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Politica

Beretta ai parlamentari bresciani: riattivare il credito d’imposta per l’energia

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Il presidente di Confindustria Brescia, Franco Gussalli Beretta, ha inviato ieri una lettera ai parlamentari bresciani sul tema della riattivazione del credito d’imposta per l’energia nel 3° e 4° trimestre 2023.

IL TESTO DELLA LETTERA DI BERETTA

Egregi Signori Parlamentari,

la competitività delle imprese italiane si determina anche grazie ad un quadro di regole e norme di riferimento chiaro, definito e coerente con le problematiche che le stesse si trovano ad affrontare nei mercati internazionali.

Per questo oggi Vi coinvolgo, in qualità di Presidente di Confindustria Brescia, per attenzionarVi su una questione essenziale per molte industrie bresciane, che tra l’altro coinvolge l’intera economia italiana: i costi dell’energia elettrica e del gas.

Oggi meno impattanti di alcuni mesi or sono, le commodities energetiche rappresentano un elemento di indiscutibile criticità, soprattutto per quelle realtà che fanno dell’uso dell’energia elettrica e del gas un fattore vitale per i propri processi produttivi.

Questo è tanto più vero se si pone lo sguardo alla provincia di Brescia, dove un numero rilevante di imprese hanno un elevato consumo energetico (Es.: siderurgia e metallurgia, le cui aziende – per le sole aderenti a Confindustria Brescia – danno occupazione a circa 12.000 dipendenti).

Il tema necessita inoltre di particolare attenzione, dal momento che le proiezioni in nostro possesso sull’andamento tariffario delle fonti energetiche indicano un nuovo rialzo dei prezzi nel terzo e quarto trimestre dell’anno, con conseguente impatto sui bilanci delle aziende.      
Una simile dinamica avrebbe anche ricadute negative sulle filiere che più sono interconnesse con il mondo siderurgico e metallurgico, in generale tutto il mondo della metalmeccanica ed anche quello delle costruzioni, con conseguenti tensioni e rischi occupazionali.

È pertanto fondamentale garantire misure di supporto alle aziende che permettano loro di sostenere i costi energetici e preservare la loro competitività sul mercato nazionale ed internazionale, in affiancamento al necessario processo di transizione che l’intero sistema italiano deve compiere per rendersi sempre più sostenibile.

Sconcerta pertanto che siano rimasti inascoltati gli appelli dell’intero Sistema Confindustria al Governo sulla richiesta di rinnovo dei crediti di imposta per energia elettrica e gas relati al terzo e quarto trimestre 2023, non inserendoli nel DL aiuti del 28 giugno scorso.

Il tax credit, infatti, è stato di fondamentale importanza, sia nell’anno 2022 sia per il primo semestre 2023, avendo consentito di mitigare i maggiori oneri sostenuti dalle imprese e di garantire una parziale compensazione del crescente costo dell’energia e del gas.

Tale misura è ancor oggi essenziale, contando il gap concorrenziale che va aumentando con Paesi come Francia e Germania, Paesi che, in maniera lungimirante, hanno varato politiche energetiche direttamente a supporto e sostegno delle proprie imprese.

Al proposito, ricordo che le industrie francesi possono contare su prezzi dell’energia elettrica di 42,6 €/MWh e quelle tedesche di 60 €/MWh, contro un prezzo che oggi in Italia supera di poco i 100 €/MWh.

In tal senso, è necessario un intervento per consentire di riattivare la misura del credito d’imposta; intervento, peraltro, che in base alle stime di Confindustria è finanziariamente sostenibile, potendo utilizzare risorse accantonate e non spese, stante il calo dei prezzi, del credito di imposta relative al I e II trimestre 2023, che quotano indicativamente 4,9 miliardi di euro.

Risulta inoltre dalla relazione dell’Ufficio parlamentare di bilancio ulteriori avanzi di bilancio sul credito imposta.

L’auspicio, pertanto, è che questa misura sia prevista sia per il terzo trimestre 2023 che per il quarto.

