
Fiere, la Regione stanzia 1 milione di euro: “Settore abbandonato dal Governo”
Regione Lombardia è pronta a sostenere il sistema fieristico. Dal 10 febbraio al 2 marzo 2021 potranno essere presentate le domande per accedere ai contributi previsti dal ‘Bando di sostegno alla ripresa del sistema fieristico lombardo 2021’ che mette a disposizione 1.000.000 di euro.
L’iniziativa è finalizzata a promuovere la ripartenza del comparto dopo la crisi indotta dall’emergenza epidemiologica da Covid-19, sostenendo l’organizzazione e lo svolgimento delle manifestazioni di livello internazionale e nazionale del calendario regionale 2021.
GUIDESI: AIUTI PERCHE’ FIERE DIVENTINO SISTEMA – “Con questa misura – ha detto Guidesi – concentriamo la nostra attenzione al comparto fieristico, uno dei settori più colpiti dalla crisi economica. Attraverso le fiere facciamo conoscere al mondo le eccellenze lombarde e per questo non possiamo più permetterci di bloccare un sistema così strategico. Regione Lombardia, anche in questo caso, vuole fare concretamente la sua parte e la misura va in questa direzione; adesso ci attendiamo dal Governo che si attivi per concedere i fondi rimasti bloccati e permettere al settore di poter tornare a lavorare. Sarà fondamentale a medio-lungo termine che il settore fieristico Lombardo diventi sistema. La ripartenza delle fiere sarà fondamentale anche per tutta la filiera, di cui troppo spesso ci si dimentica, come ad esempio gli allestitori, fornitori e i servizi”.
CHI PUÒ PARTECIPARE – Gli organizzatori di manifestazioni fieristiche che, alla data del 31/12/2020, abbiano almeno una manifestazione fieristica riconosciuta di livello internazionale o nazionale inclusa nel Calendario Fieristico Regionale 2021, approvato da Regione.
I PROGETTI – I progetti devono riguardare la realizzazione di una manifestazione fieristica in presenza, eventualmente affiancata da una versione virtuale in corrispondenza con la versione in presenza. Sarà ammissibile anche la sola versione virtuale in caso di perdurare dell’emergenza. Le manifestazioni devono avere qualifica internazionale o nazionale e svolgersi nel 2021.
SPESE AMMMESSE – Le spese ammissibili includono tutte le spese base di organizzazione di una fiera, quali: locazione dell’area espositiva, gli allestimenti per aree comuni (palchi, aree convegni, aree buyer, aree B2B, aree catering); la pubblicità su media, comunicazione online, catalogo e materiali cartacei di promozione; i canoni per la locazione di siti web, piattaforme ed applicazioni informatiche – Consulenze informatiche per lo sviluppo, l’adattamento o l’aggiornamento siti web, piattaforme ed applicazioni informatiche; le spese per sicurezza e prevenzione del contagio, inclusi materiali di consumo e personale esterno per security , le consulenze per la ricerca di buyer e clienti all’estero, le spese per l’accoglienza di operatori e buyer esteri e il personale interno dipendente dedicato all’organizzazione e gestione della manifestazione, fino a un massimo del 20% del totale del progetto)
GLI IMPORTI – L’importo dell’aiuto è pari al 40% spese presentate fino a massimo di: 40.000 euro per le fiere di livello internazionale e 25.000 per le fiere di livello nazionale Qualora la manifestazione, inizialmente calendarizzata per il 2020, sia risultata beneficiaria di un contributo sul precedente “Bando per la promozione e lo sviluppo del sistema fieristico lombardo 2020” (dell’importo massimo di € 35.000), ma sia stata rinviata al 2021 a causa dell’emergenza, potrà comunque ottenere un finanziamento anche sul bando in oggetto, purché su differenti spese e per un importo massimo inferiore, pari a 25.000 euro per le fiere di livello internazionale e 15.000 euro per le fiere di livello nazionale.
