Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Gennaio 2021

Revisioni auto: la spesa bresciana cala del 4% nel 2020

in Automotive/Economia by

  147,7 milioni di euro. È questa la cifra che gli automobilisti della Lombardia hanno speso nel 2020 per far revisionare le loro auto presso le officine private autorizzate. Rispetto al 2019, quando la spesa per le revisioni auto ammontava a 156,5 milioni di euro, vi è stato un calo del 5,6%. Questa importante contrazione della spesa è da attribuire essenzialmente ad una riduzione dei veicoli revisionati, che sono stati 2.208.095 contro i 2.339.517 del 2019 (-5,6%). Il calo del numero delle revisioni eseguite è dovuto alla pandemia e in particolare alle limitazioni degli spostamenti non necessari per il contenimento del virus durante il lungo periodo di lockdown generalizzato della primavera scorsa (marzo-maggio). Tali limitazioni hanno portato quindi all’impossibilità per molti automobilisti di portare i mezzi alla revisione in tempo, o comunque alla necessità di posticiparne la scadenza. I dati fin qui citati emergono da un’elaborazione dell’Osservatorio Autopromotec su informazioni del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
L’elaborazione dell’Osservatorio Autopromotec fornisce anche un prospetto sulla spesa per le revisioni auto nelle province lombarde. Ne emerge che la provincia che nel 2020 ha registrato il maggiore calo della spesa rispetto al 2019 è Lodi (-7,9%). A Lodi seguono Milano (-7,7%), Varese (-7,1%), Mantova (-5,9%), Pavia (-5,5%), Lecco (-5,3%), Sondrio (-5,2%), Cremona (-4,8%), Brescia (-4,0%), Bergamo (-4,0%), Como (-3,1%) e Monza e Brianza (-1,3%).
A livello nazionale la cifra complessiva che gli italiani hanno speso nel 2020 per far revisionare le loro auto presso le officine private autorizzata è stata di 892,7 milioni di euro. Rispetto al 2019, quando la spesa per le revisioni auto ammontava a 959,6 milioni di euro, vi è stato un calo del 7%.

Vuoi imparare le basi della difesa personale? Leggi questo articolo per conoscere le basi ed iniziare oggi stesso questo percorso.

in Economia/Salute by

La nostra società corre velocemente e ogni persona si districa sempre tra mille impegni differenti, ecco perché molto spesso si cerca di conciliare tutto nel più breve tempo possibile cercando di apprendere sempre più nozioni. Uno degli argomenti che ultimamente sta a cuore a molti è la difesa personale, sono centinaia le persone che hanno sentito l’esigenza, e sentono l’esigenza, di avvicinarsi a questo mondo per potersi sentire anche più tranquilli nella vita di ogni giorno. La difesa personale è però un cammino che si apprende nel tempo e che può essere fatto sia concentrandosi sullo sviluppo delle proprie capacità fisiche che sull’acquisto e l’utilizzo di strumentazione adeguata come lo sfollagente di Hesago tutto dipende da noi e da quello che vogliamo imparare e apprendere. Sicuramente la scelta dipende anche da quanto vogliamo sentirci sicuri, ma andiamo a scoprire come possiamo apprendere la difesa personale.

Le basi: un corso di difesa personale

Non possiamo pensare di comprare un’arma metterla in casa e sentirci al sicuro, se non sappiamo come utilizzarla o come difenderci averla non cambierà nulla e noi saremo comunque in pericolo. Ecco perché prima dell’acquisto di un’arma è consigliabile scegliere un corso di autodifesa. Ci sono in Italia tantissimi corsi di autodifesa che ti permettono di apprendere la difesa personale da attuare attraverso il combattimento e l’utilizzo del proprio corpo oppure seguire un corso che ci permette di apprendere un tipo di combattimento o l’utilizzo di un’arma a scopo personale per la propria difesa. La scelta su quale tipo di corso vogliamo seguire sta solo a noi e alle nostre capacità, sicuramente un corso di autodifesa che sia anche di combattimento con un unico mezzo del proprio corpo ci permette di apprendere tecniche che possiamo utilizzare in caso di aggressioni casalinghe ma anche in strada. Al contrario invece i corsi di autodifesa con le armi ci permettono di apprendere la difesa personale solamente in casa, dal momento che le armi che possiamo utilizzare a scopo di difesa personale devono essere tenute nel proprio domicilio e mai fatte uscire.

