confermano peraltro le tendenze già rilevate sulla clientela del Gruppo:

  • –  costante incremento dei conti correnti, attestatisi a 50,3 miliardi a settembre 2016 dai 49,1 di

    giugno 2016 e dai 47,7 di dicembre 2015;

  • –  riduzione degli stock di obbligazioni collocate sulla clientela a seguito dei minori collocamenti

    previsti in sede di Piano Industriale anche in considerazione della normativa sul bail-in (-4,4

    miliardi nei nove mesi a 16 miliardi circa).
    Si rileva la favorevole evoluzione della raccolta indiretta da clientela ordinaria, che si è portata a 80,1 miliardi. Nel dettaglio il risparmio gestito in senso stretto si è attestato a 36,7 miliardi (+7,7% rispetto a dicembre 2015 e +4,2% rispetto a giugno 2016), la raccolta assicurativa a 16,1 miliardi (+11,6% rispetto a dicembre 2015 e +2,9% rispetto a giugno 2016) mentre la raccolta amministrata, pari a 27,2 miliardi, risulta in flessione del 12,1% rispetto dicembre 2015, principalmente per effetto della performance di mercato, ma stabile rispetto a giugno 2016.

    La raccolta diretta da clientela istituzionale ammonta a 15,3 miliardi a settembre 2016, in riduzione rispetto ai 17,7 miliardi di giugno 2016 (erano 19 miliardi ai fine 2015) per effetto di minori pronti contro termine con la CCG (-4 miliardi circa rispetto a dicembre 2015) mentre sono rimasti sostanzialmente invariati i volumi di Obbligazioni Bancarie Garantite (9,5 miliardi) e di EMTN (3,5 miliardi). Nel mese di ottobre sono state effettuate emissioni di OBG e EMTN complessivamente per oltre 1 miliardo.

    L’esposizione del Gruppo verso la BCE consiste in un ammontare totale di 10 miliardi di euro di TLTRO2, iscritti tra i “Debiti verso Banche” e quindi non inclusi nella raccolta diretta.

    Si riconferma la solidità della posizione di liquidità del Gruppo, con indici di liquidità (Net Stable Funding Ratio e Liquidity Coverage Ratio) ormai da anni superiori a 1, e uno stock di attività stanziabili complessivamente pari, al 30 settembre 2016, a 29,3 miliardi di euro, (di cui 16,6 disponibili), già al netto degli haircut.

    A fine settembre 2016, le attività finanziarie del Gruppo hanno una consistenza al mark to market di 18,4 miliardi di euro, di cui 15 miliardi relativi a titoli di stato italiani: quest’ultimo aggregato risulta in diminuzione rispetto al dato di giugno 2016 (16,2 miliardi), in continuità con le previsioni di Piano Industriale.

    Al 30 settembre 2016, il patrimonio netto consolidato del Gruppo UBI Banca, incluso il risultato di periodo, si attesta a 8.890 milioni di euro rispetto ai 8.842 milioni di euro di fine giugno 2016 e rispetto ai 9.982 milioni di fine dicembre 2015.

    Gli indici patrimoniali a fine settembre 2016 risultano in crescita rispetto a giugno 2016 e confermano la solidità del Gruppo UBI Banca.
    Il CET 1 ratio “phased in” al 30 settembre 2016 risulta pari al 11,68% rispetto al 11,43% di giugno 2016; il CET1 stimato a regime è pari al 11,28% rispetto al 11,02% di giugno 2016.

    Si rammenta che l’annunciato riacquisto delle minorities presenti nelle Banche Rete, principalmente mediante emissione di azioni UBI, e l’effetto della deducibilità fiscale delle maggiori rettifiche su crediti effettuate porteranno progressivamente un beneficio stimato in circa +70 punti base sul CET1 fully loaded, beneficio non incluso nel dato di settembre.

8

Il Total Capital Ratio “phased in” si attesta al 14,55% (14,47% a giugno 2016 e 13,93% al 31 dicembre 2015).
Infine, il Leverage ratio calcolato in base alle indicazioni del Regolamento Delegato UE 2015/62, ammonta “phased in” al 5,86% e “fully loaded” al 5,68%.

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Al 30 settembre 2016, le risorse umane del Gruppo UBI Banca totalizzavano 17.573 unità rispetto alle 17.716 di fine 2015. L’articolazione territoriale a fine periodo constava di 1.532 sportelli in

Italia (1.531 a giugno 2016) e 6 all’estero.

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Dichiarazione del Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari

Elisabetta Stegher, quale Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari di Unione di Banche Italiane Spa attesta, in conformità a quanto previsto dal secondo comma dell’articolo 154 bis del “Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria”, che l’informativa contabile contenuta nel presente comunicato corrisponde alle risultanze documentali, ai libri e alle scritture contabili.

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Prevedibile evoluzione della gestione ordinaria (al netto degli elementi non ricorrenti)

Complessivamente la dinamica dei proventi operativi è prevista in crescita rispetto a quella del 3° trimestre, con un miglioramento della componente core ed un minore apporto dell’attività di negoziazione e copertura.
Gli interventi attuati a partire dal 2015 consentono di confermare l’obiettivo di contenimento degli oneri operativi ricorrenti del 2016 in linea con l’anno precedente, assorbendo i maggiori costi relativi alla contribuzione ordinaria al Fondo di Risoluzione e al Fondo di Garanzia dei Depositi.

La rischiosità particolarmente contenuta del portafoglio in bonis e la prosecuzione della riduzione del flusso di nuovi crediti deteriorati, dovrebbero confermare una riduzione del costo del credito nel quarto trimestre 2016 rispetto all’equivalente periodo del 2015.

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La finanza entra in classe con Ubi banca

in Banche/Economia/Formazione/UBi by

L’Ufficio Scolastico Territoriale di Brescia e UBI Banco di Brescia – anche in considerazione delle numerose manifestazioni di interesse pervenute durante l’anno scolastico 2015-2016 – ripropongono alle scuole bresciane secondarie di secondo grado l’opportunità di fruire di interventi formativi su tematiche di carattere finanziario, realizzati al fine di favorire la comprensione dell’economia finanziaria, arricchendo i percorsi formativi già garantiti dai programmi scolastici. Le opportunità formative, prevalentemente rivolte alle classi quarte e quinte, si articoleranno in una o più lezioni svolte da funzionari della Banca e saranno focalizzati su specifiche e condivise tematiche di carattere economico-finanziario. Il credito bancario, il merito creditizio, l’assegnazione del rating nell’ambito degli accordi di Basilea, le forme tecniche di concessione del credito, il mercato degli strumenti finanziari e la tutela degli investitori sono tra i principali temi che sono stati richiesti e che potranno essere affrontati in classe; potranno altresì essere valutati approfondimenti sul regolamento degli scambi internazionali e percorsi di internazionalizzazione, con interventi formativi anche in lingua inglese. Tempi e modalità di fruizione delle lezioni potranno essere condivisi e gli argomenti potranno altresì essere declinati ad hoc, sulla base di specifiche esigenze formative. I Dirigenti scolastici degli Istituti secondari di II grado di Brescia e Provincia riceveranno idonea comunicazione dall’Ufficio Scolastico Territoriale, con indicazioni inerenti le opportunità formative offerte.