PROCEDURA – Le domande saranno ammesse tramite procedura valutativa a graduatoria. Gli aiuti saranno erogati a saldo, a rendicontazione del progetto e delle spese, da presentare entro il 31 dicembre 2021. (LNews)
Brescia, ecco i tre saggi che guideranno Confindustria nella scelta del nuovo presidente

- La Commissione di designazione presiede al corretto ed efficace svolgimento del processo organizzativo per l’elezione del Presidente; il compito avrà la durata di 8 settimane, l’insediamento della Commissione è previsto nella settimana tra l’8 e il 14 febbraio.
Sono stati sorteggiati ieri pomeriggio durante il Consiglio di Presidenza – all’interno di una rosa di 9 nomi – i 3 membri della Commissione di Designazione che presiederà al corretto ed efficace svolgimento del processo organizzativo per l’elezione del Presidente di Confindustria Brescia, nel quadriennio 2021-2025.
Si tratta di: Maria Chiara Franceschetti (Gefran Spa), Giovanni Silvioli (Camfart Srl) e Renato Gnutti (Gnutti Transfer Spa); il membro supplente è Francesco Franceschetti (Marfran Srl).
Il lavoro della Commissione di Designazione durerà 8 settimane; la Commissione ha funzioni proattive di selezione qualitativa delle candidature e di analisi e possibile sintesi delle indicazioni di preferenza, delle valutazioni programmatiche e delle aspettative di rappresentanza espresse nel corso delle consultazioni. Per questa ragione, individua gli strumenti di acquisizione dei dati organizzativi, predispone il calendario di almeno 5 incontri per le consultazioni da comunicare subito a tutti gli associati (tra questi anche il Presidente in carica), stabilisce le modalità per comunicare le candidature e può richiedere l’intervento del Collegio Speciale dei Probiviri per garantire il corretto svolgimento del confronto.
Sono inoltre previste due differenti ipotesi alternative che, di fatto, si sommano al lavoro di ampia consultazione svolto dalla Commissione.
La prima prevede che, nella prima settimana di lavoro della Commissione (l’insediamento è previsto nella settimana 8 – 14 febbraio), la stessa possa ricevere candidature o autocandidature supportate dal sostegno di aziende associate che complessivamente rappresentino almeno il 10% dei voti dei soci effettivi. In questo caso, la Commissione dovrà informare tutti gli associati di queste eventuali candidature e sottoporle al gradimento degli stessi. Ciò significa che simile tipologia di candidatura, laddove nella fase di consultazione ne emergessero altre più gradite, potrebbe anche non essere sottoposta al parere del Consiglio Generale che sarà chiamato a individuare il “Presidente Designato”. Potrebbe anche essere sottoposta al voto del Consiglio Generale (organismo che esercita il voto “per testa”), ma non ricevere il maggior numero di preferenze.
La seconda ipotesi, invece, riguarda quelle candidature che potrebbero arrivare nel corso delle consultazioni, supportate da almeno il 20% dei voti dei soci effettivi: in questo caso, la candidatura dovrà essere comunque sottoposta al giudizio, ossia al voto, del Consiglio Generale. Questa tipologia di candidatura si aggiungerà a quelle che la Commissione di Designazione rileverà nel corso del proprio operato (queste ultime non possono essere più di 3).
È inoltre implicito che, prima di esprimere il voto, il Consiglio Generale ascolterà i candidati perché presentino le linee programmatiche del loro lavoro, laddove fossero eletti Presidenti.
Per quanto concerne la presentazione della squadra, questa avverrà solo per il “Presidente Designato”, ossia solo dopo il voto del Consiglio Generale.
Medtronic, dipendenti di Invatec Roncadelle trasferiti a Bci

Oggi il gruppo Medtronic trasferisce in via definitiva a Business Creation Investments (BCI) la forza lavoro ovvero i dipendenti degli impianti produttivi Invatec di Roncadelle, come previsto dagli accordi siglati il 18 dicembre 2019.
“È il passo formale e conclusivo – si legge in una nota – di un percorso iniziato nel giugno 2018, quando Medtronic annunciò la propria decisione di cessare le attività negli stabilimenti Invatec di Brescia. Da allora, per ridurre al minimo l’impatto sulle persone e sull’economia del territorio, Medtronic ha lavorato, in stretta collaborazione con le parti sindacali, Confindustria Brescia e le Istituzioni regionali e nazionali, per trovare una soluzione di reindustrializzazione del sito e di salvaguardia dei posti di lavoro”.
