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Alimentare

L’importanza della Consulenza HACCP per un’azienda alimentare

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Introduzione

Nell’industria alimentare, la sicurezza e l’igiene non sono solo parole, ma elementi cruciali che determinano il destino di un’azienda. L’HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) rappresenta il fondamento su cui poggia la sicurezza alimentare, e ignorare le sue direttive può portare a conseguenze disastrose per l’attività ma anche per il titolare.

In questo articolo, esploreremo come il rispetto delle norme HACCP e il rispetto della sicurezza alimentare sia cruciale per evitare la chiusura dell’attività, denunce e multe, e come la consulenza da parte di esperti possa mitigare questi rischi. Questo articolo è rivolto a titolari e imprenditori di attività alimentari che hanno a cuore la loro azienda e che ne vogliono garantire il successo. Se ti rispecchi nell’ultima frase e ti stai informando in cosa consiste un servizio di consulenza HACCP non ti resta che proseguire la lettura per poi prendere la tua decisione.

Le ragioni dietro le norme HACCP

L’HACCP non è semplicemente un acronimo, ma un sistema che si basa su un approccio scientifico alla gestione dei rischi alimentari. Ignorare o sottovalutare questo sistema può comportare una serie di conseguenze che mettono in pericolo l’azienda stessa.

  1. Chiusura dell’Attività: Immagina di dover abbassare la serranda del tuo ristorante o pastificio a causa di una grave contaminazione. Questo incubo può diventare realtà se non si rispettano le direttive HACCP. Potresti ricevere un’ispezione dai NAS o dalle autorità competenti, le quali potrebbero, in casa di mancata igiene e violazione delle norme, ordinare la chiusura immediata dell’attività per proteggere la salute dei consumatori.
  2. Denunce e Multe: L’avvelenamento alimentare o le malattie causate da un cattivo trattamento dei prodotti possono portare a denunce legali da parte dei consumatori colpiti. Inoltre, le autorità hanno il potere di infliggere multe salate per la violazione delle norme HACCP. Queste spese impreviste possono mettere in ginocchio anche le aziende più grandi.

Perché un’attività alimentare dovrebbe essere affiancata da un consulente HACCP?

Per evitare le possibili conseguenze elencate qui sopra, le attività operanti in questo settore dovrebbero investire in un servizio di consulenza HACCP offerto da alcune realtà che si occupano solo di questa attività (meglio ancora se sono specifiche solo per aziende alimentari).

Un esempio nel territorio bresciano è Eko03, un’azienda composta da un team di esperti nell’ HACCP per le imprese del settore alimentare. Hanno una sede sia a Erbusco (Brescia) che a Concorezzo (Monza Brianza) e i loro clienti sono aziende del settore alimentare di tutte le tipologie: ristoranti, pastifici ma non solo, anche grandi aziende alimentari.

Gli esperti e i consulenti HACCP in questo campo sono armati di conoscenze approfondite e competenze specializzate frutto di un costante aggiornamento e formazione e che possono fare la differenza tra il successo e la rovina di attività food.

Cosa comprende una consulenza haccp?

  1. Valutazione dei Rischi: I consulenti HACCP possono condurre valutazioni primarie per approfondite i punti critici e i rischi presenti in ogni fase della produzione alimentare: produzione, trasformazione, trasporto e somministrazione. Identificare i punti in cui il rischio è più elevato consente di prendere misure preventive mirate.
  2. Analisi microbiologiche: un esperto in materia può condurre analisi sugli alimenti e sulle superfici per avere un’evidenza scientifica dell’igiene. Questo step prevede l’utilizzo di prelievi e/o tamponi che verranno poi analizzati in laboratorio.
  3. Piani di Controllo: Sulla base delle valutazioni, i consulenti HACCP sviluppano piani di controllo dettagliati. Questi piani includono misure specifiche da adottare per evitare o ridurre al minimo i rischi e monitorare i cosiddetti CCP o punti critici di controllo. La documentazione accurata di tali piani può essere molto utile perché dimostra l’impegno dell’azienda verso la sicurezza alimentare in caso di ispezioni o denunce.
  4. Formazione del Personale: La formazione è un pilastro dell’HACCP. I consulenti possono addestrare il personale che lavora a contatto con gli alimenti su pratiche igieniche, manipolazione sicura degli alimenti e eventuale segnalazione dei problemi. Un team ben addestrato è un elemento fondamentale nella difesa contro le violazioni delle normative HACCP.

Conclusioni

In un mondo in cui la sicurezza alimentare è sotto il riflettore più che mai, l’HACCP non può essere ignorato o sottovalutato. Le aziende operanti nel settore alimentare hanno il dovere di garantire che ogni alimento sia privo di rischi per la salute dei consumatori, sempre più attenti a queste tematiche. Investire nella consulenza HACCP non è solo un modo per rispettare le norme, ma è anche un passo verso la protezione del tuo business e per evitare quindi spiacevoli conseguenze come sanzioni pecuniarie, denunce e talvolta chiusure. L’igiene alimentare è una pietra angolare del successo per le attività alimentari e la consulenza HACCP è la chiave per garantirla nel tempo.

