Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Settembre 2017 - page 3

Sfide lavorative, bando da 10mila euro da Sei Consulting

in Cfp Zanardelli/Economia/Formazione/Partner/Sei consulting by

Diecimila euro di premi. Con questo incentivo non da poco, Ivan Losio (patron di Sei Consulting e del nuovo hub tecnologico Sfida Italia 4.0) ha lanciato oggi la prima edizione del concorso Hard Work Challenge, riservato ai giovani dai 18 ai 35 anni.

L’iniziativa, promossa dalla società di consulenza aziendale con sede in via Vantini, a Brescia, punta a premiare le migliori “sfide” in ambito lavorativo ed educativo. I partecipanti – il concorso è aperto a tutti gli italiani e agli stranieri residenti da almeno dieci anni – dovranno infatti raccontare e documentare le proprie esperienze, compilando un form sul sito www.sei-consulting.it nella sezione apposita entro il 30 settembre.

A decidere i lavori migliori sarà una giuria di qualità presieduta da Losio, ma composta da nomi eccellenti, tra cui Claudio Teodori (docente alla facoltà di Economia di Brescia), Aldo Rebecchi (presidente della Fondazione Micheletti) e Marco Pardo (Cfp Zanardelli). Tra i criteri, la replicabilità dei progetti e la capacità di trovare soluzioni innovative.

Il vincitore riceverà un assegno da 5mila euro e la possibilità di accedere a uno stage retribuito della durata di sei mesi a Sfida Italia 4.0 srl. Mentre altri 3mila euro andranno al miglior lavoro della categoria team e 2mila al miglior Under 21.

La premiazione dei vincitori avverrà a fine ottobre, con l’inaugurazione del Digital Innovation Hub di Flero, fabbrica didattica permanente in cui Sei e altri soggetti promuoveranno progetti di formazione esperienziale per le Piccole e medie imprese (alcuni corsi si sono già tenuti).

Cna, energia più cara per le micro e piccole imprese

in Associazioni di categoria/Confesercenti/Economia/Eleonora Rigotti/Energia/Personaggi by
La presidente di Confederazione nazionale artigianato Eleonora Rigotti

Il prezzo dell’energia elettrica pagato dalle imprese italiane è superiore di quasi il 36% alla media europea. Il differenziale arriva addirittura al 45,4% per micro e piccole imprese dai consumi annui inferiori ai 20 megawattora. La fotografia scattata dall’Osservatorio Energia 2017 curato dal Centro studi CNA (che ha elaborato dati Eurostat che si riferiscono al 2016) restituisce la situazione di forte svantaggio rispetto ai competitor europei nella quale si trovano oggi le imprese nazionali e la visione sbilanciata che continua a privilegiare le imprese energivore.

«La nuova Strategia energetica nazionale va ancora in questa direzione, intervenendo solo a favore dei settori industriali più sensibili al prezzo dell’energia e più esposti alla concorrenza estera – dichiara Eleonora Rigotti, presidente di CNA Brescia -. Ma le piccole e medie imprese non sono forse consumatrici di energia, e non subiscono forse la concorrenza straniera?».

Il costo dell’energia sopportato dalle micro e piccole imprese (10,6 c€/kWh) è il quinto più elevato d’Europa. La componente “Oneri e Imposte” della bolletta italiana – si legge nell’Osservatorio Energia – è la più alta d’Europa e del tutto indifferente alle logiche del mercato. Se nel 2016, poi, le piccole imprese hanno sopportato il 35,2% degli oneri generali complessivi (cioè 5,6 miliardi di euro) a fronte di un consumo pari al 25,9% del totale, le imprese maggiormente strutturate (energivore) hanno acquistato il 14% dell’energia consumata contribuendo però solo al 7,4% degli oneri totali.

CNA ribadisce, quindi, la necessità di operare una riforma degli oneri generali di sistema, che li distribuisca in modo equo tra le diverse categorie di imprese, già nella prossima Legge di bilancio.