“Medtronic riconosce il valore di ciascun dipendente e si è voluta impegnare per garantire il futuro a chi, a Brescia, con il proprio lavoro, ha contribuito significativamente negli anni ai risultati del gruppo. L’importante esito della reindustrializzaione è stato possibile solo grazie all’impegno di molte persone e molte organizzazioni”, spiega Michele Perrino, Presidente e Amministratore delegato di Medtronic Italia. “Il nostro ringraziamento va ai dipendenti Invatec, alle rappresentanze sindacali, al Governo italiano, a Regione Lombardia e a tutti coloro che hanno contribuito a questo risultato. Un lavoro lungo, intenso, ma che rappresenta un esempio bellissimo di lavoro di squadra per il raggiungimento di un obiettivo comune. Un esempio per altre situazioni simili. Oggi vogliamo augurare alla nuova proprietà ogni successo”.
“Medtronic – conclude la nota – mantiene una forte presenza in Italia, paese nel quale ha triplicato il numero dei propri dipendenti nell’ultimo decennio. Nel panorama europeo, l’Italia è seconda solo all’Irlanda per le attività operative del gruppo”.
Revisioni auto: la spesa bresciana cala del 4% nel 2020
147,7 milioni di euro. È questa la cifra che gli automobilisti della Lombardia hanno speso nel 2020 per far revisionare le loro auto presso le officine private autorizzate. Rispetto al 2019, quando la spesa per le revisioni auto ammontava a 156,5 milioni di euro, vi è stato un calo del 5,6%. Questa importante contrazione della spesa è da attribuire essenzialmente ad una riduzione dei veicoli revisionati, che sono stati 2.208.095 contro i 2.339.517 del 2019 (-5,6%). Il calo del numero delle revisioni eseguite è dovuto alla pandemia e in particolare alle limitazioni degli spostamenti non necessari per il contenimento del virus durante il lungo periodo di lockdown generalizzato della primavera scorsa (marzo-maggio). Tali limitazioni hanno portato quindi all’impossibilità per molti automobilisti di portare i mezzi alla revisione in tempo, o comunque alla necessità di posticiparne la scadenza. I dati fin qui citati emergono da un’elaborazione dell’Osservatorio Autopromotec su informazioni del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. |
A livello nazionale la cifra complessiva che gli italiani hanno speso nel 2020 per far revisionare le loro auto presso le officine private autorizzata è stata di 892,7 milioni di euro. Rispetto al 2019, quando la spesa per le revisioni auto ammontava a 959,6 milioni di euro, vi è stato un calo del 7%. |
Vuoi imparare le basi della difesa personale? Leggi questo articolo per conoscere le basi ed iniziare oggi stesso questo percorso.

La nostra società corre velocemente e ogni persona si districa sempre tra mille impegni differenti, ecco perché molto spesso si cerca di conciliare tutto nel più breve tempo possibile cercando di apprendere sempre più nozioni. Uno degli argomenti che ultimamente sta a cuore a molti è la difesa personale, sono centinaia le persone che hanno sentito l’esigenza, e sentono l’esigenza, di avvicinarsi a questo mondo per potersi sentire anche più tranquilli nella vita di ogni giorno. La difesa personale è però un cammino che si apprende nel tempo e che può essere fatto sia concentrandosi sullo sviluppo delle proprie capacità fisiche che sull’acquisto e l’utilizzo di strumentazione adeguata come lo sfollagente di Hesago tutto dipende da noi e da quello che vogliamo imparare e apprendere. Sicuramente la scelta dipende anche da quanto vogliamo sentirci sicuri, ma andiamo a scoprire come possiamo apprendere la difesa personale.
