Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Tendenze - page 58

Brescia, sette famiglie su dieci chiudono il 2016 in pareggio

in Economia/Tendenze by

Chiudono il 2016 con il bilancio in pareggio 2 famiglie lombarde su 3 (sono il 66% contro il 57% del 2015) e il 22% è riuscito a risparmiare. Per far quadrare i conti, l’8% ha attinto dai propri risparmi, il 4% si è dovuto indebitare. Sul futuro le famiglie lombarde sono ottimiste: oltre l’80% prevede il proprio bilancio del prossimo anno in miglioramento o comunque stabile. Sono alcuni dei dati che emergono dalla indagine “Famiglie e fiducia. Monza e Brianza, Lombardia”, realizzata dalla Camera di commercio di Monza e Brianza in collaborazione con DigiCamere nel mese di novembre 2016.

Il bilancio nelle province lombarde. Sono le famiglie di Monza Brianza e Bergamo a considerarsi, nel complesso, le più soddisfatte dell’anno che sta per chiudersi: rispettivamente il 77% e il 72% crede che la situazione economica della propria famiglia sia invariata o migliorata nel 2016 (contro il 71% della media lombarda). Sulle percezioni del nuovo anno, sono i bergamaschi i più ottimisti: 9 famiglie su 10 circa credono che la situazione economica della propria famiglia resterà invariata o ci sarà qualche miglioramento. Sperano in una svolta positiva per il 2017 anche le famiglie di Varese (83%). I più “abili” a chiudere il bilancio in pareggio sono i milanesi (72%) e i bresciani (69%), mentre i bergamaschi sono i più morigerati: il 28% delle famiglie è riuscita a risparmiare contro la media lombarda del 22%. Emerge dalla indagine “Famiglie e fiducia. Monza e Brianza, Lombardia”, realizzata dalla Camera di commercio di Monza e Brianza in collaborazione con DigiCamere nel mese di novembre 2016.

Il bilancio per professione Guardando alle professioni, i lavoratori autonomi e i dipendenti sono i più “soddisfatti” della condizione economica della famiglia nell’ultimo anno: per circa 8 su 10 la situazione è migliorata o invariata. Sulle aspettative per il 2017 sono gli imprenditori i più fiduciosi: per 9 su 10 ci saranno miglioramenti o stabilità. Pensionati e casalinghe sono i più bravi a chiudere il bilancio in pareggio, rispettivamente il 75% e il 71%, e sono anche quelli che fanno meno debiti (1% e 3%). Emerge dalla indagine “Famiglie e fiducia. Monza e Brianza, Lombardia”, realizzata dalla Camera di commercio di Monza e Brianza in collaborazione con DigiCamere nel mese di novembre 2016.

I dati della Camera di commercio di Monza e Brianza (per vedere il file esteso salvare l'immagine con il tasto destro del mouse).
I dati della Camera di commercio di Monza e Brianza (per vedere il file esteso salvare l’immagine con il tasto destro del mouse).

Capodanno, spesa da oltre mezzo miliardo per i lombardi

in Economia/Tendenze/Turismo by

Oltre mezzo miliardo di euro: è questa la spesa dei lombardi per il Capodanno 2016, tra festeggiamenti, regali, pranzi, vestiti, accessori e addobbi. Ma come festeggeranno i lombardi l’arrivo del 2017? In un caso su tre (35%) impegnati in una festa organizzata a casa propria o di amici e circa uno su venti visitando un’altra città. Il 6% accoglierà il nuovo anno sulla neve contro il 2% che brinderà al 2017 in una località calda o passerà la serata a teatro o al cinema. Festa in piazza per un lombardo su cento ma il 15% passerà una serata tranquilla a casa e l’1,8% andrà a letto prima di mezzanotte. E tra chi parte prima, durante o dopo Capodanno, sarà in vacanza in questi giorni oltre un lombardo su cinque. Emerge da un’indagine condotta dalla Camera di commercio di Milano in queste settimane su circa 800 lombardi.

