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Turismo - page 3

Massetti: mancano gli stranieri, bisogna puntare sul turismo di prossimità

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Il 2020 sarà un anno difficile per il turismo della nostra provincia. Un settore che interessa 3.862 imprese artigiane bresciane che intercettano la domanda dei consumi turistici e che deve far a meno, come minimo, della metà dei visitatori stranieri che rappresentavano sino allo scorso anno i tre quarti dell’intero turismo movimentato nella nostra provincia. Le previsioni, raccolte e stimate dall’Osservatorio di Confartigianato Lombardia, indicano a livello nazionale una flessione del 44% di visitatori internazionali e tenendo conto degli arrivi previsti sui due principali aeroporti regionali è previsto su Milano il -58,5% e su Bergamo il -49,6% di arrivi. Stiamo parlando di milioni di arrivi: 9.725.552 il totale presenze per la nostra provincia del 2019. Solo nel periodo estivo (luglio-agosto 2019) 4.927.388.

«Un dato che preoccupa è e sarà la mancanza di turisti stranieri: da sempre percentuale preminente sul totale delle presenze estive di turisti della nostra provincia rappresentando oltre il 75%. Non possiamo che rilanciare e puntare esclusivamente sull’idea di turismo di prossimità interno e locale. Uno scenario in cui il “saper fare” artigiano diventa una componente essenziale del fattore attrattivo del territorio con le diverse specializzazioni che permetteranno di mettere in rete realtà differenti, in una logica di promozione integrata e flessibile, che contempli sia le imprese della ricettività, sia quelle in grado di elevare il livello di attrattività per specificità produttive, come la moda e design, enogastronomiche, dei servizi e culturali» commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti.

Le imprese artigiane che operano in attività economiche a vocazione turistica alla fine del II trimestre 2020 sono in Lombardia 32.388 (erano 31.994 nello stesso periodo di un anno fa), pari al 13,3% dell’artigianato lombardo. A Brescia sono 3.862 (erano 3.966 nello stesso periodo di un’anno fa) le imprese potenzialmente interessate da attività turistiche, l’11,6% sul totale dell’artigianato e che occupa 13.419 addetti. Di queste, 947 attività si occupano di abbigliamento e calzature, 884 manifatturiere e dei servizi (comparto prezioso che comprende attività dell’artigianato nella fotografia, cornici, gioielleria e bigiotteria, ceramica e vetro, lavorazioni artistiche del marmo, del ferro, del rame e dei metalli, cure per animali domestici, centri benessere e palestre). Sono invece 947 quelle si occupano di abbigliamento e calzature, 626 di agroalimentare, 311 di bar, caffè, pasticcerie, 680 ristoranti e pizzerie, 402 di trasporti.

La rilevazione dell’Osservatorio di Confartigianato Lombardia di fine maggio 2020 su oltre 400 imprese bresciane aveva evidenziato nel bimestre aprile-maggio un calo del fatturato più ampio di 8,5 punti (-61,3% vs -52,7%) rispetto alla media per le MPI che intercettano una significativa domanda turistica. I settori con una maggiore presenza di MPI che intercettano a domanda turistica sono trasporto persone (88,5%), Alimentari (47,2%), Comunicazione: grafici e fotografi (41,5%), Rosticcerie/cibi da asporto e ristorazione (40,0%), Lavanderia e pulitura di articoli tessili e pelliccia (35,0%), Moda – tessile, abbigliamento, calzature, occhiali e gioielleria (27,5%) e Legno-arredo (20,0%).

Se a livello provinciale più alte incidenze dell’artigianato nei settori a vocazione turistica sul totale dell’artigianato provinciale si rintracciano per Milano (18,5%) e Mantova (13,8%), Varese (12,3%) è Brescia al primo posto per presenza nel periodo estivo (luglio-agosto 2019) con 4.927.388 turisti, davanti anche a Milano (3.971.811 turisti) ma con una quota di presenze estive di turisti italiani sul totale che si attesta solo al 23,3%.

«Ci auguriamo che, nonostante le evidenti difficoltà, le nostre imprese sapranno mettere a sistema le loro competenze e la loro esperienza per continuare a fare di Brescia e della Lombardia una meta turistica attraente ed attrattiva. Ne va di una fetta importante dell’economia del nostro territorio, di posti di lavoro, di tradizioni e capacità artigiane uniche che rischiano di andare perse» conclude il presidente di Confartigianato Eugenio Massetti.

