
Time management per aiutare le imprese a migliorare la produttività

Per aumentare la produttività in azienda non serve accrescere il carico di lavoro degli impiegati, ma aiutarli nella gestione del tempo. La risorsa più importante e anche la più scarsa, il tempo, deve essere gestita in modo da ottimizzarne la resa. L’uso di strumenti speciali e tool sviluppati per questo scopo sono gli ingredienti per il successo.
La gestione oculata del tempo in azienda
Organizzare il proprio tempo comporta un vantaggio competitivo in ogni ambito della vita. Che si tratti di un lavoro collaborativo con team che lavorano da remoto, o di un progetto da sviluppare in agenzia, la gestione del tempo è la chiave di volta.
Il time management è disciplina oggetto di studio da quando con la rivoluzione industriale si è pensato di massimizzare la resa del lavoro in fabbrica.
Ma pensare alla produttività come il frutto della catena di montaggio oggi è limitante. Quello che serve è monitorare l’andamento del progetto e riuscire a intervenire in maniera agile e lean.
Gli strumenti per la gestione Agile del lavoro
Il termine Agile è inglese e si riferisce a un modo di concepire il lavoro in continua evoluzione. Mutuato dal gergo degli sviluppatori di software, rappresenta una strategia utile in qualsiasi ambito lavorativo.
Il principio alla base di questo metodo è la capacità di intervenire tempestivamente man mano che si presenta la necessità. Durante lo svolgimento di un lavoro, può rivelarsi essenziale intervenire in modo da correggere il tiro, cambiare delle procedure, aggiornare delle disposizioni.
L’obiettivo è evitare colli di bottiglia e rallentamenti del flusso del lavoro che dall’inizio porta alla fine del progetto.
Il metodo Kanban
Il metodo Kanban è uno tra i più efficaci a questo scopo, per gestire il tempo del lavoro e ciò che avviene in ogni fase in maniera lineare.
Si tratta di una scansione visiva dei momenti del lavoro che identifica un punto di partenza, to do, uno stadio dei lavori, work in progress, e la conclusione del processo, done.
Ognuna di queste fasi viene identificata in maniera chiara e intuitiva con bacheche parlanti. A colpo d’occhio è possibile identificare il carico dei lavori pendenti che non sono ancora iniziati, il livello di occupabilità massima per team o per dipendente, e il numero di output prodotti in un determinato arco temporale.
Time management e motivazione dei lavoratori
Al centro di una gestione efficace e di successo del processo produttivo c’è la soddisfazione e la consapevolezza dei lavoratori.
È noto il vantaggio che deriva dal coinvolgimento dei dipendenti nell’intero processo che porta al compimento degli obiettivi proposti.
Con una gestione trasparente dei tempi e delle diverse tappe per la realizzazione di un progetto, gli addetti possono migliorare il controllo sul proprio lavoro. Di fatto, un’alta consapevolezza riguardo l’obiettivo finale si traduce in una maggiore attenzione verso la qualità complessiva dell’output prodotto.
Gestire il tempo, quindi, non rappresenta solo un’esigenza organizzativa per migliorare la produttività. Diventa invece lo strumento da offrire ai dipendenti che possono svolgere il proprio lavoro con maggiore determinazione e consapevolezza.
Migliorare la comunicazione interna
Piccoli accorgimenti consentono di raggiungere risultati migliori rispetto all’imposizione dall’alto delle direttive. È noto che la comunicazione a silos, quindi esclusivamente verticale dall’alto verso il basso, indebolisce l’azienda. Una maggiore attenzione ai feedback che provengono dagli addetti nelle diverse fasi del processo produttivo può portare grandi risultati.
Del resto, la competitività nel secolo della digitalizzazione è data dalla capacità di raccogliere e analizzare i big data, compresi quelli prodotti all’interno dell’azienda. Le informazioni che provengono dagli addetti ai diversi reparti possono rivelarsi fonti preziose per individuare criticità o spazi per il miglioramento.