Come apprendere velocemente l’autodifesa?

Non c’è un modo di velocizzare un percorso di autodifesa perché ci sono numerosi fattori da apprendere ed informazioni da memorizzare. La parte pratica sarà poi quella più difficile perché si tratterà di sviluppare le competenze e la forza necessaria a difendersi. Possiamo però massimizzare i risultati dei nostri apprendimenti prestando attenzione a piccole cose, ecco quali:

  • Non saltare mai le lezioni del corso così da non risultare indietro nel percorso.
  • Prestare la massima attenzione quando si è al corso per apprendere ogni informazione che l’insegnante fornirà.
  • Lasciare pensieri e problemi a casa per concentrarsi realmente.
  • Allenati con chi è più bravo di te, potrà darti consigli utili.
  • Chiedi sempre una nuova spiegazione se non ti è chiaro ciò che ti è stato spiegato.
  • Ripassa ciò che hai appreso a casa.

Quali sono gli strumenti che possono essere detenuti?

Non tutte le armi sono da considerare a scopo di difesa personale, ce ne sono solo alcune e tra queste rientrano: le armi da fuoco, i taser, coltelli, pugnali, bastone telescopico, manganelli e armi bianche in genere. Per i bastoni telescopici non è necessaria alcuna autorizzazione o denuncia e sono liberamente acquistabili con lo scopo di detenerli in casa.

Associazione Artigiani: il Governo deve fare di più sull’occupazione

in Associazione Artigiani/Associazioni di categoria/Economia by

Gli sforzi del Governo nella definizione di interventi finalizzati al rilancio dell’occupazione sono stati minimi – afferma Bortolo Agliardi Presidente di Associazione Artigiani – e delude le aspettative di imprese e lavoratori che speravano in provvedimenti nuovi e lungimiranti.

Il Governo si è limitato ad operare un “copia incolla” di disposizioni già in vigore dal 2017 e che non si erano dimostrate né adeguate alle esigenze delle imprese né facilmente fruibili, sia per loro natura sia per la complessità ed i limiti imposti dalle circolari operative Inps ai fini della loro applicazione.

Lo sgravio contributivo centrale della nuova Legge di Bilancio, riguarda l’assunzione a tempo indeterminato (o trasformazione a tempo indeterminato di precedente contratto a termine) dei giovani “under 36”, ossia di età fino a 35 anni e 364 giorni all’atto dell’instaurazione effettiva del rapporto.

Tale incentivo non è per nulla nuovo ma risale alla Legge 205/2017. La Legge di Bilancio 2021 (n. 178/2020) ne ha mantenuto l’impianto normativo limitandosi ad aumentare l’importo massimo del beneficio da € 3.000 ad € 6.000 annui. Questo strumento, dal 2017 ad oggi ha avuto scarsissima applicazione per tre ragioni principali: 1) non trova applicazione al contratto di apprendistato (principale forma di inserimento dei giovani nel mercato del lavoro); 2) il giovane “under 36” non deve mai essere stato titolare (nel corso della sua intera vita lavorativa) di un contratto di lavoro a tempo indeterminato presso lo stesso o altro datore di lavoro; circostanza quest’ultima rarissima da trovare sia perché un trentacinquenne non è propriamente un neo-diplomato, sia perché sono esclusi di fatto dall’agevolazione tutti i lavoratori che sono stati assunti in passato a tempo indeterminato ma per breve periodo (ad esempio perché non hanno superato la prova); 3) per l’impresa è assai difficoltoso verificare l’esistenza del suddetto requisito (assenza di pregressi rapporti di lavoro a tempo indeterminato), non potendosi “fidare” di una dichiarazione resa dal lavoratore che non la tutelerebbe in caso di contenzioso con gli organi ispettivi. Vero è che esiste una utility, resa disponibile sul portale Inps, ma che, per stessa precisazione dell’Istituto, non ha valore certificativo. E ciò significa che in caso di contenzioso e successivo recupero del beneficio contributivo, tale documento non ha alcun valore (dunque è inutile).

