Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

Imprese green, a Brescia sono oltre mille

in Ambiente/Economia/Partner/Tendenze by
Ambiente

L’attenzione per l’ambiente è sentito sempre più come un fattore di competitività dalle imprese: negli ultimi dieci anni sono quasi 20 mila i certificati ambientali ISO 14001 rilasciati in Italia e uno su cinque ad aziende lombarde (3.698 tra sedi, filiali e stabilimenti). Di questi 2 mila i rilasci nel 2017 fatti in Italia e 366 in Lombardia con un incremento in valore assoluto rispetto all’anno precedente rispettivamente di +173 e +8. Milano prima in Italia e in Lombardia per imprese certificate: 1.353 in dieci anni rispetto alle 1.026 di Roma, alle 905 di Torino, alle 580 di Napoli e alle 533 di Bologna. In Lombardia si distinguono anche Brescia con 470 certificazioni in dieci anni, Bergamo con 462, Monza e Brianza con 261, Varese con 248. Quasi 200 anche a Mantova e Como. In crescita i certificati rilasciati in un anno a Bergamo (+14), a Mantova (+7) e a Varese (+6). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi su dati Accredia, Ente Italiano di Accreditamento.

Cresce l’economia green in Italia. Secondo un’elaborazione della Camera di Commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi su dati registro imprese, nel 2017 tocca le 53 mila imprese, +4% in un anno, +33% in cinque anni con 436 mila addetti. Un settore trainato dalla crescita delle grandi città: Milano con 4 mila imprese, Roma con 3 mila, Torino con 2 mila. È Bolzano a segnare la maggiore crescita in cinque anni, col raddoppio delle imprese, oggi a quota 1.848. In Lombardia in un anno il green aumenta del +3%, per un totale di 10 mila imprese e circa 80 mila addetti. In cinque anni il settore ha un incremento regionale del +28%. Imprese più diffuse a Milano (4 mila), Brescia e Bergamo (oltre mille), Varese e Monza con oltre seicento. Tra le province lombarde, il settore cresce maggiormente a Lecco e Monza (+6%).

La sicurezza sul lavoro a Brescia dà lavoro a 400 persone

in Economia/Tendenze by

Sicurezza sul lavoro, + 38% le imprese del settore a Milano in cinque anni, secondo i dati della Camera di commercio, tra consulenza e fabbricazione di attrezzature. I due gravi incidenti mentre si rafforzano gli investimenti delle imprese a Milano e in Lombardia.

In Lombardia si concentrano le imprese del settore a livello nazionale. Cresce in regione il settore del 7% in un anno e del 34% in cinque anni, di più rispetto al dato nazionale di +6% e +32%. Tra consulenza e fabbricazione di attrezzature, il settore sicurezza vede circa mille imprese attive, 978, concentrate in Lombardia su un totale in Italia di 3.948. Oltre 3 mila gli addetti che operano nel settore regione sui 13 mila nazionali. Un settore che in regione fattura 355 milioni all’anno, metà per la fabbricazione di attrezzature e metà per la consulenza, su un totale nazionale di quasi un miliardo.

Milano conta 364 imprese, che crescono di + 11% in un anno e di +38% in cinque, in quanto erano 328 e 263. Nel capoluogo lombardo il settore dà lavoro a oltre mille addetti e fattura circa 100 milioni.

Imprese attive per la sicurezza sul lavoro per territorio in regione. Dopo Milano con 364 imprese, che crescono di + 11% in un anno e di +38% in cinque e mille addetti, c’è Brescia con 156 e circa 400 addetti (+6,8% e +45,8%), Bergamo (97 e circa 700 addetti, +6,6%, +33%), Monza (86 e 133 addetti, +6%, +54%), Varese (61 e 108 addetti, +9%), Pavia (47 imprese e 74 addetti), Como (40 e 122), Cremona, Mantova e Lecco con circa 30 imprese (237, 132 e 85 addetti), Lodi con 19 e Sondrio con 13 imprese (37 e 70 addetti).