Lombardia: 16 mila le imprese attive come ristoranti, discoteche e night club ,più legate al Capodanno.* Un settimo del totale italiano. Sono oltre 15 mila ristoranti e 400 sale da ballo e discoteche. Prime per imprese Milano con circa 5.800, Brescia con 2.352, Bergamo con 1.566, Varese con 1.227, Como e Pavia con circa mille. Tra 2015 e 2016 il settore cresce del 3,7% con punte del 6,6% a Milano e 5,7% a Como. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati registro imprese al terzo trimestre 2016.

Dati Aib: nel terzo trimestre export bresciano in calo dell’1,5 per cento

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Export/Partner/Tendenze by

Nel terzo trimestre del 2016, rispetto ai tre mesi precedenti, le vendite bresciane di beni sui mercati esteri risultano in calo del 9,1%; gli acquisti dall’estero sono in diminuzione del 16,6%. Il calo degli scambi con l’estero ha risentito degli effetti stagionali legati alla chiusura delle aziende nel mese di agosto.

Su base tendenziale, nel terzo trimestre le esportazioni calano dello 0,6% e le importazioni del 6,3%. In valore assoluto, ammontano, rispettivamente, a 3.497 e a 1.794 milioni di euro.

Rispetto ai primi nove mesi del 2015, la tendenza negativa delle esportazioni bresciane (-1,5%) è in contrasto con quelle leggermente positive rilevate in Lombardia (+0,4%) e in Italia (+0,4%); la dinamica negativa delle importazioni (-2,0%) è superiore al dato regionale (-1,9%) e inferiore a quello nazionale (-2,7%). La performance delle esportazioni bresciane nei primi nove mesi dell’anno, pari a 10.825 milioni di euro, è la migliore della serie storica dal 2008 (10.991 milioni), se si esclude il dato record dei primi nove mesi del 2015.

Tra i settori, l’aumento più significativo delle esportazioni nei primi nove mesi, su base tendenziale, riguarda: articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+19,9%), prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca (+13,4%), sostanze e prodotti chimici (+11,3%), computer, apparecchi elettronici e ottici (+10,7%), articoli in gomma e materie plastiche (+6,8%).

La contrazione delle vendite all’estero dei prodotti delle attività di trattamento dei rifiuti (-7,2%), dei metalli di base e prodotti in metallo (-6,0%), del legno e prodotti in legno, carta e stampa (-3,4%), di macchinari ed apparecchi (-2,8%) contribuisce al ridimensionamento dell’export bresciano.

Tra i mercati di sbocco, i più dinamici sono: Cina (+9,9%) e Paesi Bassi (+9,3%). In aumento le vendite anche verso: Spagna (+2,2%), Belgio (+1,2%) e Germania (+0,7%). Calano invece sensibilmente le esportazioni verso il Brasile (-50,6%), ancora in recessione, e in maniera più contenuta verso Algeria (-27,3%), India (-23,3%), Turchia (-15,0%), Regno Unito (-9,4%). A livello geografico, in termini di quote, aumenta l’importanza delle aree: UE a 28 (65,3%), Asia (11,1%) e Oceania (0,7%). Risultano, invece, in contrazione le aree: Africa (5,2%) e America centro-meridionale (2,5%).

Per quanto riguarda le importazioni, sono in espansione gli acquisti nei settori: mezzi di trasporto (+21,8%), computer, apparecchi elettronici e ottici (+17,1%), apparecchi elettrici (+7,9%), articoli in gomma e materie plastiche (+6,4%), prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca (+5,3%).

Le importazioni di prodotti delle attività di trattamento dei rifiuti (-17,8%), coke e prodotti petroliferi raffinati (-12,6%), metalli di base e prodotti in metallo (-9,4%), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (-2,4%) sono in diminuzione.

