Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Tendenze - page 8

Osservatorio Ey, a luglio segnali di ripresa (trainata dal food)

in Economia/Tendenze by

L’Osservatorio Confimprese-EY sui consumi analizza i dati di luglio 2022 sullo stesso mese del 2021 e mostra segni in ripresa, con il totale mercato che chiude a +5,1% e mostra un avvicinamento ai livelli di consumi pre-pandemia.

Nei settori merceologici corre la ristorazione che nel mese di luglio 2022 raggiunge +9,7% rispetto a luglio 2021. In sofferenza il retail non food che chiude a -4,6%: la battuta di arresto del retail non food, dopo i buoni andamenti durante la pandemia, si lega al ritorno a un consumo fuori casa più ampio con la riduzione dell’acquisto di beni legati all’arredamento e alla cultura.   

Nei canali di vendita il mese di luglio 2022 mostra la continua ripresa del travel che chiude a +39,7% rispetto allo stesso mese del 2021, ma rimane ancora distante dai livelli pre-pandemia.

Continua la ripresa anche delle vie dello shopping delle grandi città, con il settore high street che chiude il mese di luglio 2022 a+5,7% rispetto allo stesso mese del 2021.

Nelle aree geografiche il Nord-ovest consolida i consumi di luglio 2022 a +7,3% rispetto a luglio 2021, seguito dal Nord-est a +3,3%. Il Centro chiude luglio 2022 a +7,9% rispetto a luglio 2021, mentre al Sud i consumi si fermano a +0,9%.

«Continua la ripresa dei consumi con la ristorazione che si consolida e sfiora il double digit verso il 2021 – chiarisce Mario Maiocchi, direttore Centro studi Confimprese –. Buono anche l’andamento di abbigliamento-accessori, che pur non beneficiando del favore dei saldi, raggiunge una maggiore stabilità. I dati del mese di luglio inducono a sperare che anche nei prossimi mesi possa continuare la ripresa, benchè l’incertezza causata dai rincari record di gas ed elettricità stia iniziando a pesare fortemente sui conti economici dei retailer, soprattutto quelli della ristorazione, che hanno costi altissimi. Senza ovviamente dimenticare l’impatto sul potere di spesa e sulle aspettative dei consumatori. È necessario procedere con cautela e valutare gli andamenti dei prossimi mesi, soprattutto se l’inflazione continuerà a salire».

Massimo rigore, dunque, nel tracciare le linee del prossimo futuro. Occorre seguire l’indice dei prezzi mese su mese che rischia di erodere il leggero recupero dei consumi registrato negli ultimi due mesi.

Paolo Lobetti Bodoni, EY consulting market leader in Italia, commenta: «L’andamento dei consumi di luglio 2022 rispetto allo stesso mese del 2021 segnala una ripresa particolare soprattutto nella ristorazione e nell’abbigliamento. Nei mesi estivi gli italiani tornano a consumare secondo le abitudini pre-pandemia e dedicano parte del proprio paniere di spesa al proprio tempo libero e alle attività fuori casa. In questo periodo notiamo una buona ripresa anche delle aree del Centro e Nord Italia, che superano il +7% rispetto al mese di luglio del 2021, mentre i consumi per le località del Sud, che avevano sofferto in maniera inferiore durante i mesi di emergenza sanitaria, si fermano a +0,9%».

Analisi Regione Lombardia In Lombardia il mese di luglio 2022 chiude a +9% rispetto a luglio 2021, con la provincia di Milano che registra +14,1% e la città di Milano che chiude a +13,4%. Seguono la provincia di Bergamo a +9,5%, Monza e Brianza +8,7%, Brescia +5,9% e infine Varese che chiude a +1,7%.

Confindustria: nel secondo trimestre rallenta la crescita bresciana

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze by

Nel 2° trimestre del 2022, l’attività produttiva nel settore manifatturiero della provincia di Brescia mostra un nuovo rallentamento, pur caratterizzandosi ancora per una crescita. In particolare, la produzione industriale ha segnato una variazione rispetto allo stesso trimestre del 2021 pari al +5,8%, evidenziando così un significativo ridimensionamento nei confronti di quanto sperimentato nelle rilevazioni precedenti.

La variazione rispetto al trimestre precedente (congiunturale) è stata pari al +1,8%: si tratta di un dato grezzo, ovvero calcolato non considerando il diverso numero di giorni lavorativi rispetto al trimestre precedente.

A evidenziarlo è l’indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia sui dati relativi al periodo aprile-giugno 2022.

Come già emerso nel recente passato, anche in questo trimestre i dati complessivi celano una significativa eterogeneità fra e nei settori presi in considerazione: la crescita dei livelli di output è stata indicata dal 48% degli operatori, a fronte del 28% che si è espresso per il mantenimento dei volumi prodotti nel trimestre precedente e del 24% che invece ha segnalato una contrazione degli stessi. A seguito delle evoluzioni sopra indicate, il tasso acquisito, ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2022, è pari a +7,2%, in buona parte frutto di quanto ereditato dal 2021.

“L’industria bresciana continua a mostrare segnali di tenuta, in un contesto operativo sempre più aspro, caratterizzato, tra l’altro, dagli esorbitanti costi dell’energia, dall’endemica difficoltà nell’approvvigionamento dei materiali e da un generalizzato processo di deterioramento delle condizioni di mercato evidenziato a livello globale, a cui si aggiungono gli ormai annosi problemi legati al mismatch lavorativo che caratterizzano la nostra provincia e le lacune nelle competenze STEM – commenta Franco Gussalli Beretta, Presidente di Confindustria Brescia –. Va comunque segnalato, rispetto al periodo sino a giugno, un recente rallentamento nel mese di luglio dei costi delle materie prime, tendenza che ci auguriamo possa continuare. Il contesto generale rimane tuttavia decisamente complicato, anche a causa della situazione politica italiana, per cui le prospettive rimangono decisamente incerte, a prescindere dal voto di settembre. Le aspettative a breve indicano inoltre una possibile nuova frenata per il made in Brescia, che sta ripensando anche il proprio modello organizzativo, con un aumento sempre più evidente dell’incidenza delle scorte di magazzino.”

