Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Tendenze - page 60

Nuova Zelanda, mercato in crescita per la Leonessa (DATI)

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In crescita i rapporti economici tra Lombardia e Nuova Zelanda, +17% in un anno. Si tratta di 87 milioni di scambi, di cui 37 con Milano e 19 con Bergamo. Prevale l’export (60 milioni) rispetto all’import (28). Si importano prodotti chimici, alimentari e tessili. Si esportano soprattutto macchinari (42%), ma anche chimica, gomma e tessili. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Istat al secondo trimestre 2016 e 2015.

Per la provincia di Brescia l’export, nel secondo trimestre 2016, vale 9 milioni 799mila euro contro i 5 milioni 607 dell’anno precedente. La crescita degli interscambi è stata del 68 per cento in un anno: tutto export, perché l’import al 2016 era di soli 191mila euro (in calo del 40 per cento).

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Disoccupazione giovanile, report Api: Brescia tra le peggiori del Nord Italia

in Api/Associazioni di categoria/Economia/Evidenza/Lavoro/Tendenze by

In provincia di Brescia più di un giovane su tre, di età compresa tra 15 e 24 anni, è disoccupato: nel 2008 lo era poco più di uno su venti. Il dato, più che preoccupante, viene sottolineato nell’indagine su «Disoccupazione giovanile e mismatch» realizzata dal Centro Studi e dall’Ufficio Risorse Umane di Apindustria. Obiettivo dello studio, oltre a mettere a confronto i dati bresciani sulla disoccupazione giovanile nella fascia 15-24 anni con quelli delle altre provincie italiane e con i dati europei, cercare anche di capire (attraverso 200 interviste a giovani che hanno rifiutato la posizione lavorativa per la quale erano stati selezionati) le difficoltà che esistono nell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro.

«Il trend degli ultimi anni ha segnato un peggioramento molto evidente – si legge nel report del Centro Studi Apindustria -, portando la nostra provincia, a vocazione prettamente metalmeccanica, al 50esimo posto nella lista delle province italiane classificate per tasso di disoccupazione giovanile nel 2015». Lo scorso anno, in provincia di Brescia, il tasso di disoccupazione giovanile nella fascia 15-24 anni risulta essere infatti del 35,9%, in continuo peggioramento rispetto agli anni precedenti (6,2% nel 2008, 21,5% nel 2011, 28,2% nel 2014). Ben lontana da province quali Bolzano (11,9%), Verbano-Ossola (15,8%) o Cuneo (17,1%), peggio della media lombarda (32,3%) e del Nord Italia (30,6%), appena meglio addirittura rispetto alla media nazionale (40,3%). «Stupisce negativamente il dato del 2015 – sottolinea il rapporto -: il Nord e in generale l’Italia registrano un miglioramento rispetto all’anno precedente, con una riduzione del tasso di disoccupazione per i giovani 15-24. In Lombardia peggiora di un paio di punti, mentre a Brescia di ben 7,7 punti percentuali». Meglio la disoccupazione in fascia 15-29, in cui il tasso si staglia al 22,7% nel 2015 (l’anno prima era il 17,5%).

Se questo è il dato negativo, è pur vero che anche negli ultimi anni le imprese, seppure in misura minore rispetto al passato, hanno continuato a cercare nuove figure professionali. Un dato, questo, confermato anche dal report quando evidenzia «una variazione crescente positiva nella domanda di personale da parte delle imprese» nell’ultimo triennio. Dall’analisi incrociata con l’Ufficio Risorse Umane di Apindustria è però emersa in modo abbastanza evidente anche una difficoltà a far incrociare domanda e offerta di lavoro. In particolare, basandosi su 200 interviste ad altrettanti giovani che hanno rifiutato la posizione lavorativa per la quale erano stati selezionati, è emerso che tra le cause principali di questo mancato incontro vi sono la distanza casa-lavoro, le aspettative economiche non soddisfacenti e la mancanza di competenze richieste.

A novembre torna a crescere l’inflazione a Brescia

in Economia/Tendenze by

Prosegue l’andamento ondivago degli indici dei prezzi, che alternano fasi deflattive e fasi inflattive. A novembre
torna a crescere l’inflazione. Il tasso tendenziale registra infatti una variazione pari a +0,2, e il tasso congiunturale
(variazione sul mese precedente) registra un +0,1%. Non accadeva da dicembre 2015 che tendenziale, e congiunturale facessero registrare entrambe segno positivo. Si registra quindi nuovamente una tendenza, sia pur lieve, all’inflazione.