La mancata proroga del bonus, infatti, rappresenterebbe una seria minaccia per la produttività e la competitività delle nostre aziende, mettendo a repentaglio l’intero tessuto industriale del Paese.

Faccio quindi appello alla Vostra sensibilità ed al Vostro impegno, indipendentemente dagli schieramenti partitici di riferimento, per portare tale istanza nelle opportune sedi, al fine di consentire alle imprese bresciane più esposte al rischio delle “fibrillazioni energetiche” di disporre degli strumenti necessari per continuare a contribuire al progresso del nostro Paese.

Con i più cordiali saluti

                                                                              Franco Gussalli Beretta

Crisi gruppo Alco, il caso arriva in parlamento

in Alimentare/Commercio/Economia/Istituzioni/Parlamento e governo/Politica by
Alco grande distribuzione - foto dal web

Il caso del gruppo L’Alco di Rovato arriva in parlamento con un’interrogazione depositata dalla Lega di Brescia. La catena gestisce i supermercati Despar, Interspar ed Eurospar, ma è alle prese da tempo con una pesante crisi finanziaria che ha portato a chiusure temporanee.

Nei 44 punti vendita sono circa 700 le persone occupate e proprio sulla loro sorte si è concentrata l’attenzione dei deputati bresciani Eva Lorenzoni (primo firmatario), Simona Bordonali, Giuseppe Donina, Paolo Formentini, Matteo Micheli e Raffaele Volpi.

“Visto il grave clima di incertezza che interessa i lavoratori del Gruppo L’Alco – spiega Eva Lorenzoni – ho ritenuto fondamentale coinvolgere il Ministero del Lavoro con questa interrogazione, per cercare di fornire delle risposte ai numerosi dipendenti interessati. Occorre ricordare come il gruppo controlli i marchi Despar e Altasfera, per un totale di 44 punti vendita che danno lavoro a circa 700 persone. La mancanza di liquidità da parte dell’azienda, la chiusura temporanea dei punti vendita, ma soprattutto la fine della cassa integrazione Covid, scaduta al 31 marzo, destano enorme preoccupazione tra i lavoratori. Regione Lombardia è già scesa in campo nelle scorse settimane in veste di mediatore istituzionale, assieme alla Prefettura di Brescia, con l’obiettivo di assicurare il pagamento dei tre mesi di stipendi arretrati, oltre alla tredicesima di dicembre. La fase odierna è dunque molto delicata ed è la ragione per cui ho voluto presentare questa interrogazione ai due ministeri coinvolti. Riteniamo che potrebbe essere utile creare di un tavolo istituzionale, coinvolgendo Regione Lombardia, per fornire – conclude Lorenzoni – risposte ai dipendenti”.