Le prospettive a breve termine sono quanto mai incerte e riflettono alcuni fattori già presenti nel recente passato, come l’evoluzione del conflitto nell’ex Unione Sovietica, l’inflazione galoppante, la capacità del sistema economico di reggere anche nel prossimo futuro il “caro-energia” (che verosimilmente è destinato a perdurare per tutto il 2022). Allo stesso tempo, il quadro ciclico risente di altri elementi di rischio, sorti solo ultimamente, come la nuova instabilità politica in Italia (che potrebbe interferire sulle riforme a suo tempo programmate) e l’avvio della fase di normalizzazione della politica monetaria della BCE, come risposta alla crescita fuori controllo dei prezzi al consumo.

§  La disaggregazione della variazione della produzione per classi dimensionali mostra incrementi più pronunciati nelle piccole imprese (+3,6%) e in quelle micro (+1,8%). Dinamiche positive, ma più contenute, si rilevano per le realtà di medie dimensioni (+0,8%), mentre quelle più grandi evidenziano una flessione (-2,0%).

§  Con riferimento alla dinamica congiunturale per settore, l’attività produttiva è aumentata oltre la media nei comparti chimico, gomma, plastica (+4,0%) e meccanica (+3,1%). Consuntivi positivi provengono inoltre dalle aziende del sistema moda (+1,3%); invece si rilevano dinamiche in contrazione per il legno e minerali non metalliferi (-0,3%), la metallurgia (-2,2%) e l’alimentare (-6,6%).

§  Il tasso diutilizzo della capacità produttiva, che si è attestato all’81%, è rimasto sostanzialmente invariato nei confronti della rilevazione precedente (82%) e risulta in linea con quello del secondo trimestre dell’anno scorso (81%).

§  Le vendite sul mercato italianosono aumentate per il 42% delle imprese, rimaste invariate per il 34% e diminuite per il 24%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono cresciute per il 35% degli operatori, calate per il 17% e rimaste stabili per il 48%; quelle verso i Paesi extra UE sono aumentate per il 42%, diminuite per il 16% e rimaste invariate per il 42% del campione.

§  I costi di acquisto delle materie prime sono cresciuti per il 71% delle imprese, con un incremento medio del 7,5%. I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al rialzo dal 52% degli operatori, per una variazione media pari a +3,1%. Tali dinamiche confermano le significative pressioni sui margini industriali a cui sono sottoposte le imprese, divenute loro malgrado, come evidenziato da Confindustria, “shock absorber”: dal terzo trimestre 2020 al secondo trimestre 2022, i costi di acquisto sono complessivamente aumentati del 108%, mentre i prezzi di vendita solamente del 29%.

§  La scarsità di materie prime / semilavorati emerge ancora come il principale fattore che limita la produzione, essendo segnalato dal 30% degli operatori. Livelli insufficienti di domanda sono indicati dal 16% (una quota raddoppiata rispetto a quanto rilevato nel periodo precedente), mentre la carenza di manodopera è indicata dal 13%.

§  Le previsioni per i prossimi mesi sono all’insegna dell’incertezza e riflettono, al di là della tradizionale chiusura della maggior parte degli stabilimenti nel periodo estivo, i fattori di rischio prima evidenziati. Nel dettaglio, la produzione è prevista in aumento da 24 imprese su 100, stabile dal 49% e in calo dal rimanente 27%. I settori con le prospettive relativamente più positive sarebbero sistema moda, legno e minerali non metalliferi, meccanica. Per contro, i segnali più critici giungerebbero dai comparti alimentare, chimico, gomma e plastica, metallurgia.

§  Gli ordini provenienti dal mercato domestico sono in crescita per il 16% delle aziende, stabili dal 47% e in calo dal 37%. Quelli da parte degli operatori comunitari, sono in aumento dal 22% delle imprese, invariati per il 50% e in flessione per il 28%. Quelli in arrivo dai mercati extra UE sono in crescita per il 20%, stabili per il 56% e in contrazione per il 24%.

Cembre, nel primo semestre ricavi a 104 milioni (+23,4%)

in Aziende/Bilanci/Cembre/Economia/Tendenze by
Cembre

Cembre S.p.A. comunica con una nota che i dati preconsuntivi consolidati del primo semestre 2022 evidenziano ricavi delle vendite consolidati pari a 104,4 milioni di euro, superiori del 23,4 % rispetto agli 84,5 milioni di euro dello stesso periodo del 2021. Le vendite in Italia nei primi sei mesi del 2022, pari a 46,4 milioni di euro, sono aumentate del 27,5%, mentre quelle estere, pari a 58,0 milioni di euro, sono cresciute del 20,4%.

Nel primo semestre 2022 i ricavi delle vendite sono stati realizzati per il 44,4% in Italia, per il 45,2% nella restante parte d’Europa e per il 10,4% nel resto del mondo. Si ricorda che in base al calendario degli eventi societari, già pubblicato, la Relazione Finanziaria semestrale 2022 sarà oggetto di delibera da parte del Consiglio di Amministrazione, previsto per lunedì 12 settembre 2022.

Cembre progetta, produce e distribuisce connettori elettrici ed accessori per cavo, settore nel quale ha raggiunto una posizione di leadership in Italia e ha conquistato importanti quote di mercato a livello europeo. Cembre è tra i principali produttori mondiali di utensili (meccanici, pneumatici e oleodinamici) per l’installazione di connettori e per la tranciatura di cavi. I prodotti sviluppati per la connessione alla rotaia e per altre applicazioni ferroviarie sono stati adottati dalle principali società del settore in tutto il mondo. Cembre ha saputo conquistare questi primati grazie alla ricerca continua di prodotti innovativi e di elevato standard qualitativo, alla gamma di prodotti vasta e completa, ad una rete distributiva capillare ed estesa sia in Italia sia all’estero. Fondato a Brescia nel 1969, il Gruppo Cembre è oggi una realtà internazionale. Alla capogruppo con sede a Brescia si affiancano infatti cinque società controllate: quattro commerciali (in Germania, Francia, Spagna e Stati Uniti) e una produttiva e commerciale (Cembre Ltd, con sede a Birmingham), per un totale di 812 collaboratori (dato aggiornato al 30 giugno 2022). Il Sistema di Gestione per la Qualità Cembre è certificato dal 1990 dal Lloyd’s Register Quality Assurance per la progettazione, produzione e commercializzazione di accessori per cavi, connettori elettrici e relativi utensili. Cembre è quotata alla Borsa Italiana dal 15 dicembre 1997 e dal 24 settembre 2001 al segmento Euronext STAR.