L’analisi per tipologia di beni e servizi, evidenzia come restino solo i prodotti a media frequenza di acquisto quelli ancora interessati dalla deflazione, ancora una volta a causa della componente energetica, ma anche le altre componenti vedono un calo delle tendenze inflazionistiche. Il tasso tendenziale senza la componente energetica è pari a +0,3%. Le divisioni con andamento inflativo sono “Altri beni e servizi” (+0,8%), “Prodotti alimentari” (+0,3%), “Istruzione” (+0,3%), “Servizi sanitari” (+0,2%) e “Abitazione, acqua, energia elettrica e combustibili” (+0,1%). Le divisioni in diminuzione sono: “Comunicazioni” (-0,9%), “Trasporti” (-0,5%), “Ricreazione, spettacolo, cultura” (-0,2%) e “Mobili, articoli e servizi per la casa” (-0,1%). Variazione nulla per “Bevande alcoliche e tabacchi”, “Abbigliamento e calzature” e “Servizi ricettivi e di ristorazione”.

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Mercato immobiliare, ecco le tendenze per i B&B

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Negli ultimi anni il B&B è stato scelto da numerosi turisti per soggiornare durante le vacanze e non solo. Secondo l’ultimo dato pubblicato dall’Istat il numero dei B&B in Italia si mantiene sulle 25.000 unità e dal report 2016 realizzato dal portale “Bed and Breakfast” è emerso che chi apre un B&B lo fa tanto per “incrementare le entrate familiari”, quanto per pura passione e per il piacere di accogliere ospiti da tutto il mondo. Si afferma come diversi disoccupati siano riusciti ad affrontare il periodo di crisi mettendo a reddito una proprietà, altri hanno abbandonato il loro lavoro e iniziato ad intraprendere l’attività di Bed and Breakfast per rimanere più vicino a figli o genitori.

L’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa ha analizzato questo mercato in alcune delle principali città italiane.

ROMA

Nella capitale c’è chi investe nell’immobiliare ricercando degli immobili da poter adibire a B&B. Si prediligono le soluzioni da ristrutturare per poterle personalizzare in base alla camere da ricavare. Via Cassiodoro, via Tacito e via Cavour sono le zone maggiormente apprezzate dove si concentrano prevalentemente palazzi di stile umbertino. Le quotazioni per una soluzione da ristrutturare sono di 6000-7000 € al mq. Interessa anche la zona di San Giovanni in Laterano dove si sono realizzate sia compravendite di immobili da destinare a casa vacanza sia di B&B, dal momento che la zona sorge a ridosso del Colosseo e si presta ad affitti turistici. Con la finalità di investimento si scelgono prevalentemente bilocali e trilocali (un trilocale si affitta intorno a 700-900 € al mese). Un bilocale si affitta intorno a 100-120 € al giorno.

NAPOLI

Chi vuole avviare un’attività con finalità turistico ricettive nel capoluogo campano ricerca trilocali e quattro locali per lo più in centro, dove un lieve aumento dei valori ha interessato la zona del Duomo. Anche in zona via Toledo e quartieri spagnoli la domanda è molto vivace in questa prima parte del 2016. Ad alimentarla sia  acquirenti di prima casa e sia coloro che vogliono avviare attività di B&B. Chi compra per realizzare un B&B si focalizza in genere su tipologie ampie completamente da ristrutturare: la spesa minima parte da 200-230 mila €. Altra zona che registra una domanda di immobili in affitto per questo tipo di attività  è Montesanto, dove si trovano sia soluzioni eterogenee: da quelle medio signorili, alle abitazioni popolari, alle tipoligie più recenti.

BARI

Nel capoluogo pugliese è Il Borgo Antico ad essere scelto da coloro che effettuano un investimento, anche allo scopo di avviare un B&B, che talvolta proviene da genitori che acquistano per garantire una rendita ai propri figli: per questa finalità il budget oscilla tra 80 e 100 mila € e viene impiegato su case cielo-terra di tre piani da ristrutturare.