Le basi: un corso di difesa personale
Non possiamo pensare di comprare un’arma metterla in casa e sentirci al sicuro, se non sappiamo come utilizzarla o come difenderci averla non cambierà nulla e noi saremo comunque in pericolo. Ecco perché prima dell’acquisto di un’arma è consigliabile scegliere un corso di autodifesa. Ci sono in Italia tantissimi corsi di autodifesa che ti permettono di apprendere la difesa personale da attuare attraverso il combattimento e l’utilizzo del proprio corpo oppure seguire un corso che ci permette di apprendere un tipo di combattimento o l’utilizzo di un’arma a scopo personale per la propria difesa. La scelta su quale tipo di corso vogliamo seguire sta solo a noi e alle nostre capacità, sicuramente un corso di autodifesa che sia anche di combattimento con un unico mezzo del proprio corpo ci permette di apprendere tecniche che possiamo utilizzare in caso di aggressioni casalinghe ma anche in strada. Al contrario invece i corsi di autodifesa con le armi ci permettono di apprendere la difesa personale solamente in casa, dal momento che le armi che possiamo utilizzare a scopo di difesa personale devono essere tenute nel proprio domicilio e mai fatte uscire.
Come apprendere velocemente l’autodifesa?
Non c’è un modo di velocizzare un percorso di autodifesa perché ci sono numerosi fattori da apprendere ed informazioni da memorizzare. La parte pratica sarà poi quella più difficile perché si tratterà di sviluppare le competenze e la forza necessaria a difendersi. Possiamo però massimizzare i risultati dei nostri apprendimenti prestando attenzione a piccole cose, ecco quali:
- Non saltare mai le lezioni del corso così da non risultare indietro nel percorso.
- Prestare la massima attenzione quando si è al corso per apprendere ogni informazione che l’insegnante fornirà.
- Lasciare pensieri e problemi a casa per concentrarsi realmente.
- Allenati con chi è più bravo di te, potrà darti consigli utili.
- Chiedi sempre una nuova spiegazione se non ti è chiaro ciò che ti è stato spiegato.
- Ripassa ciò che hai appreso a casa.
Quali sono gli strumenti che possono essere detenuti?
Non tutte le armi sono da considerare a scopo di difesa personale, ce ne sono solo alcune e tra queste rientrano: le armi da fuoco, i taser, coltelli, pugnali, bastone telescopico, manganelli e armi bianche in genere. Per i bastoni telescopici non è necessaria alcuna autorizzazione o denuncia e sono liberamente acquistabili con lo scopo di detenerli in casa.
Associazione Artigiani: il Governo deve fare di più sull’occupazione

Gli sforzi del Governo nella definizione di interventi finalizzati al rilancio dell’occupazione sono stati minimi – afferma Bortolo Agliardi Presidente di Associazione Artigiani – e delude le aspettative di imprese e lavoratori che speravano in provvedimenti nuovi e lungimiranti.
Il Governo si è limitato ad operare un “copia incolla” di disposizioni già in vigore dal 2017 e che non si erano dimostrate né adeguate alle esigenze delle imprese né facilmente fruibili, sia per loro natura sia per la complessità ed i limiti imposti dalle circolari operative Inps ai fini della loro applicazione.
Lo sgravio contributivo centrale della nuova Legge di Bilancio, riguarda l’assunzione a tempo indeterminato (o trasformazione a tempo indeterminato di precedente contratto a termine) dei giovani “under 36”, ossia di età fino a 35 anni e 364 giorni all’atto dell’instaurazione effettiva del rapporto.
Tale incentivo non è per nulla nuovo ma risale alla Legge 205/2017. La Legge di Bilancio 2021 (n. 178/2020) ne ha mantenuto l’impianto normativo limitandosi ad aumentare l’importo massimo del beneficio da € 3.000 ad € 6.000 annui. Questo strumento, dal 2017 ad oggi ha avuto scarsissima applicazione per tre ragioni principali: 1) non trova applicazione al contratto di apprendistato (principale forma di inserimento dei giovani nel mercato del lavoro); 2) il giovane “under 36” non deve mai essere stato titolare (nel corso della sua intera vita lavorativa) di un contratto di lavoro a tempo indeterminato presso lo stesso o altro datore di lavoro; circostanza quest’ultima rarissima da trovare sia perché un trentacinquenne non è propriamente un neo-diplomato, sia perché sono esclusi di fatto dall’agevolazione tutti i lavoratori che sono stati assunti in passato a tempo indeterminato ma per breve periodo (ad esempio perché non hanno superato la prova); 3) per l’impresa è assai difficoltoso verificare l’esistenza del suddetto requisito (assenza di pregressi rapporti di lavoro a tempo indeterminato), non potendosi “fidare” di una dichiarazione resa dal lavoratore che non la tutelerebbe in caso di contenzioso con gli organi ispettivi. Vero è che esiste una utility, resa disponibile sul portale Inps, ma che, per stessa precisazione dell’Istituto, non ha valore certificativo. E ciò significa che in caso di contenzioso e successivo recupero del beneficio contributivo, tale documento non ha alcun valore (dunque è inutile).