Flero piange Giuseppe Scuola, patron della Dac

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Flero piange Giuseppe Scuola, imprenditore che negli anni Settanta fondò a Flero la Dac: oggi una delle principali aziende del settore, con un fatturato di circa 600 milioni e oltre 600 dipendenti.

Scuola è rimasto vittima di un tragico incidente avvenuto ieri, intorno alle 18, sulla Sp19. All’altezza di Castenedolo la sua Bmw ha tamponato il camion che la precedeva, ribaltandosi. Per l’imprenditore non c’è stato niente da fare.

Gelaterie, nel Bresciano sono 232

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Gelaterie

Un prodotto buono, artigianale, che fa bene e che continua ad essere apprezzatto. Soprattutto in estate. Stiamo parlando del gelato: l’elaborazione dei consumi consente di stimare per il 2023 una spesa delle famiglie lombarde per gelati pari a 328 milioni di euro, in continuità con l’anno precedente, così come nella nostra provincia, dove la spesa sarà di 40 milioni di euro. A diffondere i dati su base Istat è l’Osservatorio di Confartigianato Lombardia che – secondo quanto riporta Brescia news – ha analizzato la dinamica della domanda di gelato dell’estate del 2023. Inserita in un contesto caratterizzato da una pressione inflazionistica che sta comprimendo i consumi delle famiglie, con ricadute anche sul settore alimentare, solo nei primi cinque mesi del 2023 il volume delle vendite al dettaglio di beni alimentari è in flessione del 4,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: calo della spesa reale delle famiglie determinata dall’inflazione che è comunque, almeno in parte, controbilanciato dalla domanda dei turisti stranieri, le cui presenze sono in sensibile crescita nel corso del 2023.

«Quello artigianale è un gelato che si distingue per gli ingredienti che utilizza, di qualità e freschi, e per la varietà di gusti proposti e forte è la vocazione artigiana di questo settore. In Lombardia, con il 65,9% di gelaterie artigiane (1.038) delle 1.575 presenti e, nella sola provincia di Brescia, sono 232 e, di queste, 165 (il 71,1%) sono artigiane. Il gelato artigianale rappresenta una delle primizie di questi mesi caldi, una vera passione ma che non è più limitata ai soli mesi estivi. Del resto il gelato artigianale non è solo buono, ma è un vero e proprio alimento completo, sano e genuino, con un apporto bilanciato di nutrienti e ricco di preziosi micronutrienti come vitamine e sali minerali. Oggi pesa l’inflazione anche sull’acquisto di questi prodotti, certo, tuttavia il consiglio è quello di valorizzare le materie prime, la cura e la capacità di trasformarle per continuare ad offrire un prodotto d’eccellenza» spiega Eugenio Massetti, Presidente di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia.

L’elaborazione dei dati dell’Istat sui consumi consente di stimare per il 2023 in Lombardia una spesa delle famiglie lombarde per gelati pari a 328 milioni di euro, 40 i milioni nella nostra provincia, secondo solo a Milano con 114. Dall’analisi sul sistema di offerta si evidenzia la presenza al I trimestre 2023 di 1.575 laboratori di gelateria per cui è elevata la vocazione artigiana: le 1.038 gelaterie artigiane rappresentano, infatti, il 65,9% del totale, quota di gran lunga superiore rispetto al 24,8% registrato per il totale economia. Va considerato che il perimetro delle attività artigianali relative al mondo del gelato è comunque più ampio, coinvolgendo i segmenti delle pasticcerie che producono dolci con il gelato e dei laboratori che producono gelati senza vendita al dettaglio, per tale motivo nostre precedenti analisi non sono confrontabili.

In chiave territoriale, tra le principali province lombarde, si stima un numero di laboratori di gelateria pari a 490 unità a Milano, pari a 232 unità a Brescia e pari a 173 unità a Bergamo. I laboratori artigianali, che rappresentano oltre la metà dei laboratori presenti in tutte le province, hanno invece peso maggiore nei territori di Sondrio (81,8%), Lecco (77,9%) e Mantova (75,4%).

Cameo, ecco il primo rapporto internazionale di sostenibilità

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DESENZANO – Cameo, conosciuta nel resto del mondo come Dr. Oetker, annuncia oggi, in oltre 40 paesi, la pubblicazione del primo bilancio internazionale di sostenibilità 2019-2022. Il report, dal titolo “Costruiamo una Casa sostenibile”, raggruppa obiettivi, strategia e azioni che l’azienda porta avanti per supportare le persone ad intraprendere scelte che le facciano star bene con sé stesse e con il mondo che le circonda.