Apindustria incontra i parlamentari della Lega: ecco le richieste

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Iniziare a normalizzare progressivamente il mercato del lavoro e sospendere l’entrata in vigore della legge sulla crisi d’impresa almeno fino alla fine del 2022. Sono due delle richieste sulle quali il Presidente di Confapi Apindustria Brescia Pierluigi Cordua, affiancato dal Vice Presidente Vicario Marco Mariotti e dal presidente di Unionalimentari Paolo Uberti, ha sollecitato ieri i tre parlamentari bresciani Simona Bordonali, Stefano Borghesi ed Eva Lorenzoni. «È necessario iniziare a sbloccare il divieto dei licenziamenti per le attività che sono già ripartite – afferma Cordua -. Il mercato del lavoro va riportato progressivamente alla normalità a piccoli passi ed è necessario avviare fin da ora un movimento di sblocco della situazione. Che non sia repentino e che sia invece graduale a seconda delle situazioni e fermo restando, ovviamente, il mantenimento della cassa Covid per le imprese che ne avessero ancora bisogno». Cordua si è detto anche molto preoccupato per l’ormai imminente entrata in vigore della legge sulle crisi d’impresa: «Una legge pensata per una situazione ante Covid e che ora non è più adeguata – sottolinea Cordua -. Il rinvio dell’entrata in vigore al prossimo 1° settembre non è sufficiente per ristabilire la situazione economica, perché il mercato e le imprese in questo momento hanno ancora bisogno di alcuni anni per assestarsi e recuperare quanto perduto. Per noi è necessario rinviare l’entrata in vigore della norma almeno fino alla fine del 2022». Tra le altre richieste non meno importanti: la necessità di prevedere dei ristori anche per il mondo industriale del settore HORECA, impossibilitato di fatto a lavorare ma senza alcuna forma di sostegno; l’azzeramento dell’IRES e dell’IRAP alle aziende che nel 2020 hanno subito un calo del fatturato superiore al 30%, in quanto è evidente che queste imprese hanno o avranno crisi di liquidità e devono quindi essere sostenute e non certo costrette ad indebitarsi per pagare tasse. Resta aperto ovviamente anche il nodo della campagna vaccinale e della necessità di coinvolgere in maniera diretta le aziende e gli imprenditori in modo che diventino promotori e testimonial della campagna vaccinale anti-covid anche attraverso il coinvolgimento dei medici del lavoro. «È una campagna che stiamo sostenendo da settimane – ricorda Cordua -, rispetto alla quale i consensi sono stati tanti. Ora è arrivato il momento di dare attuazione a questa proposta perché il Paese, non certo solo le imprese, ha bisogno che venga impiegata ogni risorsa possibile per fare in modo che la campagna vaccinale abbia successo e venga attuata in tempi rapidi. Solo in questo modo ci potrà infatti essere una ripresa dell’economia». 

La Lega di governo incontra Aib, Borghesi: accettiamo le critiche

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Il parlamentare leghista Stefano Borghesi

E’ terminato il primo incontro tra AIB e la Lega dopo le critiche all’Esecutivo mosse durante l’assemblea dei confindustriali bresciani dello scorso 13 novembre. A parlare è il senatore Stefano Borghesi, che ha incontrato il Presidente Pasini e alcuni rappresentanti dell’associazione.

“Sono soddisfatto di questo primo incontro – afferma Borghesi – ne abbiamo già programmato un secondo dopo le festività natalizie al quale parteciperanno anche tutti gli onorevoli che oggi sono impegnati alla Camera per il decreto sicurezza e abbiamo concordato nel rendere periodici questi appuntamenti. Un chiarimento dopo l’assemblea di AIB era doveroso e c’è stato dopo un confronto schietto. Accettiamo le critiche a patto che siano costruttive e in buona fede. Mi fa piacere che il presidente Pasini abbia riconosciuto nella Lega un interlocutore serio con cui dialogare e abbia capito che anche se nel Governo esistono sensibilità diverse la Lega è favorevole alla realizzazione di nuove infrastrutture e ritiene fondamentale il ruolo che le nostre imprese hanno nel tessuto socio economico del nostro paese. L’introduzione di una  misura come la riduzione IRES dal 24% al 15% ne è la dimostrazione“.

“Detto questo – conclude Borghesi – condivido le preoccupazioni per il delicato momento economico e per le tensioni sullo spread che rischiano di provocare danni al settore bancario e di conseguenza all’economia reale. Le imprese ci chiedono responsabilità, la Lega c’è. La stessa responsabilità sia chiaro la chiediamo anche ad AIB e l’abbiamo trovata. Il confronto ora si è aperto con schiettezza e reciproco riconoscimento dei ruoli. Tutti vogliamo il bene del territorio bresciano quindi sono convinto e fiducioso che, come per la bretella autostradale della Val Trompia, i risultati arriveranno”.

Bassa Valcamonica e Sebino fra i territori segnalati dalla Regione per le agevolazioni

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Nei giorni scorsi la giunta regionale Lombarda, in attuazione del decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 4 agosto scorso che ne ha definito i criteri di  individuazione, ha approvato l’elenco dei territori da ammettere alle
agevolazioni previste per le aree di crisi industriale non complesse.