Altra agevolazione contributiva ripresa dalla Legge 178/2020 è quella contemplata dalla L. 92/2012 in tema di assunzione di donne, le quali devono essere disoccupate da almeno 24 mesi alla data di assunzione incentivata. Nessun beneficio è stato stanziato, ad esempio, per l’assunzione di lavoratori licenziati a causa di riorganizzazioni aziendali, taglio del personale, conseguenza della pandemia mondiale. Inoltre, nessuna previsione è stata ideata per abbattere il costo del lavoro per i c.d. “esuberi”, ovvero lavoratori che l’impresa ha in programma di licenziare non appena verrà meno il divieto (ad oggi 31 marzo 2021), ma che potrebbe decidere di provare a mantenere in servizio a fronte di un aiuto da parte del Legislatore.

La scelta di prorogare il divieto di licenziamento da oltre un anno, oltre alla pubblicità e promessa di sgravi contributivi per favorire l’occupazione, restano buone intenzioni o propaganda politica ben lontane dalle esigenze concrete di imprese e lavoratori.

E in questo quadro per niente confortante, termina Bortolo Agliardi, ci apprestiamo ad affrontare una primavera che, fra le molte incognite, avrà anche quella della perdita di posti di lavoro con le prevedibili difficoltà per molte famiglie e conseguenti tensioni sociali.   

Confartigianato, Sarnico è presidente nazionale del settore Legno e Arredo

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia by

Giovanni Battista Sarnico, 49 anni, socio della “Sarnico Falegnameria di Sarnico Vincenzo Sas” di Ospitaletto e sindaco del medesimo Comune, è stato eletto Presidente della Federazione Legno Arredo di Confartigianato Imprese. In Confartigianato, gli imprenditori artigiani del legno-arredo sono organizzati in tre associazioni di mestiere: Arredo, Legno e Tappezzeria. Sarnico, dopo essere stato confermato presidente nazionale della categoria di Confartigianato Legno nell’ottobre scorso è ora alla guida per il prossimo quadrienno della federazione che riunisce i tre gruppi di mestieri. «Una filiera ad alta vocazione artigiana che andrà valorizzata a partire dai territori e trovare, anche grazie alla rete e alla condivisione, una modalità allargata per creare opportunità e sinergie per l’intero “comparto casa”. Investimenti in innovazione, formazione, semplificazione dei procedimenti per gli interventi di ristrutturazione edilizia e riaqualificazione energetica che interessano gli operatori, gli obiettivi di questo mandato» ha dichiarato Sarnico.Il totale delle imprese operanti in questi settori sono a livello nazionale 67.690 di cui 44.779 artigiane, oltre 1.000 le artigiane nella sola provincia di Brescia. L’augurio di buon lavoro è arrivato dal presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia e Vice nazionale vicario Eugenio Massetti: «Nel 2019 il nostro Paese ha esportato legno e mobili per un valore di 11,8 miliardi di euro risultando il terzo paese nell’Unione Europea dopo la Germania e la Polonia e, nonostante le perdite dovute al Covid-19 dello scorso anno, saprà rilanciare il “Made in Italy” della filiera casa che insieme al cibo e alla moda è da sempre protagonista della nostra manifattura sui mercati internazionali». Il consiglio direttivo è formato, oltre che dal presidente Sarnico (presidente categoria Legno), da Mauro Damiani, titolare della Indaf di Udine e presidente della categoria Arredo e dal bergamasco Emanuele Zinesi, titolare della Zinesi Design per la categoria Tappezzieri.