Brescia, a giugno inflazione +8,5% sul 2021

in Economia/Tendenze by

Nel mese di giugno l’inflazione continua la sua crescita attestandosi a +1,2% a livello congiunturale (rispetto al mese precedente) e a +8,5% a livello tendenziale (rispetto allo stesso mese dell’anno precedente). A renderlo noto – secondo quanto riporta Brescia news – è l’ufficio Statistica del Comune di Brescia.

A livello di divisione, registrano incrementi congiunturali uguali o superiori alla variazione media generale le divisioni “Trasporti” (+3,8%, con la crescita del Trasporto aereo passeggeri e della voce Carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto privati) , “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+3,1%, con l’incremento delle classi Servizi di alloggio). Lievi aumenti si presentano per le divisioni “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+1,0%, con l’aumento dell’Energia elettrica), “Altri beni e servizi” (+0,7%), “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+0,4%, con l’aumento dei Pacchetti vacanza), “Abbigliamento e calzature” (+0,3%), “Bevande alcoliche e tabacchi” (+0,3%, con l’aumento dei Vini), “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+0,2%), “Servizi sanitari e spese per la salute” (+0,2%) e “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+0,1%). Nulla la variazione per l’ ”Istruzione” . In calo le “Comunicazioni“ (-0,4%).

Rispetto a un anno fa, le divisioni che presentano decisi aumenti tendenziali sono “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+28,4%, con alti tassi dell’Energia elettrica e del Gas) e “Trasporti” (+14,4%, con l’accelerazione dei Carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto privati e del Trasporto aereo passeggeri), “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+9,9% con l’aumento dei Ristoranti, bar e simili e Servizi di alloggio), “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+8,7%, con elevati incrementi per quasi tutte le classi).

Altri aumenti, inferiori alla media generale (+8,5%) si registrano per i “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+6,5%), “Altri beni e servizi” (+2,8%), “Abbigliamento e calzature” (+2,8%), “Servizi sanitari e spese per la salute” (+1,7%), “Bevande alcoliche e tabacchi” (+0,9%) e “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+0,6%). In discesa, invece, l’“Istruzione” (-0,9%) e le “Comunicazioni” (-3,5%).

Analizzando per tipologia di prodotto, sia i “Beni” che i “Servizi” subiscono degli aumenti (rispettivamente le variazioni congiunturali: +1,0% e +1,4%; variazioni tendenziali: +11,8% e 4,6%). All’interno della categoria dei Beni, aumentano soprattutto le variazioni congiunturali e tendenziali dei “Beni energetici” (soprattutto la voce Altri energetici), seguite dai Beni alimentari lavorati. Tra i “Servizi” presentano un deciso aumento i Servizi relativi ai trasporti (congiunturale: +3,2%; tendenziale: +8,8%) e i Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (congiunturale +2,4%; tendenziale: +6,6%). Con riferimento alla frequenza di acquisto dei prodotti, continuano a presentare sensibili aumenti congiunturali e tendenziali le categorie Alta e Media frequenza (rispettivamente +1,0% e +1,7% per il congiunturale e +8,6% e 10,4% per il tendenziale), mentre quelli a Bassa frequenza registrano incrementi minori (+0,6% il congiunturale e +4,3% il tendenziale).

Infine, per la “Core Inflation” 1, si registrano una variazione congiunturale positiva (+1,1%) e una variazione tendenziale decisamente elevata (+4,5%).

Immobili, salgono i prezzi degli affitti a Brescia

in Economia/Edilizia/Tendenze by

Rispetto al primo semestre del 2021 il mercato immobiliare della Lombardia continua a correre, sia per quanto riguarda i prezzi delle compravendite che quelli delle locazioni.  Secondo l’Osservatorio semestrale di Immobiliare punto it portale immobiliare leader in Italia, curato da Immobiliare Insights, infatti, rispetto allo scorso anno, i prezzi richiesti per gli immobili residenziali in vendita in regione sono cresciuti di un ulteriore 4,2%, mentre i canoni d’affitto sono aumentati addirittura del 7,8%. A fronte di uno stock di immobili che si riduce del 15,2% anno su anno, la domanda di case in vendita rimane comunque di segno meno (-4,6%), trend che si conferma anche nel confronto tra il secondo e il primo trimestre 2022 (-4,7%).

Chi vende casa in Lombardia chiede di media 2.348 euro al metro quadro, mentre per quanto riguarda gli immobili in locazione, l’esborso medio richiesto a giugno 2022 è di 15,3 euro al metro quadro.

Uno sguardo a Milano

Milano si conferma la città più costosa dove acquistare o affittare casa. Ormai in città si superano i 5.000 euro al metro quadro di media per comperare un immobile, con un aumento di quasi il 5% rispetto al 2021, mentre per affittarlo serve mettere a budget ben 20 euro al metro quadro, +11,2% rispetto ai primi sei mesi dello scorso anno. Nel confronto con il primo semestre dello scorso anno, pur registrando una decrescita sul fronte delle compravendite a livello di domanda (-6,8%) si evidenzia tuttavia anche una diminuzione dello stock di immobili disponibili del 12,8%. Per quanto concerne invece le locazioni il mercato segna una netta ripresa, con lo stock in calo di quasi il 50% a fronte di una richiesta di immobili in affitto in aumento di quasi il 70%, merito di una città che è tornata ai ritmi lavorativi e sociali tipici del pre-pandemia.

Le compravendite

Per quanto riguarda gli altri capoluoghi di provincia, sul fronte prezzi si segue l’andamento regionale con costi che oscillano quasi ovunque al rialzo. A spiccare in modo particolare nel confronto annuale è il capoluogo di provincia di Monza al +9,6%. Rispetto allo stesso periodo del 2021 lo stock di immobili in vendita è diminuito ovunque – con percentuali sopra il 20% nei comuni di Cremona, Lecco e Lodi – anche se nell’ultimo trimestre il trend è meno significativo, segno di un rallentamento nell’interesse verso l’acquisto come confermato anche dal dato della domanda in calo nella maggioranza dei capoluoghi. Questa tendenza trova conferma anche andando a guardare i numeri relativi agli ultimi tre mesi dove, sebbene alcune realtà mostrino un recupero nella propensione all’acquisto da parte degli utenti – su tutte il comune di Sondrio al +5,1% – in generale le percentuali rimangono negative.