Gli acquisti di prodotti hanno coinvolto i mercati di: Regno Unito (+4,4%), Spagna (+3,1%) e Turchia (+1,2%). Sono invece diminuite le importazioni da: Russia (-23,2%), India (-22,1%), Algeria (-16,0%), Belgio (-13,1%) e Stati Uniti (-12,2%). In termini di quote, risultano penalizzate le aree dell’UE a 28 (68,8%), dei Paesi europei non UE (7,8%), dell’America centro-meridionale (2,9%) e dell’America settentrionale (1,4%), a favore dell’Asia (14,8%) e dell’Africa (4,3%).

IIl saldo commerciale è positivo (+4.865 milioni di euro), ma in diminuzione dello 0,8% rispetto a quello dei primi nove mesi del 2015 (+4.903 milioni di euro).

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Brescia, l’export dei dolci vale 44 milioni di euro all’anno

in Alimentare/Economia/Export/Tendenze by

5.100 le imprese attive nel settore dolciario in Lombardia, danno lavoro a oltre 23mila addetti su 159 mila in Italia. Il dato bresciano è iinvece di 695 imprese per un totale di 2938 persone impiegate e interscambi con l’estero per circa 50,1 milioni, di cui 44 di export. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati registro imprese al terzo trimestre 2016.

Settore dolciario: le imprese coinvolte. Pasticcerie e panetterie: sono oltre 41 mila le imprese in Italia coinvolte nella produzione e nel commercio di prodotti di pasticceria e panetteria, di cui 5.100 in Lombardia. Milano, terzo posto in Italia con 1.806 imprese, dopo Napoli (2.396) e Roma (1.863), seguita nella classifica regionale da Brescia (695) e Bergamo (573).

Gli addetti. In Lombardia sono oltre 23.000 gli addetti coinvolti nel settore e 159 mila in Italia. Milano è prima in Italia con 8.571 addetti, seguita da Roma (6.860) e Napoli (5.925). In Lombardia è seguita da Brescia (2.938), Bergamo (2.446) e Varese (2.102).

I dolci lombardi all’estero valgono 600 milioni all’anno, primi Europa e USA. L’import-export lombardo di prodotti da forno e dolci è di 458 milioni di euro nei primi sei mesi del 2016 su 2,1 miliardi di interscambio nazionale, il 21,5%, +1,9% in un anno. Solo l’export vale 600 milioni all’anno. Supera i 200 milioni di euro l’import-export milanese nel semestre, di cui 137 milioni solo di export che si dirige soprattutto verso l’Unione Europea (108 milioni), America del Nord e Estremo Oriente. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Istat al primo semestre 2016 e 2015.

Panettone a Milano da 60 milioni. Cresce il business: 2,5 milioni in più. Il 15/12 la “Giornata del panettone”: assaggi gratis in 80 pasticcerie milanesi. Cresce il business del panettone, 2,5 milioni in più rispetto allo scorso anno, +5%. Affari per 60 milioni legati al dolce tipico milanese, che vale circa un quarto delle vendite in pasticceria di questo periodo. Emerge da un’indagine della Camera di commercio di Milano su oltre trenta pasticcerie milanesi contattate in questi giorni. Il cliente torna e ne acquista uno ogni dieci giorni. Per 9 su 10 va il liscio con uvetta e canditi. Per i pasticceri è il simbolo principale e naturale di Milano (55% moltissimo, 42% molto). Per il 61% supera la dieta mediterranea (32%) come simbolo del nostro territorio per gli stranieri.  Stranieri che crescono tra la clientela, un cliente su venti, il 5%. Il 32% è favorevole a un panettone in versione estiva per avere un dolce tipico tutto l’anno.

15 dicembre, “Giornata del Panettone: assaggi gratis in 80 pasticcerie”. I pasticceri aderenti esporranno in vetrina la vetrofania per invitare i clienti alla prova del panettone artigianale. La possibilità di assaggio si vede dalla vetrina.