In Italia le prime per imprese sono: Milano con 364 (+11% in un anno e +38% in cinque), Roma (347, +9%, +54%), Torino (201, +5%, +19,6%), Brescia (156, + 6,8%, + 45,8%), Napoli (101, +16,1%, +62,9%), Bari (98, +6,5%, +27,3%) e Bergamo con 97 (+6,6%, +33%). Tra le prime italiane anche Monza con 86 (+6% e + 54%).

Valsabbina, doppie dimissioni in Cda e soci ribelli sul piede di guerra

in Banche/Valsabbina by

Acque sempre più agitate in Banca Valsabbina. Domani, infatti – secondo quanto informa BsNews.it – si terrà una conferenza stampa del Comitato dei cosiddetti soci ribelli, che  annuncia un’assemblea a Gavardo e sottolinea di aver preso contatti con Consob e Banca d’Italia.

E’ di oggi, invece, la notizia di doppie dimissioni nel consiglio di amministrazione di Banca Valsabbina. Una nota dell’istituto di credito, infatti, informa che hanno lasciato l’organismo Giuseppe Cassetti e Mario Rubelli. Una decisione “a titolo personale” (così si legge nella comunicazione), che presa a pochi mesi da un’assemblea dei soci che si annuncia più calda dell’ultima dal punto di vista del dibattito e delle contestazioni.

Massetti (Confartigianato): voucher digitalizzazione, opportunità per le Pmi

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Web e digitale by

Gli investimenti digitali sono una tendenza ormai consolidata nelle scelte degli imprenditori. Secondo le ultime rilevazioni dell’Osservatorio di Confartigianato Lombardia tra il 2014 e il 2016, il 45% delle imprese con almeno 10 addetti ha investito in tecnologie per la sicurezza informatica, il 28% ha puntato su beni e servizi legati a applicazioni web e app. Il 18,4% hanno riguardato investimenti in social media, il 16,1% per il cloud computing, l’11,4% per le vendite online e il 10% nell’area internet delle cose. Più selettivi gli investimenti in tecnologie relative ai big data (4,9%), robotica (3,5%), stampa 3D (2,7%) e realtà aumentata e realtà virtuale (1,3%). Ma, soprattutto, dallo studio condotto da Confartigianato emerge in maniera netta che per il 46% dei piccoli imprenditori la molla per investire nella digitalizzazione è rappresentata dagli incentivi e dalle agevolazioni fiscali. «Il Governo ha recepito le sollecitazioni di Confartigianato su questo fronte, confermando misure particolarmente gradite ai piccoli imprenditori. Iper ammortamento, super ammortamento, “Nuova Sabatini” sono strumenti utili per rilanciare gli investimenti e innovare la produzione delle piccole imprese. In particolare, proprio la “Nuova Sabatini”, che finanzia a tassi agevolati gli acquisti delle piccole imprese in macchinari, impianti e attrezzature, dedica un particolare capitolo per le spese in tecnologie digitali» spiega il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti.

Un invito, quello di Confartigianato alle imprese bresciane, ad utilizzare proprio l’opportunità dei voucher digitalizzazione delle Pmi: contributi a fondo perduto, erogati sotto forma di voucher alle imprese messi a disposizione dal Ministero dello Sviluppo economico. Una misura di sostegno e incentivo che prevede una dotazione di 100 milioni di euro per coprire fino al 50% degli inveestimenti fatti in azienda. Il termine della presentazione delle domande, che devono essere presentate direttamente sul sito del MiSe è il 9 febbraio prossimo. Ogni imprese potrà presentare una sola domanda e dovrà indicare il luogo dove verrà implementato il progetto di digitalizzazione e ammodernamento tecnologico dell’azienda che comprende l’acquisto di software, hardware e servizi per lo sviluppo tecnologico e la trasformazione digitale dei processi produttivi e degli strumenti dell’azienda. «L’invito è di sfruttare l’opportunità offerta dai voucher digitalizzazione per investire nello sviluppo digitale dell’imprese, nella dotazione tecnologica, efficienza e organizzazione del lavoro, oltre che per lo sviluppo delle attività web, compreso l’e-commerce. Possiamo facilmente riconoscere in questi tutti gli elementi chiave su cui si discute in questi tempi. Il valore artigiano è una combinazione tra saper fare, funzionalità, personalizzazione e bellezza che distingue e premia la nostra produzione nel mondo. Grazie alle tecnologie digitali, le straordinarie competenze, la flessibilità e la creatività degli imprenditori si possono creare nuovi prodotti, conquistare nuovi mercati prima preclusi se accompagnati proprio dagli investimenti tecnologici» conclude il presidente Massetti.