Mario Maviglia, Dirigente Reggente dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, dichiara “L’UST di Brescia, in collaborazione con UBI Banco di Brescia, offre una comprovata e significativa opportunità di conoscenza del sistema economico- finanziario e bancario agli studenti, avvicinandoli sempre più al mondo del lavoro. Grazie al sostegno di UBI Banco di Brescia, che si è dimostrata molto sensibile ai temi della formazione e dell’istruzione, la scuola può confrontarsi con il Territorio in un itinerario economico-sociale, aiutando i giovani ad acquisire strumenti di conoscenza e consapevolezza sempre più adeguati.” “Siamo particolarmente soddisfatti – dichiara Stefano V. Kuhn, Direttore Generale del Banco di Brescia – di rinnovare questa importante e fattiva collaborazione che attesta il legame privilegiato del nostro Istituto con il Territorio, ove siamo cresciuti nel tempo perseguendo uno stile ispirato a criteri di responsabilità sociale, che consideriamo un tratto identitario e distintivo del nostro Fare Banca per Bene, investendo sul futuro dei giovani, sulla loro formazione e sulle loro peculiari esigenze, in sinergia con le istituzioni deputate, nel caso specifico, a presidiare l’istruzione”. Nel quadro delle opportunità formative offerte alle scuole bresciane si segnala altresì la proposta educativa per promuovere l’utilizzo consapevole di internet e dei social network condivisa con la Polizia di Stato – Questura di Brescia, Ufficio Scolastico Territoriale e UBI Banco di Brescia sui temi specifici dell’uso sicuro della rete internet, identità virtuale, web reputation e cyber bullismo, un fenomeno purtroppo in rapida diffusione. La rapidità di crescita delle nuove tecnologie, e dei relativi giovani fruitori, ha infatti generato nuove insidie e sofferenze, che possono svilupparsi nelle cosiddette “piazze virtuali”, in assenza di quella conoscenza utile a rendere internet una grande opportunità. Opportunità che nasce dalla cultura della creazione della propria identità virtuale attraverso la costruzione della propria web- reputation.

Al riguardo la Banca si è resa altresì disponibile ad effettuare interventi formativi sul tema della sicurezza, in relazione all’evoluzione digitale in atto nei sistemi di pagamento. D’intesa con l’Ufficio Scolastico Territoriale, UBI Banco di Brescia ha altresì strutturato un’offerta dedicata alle famiglie, a sostegno della formazione dei giovani studenti: un finanziamento a tasso zero già attivo da giugno 2016 e dedicato all’acquisto di libri di testo, materiale scolastico e supporti didattici digitali (es. tablet) per gli studenti delle scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado, nonché universitari. In estrema sintesi l’offerta, che si intende valida fino al 31 dicembre 2016, prevede un importo massimo finanziabile di 2000,00 Euro, durata massima di 6 mesi e rate di rimborso mensili (tasso: zero; spese di istruttoria e incasso rata: zero). Gli interessati potranno recarsi presso una qualsiasi filiale del Banco di Brescia e di Banca di Valle Camonica per ricevere tutte le informazioni necessarie.

Bianchi (associazione azionisti): ora Ubi Banca può crescere e progredire

in Banche/Economia/Partner/UBi by

A margine dell’Assemblea di Ubi Banca di venerdì 14, Mario Bianchi, Presidente dell’associazione di azionisti Insieme per Ubi, ha espresso la propria soddisfazione per la decisione assunta di avviare concretamente il processo di rinnovamento e di modernizzazione dell’Istituto.

“Con l’approvazione della fusione delle sette banche rete in Ubi Banca – ha dichiarato Mario Bianchi in un comunicato stampa diffuso oggi – e con il superamento del modello federale, si è formalmente avviato quel processo di modernizzazione e di rinnovamento che la nostra Associazione aveva auspicato sin dalla sua costituzione esattamente quattro anni orsono. Ora Ubi Banca, con la forma giuridica di S.p.A e l’assetto di banca unica, sarà in grado di crescere nell’efficienza operativa e nella facilità di governance, con benefici effetti per l’Istituto stesso.

Con queste premesse, il piano industriale presentato da Victor Massiah potrà concretizzarsi, realizzando i suoi ambiziosi ma realistici obiettivi. Auspichiamo quindi che Ubi Banca, forte della sua tradizione di serietà e di solidità, delle sue competenze professionali e di un’operatività fortemente orientata alle attese della clientela, possa proporsi sempre più come istituto bancario aperto all’innovazione e interprete attivo delle nuove esigenze del mercato di riferimento. In questo contesto – ha concluso – la nostra Associazione di azionisti non mancherà di dare il proprio sostegno, svolgendo un ruolo attivo volto a favorire e ad accompagnare questo percorso.”

Massiah sulla semestrale: continueremo a creare valore per gli azionisti

in Banche/Bilanci/Economia/Evidenza/UBi by

Allegata alla nota di Ubi era presente una autointervista al Consigliere Delegato di UBI Banca Victor Massiah sui risultati semestrali, che pubblichiamo in forma interale.

Dott. Massiah, questa trimestrale sconta già il 95% dei costi del nuovo Piano Industriale 2019/2020. Quali sono invece le principali tendenze della gestione ordinaria del Gruppo? Quali segnali stanno dando, a livello economico, le imprese e le famiglie clienti di UBI Banca?

Innanzitutto mi faccia dire che non è solo una componete “costi” quella che è stata gestita da questa trimestrale. Abbiamo fatto una importantissima manovra di chiusura della shortfall. La shortfall era una riserva che avevamo sul patrimonio e che abbiamo utilizzato per oltre 900 milioni per potere, sostanzialmente, aumentare una serie di coperture sui crediti deteriorati. Non deve far paura questa registrazione perché, se dal punto di vista contabile appare come una perdita, dal punto di vista patrimoniale è invece un utilizzo di una riserva, tant’è che abbiamo già annunciato al mercato che proporremo al nostro Consiglio, a fine anno, un’ipotesi di dividendo pari se non addirittura migliore in confronto a quella dell’anno scorso.