Le locazioni

Sul fronte locazioni il raffronto con lo scorso anno mostra significati aumenti nei prezzi medi con Milano e Brescia a guidare la classifica (+11,2% e +8,9% rispettivamente). Per quanto riguarda l’offerta di immobili in affitto, se rispetto al 2021 le percentuali mostrano ovunque segno meno, nel secondo trimestre del 2022 si assiste ad un’inversione di tendenza con la regione che mostra un +16,1% rispetto al trimestre precedente. A spiccare i comuni di Pavia e Monza, al +51,4% e 31,7% rispettivamente e la provincia di Sondrio, +36,4%. Nello stesso lasso di tempo la domanda comunque si presenta di segno più quasi ovunque (sebbene con percentuali più contenute rispetto al confronto con il 2021) e a crescere di più sono le città di Lecco (+35,2%) e di Como (+21,15).

Seguono tabelle con fonte dati Immobiliare Insights.

Di seguito le variazioni dei prezzi richiesti, dell’offerta e della domanda per la tipologia immobiliare residenziale in vendita in Lombardia:

Capoluoghi di provinciaMedia di €/mqDELTA
   II vs. I trim. 2022I sem. 2022 vs. I sem. 2021
Bergamocomune2.264 €0,9%3,3%
provincia senza capoluogo1.309 €0,5%-1,4%
Bresciacomune1.776 €0,9%2,1%
provincia senza capoluogo1.976 €1,3%4,3%
Comocomune2.613 €-1,8%2,8%
provincia senza capoluogo1.831 €0,2%1,3%
Cremonacomune1.273 €2,9%2,3%
provincia senza capoluogo1.176 €-1,8%-3,1%
Leccocomune2.067 €-0,8%4,7%
provincia senza capoluogo1.480 €-0,5%0,5%
Lodicomune1.789 €1,9%5,2%
provincia senza capoluogo1.211 €0,1%1,3%
Mantovacomune1.430 €-0,1%2,4%
provincia senza capoluogo1.052 €-1,2%-1,0%
Milanocomune5.069 €1,7%4,9%
provincia senza capoluogo1.966 €0,9%4,1%
Monza e della Brianzacomune2.502 €2,9%9,6%
provincia senza capoluogo1.819 €0,7%4,2%
Paviacomune2.177 €0,3%1,7%
provincia senza capoluogo1.076 €-1,0%-0,6%
Sondriocomune1.362 €1,8%5,7%
provincia senza capoluogo2.127 €-0,5%7,6%
Varesecomune1.603 €2,4%5,3%
provincia senza capoluogo1.465 €1,1%4,6%
REGIONE2.348 €1,2%4,2%
Capoluoghi di provinciaOFFERTA
  II vs. I trim. 2022I sem. 2022 vs. I sem. 2021
Bergamocomune-5,3%-17,3%
provincia senza capoluogo-4,6%-13,0%
Bresciacomune-3,2%-14,8%
provincia senza capoluogo-4,0%-16,4%
Comocomune2,2%-13,9%
provincia senza capoluogo-0,8%-15,5%
Cremonacomune-12,2%-21,4%
provincia senza capoluogo-4,2%-10,6%
Leccocomune-6,2%-26,6%
provincia senza capoluogo-5,3%-18,1%
Lodicomune6,4%-22,6%
provincia senza capoluogo0,2%-10,4%
Mantovacomune2,9%-9,6%
provincia senza capoluogo-0,9%-27,6%
Milanocomune-1,1%-12,8%
provincia senza capoluogo-4,6%-17,9%
Monza e della Brianzacomune-6,1%-15,6%
provincia senza capoluogo-7,1%-19,5%
Paviacomune6,3%-12,3%
provincia senza capoluogo5,3%-12,7%
Sondriocomune14,0%-10,7%
provincia senza capoluogo1,9%-20,5%
Varesecomune-0,5%-10,0%
provincia senza capoluogo-3,5%-10,0%
REGIONE-2,9%-15,2%
Capoluoghi di provinciaDOMANDA
  II vs. I trim. 2022I sem. 2022 vs. I sem. 2021
Bergamocomune-8,4%3,9%
provincia senza capoluogo1,0%-0,3%
Bresciacomune1,1%6,9%
provincia senza capoluogo0,3%2,8%
Comocomune1,9%3,6%
provincia senza capoluogo0,7%-8,4%
Cremonacomune-2,6%-12,4%
provincia senza capoluogo-1,4%-11,6%
Leccocomune-5,9%0,7%
provincia senza capoluogo-2,2%-5,0%
Lodicomune2,6%4,9%
provincia senza capoluogo-0,1%-8,3%
Mantovacomune0,8%-7,7%
provincia senza capoluogo-4,1%4,7%
Milanocomune-9,4%-6,8%
provincia senza capoluogo-2,4%-2,5%
Monza e della Brianzacomune-4,0%-6,8%
provincia senza capoluogo-1,5%-4,5%
Paviacomune-15,1%-5,3%
provincia senza capoluogo2,1%-6,0%
Sondriocomune1,2%-10,4%
provincia senza capoluogo-16,5%-18,9%
Varesecomune5,1%-5,3%
provincia senza capoluogo0,9%-5,1%
REGIONE-4,7%-4,6%

Di seguito le variazioni dei prezzi richiesti, dell’offerta e della domanda per la tipologia immobiliare residenziale in affitto in Lombardia.