Startup innovative, Milano è la capitale d’Italia

in Economia/Innovazione/Startup by

La società specializzata in sistemi di trattamento delle acque basati sulle nanotecnologie e quella che sviluppa servizi informatici rivolti agli avvocati, la start-up che aiuta altre start-up a recuperare finanziamenti per lo sviluppo e quella che ha sviluppato un robot che analizza dati finanziari ed invia in tempo reale ai clienti suggerimenti di investimenti, il social network per gli amanti del cibo per condividere ricette, lezioni di cucina e biglietti per eventi, la società di creativi specializzati in design di moda maschili e beni di lusso e quella con sede in Italia e in California specializzata in materiali innovativi per occhiali: sono alcune delle 52 start-up innovative straniere presenti a Milano nel 2017 secondo l’elaborazione della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi su dati del registro imprese relativi alle sedi di impresa iscritte come start up innovative a fine dicembre 2017.

Milano è prima in Italia non solo per numero totale di start-up innovative con circa 1.400 su 8.300 (il 16% nazionale) ma il suo primato è ancora più saldo considerando le start-up innovative in cui sono presenti stranieri. Tra presenza forte, maggioritaria ed esclusiva, sono 52 su 224, il 23% italiano.

Le start up innovative straniere in Lombardia: sono 64 su 224 registrate in Italia a fine 2017, il 29% del totale. Milano è prima con 52 imprese, di cui 46 (21% italiano) con sede a Milano città. Seconda è Como con 4 start up innovative straniere (al 13° posto in Italia) seguita da Varese con 3 (al 20° posto). Mentre Brescia non rientra tra le 15 realtà territoriali italiane a maggiore concentrazione.

In Italia dopo Milano vengono Roma e Bologna, per start-up innovative a presenza straniera seguite da Modena, Torino e Vicenza. Le start-up innovative straniere milanesi operano soprattutto nei settori della produzione software (35%), dei servizi di informazione (23%) e della ricerca scientifica e sviluppo (6%) e per l’86% hanno sede a Milano città.  In quasi un caso su tre (29%) appartengono a giovani, più della media del 19% per tutte le start-up innovative presenti sul territorio.

Dati imprese Api: positivo anche il quarto trimestre 2017

in Api/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze by

Il finale del 2017 è positivo, le aspettative per il 2018 altrettanto se non di più. Fa sorridere il report congiunturale sul IV trimestre realizzato dal Centro Studi di Apindustria interrogando un campione di 100 imprese associate. Il fatturato risulta in netta crescita per quattro imprese su cinque, in particolare per l’incidenza del mercato domestico: il 39% dei rispondenti dichiara infatti che proprio in Italia si assiste ad un incremento marcato del fatturato mentre il 25% parla di un incremento «contenuto» ed il 17% subisce un calo. Cresce anche la produzione (per il 62% dei rispondenti); investimenti in aumento (38%) o stabili (62%). Positive anche le note che arrivano dal fronte occupazionale: se l’analisi dei primi tre trimestri del 2017 è stata positiva con alti e bassi, nell’ultimo trimestre dell’anno si riscontra un ampliamento dell’organico per il 32% dei rispondenti, mentre nel solo 5% degli intervistati si è operata una riduzione.