Nasce “We Chat Tourism”: Neosperience & Tencent per rilanciare il turismo italiano

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Neosperience S.p.A., uno dei principali player nel settore della Digital Customer Experience, quotata su AIM Italia, e la partecipata Value China s.r.l. – start up innovativa dedicata al mercato cinese e asiatico per la fornitura di prodotti e servizi digital – lanciano con il gigante digital cinese Tencent Holding il progetto “WeChat Tourism”. Questa iniziativa si propone di rilanciare e promuovere il turismo italiano in Cina, anche grazie al patrocinio di ENIT (Agenzia Nazionale del Turismo.)

Value China, società del Gruppo Neosperience dedicata al mercato cinese, è il braccio operativo e referente in Italia di Tencent Culture & Tourism: il reparto interno creato dal colosso cinese nel 2018 per supportare il settore del turismo a livello globale. Grazie a Tencent, casa madre di WeChat – la principale piattaforma social e di messaggistica cinese – e Neosperience, prende vita un team dedicato a realizzare il progetto fondamentale di rilancio del turismo, che parte dalla Cina e dai turisti cinesi, per promuovere il patrimonio artistico, culturale e naturalistico italiano.

Dario Melpignano, Presidente di Neosperience, ha commentato: “Siamo entusiasti di sviluppare questa iniziativa ambiziosa per rilanciare il settore turistico del nostro Paese e fornire a tutti gli operatori turistici nuove opportunità di business dopo un periodo di grande sofferenza economica. Lo sviluppo e fornitura di servizi digitali innovativi che valorizzano il territorio e l’offerta degli operatori gioca un ruolo chiave nel momento storico che stiamo vivendo. Questo progetto si iscrive nel quadro dell’impegno di Neosperience per il sostegno e il rilancio del nostro territorio e attività attraverso il digital: sviluppo sociale, ma anche opportunità per rafforzare il ruolo del nostro Paese come canale di comunicazione e condivisione di valori a livello internazionale.”

Luca Qiu, CEO di Value China, aggiunge: “L’iniziativa WeChat Tourism è un asset fondamentale per la promozione della destinazione Italia in Cina. La messa in gioco della maggiore app di messaggistica, social e di pagamenti cinese crea un nuovo scenario di rilancio del turismo e un’opportunità unica per l’intero settore e l’economia italiana. Attraverso soluzioni tecnologiche innovative e piattaforme di servizi intelligenti potremo ispirare e guidare i turisti cinesi verso la destinazione prescelta dialogando con loro con l’app che usano di più, ogni giorno.

Il patrocinio rilasciato da ENIT (Agenzia Nazionale del Turismo) rafforza ulteriormente questo progetto in un momento cruciale per l’economia del settore turistico.”

WeChat Tourism fa parte di un insieme di progetti sotto il brand Tencent, a cui hanno già aderito altri Paesi, europei e non, ed è l’unico progetto in Italia gestito direttamente dal gruppo cinese seguendo i protocolli di controllo qualità interni. Il progetto include anche la realizzazione di un Mini Program WeChat, implementato dal team tecnico di Tencent.

Con il vantaggio di anni di esperienza accumulata nel mondo digital cinese, Tencent investirà sulla diffusione di WeChat Tourism lato Consumer, promuovendo la destinazione e i servizi nei suoi canali social esistenti e attingendo alle sue risorse interne per promuoverlo, presso oltre un miliardo di utenti attivi sulle sue property digital, oltre all’app WeChat.

Neosperience investirà in questo progetto sul versante Business, impegnando le proprie risorse e quelle di Value China per aiutare tutti gli operatori a valorizzare insieme alle loro attività il patrimonio culturale, artistico, enogastronomico e naturalistico italiano.