Altra agevolazione contributiva ripresa dalla Legge 178/2020 è quella contemplata dalla L. 92/2012 in tema di assunzione di donne, le quali devono essere disoccupate da almeno 24 mesi alla data di assunzione incentivata. Nessun beneficio è stato stanziato, ad esempio, per l’assunzione di lavoratori licenziati a causa di riorganizzazioni aziendali, taglio del personale, conseguenza della pandemia mondiale. Inoltre, nessuna previsione è stata ideata per abbattere il costo del lavoro per i c.d. “esuberi”, ovvero lavoratori che l’impresa ha in programma di licenziare non appena verrà meno il divieto (ad oggi 31 marzo 2021), ma che potrebbe decidere di provare a mantenere in servizio a fronte di un aiuto da parte del Legislatore.
La scelta di prorogare il divieto di licenziamento da oltre un anno, oltre alla pubblicità e promessa di sgravi contributivi per favorire l’occupazione, restano buone intenzioni o propaganda politica ben lontane dalle esigenze concrete di imprese e lavoratori.
E in questo quadro per niente confortante, termina Bortolo Agliardi, ci apprestiamo ad affrontare una primavera che, fra le molte incognite, avrà anche quella della perdita di posti di lavoro con le prevedibili difficoltà per molte famiglie e conseguenti tensioni sociali.
Confartigianato, Sarnico è presidente nazionale del settore Legno e Arredo

Giovanni Battista Sarnico, 49 anni, socio della “Sarnico Falegnameria di Sarnico Vincenzo Sas” di Ospitaletto e sindaco del medesimo Comune, è stato eletto Presidente della Federazione Legno Arredo di Confartigianato Imprese. In Confartigianato, gli imprenditori artigiani del legno-arredo sono organizzati in tre associazioni di mestiere: Arredo, Legno e Tappezzeria. Sarnico, dopo essere stato confermato presidente nazionale della categoria di Confartigianato Legno nell’ottobre scorso è ora alla guida per il prossimo quadrienno della federazione che riunisce i tre gruppi di mestieri. «Una filiera ad alta vocazione artigiana che andrà valorizzata a partire dai territori e trovare, anche grazie alla rete e alla condivisione, una modalità allargata per creare opportunità e sinergie per l’intero “comparto casa”. Investimenti in innovazione, formazione, semplificazione dei procedimenti per gli interventi di ristrutturazione edilizia e riaqualificazione energetica che interessano gli operatori, gli obiettivi di questo mandato» ha dichiarato Sarnico.Il totale delle imprese operanti in questi settori sono a livello nazionale 67.690 di cui 44.779 artigiane, oltre 1.000 le artigiane nella sola provincia di Brescia. L’augurio di buon lavoro è arrivato dal presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia e Vice nazionale vicario Eugenio Massetti: «Nel 2019 il nostro Paese ha esportato legno e mobili per un valore di 11,8 miliardi di euro risultando il terzo paese nell’Unione Europea dopo la Germania e la Polonia e, nonostante le perdite dovute al Covid-19 dello scorso anno, saprà rilanciare il “Made in Italy” della filiera casa che insieme al cibo e alla moda è da sempre protagonista della nostra manifattura sui mercati internazionali». Il consiglio direttivo è formato, oltre che dal presidente Sarnico (presidente categoria Legno), da Mauro Damiani, titolare della Indaf di Udine e presidente della categoria Arredo e dal bergamasco Emanuele Zinesi, titolare della Zinesi Design per la categoria Tappezzieri.