 

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Opportunità di lavoro: Natale è un’occasione per 1.300 bresciani

in Economia/Lavoro/Tendenze/Turismo by

Sono circa 1.700 le opportunità di lavoro nel periodo di Natale a Milano. Oltre un quinto di tutte le richieste di lavoratori stagionali da parte delle imprese milanesi riguarda infatti l’ultimo trimestre dell’anno. Sono soprattutto i servizi di alloggio e ristorazione, tra cuochi, camerieri e addetti all’accoglienza e il commercio, soprattutto commessi, a richiedere personale extra in questo periodo. I due settori coprono oltre il 60% di tutte le richieste pari a circa mille posti di lavoro. Vengono quindi i servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio (tra il 15 e il 20%). Circa un lavoro su dieci è poi nei servizi alla persona. In circa due casi su tre si cerca personale con esperienza precedente mentre per quasi la metà dei posti il lavoro è offerto a un giovane sotto i 29 anni di età.

Emerge da una stima ed elaborazione della Camera di Commercio di Milano sui dati Excelsior – sistema informativo permanente sull’occupazione e la formazione realizzato dalle Camere di Commercio, con il coordinamento di Unioncamere nazionale e il sostegno del Ministero del Lavoro e dell’Unione Europea – e relativi alle previsioni di assunzioni delle imprese di Milano e provincia per gli anni 2016 e 2015.

I lavori di Natale in Lombardia. Sono circa 6 mila i lavori stagionali offerti dalle imprese in Lombardia negli ultimi tre mesi dell’anno per far fronte alle esigenze del periodo che prepara al Natale. Milano è prima con circa 1.700 stagionali stimati, seguita da Brescia con 1.300. Viene poi Sondrio con 900. Sondrio è anche il territorio che, insieme a Varese, impiega in proporzione più stagionali nel periodo delle feste (oltre il 39% di tutte le assunzioni di stagionali previste nell’anno). Bergamo è quarta con 800 opportunità di lavoro. Sono il commercio, l’alloggio e la ristorazione a richiedere il maggior numero di forza lavoro extra, circa 3 posti di lavoro su 4, con punte di quasi il 90% a Sondrio e Lecco. Quasi un posto un venti è nella logistica e nei trasporti.

Nuova Zelanda, mercato in crescita per la Leonessa (DATI)

in Economia/Export/Tendenze by

In crescita i rapporti economici tra Lombardia e Nuova Zelanda, +17% in un anno. Si tratta di 87 milioni di scambi, di cui 37 con Milano e 19 con Bergamo. Prevale l’export (60 milioni) rispetto all’import (28). Si importano prodotti chimici, alimentari e tessili. Si esportano soprattutto macchinari (42%), ma anche chimica, gomma e tessili. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Istat al secondo trimestre 2016 e 2015.

Per la provincia di Brescia l’export, nel secondo trimestre 2016, vale 9 milioni 799mila euro contro i 5 milioni 607 dell’anno precedente. La crescita degli interscambi è stata del 68 per cento in un anno: tutto export, perché l’import al 2016 era di soli 191mila euro (in calo del 40 per cento).

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Disoccupazione giovanile, report Api: Brescia tra le peggiori del Nord Italia

in Api/Associazioni di categoria/Economia/Evidenza/Lavoro/Tendenze by

In provincia di Brescia più di un giovane su tre, di età compresa tra 15 e 24 anni, è disoccupato: nel 2008 lo era poco più di uno su venti. Il dato, più che preoccupante, viene sottolineato nell’indagine su «Disoccupazione giovanile e mismatch» realizzata dal Centro Studi e dall’Ufficio Risorse Umane di Apindustria. Obiettivo dello studio, oltre a mettere a confronto i dati bresciani sulla disoccupazione giovanile nella fascia 15-24 anni con quelli delle altre provincie italiane e con i dati europei, cercare anche di capire (attraverso 200 interviste a giovani che hanno rifiutato la posizione lavorativa per la quale erano stati selezionati) le difficoltà che esistono nell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro.