Zona rossa, Confartigianato: ristori per le aziende ingiustamente penalizzate

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Salute by

Brescia – In merito alla collocazione errata in zona rossa della Lombardia interviene in qualità di Presidente di Confartigianato Lombardia Eugenio Massetti: «Avevano già chiarito, con una trasparente presa di posizione sabato scorso, come Confartigianato Lombardia creda che sia una assoluta priorità tutelare la salute delle persone garantendo loro anche un sistema socio-sanitario capace di rispondere, sempre, alle esigenze emergenziali. Ma avevano anche detto che era fondamentale per tutte le attività produttive e di servizio che le regole applicate fossero trasparenti e comprensibili a tutti. Era chiaro anche ai poco esperti  – e i fatti ci hanno dato ragione – fin da una settimana fa, che fossero state utilizzate formule di calcolo e dati incoerenti con la realtà e per nulla tempestivi, che avevano costretto la Lombardia in una zona rossa che non pareva del tutto giustificata. Gli imprenditori lombardi già si chiedevano perché in una Regione dove i nuovi casi avevano un’incidenza minore alla media nazionale e molto minore che in regioni limitrofe e dove il Sistema sanitario non sembrava essere in preoccupante e irrimediabile affanno, venisse adottato un provvedimento così “draconiano”. Dopo la conferma dei gravi errori che hanno bloccato la Regione Lombardia, locomotiva d’Italia, nella zona rossa, inutilmente e in modo discriminatorio rispetto ad altri territori, Confartigianato Lombardia non può che chiedere due cose molto semplici:

1. che sia fatta chiarezza sulle responsabilità vere di questi errori e se ne traggano le dovute conseguenze nel rispetto dei sacrifici fatti da tutti i cittadini;

2. che si provveda urgentemente a ristorare le attività economiche che sono state inutilmente penalizzate, senza che questo avesse effetti reali sul contenimento dell’epidemia. Lo chiediamo ancora una volta in pieno spirito collaborativo verso le Istituzioni e senza scivolamenti verso facili strumentalizzazioni, ma nella convinzione che siano entrambe priorità irrinunciabili la protezione della vita di tutti (a partire dai più fragili) e il mantenimento dell’efficienza del tessuto produttivo, che peraltro contribuisce a tenere in piedi anche i servizi essenziali come la sanità ed il sistema pubblico di Welfare. Abbiamo sempre creduto che il rigore debba essere massimo, come massima deve però anche essere la serietà. Ci attendiamo dunque, risposte rapide e soddisfacenti».

Fondo Nuove Competenze: siglato l’accordo tra Confindustria Brescia e sindacati

in Aib/Associazioni di categoria/Cgil/Cisl/Economia/Sindacati/Uil by
  • L’intesa consente di accompagnare le imprese nel processo di adeguamento ai nuovi modelli organizzativi e produttivi, offrendo ai lavoratori l’opportunità di acquisire nuove e maggiori competenze professionali.

Confindustria Brescia e Cgil, Cisl e Uil provinciali hanno sottoscritto mercoledì l’accordo territoriale per facilitare l’accesso al Fondo Nuove Competenze introdotto dal Decreto Rilancio.

L’intesa consente di accompagnare le imprese nel processo di adeguamento ai nuovi modelli organizzativi e produttivi, offrendo ai lavoratori l’opportunità di acquisire nuove e maggiori competenze professionali.

Per rilanciare l’economia e sostenere le imprese nei processi di innovazione e sviluppo è, infatti, necessario investire sulla formazione continua, leva per accelerare i processi di modernizzazione, favorire la competitività del sistema produttivo e l’occupabilità dei lavoratori.

Le imprese del territorio potranno sottoscrivere, una volta intervenuta l’attesa proroga per il 2021, gli accordi necessari per destinare parte dell’orario di lavoro, fino a un massimo di 250 ore per dipendente, ad azioni di formazione, beneficiando così anche dei contributi previsti pari al costo lordo delle ore di lavoro destinate alla formazione. I lavoratori che parteciperanno a tali percorsi formativi non avranno nessuna conseguenza sulla retribuzione spettante, diretta e indiretta, né sugli aspetti contributivi e previdenziali.

