Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Tendenze - page 61

Benessere e bellezza, un affare per 1459 imprese bresciane

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I lombardi, tengono a curare la forma fisica. Grazie al culto del corpo il settore del benessere e *fitness* dà il benvenuto a nuove imprese: nel primo trimestre 2016 cresce del 2% con 197 *new entry*. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati registro imprese al primo trimestre 2016 e 2015.

*I principali settori*. Dall’esercizio fisico alle diete, dai trucchi ai profumi, dalla manicure ai massaggi, in Lombardia sono pressappoco 11 mila, pari quasi a un quarto nazionale, le attività che vanno incontro a chi vuole piacersi e piacere. Ma quali sono gli ambiti legati al* wellness* ad andare per la maggiore? Grazie alla voglia di farsi coccolare, tra le imprese di settore prevalgono gli istituti di bellezza (5.826). Si vuole poi porre rimedio anche alle più piccole imperfezioni, ricorrendo ad una delle 1.693 profumerie o erboristerie. Non va dimenticata l’attività fisica, praticata nel tempo libero dai meno pigri per mantenersi in forma: lo testimoniano i 1.163 negozi lombardi che vendono bici e altri articoli sportivi. Mani e piedi devono essere impeccabili: crescono i servizi di manicure e pedicure (+11,3%) che da 293, quali erano nel marzo 2015, diventano 326 ad un anno di distanza. Si rafforza l’attenzione a ciò che si mangia, dato che sono 187 (+7,5%) le attività che alimentano il commercio di prodotti macrobiotici e dietetici. Bene anche la gestione di palestre, incrementata del 3,6% con un totale di 802 esercizi al primo trimestre 2016.

*Le aree più healthy? Milano (3.538 imprese), Brescia (1.459) e Bergamo (1.264).* Aumenta l’interesse per il benessere a Lecco (+6%), Cremona (+4,2%), Monza e Brianza (+4,2%).

*Oltre un’impresa su otto guidata da un titolare straniero*. L’attenzione al benessere è anche straniera, a vedere le ditte individuali. Lo provano le 895 imprese con a capo proprietario nato all’estero: Cina (456), Romania (39) e Svizzera (28) i primi Paesi di provenienza.

*Il benessere fa impresa in tutta Italia. *66.746, + 1,8%, le imprese di settore. Boom di servizi di manicure e pedicure, in crescita del 12,8%. Prima Roma dove si concentra il 7,7% delle attività italiane legate al benessere (5.127), specializzate per lo più in istituti di bellezza (2.494); al secondo posto Milano (3.538), in cui primeggiano i centri benessere (444) e le palestre (274). Napoli è terza (2.961) e notevole per la concentrazione di profumerie, 1.261.

Brescia, ecco i dati dell’inflazione. Il tasso tendenziale rimane nullo

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Ad agosto il tasso congiunturale dell’inflazione a Brescia e provincia è cresciuto dello 0,4 per cento in particolare per effetto di fattori stagionali, ma il tasso tendenziale rimane nullo.

Particolare la dinamica dei “Prodotti alimentari” (+0,7% sul mese precedente) con aumenti generalizzati rispetto al mese di luglio in quasi tutte le classi di spesa: Frutta (+6,5%), Carni (+0,5%), Zucchero e confetture (+0,3%). Non registrano variazioni congiunturali le divisioni “Bevande alcoliche e tabacchi”, “Abbigliamento e calzature”, “Mobili, articoli e servizi per la casa”, “Servizi sanitari” e “Istruzione” e “Altri beni e servizi”.

Nella divisione “Abitazione, acqua, energia elettrica e combustibili”, a livello di stima preliminare, non si rilevano variazioni, anche perché sono stati sospesi l’aggiornamento dei prezzi dell’energia in servizio di maggior tutela per effetto di un decreto TAR Lombardia.

La divisione “Trasporti” ha ancora andamento inflativo (+1%) per fattori stagionali legati ai voli ai trasporti marittimi e ferroviari, parzialmente compensati dalla riduzione dei carburanti. “Ricreazione, spettacolo, cultura” mostra un andamento inflativo (+1% sul mese precedente) trainato da incrementi sensibili dei servizi turistici e ricreativi (pacchetti vacanza, parchi divertimenti e stabilimenti balneari), che, tuttavia, hanno carattere stagionale. I “Servizi ricettivi e di ristorazione” crescono (+0,2%) per l’aumento dei servizi di alloggio Alberghi e pensioni.

