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Moda, in Lombardia vale un miliardo di export al mese. A Brescia 3.500 imprese

in Commercio/Economia/Tendenze/Tessile by

Moda, in Lombardia vale un miliardo di export al mese. A Brescia 3.500 imprese Piace sempre di più la moda “Made in Milan” nel mondo, cresce la spesa all’estero per i nostri vestiti in un anno, quasi 5 miliardi, +8% secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano. Bene anche Bergamo e Brescia (+6%) e Lecco (+9%). Supera così i 9 miliardi in nove mesi l’export lombardo. Principali clienti sono: Francia, Hong Kong e USA. Crescita a due cifre per Canada (+20%), Corea (+18%) e Giappone (+13%).

Sono circa 34.500 le imprese attive nel settore della moda in Lombardia, di cui quasi 14 mila nella produzione moda e oltre 20 mila nel commercio e design. Dopo Milano, che è prima con il 38% (13 mila) delle imprese della moda in regione, vengono Brescia con 4 mila imprese, Bergamo e Varese con quasi 3.500, Como con 2.600 e Monza e Brianza con circa 2.300. 193 mila gli addetti del settore, il 23% del totale italiano, di cui oltre 87 mila a Milano. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati del registro delle imprese al terzo trimestre 2016. Export lombardo di moda nel mondo: 9,2 miliardi di euro. Cresce l’interesse per la moda lombarda nel mondo: nei primi nove mesi del 2016 l’export supera i 9,2 miliardi di euro con una crescita del +4,7% in un anno, quasi quattro volte la crescita dell’export italiano che si ferma al +1,2%. La Lombardia esporta soprattutto articoli di abbigliamento, per un valore di 4,2 miliardi di euro, quindi prodotti tessili per 2,7 miliardi e articoli in pelle per 2,3 miliardi che è anche il settore che cresce di più, +8% tra 2015 e 2016.

Milano, Bergamo, Brescia e Lecco: tra le maggiori esportatrici che crescono di più. Milano pesa la metà dell’export lombardo (49,2%, 4,5 miliardi, +8,2% in un anno), la seguono poi Como (1,1 miliardi, +2,3%), Bergamo (721 milioni, +5,6%), Mantova e Varese (entrambe circa 668 milioni, +0,2%, -2,6%), Brescia (563 milioni, +6,4%), Monza (347 milioni, – 8%), Lecco (224 milioni, +8,5%).

Francia, Hong Kong e USA i principali mercati, crescita a due cifre per Canada, Corea e Giappone. La Lombardia ha esportato nel 2016 soprattutto verso l’Unione Europea (3,9 miliardi), l’Asia orientale (2,4 miliardi), il resto d’Europa (1,2 miliardi) e l’America del Nord (902 milioni). La Francia è il primo mercato della Lombardia, con 965 milioni di export in nove mesi, seguita da Hong Kong dove sono arrivate esportazioni lombarde per 809 milioni, Stati Uniti (802 milioni) e Germania (653 milioni). Quinta la Cina verso cui si sono dirette 520 milioni di esportazioni. Considerando i principali clienti della moda lombarda, cresce in un anno principalmente l’export verso Canada (+20,1%), Corea del Sud (+16,7%) e Giappone (+13,3%). Emerge da un’elaborazione Camera di commercio di Milano su dati Istat al terzo trimestre 2016 e 2015. Al via percorso di formazione per esportare in USA. La Camera di commercio con la sua azienda speciale Promos propone per le aziende del settore Fashion un percorso guidato e personalizzato di formazione sulle opportunità di business negli USA. Il servizio è rivolto in particolare alle aziende del settore moda e nello specifico i segmenti coinvolti sono: abbigliamento, accessori e calzature. Il progetto prenderà il via a febbraio con il corso di formazione NIBI – Business in USA.

Comet acquisisce anche Laborsil per diventare leader nel settore gomma

in Economia/Evidenza/Manifatturiero by

L’azienda di Coccaglio (BS) acquisisce la Laborsil di Bergamo. Un’acquisizione che sottolinea l’importanza strategica dell’asse Bergamo – Brescia in questo cruciale settore.

Comet S.r.l., azienda leader nel settore delle mescole di gomma, annuncia l’acquisizione, avvenuta il 31 maggio 2016, di Laborsil S.r.l., azienda fondata nel 2006 che produce mescole siliconiche e fluorosiliconiche.
«L’acquisizione è un tassello importante per la strategia di crescita di Comet – dichiara Matteo Bernini, amministratore delegato di Comet – perché consente alla nostra azienda di completare l’offerta dei prodotti verso i propri clienti disponendo da oggi anche delle mescole siliconiche».

È grazie anche a queste scelte strategiche che Comet rafforza il proprio ruolo confermando la sua leadership sul mercato italiano e internazionale. Il costante lavoro di ricerca e di sviluppo del prodotto da parte di Comet comprende sin qui oltre 4.000 diverse formulazioni di mescole in gomma, suddivise in ricette standard e ad hoc, che vanno a fornire diversi ambiti industriali dagli elettrodomestici all’automotive, dal settore dell’edilizia a quello del gas, come a quello idrico, e ancora dall’industria mineraria a quella calzaturiera.

La spinta a una continua innovazione – raggiunta oggi con l’acquisizione del 100% di Laborsil – rappresenta un ulteriore tassello nel processo di sviluppo di Comet: che a partire dal suo trasferimento nel nuovo stabilimento di Coccaglio (BS), inaugurato lo scorso 27 maggio 2016, dimostra come la crescita si accompagna ad un investimento sulla qualità, anche nell’attenzione dell’impatto ambientale. Con la sua esperienza ultra-trentennale, Comet, che è nata nel 1980 ed è controllata al 100% da BHF S.r.l., l’holding di proprietà della famiglia Bernini, ha chiuso il 2015 in crescita con un fatturato di 43 milioni di euro, con una produzione annua di circa 20 mila tonnellate di mescole in gomma e con un numero di 86 dipendenti.

L’acquisizione, da parte di Comet, di Laborsil, che ha sede a Bergamo e ha un fatturato di 5,8 milioni di euro e 12 dipendenti, conferma anche il radicamento dell’azienda di Coccaglio (BS) sull’asse strategico di Bergamo e Brescia. Gli ex soci operativi di Laborsil, Aristide Plebani e Tiziano Tresoldi, resteranno in azienda garantendo continuità aziendale e il trasferimento di competenze necessario. «L’importanza di questa acquisizione – sono ancora le parole dell’amministratore delegato di Comet Matteo Bernini che gestisce l’azienda insieme alla sorella Simona ed al padre Lorenzo – consente a Laborsil di proseguire nel percorso di crescita che ha intrapreso, potendo investire maggiormente nella ricerca e nello sviluppo, come sulla crescita commerciale e tecnica, potenziando la propria presenza all’estero».

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