Coronavirus, Rigotti (Cna): preoccupati soprattutto per il turismo

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Eleonora Rigotti, Cna

Secondo i dati elaborati dal Centro studi di Cna Lombardia gli effetti del Covid-19 sull’economia italiana si fa sentire sensibilmente: il Pil nazionale, nel primo trimestre 2020, segna un calo del 4,8% rispetto al medesimo periodo del 2019. E le previsioni per l’intero 2020 oscillano tra il meno 8% del recente Documento di economia e finanza Def e il meno 9.5% stimato dalla Commissione europea. “Siamo molto preoccupati – dichiara il presidente di Cna Lombardia Daniele Parolo -, la Lombardia cresceva da sei anni, si era complessivamente ripresa dopo la crisi del 2008, ma il 2020 vedrà di nuovo una picchiata del Pil regionale al men 8,6%. Questa tendenza, autenticamente emergenziale, disegna un quadro drammatico, che ci riporta indietro ai livelli del 2001”.

Molte le preoccupazioni in particolare sul fronte dell’economia del turismo, specialmente alle soglie del trimestre estivo. La dinamica del turismo in Lombardia ha diverse peculiarità, con un 60% di presenze straniere e una concentrazione dei movimenti tra giugno e settembre (il 45% sul totale). La delegata di Cna Lombardia al Tavolo Turismo di Regione Lombardia, Eleonora Rigotti (presidente di Cna Brescia), ricorda che “con 39 milioni di presenze la Lombardia è una delle principali regioni italiane per movimento turistico. Non possiamo sottovalutare questa filiera: 60 mila imprese, 270 mila addetti, il 7,5% del Pil regionale e in questa quantità c’è la qualità che dobbiamo preservare”.

I dati di Cna Lombardia raccontano una situazione in bilico, nella quale la gestione dei prossimi mesi sarà cruciale sia dal punto di vista delle politiche economiche sia sul terreno del contenimento del Covid-19. Con il lockdown, intanto, le imprese del turismo hanno già perso il 15% del fatturato annuo. E si rischia un calo complessivo del Pil del comparto turistico lombardo pari al 67% nel 2020. “Sono convinta che serva un’azione coordinata e massiccia tra Governo e Regione Lombardia per un piano di rilancio, di stimolo della domanda interna, di attrazione degli investimenti – aggiunge Rigotti -. Regione Lombardia si sta muovendo con un’azione di stimolo delle opere pubbliche negli enti locali, per i quali sono stati stanziati 400 milioni. Per noi è la direzione giusta, ma va rafforzata, diffusa, consolidata, partecipata dalla filiera delle micro e piccole imprese delle costruzioni e dell’impiantistica, autentico snodo di una rete capillare di opportunità di lavoro. Da questa crisi possiamo uscire solo se la viviamo come un’opportunità per ridefinire il nostro futuro”.

Business della neve, nel Bresciano fanno affari 626 attività

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Neve, shopping, relax e buona cucina. Sono 3.079 le imprese della ricettività, commercio e ristorazione attive nei comuni montani della Lombardia dove sono presenti sedi di scuole di sci. Si tratta complessivamente di una quarantina di comuni in tutta la regione, concentrati tra Bergamo, Brescia, Como, Lecco e Sondrio, nei quali il giro d’affari invernale legato anche alle scuole di sci e al turismo in generale fa da traino a numerose attività.

Livigno è in testa, con 598 imprese che rappresentano quasi il 20% delle attività commerciali, di alloggio e ristorazione dei comuni sciistici della Lombardia, e danno  lavoro a 2.827 addetti. Seguono Bormio con 211 attività e 1.126 addetti e Tirano, con 182 imprese e 687 addetti.  con  È quanto emerge da un’elaborazione dell’Ufficio Studi, Statistica e Programmazione della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Registro Imprese 2019.

Imprese e addetti dei comuni sciistici della Lombardia – Nei comuni montani di Sondrio, prima provincia della Lombardia con 12 comuni sede di scuole di sci (Aprica, Bormio, Chiavenna, Chiesa in Valmalenco, Gerola Alta, Madesimo, Livigno, Teglio, Tirano, Valdidentro, Valdisotto e Valfurva) si contano complessivamente 1.643 attività tra hotel, shopping e tavola, con complessivamente 7.245 addetti; nei comuni montani di Brescia considerati (Artogne, Bagolino, Borno, Collio, Edolo, Pisogne e Ponte di Legno) le attività sono 626 con 1.856 addetti; nei comuni sciistici della provincia di Bergamo (Branzi, Castione della Presolana, Colere, Foppolo, Gromo, Piazzatorre, Schilpario, Selvino, Serina, Valbondione, Valleve, Valtorta) si contano 447 attività con 1.191 addetti; in provincia di Como (Asso e Bellagio) le attività sono 192 con 802 addetti; 171 attività per i comuni di Lecco (Barzio, Bellano, Introbio e Margno), con 449 addetti.