Saper cogliere queste opportunità significa riuscire a identificare i diversi momenti in cui queste informazioni vengono prodotte. Analizzarle in maniera efficace e intervenire tempestivamente rappresenta il vero vantaggio competitivo dei nostri tempi.
Brescia, a giugno inflazione +8,5% sul 2021

Nel mese di giugno l’inflazione continua la sua crescita attestandosi a +1,2% a livello congiunturale (rispetto al mese precedente) e a +8,5% a livello tendenziale (rispetto allo stesso mese dell’anno precedente). A renderlo noto – secondo quanto riporta Brescia news – è l’ufficio Statistica del Comune di Brescia.
A livello di divisione, registrano incrementi congiunturali uguali o superiori alla variazione media generale le divisioni “Trasporti” (+3,8%, con la crescita del Trasporto aereo passeggeri e della voce Carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto privati) , “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+3,1%, con l’incremento delle classi Servizi di alloggio). Lievi aumenti si presentano per le divisioni “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+1,0%, con l’aumento dell’Energia elettrica), “Altri beni e servizi” (+0,7%), “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+0,4%, con l’aumento dei Pacchetti vacanza), “Abbigliamento e calzature” (+0,3%), “Bevande alcoliche e tabacchi” (+0,3%, con l’aumento dei Vini), “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+0,2%), “Servizi sanitari e spese per la salute” (+0,2%) e “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+0,1%). Nulla la variazione per l’ ”Istruzione” . In calo le “Comunicazioni“ (-0,4%).
Rispetto a un anno fa, le divisioni che presentano decisi aumenti tendenziali sono “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+28,4%, con alti tassi dell’Energia elettrica e del Gas) e “Trasporti” (+14,4%, con l’accelerazione dei Carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto privati e del Trasporto aereo passeggeri), “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+9,9% con l’aumento dei Ristoranti, bar e simili e Servizi di alloggio), “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+8,7%, con elevati incrementi per quasi tutte le classi).
Altri aumenti, inferiori alla media generale (+8,5%) si registrano per i “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+6,5%), “Altri beni e servizi” (+2,8%), “Abbigliamento e calzature” (+2,8%), “Servizi sanitari e spese per la salute” (+1,7%), “Bevande alcoliche e tabacchi” (+0,9%) e “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+0,6%). In discesa, invece, l’“Istruzione” (-0,9%) e le “Comunicazioni” (-3,5%).
Analizzando per tipologia di prodotto, sia i “Beni” che i “Servizi” subiscono degli aumenti (rispettivamente le variazioni congiunturali: +1,0% e +1,4%; variazioni tendenziali: +11,8% e 4,6%). All’interno della categoria dei Beni, aumentano soprattutto le variazioni congiunturali e tendenziali dei “Beni energetici” (soprattutto la voce Altri energetici), seguite dai Beni alimentari lavorati. Tra i “Servizi” presentano un deciso aumento i Servizi relativi ai trasporti (congiunturale: +3,2%; tendenziale: +8,8%) e i Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (congiunturale +2,4%; tendenziale: +6,6%). Con riferimento alla frequenza di acquisto dei prodotti, continuano a presentare sensibili aumenti congiunturali e tendenziali le categorie Alta e Media frequenza (rispettivamente +1,0% e +1,7% per il congiunturale e +8,6% e 10,4% per il tendenziale), mentre quelli a Bassa frequenza registrano incrementi minori (+0,6% il congiunturale e +4,3% il tendenziale).
Infine, per la “Core Inflation” 1, si registrano una variazione congiunturale positiva (+1,1%) e una variazione tendenziale decisamente elevata (+4,5%).
Scegliere la scuola superiore: qualche consiglio per farlo in tutta tranquillità

Non è mai davvero troppo presto per cominciare a pensare alla scelta della scuola superiore. La stessa può essere più complicata del previsto, del resto, quando non si abbiano le idee chiare su cosa si vuole diventare da grandi, se la proposta formativa del territorio è limitata e poco affine alle proprie propensioni o, ipotesi tutt’altro che rara, perché eccessivamente carica di aspettative esterne (di genitori, insegnanti, eccetera). Ecco qualche utile consiglio, allora, per scegliere la scuola superiore in tutta tranquillità e avendo a cuore soltanto il proprio futuro – professionale e personale.