Il documento – redatto in conformità agli standard GRI – mappa i progressi e le sfide che l’azienda sta affrontando per raggiungere gli obiettivi prefissati all’interno della Carta della Sostenibilità.

I risultati chiave

Neutralità climatica di tutte le sedi: raggiunta nel 2022 per scope 1 e scope 2, in Italia già dal 2015. L’obiettivo è quello di raggiungere la completa neutralità climatica in tutti gli ambiti di influenza diretta e indiretta (scope 1, 2 e 3) entro il 2050.
-35% nell’utilizzo di materiali poli-accoppiati: entro il 2025 il 100% dei materiali d’imballaggio sarà completamente riciclabile. La plastica non necessaria sarà eliminata e, laddove non sostituibile, sarà quanto più possibile riciclabile. In Italia, oltre l’80% dei pack è già riciclabile.
Cacao e vaniglia sostenibili: l’obiettivo per il 2025 è acquistare materie prime sostenibili e implementare catene di approvvigionamento a impatto zero sulla deforestazione con particolare attenzione a carta, zucchero e cacao. In Italia, cameo acquista già il 100% di cacao sostenibile certificato Rainforest Alliance e il 13% di vaniglia proveniente da coltivazioni sostenibili con l’obiettivo di arrivare al 20% entro la fine del 2023.
Riduzione di zucchero e sale: nel corso del 2022 il contenuto di sale all’interno delle pizze è stato ridotto a 1,12 g ogni 100 g di prodotto. Entro il 2025 l’intero assortimento avrà un contenuto massimo di sale pari a 1 g ogni 100 g di prodotto. Al contempo, l’azienda sta lavorando in tutti i Paesi per ridurre del 15% il contenuto di zucchero nei dessert e del 10% nelle torte.

Investire nella sostenibilità è l’unica via da seguire per un business sostenibile

“Come possiamo restituire qualcosa al mondo?” è così che Alberto de Stasio, Direttore Generale di cameo, guarda al futuro in occasione della pubblicazione del bilancio. “Con l’adozione della Carta della Sostenibilità, nel 2020, abbiamo deciso di rispondere alle sfide globali e aprire la strada per un futuro più sostenibile. Oggi, dopo tre anni, guardiamo ai risultati già raggiunti: sostenibilità, innovazione e digitalizzazione. Sono queste le aree in cui continueremo a concentrare i nostri investimenti negli anni a venire per garantire il completo raggiungimento di tutti gli obiettivi”.

La sostenibilità quale fulcro del purpose di cameo

“Creiamo il Gusto di Casa” è il purpose di cameo e rappresenta il trait d’union a livello internazionale per consumatori, collaboratori, ambiente e società. Con gli obiettivi di sostenibilità, cameo ha responsabilmente ancorato il purpose nelle tre dimensioni: “Our Food”, “Our World” e “Our Company” e ha sviluppato progetti a livello globale e locale che mirano a migliorare i valori nutrizionali dei prodotti, ridurre l’impatto ambientale e favorire un ambiente lavorativo sano per tutti i collaboratori.

Our Food: decisioni consapevoli per momenti di gusto sostenibili.

Ciò che mangiamo influisce sul futuro del nostro Pianeta, delle nostre vite e della nostra salute. La missione di cameo, a livello globale, è offrire prodotti gustosi che siano allo stesso tempo buoni per le persone ma anche per l’ambiente. In questo senso, i cantieri di lavoro aperti sono relativi a:

Miglioramento delle proprietà nutrizionali: nel corso del 2022 il contenuto di sale all’interno delle pizze è stato ridotto a 1,12 g ogni 100 g di prodotto e l’azienda è vicina al raggiungimento di 1 g di sale ogni 100 g di prodotto. Al contempo, l’azienda sta lavorando in tutti i Paesi per ridurre del 15% il contenuto di zucchero nei dessert e del 10% nelle torte.
Maggiore trasparenza: l’azienda è al lavoro per implementare una serie di icone chiare e standardizzate che forniranno informazioni circa gli ingredienti e i valori nutrizionali di ciascun prodotto. Entro la fine del 2023, inoltre, l’azienda sarà in grado di calcolare e comunicare l’impronta di carbonio per diversi prodotti.
Prodotti innovativi e più sostenibili: per torte, dessert e pizze l’azienda sta portando avanti importanti investimenti per nuove referenze biologiche, vegane o senza glutine, con meno o addirittura senza zucchero o con un contenuto proteico particolarmente elevato.

Our World: per l’ambiente e per le persone

cameo si impegna attivamente a salvaguardare l’ambiente utilizzando le risorse naturali in modo responsabile. Questo impegno si traduce in meno emissioni di CO2 e meno rifiuti, materie prime sostenibili e catene di approvvigionamento a impatto zero sulla deforestazione.