Sul piano operativo è stato convenuto che la condivisione degli accordi, per le aziende prive di rappresentanza sindacale interna, avverrà nell’ambito della Commissione per la formazione di Confindustria Brescia e Cgil, Cisl, Uil provinciali, già attiva per la formazione finanziata da Fondimpresa.

In merito, Confindustria Brescia e Cgil, Cisl e Uil provinciali hanno espresso “soddisfazione per l’intesa raggiunta, che conferma l’impegno strategico delle parti sociali sul nostro territorio per la promozione e realizzazione di azioni formative di qualità. Si rinnova la possibilità di contribuire concretamente alla diffusione della formazione continua all’interno delle aziende, con l’obiettivo di accompagnare la crescita e lo sviluppo di nuove figure professionali. Perché per favorire l’innovazione di processo e di prodotto nel nuovo modello dell’economia circolare oggi servono specialisti, dalla produzione alla logistica, dalla qualità alla manutenzione, che alle tradizionali riconosciute abilità manuali affianchino anche crescenti competenze tecnologiche e digitali”.

Brescia, Aib: 6.000 assunzioni in meno nell’industria

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Tra gennaio e settembre 2020, in provincia di Brescia, le assunzioni alle dipendenze nell’industria (esclusi i contratti a progetto e quelli in somministrazione) evidenziano una dinamica decisamente negativa (-26,4%) rispetto allo stesso periodo del 2019, quando i flussi in entrata già scontavano una significativa frenata sul biennio precedente, a conferma della fase di rallentamento che caratterizzava il made in BS a partire da quel periodo.

Nel complesso dei primi nove mesi a Brescia, si sono perse 5.673 assunzioni alle dipendenze rispetto allo stesso periodo del 2019, di cui 3.063 contratti a tempo indeterminato (-33,8%), 1.847 a tempo determinato (-18,1%) e 763 di apprendistato (-35,4%). Il solo terzo trimestre ha registrato un calo tendenziale di 1.631 assunzioni, di cui 888 a tempo indeterminato (-33,1%).

A evidenziarlo è il Centro Studi di Confindustria Brescia, che ha rielaborato i dati sulle Comunicazioni Obbligatorie diffusi dalla Regione Lombardia.

La dinamica complessiva dei primi nove mesi dell’anno è la conseguenza dell’emergenza economica derivante dalla diffusione del Covid-19 e delle successive misure restrittive adottate a contenimento della pandemia. In particolare, il primo trimestre 2020 (-14,6%) si mantiene sostanzialmente in linea con la fase di ridimensionamento registrata nel 2019, il secondo mostra una variazione fortemente negativa (-45,4%), la peggiore da quando è disponibile la serie storica (2010), e il terzo rileva un’ulteriore caduta, se pure di minore intensità (-23,1%).

Tra gennaio e settembre, il saldo tra avviamenti e cessazioni dal lavoro nell’industria è sostanzialmente nullo (+21 unità), contro il saldo positivo (+2.636) del 2019. Il dato non è tuttavia perfettamente confrontabile con quelli degli anni precedenti, perché condizionato dall’entrata in vigore dei provvedimenti sul blocco dei licenziamenti nel periodo di emergenza Covid-19.

La dinamica del 2020 è stata condizionata dal saldo negativo dei contratti a tempo indeterminato (-2.043 unità), compensato da quello positivo dei contratti a tempo determinato (+1.620 unità) e dell’apprendistato (+444). 

Nel terzo trimestre 2020, a livello regionale, i dati di fonte amministrativa segnalano che il calo delle assunzioni alle dipendenze è stato pari al 24,3%, con una perdita complessiva di 9.084 assunzioni rispetto allo stesso periodo del 2019. Le province più penalizzate in termini assoluti risultano Milano (-3.213 unità), Brescia (-1.631) e Bergamo (-1.152). In termini relativi hanno subìto pesanti contrazioni Lecco (-32,0%), Como (-31,2%) e Varese (-31,0%).

