Massetti (Confartigianato): «Fatica il manifatturiero, aspetto allarmante da non sottovalutare»
Come stanno le MPI bresciane e lombarde a metà anno? Difficile fornire una risposta univoca poiché sono variegate le sfumature presenti nel quadro che emerge dai dati del “Sondaggio” realizzato da Confartigianato Lombardia dalla viva voce degli imprenditori, arrivati al giro di boa di questo 2024 (alla quale hanno partecipato 1.300 micro e piccole imprese artigiane associate, 251 di queste, bresciane). A rilanciare la notizia è stato Brescia news.
A ciascuna impresa è stato chiesto di indicare la dinamica – aumento, stabile, riduzione – nei primi sei mesi dell’anno in corso rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Prendendo in considerazione i soli rispondenti della nostra provincia (tabella a pag. 10 dell’Appendice statistica in allegato), il saldo, dato dalla differenza tra la quota di quante indicano un aumento e di quante una riduzione del trend escludendo chi indica stabile, risulta negativo e quindi in prevalenza in riduzione, per 5 variabili su 11: produzione (-11,1 punti percentuali), margini di profitto (-32,4 p.p.), ricerca personale (-9,7 p.p.), ordini ricevuti (-2,7 p.p.) e investimenti (-23,1 p.p.). Una situazione con dati leggermente più in negativo rispetto alla media regionale quella delle nostre Mpi.
Ma è soprattutto il Manifatturiero il settore che segnala una maggiore difficoltà con più ampia riduzione di: produzione (-23,3 p.p.), margini (-36,0 p.p.), ordini (-30,2 p.p.) e investimenti (-24,4 p.p.).
«Un aspetto piuttosto allarmante che tocca proprio l’elemento nodale e caratterizzante dell’anima della Lombardia produttiva» commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti che prosegue: «Ciascuno di questi elementi è interconnesso. Abbiamo attraversato anni di aumenti, anche repentini e vertiginosi, di materie prime, energia e costo della manodopera, aspetti che hanno portato alla riduzione della marginalità. Altro elemento centrale è la stretta monetaria che ha fatto schizzare i costi del credito e ridotto i finanziamenti concessi; ora ne scontiamo gli effetti sugli investimenti che vediamo in calo. Bisogna correre ai ripari perché chi non investe, in particolare nel processo di transizione ecologica e digitale rischia di essere tagliato fuori dal mercato. È questa la ragione per cui stiamo lavorando per abilitare i nostri imprenditori a partecipare a progetti e iniziative ambiziosi e di ampio respiro che riducano tale distanza, come – tanto per fare un esempio – la Manufacturing Innovation Alliance (M.I.A.) che mette a disposizione delle imprese i fondi del PNRR per intraprendere un’autentica transizione digitale, anche a misura di MPI».
Tornando al sondaggio, emerge inoltre che chi aveva risposto che il profitto era stato positivo a tutto il periodo post covid (2021-2023) negli ultimi sei mesi, più di due su tre imprese (69,0%) hanno indicato che è stato in riduzione per il 24,7% e stabile per il 44,3% dei rispondenti.
ASPETTATIVE – come si concluderà il 2024? Tra le MPI lombarde prevale la cautela nel fare previsioni rispetto all’andamento di produzione, margini, personale, costi e ordini nei prossimi sei mesi dell’anno (luglio-dicembre 2024). Negative le variabili di produzione, i saldi dei margini di profitto e gli ordini a causa della condizione di difficoltà in cui permane il settore Manifatturiero. È difatti quest’ultimo il comparto per cui si rilevano aspettative peggiori con diversi saldi preceduti da segno meno: produzione (-20,5 p.p.), margini di profitto (-30,1 p.p.) e ordini (-26,5 p.p.).
Se c’è un fattore che gli imprenditori, trasversalmente e a prescindere dal settore, sottolineano è quello di una diffusa fatica nel trattenere personale e attrarre nuove risorse, soprattutto qualificate. Ne risente, di conseguenza, la capacità di produrre e far fronte agli ordini che si dilazionano nel tempo. Tra le principiali cause i percorsi scolastici non adeguati a formare le competenze di cui necessitano le imprese, la concorrenza con grandi imprese che offrono da subito contratti e retribuzioni migliori, pregiudizio verso l’artigianato e la mancanza stessa di candidati.
Volgendo lo sguardo al futuro, una quota importante di MPI bresciane pari al 35,6% dei rispondenti ritiene indispensabile affacciarsi su nuovi mercati, seguito da chi ritiene importante migliorare gli aspetti legati alla comunicazione (35%), sia in ottica di posizionamento del proprio prodotto/servizio ma soprattutto per incrementare l’attrattività dell’impresa agli occhi delle nuove generazioni, oltre a chi intende rafforzare la collaborazione con le scuole (23,3%).
«Dove hanno potuto, gli imprenditori hanno investito con l’obiettivo di incrementare i livelli di produttività del personale in forza – con un aumento del fatturato pro-capite – e tale visione si è rivelata soddisfacente, soprattutto laddove ci si è concentrati su Ricerca&Sviluppo e tecnologie. Elemento nodale, che la nostra rilevazione sottolinea con forza, è l’importanza delle persone che lavorano nelle MPI e con gli artigiani. Per attrarli e convincerli a rimanere, soprattutto per i profili considerati chiave, gli imprenditori hanno messo in campo politiche di welfare, studiato orari più flessibili e maggiormente adatti a un miglior bilanciamento vita privata e lavorativa, nonché puntato sull’aggiornamento professionale attraverso corsi di formazione. Questo serve, una cultura d’impresa capace di affrontare le insidie presenti e future» conclude il presidente Massetti.