Capoluoghi di provinciaMedia di €/mqDELTA
   II vs. I trim. 2022I sem. 2022 vs. I sem. 2021
Bergamocomune10,4 €-0,2%5,1%
provincia senza capoluogo8,0 €2,1%4,5%
Bresciacomune9,6 €2,4%8,9%
provincia senza capoluogo10,7 €14,1%21,3%
Comocomune12,1 €0,5%3,2%
provincia senza capoluogo9,2 €2,7%1,5%
Cremonacomune6,9 €3,0%2,9%
provincia senza capoluogo7,1 €-0,5%1,7%
Leccocomune8,8 €0,5%0,1%
provincia senza capoluogo9,0 €11,9%7,4%
Lodicomune9,3 €2,1%3,7%
provincia senza capoluogo7,0 €-0,8%-0,1%
Mantovacomune7,9 €1,0%3,5%
provincia senza capoluogo6,9 €2,0%7,7%
Milanocomune20,0 €2,8%11,2%
provincia senza capoluogo11,1 €1,8%6,0%
Monza e della Brianzacomune11,6 €1,2%4,8%
provincia senza capoluogo9,7 €1,8%3,2%
Paviacomune9,1 €1,2%0,3%
provincia senza capoluogo6,6 €-1,2%1,3%
Sondriocomune7,7 €2,9%5,1%
provincia senza capoluogo11,4 €22,0%24,1%
Varesecomune9,4 €1,0%5,4%
provincia senza capoluogo8,7 €2,2%4,3%
REGIONE15,3 €3,6%7,8%
Capoluoghi di provinciaOFFERTA
  II vs. I trim. 2022I sem. 2022 vs. I sem. 2021
Bergamocomune6,3%-46,6%
provincia senza capoluogo28,7%-20,4%
Bresciacomune6,4%-22,4%
provincia senza capoluogo-1,1%-15,7%
Comocomune-8,0%-42,7%
provincia senza capoluogo-0,8%-34,9%
Cremonacomune-5,3%-30,4%
provincia senza capoluogo26,4%-30,0%
Leccocomune-16,5%-41,1%
provincia senza capoluogo6,3%-31,1%
Lodicomune6,2%-31,4%
provincia senza capoluogo19,6%-11,6%
Mantovacomune4,3%-12,8%
provincia senza capoluogo-5,0%-36,8%
Milanocomune23,2%-47,0%
provincia senza capoluogo2,5%-16,9%
Monza e della Brianzacomune31,7%-35,0%
provincia senza capoluogo15,0%-28,9%
Paviacomune51,4%-49,1%
provincia senza capoluogo13,3%-31,4%
Sondriocomune13,2%-3,5%
provincia senza capoluogo36,4%9,1%
Varesecomune-1,1%-32,7%
provincia senza capoluogo-2,1%-36,6%
REGIONE16,1%-40,3%
Capoluoghi di provinciaDOMANDA
  II vs. I trim. 2022I sem. 2022 vs. I sem. 2021
Bergamocomune5,0%73,1%
provincia senza capoluogo-3,6%36,7%
Bresciacomune-0,2%51,1%
provincia senza capoluogo5,1%9,3%
Comocomune21,1%79,3%
provincia senza capoluogo33,1%57,0%
Cremonacomune8,3%35,0%
provincia senza capoluogo-3,4%31,1%
Leccocomune35,2%42,0%
provincia senza capoluogo7,3%27,9%
Lodicomune6,0%65,7%
provincia senza capoluogo27,1%25,0%
Mantovacomune14,7%16,9%
provincia senza capoluogo5,4%15,4%
Milanocomune0,6%68,5%
provincia senza capoluogo13,4%49,5%
Monza e della Brianzacomune-12,4%54,3%
provincia senza capoluogo-2,6%52,3%
Paviacomune-6,6%148,4%
provincia senza capoluogo-3,4%33,7%
Sondriocomune1,6%18,4%
provincia senza capoluogo-10,2%0,4%
Varesecomune7,4%53,9%
provincia senza capoluogo20,5%56,4%
REGIONE3,7%54,9%

Lombardia, nel primo quadrimestre del 2022 quasi 70mila beni all’asta

in Economia/Tendenze by

Nei primi quattro mesi del 2022 in Italia quasi 69.000 immobili sono stati venduti tramite asta giudiziaria, oltre il 13% in più dello stesso periodo del 2021, per un valore complessivo dell’offerta minima di partenza pari a 11,5 miliardi di euro. Questa la prima evidenza che emerge dall’osservatorio di Cherry Brick, servizio che monitora le opportunità di investimento tra gli immobili all’asta.

Nel Centro Italia un quarto degli immobili all’asta – I lotti messi all’asta tra gennaio e aprile di quest’anno fanno riferimento, per quasi il 58%, a immobili di tipo residenziale e per circa il 19% commerciale, mentre il 3% appartiene alla tipologia industriale e il restante 20% ad altra categoria. La Lombardia è la regione italiana in cui è concentrato il 14% degli immobili, 9640, seguita da Sicilia (7923) e Lazio (7136). A livello macro-territoriale, invece, il 26% è localizzato in Centro Italia, il 22% nel Nord Ovest e nel Sud, il 17% nelle Isole e il 13% nel Nord Est. Tra le città, Roma è la prima per numero di beni andati all’asta, 1547, valore pari al triplo della seconda, Palermo (550), e a quasi quattro volte quello di Milano (434), che si posiziona al quinto posto. I tribunali che hanno gestito il maggior numero di aste sono Milano e Roma, rispettivamente con 2115 e 2097 vendite pubbliche, seguiti da Catania, Bergamo, Cagliari, Ancona, Perugia, Velletri, Brescia e Macerata: complessivamente questi tribunali hanno seguito più del 20% delle aste svoltesi in Italia.

Base d’asta, nel Lazio il valore medio più alto – La base d’asta media delle vendite svoltesi nel primo quadrimestre del 2022 ammonta a 166.000 euro. Per gli immobili residenziali, in particolare, tale valore è pari a 141.000 euro, a 173.000 per gli immobili commerciali, 636.000 per gli immobili industriali e 638.000 per gli impianti sportivi. Il Lazio è la regione in cui sono localizzati i lotti il cui valore minimo all’asta è stato mediamente più alto, pari a 277.000 euro, seguita da Sardegna (228.000) e Trentino – Alto Adige (213.000). Oltre a queste tre regioni, registrano una base d’asta superiore alla media nazionale i lotti ubicati in Toscana, Emilia-Romagna, Veneto, Basilicata, Campania e Umbria; dall’altro lato della classifica, agli ultimi tre posti, figurano invece Molise (120.000 euro), Calabria (106.000 euro) e Piemonte (97.000 euro). Tra le prime dieci città per numero di lotti all’asta, il valore di partenza mediamente più alto è a Roma, pari a 740.000 euro, seguita da Sassari (590.000 euro) e da Milano (320.000 euro). Tra i comuni con più di 50.000 abitanti, gli immobili sono stati messi all’asta a un prezzo di base mediamente pari a 201.00 euro: a Matera, in particolare, si registra il valore medio più alto, pari a 875.000 euro, superiore a quello di Roma e Castellammare di Stabia (698.000 euro). Andando nel dettaglio, nei comuni con più di 500.000 abitanti la base di prezzo media dei lotti venduti all’asta è pari a 260.000 euro, in quelli con popolazione tra 250.000 e 500.000 ammonta invece a 180.000 euro, mentre nelle città che hanno tra i 100.000 e i 250.000 abitanti, è di 222.000 euro; tra i comuni, infine, con più di 50.000 e fino a 100.000 residenti, il valore si attesta a 192.000 euro.