“Applicando i parametri definiti dal Ministero – spiega il Consigliere Regionale Donatella Martinazzoli, Componente della Commissione Attività produttive e occupazione – la Giunta ha potuto selezionare nella loro interezza 4 tra i SLL (Sistemi Locali del Lavoro) identificati per Regione Lombardia; tra questi anche il SSL che ricomprende i comuni che gravitano nell’area della Bassa Valcamonica e del Sebino Bergamasco (Darfo Boario Terme, Pian Camuno, Costa Volpino, Endine Gaiano, Casazza, Rogno, Pisogne, Lovere, Sovere, Artogne, Grone, Monasterolo del Castello, Borgo di Terzo, Bossico, Castro, Fonteno, Gaverina Terme, Pianico, Ranzanico, Riva di Solto, Solto Collina, Spinone al Lago, Vigano San Martino, Angolo Terme, Gianico) le cui imprese potranno ora candidarsi al Bando MISE.

Entro giovedì 3 novembre l’elenco delle aree verrà trasmesso al ministero che, nei trenta giorni successivi, accertata la regolarità formale delle proposte formulate dalle singole Regioni, pubblicherà l’elenco nazionale dei territori candidati alle agevolazioni previste per le aree di crisi industriale non complessa e definirà i termini per la presentazione delle domande. Sono ammissibili alle agevolazioni i programmi di investimento produttivo, i programmi di investimento per la tutela ambientale e i progetti per l’innovazione dell’organizzazione individuati dalla Circolare ministeriale del 6 agosto 2015, n. 59282.

Lotteria antievasione fiscale? Beccalossi all’attacco

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“Regione Lombardia e chi si impegna ogni giorno per contrastare la ludopatia si sentono letteralmente presi in giro. Ci auguriamo che l’ipotesi illustrata dal viceministro Casero resti tale e che il Governo Renzi la smetta di utilizzare il gioco come leva per far quadrare i conti dello Stato. Non gli bastano i 9 miliardi di euro che ogni anno introita sulle tasse di slot machine, SuperEnalotto e tutti gli altri giochi proposti da bar e tabaccherie? E quale sara’ il premio della nuova lotteria renziana? Un pacchetto di gratta e vinci di ogni genere e specie?”.

Viviana Beccalossi, assessore regionale al Territorio della Lombardia, delegata dal presidente Maroni al contrasto del gioco d’azzardo patologico, commenta cosi’ la proposta del viceministro all’Economia, Luigi Casero, di creare una lotteria a premi per incentivare l’uso e la richiesta della scontrino fiscale da parte di commercianti e clienti.

“Se l’idea dovesse realmente prendere quota – conclude Viviana Beccalossi – non esiterò un attimo, con tutte le associazioni che quotidianamente in Italia si occupano di ludopatia, a scendere in piazza per dire ‘no’ all’inaccettabile spot renziano a favore dell’azzardo”.

Sivieri, Apindustria: non attendiamo oltre per le infrastrutture immateriali

in Associazioni di categoria/Economia/Infrastrutture/Politica by

Nei giorni scorsi la presenza in città del ministro Graziano Delrio e dell’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato italiane Renato Mazzoncini ha messo alcuni punti fermi sullo stato delle opere infrastrutturali che riguarderanno Brescia nei prossimi anni. Sulle loro dichiarazioni interviene Douglas Sivieri, presidente di Apindustria Brescia.

“L’alta velocità procede a passo più o meno spedito a seconda dei fondi messi a disposizione, l’autostrada della Val Trompia – progetto di cui si discute da almeno trent’anni – forse vedrà i primi cantieri il prossimo anno, l’aeroporto di Montichiari resta in attesa di decollare da qualche decennio o quanto meno di ritagliarsi uno spazio all’interno di un territorio già piuttosto intasato, per la Piccola velocità sono arrivate nuove promesse di rilancio. In attesa di vedere se il libro dei sogni (come è stato titolato a livello locale) diventerà realtà, non possiamo che esserne lieti. Di infrastrutture in grado di migliorare la mobilità di persone e merci ce n’è bisogno” è il pensiero di Sivieri.