Come scegliere la scuola superiore: dalle inclinazioni personali alle opportunità lavorative
Il primo e più importante fattore da considerare nella scelta della scuola superiore sono le proprie inclinazioni o propensioni personali. Senza avventurarsi a parlare di talenti, infatti, a ogni alunno capita di avere una naturale predilezione per una materia di studio piuttosto che un’altra e non si può non tenerne conto al momento di scegliere la scuola superiore: sarebbe quantomeno ostico per chi non ami le materie umanistiche svolgere le numerose ore di lezione di latino e greco previste nei cinque anni di liceo classico, esattamente come chi non abbia particolare affinità con numeri e formule farebbe meglio a evitare i programmi di un liceo scientifico o di un istituto per geometri.
Gli esempi appena fatti sono semplicistici e non tengono conto del fatto che non c’è inclinazione o naturale predilezione che non possa essere adeguatamente allenata. Significa che aver avuto insufficienze in inglese o in francese alle scuole medie non è una buona ragione per rinunciare in partenza a frequentare un liceo linguistico o una scuola superiore internazionale: a volte i brutti voti non sono che la conseguenza di poco impegno, studio insufficiente o persino di una cattiva intesa con il docente. L’invito è, insomma, a non escludere troppo presto nessuna ipotesi al momento della scelta della scuola superiore.
Soprattutto se quelle che si rischiano di escludere a priori sono opzioni convenienti a livello occupazionale. Come non è mai troppo presto per cominciare a pensare alla scelta della scuola superiore, infatti, non è mai troppo presto neanche per cominciare a pensare al momento in cui ci si dovrà immettere nel mercato del lavoro e a cosa potrebbe rendere più facile farlo. Si tratta di valutare in quali settori le opportunità occupazionali sono maggiori: la ripresa del turismo post-covid potrebbe portare a pensare, per esempio, che lo sia quello – già, del resto, ben florido del nostro paese – dell’ospitalità e ciò potrebbe convincere qualcuno persino a conseguire un diploma scuola alberghiera online se l’offerta del territorio fosse manchevole in questo senso.
Sempre a proposito di prospettive occupazionali, chi non abbia intenzione di proseguire gli studi con un percorso universitario farebbe meglio a scegliere la scuola superiore tenendo conto che ci sono diplomi – quelli di una scuola professionale, per esempio – che più di altri facilitano l’ingresso diretto nel mondo del lavoro e che in qualche settore non è raro che le aziende cerchino ancora lavoratori senza diploma da poter formare internamente.
In ogni caso, il vero segreto per scegliere la scuola superiore in tutta tranquillità è tenere presente che non è ancora una scelta irreversibile – anche ammesso che quella universitaria lo sia – e che si avrà tempo ancora almeno cinque anni per decidere cosa diventare da grandi.
Supermercati, Lidl apre anche a Iseo

Questa mattina Lidl Italia, catena di supermercati con 700 punti vendita nel Paese, ha tagliato il nastro ad Iseo (BS) in viale Europa. A riferirlo è Brescia news.
L’apertura si aggiunge ai 24 store Lidl presenti a Brescia e Provincia, territorio al centro dei piani strategici di sviluppo dell’Azienda. Degno di nota è anche il risvolto occupazionale dell’operazione che ha portato all’assunzione di 13 nuovi collaboratori (20.000 quelli di Lidl Italia).
La struttura (in classe energetica A3) dispone di un’area vendita di oltre 1.300 metri quadrati e di circa 140 posti auto, oltre a due colonnine per la ricarica di vetture elettriche. Lo store è aperto dal lunedì al sabato dalle 8:00 alle 21:30 e la domenica dalle 8:00 alle 21:00.