Neutralità climatica: l’azienda ha raggiunto la carbon neutrality in tutte le sedi nel mondo (emissioni Scope 1 e 2) dal 2022. Questo importante risultato è stato possibile tramite l’acquisto del 100% di energia verde e l’investimento in progetti di compensazione, di cui l’azienda auspica di poter fare a meno in futuro. Ma questo è solo l’inizio: entro il 2030, l’impronta di CO₂ sarà ridotta del 35% in tutti gli ambiti di influenza diretta e indiretta (Scope 1, 2 e 3), e del 100% entro il 2050.
Riduzione degli sprechi alimentari: l’azienda mira a ridurre gli sprechi alimentari del 25% all’interno del suo processo produttivo entro il 2025. A causa dell’introduzione di nuovi tipi di impasti più elaborati all’interno degli stabilimenti di produzione della pizza, i successi iniziali hanno visto purtroppo una stabilizzazione e non hanno registrato ulteriori progressi ma, già a partire dal prossimo anno, l’azienda ha in programma azioni per ottenere un ulteriore miglioramento. Nello specifico, relativamente alla produzione dei prodotti che si conservano a temperatura ambiente, lo spreco alimentare è stato ridotto del 5,1% nel primo anno di misurazione per tutti i Paesi.
Packaging più sostenibile: la volontà è quella di utilizzare sempre meno materiale di imballaggio e garantire che questo sia riciclabile e che contenga il minor quantitativo possibile di plastica. Per raggiungere questo importante obiettivo, l’azienda è al lavoro su oltre 350 progetti per lo sviluppo di confezioni più sostenibili in tutto il mondo. In particolare, un primo passo verso una maggiore e più facile riciclabilità delle confezioni è stato già fatto con la riduzione del 35% nell’utilizzo di imballaggi caratterizzati da più strati di diverso materiale.

Our Company: la diversità come opportunità.

All’interno del gruppo una grande attenzione è posta alle persone, circa 15.000 collaboratori in tutto il mondo. Persone che sono alla base del successo dell’azienda e che partecipano attivamente al percorso verso un futuro più sostenibile. Sostenibilità vuol dire infatti anche responsabilità nei confronti dei collaboratori e per questo cameo si impegna per implementare una cultura aziendale basata su un’interazione rispettosa, un ambiente di lavoro sicuro e una forza lavoro diversificata.

Sicurezza sul lavoro: 17 stabilimenti nel mondo in cui lavorano oltre 7.500 collaboratori sono certificati ISO 45001: uno standard riconosciuto a livello internazionale. Entro la fine del 2025, tutti i siti produttivi dell’azienda saranno certificati. In Italia, l’obiettivo è stato raggiunto già nel 2001 (ex OHSAS 18001).
Retribuzione: offrire a tutti i collaboratori una retribuzione equa significa consentire loro un tenore e una qualità della vita adeguati. Per questo motivo ogni due anni i salari di ciascuna azienda del gruppo vengono confrontati con quelli internazionali sulla base dei dati raccolti dalla ONG Fair Wage Network.
Garantire l’uguaglianza e promuovere la diversità: una cultura aziendale diversificata, internazionale e inclusiva rappresenta la chiave per raggiungere un livello più significativo di innovazione e intraprendere azioni più sostenibili. Vogliamo essere diversi tra noi tanto quanto lo sono i nostri consumatori.
Tolleranza zero per qualsiasi tipo di discriminazione e molestia e il diritto alla libertà di associazione e contrattazione collettiva sono per l’azienda fattori ormai consolidati.

Impegno sociale: perché le comunità ci stanno a cuore.

L’intero gruppo crede profondamente nel dare forma al mondo di domani, attraverso azioni concrete da compiere oggi. Ecco perché agire in modo sostenibile rappresenta per l’azienda anche impegnarsi per una società più responsabile. In Italia, oggi, questo impegno è portato avanti attraverso azioni concrete di sostenibilità sociale, tra cui quello a favore di SOS Villaggi dei Bambini. Dal 2012 ad oggi, cameo è stata al fianco della onlus in decine di progetti diversi, ma tutti accomunati da un unico filo conduttore: affiancare l’organizzazione nel delicato e importante compito di dare ai più giovani il calore necessario per sentirsi amati e protetti, oltre che il supporto per potersi costruire un futuro più stabile e sereno possibile.

Distributori automatici: Zava di Lonato tra i fondatori di WeYou, nuova società con 150 dipendenti  

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Dalle Dolomiti fino alla laguna di Venezia, passando per il Garda. Nasce in questo ampio territorio una delle realtà più significative del vending. Si chiama WeYou (noi voi, a sottolineare lo stretto rapporto che fin da subito la srl intende instaurare con la clientela) ed è nata dall’unione di quattro affermate aziende del settore oggi operanti in Lombardia, Trentino-Alto Adige e Veneto. Tra esse anche la Zava Distributori automatici di Lonato del Garda. 

Operativa dal 1^ gennaio 2023, la nuova società è stata presentata sabato 21 gennaio, nel corso di un incontro che ha visto riuniti, alle cantine 1925 Monteci di Pescantina (Vr), gli oltre 150 dipendenti coinvolti da questa unione, nata per far fronte ai grandi cambiamenti in atto nel mondo della distribuzione automatica. 