“Nel 2016 è necessario però soffermare lo sguardo non solo sulle infrastrutture materiali (di cui c’è bisogno, lo ripeto a scanso di equivoci) ma di porre analoga se non maggiore attenzione alle infrastrutture immateriali del territorio. Non stiamo parlando di domani: già ora le infrastrutture immateriali sono fondamentali, sono per intendersi un po’ come l’acqua o l’elettricità, e sono in grado di determinare il successo o meno di un’azienda – prosegue ancora il presidente -. Come il costo dell’energia può determinare le sorti di un’azienda, allo stesso modo il gap digitale e di accesso alla rete rispetto a un concorrente è oggi vitale per la sopravvivenza e lo sviluppo di un’impresa. Negli ultimi anni molte aziende si sono perse per strada o sono in situazione di affanno, ma fortunatamente molte di più sono quelle che sono state in grado di non subire la crisi ma di attrezzarsi in modo adeguato. Tutte o quasi, e soprattutto le piccole e medie imprese, hanno bisogno di salire di un gradino o più. In che modo? Attraverso le infrastrutture immateriali, che devono essere fatte adesso, non domani. Se abbiamo aspettato 20 anni per l’autostrada della Val Trompia, con il rischio che non sia più nelle necessità di tante aziende, non possiamo aspettarne altrettanti per avere i fattori abilitanti alla crescita digitale”.

“Lo stato dell’arte oggi è però negativo – conferma Sivieri -. In provincia di Brescia, in questo momento, meno di un’abitazione su cinque ha una connessione a banda larga e la media provinciale complessiva è inferiore ai 5Mbs. Il confronto con l’Europa è però disarmante: rispetto a Brescia e all’Italia, quasi ovunque nel continente diffusione della banda larga, velocità e costi sono migliori. La produttività è anche questo. Piani e progetti per migliorare ci sono, ma la velocità di decisione e attuazione in questi casi è fondamentale perché qualsiasi progetto di innovazione, qualsiasi piano di governo Industry 4.0 non serve a nulla se la grande mole di dati che si riesce a generare, se le macchine in rete, se lo sviluppo remoto del software di gestione non hanno una robusta e affidabile capacità di accesso al mondo digitale”.

“Il mondo è più veloce, non aspetta i nostri tempi, e nemmeno quelli della nostra Pubblica Amministrazione – dice ancora il presidente di Apindustria -. Vale la pena sottolinearlo: una Pubblica Amministrazione efficiente è o sarebbe una grande, forse la principale, infrastruttura digitale del Paese. La trasformazione della Pubblica Amministrazione nel rapporto con i cittadini e le imprese deve essere attuata in profondità, snellendo le procedure, aumentando la trasparenza, implementando e velocizzando i servizi. Uno Stato amico dei cittadini e delle imprese è anche e soprattutto questo. La trasformazione della Pubblica Amministrazione non è a costo zero, l’effetto volano sarebbe straordinario. Banda larga e trasformazione dei processi di produzione non possono essere gestiti con logiche e metodi antiquati. Nei tempi attuali, per dirla tutta, non possiamo permetterci una discussione di vent’anni su un’opera. Soprattutto se per cittadini e imprese è come l’aria per respirare”.

Bus dalla città a Elnòs, è scontro tra la Loggia e Ikea

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Ikea-Elnòs ha fatto tutto da sola, trovando un accordo con il gruppo Sia-Saia. Dalla città, infatti, partiranno gratuitamente bus navetta – ogni ora nelle giornate più calde – per portare i bresciani fino al nuovo centro commerciale di Roncadelle, costato circa 200 milioni di euro. Una soluzione che aggira il no del sindaco di Brescia Emilio Del Bono. Il primo cittadino, infatti, aveva rifiutato l’offerta dei gestori di Elnòs di farsi carico delle spese di prolungamento del percorso dei bus cittadini per salvaguardare il commercio del centro storico. Ma la partita non è chiusa e la questione riapre un fronte anche in casa Pd. Ikea, infatti, è pronta a chiedere al tavolo interistituzionale (con Provincia e Comune di Roncadelle) per avere due nuove fermate dei bus urbani. E nel frattempo il sindaco di Roncadelle Damiano Spada non manca di tirare frecciatine al collega (di partito) della città, parlando di “ostruzionismo inutile” (Corsera) e chiedendogli di tornare sui propri passi. Ma la città, assediata dal maxicentro a pochi passi dai propri confini, non può che provare a resistere.