Immobili, salgono i prezzi degli affitti a Brescia

Rispetto al primo semestre del 2021 il mercato immobiliare della Lombardia continua a correre, sia per quanto riguarda i prezzi delle compravendite che quelli delle locazioni. Secondo l’Osservatorio semestrale di Immobiliare punto it portale immobiliare leader in Italia, curato da Immobiliare Insights, infatti, rispetto allo scorso anno, i prezzi richiesti per gli immobili residenziali in vendita in regione sono cresciuti di un ulteriore 4,2%, mentre i canoni d’affitto sono aumentati addirittura del 7,8%. A fronte di uno stock di immobili che si riduce del 15,2% anno su anno, la domanda di case in vendita rimane comunque di segno meno (-4,6%), trend che si conferma anche nel confronto tra il secondo e il primo trimestre 2022 (-4,7%).
Chi vende casa in Lombardia chiede di media 2.348 euro al metro quadro, mentre per quanto riguarda gli immobili in locazione, l’esborso medio richiesto a giugno 2022 è di 15,3 euro al metro quadro.
Uno sguardo a Milano
Milano si conferma la città più costosa dove acquistare o affittare casa. Ormai in città si superano i 5.000 euro al metro quadro di media per comperare un immobile, con un aumento di quasi il 5% rispetto al 2021, mentre per affittarlo serve mettere a budget ben 20 euro al metro quadro, +11,2% rispetto ai primi sei mesi dello scorso anno. Nel confronto con il primo semestre dello scorso anno, pur registrando una decrescita sul fronte delle compravendite a livello di domanda (-6,8%) si evidenzia tuttavia anche una diminuzione dello stock di immobili disponibili del 12,8%. Per quanto concerne invece le locazioni il mercato segna una netta ripresa, con lo stock in calo di quasi il 50% a fronte di una richiesta di immobili in affitto in aumento di quasi il 70%, merito di una città che è tornata ai ritmi lavorativi e sociali tipici del pre-pandemia.
Le compravendite
Per quanto riguarda gli altri capoluoghi di provincia, sul fronte prezzi si segue l’andamento regionale con costi che oscillano quasi ovunque al rialzo. A spiccare in modo particolare nel confronto annuale è il capoluogo di provincia di Monza al +9,6%. Rispetto allo stesso periodo del 2021 lo stock di immobili in vendita è diminuito ovunque – con percentuali sopra il 20% nei comuni di Cremona, Lecco e Lodi – anche se nell’ultimo trimestre il trend è meno significativo, segno di un rallentamento nell’interesse verso l’acquisto come confermato anche dal dato della domanda in calo nella maggioranza dei capoluoghi. Questa tendenza trova conferma anche andando a guardare i numeri relativi agli ultimi tre mesi dove, sebbene alcune realtà mostrino un recupero nella propensione all’acquisto da parte degli utenti – su tutte il comune di Sondrio al +5,1% – in generale le percentuali rimangono negative.
Le locazioni
Sul fronte locazioni il raffronto con lo scorso anno mostra significati aumenti nei prezzi medi con Milano e Brescia a guidare la classifica (+11,2% e +8,9% rispettivamente). Per quanto riguarda l’offerta di immobili in affitto, se rispetto al 2021 le percentuali mostrano ovunque segno meno, nel secondo trimestre del 2022 si assiste ad un’inversione di tendenza con la regione che mostra un +16,1% rispetto al trimestre precedente. A spiccare i comuni di Pavia e Monza, al +51,4% e 31,7% rispettivamente e la provincia di Sondrio, +36,4%. Nello stesso lasso di tempo la domanda comunque si presenta di segno più quasi ovunque (sebbene con percentuali più contenute rispetto al confronto con il 2021) e a crescere di più sono le città di Lecco (+35,2%) e di Como (+21,15).
Seguono tabelle con fonte dati Immobiliare Insights.
