Donne e lavoro, foto generica da Pixabay

Brescia torna ad assumere: ecco i dati

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Nel 2021, dopo la netta flessione registrata nel 2020 sotto i colpi della prima fase della pandemia, il mercato bresciano del lavoro segna una netta ripresa alla luce dell’incremento significativo delle persone avviate al lavoro. Infatti, i dati di fonte SISTAL Regione Lombardia registrano 160.663 persone avviate al lavoro nel 2021 a fronte delle 135.587 dell’anno precedente, con un incremento di 25.076 mila unità, pari al + 18,5%.

“Si tratta di un incremento rilevante – dichiara Filippo Ferrari, Consigliere provinciale delegato al Lavoro – che tuttavia acquista un significato ancora maggiore se consideriamo che le 160.663 persone avviate al lavoro in provincia di Brescia nel 2021 superano nettamente il valore registrato nel 2019 (149.201) con un incremento, rispetto all’anno che precede la pandemia, di 12.462 unità, pari al +8,3%. Anche tornando al il 2018 lo scarto è netto: +12.705 persone avviate al lavoro, pari al +8,6%. È un rimbalzo positivo non di poco conto se consideriamo che il 2018 e il 2019 sono ancora anni di ripresa dell’economia locale dopo la crisi del 2009 e la flessione nel 2014”.

Il dato riferito agli avviati, cioè le singole persone, trova conferma anche considerando gli avviamenti al lavoro, ovvero le pratiche amministrative, che, in un mondo del lavoro sempre più precario, per alcuni lavoratori possono essere più di una nel corso del trimestre. Le pratiche di avviamento al lavoro in provincia di Brescia, nel 2021, sono state 214.936, anche in questo caso in netto aumento sia rispetto alle 176.285 del 2020 (+38.657, + 21,9%) che rispetto alle 195.581 del 2019 (+19.355, +9,9%). Trova quindi inequivocabile conferma il dato generale che vede nel 2021 una crescita netta rispetto al 2020 con valori decisamente superiori a quelli del biennio pre-pandemia.

I dati relativi agli avviati al lavoro nel 2021, cioè le persone, segnalano un gap di genere che rimane elevato poiché a fronte di 93.796 maschi (58,4%) le femmine sono 66.867 (41,6%) percentuali analoghe a quelle registrate nel 2020.

Rilevante rimane la quota di lavoratori non di origine italiana (extracomunitari e comunitari) tra le persone avviate al lavoro poiché, nel 2021, sono stati oltre 48 mila, il 30,2% del totale. Si tratta di un dato di poco inferiore al quello del 2020 (32%) e del 2019 (32,2%) comunque, conferma la costante e significativa presenza di migranti nei flussi di entrata (e uscita) del mercato del lavoro bresciano.

Anche nel 2021, come oramai da tempo, la maggior parte delle pratiche di avviamento al lavoro interessa attività del commercio e dei servizi alle imprese e alle persone (123.574, pari al 54,5% del totale). Rilevante rimane anche la quota di avviamenti al lavoro nelle attività industriali in senso stretto (56.222, pari al 26,2%) che registrano flussi in entrata nel mercato del lavoro più che dimezzati rispetto al terziario ma, tuttavia, in crescita rispetto ai 40.141 del 2020, valore che corrisponde al 22,9% dello stesso periodo.

Quote decrescenti di pratiche di avviamento al lavoro si registrano per le costruzioni (24.268, 11,3%) e l’agricoltura (10.868, 5%). Nel 2020 gli avviamenti al lavoro nelle costruzioni furono in quantità inferiore, sia in valore assoluto (18.869) che come percentuale sul totale delle pratiche (10,7%) mentre il bilancio si inverte in agricoltura dove gli avviamenti al lavoro nell’anno della pandemia furono maggiori sia in valore assoluto (12.396) che in percentuale sul totale (7%).

Nel 2021 la maggior parte delle pratiche di avviamento al lavoro, quasi i due terzi del totale, si definisce per contratti di lavoro a tempo determinato (127.021, pari al 59,1% del totale) mentre le pratiche relative ad avviamenti al lavoro con contratti a tempo indeterminato sono state 41.587, pari al 19,3% del totale; un valore di poco superiore alle 35.234 relative a lavoro in somministrazione (16,4%). Decisamente minore il numero delle pratiche di avviamento al lavoro con contratti di apprendistato (9.071, pari al 4,2) e ai lavori a progetto (2.716, 1,3%).

Complessivamente, nel 2021, gli avviamenti al lavoro con forme contrattuali flessibili o precarie, ovvero tempo determinato, o somministrazione, o lavoro a progetto, sono state 164.278 pari al 76,4% del totale a fronte delle 50.658 (23,6%) attribuite a forme di lavoro permanenti (tempo indeterminato + apprendistato). Nel 2021 per ogni pratica di avviamento al lavoro con contratti “permanenti” ce ne sono 3,2 relative a contratti flessibili e/o precari.  Nello scorso anno, con i numeri compressi dalla pandemia, le pratiche di avviamento al lavoro “flessibili” furono 130.771 (74,2% del totale) mentre quelle “permanenti” si fermarono a quota 45.514 pari al 21,8% del totale, con un rapporto nell’ordine di 2,9 pratiche precarie per ogni pratica “permanente”.

Giova tuttavia ricordare che nel 2019, prima della pandemia, le pratiche di avviamento al lavoro riferite a tipologie contrattuali “permanenti” furono il 27% del totale a fronte del 73% relativo a tipologie “flessibili” con un rapporto tra le due tipologie di 2,7 a 1. Possiamo quindi evidenziare, nella fase positiva del rimbalzo dei flussi in entrata nel mercato del lavoro bresciano, una ulteriore tendenza alla precarizzazione delle tipologie contrattuali. Ci sono quindi tutti gli elementi per affermare che il mercato del lavoro bresciano è in ripresa: più inserimenti al lavoro, quindi, con il terziario che muove quasi i due terzi del lavoro in entrata e sempre più nel segno della flessibilità.

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