Nei primi nove mesi, in Lombardia si sono perse complessivamente oltre 34.000 assunzioni alle dipendenze, di cui 11.088 a Milano. Tra le altre province, tutte in negativo, oltre a quello di Brescia citato in precedenza, si segnala il calo di Bergamo (-4.303), Varese (-3.343), Monza e della Brianza (-2.614) e Como (-1.989).  

Camera di commercio, ecco i nuovi comunicati settimanali

in Associazioni di categoria/Camera di commercio by

Di seguito pubblichiamo i nuovi comunicati settimanali diffusi dalla Camera di commercio di Brescia.

5/21 – SPORTELLO BREVETTI E MARCHI – APPUNTAMENTI TRAMITE SERVIZI ON LINE

A partire da lunedì 11 gennaio 2021, è attivo lo sportello virtuale che consente di prendere appuntamenti per i depositi di domande/istanze di proprietà industriale presso lo sportello Brevetti e Marchi, mediante la piattaforma Servizi Online.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.bs.camcom.it

6/21 – SERVIZIO INFORMATIVO AGEVOLAZIONI FISCALI IN EDILIZIA

La Camera di Commercio di Brescia, nell’ambito della collaborazione con i servizi SUAP comunali, informa che il Comune di Brescia ha attivato uno Sportello Informativo Agevolazioni Fiscali in Edilizia attivo presso il settore SUE – SUAP per interventi volti al miglioramento dell’efficienza energetica e della sicurezza degli edifici. Tutte le informazione al sito del Comune di Brescia https://www.comune.brescia.it/servizi/casa/SUE/Pagine/BONUS-FACCIATE.aspx

7/21 – SIBONUS

SiBonus è la piattaforma realizzata da InfoCamere, società delle Camere di Commercio per l’innovazione digitale, che consente alle PMI e ai titolari di crediti fiscali di cederli per ricavare liquidità immediata e ai soggetti interessati all’acquisto di valutare le opportunità e completare in modo sicuro la transazione.
Tutte le informazione alla pagina di Infocamere https://sibonus.infocamere.it/

8/21 – PORTALE RIPARTIRE IMPRESA

E’ online la versione aggiornata del portale “RipartireImpresa”, la piattaforma ideata da Unioncamere, con il supporto di InfoCamere, per far conoscere agli imprenditori i provvedimenti nazionali e regionali e locali diretti a fornire benefici finanziari alle imprese, relativi a ciascun settore economico, emanati a seguito dell’emergenza Covid-19.
La piattaforma è disponibile al link: ripartireimpresa.unioncamere.it

Zona rossa, Bonometti chiede regole chiare e certezza di metodo

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Salute by

“Nella assoluta necessità di tutelare la salute dei cittadini e preservare la capacità di risposta del sistema socio-sanitario, chiediamo regole chiare e certezza di metodo, per favorire la programmazione”. A dirlo, in una nota, è il presidente di Confindustria Lombardia, il bresciano Marco Bonometti, che commenta così il ritorno della nostra Regione in zona rossa.

“La tempestività nella valutazione dei dati e la coerenza con il reale andamento epidemiologico devono essere le basi per orientare le scelte del Governo – incalza Bonometti –  E’ più che necessario che vengano applicati tutti gli indicatori finalizzati alla definizione del livello di rischio, compreso il criterio resilienza del Sistema Sanitario Regionale. Tutto ciò è fondamentale affinché gli operatori economici abbiano fiducia nelle decisioni assunte perché altrimenti si rischia di compromettere irreversibilmente la continuità della ripresa che stiamo faticosamente rincorrendo”.

Intescambio Brescia-Germania: nei primi 9 mesi del 2020 sono spariti 400 milioni di euro

in Economia/Export by
Scambi economici tra Brescia e Germania in crescita

Tra gennaio e settembre, le vendite del made in Brescia in Germania sono diminuite di circa 437 milioni rispetto allo stesso periodo del 2019: si tratta della dinamica (in termini monetari) più negativa tra tutte le province italiane. A pesare su tale evoluzione sono in particolare modo i comparti metalmeccanici, che, con un venduto pari a 1.620 milioni, valgono nel complesso il 77,1% dell’export bresciano in Germania. Per contro, il settore alimentari e bevande è stato l’unico protagonista di una crescita delle esportazioni, pari all’11,4% (+8 milioni):

A evidenziarlo è una ricerca del Centro Studi di Confindustria Brescia su dati ISTAT.