Di seguito le variazioni dei prezzi richiesti, dell’offerta e della domanda per la tipologia immobiliare residenziale in vendita in Lombardia:
Capoluoghi di provincia | Media di €/mq | DELTA | ||
II vs. I trim. 2022 | I sem. 2022 vs. I sem. 2021 | |||
Bergamo | comune | 2.264 € | 0,9% | 3,3% |
provincia senza capoluogo | 1.309 € | 0,5% | -1,4% | |
Brescia | comune | 1.776 € | 0,9% | 2,1% |
provincia senza capoluogo | 1.976 € | 1,3% | 4,3% | |
Como | comune | 2.613 € | -1,8% | 2,8% |
provincia senza capoluogo | 1.831 € | 0,2% | 1,3% | |
Cremona | comune | 1.273 € | 2,9% | 2,3% |
provincia senza capoluogo | 1.176 € | -1,8% | -3,1% | |
Lecco | comune | 2.067 € | -0,8% | 4,7% |
provincia senza capoluogo | 1.480 € | -0,5% | 0,5% | |
Lodi | comune | 1.789 € | 1,9% | 5,2% |
provincia senza capoluogo | 1.211 € | 0,1% | 1,3% | |
Mantova | comune | 1.430 € | -0,1% | 2,4% |
provincia senza capoluogo | 1.052 € | -1,2% | -1,0% | |
Milano | comune | 5.069 € | 1,7% | 4,9% |
provincia senza capoluogo | 1.966 € | 0,9% | 4,1% | |
Monza e della Brianza | comune | 2.502 € | 2,9% | 9,6% |
provincia senza capoluogo | 1.819 € | 0,7% | 4,2% | |
Pavia | comune | 2.177 € | 0,3% | 1,7% |
provincia senza capoluogo | 1.076 € | -1,0% | -0,6% | |
Sondrio | comune | 1.362 € | 1,8% | 5,7% |
provincia senza capoluogo | 2.127 € | -0,5% | 7,6% | |
Varese | comune | 1.603 € | 2,4% | 5,3% |
provincia senza capoluogo | 1.465 € | 1,1% | 4,6% | |
REGIONE | 2.348 € | 1,2% | 4,2% |
Capoluoghi di provincia | OFFERTA | ||
II vs. I trim. 2022 | I sem. 2022 vs. I sem. 2021 | ||
Bergamo | comune | -5,3% | -17,3% |
provincia senza capoluogo | -4,6% | -13,0% | |
Brescia | comune | -3,2% | -14,8% |
provincia senza capoluogo | -4,0% | -16,4% | |
Como | comune | 2,2% | -13,9% |
provincia senza capoluogo | -0,8% | -15,5% | |
Cremona | comune | -12,2% | -21,4% |
provincia senza capoluogo | -4,2% | -10,6% | |
Lecco | comune | -6,2% | -26,6% |
provincia senza capoluogo | -5,3% | -18,1% | |
Lodi | comune | 6,4% | -22,6% |
provincia senza capoluogo | 0,2% | -10,4% | |
Mantova | comune | 2,9% | -9,6% |
provincia senza capoluogo | -0,9% | -27,6% | |
Milano | comune | -1,1% | -12,8% |
provincia senza capoluogo | -4,6% | -17,9% | |
Monza e della Brianza | comune | -6,1% | -15,6% |
provincia senza capoluogo | -7,1% | -19,5% | |
Pavia | comune | 6,3% | -12,3% |
provincia senza capoluogo | 5,3% | -12,7% | |
Sondrio | comune | 14,0% | -10,7% |
provincia senza capoluogo | 1,9% | -20,5% | |
Varese | comune | -0,5% | -10,0% |
provincia senza capoluogo | -3,5% | -10,0% | |
REGIONE | -2,9% | -15,2% |
Capoluoghi di provincia | DOMANDA | ||
II vs. I trim. 2022 | I sem. 2022 vs. I sem. 2021 | ||