Tav, il Pd: visione unitaria tra Montichiari, Provincia e Loggia

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Tav, aeroporto e fiera, il Pd: visione unitaria tra Montichiari, Provincia e Loggia

I Circoli del Partito Democratico di Montichiari, di Ghedi e di Brescia Città, esprimono con una nota “soddisfazione per l’unità d’intenti raggiunta tra le municipalità di Brescia (espresse dall’assessore Federico Manzoni) e di Montichiari (espresse dal sindaco Fraccaro e dall’assessore Beatrice Morandi) relativamente al percorso dei Treni AV/AC che interessano i nostri Comuni, grazie anche alla proficua mediazione messa in campo dal Presidente della Provincia Pierluigi Mottinelli”.

“Ad onor del vero – si legge ancora – in seguito alle dichiarazioni del Ministro Delrio e dell’ad di RFI Mazzoncini, dobbiamo dire che c’è voluto ancora un po’ di tempo e una lunga opera di approfondimento del progetto di tracciato TAV tra i rappresentanti della politica locale, gli amministratori e i tecnici per raggiungere la posizione unitaria, che ha visto la Provincia e il Comune di Montichiari convergere sulla nuova prospettiva progettuale da sempre perseguita dal Comune di Brescia e condivisa dai nostri Circoli. Ma è proprio su questa nuova sinergia che diamo atto agli amministratori che ci rappresentano, di aver anteposto alle soluzioni tecniche studiate a Roma, un’obiettivo politico di grande valenza per l’economia del nostro territorio e cioè quello di valorizzare la città capoluogo con il passaggio della TAV in città e rilanciare infrastrutture quali l’aeroporto D’Annunzio e il Centro Fiera del Garda che, se pur insistendo sul territorio di Montichiari, sono da considerare patrimonio provinciale”.

Su questo fronte la politica negli ultimi due anni sembra aver fatto passi concreti, infatti “sia il Presidente Mottinelli, sia il sindaco Del Bono e l’assessore Manzoni si sono espressi chiaramente riguardo la valorizzazione di queste infrastrutture sostenendo l’auspicato collegamento ferroviarioBrescia-Montichiari attraverso il potenziamento e la riqualificazione della linea storica della Brescia- Parma e la realizzazione di un nuovo tratto di collegamento da Ghedi verso l’Aeroporto ed il Centro Fiera del Garda”

“Valutiamo altresì positivamente – aggiungono gli esponemti del Partito democratico – che su questa ipotesi RFI (Rete Ferroviaria Italiana) abbia avviato la pratica per valutarne la fattibilità tecnica e la sostenibilità economica. Noi siamo certi che la maggioranza dei cittadini riterrà questa soluzione migliore della precedente che, ricordiamo, prevedeva la realizzazione dello shunt, la riteniamo in grado di offrire un servizio di trasporto su rotaia a tutto il basso bresciano e alto mantovano a vantaggio della sicurezza e della salute. Siamo anche convinti che I Comuni di Montichiari e di Ghedi non possono che condividere questa soluzione che vedrebbe i loro Comuni e le loro infrastrutture (aeroporto e Centro Fiera ) collegate alla città, senza il consumo di suolo che avrebbe comportato la realizzazione dello shunt, con treni sì più veloci di qualche minuto, ma certamente a scapito del territorio e della sua economia a vocazione agricola. Ora – conclude la nota – attendiamo fiduciosi che in autunno il Ministero con il Ministro Delrio si pronunci sulla soluzione definitiva e dia poi una accelerata ai lavori per rendere fruibili i servizi”.