Ma facciamo di più: facciamo, sostanzialmente, un’opera di ulteriore crescita della componente di asset management, coerente con quella che è l’ipotesi di piano: abbiamo conquistato quote di mercato nella componente fondi di investimento, risalendo posizioni tra le società che gestiscono il risparmio, dal punto di vista delle quote di mercato e abbiamo anche, seppur di poco, ampliato la nostra quota di mercato negli impieghi, ovviamente parlando degli impieghi “in bonis”.

Continua ad arrivare in maniera importante nuova raccolta dal mercato, ed è evidentemente un “flight to quality” in questo momento particolare, e allo stesso tempo stiamo ulteriormente aumentando lo sforzo, lo vedremo nel prossimo trimestre e nel successivo, di riduzione del costo della raccolta, attraverso l’utilizzo della forte componente di retail bond che raggiungeva circa 25 miliardi nel 2015 e che, evidentemente è un tipo di prodotto meno interessante per la clientela dopo le nuove regole sul ‘bail-in’. Questa componente verrà trasferita in depositi a termine con tassi inferiori o, come detto prima, in asset management.

Vediamo costi molto stabili e un costo del credito che a sua volta mostra un importante nuovo fenomeno: quello di una accelerazione della riduzione dei nuovi flussi da bonis a credito deteriorato. Questa componente viene ridotta del 45%, e mi sembra essere – almeno per le semestrali che abbiamo letto fino a oggi – il dato migliore del sistema, ad attestare la qualità complessiva del nostro portafoglio in bonis.

Quindi, in un contesto estremamente difficile, una semestrale molto difficile evidentemente perché opera una serie di azioni straordinarie, che sono fondamentali per la buona riuscita del nostro piano. Abbiamo deciso di farle, e di farle in un unico trimestre, ovvero questo, ma rappresentano delle pietre miliari fondamentali della costruzione del nuovo piano.

Quali attività previste nel piano industriale presentato a giugno sono già in corso di realizzazione?       

È in corso un grande sforzo di realizzazione della ‘banca unica’. I dipendenti del Gruppo UBI stanno facendo degli enormi sacrifici per rispettare i tempi – sono saltati anche diversi weekend e me ne dispiace – ma riusciremo sicuramente a rispettare i tempi anche perché l’iter autorizzativo sta seguendo una tempistica accelerata e credo che le autorità ci faranno pervenire le autorizzazioni in tempo per poter tenere le assemblee in autunno e quindi portare a termine tutto il nostro processo complessivo secondo i tempi dovuti. Come già detto, dal punto di vista della trasformazione del risparmio investito in prestiti obbligazionari della banca in risparmio gestito siamo già avanti; abbiamo visto i primi segnali importanti di nuova crescita degli impieghi. Mi sembra di poter dire che i primi passi siano i passi corretti.

Consolidamento del sistema bancario: con regolare frequenza UBI Banca è citata dai media come interessata a operazioni di aggregazione. Ci sono novità?

È sempre importante il ruolo, che ci viene dato dai media, di ‘cavaliere bianco’ di una serie di complessità che ci possono essere sul mercato. Dal nostro punto di vista noi continuiamo a cercare delle situazioni di creazione di valore da poter proporre al nostro board perché siamo, evidentemente, consapevoli che le economie di scala sono un elemento determinate per una banca in un contesto così difficile come quello attuale, con forte schiacciamento dei ricavi. Però sono e saranno sempre delle operazioni di creazione di valore per gli azionisti e per i nostri dipendenti.

Ubi, nel semestrale perdite per 787 milioni di euro

in Banche/Bilanci/Economia/UBi by

Il dato era noto dallo scorso 27 giugno, ma certo salta all’occhio più di tutti i dati di inizio comunicato stampa, in cui si parla di crescita. Ubi Banca ha inserito nel bilancio di metà anno il 95 per cento dei costi per realizzare il nuovo piano industriale con la creazione di Banca Unica, con il risultato di una perdita da 787 milioni di euro.

COMUNICATO STAMPA INTEGRALE (QUI IL PDF)

Inizia con il giusto passo l’implementazione del Piano Industriale

  • –  Crescono gli impieghi in bonis1 a 74,6 miliardi (+1,1% vs marzo 2016 e +1,3% vs dicembre 2015), nonostante la progressiva diminuzione del portafoglio in run off
  • –  Si rafforza il sostegno ai clienti privati e alle imprese del territorio:
    • –  nuove erogazioni di finanziamenti a medio/lungo termine per Euro 6,6 miliardi – di cui

      4,9 miliardi alle imprese (+12,8% rispetto al 1° semestre 2015) e 1,6 miliardi ai privati

      (+14,2% rispetto al 1° semestre 2015)

    • –  in crescita il numero dei clienti “a valore” (oltre 11.000 nuovi clienti rispetto a dicembre 2015)
  • –  Cresce la quota di mercato di impieghi al settore privato2 al 5,73% (dal 5,67% del dicembre 2015)
  • –  Significativi segni di miglioramento della qualità del credito:
    • –  Scendono gli stock di crediti deteriorati sia lordi (-1,6% vs marzo 2016 e -1,1% vs

      dicembre 2015) che netti (-1.159 mln vs marzo 2016 e -1.177 mln vs dicembre 2015),

      anche per effetto delle maggiori rettifiche previste in sede di Piano Industriale

    • –  Si riducono ulteriormente i flussi da crediti in bonis a deteriorati (-47,4% 1sem2016 vs

      1sem2015)

    • –  Rallenta la formazione delle sofferenze: si riducono del 19% nel primo semestre

      dell’anno (rispetto al primo semestre 2015) i passaggi a sofferenze da altre categorie di

      crediti deteriorati

  • –  Coperture dei crediti deteriorati totali, inclusi gli stralci3, al 44,3% (+667 punti base vs

    marzo 2016 e +711 vs dicembre 2015); sofferenze coperte al 58,25% (+584 punti base vs marzo 2016 e +600 punti base vs dicembre 2015). Il Portafoglio crediti deteriorati di UBI Banca risulta inoltre tra i più garantiti a livello di sistema

  • –  Cresce il risparmio gestito (inclusivo della raccolta assicurativa) a 50,9 miliardi (+3,7% vs marzo 2016 e +4,8% vs dicembre 2015). UBI Pramerica incrementa le quote di mercato al 6,1% a livello di società bancarie (dal 5,9% di dicembre 2015) e al 2,7% a livello di sistema (dal 2,5% di dicembre 2015) 4
  • –  Si mantiene elevato il flusso di depositi a vista (stock 49,1 miliardi rispetto ai 48,6 di marzo 2016 e ai 47,7 del dicembre 2015)

Dal punto di vista economico:

  • –  spesato nel secondo trimestre dell’anno il 95% degli impatti previsti per l’attuazione del

    Piano Industriale, come annunciato al mercato in data 27 giugno u.s., con effetto

    negativo sui risultati del periodo di circa -835 milioni netti5

  • –  al netto di tale effetto, il primo semestre del 2016 si chiude con un utile di 48,1 milioni

    (rispetto ai 124,4 milioni al 30 giugno 2015). La differenza, pari a 76,3 milioni di euro, è da attribuirsi oltre al calo del margine d’interesse, anche a rettifiche di valore “una tantum” su strumenti finanziari (-43,4 milioni netti) e a un minor risultato della finanza (circa -20 milioni netti)

  • –  Risultato contabile di periodo a -787 milioni di euro.

