La presentazione dei dati nella sede di Apindustria Brescia

Industria 4.0: bene gli incentivi ma… le dimensioni contano

in Api/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze by

L’indagine del Centro studi di Apindustria su una campione di aziende associate. Sivieri: «Percorso positivo: chi investe in macchinari lo fa anche in formazione»

Due imprese su tre hanno fatto investimenti nell’ultimo anno ma solo il 27% in investimenti attinenti il Piano 4.0. In ben sei casi su dieci chi ha investito non rientra nelle possibilità di sgravio fiscale previste dalla legge. È questo quanto emerge dall’indagine realizzata dal Centro Studi di Apindustria Brescia attraverso un questionario sottoposto a metà novembre a un campione di 100 imprese associate (per metà del campione metalmeccaniche e per oltre l’80% con un numero inferiore ai 50 addetti).

Obiettivo della ricerca, in concomitanza con la discussione e l’imminente approvazione della legge di Bilancio 2018 che contiene misure dedicate all’innovazione, è valutare gli effetti fino ad oggi del cosiddetto Piano Industria 4.0 sulle realtà aziendali di piccole e medie dimensioni. In merito agli investimenti fatti, si osserva una forbice: tra chi non ha investito (il 34% del campione) risalta infatti quel 48% di rispondenti secondo i quali «la mia azienda non necessita di investimenti»; al contrario, chi ha fatto investimenti nel Piano Industria 4.0 (il 27% del campione) in oltre quattro casi su dieci (42%) lo ha fatto «per rendere tecnologica la mia azienda», e questo indipendentemente dall’agevolazione fiscale in quanto ritiene che l’azienda richieda sempre di essere mantenuta ad un alto livello tecnologico.

Per il 2018 il 66% del campione ha in programma nuovi investimenti, in sei casi su dieci dei quali attinenti il Piano Industria 4.0. Il 61% degli intervistati si dichiara interessato alla proroga del Piano. Di particolare interesse il giudizio sul Piano in relazione alle Pmi: l’84% del campione afferma che può servire anche alle imprese di piccole e medie dimensioni, ma la dimensione conta parecchio, nel senso che l’eccessiva complessità dei requisiti per rientrare nel Piano (26%) o il fatto che esso sia considerato maggiormente rivolto ad imprese di medie o grandi dimensioni (21%) sono considerati fattori penalizzanti per le imprese meno strutturate e di minori dimensioni.

La seconda parte della ricerca ha indagato la relazione tra innovazione e formazione del personale, anche alla luce del fatto che nella proroga degli incentivi previsti nella Legge di Bilancio 2018 ci sono risorse appositamente dedicate in tale direzione. A tale riguardo, come osserva l’indagine, «la formazione volontaria del personale rappresenta una necessità non rilevata dal 44% dei rispondenti, contro il 36% di imprese che hanno svolto corsi – tramite formatori interni o esterni». Nel 17% degli intervistati, i corsi in programma si realizzeranno entro il primo semestre 2018. I destinatari sono nel 10% dei casi i nuovi assunti, nel 18% i dipendenti con meno di 50 anni, nel 71% tutti i dipendenti, indipendentemente dall’età o dall’anzianità in azienda. Sei aziende su 10 hanno comunque intenzione di usufruire del bonus formazione 4.0. Il 62% delle imprese intervistate ritiene che le risorse umane che sta selezionando o selezionerà nel 2018 avranno già competenze in ambito tecnologico, necessarie per interagire con sistemi aziendali più complessi; per il 38% dei rispondenti, al contrario, sarà necessario intervenire per colmare il gap di conoscenza.

«Dall’indagine emerge un giudizio sostanzialmente positivo del Piano Industria 4.0 e degli incentivi per l’innovazione, anche se giudicati talvolta più mirati alle imprese medio grandi – afferma Douglas Sivieri, presidente di Apindustria Brescia -. Interessante il fatto che chi sta usufruendo degli incentivi stia puntando molto anche sulla formazione degli addetti, legame sempre più fondamentale per una crescita aziendale sana».

Preoccupa quel 34% di imprese che non ha fatto investimenti: «In non pochi casi questo accade per mancanza di liquidità o a causa di perdite realizzate dall’azienda – osserva Sivieri -. Sono numeri che si collegano ad altre ricerche fatte dal nostro Centro Studi, dalle quali emerge che nonostante la ripresa sia sempre più consolidata, ci sia ancora un nucleo consistente di imprese, intorno al 20%, in grossa difficoltà».

Lascia un commento

Your email address will not be published.

*