Eugenio Massetti, Confartigianato Brescia

La fotografia di Confartigianato: nel Bresciano le imprese sono 100.879 e danno lavoro a 289.470 persone

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«Gli artigiani e le micro e piccole imprese sono pronte a guardare oltre a fare la loro parte per rilanciare lo sviluppo economico e il benessere sociale del nostro territorio. Confartigianato Lombardia è da sempre al fianco di queste imprese coraggiose, che hanno dimostrato ancora una volta la loro capacità di resistere, pronta a sostenerne i valori e il prezioso contributo che saranno in grado di fornire alla crescita che ci auguriamo caratterizzerà i mesi a venire». Con queste parole, pronunciate nel corso della presentazione dell’11° Rapporto Confartigianato Lombardia, tenutasi a Palazzo Lombardia alla presenza dell’Assessore regionale Guido Guidesi e che ha visto tra gli altri gli interventi di Giulio Sapelli, la relazione di Enrico Quitavalle e Licia Redolfi per l’esposizione dei dati contenuti nel Rapporto e del segretario generale di Confartigianato Lombardia Carlo Piccinato, il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti ha ribadito la centralità della piccola impresa diffusa sul territorio lombardo, mettendone in luce la capacità di crescere, innovare e competere e di essere fattore chiave di coesione economica e sociale, rappresentando un importante luogo di integrazione.

Nel Rapporto annuale “Con lo sguardo oltre. MPI che resistono”, curato dall’Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia (che si allega, ndr) sono raccolte evidenze che permettono di andare oltre il pregiudizio, smentendo le false convinzioni che associano la bassa crescita del paese all’eccessiva presenza di MPI. Per fare ciò, sono state tratteggiate le peculiarità delle piccole e piccolissime imprese oggi pronte ad impegnasti per sostenere, da protagoniste, la risalita dell’economia lombarda.

In Lombardia, quando si parla di MPI e imprese artigiane si volge l’attenzione a 810.224 imprese, (100.879 a Brescia) il 99,1% del totale imprese (è il 99,2% nella nostra provincia) che occupano 2.155.569 addetti in Lombardia, 289.470 addetti a Brescia. La diffusione capillare di queste realtà rappresenta una specificità tutta italiana che non ha paragone con le altre maggiori economie europee: il peso dell’occupazione nelle MPI lombarde è pari al 52,3%, il 68,7% nella nostra Provincia ben al di sopra rispetto alla media europea (49%).

Nella narrazione di questi numeri si evidenzia come, contrariamente al racconto del mainstream, queste piccole e piccolissime imprese danno un contributo importante alla crescita, all’occupazione e alla capacità competitiva del tessuto produttivo. In Lombardia in quattro anni, precedenti alla diffusione del Covid-19 (2015-2018), la produttività delle MPI ha segnato un incremento del +8,7%, superiore a quello delle imprese più strutturate (+1,8%).

L’apporto delle MPI alla sostenibilità sociale e occupazionale si rileva sia guardando al pre-pandemia (2015-2019), quando l’occupazione in Lombardia nelle MPI saliva del +3,3% e nella nostra provincia del +3,1%sia guardando oltre, ponendo attenzione alle entrate previste dalle MPI per il periodo agosto-ottobre 2021: sono146 mila, pari al 57,2% degli oltre 256 mila ingressi totali previsti da tutte le imprese, e in crescita del 18,1% (+22 mila assunzioni) rispetto alle previsioni occupazionali dello stesso periodo pre Covid-19 (agosto-ottobre 2019). Solo nella nostra provincia sono previsti 20.480 ingressi totali nel periodo agosto-ottobre con una variazione positiva del 24,7% rispetto ai 16.430 dello scorso anno.

Si dimostrano, inoltre, essere imprese vivaci, capaci di competere avvalendosi di ricerca e innovazione: la quota di MPI lombarde che partecipa a progetti innovativi si attesta al 41,8%, secondo valore più alto della classifica italiana. Va osservato inoltre che queste MPI innovative rappresentano il 93,6% delle imprese totali impegnate in attività di innovazione. La spinta all’innovazione profila anche la domanda di lavoro, sempre più indirizzata verso competenze digitali e green di alto e medio-alto livello.

Non va dimenticato che queste realtà costituiscono un fattore sociale ed economico chiave e un importante luogo di integrazione. Infatti, la presenza diffusa di MPI in Lombardia, con il 78,7% di occupati in aree montane (il 77,4% nella nostra provincia) e il 78,2% in aree interne (il 79,6% a Brescia), entrambi valori superiori alla media, contribuisce ad attenuare la tendenza al declino che le caratterizza.

Queste realtà d’impresa sono anche terreno fertile per giovani e stranieri, offendo opportunità sia sul fronte occupazionale, che su quello d’impresa. Laquota di occupati giovani tra i 15 e i 29 anni nelle MPI rappresenta nella provincia di Brescia il 20,3%, superiore di 6,3 punti a quella rilevata nelle imprese medio-grandi (14,6%). Mentre la quota di occupati stranieri in MPI raggiunge un valore del 20,7%, sopra di 4,3 punti alla quota rilevata per le imprese più strutturate (16,4%).

Stessa evidenza sul fronte impresa: distinguendo le artigiane dalle non artigiane, si osserva che per le prime, nella nostra provincia, il peso delle imprese giovanili si attesta a 9,7%, sopra di 1,6 punti alla quota delle imprese non artigiane (8,1%). Per quanto riguarda le imprese artigiane gestite da stranieri, queste rappresentano 15,0% del totale, ben al di sopra del 10,1% delle imprese non artigiane. Ciò ribadisce che il valore delle piccole realtà risiede anche nel loro essere elemento di inclusione e integrazione sociale. Questi accenni alle evidenze illustrate nell’11° Rapporto danno dimostrazione del fatto che il problema del Paese non sono le dimensioni delle realtà imprenditoriali, ma l’ambiante che le circonda, spesso poco favorevole all’iniziativa economica: poco credito, misure fiscali ingiuste e burocrazia opprimente non mettono gli imprenditori nella condizione di svolgere la loro attività serenamente.

«Non è corretto – conclude il presidente Massetti – prendersela con le piccole imprese: i problemi dell’Italia stanno altrove: dal costo dell’energia, all’eccesso di burocrazia, alla scarsa efficienza delle P.A. che penalizza le imprese lombarde. È senza dubbio più utile per tutti correggere errate percezioni sul nostro sistema produttivo e migliorare, finalmente e davvero, le condizioni nelle quali gli imprenditori svolgono la propria attività, permettendogli diventare grandi imprenditori, in termini di creatività, lungimiranza, capacità manageriale e flessibilità pur restando piccoli».

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