Il comune della bergamasca, con sedi di scuole di sci, che conta più attività commerciali di ristorazione e alloggio è Castione della Presolana (123 imprese), seguito da  Selvino (74 attività). Nel bresciano il primo comune montano legato al business della neve è Ponte di Legno con 115 imprese tra negozi hotel, servizi ricettivi e ristoranti. Seguono, per vivacità commerciale legata al turismo invernale Edolo e Pisogne, entrambi con 114 imprese, e poi Bagolino (104). Nel comasco il primo comune è Bellagio con 82 negozi, 30 attività di alloggio e 49 nella ristorazione. A Lecco sono Bellano e Barzio a contare più imprese del commercio, ricettività e alloggio (rispettivamente 64 e 51 imprese).

Cortina, Val Gardena e Madonna di Campiglio: ecco le mese sciistiche più esclusive d’Italia

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Lo sci, come noto, non è certamente tra gli sport meno costosi. Ma ci sono località decisamente più accessibili di altre e luoghi in cui la frequentazione – complice il crescere dei costi per skipass e pernottamenti – è decisamente più altolocata. A fotografare la situazione ci ha pensato nelle scorse ore Holidu, motore di ricerca e comparatore di prezzi di case vacanza nato cinque anni fa da un’idea dei fratelli tedeschi fratelli Johannes e Michael Siebers e diventato nel tempo una delle realtà leader di questo settore on line.

Holidu ha diffuso infatti la graduatoria dei comprensori sciistici di tutta Europa sulla base dei costi per gli appassionati e dall’indagine è emerso un quadro piuttosto chiaro: le località più costose sono collocate soprattutto in Svizzera, mentre le più economiche si trovano in Francia. L’Italia? In questa classifica occupa entrambi gli estremi della classifica, con alcuni dei luoghi meno cari del Continente per gli amanti della neve e alcuni dei più costosi.

LE LOCALITA’ SCIISTICHE PIU’ ESCLUSIVE D’EUROPA

Il “podio” delle località sciistiche più esclusive d’Europa va a tre svizzere. A Zermatt in alta stagione si possono arrivare a pagare ben 182 euro a notte, oltre a 72 euro di skypass, a Corvatsch – Furtschellas 176 euro e  Eggli/La Videmanette 175. Cifre davvero considerevoli se si pensa che ad Aprica, in Valcamonica, contemperaneamente si rimarrebbe al di sotto dei 70 euro. A seguire, nella classifica dei luoghi più costosi, troviamo Corvatsch – Furtschellas e Zermatt. Ma al quarto posto c’è Cortina d’Ampezzo e dopo altre cinque località svizzere o austriache la Val Gardena

Ma quali sono le località sciistiche più esclusive d’Italia? Di seguito vediamo il podio nostrano…

LE LOCALITA’ SCIISTICHE PIU’ ESCLUSIVE D’ITALIA

Le località sciistiche più esclusive d’Italia hanno nomi noti al grande pubblico e la prima è senza dubbio Cortina d’Ampezzo, in Veneto, con i suoi 120 chilometri di piste. Qui una giornata di pernottamento e lo skipass possono arrivare a costare ben  167 euro. E il solo skipass ne costa dai 58 euro dell’alta stagione ai 52 della bassa. La differenza di prezzo fra la perla delle Dolomiti e la località meno costosa d’Italia, Riserva Bianca, supera i 100 euro.

A seguire, in classifica, troviamo la Val Gardena, uno dei comprensori più estesi della Penisola con ben 175 chilometri di ski area raccomandata davvero a tutti i livelli di sciatori,. Ma lo skipass nella valle dolomitica può costare anche 57 euro e il totale sale così a ben 151 euro: una cifra decisamente non alla portata di tutti.