«Aprendo alla competizione tra fornitori, la liberalizzazione potrebbe portare un miglioramento delle condizioni di prezzo» auspica la presidente Rigotti. Ma l’Osservatorio fa notare che l’incidenza della componente energia non supera mai il 45% della bolletta, in tutte le classi esaminate. «Un fattore molto critico, che rischia di minimizzare le eventuali riduzioni di prezzo dell’energia».

Inbound marketing, farsi trovare… con valore | INNOVATION CLUB

in Commercio/Economia/Innovation club/Partner/Rubriche/Web e digitale by

Il termine Inbound marketing indica una modalità di marketing centrata sull’essere trovati da potenziali clienti (outside-in) in contrasto alla modalità tradizionale, detta anche outbound marketing (inside-out) che è imperniata su un messaggio direzionato unicamente verso il cliente. I vantaggi dell’inbound marketing possono essere estesi a qualsiasi organizzazione o tipo di azienda, che sia a scopo di lucro o meno, che utilizzi il “canale” (sito web in primis) come mezzo di comunicazione con clienti esistenti e potenziali.

LA TECNOLOGIA A SUPPORTO DELL’INBOUND MARKETING

Quando si affronta il tema “Farsi trovare dai propri clienti sulla rete”  ci si limita spesso ad ottimizzare il proprio sito attraverso le classiche attività di SEO/SEM sui motori di ricerca in particolar modo usando gli strumenti forniti da Google. Oggi esistono strumenti molto più evoluti in grado di realizzare questi processi:

1. Google e gli altri motori di ricerca cambiano il proprio algoritmo di ottimizzazione ogni due giorni ed un lavoro di ottimizzazione SEO/SEM risulta poco efficace se non è supportato da un sistema automatico di ottimizzazione  di ogni singolo articolo e contenuto. E’ necessario che il proprio CMS sia quindi supportato da un processo di costante ottimizzazione per poter essere trovato con più facilità dai propri clienti potenziali.
2. Tracciare in modo personalizzato gli utenti anche se “non iscritti” comprendendo chi sta leggendo il nostro sito o il nostro blog. Attraverso un sistema di analisi dei DNS è possibile risalire facilmente al nome dell’azienda di cui fa parte il generico visitatore del vostro sito. Questo crea, soprattutto nei processi B2B, una premessa per un contatto intelligente segnalando all’azienda in questione gli articoli o i contenuti visitati già letti o un aggiornamento di questi.
3. Automatizzare la relazione con la comunità di clienti/utenti del proprio portale realizzando una comunicazione one-2-one. Dopo che la relazione con il cliente è diventata personale è possibile tracciare in modo completo che cosa il singolo utente consulta e condividere con lui “messaggi profilati” di approfondimento ed analisi sulle tematiche dove  è più sensibile.
4. Monitorare in tempo reale i propri concorrenti o del proprio settore in modo da comprendere velocemente quali argomenti suscitano maggiore interesse nel proprio contesto. Con semplici strumenti oggi è possibile realizzare un verso sistema di Competitive Intelligence.
5. Sviluppare contenuti in modo semplice e con grafica ed immagini accattivanti attraverso un CMS veloce e ricco integrato con le “funzioni evolute” sopra descritte.
6. Integrare la presenza digitale al proprio sistema CRM in modo da tenere traccia non solo delle attività commerciali svolte su un cliente o cliente potenziale ma integrare anche informazioni di inbound marketing relative ad esso (cosa il cliente o gli utenti di un’azienda cliente hanno letto). Questo significa dare in mando alla propria rete commerciale vero uno strumento di marketing digitale.
Tutti questi “superpoteri” oggi sono a disposizione di ogni impresa a fronte di contenuti investimenti economici utilizzando una tecnologia di Customer Experience facilmente gestibile anche da una persona non tecnica.