    1sem2016 vs 1sem2015:

  •   Margine d’interesse in diminuzione del 9,6% a 765,6 milioni sia per effetto della riduzione

    e ricomposizione del portafoglio titoli che per la compressione degli spread sugli impieghi

  •   Commissioni nette a 667,5 milioni, sostanzialmente stabili rispetto all’analogo periodo del

    2015 (669 milioni)

  •   Risultato della finanza a 82,6 milioni (111,1 nel 1sem2015)
  •   Spese del personale a 639,1 milioni (-2,4% rispetto al 1sem2015)
  •   Oneri operativi complessivi a 1.038,2 milioni (incluso il contributo ordinario annuo al

    Fondo Unico di Risoluzione per circa 32 milioni lordi, non presente nel 20156) in ulteriore

    riduzione dello 0,7% rispetto al 2015

  •   Costo del credito, al netto degli effetti del Piano Industriale7, a 355,5 milioni rispetto ai

    389,1 del 2015

  •   Rettifiche di valore per deterioramento di altre attività per 50,5 milioni (3,3 milioni nel

    2015) di cui 47,4 “una tantum” riferiti al sostanziale azzeramento del rischio di credito residuo legato a strumenti finanziari rivenienti da posizioni di credito deteriorato

    2trim2016 vs 1trim2016:

    •   Margine d’interesse a 378 milioni, -2,5% o -9,6 milioni rispetto ai 387,6 del 1trim2016

      (riduzione attribuibile per circa 5 milioni agli interessi sul Tier2 emesso a maggio 2016)

    •   Commissioni nette a 330,3 milioni, in leggera flessione rispetto ai 337,1 milioni del

      1trim2016

    •   Risultato della finanza a 66,9 milioni (15,7 milioni nel 1trim2016)
    •   Spese del personale a 319,3 milioni (319,8 nel 1trim2016)
    •   Oneri operativi complessivi a 510,5 milioni (-3,2% rispetto ai 527,6 milioni del 1trim2016)
    •   Costo del credito, al netto degli effetti del piano Industriale7, a 200,1 milioni (155,3 milioni

      nel 1trim2016)

Rettifiche di valore per deterioramento di altre attività per 50,7 milioni (+0,3 milioni nel 1trim2016) di cui 43,4 “una tantum” riferiti al sostanziale azzeramento del rischio di credito residuo legato a strumenti finanziari rivenienti da posizioni di credito deteriorato

Nessun impatto economico dal nuovo decreto sulle DTA

Indici patrimoniali

  •   A seguito della contabilizzazione degli oneri di Piano Industriale, il Common Equity Tier 1

    ratio “phased in” al 30 giugno 2016 si attesta all’11,43% e “fully loaded” all’11,02% (si rammenta che l’annunciato riacquisto delle minorities principalmente mediante emissione di azioni UBI e l’effetto della deducibilità fiscale delle maggiori rettifiche effettuate, già dedotte dal CET1, porteranno un beneficio stimato in circa +0,7 punti percentuali sul CET1 fully loaded, beneficio non incluso nel dato di giugno e che riallineerebbe il dato al livello del 31 marzo 2016)

    Il CET1 include la computazione pro-quota di un dividendo almeno pari a quello del 2015

  •   Total capital ratio “phased in” pari al 14,47% (13,87% al 31 marzo 2016)
  •   Leverage ratio “phased in” al 5,7% e “fully loaded” al 5,5%
  •   NSFR e LCR >1

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    Bergamo, 5 agosto 2016 – Il Consiglio di Gestione di Unione di Banche Italiane Spa (UBI Banca) ha approvato i risultati consolidati del primo semestre del 2016, che si è chiuso, dopo la contabilizzazione degli impatti relativi al nuovo Piano Industriale presentato il 27 giugno u.s., con un risultato netto di -787 milioni. Al netto di tali impatti, il semestre si chiude con un utile di 48,1 milioni rispetto ai 124,4 milioni del 1° semestre 2015. La differenza, pari a 76,3 milioni di euro, è da attribuirsi oltre al calo del margine d’interesse, anche a rettifiche di valore “una tantum” su strumenti finanziari (-43,4 milioni netti) e a un minor risultato della finanza (circa -20 milioni netti).

    Si rammenta che gli impatti derivanti dall’attuazione del Piano Industriale, contabilizzati nel secondo trimestre dell’anno, ammontano complessivamente a circa -835 milioni netti e riguardano, in particolare:

    •   l’incremento delle rettifiche su crediti, di cui circa 851 milioni (586 al netto di imposte e di terzi) riconducibili a rettifiche già dedotte dal patrimonio di vigilanza (la cosiddetta “shortfall”), da ricondursi anche all’obiettivo di riduzione del rapporto tra crediti deteriorati netti e patrimonio tangibile (Texas Ratio),
    •   gli oneri per incentivi all’esodo per 323 milioni (207 al netto di imposte e di terzi) finalizzati alla progressiva riduzione degli organici del Gruppo
    •   l’impairment dei marchi (63 milioni, 38 al netto di imposte e terzi) e la prima parte delle spese progettuali (5 milioni, 3 al netto di imposte e terzi) correlati al progetto “Banca Unica”8.

      I risultati del 1 semestre 2016 rispetto al 1 semestre 2015 Il primo semestre del 2016 si è chiuso con un risultato della gestione operativa pari a 550,3

      milioni rispetto ai 663,4 dell’analogo periodo del 2015; nell’ambito dell’aggregato sono scesi i proventi operativi del 7,1% a 1.588,4 milioni, segnati dal minor contributo del margine d’interesse e della finanza, in presenza di una sostanziale stabilità delle commissioni nette, mentre gli oneri operativi hanno confermato un andamento virtuoso, registrando un’ulteriore riduzione dello 0,7% a 1.038,2 milioni nonostante l’inclusione nel 2016 di 32 milioni quali contributo al Fondo Unico di Risoluzione, non presenti nel 20159.