VERONA

Attivo il mercato immobiliare nel Centro storico della città. La domanda proviene sia da coloro che cercano l’abitazione principale sia da investitori intenzionati a mettere a reddito oppure ad avviare attività di B&B e affittacamere. Con questa finalità ci si orienta prevalentemente su soluzioni ubicate nei pressi delle location più interessanti dal punto di vista turistico, soprattutto piazza Duomo e piazza Erbe. Si riscontrano difficoltà per gli immobili dalla metratura superiore a 180 mq.

FIRENZE

Nel primo semestre dell’anno nell’area centrale della città, in particolare in zona Centro-Santa Croce, la domanda è in crescita grazie alle richieste di acquisto da parte di investitori in cerca di abitazioni da adibire ad affittacamere e B&B. Si desiderano metrature comprese tra 50 e 70 mq, con una o due camere da letto e dal valore compreso mediamente tra 200 e 300 mila €. L’affitto giornaliero a turisti è mediamente di 130-150 € per quanto riguarda un bilocale (una camera da letto, soggiorno e angolo cottura). I rendimenti sono alti, anche perché si riesce ad affittare per circa l’80% dei giorni dell’anno. Nella macroarea Poggio Imperiale-Bandino sul mercato delle locazioni si registra una bassa offerta di immobili in affitto (dal momento che molti proprietari si stanno indirizzando all’affitto di casa vacanza o B&B soprattutto nelle zone più vicine alle aree centrali) ed una domanda elevata, grazie anche alla presenza della Scuola Americana.

TORINO

Nella città della Mole, in particolare nell’area Collina, sta crescendo il mercato degli investitori, che si divide tra coloro che acquistano bilocali in città da affittare e chi si orienta in collina dove può trovare tipologie con ampio terreno, grandi ville o rustici da ristrutturare, per avviare B&B o affittacamere. Piace sempre l’area compresa tra via Crimea, piazza della Gran Madre di Dio e piazza Hermada: l’edilizia consiste in piccoli condomini, palazzine e case indipendenti quasi tutte d’epoca, i prezzi medi oscillano tra 3500 e 4000 € al mq, arrivano 4500 € al mq per le abitazioni particolarmente prestigiose e raggiungono top prices di almeno 5000 € al mq nelle vie Crimea, Moncalvo e Bezzeca. Grazie ai facili collegamenti verso il centro della città e alla sua panoramicità, è apprezzata anche Lomellina-Borgo Po, che si sviluppa nella fascia pre-collinare e ospita tipologie di primi anni del ‘900 che hanno prezzi medi di 3500 € al mq.

Lombardia, per imprese seconda in Europa. Ma Brescia è in calo

in Economia/Tendenze by

Imprese lombarde al terzo trimestre 2016, sono 818 mila, circa 2 mila in più di un anno fa, +0,2%, secondo una elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati del registro delle imprese. Gli occupati in Lombardia sono circa 4 milioni, quasi un occupato su cinque in Italia lavora in Lombardia. Il Pil lombardo è pari circa a 300 miliardi e rappresenta circa un quinto di quello italiano. Forte la propensione al business estero: sono oltre 100 mila le imprese che esportano, il 15% di tutte le imprese lombarde. La Lombardia è al secondo posto in Europa dopo l’Île-de-France.

Più chance di lavoro a Milano e in Lombardia, addetti +3%. Sono 3,8 milioni gli addetti nelle imprese lombarde, circa 100 mila in più in un anno, il 3% in più, di cui 79 mila in più a Milano. Gli addetti delle imprese milanesi sono cresciuti del + 4,2%.

Per provincia. Circa 4 mila in più a Milano a quota 297 mila, + 1,3%. In calo a Brescia (-1%, a quota 107 mila), stabili a Bergamo (86 mila) e a Varese (62 mila). Cresce Monza (+0,5%, 64 mila), stabile Como con 43 mila, in calo Pavia con 43 mila (-1%).

Per settore. Cresce la ristorazione (+790 imprese in un anno, +1,5%), i servizi alle imprese (+4,6%, +1.476), i servizi alla persona (+452, +1,2%), l’istruzione (+206, +4,8%), le imprese finanziarie (+621, +2,7%), le professionali (+706, +1,6%), l’intrattenimento (+286, +3,1%).