WeYou srl prende origine dall’intuito e dalla lungimiranza di un gruppo di imprenditori a capo di quattro storiche realtà già presenti sul mercato del vending: Aesse Service, Automatic Service (operative in Trentino AA), ZaVa (operativa in Lombardia) e Scattolin distribuzione automatica Srl (radicata in Veneto). Una scelta strategica che i soci – Pio Lunel, Gianluca Maracci, Mario Mattiazzo, Dino Cancelli, Vittorio Rizzoli, Sabrina e Davide Zanoni, Vanda Cenedella, Giorgia e Massimo Scattolin – spiegano con queste parole: “In un mercato in rapida evoluzione abbiamo deciso di aggregarci per fare tesoro dell’esperienza e del know-how delle nostre quattro singole imprese già affermate nel vending. Uniti, diamo vita a una nuova unica grande realtà, con l’obiettivo di offrire il miglior servizio ai clienti. Altro obiettivo è coniugare la flessibilità e la velocità, tipiche delle Pmi, con la forza e la solidità di un’azienda strutturata”.  Principio condiviso sarà la sostenibilità, dalla gestione efficiente dell’energia e dei magazzini all’interno dell’azienda, alla sostenibilità nei trasporti, fino alla scelta dei prodotti alimentari e alla gestione dei rifiuti nell’ottica di un’economia circolare. 

La nuova società, che si presenta sul mercato forte di oltre 7 mila distributori automatici istallati nelle province già servite con un parco di oltre 120 automezzi in dotazione, opererà attraverso le sue sedi presenti a Castiglione delle Stiviere (Mn), Trento/Lavis (Tn), Ville di Fiemme (Tn), Laives (Bz) e Noale (Ve). Essa è associata a Euro Group e Confida. 

Nel board da segnalare la presenza di due donne, novità per un comparto, quello del vending, fino ad oggi in mano prevalentemente maschili. E avranno ruolo operativi importanti: Sabrina Zanoni si occuperà di acquisti e comunicazione, Giorgia Scattolin di risorse umane, miglioramento continuo e sostenibilità. 

WeYou srl, la cui nascita è stata seguita dallo studio Be Advisor di Noale, diventa così una delle realtà più importanti del vending, settore chiamato ad affrontare nei prossimi anni la sfida sostenibile e digitale, portando in dote i valori che già da tempo sono patrimonio condiviso della 4 società: attenzione all’ambiente (rigenerazione e riduzione dei rifiuti), condizioni di lavoro che pongono al centro il benessere delle persone, utilizzo delle più avanzate tecnologie oggi disponibili, offerta di prodotti biologici ed equosolidali. Ma soprattutto grande attenzione alla qualità del servizio offerto alla clientela, ovvero a quel ‘voi’ che cerca nella pausa caffè un’esperienza che dia un gusto alla vita.

Osteria Capoborgo: tradizione e innovazione in una location unica

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Gavardo, in bassa Val Sabbia, a dieci km dal lungolago di Salò, è un paese accogliente e pieno di storia. Tra le vie si respira ancora quella tranquillità tipica dei luoghi che esistono da sempre e che da sempre accolgono gli uomini nella loro comunità.

Vicino alla piazza c’è un ristorante intimo vicino al Lago di Garda che sembra essere l’emblema di questa atmosfera: l’Osteria Capoborgo. Le mura storiche, i soffitti a volta, le pietre a vista, il piccolo cortile sul retro sono accoglienti e autentiche. È un posto che esiste da sempre. Dopo un breve periodo di chiusura, tre ragazzi, Stefano e Isacco alla gestione e Rosario lo chef , lo hanno riaperto con grande entusiasmo e già con ottime recensioni. Entrambi provengono da un’esperienza nella ristorazione all’estero, in Spagna in particolare. Qui hanno imparato il meglio dell’ospitalità e dell’innovazione, ma il richiamo alla tradizione culinaria italiana, si sa, è irresistibile. Partiamo da qui per fare un paio di domande allo chef Rosario, di origini partenopee.

Rosario, la tua cucina in Osteria Capoborgo è molto apprezzata. Dove prendi ispirazione per i tuoi piatti?

Io sono di origini napoletane e alla mia terra devo tutta la passione che ho per la cucina italiana. I piatti che cucino per Capoborgo sono frutto di tanti anni di ricerca per trovare accostamenti che esaltino il sapore di piatti tradizionali.

E ci sei riuscito! I vostri piatti sono creativi nonostante partano da cibi semplici..

Esatto, è proprio questo il punto. In Osteria vogliamo esaltare piatti della tradizione con ingredienti a chilometro zero. Il pane e i grissini li faccio io, la carne è del macellaio di Manerba e i tagli sono i migliori in assoluto, gli ortaggi e i formaggi sono qui della zona del Garda e della Valsabbia. Con materie prime così, difficile sbagliare!