Il margine d’interesse, pari a 765,6 milioni, ha mostrato una flessione del 9,6% rispetto al 2015, attribuibile in parti pressoché uguali alla riduzione del contributo del portafoglio titoli di proprietà – per il quale è in corso una manovra di riduzione e ricomposizione, come da Piano Industriale – e alla contrazione del risultato dell’intermediazione con la clientela in uno scenario di forte riduzione dei tassi di mercato (l’ Euribor a 1 mese è sceso in media semestrale a -31 punti base dai precedenti -2 punti base).

Nel dettaglio, il portafoglio titoli di proprietà ha generato interessi attivi per circa 118 milioni rispetto ai precedenti 158,2 – in presenza di investimenti in titoli di debito scesi nei 12 mesi di 2,2 miliardi (-4,3 miliardi il portafoglio titoli di stato italiani). Il margine netto prodotto dall’attività di intermediazione con la clientela si è attestato a 653,1 milioni, in flessione rispetto ai precedenti 695,7 principalmente per effetto della riduzione dei tassi sul portafoglio crediti a breve scadenza, solo marginalmente controbilanciato dalla dinamica riflessiva della raccolta a medio-lungo termine. In tale contesto, la forbice con la clientela si è chiusa di 15 punti base rispetto al primo semestre 2015, risentendo della più accentuata riduzione che ha caratterizzato i tassi attivi rispetto a quelli sulla raccolta.

Nella seconda parte dell’anno, in considerazione della nuova normativa sul bail-in, verrà progressivamente ridotto il collocamento di obbligazioni bancarie, che verranno sostituite con un’offerta di depositi a termine. Tale tipologia di prodotto è tutelato dallo Schema di garanzia dei Depositi e presenta un vantaggio in termine di minor costo per la Banca.

Le commissioni nette hanno totalizzato 667,5 milioni, importo sostanzialmente invariato rispetto ai 669,1 milioni del 1° semestre 2015 nonostante la minor presenza di commissioni di performance (5,4 milioni rispetto ai precedenti 11,8). Le commissioni relative ai servizi di gestione, intermediazione e consulenza, che rappresentano il 57% circa dell’aggregato commissionale, si sono attestati a 378 milioni, in crescita del 2,5% rispetto al 2015; le commissioni correlate all’attività bancaria tradizionale ammontano a 289,5 milioni, e registrano una riduzione del 3,6% rispetto all’anno precedente, essenzialmente legata ai servizi di incasso e pagamento.

Il risultato dell’attività finanziaria si è posizionato a 82,6 milioni (111,1 milioni di euro nel 1° semestre 2015), e registra i seguenti contributi:

  • –  per 5,6 milioni dall’attività di negoziazione (45,4 milioni nel 1sem2015);
  • –  per 86,5 milioni dalla cessione di asset finanziari (53,4 milioni nel 1sem2015), principalmente

    riconducibili, come nel periodo precedente, alla cessione di titoli di Stato italiani; la voce comprende inoltre gli introiti riconducibili alle azioni Visa Europe Ltd, per un ammontare complessivo di 15,2 milioni;

  • –  per -8,2 milioni dalla valutazione delle attività finanziarie al fair value (+5,5 milioni nel 1sem2015);
  • –  per -1,3 milioni dalle attività di copertura (+6,7 milioni nel 1sem2015). Dal lato dei costi, nonostante l’inclusione di 32 milioni di contributo ordinario al Fondo Unico di

    Risoluzione, non presente nel 201510, gli oneri operativi del primo semestre dell’anno si sono attestati a 1.038,2 milioni di euro, in ulteriore calo dello 0,7% rispetto ai 1.045,5 milioni dell’analogo periodo del 2015. Gli oneri operativi non includono i costi straordinari correlati al nuovo Piano Industriale, che sono stati riclassificati a voci proprie, per consentire la disamina delle tendenze operative ordinarie.

Nel dettaglio:

  • –  le spese per il personale hanno registrato un’ulteriore riduzione di 15,7 milioni (-2,4%) rispetto al

    1sem2015, totalizzando 639,1 milioni. I risparmi derivano principalmente dalla diminuita forza lavoro media (-319 risorse nei dodici mesi), nonché dai minori esborsi per prestazioni lavorative, nelle varie forme previste dagli Accordi sindacali via via sottoscritti, dal turnover delle risorse incentivate ai congedi straordinari, fino all’impatto dei nuovi part-time;

  • –  le altre spese amministrative, pari a 327,3 milioni, includono i 32 milioni di contributo ordinario al Fondo Unico di Risoluzione di cui sopra, non presente nel 201511, e si raffrontano con i 313 milioni del 2015. Al netto del contributo al Fondo Unico di Risoluzione, le altre spese amministrative risultano in riduzione del 5,6% rispetto al 2015, grazie al contenimento di pressoché tutte le componenti di costo.

    – infine, le rettifiche di valore nette su attività materiali e immateriali hanno totalizzato 71,7 milioni, registrando anch’esse una diminuzione di 6 milioni rispetto al 1sem2015 per effetto di minori ammortamenti in ambito IT e real estate.

    Nel primo semestre dell’anno sono state contabilizzate rettifiche di valore nette per deterioramento crediti per 1.206,4 milioni (389,1 nel 1sem2015). Le maggiori rettifiche annunciate il 27 giugno u.s. quale premessa alle proiezioni di Piano Industriale, hanno comportato il parziale riassorbimento della cosiddetta “shortfall”, ossia della differenza tra la perdita attesa e le rettifiche di valore, già dedotta dal patrimonio di vigilanza, per circa 851 milioni. Al netto di tale importo, le rettifiche di valore del periodo ammontano a circa 355 milioni.

    Grazie alle rettifiche di valore effettuate, la copertura complessiva dei crediti deteriorati ha segnato un incremento di 7,11 punti percentuali rispetto a dicembre 2015, attestandosi, inclusi gli stralci, al 44,31%.

    Infine, il conto economico del semestre registra rettifiche di valore nette per deterioramento di altre attività/passività finanziarie per 50,5 milioni (3,3 nel 2015) riconducibili per 47,4 milioni (43,4 al netto di imposte e di terzi) al sostanziale azzeramento del rischio di credito residuo legato a strumenti finanziari rivenienti da posizioni di credito deteriorato.