La Germania si conferma comunque il principale partner commerciale della provincia di Brescia, nonostante gli effetti della pandemia da Covid-19. I dati cumulati dei primi nove mesi del 2020 indicano che la quota di esportazioni verso la Germania vale il 19,7% delle esportazioni bresciane totali e il 31,4% di quelle verso i Paesi UE.

Un primato che resiste, nonostante il brusco ridimensionamento dei valori dovuto alla pandemia, che ha causato, nei primi nove mesi del 2020 su base annua, una contrazione delle vendite sul mercato tedesco del 17,2% e delle importazioni del 16,6%. Riguardo alle sole esportazioni, la dinamica trimestrale degli ultimi due anni mette in evidenza un andamento negativo già a partire dal secondo trimestre del 2019, in coincidenza con il rallentamento del commercio mondiale e con un indebolimento dell’economia tedesca. Il quarto trimestre 2019 segna un calo delle esportazioni bresciane verso la Germania del 10,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (tendenziale), il primo trimestre 2020 del 10,9%. È con il secondo trimestre 2020 tuttavia che si rileva la contrazione maggiore (-30,4%), seguita da un rallentamento nella caduta nel periodo estivo (-9,8%).

Tra le province italiane, Brescia è al secondo posto, dopo Milano, per valore delle esportazioni verso la Germania: 2.101 milioni nel periodo gennaio-settembre 2020, una quota pari al 5,2% del totale nazionale. Seguono: Bergamo (1.794 milioni), Torino (1.491), Verona (1.480) e Vicenza (1.476). Risulta invece al primo posto della classifica delle province italiane per valore del saldo commerciale, pari a 1.005 milioni. Al secondo posto si colloca Chieti (809 milioni), seguita da Treviso (778), Reggio Emilia (621) e Cuneo (520).

Nel dettaglio, per quanto riguarda i settori e in particolari i già citati comparti metalmeccanici, i prodotti della metallurgia segnano un -22,2% (-158 milioni), i mezzi di trasporto un -33,0% (-103 milioni), i prodotti in alluminio un -19,6% (-67 milioni), macchinari e apparecchiature un -11,8% (-59 milioni). Al di fuori della metalmeccanica va segnalata la forte discesa sperimentata dagli articoli in gomma e materie plastiche (-27 milioni, -15,3%).

La contrazione dell’export bresciano in Germania appare coerente con la brusca frenata dell’attività produttiva nel paese: nel terzo trimestre del 2020, nonostante un recupero del 14,0% congiunturale, la produzione nell’industria in senso stretto si attesta al di sotto del 9,8% nei confronti dello stesso periodo del 2019. Va inoltre sottolineato come la crisi economica derivante dalla pandemia si sia inserita, come accennato, in un contesto già in rallentamento per la locomotiva tedesca, un movimento iniziato addirittura nel secondo semestre del 2018.

Nell’ultimo trimestre dell’anno, il manifatturiero tedesco avrebbe proseguito la risalita: l’indice PMI di Markit si è infatti attestato stabilmente in area di crescita, raggiungendo a dicembre i livelli massimi da tre anni a questa parte (58,3). Una performance che non riguarda il comparto dei servizi, che rimane invece “al palo” (47,0), a seguito delle chiusure imposte dal secondo lockdown. Vi è una diffusa preoccupazione, tuttavia, circa la recrudescenza dei contagi rilevata nelle ultime settimane in Germania: la conta dei decessi ha superato le 42 mila unità, con un trend in accelerazione. Nonostante ciò, lo stock dei positivi per ogni milione di abitanti (pari a circa 23 mila) rimane ben al di sotto di altri paesi europei come Regno Unito (46 mila), Spagna (45 mila) Francia (43 mila) e Italia (38 mila).

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