«Il trend degli ultimi anni ha segnato un peggioramento molto evidente – si legge nel report del Centro Studi Apindustria -, portando la nostra provincia, a vocazione prettamente metalmeccanica, al 50esimo posto nella lista delle province italiane classificate per tasso di disoccupazione giovanile nel 2015». Lo scorso anno, in provincia di Brescia, il tasso di disoccupazione giovanile nella fascia 15-24 anni risulta essere infatti del 35,9%, in continuo peggioramento rispetto agli anni precedenti (6,2% nel 2008, 21,5% nel 2011, 28,2% nel 2014). Ben lontana da province quali Bolzano (11,9%), Verbano-Ossola (15,8%) o Cuneo (17,1%), peggio della media lombarda (32,3%) e del Nord Italia (30,6%), appena meglio addirittura rispetto alla media nazionale (40,3%). «Stupisce negativamente il dato del 2015 – sottolinea il rapporto -: il Nord e in generale l’Italia registrano un miglioramento rispetto all’anno precedente, con una riduzione del tasso di disoccupazione per i giovani 15-24. In Lombardia peggiora di un paio di punti, mentre a Brescia di ben 7,7 punti percentuali». Meglio la disoccupazione in fascia 15-29, in cui il tasso si staglia al 22,7% nel 2015 (l’anno prima era il 17,5%).

Se questo è il dato negativo, è pur vero che anche negli ultimi anni le imprese, seppure in misura minore rispetto al passato, hanno continuato a cercare nuove figure professionali. Un dato, questo, confermato anche dal report quando evidenzia «una variazione crescente positiva nella domanda di personale da parte delle imprese» nell’ultimo triennio. Dall’analisi incrociata con l’Ufficio Risorse Umane di Apindustria è però emersa in modo abbastanza evidente anche una difficoltà a far incrociare domanda e offerta di lavoro. In particolare, basandosi su 200 interviste ad altrettanti giovani che hanno rifiutato la posizione lavorativa per la quale erano stati selezionati, è emerso che tra le cause principali di questo mancato incontro vi sono la distanza casa-lavoro, le aspettative economiche non soddisfacenti e la mancanza di competenze richieste.

A novembre torna a crescere l’inflazione a Brescia

in Economia/Tendenze by

Prosegue l’andamento ondivago degli indici dei prezzi, che alternano fasi deflattive e fasi inflattive. A novembre
torna a crescere l’inflazione. Il tasso tendenziale registra infatti una variazione pari a +0,2, e il tasso congiunturale
(variazione sul mese precedente) registra un +0,1%. Non accadeva da dicembre 2015 che tendenziale, e congiunturale facessero registrare entrambe segno positivo. Si registra quindi nuovamente una tendenza, sia pur lieve, all’inflazione.

L’analisi per tipologia di beni e servizi, evidenzia come restino solo i prodotti a media frequenza di acquisto quelli ancora interessati dalla deflazione, ancora una volta a causa della componente energetica, ma anche le altre componenti vedono un calo delle tendenze inflazionistiche. Il tasso tendenziale senza la componente energetica è pari a +0,3%. Le divisioni con andamento inflativo sono “Altri beni e servizi” (+0,8%), “Prodotti alimentari” (+0,3%), “Istruzione” (+0,3%), “Servizi sanitari” (+0,2%) e “Abitazione, acqua, energia elettrica e combustibili” (+0,1%). Le divisioni in diminuzione sono: “Comunicazioni” (-0,9%), “Trasporti” (-0,5%), “Ricreazione, spettacolo, cultura” (-0,2%) e “Mobili, articoli e servizi per la casa” (-0,1%). Variazione nulla per “Bevande alcoliche e tabacchi”, “Abbigliamento e calzature” e “Servizi ricettivi e di ristorazione”.