Poco distante, per costi, si colloca Madonna di Campiglio, sempre sulle Dolomiti: 60 chilometri di piste in cui abbondano le rosse. Qui lo skipass costa ben 56 euro, ma tra alta e bassa stagione il risparmio può essere notevole, con variazioni di prezzo da 29 a 87 euro.

MA QUALI SONO I CRITERI DELL’INDAGINE?

I criteri sono ovviamente decisivi nel definire i risultati dell’indagine. E su questo l’azienda tedesca è trasparente nel dire come ha preso i dati dal proprio database. I dati, infatti, sono stati raccolti nel mese di ottobre comparando i valori degli alloggi in circa 250 comprensori sciistici di tutta europa con più di 50 chilometri di piste. Per calcolare il costo dello skipass e dell’alloggio in bassa e in alta stagione sono state considerate due domeniche a fine dicembre (29.12.2019) e a fine marzo (22.03.2020). I prezzi dello skipass si riferiscono invece al periodo 2019/2020 e sono stati estrapolati online dai siti ufficiali degli impianti sciistici o da siti di settore.
 

Le guide turistiche fanno impresa: in Lombardia sono 56

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Mappa turistica, foto generica da Pixabay

La guida turistica, per legge una professione regolamentata cui si accede attraverso un esame pubblico, tende oggi nel nuovo scenario turistico del nostro territorio ad evolversi in impresa, per iniziativa dei singoli operatori : in Lombardia sono 56 le attività di impresa, tra sedi e unità locali, su 1.050 in Italia, secondo l’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese 2019. Un settore, quello delle guide turistiche professioniste che si trasformano in imprenditori, che cresce del 14% in un anno e del 100% in cinque anni in Lombardia e del 8,8% e 42% in Italia. Imprese che hanno 69 addetti in Lombardia, di cui 33 a Milano su 1.509 in Italia.

Le province dove l’organizzazione di visite guidate si configura sempre più come attività d’impresa sono Roma (137 localizzazioni, +14% in cinque anni con 166 addetti), Napoli (80 imprese con 110 addetti) e Firenze (73, +161% in cinque anni con 148 addetti), seguite da Sassari (42 imprese, +36% con 68 addetti), Venezia (35, +75% con 125 addetti) e Palermo (33, +38% con 23 addetti). Milano ha 24 attività, +20% in un anno e +100% in cinque anni con 33 addetti. È forte la presenza femminile (58% delle imprese sia in Lombardia che in Italia) e gli imprenditori nati all’estero pesano 8% in regione e 13% a livello nazionale. Più giovani gli imprenditori in Lombardia, il 10% rispetto al 7% nazionale. Si tratta soprattutto di guide turistiche che aprono una ditta individuale, nel 67% dei casi in Lombardia e nel 72% in Italia. A Milano pesano di più le società rispetto alla media nazionale, le ditte sono il 48% del totale, come anche a Sassari (53%). A Firenze sono ditte individuali di guide turistiche che si mettono in proprio nel 93% dei casi.

Turismo e imprese, studio Confartigianato: il Garda è primo

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Nei giorni delle grandi partenze per le vacanze estive, l’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia fa il punto sul turismo nella nostra Regione: «La Lombardia è una delle principali mete turistiche in Italia e il turismo rappresenta un’importante opportunità per oltre 32mila imprese artigiane lombarde a vocazione turistica – commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti – si tratta di un mercato in continua crescita, a cui le imprese guardano con interesse e a cui possono offrire prodotti e servizi di qualità, ad alto grado di personalizzazione e spesso caratteristici di quel Made in Italy particolarmente apprezzato dai turisti: prodotti e servizi a valore artigiano, in grado di contribuire a rendere pienamente soddisfacente e memorabile una visita nella nostra Regione».