L’usato non conosce crisi: a Brescia le aziende del settore sono 74

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In Italia il settore dell’usato è in espansione: +1,5% rispetto al 2015. Al primo trimestre 2016 si contano 3.480 imprese italiane attive nella vendita di merce che il tempo impreziosisce, rende trendy secondo la moda vintage del momento o permette di risparmiare rispettoall’acquisto ex-novo. Quali sono gli articoli che si prestano ad essere rivenduti? Mobili usati e oggetti di antiquariato generano lavoro per 1.701 imprese, 1.241 le attività addette alla vendita di indumenti e altri oggetti usati e 282 quelle che commerciano al dettaglio libri di seconda mano. Roma (10,9%), Milano (7,8%) e Torino (5,7%) sono le tre provincie più floride, contando rispettivamente 378, 272 e 200 attività. Napoli (191) e Firenze (156) ospitano il 5,5% e il 4,5% delle imprese del mercato dell’usato. Emerge da un’elaborazione della Camera di Commercio di Milano su dati del registro delle imprese attive al primo trimestre 2016 e 2015.

*I lombardi esperti nel riutilizzo*. I primi tre mesi del 2016 segnalano la Lombardia come regione italiana dell’usato: cresce del 4,1%, è sede di 560 imprese del settore che rappresentano oltre il 16% del totale nazionale. Ma quali sono i giri d’affari dell’usato più vitali? Si espande del 13,3% il mercato del commercio dei libri già letti (da 30 a 34 imprese), si sviluppa del 4,7% l’interesse per i pezzi di antiquariato (da 234 a 245) e la vendita di vestiti usati (da 220 a 225) cresce del 2,3%.

*I principali centri dell’acquisto usato: Milano, Brescia, Bergamo e Varese*. Milano richiama sul suo territorio 272 imprese, la metà del settore in regione. A seguire Brescia (74), Bergamo (52) e Varese (40). Crescono Bergamo (da 47 a 52), Lecco (da 4 a 7), Milano (da 260 a 272), Varese (da 35 a 40).

Brescia, le famiglie tornano a risparmiare. Meno sprechi, ristoranti e consumi

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Cresce rispetto allo scorso anno la quota delle famiglie lombarde che riesce a risparmiare: oggi è il 23% contro il 12% registrato a luglio 2015. Una buona notizia, che accompagna il dato in pareggio del bilancio di casa dei lombardi per il 65% delle famiglie, anche se per qualcuno è stato necessario attingere ai risparmi (9%) o indebitarsi (3%). È quanto emerge dall’indagine “Famiglie e consumi. Monza e Brianza e Lombardia”, realizzata a luglio 2016 dalla Camera di commercio di Monza e Brianza in collaborazione con DigiCamere.

Le forme di risparmio sono diverse, a partire da qualche accorgimento nella vita quotidiana: il 39% delle famiglie riduce gli sprechi, in particolare di generi alimentari, il 28% taglia cene fuori e aperitivi, si sta più attenti ai consumi di casa, tra elettricità, telefono e riscaldamento (36%) e si passa più tempo a casa (16%). Con queste accortezze il 29% guarda con ottimismo al futuro e pensa persino che riuscirà a risparmiare nei prossimi 12 mesi (era il 23% lo scorso anno). Aumenta, infatti, anche il dato dei lombardi che vede la propria situazione economica in miglioramento per l’anno che verrà: dall’8% al 12%. Certo la crisi si è fatta sicuramente sentire, portando le famiglie a ridurre anche alcune spese per la salute: quasi 1 su 4 ha ridotto le cure mediche, tra dentista (11%), visite specialistiche (4%) e altre forme di prevenzione (8%). Ma c’è anche chi, nel periodo della crisi, ha speso persino più di prima per la salute (11%).

In particolare nel Bresciano, il 64 per cento delle famiglie è andato il pareggio, mentre il 13 per cento ha attinto ai risparmi o contratto debiti, e soltanto il 23 è riuscito a risparmiare. Il 7 per cento del campione ritiene che, nell’ultimo anno, la propria situazione familiare sia migliorata, mentre il 27 per cento parla di un peggioramento. Le cose cambiano se si guarda alla prospettiva: il 15 per cento vede prospettive rosee, il 12 teme un ulteriore peggioramento. Quanto alle abitudini, di fronte alle difficoltà, il 37 ha deciso di ridurre gli sprechi, il 31 le cene o le colazioni al bar e il 30 ha abbassato i consumi di energia o telefonici. L’11 per cento è tornato a riparare invece che a ricomprare, mentre il 6 usa meno l’auto. Solo il 22 non ha modificato le proprie abitudini.