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Mercato immobiliare, ecco le tendenze per i B&B

in Economia/Evidenza/Tendenze/Turismo by

Negli ultimi anni il B&B è stato scelto da numerosi turisti per soggiornare durante le vacanze e non solo. Secondo l’ultimo dato pubblicato dall’Istat il numero dei B&B in Italia si mantiene sulle 25.000 unità e dal report 2016 realizzato dal portale “Bed and Breakfast” è emerso che chi apre un B&B lo fa tanto per “incrementare le entrate familiari”, quanto per pura passione e per il piacere di accogliere ospiti da tutto il mondo. Si afferma come diversi disoccupati siano riusciti ad affrontare il periodo di crisi mettendo a reddito una proprietà, altri hanno abbandonato il loro lavoro e iniziato ad intraprendere l’attività di Bed and Breakfast per rimanere più vicino a figli o genitori.

L’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa ha analizzato questo mercato in alcune delle principali città italiane.

ROMA

Nella capitale c’è chi investe nell’immobiliare ricercando degli immobili da poter adibire a B&B. Si prediligono le soluzioni da ristrutturare per poterle personalizzare in base alla camere da ricavare. Via Cassiodoro, via Tacito e via Cavour sono le zone maggiormente apprezzate dove si concentrano prevalentemente palazzi di stile umbertino. Le quotazioni per una soluzione da ristrutturare sono di 6000-7000 € al mq. Interessa anche la zona di San Giovanni in Laterano dove si sono realizzate sia compravendite di immobili da destinare a casa vacanza sia di B&B, dal momento che la zona sorge a ridosso del Colosseo e si presta ad affitti turistici. Con la finalità di investimento si scelgono prevalentemente bilocali e trilocali (un trilocale si affitta intorno a 700-900 € al mese). Un bilocale si affitta intorno a 100-120 € al giorno.

NAPOLI

Chi vuole avviare un’attività con finalità turistico ricettive nel capoluogo campano ricerca trilocali e quattro locali per lo più in centro, dove un lieve aumento dei valori ha interessato la zona del Duomo. Anche in zona via Toledo e quartieri spagnoli la domanda è molto vivace in questa prima parte del 2016. Ad alimentarla sia  acquirenti di prima casa e sia coloro che vogliono avviare attività di B&B. Chi compra per realizzare un B&B si focalizza in genere su tipologie ampie completamente da ristrutturare: la spesa minima parte da 200-230 mila €. Altra zona che registra una domanda di immobili in affitto per questo tipo di attività  è Montesanto, dove si trovano sia soluzioni eterogenee: da quelle medio signorili, alle abitazioni popolari, alle tipoligie più recenti.

BARI

Nel capoluogo pugliese è Il Borgo Antico ad essere scelto da coloro che effettuano un investimento, anche allo scopo di avviare un B&B, che talvolta proviene da genitori che acquistano per garantire una rendita ai propri figli: per questa finalità il budget oscilla tra 80 e 100 mila € e viene impiegato su case cielo-terra di tre piani da ristrutturare.

VERONA

Attivo il mercato immobiliare nel Centro storico della città. La domanda proviene sia da coloro che cercano l’abitazione principale sia da investitori intenzionati a mettere a reddito oppure ad avviare attività di B&B e affittacamere. Con questa finalità ci si orienta prevalentemente su soluzioni ubicate nei pressi delle location più interessanti dal punto di vista turistico, soprattutto piazza Duomo e piazza Erbe. Si riscontrano difficoltà per gli immobili dalla metratura superiore a 180 mq.