Zona rossa, Confartigianato: ristori per le aziende ingiustamente penalizzate

Brescia – In merito alla collocazione errata in zona rossa della Lombardia interviene in qualità di Presidente di Confartigianato Lombardia Eugenio Massetti: «Avevano già chiarito, con una trasparente presa di posizione sabato scorso, come Confartigianato Lombardia creda che sia una assoluta priorità tutelare la salute delle persone garantendo loro anche un sistema socio-sanitario capace di rispondere, sempre, alle esigenze emergenziali. Ma avevano anche detto che era fondamentale per tutte le attività produttive e di servizio che le regole applicate fossero trasparenti e comprensibili a tutti. Era chiaro anche ai poco esperti – e i fatti ci hanno dato ragione – fin da una settimana fa, che fossero state utilizzate formule di calcolo e dati incoerenti con la realtà e per nulla tempestivi, che avevano costretto la Lombardia in una zona rossa che non pareva del tutto giustificata. Gli imprenditori lombardi già si chiedevano perché in una Regione dove i nuovi casi avevano un’incidenza minore alla media nazionale e molto minore che in regioni limitrofe e dove il Sistema sanitario non sembrava essere in preoccupante e irrimediabile affanno, venisse adottato un provvedimento così “draconiano”. Dopo la conferma dei gravi errori che hanno bloccato la Regione Lombardia, locomotiva d’Italia, nella zona rossa, inutilmente e in modo discriminatorio rispetto ad altri territori, Confartigianato Lombardia non può che chiedere due cose molto semplici:
1. che sia fatta chiarezza sulle responsabilità vere di questi errori e se ne traggano le dovute conseguenze nel rispetto dei sacrifici fatti da tutti i cittadini;
2. che si provveda urgentemente a ristorare le attività economiche che sono state inutilmente penalizzate, senza che questo avesse effetti reali sul contenimento dell’epidemia. Lo chiediamo ancora una volta in pieno spirito collaborativo verso le Istituzioni e senza scivolamenti verso facili strumentalizzazioni, ma nella convinzione che siano entrambe priorità irrinunciabili la protezione della vita di tutti (a partire dai più fragili) e il mantenimento dell’efficienza del tessuto produttivo, che peraltro contribuisce a tenere in piedi anche i servizi essenziali come la sanità ed il sistema pubblico di Welfare. Abbiamo sempre creduto che il rigore debba essere massimo, come massima deve però anche essere la serietà. Ci attendiamo dunque, risposte rapide e soddisfacenti».
Fondo Nuove Competenze: siglato l’accordo tra Confindustria Brescia e sindacati
- L’intesa consente di accompagnare le imprese nel processo di adeguamento ai nuovi modelli organizzativi e produttivi, offrendo ai lavoratori l’opportunità di acquisire nuove e maggiori competenze professionali.
Confindustria Brescia e Cgil, Cisl e Uil provinciali hanno sottoscritto mercoledì l’accordo territoriale per facilitare l’accesso al Fondo Nuove Competenze introdotto dal Decreto Rilancio.
L’intesa consente di accompagnare le imprese nel processo di adeguamento ai nuovi modelli organizzativi e produttivi, offrendo ai lavoratori l’opportunità di acquisire nuove e maggiori competenze professionali.
Per rilanciare l’economia e sostenere le imprese nei processi di innovazione e sviluppo è, infatti, necessario investire sulla formazione continua, leva per accelerare i processi di modernizzazione, favorire la competitività del sistema produttivo e l’occupabilità dei lavoratori.
Le imprese del territorio potranno sottoscrivere, una volta intervenuta l’attesa proroga per il 2021, gli accordi necessari per destinare parte dell’orario di lavoro, fino a un massimo di 250 ore per dipendente, ad azioni di formazione, beneficiando così anche dei contributi previsti pari al costo lordo delle ore di lavoro destinate alla formazione. I lavoratori che parteciperanno a tali percorsi formativi non avranno nessuna conseguenza sulla retribuzione spettante, diretta e indiretta, né sugli aspetti contributivi e previdenziali.
Sul piano operativo è stato convenuto che la condivisione degli accordi, per le aziende prive di rappresentanza sindacale interna, avverrà nell’ambito della Commissione per la formazione di Confindustria Brescia e Cgil, Cisl, Uil provinciali, già attiva per la formazione finanziata da Fondimpresa.