Imprese a misura di bambino, a Brescia sono 296

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Sono 2.361 le imprese legate alla produzione di beni e servizi per la prima infanzia attive in Lombardia al primo trimestre 2016, il 16,7% del totale italiano (14.170 imprese) e danno lavoro a oltre 20 mila addetti. Sono soprattutto servizi di asili nidi e assistenza ai minori (888 sedi d’impresa), scuole d’infanzia (769) e commercio di confezioni per bambini e neonati (688). Milano con 693 attività è la prima provincia lombarda con il 29,4% del totale regionale, ed è terza in Italia (14mila imprese e 83 mila addetti), dopo Roma (1.108) e Napoli (1.004) per numero di imprese, ma sale al secondo posto dopo Roma per numero di occupati (6.860). Tra le lombarde bene anche Brescia con 296 imprese, Bergamo con 260, Varese con 259 e Monza e Brianza con 225. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati registro imprese al primo trimestre 2016 e 2015 (i dati si riferiscono alle attività registrate come sedi d’impresa).”I settori legati ai bambini sono consolidati, tra produzione, vendita e servizi per l’infanzia. Un comparto che molte volte riguarda il mondo femminile e le donne che lavorano – ha dichiarato Federica Ortalli, presidente del Comitato per l’Imprenditoria femminile e membro di Giunta della Camera di commercio di Milano -. Ed è un’attività importante di sostegno, un aiuto per la conciliazione del tempo dedicato al lavoro e alla famiglia, un settore che occorre sempre più valorizzare”.

Noleggio, Brescia vale il 15 per cento delle attività lombarde

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Anche in vacanza si noleggia: dalla barca alla bici, dai dvd agli aerei e attrezzature per i concerti. Il noleggio in Lombardia conta nel 2016 3.316 attività, tra sedi di impresa e unità locali specializzate nel settore, quasi una su sette tra quelle presenti in Italia (13,2%). Un settore quello del noleggio che in Lombardia cresce dell’1,7% in un anno. Milano è prima con 1.296 attività, il 39,1% del totale regionale. Seguono Brescia con 509 attività (15,3% regionale), Bergamo con 329 (9,9%) e Varese con 253 (7,6%). Monza e Brianza è quinta con 195 attività. In crescita Cremona (+9%), Pavia (+7,5%), Lecco (+7%), Monza e Milano (+6% circa ciascuna). Il settore che registra la maggiore presenza di attività è il noleggio di autovetture ed autoveicoli leggeri con 926 (+4,5% in un anno), poi i noleggi di macchine e attrezzature senza operatore (456) e per lavori edili (338). Subito dopo viene il noleggio di strutture ed attrezzature per concerti e spettacoli (239), il noleggio di video e dischi (217) e quelli di imbarcazioni da diporto (182). Ma ci sono anche in Lombardia 60 attività specializzate nel noleggio di trasporto aereo e 34 che si occupano di trasporto marittimo e fluviale. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati registro imprese al primo trimestre 2016 e 2015 relativi alle localizzazioni, sedi di impresa e unità locali, attive sul territorio.

Le attività di noleggio in Italia. Sono oltre 25mila, in crescita dell’1,9% in un anno. Prima è Roma con 2.340 attività, 9,3% nazionale, in crescita dell’1,8% in un anno, seguita da Napoli con 1.371 attività, 5,5%, +3,4%, e Milano con 1.296, 5,2%, +5,5%. In crescita soprattutto Brindisi e Vibo Valentia (+19% ciascuna).

tabellenoleggio

Brescia seconda in Lombardia per export… di pesce

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Mercato del pesce conservato e lavorato: dalla Lombardia parte il 41% dell’export italiano per un valore che nei primi tre mesi del 2016 supera i 40 milioni di euro, +22,7% rispetto allo stesso periodo del 2015. Il pesce lavorato e conservato parte soprattutto da Como (84,8% del totale regionale). Seguono Brescia (4,8%), Milano (2,1%), Cremona (1,3%) e Lodi (1,2%). Nel 2016 i principali Paesi di destinazione sono Grecia e Arabia Saudita: entrambe rappresentano un decimo del totale verso il mondo ma è l’Arabia Saudita a spiccare per la crescita più consistente, +76%. Terza la Germania (era al primo posto lo scorso anno). E sono 1.505 le imprese ittiche, tra produzione e commercio di pesce fresco e conservato, attive in Lombardia nel 2016, una su venti in Italia, +5,1% in un anno. Sono soprattutto commercianti all’ingrosso (840, +7,8%), al dettaglio ambulante (255, +3,7%) o negozi al dettaglio (178, +6%) di pesce.