Le imprese artigiane che operano in attività economiche a vocazione turistica alla fine del I trimestre 2019 sono in Lombardia 32.388, pari al 13,3% dell’artigianato lombardo. Imprese che includono oltre ad attività specificamente turistiche quali alberghi e ristoranti, imprese operanti nei trasporti con 7.887 imprese (24,4% del totale), nell’Abbigliamento e calzature con 7.149 imprese (22,1% del totale), nelle Altre attività manifatturiere e dei servizi con 6.237 imprese (19,3% del totale). A Brescia sono 3.966 le imprese potenzialmente interessate da attività turistiche, l’11,7% sul totale dell’artigianato. Di queste, 908 di attività manifatturiere e dei servizi (il 22,9%) comparto prezioso che comprende attività dell’artigianato nella fotografia, cornici, gioielleria e bigiotteria, ceramica e vetro, lavorazioni artistiche del marmo, del ferro, del rame e dei metalli, cure per animali domestici, centri benesse e palestre. Sono invece 1.018 quelle si occupano di abbigliamento e calzature, 630 di agroalimentare, 320 di bar, caffè, pasticcerie, 690 ristoranti e pizzerie, 394 di trasporti. «I turisti in Lombardia hanno a disposizione laghi, montagne, città storiche, buon cibo e buon vino, prodotti locali dell’artigianato artistico, musei, monumenti e parchi – continua il presidente Massetti – un mix attraente che include anche l’alta moda e il design per cui la Lombardia è famosa nel mondo».
Dallo studio emergono le presenze turistiche: se Milano risulta la città più visitata della Lombardia, con 12 milioni e 059 mila presenze turistiche, a seguirla sul podio sono due mete bresciane, sul Lago di Garda: Limone sul Garda, con 1 milione 293 mila presenze turistiche e Sirmione, con 1 milione 237 mila presenze turistiche. Al quarto posto Livigno (SO), con 1 milione 183 mila presenze turistiche, tra i futuri protagonisti delle Olimpiadi Invernali 2026. La classifica prosegue poi ancora con la provincia di Brescia e Desenzano del Garda, con 890 mila presenze turistiche, Como (CO) con 709 mila presenze turistiche, Bergamo (BG) con 637 mila presenze turistiche, Manerba del Garda (BS) con 630 mila presenze turistiche, San Felice del Benaco (BS) con 597 mila presenze turistiche e Brescia (BS) con 591 mila presenze turistiche. Un’iniezione di ottimismo, dopo l’inizio di stagione tra alti e bassi, contando soprattutto che proprio l’area del Garda presa in considerazione conta 720 imprese potenzialmente interessate da attività turistiche.

Tra i 30 comuni di maggior richiamo dei turisti si osserva una crescita delle presenze rispetto a quelle rilevate l’anno precedente a Bormio (SO) (+28,3%), Como (CO) (+11,7%), Limone sul Garda (BS) (+9,6%), Porlezza (CO) (+8,0%), Toscolano-Maderno (BS) (+7,3%), Tignale (BS) (+5,8%), Griante (CO) (+3,8%), Segrate (MI) (+3,5%), Milano (MI) (+1,7%), Saronno (VA) (+1,2%) e Pieve Emanuele (MI) (+0,6%).
Infine, un focus ancora su Brescia evidenzia come nella nostra la quota di presenza di stranieri sia superiore ai due terzi e come il numero medio di notti trascorse sul territorio bresciano dai turisti si attesta a 4, sale a 5 per gli stranieri e scende a 2 per gli italiani. Una dinamica crescente e confortante quella del turismo nel corso degli ultimi 9 anni (2008-2017), fortemente determinata dall’aumento sia degli arrivi (+74,5%) che delle presenze (+52,0%) di turisti stranieri. I primi 10 Paesi esteri di provenienza dei turisti stranieri sono: Germania (42,9% dei turisti stranieri che visitano il territorio), Paesi Bassi (6,7%), Regno Unito (6,3%), Svizzera (4,8%), Austria (4,7%), Francia (4,6%), Belgio (2,7%), Danimarca (2,3%), Polonia (2,1%) e Russia (2,0%).

Imprese balneari, sui laghi bresciani sono 47 (più 12%)

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Hotel con spiaggia privata a Limone del Garda

Estate e turismo, in Italia si contano 8.002 attività che gestiscono stabilimenti sulle spiagge dei nostri mari, sulle rive dei laghi e sulle sponde dei fiumi o noleggiano pedalò e canoe, un settore in crescita del +2,4% in un anno. Tra le province più attrezzate, Napoli batte Savona e si colloca al primo posto con 449 imprese, 5,6% italiano e +3% in un anno, seguita da Savona con 428 attività (5,3% del totale) e da Rimini con 423 (5,3%). Tra le prime dieci aree per numero di imprese, crescono soprattutto Cosenza (+7,6%), Salerno (+6,1%) e Latina (+6%). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Registro Imprese al I trimestre 2018 e 2019.