Se il 2017 pare chiudersi positivamente, con incrementi anche significativi, le aspettative per il 2018 sono improntate a un diffuso ottimismo.  Il 60% del campione dichiara che l’anno sarà positivo e per un terzo di questi lo sarà «in modo marcato». Meno del 10% del campione teme invece un 2018 negativo. «Chiudiamo il 2017 in modo positivo e registriamo con piacere i segnali che finalmente arrivano anche dal mercato interno – dichiara Douglas Sivieri, presidente di Apindustria Brescia -. I nostri imprenditori si dicono fiduciosi anche per il 2018. Non solo, stando a quanto registrato dallo studio diminuiscono anche le imprese in difficoltà. Serve comunque cautela dal momento che le nostre imprese stanno affrontando da tempo una delicata fase di trasformazione. Speriamo che il quadro politico possa aiutare un clima favorevole e non diventi invece un fattore di squilibrio».

 

 

 

Brescia, cassa integrazione in calo del 55 per cento sul 2016

in Economia/Lavoro/Tendenze by

Buone notizie sul fronte del lavoro a Brescia e provincia. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Inps, infatti, le ore di cassa integrazione concesse alle aziende nel 2017 sono state 9,4 milioni , con un calo del 55,7% nel raffronto con il 2016 a sua volta in calo del 39,1% sul 2015.

I livelli precrisi rimangono ancora distanti (6,6 milioni nel 2008), ma la tendenza rimane positiva e nel Bresciano superiore alla media italiana  (meno 39,3 per cento) e lombarda (meno 48,8 per cento). Insomma: la leonessa non può ancora festeggiare, sul versante economico, ma siamo sulla strada giusta.

Export, Brescia terza in Lombardia: vendite all’estero da 1,3 miliardi

in Economia/Export/Tendenze by

Argentina, Canada, Cina, Iran, Kazakhstan, Kenya, Marocco, Stati Uniti d’America, Sudafrica e Vietnam: le imprese in Lombardia guardano a questi dieci 10 Paesi con i “Percorsi di internazionalizzazione in mercati strategici per il sistema economico lombardo”. Un progetto avviato nel 2016 e concluso nel 2017 a cura di Regione Lombarda e Unioncamere Lombardia e presentato oggi in Villa Reale a  Monza. In forte crescita gli scambi. Secondo i dati di Promos, azienda speciale della Camera di commercio, sono mercati da 14 miliardi di import (+5,5% in un anno) su 36,4 miliardi  nazionali (peso regionale del 38%) e 12 miliardi di export (+10%) su 48 miliardi nazionali (peso del 25%).

Emerge da una elaborazione di Promos, azienda speciale della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi su dati Istat per i primi nove mesi del 2017, in confronto con i primi nove mesi del 2016.

I territori lombardi. Per export, prima Milano con 6 miliardi (+15%), poi Bergamo (1,5 miliardi, + 13%), Brescia con 1,3 miliardi (+9%), Monza e Varese con circa 800 milioni, Como con mezzo miliardo (+8%), Mantova e Lecco con oltre 300 milioni (+1% e + 11%), Cremona con 278 milioni (+31%), Lodi con 64 milioni e Sondrio con 36 milioni.

I mercati in crescita nei diversi territori. Per Varese cresce l’export con l’Argentina (36 milioni, + 153%). Per Como con il Kenya (un milione, + 57%). Per Sondrio con il Sudafrica (un milione, +345%). Per Milano con l’Iran (214 milioni, + 43%). Per Bergamo con il Kazakhstan (49 milioni, + 87%). Per Brescia con il Kenya (6 milioni, +270%). Per Pavia con il Kenya (quasi un milione, + 213%). Per Cremona con l’Iran (14 milioni, + 278%). Per Mantova con il Kenya (mezzo milione, + 110%). Per Lecco con il Kenya (780 mila euro, + 388%). Per Lodi con l’Iran (4,3 milioni, +384%). Per Monza con il Kazakhstan (19 milioni, + 82%).