USARE LO STORYTELLING COME STRUMENTO DI RELAZIONE CON I CLIENTI

Quando si vuole creare una conversazione nel mondo digitale è necessario trasformare prodotti in servizi in storie da raccontare per aumentare la memorabilità dei propri contenuti. Lo storytelling è una metodologia che usa la narrazione come mezzo creato dalla mente per inquadrare gli eventi della realtà e spiegarli secondo una logica di senso. L’atto del narrare, nello storytelling, si ritrova nell’esperienza umana e si può rappresentare in varie forme (individuali o collettive) che connettono pensiero e cultura. Soprattutto le emozioni dell’uomo – attraverso la narrazione – trovano il mezzo più efficace di espressione. Il pensiero narrativo possiede una molteplicità di significati, ma questi necessitano di essere tradotti, affinché si possano costruire una o più forma di comunicazione che siano rielaborate dai soggetti secondo i termini della narrazione. Il discorso narrativo permette di rendere comprensibile, comunicabile e ricordabile il vissuto. Quindi, il pensiero narrativo organizza l’esperienza soggettiva e interpersonale; mentre il discorso narrativo rende possibile la riflessione. Si tratta di un “processo interattivo” dal momento che il discorso narrativo rende possibili interpretazioni molteplici per tutti i soggetti che entrano in contatto con una certa storia.

QUALI SONO GLI INVESTIMENTI DI INBOUND MARKETING PER UN’AZIENDA ?

Se i contenuti vetrina della vostra azienda devono essere resi “liquidi” nel web prima di tutto bisogna dotarsi di uno strumento tecnologico. Esistono diverse piattaforme internazionali che integrano tutte le funzioni evolute di cui abbiamo parlato e che. per questo, facilitano l’operatività di un marketer. Tali piattaforme sono utilizzate spesso da realtà con processi di comunicazione strutturati ed internazionali.
Oggi sono anche messi a disposizione anche una serie di strumenti “Inbound” con investimenti più contenuti adatti a risolvere una singola esigenza di visibilità o gestire una particolare campagna di comunicazione.
Un aspetto molto importante è la capacità di generare contenuti validi per il proprio contesto. Se pur dotati della migliore tecnologia sul mercato senza un contenuto valido per il proprio interlocutore la strategia di Inbound Marketing non porterà risultati. Per questo è fondamentale che all’interno della propria realtà ci sia una persona esperta nella vostra materia che si dedica a questo processo che sappia ideare e sviluppare in modo costante argomenti a valore.
Contatta Innovation Club per realizzare la tua strategia di Inbound Marketing (www.innovationclub.it)

A Brescia i mestieri di una volta vivono grazie agli stranieri

in Associazioni di categoria/Camera di commercio/Commercio/Economia/Tendenze by

Mestieri di una volta, secondo i dati della Camera di commercio di Milano al secondo trimestre 2017 sono 826 mila le imprese in Italia e 60 mila in Lombardia. Resiste il settore in Italia, è stabile e scende in un anno del – 1% in Lombardia. Principali settori: agricoltura (723 mila), produzione di pane e dolci (30 mila), commercio tradizionale con tessuti, panifici, latterie (22 mila) e lavanderie (20 mila), sarti (10 mila).  Settori che continuano a dare opportunità di lavoro con circa un milione di addetti nel Paese e 114 mila in Lombardia. Più lavoro a Bari (33 mila), Roma e Bolzano (29 mila).

Un settore che resiste grazie anche agli stranieri, 24 mila nel Paese, il 3%, di cui 3 mila in Lombardia (5%). Crescono del +4% in Italia e in Lombardia. Oltre 2 mila gli stranieri nei mestieri tradizionali in Toscana, Lazio, Sicilia e Veneto. Stranieri che crescono soprattutto in Basilicata (+9,5%) e in Lazio (+7,4%). Record degli stranieri a Milano (1455, il 16% degli imprenditori del settore). Lo stesso numero di Roma (1455, il 7,8% del totale). Stranieri in aumento a Lodi (+22,5%), Matera (+13,3%), Grosseto (+13,2%), Frosinone (+12,9%).  Anche i giovani scelgono i mestieri tradizionali per aprire un’attività: 60 mila in Italia, di cui 7 mila in Sicilia, 6 mila in Campania e Puglia, 4 mila in Lombardia, Sardegna e Lazio.