Stefano, tu che ti occupi della parte gestionale, raccontaci perchè avete scelto proprio Capoborgo per il vostro ristorante

Questa Osteria è un posto storico, per tantissimi anni è stata gestita con successo e molto amata dalla gente del posto ma anche dai turisti. Quando ho saputo che era chiusa, immediatamente ho pensato che fosse un gran peccato e ho iniziato a progettarne la riapertura 

Sì, hai ragione, l’atmosfera è proprio unica…

Infatti, Osteria Capoborgo è un posto accogliente e autentico. Ogni dettaglio è curato ma al tempo stesso genuino. Ci si sente bene tra queste mura storiche e fare ristorazione di qualità in un ambiente così… è un sogno che si sta realizzando

Avete solo menù alla carta o anche altre proposte?

Il nostro menù è stagionale, restiamo cmq un ristorante con specialità carne, proprio perché usiamo prodotti della zona e secondo la loro reperibilità. Per questo abbiamo un menù alla carta, anche a pranzo, e un menù degustazione per assaggiare diversi piatti.

E se si desidera abbiamo anche una saletta riservata per una cena romantica o un pranzo di lavoro tranquillo.

Grazie ragazzi, in bocca al lupo per il vostro bel progetto!

E lo è davvero, vi consiglio una cena, o un pranzo in Osteria Capoborgo per assaggiare i loro piatti tradizionali ma innovativi in un bel posto, intimo, piacevole e accogliente come le persone che ci lavorano.

(articolo dai partner)

Ambiente, Cameo raggiunge la neutralità climatica

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Ad un anno dalla pubblicazione della Carta della Sostenibilità – il documento all’interno del quale cameo ha definito i suoi impegni nei confronti dell’ambiente, delle persone e del buon cibo – l’azienda annuncia che l’obiettivo di neutralità climatica di tutti gli stabilimenti internazionali del gruppo di cui fa parte (emissioni “Scope 1” e “Scope 2” del Greenhouse Gas Protocol) sarà raggiunto entro la fine dell’anno. In Italia il traguardo è stato raggiunto già dal 2015 ma l’impegno dell’azienda non si è limitato a questo obiettivo: cameo, infatti, punta a ridurre la propria impronta di carbonio del 35% in tutte le aree di influenza dirette e indirette entro il 2030, per poi raggiungere la totale neutralità climatica entro il 2050.

“Come azienda alimentare parte di un gruppo attivo a livello internazionale, ci sentiamo in dovere di fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità per limitare l’innalzamento della temperatura globale.” afferma Federica Ferrari, Executive Manager Corporate Communication di cameo. “Abbiamo preso impegni precisi a partire dall’uso responsabile delle risorse naturali per preservare e migliorare le condizioni di vita delle generazioni future. Meno emissioni di CO2, meno rifiuti di plastica e spreco alimentare, più materie prime sostenibili e filiere che non praticano la deforestazione: ecco a cosa lavoriamo ogni giorno in cameo”.

“La neutralità climatica degli stabilimenti è un primo importante passo ma è solo l’inizio: vogliamo utilizzare meno energia, acquistarla da fonti rinnovabili e generarne una quota sempre maggiore in autonomia, in modo da dover compensare solo il minor numero possibile di emissioni inevitabili” conferma Renato Sorlini Responsabile della Gestione Ambientale di cameo.

Per raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi, perseguendo così la strada tracciata con la Carta della Sostenibilità, è stata data forma ad un piano energetico composto da quattro step a cui tutte le sedi internazionali del gruppo si stanno attenendo.

Riduzione dei consumi di energia
Per ridurre il più possibile il consumo energetico l’azienda ha identificato tutte le potenziali aree di risparmio energetico e definito precisi programmi che permettono in futuro un utilizzo dell’energia più efficiente puntando ad un calo significativo dei consumi.

Utilizzo di energia rinnovabile
L’azienda è costantemente al lavoro per poter essere in grado di soddisfare autonomamente il proprio fabbisogno energetico. Attraverso l’installazione di un nuovo impianto fotovoltaico all’interno dello stabilimento di Desenzano del Garda, l’azienda nei prossimi anni riuscirà a soddisfare il 10% del proprio fabbisogno. Il Campus cameo progettato nel rispetto dei più elevati standard dell’architettura sostenibile, ha ottenuto nel 2017 la certificazione LEED® di livello Gold.

Acquisto di energia rinnovabile
L’azienda, per la quota che non può produrre autonomamente, acquista energia elettrica proveniente esclusivamente da fonti rinnovabili; in particolare, l’energia che cameo utilizza proviene per il 100% da fonti geotermiche. Questo consente all’azienda di ridurre le proprie emissioni di CO2 di circa 2.000 tonnellate all’anno.