Nuove aste pubblicate, Roma prima in Italia – Tra l’1 gennaio e il 30 aprile 2022, sono stati pubblicati nel Portale Vendite Pubbliche nuovi avvisi d’asta per oltre 72.000 lotti, costituiti, per circa il 58%, da immobili residenziali, per quasi il 19% da immobili commerciali; appena il 3% è riferibile alla tipologia immobili industriali, mentre il restante 20% afferisce ad altra categoria. Il 14% degli immobili è localizzato in Lombardia, il 12% in Sicilia e circa il 10% nel Lazio, mentre a livello territoriale la maggior concentrazione è nel Centro Italia (25%), seguito da Nord Ovest e Sud (23%), Isole (17%) e Nordest (12%). Tra le città, invece, Roma è la prima in Italia per numero di immobili oggetto di nuovo avviso d’asta, 1580, il 250% in più rispetto alla seconda, Napoli (632), e più del 300% in più di Milano (456). Per quanto riguarda i tribunali, infine, i primi dieci per numero di aste pubblicate sono Milano, Roma, Catania, Bergamo, Cagliari, Ancona, Perugia, Brescia, Velletri e Napoli, che complessivamente registrano il 20% delle procedure censite in tutta Italia.

Grazioli Holding entra in Promotica con l’1%

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Promotica S.p.A. (EGM: PMT) – agenzia loyalty specializzata nella realizzazione di soluzioni marketing atte ad aumentare le vendite, la fidelizzazione e la brand advocacy quotata su Euronext Growth Milan – comunica che in data odierna Grazioli Holding S.r.l. (società riconducibile a Michele Grazioli, già membro del Consiglio di Amministrazione di Promotica) da una parte, e dall’altra Dieci.Sette S.r.l. (società interamente posseduta da Diego Toscani) si sono accordate affinché, quest’ultima, proprietaria alla data odierna di 13.100.000 azioni ordinarie, pari all’81,52% del capitale sociale di Promotica S.p.A., ceda, entro il 30 giugno 2022, a Grazioli Holding S.r.l. n. 175.000 azioni ordinarie Promotica (pari a circa l’1,09% del capitale sociale di Promotica) ad un prezzo di 3,00€ cadauna, per un controvalore complessivo pari a € 525.000,00.

Si precisa che, per dare esecuzione all’operazione in oggetto, Integrae SIM S.p.A., Euronext Growth Advisor di Promotica S.p.A., ha autorizzato lo svincolo parziale dell’impegno di inalienabilità assunto in data 30 marzo 2021 da Dieci.Sette S.r.l. nei confronti dell’Euronext Growth Advisor, limitatamente alle n. 175.000 azioni ordinarie Promotica oggetto di cessione, a fronte del subentro in tale accordo da parte di Grazioli Holding S.r.l. per n. 175.000 azioni ordinarie Promotica, con durata sino al 36° mese successivo alla data di inizio delle negoziazioni di Promotica, avvenuto il 27 novembre 2020. L’operazione è prevista realizzarsi entro il 30 giugno 2022.

Diego Toscani, Amministratore Delegato di Promotica, ha commentato: “La decisione di investire in Promotica da parte di Michele Grazioli, attraverso la sua Holding, rappresenta per noi un motivo di orgoglio, vista la sua esperienza e il suo standing nell’ambito dell’intelligenza artificiale. L’ulteriore rafforzamento del legame tra Promotica e Michele Grazioli, già membro del Consiglio di Amministrazione, evidenzia un’elevata valenza strategica e costituisce un’ulteriore opportunità di crescita e consolidamento del business.”.

Sulla base delle informazioni riportate, la Società comunica che al perfezionamento dell’operazione di cessione, previsto entro il 30 giugno 2022, l’azionariato di Promotica S.p.A. risulterà essere il seguente:

Azionista Numero di Azioni Ordinarie Partecipazione (%)
Dieci.Sette S.r.l.1 12.925.000 80,43%
Giochi Preziosi S.p.A. 500.000 3,11%
Grazioli Holding S.r.l.2 175.000 1,09%
Mercato 2.469.989 15,37%
Totale 16.069.989 100,00%

Indagine Api: sostenibilità prioritaria per l’88% delle imprese bresciane

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La sostenibilità diventa sempre più centrale nell’attività delle PMI bresciane. Solo il 12% delle imprese ritiene, infatti, la ritiene poco o per nulla importante per la propria attività. Infatti, alla domanda su quanto la sostenibilità sia da considerare rilevante per il proprio business, ben l’88% delle imprese ha risposto in modo positivo. Per il 35% delle imprese la sostenibilità è ‘mediamente importante’, per il 32% molto importante e per il 22% di massima importanza per la propria attività.

A osservarlo è l’indagine realizzata dal Centro Studi Apindustria Confapi Brescia, diretto da Maria Garbelli, interrogando 100 imprese rappresentative del tessuto associativo (oltre la metà appartiene al settore metalmeccanico, con fatturati compresi in prevalenza tra i 2 e 10 milioni di euro). Lo studio ha indagato i diversi aspetti della sostenibilità, concentrandosi in prevalenza su quella ambientale, ma non tralasciando quella sociale e di governance.