Il settore in Italia per regione. Emilia Romagna (12,5% nazionale), Toscana (12,1%) e Campania (11,3%) le regioni che trainano il settore con rispettivamente 1.000, 966 e 903 imprese. Tra le regioni che crescono di più in un anno Umbria (+22,2%), Trentino (+15,4%) e Sardegna (+6,9%).

La Lombardia con 172 imprese cresce del 1,2% con Milano (60 sedi d’impresa che sono attive nel noleggio di barche) e i laghi che bagnano i territori di Brescia (47, +12%) e Como (18).

Barche made in Italy: l’export del settore nel 2018 supera 1,8 miliardi. Unione Europea (circa 603 milioni di euro e 32,8% del totale) e America centro-meridionale (435 milioni, 23,6% del totale e +16% tra 2017 e 2018) i principali clienti. Si è diretto verso gli Stati Uniti il 22,3% dell’export italiano per 410 milioni di euro (+37,5% in 1 anno). Tra i primi Paesi acquirenti anche Isole Cayman (210 milioni, 11,4%, +19,4% in un anno) e Malta (204 milioni, 11% del totale). In crescita anche Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Spagna. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Istat anni 2017-2018.

Turismo, un’azienda che per la Lombardia vale 49 miliardi di euro

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Turismo, foto generica da Pixabay

Ammonta a circa 49 miliardi in Lombardia il giro d’affari dei comuni turistici su 132 miliardi in Italia e sono 53 mila su 540 mila le imprese nei settori legati al turismo, secondo i dati della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Principali comparti: commercio al dettaglio (24 mila in Lombardia su circa 274 mila in Italia), ristoranti (21 mila e 184 mila), ricettività (3 mila e 40 mila), attività sportive (quasi 3 mila e 26 mila), attività creative artistiche e di intrattenimento (1.500 e 9 mila),noleggio di auto biciclette e altri mezzi di trasporto (436 e 5 mila), servizi di biglietterie, di prenotazione e guide turistiche (260 e 2 mila), stabilimenti termali (12 e 131). Imprese che crescono in cinque anni in regione del 3% rispetto a  +1% in Italia.

Lombardia, crescono le imprese del turismo nelle città d’arte e nelle località montane, stabili i laghi. Le città d’arte prevalgono con 41 mila imprese, + 4,6% in cinque anni, seguite da località lacuali (6 mila imprese, stabili), località montane (3 mila imprese, +2%), località collinari (2 mila imprese), località termali con quasi mille imprese.

Località turistiche e business in Lombardia. Ammonta a circa 49 miliardi di euro in un anno, il giro d’affari dei comuni turistici in Lombardia, di cui 43 solo a Milano. Secondo i dati Istat, sono 15 le città d’arte lombarde, 12 le località collinari, 53 quelle lacuali, 38 montane e 9 termali, per un totale di 127 comuni turistici, che grazie ai flussi di visitatori mettono in moto oltre quasi 53 mila imprese del turismo. Sono 24 mila attività di commercio al dettaglio, 3 mila imprese della ricettività, 21 mila ristoranti, oltre 400 imprese di noleggio di auto biciclette e altri mezzi di trasporto, quasi 300 servizi di biglietterie, di prenotazione e guide turistiche, 4 mila attività di intrattenimento tra arte e sport e 12 stabilimenti termali. Brescia è la provincia con più località turistiche della regione (35), seguita da Bergamo (19) e Varese (17). Per business legato al turismo, dopo il capoluogo seguono comuni di  Bergamo con 1,9 miliardi di euro e di Brescia con 1,8 miliardi.

Prime regioni per business dell’accoglienza: Lazio con 74 mila imprese e Toscana con 61 mila. Dal punto di vita delle attività economiche che gravitano attorno ai comuni italiani meta di visitatori, il Lazio è la prima regione, dove si contano in tutto oltre 74 mila attività turistiche, in crescita del 7% tra 2014 e 2019. Seconda la Toscana con 61 mila imprese, seguita da Lombardia, che cresce del 3% in cinque anni e Emilia Romagna, entrambe con oltre 50 mila imprese.