Prime per attività in Italia: Bari (29 mila imprese e 33 mila addetti), Foggia (26 mila imprese e 19 mila addetti) e Cuneo (21 mila imprese e 27 mila addetti), Roma (19 mila imprese e 29 mila addetti), Salerno (19 mila imprese e addetti), Bolzano (17 mila imprese e 29 mila addetti) e Verona (17 mila imprese e 22 mila addetti), Catania (16 mila imprese e 15 mila addetti), Torino (16 mila imprese e 23 mila addetti) e Treviso (16 mila imprese e 19 mila addetti).

Prime per attività in Lombardia: Brescia (12 mila imprese e 16 mila addetti), Milano (9 mila e 27 mila addetti), Mantova (8 mila e 10 mila addetti), Pavia (7 mila imprese e 8 mila addetti). Cresce Milano (+0,5%) grazie anche agli stranieri (+5,7%), che pesano il 16% dei settori tradizionali.

Industria 4.0, seminari tecnici di AIB a Lumezzane e Adro

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Formazione/Tech/Web e digitale by

Due seminari promossi da AIB con Anima e Ucimu per approfondire gli aspetti tecnici e fiscali di Industria 4.0, con in più l’opportunità per gli imprenditori di incontrare individualmente i relatori e sottoporre loro quesiti specifici.

Il primo incontro è in programma giovedì 14 settembre alle 18 al Centro formazione volontari Croce Bianca di Lumezzane (via Madre Lucia Seneci, 34 – Lumezzane San Sebastiano) e vedrà intervenire Massimo Zanardini (Laboratorio RISE, Università degli Studi di Brescia – Industria 4.0: lo stato dell’arte della manifattura italiana), Giuseppina Lapenna – Ufficio Fiscale e Societario AIB – Profili fiscali dell’iperammortamento), Alessandro Maggioni (direttore area tecnica Anima – Iperammortamento: requisiti tecnici). Al termine, spazio al dibattito e ai colloqui individuali (su prenotazione).

Il secondo incontro, dedicato alle aziende della Franciacorta e della Valcamonica, si terrà con lo stesso programma giovedì 21 settembre alle 18 all’Azienda agricola Ferghettina (via Saline, 11 – Adro).

La partecipazione agli incontri è libera e gratuita (informazioni e prenotazioni: zone@aib.bs.it – 030 2292.311/339).

Capannoni, uffici e negozi, le richieste sono tornate a crescere

in Economia/Edilizia/Tendenze by
Uffici

L’Ufficio Studi Tecnocasa, sulla base delle le richieste presenti a giugno 2017 nella Banca Dati interna al Gruppo, ha condotto un’analisi su capannoni, negozi e uffici per individuare quali sono le tipologie di  attività che vi si insediano.

CAPANNONI

Sui capannoni, negli ultimi tempi, si registra un aumento delle richieste di acquisto: i prezzi, ormai a livelli decisamente contenuti (dal primo semestre del 2008 i valori sono diminuiti di oltre il 30%) spingono all’acquisto gli imprenditori che hanno capitale a disposizione, una discreta solidità patrimoniale, che sono ben radicati nel territorio e che, allo stesso tempo, hanno sicuri piani di sviluppo. In molti casi si tratta di aziende che lavorano per il mercato estero. Dalle nostre analisi risulta che tra coloro che cercano capannoni in acquisto, il 22,3% sono imprese di tipo artigianale, a seguire con il 18% gli investitori mentre il 13% è rappresentato da aziende di produzione. Sul versante delle locazioni, dove si concentra la maggioranza delle richieste (72%), la fa da padrone la ricerca da parte di artigiani, seguiti al secondo posto da chi è interessato a spazi per erogare servizi per automobili, in particolare per aprire autofficine. Segue poi la logistica dominata da operatori italiani e con un 10,8% di richieste gli imprenditori del settore del fitness per aprire palestre.