    ** *

    I risultati del 2 trimestre 2016 rispetto al 1 trimestre 2016

    Il 2° trimestre dell’anno è stato influenzato dalla contabilizzazione degli impatti derivanti dall’attuazione del Piano Industriale, descritti sopra, per circa 835 milioni netti12 e dall’appostamento di rettifiche di valore “una tantum” su strumenti finanziari rivenienti da posizioni di credito deteriorato per 39,4 milioni netti, che hanno portato il risultato di periodo a registrare una perdita di 829 milioni.

    Dal punto di vista dell’operatività ordinaria, il secondo trimestre del 2016 ha registrato proventi operativi in crescita a 815,5 milioni dai 772,9 del primo trimestre dell’anno. La crescita di 42,5 milioni è il risultato delle seguenti tendenze:

 

  • –  il margine d’interesse si è contratto del 2,5% (9,6 milioni) 2trim2016/1trim2016. La riduzione è principalmente ascrivibile agli interessi sull’emissione Tier2 effettuata ad inizio maggio 2016 (circa 5 milioni di euro) e al minor contributo del portafoglio titoli (-1 milione circa). L’ulteriore riduzione dei tassi di mercato (da una media Euribor a 1 mese di -26 bps nel primo trimestre dell’anno, a -35 nel secondo) ha inoltre comportato una chiusura della forbice clientela di 6 punti base.
  • –  Le commissioni nette si sono attestate a 330,3 milioni, in sostanziale continuità con i 337,1 del 1trim2016. La differenza è da ricondurre alla diversa distribuzione nei due periodi delle sottoscrizioni di nuovi prodotti di risparmio gestito, fondi e sicav.
  • –  Il risultato dell’attività finanziaria è cresciuto a 66,9 milioni (15,7 nel 1trim2016), principalmente a seguito della cessione di titoli di Stato italiani (che hanno contribuito per 51,2 milioni) e dell’inclusione degli introiti riconducibili alle azioni Visa Europe Ltd, per un ammontare complessivo di 15,2 milioni.

    In relazione alla contabilizzazione nel primo trimestre di 32 milioni quale contributo ordinario stimato al Fondo Unico di Risoluzione per l’anno 2016, l’analisi congiunturale evidenzia un ridimensionamento di 17,1 milioni degli oneri operativi, che si riducono a 510,5 milioni rispetto ai 527,6 milioni dei primi tre mesi dell’anno. In dettaglio, rispetto al precedente trimestre:

  • –  le spese per il personale si presentano sostanzialmente stabili a 319,3 milioni (-0,5 milioni), sintetizzando da un lato i risparmi conseguenti all’evoluzione degli organici e delle prestazioni lavorative e dall’altro le componenti variabili delle retribuzioni (incluse le erogazioni una tantum contabilizzate nel secondo trimestre);
  • –  le altre spese amministrative scendono a 155,5 milioni (-16,3 milioni), essenzialmente poiché nel primo trimestre era stata iscritta la stima dei sopra citati contributi al Fondo Unico di Risoluzione;
  • –  le rettifiche di valore su immobilizzazioni materiali e immateriali si sono attestate a 35,7 milioni (-0,4 milioni), per effetto dei minori ammortamenti sulle proprietà immobiliari e sulle componenti IT, parzialmente compensati dai write off seguiti alle chiusure dei minisportelli avvenuti nel mese di aprile.

    Nel secondo trimestre dell’anno sono state contabilizzate rettifiche di valore nette per deterioramento crediti per 1.051 milioni (155,3 nel 1trim2016). Le maggiori rettifiche annunciate il 27 giugno u.s. quale premessa alle proiezioni di Piano Industriale, hanno comportato il parziale riassorbimento della cosiddetta “shortfall”, ossia della differenza tra la perdita attesa e le rettifiche di valore, già dedotta dal patrimonio di vigilanza, per circa 851 milioni. Al netto di tale importo, le rettifiche di valore del periodo ammontano a circa 201 milioni.

    Grazie alle rettifiche di valore effettuate, la copertura complessiva dei crediti deteriorati ha segnato un incremento di 6,67 punti percentuali rispetto a marzo 2016, attestandosi, inclusi gli stralci, al 44,31%.

    Infine, il conto economico del secondo trimestre registra rettifiche di valore nette per deterioramento di altre attività/passività finanziarie per 50,7 milioni (+0,3 nel 1trim2016) riconducibili per 43,4 milioni al sostanziale azzeramento del rischio di credito residuo legato a strumenti finanziari rivenienti da posizioni di credito deteriorato.

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Gli aggregati patrimoniali

Al 30 giugno 2016, i crediti netti verso la clientela ordinaria si attestano a 83,9 miliardi, in leggera contrazione rispetto a marzo 2016 e a dicembre 2015 per effetto del significativo decremento della componente di crediti deteriorati. Nel dettaglio, all’interno dell’aggregato:

  • –  i crediti in bonis verso la clientela13 sono ulteriormente saliti a 74,6 miliardi (+1,1% rispetto a marzo 2016 e +1,3% rispetto a dicembre 2015), compensando ampiamente il decremento del portafoglio in run off; la crescita è da attribuirsi essenzialmente alla categoria “mutui ipotecari e altri finanziamenti e medio lungo termine”;
  • –  l’esposizione verso la CCG è pari a 0,8 miliardi (0,6 a marzo 2016 e 1,2 a dicembre 2015);
  • –  i crediti deteriorati netti sono scesi a 8,5 miliardi (-12% rispetto a marzo 2016 e -12,1% rispetto a dicembre 2015) grazie alle maggiori rettifiche appostate, uno dei fattori abilitanti

    annunciati in sede di Piano Industriale.

    Per quanto riguarda in particolare la qualità del credito, lo stock di crediti deteriorati lordi scende a fine giugno 2016 a 13.280 milioni (13.496 milioni a marzo 2016 e 13.434 milioni a dicembre 2015). Il decremento osservato è dovuto totalmente alla naturale soluzione di posizioni deteriorate, in quanto non sono intervenute cessioni di crediti nel periodo.

    I flussi di crediti in bonis a crediti deteriorati confermano una significativa contrazione, essendosi ridotti del 47,4% rispetto al primo semestre del 2015. Si rammenta che tali flussi risultavano già in diminuzione 2015/2014 del 7,5%, 2014/2013 del 36,2% e 2013/2012 del 4,2%. Si notano inoltre minori flussi a sofferenze da altre categorie di credito deteriorato, in discesa del 19% circa rispetto al 1sem2015 (dopo una discesa del 24% circa nel 1sem2015 rispetto al 1sem2014).