I primati per settore. Per accoglienza negli alberghi e alloggi, ai primi posti Toscana, Trentino e Lazio con 5 mila imprese insieme a Emilia Romagna e Veneto con 4 mila, Lombardia con 3 mila. Si distinguono per la presenza di imprese attive nella ristorazione, oltre al Lazio con 24 mila, le località lombarde (21 mila), toscane (21 mila) e dell’Emilia Romagna (18 mila). Prime Lazio e Lombardia per il numero di attività legate all’intrattenimento, 1500 circa, con la Toscana che supera le mille attività. Per lo sport prime Lazio e Toscana con oltre 3 mila imprese, poi Lombardia e Veneto con circa 2 mila. Stabilimenti termali in Veneto e Campania (23 e 21). È nei comuni del Lazio e della Toscana, il più alto numero di imprese di noleggio di auto e biciclette, oltre 500 imprese.

Più località turistiche in Piemonte, Trentino, Veneto. È il Piemonte, la regione con il più alto numero di località turistiche, tra montagne laghi e turismo enogastronomico, i comuni tappa dei viaggiatori sono complessivamente 763 e in tutto 35.309 le imprese attive nei settori più legati al turismo, per un fatturato annuo complessivo di circa 4 miliardi di euro. Seguono in valori assoluti il Trentino Alto Adige (287 comuni e oltre 13 mila attività) e il Veneto (265 comuni, quasi 45 mila imprese).

Il giro d’affari per tipologia di comuni turistici  in Italia. Per le città d’arte il giro d’affari tra acquisti, cene fuori, alloggi  e intrattenimento supera complessivamente 101 miliardi di euro, per le località marine il business è di circa 15 miliardi di euro, a cui si aggiungono circa 3,3 miliardi delle località lacuali,  9 miliardi di euro alle località collinari e montane, quasi 3 alle località termali e 155 milioni di euro circa alle località religiose. Oltre il 70 % del business dei comuni turistici del Belpaese è assorbito da Lombardia (49 miliardi di euro), Lazio (circa 20 miliardi), Veneto (circa 14 miliardi), Toscana (9 miliardi) ed Emilia Romagna (7 miliardi). È quanto emerge da una elaborazione della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Registro Imprese, Aida – Bureau Van Dijk e su Istat.

Località turistiche in Italia. Dal mare alla montagna, collina, laghi e terme, passando per le città d’arte fino alle località religiose, le mete prese di mira dai turisti italiani e stranieri, che punteggiano la penisola italiana, sono in tutto 2.821, vale a dire un comune su tre in Italia. Secondo la classificazione Istat delle località turistiche  per l’elaborazione dei flussi di visitatori, si contano 350 città d’arte, 705 località collinari e 1.216 montane, 326 comuni marittimi e 130 lacuali, 90 località termali a cui si aggiungono 4 località religiose, che mettono in moto 540 mila imprese del turismo.

Export di prodotti lombardi legati al turismo, è boom nel 2019

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Cresce l’export di prodotti legati al turismo dalla Lombardia nel mondo, 1,8 miliardi nei primi tre mesi del 2019, + 5,8% su 10 miliardi in Italia, +5,5%, secondo una elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Lodi e Promos Italia, la struttura per l’internazionalizzazione delle Camere di commercio su dati Istat.    Dal food al vino, dalle biciclette alle barche, dagli articoli sportivi ai prodotti fotografici fino ai prodotti delle attività artistiche, di intrattenimento e divertimento. Prima Milano con 481 milioni, +7% in un anno, con  Bergamo (269 milioni, +13%),  Brescia e Mantova con 159 milioni, rispettivamente +8% e +3%, Cremona con 155 milioni, +13%. Vanno in Europa (1,3 miliardi), America (202 milioni), Asia (145 milioni).

I settori. Si tratta di 344 milioni di altri prodotti alimentari, latte e formaggi con 309 milioni, vini con 280 milioni, biciclette e moto con 194 milioni, carni e prodotti da forno, ognuno con oltre 150 milioni, frutta e pesce con circa 50 milioni, barche per 40 milioni, articoli sportivi per 27 milioni, prodotti per attività artistiche e l’intrattenimento per 21 milioni.

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