NEGOZI

Il settore commerciale evidenzia una maggioranza di richieste di immobili in locazione. La percentuale di chi acquista è pari al 15,1% e di questi, poco più della metà, sono acquisti ad uso investimento. Tra le richieste di locazione invece il 21,9% riguarda immobili per avviare attività di ristorazione e somministrazione, a seguire con il 12,9% chi vuole aprire un negozio di abbigliamento. Il 12,1% avvierebbe un negozio di alimentari, il 10,6% un’ attività di servizi. Chi intende aprire un ristorante o una pizzeria cerca soluzioni dotati di canna fumaria, sempre più difficili da trovare sul mercato e predilige le zone di passaggio pedonale, elemento fondamentale anche per chi vuole lanciarsi nella vendita di abbigliamento. Occorre però dire che chi è in grado di crearsi una vetrina virtuale sugli strumenti social, può permettersi una vetrina reale anche in vie non di passaggio: questa tendenza è in atto negli ultimi anni soprattutto fra gli imprenditori più giovani. Interessante sottolineare che chi svolge erogazione di servizi vede prevalere soprattutto gli studi professionali e gli studi medici che oramai, sempre più spesso, invece di cercare l’ufficio tradizionale preferiscono essere presenti “in strada”, optando anche per vie non di passaggio, decisamente meno costose.

UFFICI

Anche il segmento degli uffici registra prevalentemente richieste di locazione (80,4%). In genere sono studi professionali alla ricerca di sedi di rappresentanza e che prediligono ancora le zone centrali. Quando possono si associano per abbattere i costi. Le grandi aziende nazionali e multinazionali invece preferiscono i centri direzionali, soprattutto quelli di nuova generazione possibilmente insediati in zone ben collegate e ben servite da mezzi di trasporto. Infatti in grandi città come Milano e Roma sono diversi gli interventi di nuova costruzione sul direzionale che stanno attirando l’interesse di importanti realtà nazionali e non ( a Milano ci sono Porta Nuova, City Llife, Symbiosis mentre a Roma spicca la nuova sede di Bnl alla Stazione Tiburtina chiamata “Orizzonte Europa”).

Imprese nei settori maschili: in un caso su dieci sono al femminile

in Economia/Tendenze by

Le imprenditrici nei settori “maschili” sono 105 mila in Italia e 17 mila in Lombardia, secondo una elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati del registro imprese 2017 e 2011. Pesano il 9% di tutte le imprese femminili, più presenze nei settori maschili in Lombardia (11%). Picco a Rovigo con il 20% delle imprese femminili dedite ai settori “maschili” e Monza e Bergamo con il 13%. Le prime aree territoriali per numero di donne nei settori maschili sono: Roma con 9 mila su 77 mila (11%), Milano  con 6 mila su 52 mila (12%), Napoli con 6 mila su 50 mila (12%), Torino con 4 mila su 43 mila (9%).

Ecco – secondo la Camera di commercio di Milano – i settori con bassa presenza femminile – meno del 10% delle imprese di settore -: costruzioni, trasporto marittimo, aereo e condotte, riparazioni e ingegneria, finanza, fogne, rifiuti, energia, auto, caccia e pesca. I settori preferiti dalle donne? Sono la metà delle imprese nelle agenzie di viaggio, assistenza sociale, confezione di vestiti, in alcuni ambiti di servizi alla persona.

In Lombardia sono 17 mila le donne nei settori maschili su 155 mila imprese femminili in regione, 11%. Dopo Milano con 6 mila imprese, ci sono Brescia, Bergamo, Monza con circa 2 mila, anche se la presenza nei settori maschili è più alta a Monza e Bergamo (13%) rispetto a Brescia (10%).

Imprese femminili, dove crescono in Italia. Le imprese femminili sono in calo del 9% in 6 anni, le donne resistono di più nei settori femminili, in quelli più maschili erano 135 mila nel 2011, sono 30 mila in meno in sei anni – 22%. Tra le città resiste solo Ferrara, che cresce anche per presenza nei settori maschili. Tengono Siracusa, Modena, Roma, Messina, Crotone e Catanzaro. Prime per quota donne nelle imprese nel 2017: Benevento e Avellino, 1 su 3.

 

Brescia, arrivano i bitcoin: a Ponte zanano il primo bar che li accetta

in Banche/Economia/Tendenze/Valtrompia e Lumezzane/Zone by

Le criptovalute si stanno diffondendo sempre più anche in Provincia di Brescia. Domenica pomeriggio, infatti, a Ponte Zanano aprirà il primo bar che accetterà il pagamento di tutte le consumazioni anche con i bitcoin.