    A fine giugno 2016, a seguito delle maggiori rettifiche appostate in linea con le previsioni del Piano Industriale, a valere sia sulle sofferenze che sulle inadempienze probabili, la copertura del totale crediti deteriorati si attesta, inclusi gli stralci, al 44,31%, con un incremento di 6,67 punti percentuali rispetto al 37,64% del marzo 2016 e di 7,11 punti percentuali rispetto al 37,2% del dicembre 201514.

    Lo stock di crediti deteriorati netti ha conseguentemente segnato, per il terzo trimestre consecutivo una diminuzione, attestandosi a 8.512 milioni di euro (era 9.671 milioni di euro a marzo 2016 e 9.689 a dicembre 2015).

    Nel dettaglio, l’ammontare delle sofferenze nette risulta in diminuzione a 3.849 milioni (4.347 milioni a marzo 2016 e 4.288 milioni a dicembre 2015), con un’incidenza sul totale crediti netti del 4,59%. La copertura delle sofferenze, inclusi i crediti stralciati, si attesta a giugno 2016 al 58,25% (rispetto al 52,41% del marzo 2016 e al 52,25% del dicembre 2015)15.

Le inadempienze probabili (cd. Unlikely to pay”) ammontano in valori netti a 4.470 milioni di euro, in contrazione rispetto ai 5.071 di marzo 2016 e ai 5.147 milioni di fine 2015 (la copertura è salita al 23,75% dal 17,02% di marzo 2016 e dal 16,71% del dicembre 2015).

Le posizioni scadute/sconfinanti nette ammontano a 194 milioni, in discesa rispetto ai 254 milioni del marzo 2016 e del dicembre 2015, e risultano coperte al 4,63%.

La raccolta diretta da clientela ordinaria, pari a 69,8 miliardi (71,1 a marzo 2016 e 72,5 lo scorso dicembre), ha risentito della riduzione dello stock di obbligazioni collocate a suo tempo dalla ex Centrobanca su reti terze, in progressiva scadenza (-1 miliardo rispetto a dicembre 2015). Risultano per contro in continua crescita i conti correnti (49,1 miliardi rispetto ai 48,6 di marzo 2016 e ai 47,7 del dicembre 2015) mentre rallenta ulteriormente, in linea con le previsioni di Piano Industriale e in considerazione della normativa sul bail-in, il collocamento di obbligazioni sulla clientela del Gruppo (stock a 17 miliardi di euro rispetto a 18,6 a marzo 2016 e a 20,2 a dicembre 2015), che verranno nella seconda parte dell’anno sostituite con un’offerta di depositi a termine.

La raccolta diretta da clientela istituzionale ammonta a 17,7 miliardi a giugno 2016, in riduzione rispetto ai 18,5 miliardi di marzo 2016 (erano 19 miliardi ai fine 2015) per effetto di un minor stock di Obbligazioni Bancarie Garantite e di minori pronti contro termine con la CCG (-1,5 miliardi circa), non compensati dall’emissione di Tier 2 per 0,75 miliardi effettuata a maggio 2016.

La raccolta indiretta ha fatto registrare forti flussi progressivi in entrata per circa 1,3 miliardi nel secondo trimestre dell’anno, in accelerazione rispetto agli 0,7 miliardi registrati nel primo trimestre dell’anno. La valorizzazione degli stock complessivi di raccolta indiretta ha risentito della volatilità di mercato, principalmente nella componente di risparmio amministrato, ed ha segnato i seguenti andamenti:

  • –  il risparmio gestito in senso stretto è salito a 35,3 miliardi (+3,5% circa rispetto ai 34,1 miliardi di marzo 2016 e dicembre 2015)
  • –  la raccolta assicurativa è salita a 15,7 miliardi (+4,3% rispetto a marzo 2016 e +8,4% rispetto a dicembre 2015)
  • –  la raccolta amministrata, che ha risentito maggiormente dell’effetto performance negativo dei mercati, stimato in circa 3 miliardi, si è attestata a 27,2 miliardi (era 31 miliardi a fine 2015).

    Si riconferma la solidità della posizione di liquidità del Gruppo, con indici (Net Stable Funding Ratio e Liquidity Coverage Ratio) ormai da anni superiori a 1, e uno stock di attività stanziabili complessivamente pari, al 30 giugno 2016, a 27 miliardi di euro (di cui 12 disponibili), già al netto degli haircut.

    L’esposizione del Gruppo verso la BCE consiste in un ammontare totale di 10 miliardi di euro di TLTRO, iscritti tra i “Debiti verso Banche” e quindi non inclusi nella raccolta diretta.

    A fine giugno 2016, le attività finanziarie nette del Gruppo hanno una consistenza al mark to market di 19,1 miliardi di euro, di cui 16,2 miliardi relativi a titoli di stato italiani: quest’ultimo aggregato risulta in ulteriore diminuzione rispetto al dato di marzo 2015 (17.7 miliardi) e del dicembre 2015 (18,3 miliardi). In valori nominali, i titoli di stato italiani ammontano a 13,6 miliardi rispetto ai 15 miliardi del marzo 2016 e ai 15,8 del dicembre 2015.

    Al 30 giugno 2016, il patrimonio netto consolidato del Gruppo UBI Banca, incluso il risultato di periodo, si attesta a 8.842,3 milioni di euro rispetto ai 9.920 milioni di fine marzo 2016.

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Infine, il Leverage ratio calcolato in base alle indicazioni del Regolamento Delegato UE 2015/62, ammonta “phased in” al 5,70% e “fully loaded” al 5,53%.

In termini di ratio patrimoniali, il CET 1 ratio “phased in” al 30 giugno 2016 si attesta all’11,43% (12,07% al 31.03.2016); il CET1 stimato a regime, a parità di condizioni, è pari all’11,02% e non include gli attesi effetti positivi dell’annunciato riacquisto delle minorities principalmente mediante emissione di azioni UBI e l’effetto della deducibilità fiscale delle maggiori rettifiche effettuate, già dedotte dal CET1, stimabili complessivamente in circa +0,7 punti percentuali.

Il Total Capital Ratio “phased in” si attesta 14,47%, in crescita rispetto al dato di marzo (13,87%) a seguito dell’emissione nel secondo trimestre 2016 di un Tier2 istituzionale per 750 milioni.

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Al 30 giugno 2016, le risorse umane del Gruppo UBI Banca totalizzavano 17.590 unità (17.716 a dicembre 2015). L’articolazione territoriale a fine periodo risulta di 1.531 sportelli in Italia e 6 all’estero (rispetto ai 1.554 sportelli in Italia e 6 all’estero del dicembre 2015).