Nella realtà concreta delle PMI bresciane, il tema sostenibilità è declinato in particolare in merito al processo produttivo, rientrante in misura forte al più ampio contesto dell’innovazione di processo o di prodotto. Nell’ultimo triennio, oltre due imprese su tre (68%) hanno migliorato la propria sostenibilità intervenendo sull’edificio o rinnovando i macchinari, un altro 15% ha in programma di operare in tale direzione nel prossimo futuro. E ancora, quattro imprese su cinque stanno prestando particolare attenzione ai consumi energetici, con l’obiettivo di ridurli e un ulteriore 15% ha intenzione di farlo. Percentuali non troppo diverse riguardano i processi di riduzione e recupero degli scarti di lavorazione, così come è significativo il 58% di imprese che, già oggi, acquista almeno una quota di energia elettrica da fonti rinnovabili e un altro 15% che ha in programma di farlo.

Elementi positivi emergono anche dalla relazione con i fornitori. Oltre sette imprese su dieci considerano (o hanno intenzione di farlo nel breve) i fattori sociali e ambientali nella scelta dei fornitori. L’87% dà priorità ai fornitori locali quando questo è possibile, oltre la metà (53%) acquista materie prime non vergini o da riciclo.

Se la riduzione degli sprechi e il riciclo dei rifiuti interessano già una maggioranza di imprese, la normativa ambientale viene però considerata eccessivamente burocratica (67%) ed onerosa (40%).

In un quadro in buona parte positivo non mancano però elementi critici, legati talvolta al tipo di attività svolta, altre a un contesto generale ancora difficile e non favorevole alla svolta green, ma non di rado anche ad una non piena consapevolezza che fatica a farsi strada in alcune imprese. È in tale ottica che vanno letti, ad esempio, il 47% delle imprese che ha difficoltà ad agire sulla riduzione dell’impatto logistico o il 42% che non interviene su prassi operative legate al packaging.

Per le PMI bresciane, a non rendere completamente agevole la transizione verso un’economia sostenibile pesano sia fattori di sistema che interni alla realtà aziendale. Tra i fattori esogeni, i più rilevanti riguardano la mancanza di supporto da parte di enti quali banche e altre istituzioni (35%), le difficoltà legislative e burocratiche (33%) e la scarsa conoscenza all’accesso di misure di sostegno economico-finanziario (25). Tra i fattori endogeni, in primo piano vi sono le difficoltà dovute al particolare settore di appartenenza (42%), i limiti legati al prodotto specifico che si commercializza (36%) e la mancanza di competenze adeguate (35%).

La valutazione del grado di sostenibilità su tutte le dimensioni ESG ha per il momento interessato (o lo sta per fare) un terzo delle imprese mentre il 46% l’ha in programma nel prossimo futuro. La formazione (73%) erogata ai dipendenti è la misura più diffusa tra le imprese, tramite corsi finanziati (anche parzialmente) dall’impresa stessa, un ulteriore 22% li ha già in programma. Molto buona la comunicazione interna: il 72% informa il proprio organico circa gli andamenti aziendali ed 1 su 10 ha in programma di agire in questo senso.

«Il quadro che emerge è nel complesso positivo – afferma Pierluigi Cordua, presidente di Apindustria Confapi Brescia -. Il tema della sostenibilità sta diventando sempre più centrale anche per le PMI bresciane che, rispetto alle questioni sociali, ambientali e di governance, vedono sempre più un possibile fattore competitivo e non un costo. Emergono allo stesso tempo delle difficoltà, legate alla burocrazia, alla non piena conoscenza delle opportunità che esistono sul piano della finanza agevolata. Il ruolo associativo è importante anche in tal senso, ma è evidente che serve uno sforzo a tutti i livelli, da quello centrale agli enti camerali passando per gli istituti di credito. Molte imprese hanno contezza di tutto questo sistema, altre non ancora, ma tutti devono essere sostenuti in questo sforzo. Nei prossimi anni, per restare sul mercato, una parte di imprese dovrà riconvertire in tutto o in parte la propria produzione e, se non vogliamo che ne derivino conseguenze sociali drammatiche, è necessario che questa trasformazione venga sostenuta per tempo e in modo adeguato».

Alle imprese va riconosciuto il ruolo strategico nel percorso che condurrà l’intero sistema Paese ad adottare nuovi paradigmi energetici ed ambientali. «Il percorso avviato dalle imprese verso la sostenibilità esprime una duplice valenza in chiave di competitività e di innovazione: due fattori che avranno grande e definitiva influenza sulle chances di un’impresa di restare sul mercato – afferma il presidente della Camera di Commercio di BresciaRoberto Saccone –. Le imprese svolgono un ruolo importante nella transizione energetica e sono sempre più sensibili e consapevoli dei temi ambientali e sociali oltre che fortemente impegnate su questi temi anche per cogliere le opportunità di sviluppo. Le imprese bresciane non faranno mancare il contributo importante al raggiungimento di obiettivi che oggi fanno parte della cultura e della sensibilità ormai diffuse, assumendosi anche la responsabilità in ragione del loro ruolo sociale. I decisori politici, peraltro, nel definire gli obiettivi di attuazione, devono considerare tempi e modi di raggiungimento di tali obiettivi, non perdendo di vista il valore del sistema produttivo esistente, che va accompagnato nello sviluppo di soluzioni altamente innovative, in un’ottica realistica che contemperi gli obiettivi globali del percorso irreversibile di transizione con le capacità innovative e di evoluzione dell’attuale sistema produttivo».


Brescia, a maggio inflazione ancora in crescita

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Nel mese di maggio, dopo il rallentamento verificatosi del mese di aprile, l’inflazione riprende la sua crescita attestandosi a +1,0% a livello congiunturale (rispetto al mese precedente) e a +7,3% a livello tendenziale (rispetto allo stesso mese dell’anno precedente). A darne notizia è l’ufficio Statistica del Comune di Brescia.

A livello di divisione, registrano incrementi congiunturali uguali o superiori alla variazione media generale le divisioni “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+2,9%, con l’incremento delle classi Servizi di alloggio e Ristoranti, bar e simili), “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+1,9%, in particolare con un forte aumento della Frutta), “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+1,2%, con l’aumento dell’Energia elettrica e del Gas) e “Trasporti” (+1,2%, con la crescita del Trasporto aereo passeggeri e della voce Carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto privati). Altri aumenti si presentano per le divisioni “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+0,8%, con l’aumento della classe Mobili e arredi), “Abbigliamento e calzature” (+0,4%, con la crescita della classe Indumenti), “Bevande alcoliche e tabacchi” (+0,4%, con l’aumento dei Vini), “Altri beni e servizi” (+0,3%, con l’aumento della classe Servizi di parrucchiere e trattamenti di bellezza), “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+0,2%, con un lieve aumento dei Pacchetti vacanza) e “Servizi sanitari e spese per la salute” (+0,2%, con l’incremento dei Servizi medici). Nulle le variazioni per l’”Istruzione”. In diminuzione solo le “Comunicazioni “ (-1,5%, con la diminuzione della classe Apparecchi telefonici e telefax).