Compensazione delle emissioni
Le restanti emissioni, che l’azienda non è ancora in grado di evitare, vengono compensate attraverso l’adesione a progetti che riducono il livello di CO2 presente nell’atmosfera o contribuiscono ad evitarne il rilascio. Tutti i progetti di compensazione sono certificati secondo standard riconosciuti a livello internazionale “Gold Standard” o “Verified Carbon Standard”. Il gruppo, di cui cameo fa parte, per compensare le 40.000 tonnellate di CO2 che non è ancora in grado di evitare (solo 450 tonnellate per quanto riguarda l’Italia), ha finanziato tre diversi progetti di compensazione. In Turchia, 20 turbine eoliche forniscono energia rinnovabile alla rete turca, in sostituzione di combustibili fossili come carbone e gas naturale. In Ghana il gruppo finanzia l’acquisto di sistemi di cottura domestici a carbone vegetale (in sostituzione di fornelli alimentati a cherosene) che riducono i consumi, migliorano l’efficienza e immagazzinano il calore contribuendo a limitare le emissioni di inquinanti atmosferici all’interno delle abitazioni. Il terzo progetto riguarda il programma di riforestazione “TIST” (The International Small Group and Tree Planting) che prevede la piantumazione di alberi in Kenya.

Oltre ai propri stabilimenti, cameo considera infine anche tutte le fonti di emissioni indirette generate a monte e a valle della sua filiera, definite come “Scope 3” dal Greenhouse Gas Protocol. Ne sono un esempio quelle generate dalle materie prime acquistate per la produzione, dal processo di riciclo dei rifiuti generati dall’azienda, dalle trasferte dei collaboratori e dai loro spostamenti casa-lavoro. Inoltre, cameo sta lavorando per calcolare l’impronta di carbonio di tutti i propri prodotti in modo da permettere ai consumatori di fare in futuro scelte d’acquisto sempre più eco-consapevoli.

Un impegno, quello di cameo, azienda certificata ISO 14001 da oltre 20 anni, che coinvolge tutti i collaboratori e che viene simbolicamente sancito, dal 1999, con l’interramento, all’interno del Campus, della “Pianta dell’Anno”.

Montirone, Bofrost cresce e cerca 10 persone da assumere

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Bofrost, la più importante realtà italiana della vendita a domicilio di specialità alimentari surgelate e fresche, continua a crescere nel territorio di Brescia e inaugura una nuova sede per la filiale di Montirone, più funzionale e spaziosa, pronta a ospitare un maggior numero di persone per supportare i piani di crescita dell’azienda.

«Una crescita che avviene nel segno della sostenibilità – sottolinea l’amministratore di Bofrost Italia Gianluca Tesolin – perché con il cambio di sede abbiamo colto l’occasione per ridurre il nostro impatto ambientale, non solo puntando sul fotovoltaico, già presente nei nostri vecchi spazi sempre a Montirone, ma anche installando un impianto di refrigerazione a CO2 in grado di ridurre i consumi del 30%». Montirone è una delle prime filiali italiane che presentano questa innovazione, già sperimentata per la sede centrale di Bofrost a San Vito al Tagliamento (PN), per cui nel 2019 l’azienda ha vinto il premio “Miglior impianto a CO2 integrato in Europa” di ATMO.

La nuova sede di Bofrost a Montirone si trova in via Benedetto Castelli 4/f/1: qui il 21 settembre è avvenuta l’inaugurazione ufficiale alla presenza delle autorità, dei partner e fornitori, nonché di tutto il personale della filiale: attualmente si tratta di 32 persone (addetti alla vendita, promoter, magazzinieri, personale amminstrativo e direttivo) che lavorano per servire 10mila famiglie del territorio con i prodotti surgelati e freschi consegnati direttamente a casa dei clienti.

«Su Brescia abbiamo avuto una forte espansione nell’ultimo periodo, spinta dal diffondersi della spesa a domicilio. Bofrost arricchisce costantemente la gamma di prodotti e negli ultimi anni, in particolare, oltre ai surgelati per cui siamo storicamente conosciuti abbiamo lanciato con grande successo anche i prodotti freschi – commenta sempre l’amministratore delegato Tesolin –. La clientela locale è in crescita e così il fatturato, che rispetto all’anno commerciale 2019-20 è cresciuto del 30%».

Crescita delle vendite significa anche nuove opportunità di lavoro per la popolazione locale. La filiale Bofrost di Montirone prevede infatti di inserire entro fine anno una decina di nuove persone. Invio candidaturesul sito www.bofrost.it, area “lavora con noi”.