Il maggior numero di attività a Milano (652, +6,4%), Brescia (212, +2,9%), Varese (119, +12,3%) e Bergamo (99, +5,3%). Emerge da un’elaborazione Camera di commercio di Milano su dati Istat e registro imprese al I trim. 2016 e 2015. Da dove arriva il pesce lavorato sulle tavole lombarde? Soprattutto dalla Spagna, per un import di circa 59 milioni di euro in tre mesi, +5,3%. Seguono l’Indonesia (+14,3%) e i Paesi Bassi (+2,5%). In forte crescita l’Ecuador, +61,8%.

Pesce lavorato e conservato: l’Italia in tre mesi importa per quasi un miliardo di euro. Circa dieci volte di più di quanto esporta. Ma sia l’import che l’export sono in aumento: rispettivamente +6,5% e +7,3%. E nel settore ittico, che tra produzione e commercio conta quasi 30 mila imprese (+1,8%), prima Napoli con 2.233 attività (+3% in un anno) seguita da Rovigo con 2.134 (+0,7%). Vengono poi Ferrara, Roma e Venezia.

Turismo, boom di passaggi negli Infopoint rispetto al 2015

in Economia/Evidenza/Tendenze/Turismo by

I due Infopoint cittadini fanno registrare, nei primi 7 mesi dell’anno, un + 45.6% di accessi di turisti rispetto al pari periodo 2015. Il totale delle presenze, infatti, sale da 19.083 tra gennaio e luglio 2015 a 27.800 negli stessi mesi del 2016: un incremento di 8.717 unità.

“Numeri – si legge in una nota – che confermano l’apprezzamento per un sistema che, facendo perno su due location strategiche nel centro della città (l’una collocata in via Trieste 1, di fronte a piazza Paolo VI, e l’altra situata in viale della Stazione 47), è in grado di soddisfare la numerosa e crescente presenza di turisti italiani e stranieri in città grazie a un servizio di assistenza e informazione multilingue, aperto 7 giorni su 7, dal lunedì alla domenica, dalle ore 9 alle 19 senza interruzioni”.

Metalmeccanici, 81 le aziende in crisi nella provincia di Brescia

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Ben 81 aziende in crisi e circa 3.500 lavoratori coinvolti su un totale di 3.931 occupati nelle stesse, è questo il triste bilancio del settore metalmeccanico bresciano secondo il 41esimo rapporto Fim-Cisl, diffuso nei giorni scorsi. Da gennaio a giugno sono ben 2.594 i lavoratori bresciani coinvolti nella cassa integrazione ordinari, mentre 878 quelli hanno ricevuto la “straordinaria” e 30 sono stati inseriti nelle liste di mobilità: anticamera dei licenziamenti. Sette (607 lavoratori), inoltre, le aziende che hanno deciso di sottoscrivere i contratti di solidarietà. Da aprile ad oggi, con il nuovo sistema di dimissioni on line, sono ben 400 i lavoratori del settore che si sono rivolti agli uffici della Fim Cisl per la pratica di dimissioni.

 

Brescia, a luglio prove tecniche di fine deflazione

in Economia/Istituzioni/Tendenze by

A luglio, dopo cinque mesi consecutivi di tassi tendenziali negativi, si attenua la deflazione a Brescia. Il tasso tendenziale registra infatti una variazione nulla, mentre il tasso congiunturale (variazione sul mese precedente) segna un +0,2%. L’indicatore di trend conferma, anche se più attenuati, i rischi di deflazione già emersi nei mesi scorsi. L’analisi per tipologia di beni e servizi, evidenzia come siano i prodotti a media ed elevata frequenza di acquisto quelli maggiormente interessati dalla deflazione, soprattutto a causa della componente energetica. Il tasso tendenziale senza la componente energetica sarebbe a +0,7%.

Le divisioni con andamento inflativo sono “Ricreazione, spettacolo, cultura” (+1,4%), “Trasporti” (+1,1%, prevalentemente per fattori stagionali), “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+0,5%, per fattori stagionali), “Abitazione, acqua, energia elettrica e combustibili” (+0,3%, soprattutto per i rincari dell’acqua). In diminuzione le “Comunicazioni” (-1,2%), “Prodotti alimentari” (-0,6%), “Bevande alcoliche e tabacchi” (-0,1%) e “Altri beni e servizi” (-0,1%). Variazione nulla per “Abbigliamento e calzature” (saldi stagionali), “Mobili, articoli e servizi per la casa”, “Servizi sanitari” e “Istruzione”. Indicatori di trend segnalano ancora una delicata situazione di possibile ripresa della deflazione.

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