Stress test, Ubi: elevata resistenza a scenari di crisi

in Banche/Economia by

UBI Banca ha partecipato allo stress test europeo del 2016 (“2016 EU- wide stress test”), condotto dall’Autorità Bancaria Europea (EBA) in collaborazione con la Banca Centrale Europea (BCE) e la Banca d’Italia, la Commissione Europea (CE) e il Comitato Europeo per il Rischio Sistemico (ESRB). L’esercizio ha interessato 51 banche , di cui 5 italiane, che rappresentano circa il 70% del totale degli attivi del sistema bancario europeo.
UBI Banca prende atto dei comunicati sullo stress test europeo resi noti oggi dall’EBA e riconosce pienamente i risultati dell’esercizio (http://www.eba.europa.eu/risk-analysis-and-data/eu-wide- stress-testing/2016).
Il “2016 EU-wide stress test” si propone di valutare la capacità delle banche europee di resistere a shock severi e il loro grado di adeguatezza patrimoniale a fronte di ipotetici eventi di stress in condizioni particolarmente sfavorevoli. Lo scenario avverso utilizzato nello stress test è stato definito da BCE/ESRB e copre un orizzonte temporale di tre anni (2016-2018). Lo stress test è stato condotto assumendo che lo stato patrimoniale delle banche rimanga invariato rispetto a dicembre 2015 e non considera quindi gli effetti derivanti dalle strategie aziendali e dalle iniziative gestionali future. L’esercizio non rappresenta una previsione della redditività di UBI Banca.

I risultati dello “2016 EU-wide stress test”:

Assumendo come punto di partenza il CET1 Ratio fully loaded di UBI Banca al 31 dicembre 2015, pari all’11,62%, le simulazioni di stress sui tre anni dell’esercizio (2016-2018) hanno complessivamente confermato la solidità patrimoniale del Gruppo, determinando:

  • –  nello scenario di base: un impatto di +139 punti base, con un conseguente CET1 ratio fully loaded al 31 dicembre 2018 pari al 13,01%;
  • –  nello scenario avverso: un impatto di -277 punti base, con un conseguente CET1 ratio fully loaded al 31 dicembre 2018 pari all’8,85%. Circa il 50% dell’impatto è ascrivibile alle ipotesi particolarmente severe sulla svalutazione dei titoli governativi in termini di riserva AFS, tema peraltro già indirizzato nel recente Piano Industriale 2019/2020, che prevede la riduzione e la ricomposizione del portafoglio titoli di proprietà . Per il restante, il CET1 ratio è stato impattato principalmente dalle ipotesi più restrittive in tema di DTA rispetto al precedente esercizio di stress test, dal maggior costo del funding e dall’impairment del credito. Le ipotesi di stress dei rischi di condotta e operativi, di nuova introduzione nella metodologia 2016, hanno avuto impatti del tutto trascurabili.

Assumendo come punto di partenza il CET1 Ratio phased in di UBI Banca al 31 dicembre 2015, pari al 12,08%, agli impatti di cui sopra va aggiunto l’effetto del passaggio al regime fully loaded, pari a -46 punti base.

Considerazioni conclusive

Il “2016 EU-wide stress test” non si propone di valutare l’adeguatezza patrimoniale rispetto ad una soglia minima di CET1 ratio, ma è destinato ad essere utilizzato quale base informativa fondamentale nel processo di determinazione della “SREP decision” attesa entro fine 2016.

Al termine dell’esercizio di stress, i ratio patrimoniali del Gruppo confermano la sua elevata resilienza a scenari macroeconomici particolarmente penalizzanti. I risultati comunicati sono stati sottoposti ad un accurato processo di “Quality Assurance” da parte della BCE, confermando l’estremo rigore del Gruppo nella conduzione dell’esercizio e la qualità dei processi valutativi e dei modelli previsionali in uso in UBI Banca.

 

 

Victor Massiah ha incontrato oggi gli Organi della Fondazione Crc

in Banche/Economia by

Si è concluso da poco l’incontro informale tra il Consiglio d’Amministrazione e il Consiglio Generale della Fondazione CRC e il Consigliere delegato di UBI Banca, Victor Massiah. Durante l’incontro sono state analizzate le prospettive del gruppo UBI e illustrato in anteprima agli Organi della Fondazione CRC il piano industriale recentemente approvato. “La visita alla Fondazione CRC del Consigliere delegato di UBI Banca dimostra l’attenzione del Gruppo per il nostro territorio” afferma il presidente della Fondazione CRC, Giandomenico Genta. “La stessa attenzione che ha portato alla recente sottoscrizione dell’accordo tra UBI e il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, grazie al quale il Gruppo mette a disposizione, nel triennio 2016-2018, due miliardi di euro per agevolare l’accesso al credito delle imprese che operano nel settore agricolo e agroalimentare, molto numerose nel nostro territorio”. “Torneremo con i vertici del Gruppo dopo l’estate, all’interno del road show nazionale, per presentare il piano industriale al territorio di Cuneo” dichiara Victor Massiah, Consigliere delegato di UBI Banca.

Ubi, il progetto Banca Unica vale 2.750 licenziamenti

in Banche/Economia/Lavoro by

Ben 2.750 licenziamenti (1.529 del 2015 a 1.250 nel 2019), se pur mitigati da 1.110 nuovi arrivi, e 280 sportelli chiusi. Sono questi i numeri del nuovo piano industriale di Ubi, che prevede di semplificare l’assetto del gruppo dando vita alla Banca Unica, con l’incorporazione di tutti i sette istituti controllati attraverso il concambio con proprie azioni. L’operazione dovrebbe concludersi entro la prima parte del 2017. Il venir meno dell’uso societario dei marchi, che rimarranno sulla rete, comporterà svalutazioni lorde per 60 milioni di euro.

Nel dettaglio – secondo quanto riportato dall’edizione di Brescia del Corriere della Sera – “la fusione con Banca Popolare di Bergamo e con Banco di Brescia non comporterà effetti sul capitale, perché le due società sono interamente controllate. Effetti minimi, per quanto riguarda l’emissione di nuove azioni, per la fusione con Banca Popolare di Ancona, controllata al 99,59%, con Banca Carime (99,99%) e Banca di Valle Camonica (98.70%). La gran parte delle azioni andranno in concambio agli azionisti di Banca Regionale Europea, di cui Ubi ha il 74,79%, e di Banca Popolare Commercio e Industria (83,76%). Ubi ha inoltre riacquistato le azioni privilegiate Banca Regionale Europea detenute dalla Fondazione CariCuneo, per 120 milioni di euro. A seguito della fusione la Fondazione CariCuneo avrà il 5,90% di Ubi, la Fondazione Banca del Monte Lombardia il 5,20%.

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