I principali settori dell’export lombardo. Pesa il manifatturiero, è il 94% dell’import e il 98% dell’export. In particolare è di tre miliardi l’export di macchinari, 2 miliardi l’export di tessili. Intorno a  un miliardo le esportazioni in questi altri principali settori di scambi coi dieci Paesi: metalli, chimica e farmaceutica. Cresce l’export dell’industria alimentare (mezzo miliardo, + 15%), di moda e design (2 miliardi, +14%), dei farmaci (+55%).

I principali Paesi. Per paese, raggiungono i 9 miliardi gli scambi con gli USA, i 12 miliardi con la Cina, un miliardo circa gli scambi con Vietnam, Iran e Canada, mezzo miliardo col Sudafrica, quasi 400 milioni con Kazakistan e Marocco, 300 milioni con l’Argentina, 41 milioni col Kenya.

Importante operazione nel mercato Npl per la bresciana Sei Consulting

in Aziende/Economia/Edilizia/Evidenza/Finanza/Sei consulting by

Nel complicato mercato dei crediti NPL (crediti bancari non performing) collegati agli immobili protagonista anche la bresciana SEI Consulting, con l’operazione conclusasi nel mese di dicembre 2017 attraverso la quale il Gruppo Zunino ha ceduto a Castello s.g.r. due immobili di grande prestigio situati nel quadrilatero della moda milanese (più precisamente in via Bagutta e in via Bigli), completando in tal modo il risanamento delle proprie società.

Nella operazione – durata più di un anno – il Gruppo Zunino è stato assistito in qualità di advisor finanziario da SEI Consulting che ha operato attraverso un team coordinato dai partner Alberto Mazzoleni e Marco Cavagnini coadiuvati da Daniele Pedruzzi.

L’operazione – avente ad oggetto due immobili di grande prestigio ceduti per un valore complessivo di 128,5 milioni di euro a Castello s.g.r. intervenuta in qualità di società di gestione del risparmio del Fondo di Investimento Alternativo Immobiliare denominato “Fondo Italian Opportunities Fund I” – va collocato nel pur complicato ma sempre più frizzante mercato italiano dei crediti non performing, aventi come sottostante asset di natura immobiliare. Un mercato che offre importanti opportunità per gli investitori, anche esteri. Nell’operazione Zunino il fondo è riconducibile ad investitori americani.

“Il mercato degli NPL presenta grandi opportunità che ad oggi sono state colte soprattutto dagli investitori speculativi, in larga parte non italiani, che, approfittando dello stato di “bisogno” del sistema bancario, hanno negli ultimi due anni chiuso numerose operazioni, valorizzando asset che le banche (titolari del credito garantito dagli immobili o degli immobili stessi) non erano in grado di gestire” dichiara Mazzoleni. “Le banche, anche quelle di dimensioni medie o piccole, dovrebbero avere un approccio più costruttivo sul tema strutturando internamente o facendo accordi con soggetti esterni specializzati in modo da “catturare”, almeno in parte, i plusvalori latenti che gli operatori specializzati sono in grado di generare dai crediti NPL”. (fonte BsNews.it)

Imprese energivore, Aib esulta: sgravi anche per le Pmi

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Energia by

Con la pubblicazione del DM del Ministero dello Sviluppo Economico del 21 dicembre 2017 si completa finalmente l’iter legislativo per dare attuazione alla nuova disciplina per le aziende energivore, come disposto dall’Art. 19 della Legge Europea 2017.