I bitcoin sono la criptomoneta più diffusa nel mondo e il loro valore si aggira intorno ai 2mila dollari per unità (ma le oscillazioni del mercato sono fortissime), con un mercato complessivo che si avvicina ai 10 miliardi di dollari. A creare l’algoritmo che ne sta alla base fu nel 2008 un programmatore che utilizzava lo pseudo di Satoshi Nakamoto. Da allora la diffusione è stata grandissima, sia per scopi illegali (i pagamenti sono assolutamente anonimi e non tracciabili), sia nella vita di tutti i giorni.

Il  nuovo bar il Fusto di via Serradello (all’imbocco della strada per Polaveno) è gestito dalle giovani lumezzanesi Ilaria Zanotti e Sara Bossini

 

Industria 4.0, firmato oggi l’accordo tra Ubi Banca e Confindustria

in Aib/Associazioni di categoria/Banche/Economia/UBi by

E’ stato firmato oggi dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia e dalla Presidente del Consiglio di Gestione di UBI Banca Letizia Moratti, il Protocollo d’Intesa tra Confindustria e UBI Banca per sostenere le imprese impegnate in processi di innovazione e trasformazione digitale e promuoverne la crescita dimensionale e l’accesso ai mercati dei capitali. Alla presentazione dell’Accordo hanno partecipato anche Frederik Geertman, Chief Commercial Officer e Vice Direttore Generale di UBI Banca, Giulio Pedrollo, Vice Presidente di Confindustria per la Politica Industriale, Elio Catania, Presidente di Confindustria Digitale e Matteo Zanetti, Presidente del Gruppo Tecnico Credito e Finanza di Confindustria.
L’Accordo, che si estende fino al 31 dicembre 2019, prevede, in particolare, una serie di iniziative per offrire, attraverso i Digital Innovation Hub (DIH) costituiti presso il sistema confindustriale, supporto finanziario e consulenza alle imprese intenzionate ad investire in innovazione e beneficiare delle opportunità esistenti all’interno del Piano Nazionale Industria 4.0.
In dettaglio, il Procollo prevede che UBI Banca:
• istituisca il “Plafond ricerca, sviluppo e innovazione”, con dotazione pari a 1 miliardo di euro finalizzato a concedere finanziamenti a medio e lungo termine alle imprese che investono in innovazione e digitalizzazione. Gli associati a Confindustria beneficieranno di un canale privilegiato di accesso tramite i DIH.
• metta a disposizione delle imprese, tramite i DIH, esperti dedicati al finanziamento di progetti di trasformazione digitale delle imprese, oltre a consulenza specialistica (fornita da società specializzate partecipate dal Gruppo UBI) riguardo all’accesso ai fondi europei e alle agevolazioni previste dal “Piano Nazionale Industria 4.0.
Inoltre, Confindustria e UBI Banca realizzeranno un programma di formazione destinato:
• al personale di UBI, riferito alla progettualità tipica dell’industria 4.0 e all’attività dei DIH;
• al personale dei DIH e delle associazioni territoriali di Confindustria, relativo alle modalità di valutazione dei progetti di investimento delle imprese, all’accesso al credito e alla finanza delle Imprese, alle agevolazioni del “Piano Nazionale Industria 4.0”
Inizialmente il Protocollo coinvolgerà i DIH di Lombardia Marche, Piemonte, Puglia e Umbria.
UBI, prima banca in Italia nell’accompagnare imprese verso la Borsa attraverso le SPAC (Special Purpose Acquisition Company), organizzerà una serie di eventi formativi dedicati alle imprese e agli imprenditori, finalizzati a sensibilizzarli rispetto alle varie strategie d’accesso al mercato dei capitali, e a diffondere la cultura della quotazione.
Infine, UBI Banca attiverà – nell’ambito del Programma ELITE di Borsa italiana – una “ELITE Lounge” in collaborazione con Confindustria e con gli ELITE Desk istituiti presso le Associazioni territoriali del sistema, destinata alle imprese impegnate nella realizzazione di processi di innovazione e digitalizzazione. UBI Banca sosterrà la fee di partecipazione ad ELITE delle imprese clienti associate a Confindustria e selezionate congiuntamente che saranno accompagnate nella Lounge.
“Questo accordo – secondo Vincenzo Boccia, Presidente di Confindustria – si riconosce nel quadro delle sfide che l’industria italiana vuole cogliere attraverso Confindustria sia in un rapporto strutturato con l’Abi che realizzando iniziative con singoli istituti come in questa circostanza con l’UBI. In tutti i casi l’obiettivo è evolvere insieme, banche e imprese, per costruire un sistema Paese più forte e competitivo. Con l’UBI, in particolare, lavoreremo per valorizzare le opportunità offerte da Industria 4.0 attraverso i Digital Hub che diventano, così, acceleratori della crescita in coerenza con le scelte di politica industriale”.
“I principali indicatori dell’attività economica quali occupazione, andamento del PIL e clima di fiducia di imprese e consumatori, indicano il consolidamento del trend di uscita del Paese dalla crisi”, spiega Letizia Moratti, Presidente del Consiglio di Gestione di UBI Banca. “In questa fase l’accordo tra UBI Banca e Confindustria è il segno dell’Italia che fa sistema, per promuovere l’obiettivo comune del rinnovamento e della competitività del mondo produttivo”.
“Ci associamo con convinzione al progetto dei Digital Innovation Hub di Confindustria” sostiene Frederik Geertman, Chief Commercial Officer e Vice Direttore Generale di UBI Banca, “perché riteniamo che per accompagnare le imprese nella quarta rivoluzione industriale serva un approccio integrato. UBI mette a disposizione non solo una provvista di credito dedicata di 1 miliardo, ma anche e soprattutto una rete di specialisti collegati agli Hub, competenti sugli strumenti del Piano Nazionale Industria 4.0 e sul finanziamento di progetti di trasformazione, anche attraverso fondi agevolati e accesso al mercato dei capitali”.