In merito, Confindustria Brescia e Cgil, Cisl e Uil provinciali hanno espresso “soddisfazione per l’intesa raggiunta, che conferma l’impegno strategico delle parti sociali sul nostro territorio per la promozione e realizzazione di azioni formative di qualità. Si rinnova la possibilità di contribuire concretamente alla diffusione della formazione continua all’interno delle aziende, con l’obiettivo di accompagnare la crescita e lo sviluppo di nuove figure professionali. Perché per favorire l’innovazione di processo e di prodotto nel nuovo modello dell’economia circolare oggi servono specialisti, dalla produzione alla logistica, dalla qualità alla manutenzione, che alle tradizionali riconosciute abilità manuali affianchino anche crescenti competenze tecnologiche e digitali”.
Brescia, Aib: 6.000 assunzioni in meno nell’industria
Tra gennaio e settembre 2020, in provincia di Brescia, le assunzioni alle dipendenze nell’industria (esclusi i contratti a progetto e quelli in somministrazione) evidenziano una dinamica decisamente negativa (-26,4%) rispetto allo stesso periodo del 2019, quando i flussi in entrata già scontavano una significativa frenata sul biennio precedente, a conferma della fase di rallentamento che caratterizzava il made in BS a partire da quel periodo.
Nel complesso dei primi nove mesi a Brescia, si sono perse 5.673 assunzioni alle dipendenze rispetto allo stesso periodo del 2019, di cui 3.063 contratti a tempo indeterminato (-33,8%), 1.847 a tempo determinato (-18,1%) e 763 di apprendistato (-35,4%). Il solo terzo trimestre ha registrato un calo tendenziale di 1.631 assunzioni, di cui 888 a tempo indeterminato (-33,1%).
A evidenziarlo è il Centro Studi di Confindustria Brescia, che ha rielaborato i dati sulle Comunicazioni Obbligatorie diffusi dalla Regione Lombardia.
La dinamica complessiva dei primi nove mesi dell’anno è la conseguenza dell’emergenza economica derivante dalla diffusione del Covid-19 e delle successive misure restrittive adottate a contenimento della pandemia. In particolare, il primo trimestre 2020 (-14,6%) si mantiene sostanzialmente in linea con la fase di ridimensionamento registrata nel 2019, il secondo mostra una variazione fortemente negativa (-45,4%), la peggiore da quando è disponibile la serie storica (2010), e il terzo rileva un’ulteriore caduta, se pure di minore intensità (-23,1%).
Tra gennaio e settembre, il saldo tra avviamenti e cessazioni dal lavoro nell’industria è sostanzialmente nullo (+21 unità), contro il saldo positivo (+2.636) del 2019. Il dato non è tuttavia perfettamente confrontabile con quelli degli anni precedenti, perché condizionato dall’entrata in vigore dei provvedimenti sul blocco dei licenziamenti nel periodo di emergenza Covid-19.
La dinamica del 2020 è stata condizionata dal saldo negativo dei contratti a tempo indeterminato (-2.043 unità), compensato da quello positivo dei contratti a tempo determinato (+1.620 unità) e dell’apprendistato (+444).
Nel terzo trimestre 2020, a livello regionale, i dati di fonte amministrativa segnalano che il calo delle assunzioni alle dipendenze è stato pari al 24,3%, con una perdita complessiva di 9.084 assunzioni rispetto allo stesso periodo del 2019. Le province più penalizzate in termini assoluti risultano Milano (-3.213 unità), Brescia (-1.631) e Bergamo (-1.152). In termini relativi hanno subìto pesanti contrazioni Lecco (-32,0%), Como (-31,2%) e Varese (-31,0%).
Nei primi nove mesi, in Lombardia si sono perse complessivamente oltre 34.000 assunzioni alle dipendenze, di cui 11.088 a Milano. Tra le altre province, tutte in negativo, oltre a quello di Brescia citato in precedenza, si segnala il calo di Bergamo (-4.303), Varese (-3.343), Monza e della Brianza (-2.614) e Como (-1.989).