Fondi Pac, premi accoppiati. Fava: approccio positivo del ministero

in Agricoltura e allevamento/Economia/Evidenza/Istituzioni/Politica by

“Trovo positivo l’approccio del ministero delle Politiche agricole a un problema che solleviamo da tempo e che riguarda l’adeguatezza degli strumenti del premio accoppiato relativo al Primo pilastro della Politica agricola comune. Si tratta di leve che, per definizione, dovrebbero servire a intervenire in quei comparti che la legislazione comunitaria definisce a rischio declino”. Cosi’ afferma l’assessore all’Agricoltura Gianni Fava, condividendo buona parte delle proposte avanzate dal Mipaaf in vista dell’incontro con le Regioni.

MERCATI IN EVOLUZIONE – “E’ evidente che in questi due anni il mondo sia cambiato e che l’evoluzione dei mercati ci costringa a una revisione sostanziale delle azioni e delle strategie, volte

proprio a scongiurare fenomeni di declino – dichiara l’assessore lombardo -. Il tempo non gioca a nostro favore, in quanto si e’ arrivati alla definizione di una proposta a tre settimane dalla scadenza del termine e questo certo non aiuta. Ciononostante, condivido l’impostazione generale che ha ispirato la proposta ministeriale, pur avendo qualche riserva sulle modalita’ tecniche utilizzate”.

PREMIO PER CAPO IN CALO – Tuttavia, l’allargamento della platea dei soggetti beneficiari dei contributi, a fronte di un plafond invariato, fa notare Fava, “inevitabilmente portera’ a una forte contrazione del premio per capo allevato, che quest’anno con riferimento alle vacche da latte mediamente e’ stato di 87 euro”. “A spanne – prosegue – stimiamo che con le nuove modalita’ questo

possa attestarsi al di sotto dei 60 euro, con una differenza sostanziale proprio in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo nel comparto del latte”. Tale diminuzione non puo’ che essere compensata da altri interventi strutturali. “Per questo motivo – spiega l’assessore – ho reiterato al ministro Maurizio Martina la richiesta di ripensare la norma sui super-prelievi e di rinunciare definitivamente alla riscossione del fondo. Si tratta infatti di 70 milioni di quanto meno dubbia riscossione; se rimanessero nelle casse degli allevatori, potrebbero per molti di loro controbilanciare gli effetti di un minor introito frutto di un contributo inferiore”.

OBBLIGHI E RAPPORTI CON UE – Non ci sarebbero conseguenze alcune nei rapporti con l’Unione europea. “L’obiettivo di incasso riguardo alle sanzioni e’ stato raggiunto – sottolinea Fava – e quindi siamo gia’ nelle condizioni di poter ottemperare agli obblighi comunitari, senza dover ulteriormente gravare sulle tasche dei produttori, con un balzello iniquo che rischia di mettere in crisi molte aziende, le quali gia’ oggi non hanno bilanci propriamente floridi”. Restano in ogni caso un paio di criticita’ da valutare su altri due versanti, a giudizio dell’assessore all’Agricoltura della Lombardia. Il primo e’ relativo al contributo alle carni da macello. “Anche in questo caso servirebbe un aumento del plafond, per evitare un’eccessiva discriminazione fra comparti”, osserva.

SUINICOLTURA, SERVE CORAGGIO – L’altro aspetto e’ legato al tema dei vitelli a carne bianca. “Saluto con favore il fatto che la nostra richiesta, pendente da anni, sia stata accolta e che anche questa categoria possa essere finalmente ammessa a beneficio – afferma -. Resta pero’ l’amaro in bocca nel constatare che complessivamente il beneficio per capo ammonta solo a 6,50 euro: una cifra evidentemente non congrua nell’ottica appunto della tutela del comparto”. Resta poi per ultimo aperta la questione suinicoltura, che ancora oggi non trova spazio nella proposta presentata e per la quale credo servirebbe un po’ di coraggio.

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