FIRENZE

Nel primo semestre dell’anno nell’area centrale della città, in particolare in zona Centro-Santa Croce, la domanda è in crescita grazie alle richieste di acquisto da parte di investitori in cerca di abitazioni da adibire ad affittacamere e B&B. Si desiderano metrature comprese tra 50 e 70 mq, con una o due camere da letto e dal valore compreso mediamente tra 200 e 300 mila €. L’affitto giornaliero a turisti è mediamente di 130-150 € per quanto riguarda un bilocale (una camera da letto, soggiorno e angolo cottura). I rendimenti sono alti, anche perché si riesce ad affittare per circa l’80% dei giorni dell’anno. Nella macroarea Poggio Imperiale-Bandino sul mercato delle locazioni si registra una bassa offerta di immobili in affitto (dal momento che molti proprietari si stanno indirizzando all’affitto di casa vacanza o B&B soprattutto nelle zone più vicine alle aree centrali) ed una domanda elevata, grazie anche alla presenza della Scuola Americana.

TORINO

Nella città della Mole, in particolare nell’area Collina, sta crescendo il mercato degli investitori, che si divide tra coloro che acquistano bilocali in città da affittare e chi si orienta in collina dove può trovare tipologie con ampio terreno, grandi ville o rustici da ristrutturare, per avviare B&B o affittacamere. Piace sempre l’area compresa tra via Crimea, piazza della Gran Madre di Dio e piazza Hermada: l’edilizia consiste in piccoli condomini, palazzine e case indipendenti quasi tutte d’epoca, i prezzi medi oscillano tra 3500 e 4000 € al mq, arrivano 4500 € al mq per le abitazioni particolarmente prestigiose e raggiungono top prices di almeno 5000 € al mq nelle vie Crimea, Moncalvo e Bezzeca. Grazie ai facili collegamenti verso il centro della città e alla sua panoramicità, è apprezzata anche Lomellina-Borgo Po, che si sviluppa nella fascia pre-collinare e ospita tipologie di primi anni del ‘900 che hanno prezzi medi di 3500 € al mq.

Lombardia, per imprese seconda in Europa. Ma Brescia è in calo

in Economia/Tendenze by

Imprese lombarde al terzo trimestre 2016, sono 818 mila, circa 2 mila in più di un anno fa, +0,2%, secondo una elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati del registro delle imprese. Gli occupati in Lombardia sono circa 4 milioni, quasi un occupato su cinque in Italia lavora in Lombardia. Il Pil lombardo è pari circa a 300 miliardi e rappresenta circa un quinto di quello italiano. Forte la propensione al business estero: sono oltre 100 mila le imprese che esportano, il 15% di tutte le imprese lombarde. La Lombardia è al secondo posto in Europa dopo l’Île-de-France.

Più chance di lavoro a Milano e in Lombardia, addetti +3%. Sono 3,8 milioni gli addetti nelle imprese lombarde, circa 100 mila in più in un anno, il 3% in più, di cui 79 mila in più a Milano. Gli addetti delle imprese milanesi sono cresciuti del + 4,2%.

Per provincia. Circa 4 mila in più a Milano a quota 297 mila, + 1,3%. In calo a Brescia (-1%, a quota 107 mila), stabili a Bergamo (86 mila) e a Varese (62 mila). Cresce Monza (+0,5%, 64 mila), stabile Como con 43 mila, in calo Pavia con 43 mila (-1%).

Per settore. Cresce la ristorazione (+790 imprese in un anno, +1,5%), i servizi alle imprese (+4,6%, +1.476), i servizi alla persona (+452, +1,2%), l’istruzione (+206, +4,8%), le imprese finanziarie (+621, +2,7%), le professionali (+706, +1,6%), l’intrattenimento (+286, +3,1%).

Stranieri, donne e giovani. Stranieri a quota 12% (97 mila), si concentrano a Milano, dove sono il 15,2% di tutte le imprese (45 mila). Femminili sono il 19% delle imprese, 156 mila, a Milano il 17,6%. Giovanili il 9% (74 mila). Le imprese di stranieri superano quelle di giovani.

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