Stranieri, donne e giovani. Stranieri a quota 12% (97 mila), si concentrano a Milano, dove sono il 15,2% di tutte le imprese (45 mila). Femminili sono il 19% delle imprese, 156 mila, a Milano il 17,6%. Giovanili il 9% (74 mila). Le imprese di stranieri superano quelle di giovani.

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Moda, export lombardo da 6 miliardi. Brescia su del 6,9 per cento

in Economia/Export/Manifatturiero/Tendenze by
Moda a Brescia

L’export lombardo nel settore moda vale 6 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2016, con un +4% rispetto all’anno precedente, un quarto del totale italiano. Capitale della moda è Milano con un export di abbigliamento e accessori di 2,9 miliardi (+6,6%), seguita da Como con 773 milioni (+1,4%). Raggiungono quasi il mezzo miliardo di euro Bergamo e Varese. Le crescite più consistenti le registrano Cremona (+15,3%), Sondrio (+8,1%) e Brescia (+6,9%). Ma dove va la moda lombarda nel mondo? Raggiunge soprattutto la Francia (10,8% del totale) e gli Stati Uniti (8,6%). In forte crescita Hong Kong, prima destinazione in particolare per la moda milanese (pesa per l’11,4% sul totale, +9,3%). Tra i primi 10 partner anche Cina, Giappone e Corea del Sud. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Istat nei primi sei mesi del 2016 e 2015.

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Credito, 24mila imprese in Lombardia, +2,7%. A Brescia sono 3mila

in Banche/Economia/Tendenze by

Sono 24 mila le imprese attive nel settore finanziario e assicurativo in Lombardia nel 2016 e crescono del 2,7% in un anno (+621 imprese tra settembre 2015 e 2016). Pesano un quinto (20,5%) sul totale nazionale (116 mila) e danno lavoro a 111 mila addetti. Si tratta soprattutto di imprese attive nelle attività ausiliarie dei servizi finanziari come broker, promotori finanziari, gestione fondi (18.759) e le attività finanziarie vere e proprie (4.830). Milano è prima a livello regionale e nazionale con 11 mila imprese (42,3% lombardo e 8,7% italiano) e oltre 68 mila addetti, seguita in Lombardia da Brescia (con 3 mila imprese e 10 mila addetti) e Bergamo (2.223 imprese e 11 mila addetti) mentre in Italia è seguita da Roma, seconda con 9.800 imprese ma prima per numero di addetti (circa 87 mila), e Torino (5.287 imprese) e Napoli (4.822). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati registro delle imprese al terzo trimestre 2016 e 2015.

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Redditi, il 64% dei bresciani è sotto quota 30mila euro all’anno

in Cgil/Cisl/Economia/Partner/Sindacati/Tendenze/Uil by

Sono 867.205 i contribuenti con residenza fiscale in uno dei 206 comuni della nostra provincia che hanno presentato la dichiarazione dei redditi Irpef. In 350 mila hanno dichiarato redditi inferiori ai 15.000 euro (40%), poco più di 300mila tra i 15.000 e i 26.000 euro (34%), oltre 172 mila tra i 26.000 e i 55.000 (20%); sopra questo importo si trovano solo 35 mila persone fisiche (4%), di cui 6 mila dichiarano più di 120.000 euro.

E’ questa la cornice numerica di fondo sulla quale si sviluppa un’approfondita analisi dei redditi dei bresciani nel 2015 promossa da Cgil Cisl Uil Brescia al centro di un convegno intitolato: “Disuguaglianza, evasione. La questione fiscale a Brescia”, che verrà presentato lunedì alla stampa – nella sede Cisl – alla presenza di Damiano Galletti (segretario generale Cgil Brescia), Francesco Diomaiuta (segretario generale Cisl Brescia) e Mario Bailo (segretario generale Uil Brescia).

Scambi con gli Stati Uniti, Bergamo è davanti a Brescia

in Economia/Export/Tendenze by

2.200 cittadini americani residenti e 5,5 miliardi di euro di import-export nei primi sei mesi del 2016, sono alcuni dei numeri dei rapporti tra Lombardia e Stati Uniti all’alba dell’elezione presidenziale. Milano è al centro di questi rapporti con oltre 1.200 residenti (57% del totale) e circa 3 miliardi di euro di scambi (53,6% del totale), unico territorio lombardo, insieme a Lecco, il cui l’export verso gli Stati Uniti cresce nel 2016 (+1,2% in un anno, da 1,78 miliardi a 1,8 miliardi, contro -6,1% regionale e -0,4% italiano). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati Istat.