Dichiara Enrico Frigerio, vicepresidente di AIB e membro del Tavolo dell’Energia di Confindustria nazionale: “L’anagrafica delle imprese beneficiarie dell’agevolazione presso la Cassa Conguaglio del Settore Energetico parla chiaro: su circa 3100 imprese accreditate oltre 2800 sono PMI, ovvero oltre il 90%. Di queste 604 imprese sono PMI con un fatturato inferiore ai 50 mln di Euro e 2209 sono PMI con un fatturato inferiore ai 10 mln di Euro. Complessivamente le PMI occupano oltre 170.000 addetti diretti. Per i principali settori di base dell’economia Italiana (es. chimica, acciaio, metalli non ferrosi, carta, cemento, vetro), settori con consumi energetici elevati, il costo dell’energia rappresenta un fattore chiave di competitività: finalmente un segno concreto che permette alle nostre PMI di essere concorrenziali.”

Continua Enrico Frigerio: “Questo DM ci permette di confermare i posti di lavoro che si erano creati nelle aziende energivore, che aspettavano la sua pubblicazione dal 2013. Ricordo infine ai nostri Associati, soprattutto alle nostre PMI, che i termini per aderire sono ancora aperti e che quindi possono ancora fruire di questa opportunità, qualora in possesso dei requisiti necessari”.

Negli ultimi anni, nella bolletta energetica italiana la componente parafiscale degli oneri di sistema (a causa soprattutto dei finanziamenti alle fonti rinnovabili) ha superato quella del costo all’ingrosso dell’energia elettrica. Questo fenomeno, comune a molti paesi europei, ha indotto anche l’Italia ad adottare delle specifiche misure di sgravio dell’onere citato per le imprese definite “a forte consumo di energia elettrica” (anche dette “energivore”).

Per beneficiare dell’agevolazione l’impresa deve presentare richiesta di iscrizione al registro delle imprese a forte consumo di energia elettrica attraverso il sistema telematico reso disponibile dalla Cassa per i Servizi Energetici ed Ambientali (CSEA).

Con decorrenza 1 gennaio 2018, il Ministro dello Sviluppo Economico ha ridefinito le imprese a forte consumo di energia elettrica e le relative agevolazioni, oltre che i criteri e le modalità con cui l’AEEGSI (l’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico) provvede ad attuare la misura e il piano di adeguamento.

L’agevolazione, secondo il vecchio meccanismo, era definita esclusivamente sulla base dei consumi elettrici dell’impresa. Con il nuovo meccanismo entrano in gioco invece anche ulteriori fattori quali fatturato, VAL, codice ATECO dell’impresa ecc.

A decorrere dal 1 gennaio 2018, possono beneficiare del nuovo meccanismo tutte le imprese che hanno un consumo medio di energia elettrica, calcolato nel periodo di riferimento, pari ad almeno 1 GWh/anno.

Il problema del costo dell’energia per le imprese energivore è parimenti sentito anche a livello europeo e ha portato la Commissione UE a prevedere, nelle Linee Guida sugli Aiuti di Stato per l’energia e l’ambiente, la possibilità di ridurre il prelievo per i settori industriali più sensibili al prezzo dell’energia e più esposti alla concorrenza estera. La possibilità di intervenire con strumenti attivi a favore della competitività industriale è riconosciuta come condizione per proseguire nel lungo termine una politica a favore della sostenibilità.

Per ridurre il differenziale di prezzo pagato dalle imprese energivore italiane rispetto alle altre economie manifatturiere europee, contestualmente al nuovo sistema di tariffe che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2018, il decreto in esame adotta anche in Italia la clausola europea che consente di parametrare il pagamento degli oneri connessi alle energie rinnovabili al valore aggiunto lordo (VAL) dell’impresa.

Per alcune delle imprese censite nel sistema energivori il costo dell’energia elettrica rappresenta oltre l’80% del costo delle materie prime per altre tale costo supera lo stesso valore aggiunto prodotto dalla gestione caratteristica. La previsione di tutela sul valore aggiunto rappresenta lo strumento più corretto per evitare che processi produttivi ad alta intensità energetica e di investimenti vengano delocalizzati con un danno sulle filiere coinvolte.

 

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