Residuo fiscale, Lombardia da Record: 54 miliardi alle altre regioni

in Economia/Evidenza/Tasse/Tendenze by

“La Lombardia e’ la regione che versa piu’ tasse allo Stato ricevendo, in cambio, meno trasferimenti in termini di spesa pubblica. In questi anni, infatti, il residuo fiscale della Lombardia ha raggiunto la cifra record di 54 miliardi (fonte: Eupolis Lombardia). Si tratta del valore in assoluto piu’ alto tra tutte le regioni italiane. Un’immensita’ anche a livello europeo se si pensa che due regioni tra le piu’ industrializzate d’Europa come la Catalogna e la Baviera hanno rispettivamente un residuo fiscale di 8 miliardi e 1,5 miliardi”. Lo scrive una nota pubblicata oggi dal sito Lombardiaspeciale.

RESIDUO FISCALE – “Con il termine residuo fiscale – spiega la Nota – s’intende la differenza tra quanto un territorio verso allo Stato sotto forma di imposte e quanto riceve sotto forma di spesa pubblica. Se il residuo fiscale abbia segno positivo, il territorio versa piu’ di quanto riceve; se c’e’ un residuo negativo il territorio riceve piu’ di quanto versa”.

I DATI PER REGIONE – “Dopo la Lombardia – appunta il teso – si colloca l’Emilia Romagna, con un residuo fiscale di 18.861 milioni di euro. Seguono Veneto (15.458 mln), Piemonte (8.606 mln), Toscana (5.422 mln), Lazio (3.775 mln), Marche (2.027 mln), Bolzano (1.100 mln), Liguria (610 mln), Friuli Venezia Giulia (526 mln), Valle d’Aosta (65 mln). In coda alla classifica: Umbria (-82 mln), Molise (-614 mln), Trento (-249 mln), Basilicata (-1.261 mln), Abruzzo (-1.301 mln), Sardegna (-5.262 mln), Campania (-5.705 mln), Calabria (-5.871 mln), Puglia (-6.419 mln) e Sicilia (-10.617 mln)”.

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