Tasse, foto generica da Pixabay

Tassa rifiuti, la denuncia di Confcommercio: in crescita nonostante le chiusure

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La tassa rifiuti Tari – secondo quanto si legge in una nota di Confcommercio – continua a rappresentare per le imprese del nostro territorio un peso insostenibile e spesso ingiustificato, se si considerano le iniquità che lo caratterizzano. Dai dati raccolti daConfcommercio –Imprese per l’Italiasi conferma il peso eccessivo della Tassa sui rifiuti pagata da cittadini e imprese nonostante l’emergenza da Covid-19 abbia obbligato molte attività a chiudere e nonostante si sia registrata nel 2020 una contrazione del Pil di quasi 9 punti percentuali, con conseguente riduzione di consumi e di rifiuti. A livello nazionale è stato quantificato un calo di più di 5 milioni di tonnellate di rifiuti, pari al 15% in meno rispetto all’anno precedente, calo che, in ogni caso, assorbe anche la produzione di dispositivi anti Covid (sostanzialmente mascherine) trattati come rifiuti indifferenziati (Ispra ha stimato per il 2020 che la produzione di tali dispositivi si è attestata tra le 160mila e le 440mila tonnellate). Nonostante questo calo della produzione dei rifiuti l’ammontare complessivo della Tari si è attestato, nel 2020, su valori analoghi a quelli del 2019 (circa 9,73 miliardi di euro).

Un quadro ancor più preoccupante considerando che proprio il2020 avrebbe dovuto rappresentare una svolta.

Confermati anche i significativi divari di costo tra medesime categorie economiche in provincie limitrofe.In particolare si evidenzia come molte categorie di attività del commercio, del turismo e dei servizia Brescia si ritrovino a dover pagare un costo maggiore per ogni metro quadro rispetto alle categorie omologhe in provincia di Bergamo.Le differenze sono ben accentuate e superano addirittura i 5€ al metro quadro per quanto riguarda la categoria “ortofrutta, pescherie, piante e fiori e pizza al taglio” (+5,5) e “ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie, mense, pub e birrerie” (+5,2).

Non soltanto i ristoranti sono penalizzati nel settore dei pubblici esercizi, ma anche “bar, caffè e pasticcerie” sono costretti a pagare oltre 2€ in più dei loro colleghi

Differenze superiori ad un euro per ogni metro quadro riguardano anche “edicole, farmacie, tabaccai, plurilicenze” (+1,8), “esposizioni, autosaloni, esposizioni mobili, superfici espositive in genere,fiere” (+1,29) e “discoteche” (+1,1).

Infine, anche le attività di fondamentale importanza per il tessuto imprenditoriale dei centri storici della categoria “negozi di abbigliamento, calzature, librerie, cartolerie, ferramenta e altri beni durevoli” sono costretti a dover pagare una tassa più pesante.

Sul fronte degli interventi posti in essere dall’Arera con la delibera n. 158 del 5 Maggio 2020 per ridurre la parte variabile della tassa tenuto conto della minore produzione dei rifiuti legata allasospensione delle attività produttive per il COVID-19, pochi e, talvolta, contraddittori sono stati i risultati raggiunti. L’obiettivo della delibera era quello di indurre i Comuni al pieno ed integrale rispetto del principio europeo “chi inquina paga”: tale principio sarebbe dovuto essere il pilastro che avrebbe dovuto guidare l’azione degli enti locali nel rideterminare le tariffe in considerazione del particolare periodo storico e degli effetti prodotti dall’emergenza epidemiologica sulle attività produttive. A dispetto della delibera dell’Autorità, i dati esaminati evidenziano come, a livello nazionale, il 60% dei Comuni abbia mantenuto le tariffe invariate, mentre il 17% le ha diminuite e il 23% addirittura aumentate.Poco o nulla è stato fatto rispetto a quelle attività che sono rimaste aperte ma che, a seguito degli orari di attività ristretti, dei contingentamenti e della minor propensione dei cittadini a uscire e consumare, hanno registrato cali di fatturato significativi.

“I dati dimostrano-ha commentato il presidente di Confcommercio Brescia Carlo Massoletti-che mantenere un’attività nella nostra città sia più dispendioso rispetto a Bergamo. Auspichiamo che la Pubblica Amministrazione faccia un passo verso le imprese del 2,81,510,000,501,001,502,002,503,00BresciaBergamoEsposizioni, autosaloni, esposizioni mobili, superfici espositive in genere, fiereBresciaBergamo4,23,10,000,501,001,502,002,503,003,504,004,50BresciaBergamoDiscotecheBresciaBergamo3,52,90,000,501,001,502,002,503,003,504,00BresciaBergamoNegozi di abbigliamento, calzature, librerie, cartolerie, ferramenta e altri beni durevoliBresciaBergamo4commercio, del turismo e dei servizi, anche in vista dell’appuntamento condiviso che interesserà proprio queste due città come capitali della cultura 2023”.Servono interventi strutturaliaffinché venga recepito il nuovo metodo tariffario determinato dall’Arera, vincolando la Tari al rispetto del principio europeo “chi inquina paga”. Ma servono anche misure emergenziali, visto il perdurare della diffusione epidemiologica da Covid-19 che ha costretto le attività commerciali alla chiusura per 97 giorni nel 2020 ed i pubblici esercizi per 114 giorni. Chiediamo allora che siano esentate dal pagamento della Tassa tutte quelle imprese che, anche nel 2021, saranno costrette a chiusure dell’attività o a riduzioni di orario. Analoghe misure dovranno essere riconosciute in favore di tutte quelle altre imprese che, pur rimanendo in esercizio, registreranno comunque un calo del fatturato –e, quindi, dei rifiuti prodotti -a causa della contrazione dei consumi.

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