In termini tendenziali, le divisioni che presentano decisi aumenti sono “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+27,5%, con alti tassi dell’Energia elettrica e del Gas) e “Trasporti” (+11,0%, con l’accelerazione dei Carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto privati), “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+8,4% con l’aumento dei Ristoranti, bar e simili e Servizi di alloggio), “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+7,5%, con elevati incrementi per quasi tutte le classi). Notevoli aumenti, seppure inferiori alla media generale (+7,3%) si registrano per i “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+5,5%, con l’aumento dei Mobili e arredi), “Abbigliamento e calzature” (+2,9%, con l’aumento della classe Indumenti), “Altri beni e servizi” (+2,3%, con la voce Gioielleria ed orologeria), “Servizi sanitari e spese per la salute” (+1,5%, con l’incremento dei Servizi medici). In discesa, invece, le “Comunicazioni” (-4,5%, con la diminuzione degli Apparecchi telefonici e telefax) e l’“Istruzione” (-0,9%).

Analizzando per tipologia di prodotto, sia i “Beni” che i “Servizi” subiscono degli aumenti (rispettivamente il congiunturale +1,2% e +0,8% e il tendenziale +10,4% e 3,7%). All’interno della categoria dei Beni, aumentano le variazioni congiunturali e tendenziali sia dei beni alimentari (soprattutto quelli non lavorati) che quelli energetici (soprattutto la voce Altri energetici per il congiunturale e gli Energetici regolamentati per il tendenziale). Tra i “Servizi” presenta un sensibile aumento la categoria “Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona” (la variazione congiunturale +2,0% e quella tendenziale +5,6%).
Con riferimento alla frequenza di acquisto dei prodotti, presentano sensibili aumenti congiunturali e tendenziali le categorie alta e media frequenza (rispettivamente +1,5% e +0,9% per il congiunturale e +7,4% e 9,2% per il tendenziale), mentre quelli a bassa frequenza registrano incrementi minori (+0,2% il congiunturale e +3,4% il tendenziale).

Infine, per la “Core Inflation”1, si registrano una variazione congiunturale positiva (+0,7%) e una variazione tendenziale decisamente elevata (+3,6%).

Brescia, nel primo trimestre export da 5,5 miliardi di euro

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze by

Nel 1° trimestre del 2022, l’export bresciano si attesta a 5.510 milioni di euro, il valore più alto di sempre, ed evidenzia una crescita del +28,0% sullo stesso periodo del 2021 e del +43,7% su quello del 2020. Anche per gli acquisti dall’estero si assiste a una cifra record (3.735 milioni) e a una crescita particolarmente significativa sul 1° trimestre dell’anno scorso (+54,2%) e quello del 2020 (+82,0%). Il saldo commerciale è pari a 1.774 milioni, valore che rimane comunque decisamente positivo, sebbene abbia in parte risentito dell’impennata delle importazioni.

A rilevarlo sono i dati ISTAT elaborati dal Centro Studi di Confindustria Brescia.

Nonostante i risultati positivi conseguiti nel 1° trimestre dell’anno, il sistema delle imprese risente del pesante clima d’incertezza globale, in un contesto in cui, all’endemica scarsità di materie prime e di componenti (che mette a rischio il corretto funzionamento delle catene globali di fornitura), si aggiunge il prolungarsi del conflitto bellico tra Russia e Ucraina. Le tensioni geopolitiche in atto hanno portato le quotazioni degli input energetici su livelli assolutamente impensabili fino a qualche tempo fa e, contemporaneamente, minacciano gli scambi da e verso le aree coinvolte nella guerra, oltre a zavorrare la fiducia di imprese e famiglie.  

La crescita delle esportazioni bresciane nei primi tre mesi risulta più intensa di quanto rilevato in Lombardia (+23,6%) e in Italia (+22,9%). Il saldo commerciale nazionale risulta dopo dieci anni negativo (-7.122 milioni), indicatore di una situazione complessa per l’economia italiana.

La dinamica positiva del commercio mondiale (+4,8% nel primo trimestre) e l’incremento del prezzo di vendita impattano sulla dinamica delle vendite all’estero nei primi tre mesi del 2022. Allo stesso tempo, l’indebolimento dell’euro sul dollaro e i forti rialzi dei prezzi delle principali materie prime industriali (es: le variazioni rispetto al primo trimestre dell’anno scorso del rottame ferroso +30,9%, rame +17,8%, alluminio +55,4%), in alcuni casi arrivate ai massimi storici, spiegano in parte la notevole impennata delle importazioni.

Tra i prodotti esportati, i più dinamici risultano: prodotti della metallurgia (+58,4%), prodotti alimentari e bevande (+33,1%), prodotti chimici e farmaceutici (+26,2%), prodotti in metallo (+20,7%).

Tra i mercati di sbocco, la crescita delle esportazioni è generalizzata: in particolare, verso Germania (+32,7%), Francia (+24,1%), Spagna (+29,2%), Belgio (+28,0%), Stati Uniti (+31,6%) e India (+43,2%). In termini di aree geografiche spiccano le dinamiche positive dell’Unione Europea (+32,8%) e dell’America centro-meridionale (+39,6%). In questo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2021 Cina e Turchia registrano dinamiche con segno negativo (rispettivamente -7,6% e -12,0%).

Per quanto riguarda le importazioni, sono in forte crescita i prodotti della metallurgia (+81,9%), prodotti chimici e farmaceutici (+66,3%) e prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+51,4%).

Aumentano gli acquisti dall’estero per tutti i principali partner commerciali: Germania (+40,0%), Francia (+30,8%), Spagna (+52,8%), India (+101,5%), Cina (+82,8%) e Turchia (+87,1%).

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