Vino, boom di vendite per il Lugana: +34%

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La spinta all’autosufficienza alimentare si allarga anche alle vigne e gli italiani riscoprono i vini autoctoni che occupano tutti i primi dieci posti delle bottiglie che hanno fatto registrare il maggior incremento dei consumi in volume, con il Lugana gardesano che – secondo quanto riferisce una nota pubblicata da Brescia news – guida la classifica con un aumento delle vendite del 34% nell’ultimo anno, davanti all’Amarone (+32%) e al Valpolicella Ripasso (+26%) entrambi veneti. E’ quanto afferma la Coldiretti Lombardia in base all’analisi Coldiretti su dati Infoscan Census relativi all’anno terminante a gennaio 2022, diffusa in occasione dell’apertura del Vinitaly a Verona, con le bottiglie che hanno messo a segno le migliori performance in mostra a Casa Coldiretti di fronte all’ingresso della struttura fieristica (Ingresso Cangrande).

La speciale top ten evidenzia risultati sorprendenti con un profondo cambiamento nelle abitudini di consumo degli italiani che in tempo di pandemia e tensioni internazionali – sottolinea la Coldiretti – premiano anche negli acquisti di vino le produzioni legate al territorio, da quelle più blasonate a quelle che negli ultimi anni hanno saputo conquistarsi un fiorente mercato. Nella classifica dei primi dieci vini che nel periodo considerato in Italia hanno fatto registrare il maggior incremento delle vendite, infatti, nessuno è internazionale: al quarto e quinto posto ci sono il Nebbiolo piemontese (+22%) e il Vermentino della Sardegna (+22%), davanti alla Ribolla del Friuli Venezia Giulia (+19%), al Sagrantino dell’Umbria (+16%), alla Passerina marchigiana (+14%), con Brunello di Montalcino della Toscana e Grillo di Sicilia a chiudere la top ten entrambi con una crescita del 13%.

Si tratta della conferma – sottolinea la Coldiretti – dell’alta qualità offerta lungo tutta la Penisola grazie alla biodiversità e alla tradizione millenaria della viticoltura tricolore. In Lombardia, in particolare, il 90% del vino prodotto è a Denominazione di qualità, grazie a 5 DOCG, 21 DOC e 15 IGT. Anche per questo – precisa la Coldiretti regionale – i vini lombardi hanno sempre più successo anche all’estero. Nel 2021, sotto la spinta delle riaperture della ristorazione a livello internazionale, le esportazioni hanno raggiunto il valore di 285 milioni di euro con un +11.8% sul 2020 in base agli ultimi dati Istat.

Commercio estero, con +8 % export continua la ricerca del cibo bresciano

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Grana Padano, foto generica da Pixabay

L’agroalimentare made in Brescia reagisce alla crisi generata dalla pandemia Covid19 facendo registrare un balzo dell’8.65 % nelle esportazioni nei primi nove mesi del 2021. È quanto emerge da una proiezione della Coldiretti regionale su un’analisi dei nuovi dati Istat relativi al commercio estero al terzo trimestre di quest’anno.

“Si tratta di un dato molto positivo – precisa Valter Giacomelli presidente di Coldiretti Brescia – le eccellenze agroalimentari bresciane, ancora una volta, si confermano attrattive e ricercate in Europa e nel resto del mondo. Questa è una sfida importante che dobbiamo affrontare per il futuro del settore agroalimentare bresciano: abbiamo il compito di far conoscere e apprezzare ancora di più i nostri prodotti all’estero e riconquistare quella grande fetta di  mercato oggi occupato dall’italian sounding”.

Il trend positivo del commercio estero dell’agroalimentare bresciano segue l’andamento regionale e nazionale con le esportazioni di cibo italiano che nei primi dieci mesi del 2021 aumentano entrambe dell’11% per un valore che a fine anno raggiungerà complessivamente i 52 miliardi, il massimo di sempre, se il trend sarà mantenuto.

Un risultato ottenuto – sottolinea la Coldiretti – grazie anche alla spinta dell’arrivo delle feste di Natale e nonostante le difficoltà degli scambi commerciali e il lockdown in tutti i continenti della ristorazione che ha pesantemente colpito la cucina italiana. L’emergenza sanitaria Covid – precisa Coldiretti – ha, infatti, provocato una svolta salutista nei consumatori a livello globale che hanno privilegiato la scelta nel carrello di prodotti alleati del benessere come quelli della Dieta mediterranea. E si registra anche – continua Coldiretti – un impatto positivo sulle vendite all’estero delle vittorie sportive che hanno dato prestigio all’immagine del Made in Italy. In testa alla classifica delle esportazioni agroalimentari italiane c’è il vino che quest’anno si avvia a sfondare il muro dei 7 miliardi di euro in valore, secondo le proiezioni di Coldiretti su dati Istat.

Alla base del successo del Made in Italy c’è un’agricoltura che è diventata la più green d’Europa con – evidenzia la Coldiretti – la leadership Ue nel biologico con 80mila operatori, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (316), 526 vini Dop/Igp e 5.333 prodotti alimentari tradizionali e con Campagna Amica la più ampia rete dei mercati di vendita diretta degli agricoltori. Il Belpaese – continua la Coldiretti – è il primo produttore Ue di riso, grano duro e vino e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la frutta primeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne.

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