*La Lombardia negli scambi con gli Stati Uniti*. Con 1,6 miliardi di import e 3,8 miliardi di export la Lombardia pesa il 23% dell’import nazionale verso l’America e il 21,2% dell’export. Esporta soprattutto macchinari (941 milioni di euro), moda (517 milioni di euro) e metalli e prodotti in metallo (503 milioni) mentre importa articoli farmaceutici (434 milioni), sostanze e prodotti chimici (237 milioni), computer ed apparecchi elettronici (182 milioni). Importante anche la presenza di cittadini americani, la Lombardia da sola ospita il 15,1% degli statunitensi residenti in Italia.

*Le province lombarde*: Milano è prima per interscambio (53,6% dell’import-export regionale nel 2016), seguita da Bergamo (10%), Brescia (9,2%), Monza e Brianza (8,1%) e Varese (6%). A fronte di un rallentamento degli scambi nel 2016, registra un boom Mantova, che triplica l’import (+300%), seguita da Sondrio (+36,4%) e Pavia (+16,8%). Export in crescita a Lecco (+6,7%) e Milano (+1,2%). Milano è anche prima per numero di residenti (57% regionale) seguita da Varese (8,5%), Monza e Brianza (7,3%), Como (6,2%) e Brescia (5,8%).

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Fallimenti, analisi Apindustria: Brescia meglio dell’Italia

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Il Centro Studi Apidustria Brescia ha analizzato il trend dei fallimenti in Italia e a Brescia, confrontandone le dinamiche con i dati sullo sviluppo di nuove imprese. In particolare i numeri dei fallimenti sono analizzati nei singoli trimestri e poi a livello annuo (dati aggregati).

La Lombardia presenta un triste primato: nonostante le 958.464 imprese attive al 30 settembre 2016 (dati Unioncamere) vi si trova quasi il 21% dei fallimenti italiani per il 2016 (i dati si fermano al terzo trimestre), seguita a distanza dal Lazio (al secondo posto come numero di imprese attive, contandone 641.646 unità, ed il 11,5%c. delle procedure fallimentari).

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Fonte: rielaborazione Centro Studi Apindustria Brescia su dati Unioncamere

Complessivamente nel Nord Italia si localizza il 45% delle imprese attive ed il 38%c. dei fallimenti italiani.

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Fonte: rielaborazione Centro Studi Apindustria Brescia su dati CRIBIS

Messi a sistema, i dati italiani e i dati bresciani declinati sul singolo trimestre presentano un diverso trend di sviluppo.

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La dinamica dei fallimenti per l’Italia si presenta in netta crescita, con un asse previsionale che si sviluppa decisamente verso l’alto.
Al contrario, i dati su Brescia presentano un andamento stabile, con un trend in termini previsionali positivo ma in modo molto contenuto.
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Nel grafico che segue si confrontano i dati aggregati relativi ai primi due trimestri dell’anno (non sono ancora disponibili i dati del terzo trimestre sulla provincia di Brescia).

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Nella tabella che segue, i dati sui fallimenti del primo semestre 2016 sono confrontati con i corrispettivi degli anni precedenti, evidenziando come rispetto al 2009 (anno di riferimento per la nostra analisi), l’anno in corso presenti un incremento di forte rilievo delle procedure, sia a livello italiano (+60% rispetto al 2009) quanto sulla nostra provincia (+43%).

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Anche in termini di variazioni su singolo trimestre, gli andamenti bresciani presentano una variabilità maggiore rispetto a quanto evidenzi il territorio italiano (vedi tabella finale).

I dati riportati vanno tuttavia inseriti nel vivo contesto imprenditoriale italiano, in cui le nuove imprese del 2016, registrate in Camera di Commercio, sfiorano le 42mila unità nei primi nove mesi dell’anno (+0,7% rispetto allo stesso anno del 2015). I dati Unioncamere italiani, lombardi e provinciali relativi al solo terzo trimestre sono così riassunti (comunicato stampa del 20 ottobre 2016):
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Fonte: rielaborazione Centro Studi Apindustria Brescia su dati Unioncamere

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