Bergamo | comune | -8,4% | 3,9% |
provincia senza capoluogo | 1,0% | -0,3% | |
Brescia | comune | 1,1% | 6,9% |
provincia senza capoluogo | 0,3% | 2,8% | |
Como | comune | 1,9% | 3,6% |
provincia senza capoluogo | 0,7% | -8,4% | |
Cremona | comune | -2,6% | -12,4% |
provincia senza capoluogo | -1,4% | -11,6% | |
Lecco | comune | -5,9% | 0,7% |
provincia senza capoluogo | -2,2% | -5,0% | |
Lodi | comune | 2,6% | 4,9% |
provincia senza capoluogo | -0,1% | -8,3% | |
Mantova | comune | 0,8% | -7,7% |
provincia senza capoluogo | -4,1% | 4,7% | |
Milano | comune | -9,4% | -6,8% |
provincia senza capoluogo | -2,4% | -2,5% | |
Monza e della Brianza | comune | -4,0% | -6,8% |
provincia senza capoluogo | -1,5% | -4,5% | |
Pavia | comune | -15,1% | -5,3% |
provincia senza capoluogo | 2,1% | -6,0% | |
Sondrio | comune | 1,2% | -10,4% |
provincia senza capoluogo | -16,5% | -18,9% | |
Varese | comune | 5,1% | -5,3% |
provincia senza capoluogo | 0,9% | -5,1% | |
REGIONE | -4,7% | -4,6% |
Di seguito le variazioni dei prezzi richiesti, dell’offerta e della domanda per la tipologia immobiliare residenziale in affitto in Lombardia.
Capoluoghi di provincia | Media di €/mq | DELTA | ||
II vs. I trim. 2022 | I sem. 2022 vs. I sem. 2021 | |||
Bergamo | comune | 10,4 € | -0,2% | 5,1% |
provincia senza capoluogo | 8,0 € | 2,1% | 4,5% | |
Brescia | comune | 9,6 € | 2,4% | 8,9% |
provincia senza capoluogo | 10,7 € | 14,1% | 21,3% | |
Como | comune | 12,1 € | 0,5% | 3,2% |
provincia senza capoluogo | 9,2 € | 2,7% | 1,5% | |
Cremona | comune | 6,9 € | 3,0% | 2,9% |
provincia senza capoluogo | 7,1 € | -0,5% | 1,7% | |
Lecco | comune | 8,8 € | 0,5% | 0,1% |
provincia senza capoluogo | 9,0 € | 11,9% | 7,4% | |
Lodi | comune | 9,3 € | 2,1% | 3,7% |
provincia senza capoluogo | 7,0 € | -0,8% | -0,1% | |
Mantova | comune | 7,9 € | 1,0% | 3,5% |
provincia senza capoluogo | 6,9 € | 2,0% | 7,7% | |
Milano | comune | 20,0 € | 2,8% | 11,2% |
provincia senza capoluogo | 11,1 € | 1,8% | 6,0% | |
Monza e della Brianza | comune | 11,6 € | 1,2% | 4,8% |
provincia senza capoluogo | 9,7 € | 1,8% | 3,2% | |
Pavia | comune | 9,1 € | 1,2% | 0,3% |
provincia senza capoluogo | 6,6 € | -1,2% | 1,3% | |
Sondrio | comune | 7,7 € | 2,9% | 5,1% |
provincia senza capoluogo | 11,4 € | 22,0% | 24,1% | |
Varese | comune | 9,4 € | 1,0% | 5,4% |
provincia senza capoluogo | 8,7 € | 2,2% | 4,3% | |
REGIONE | 15,3 € | 3,6% | 7,8% |
Capoluoghi di provincia | OFFERTA | ||
II vs. I trim. 2022 | I sem. 2022 vs. I sem. 2021 | ||
Bergamo | comune | 6,3% | -46,6% |
provincia senza capoluogo | 28,7% | -20,4% | |
Brescia | comune | 6,4% | -22,4% |
provincia senza capoluogo | -1,1% | -15,7% | |
Como | comune | -8,0% | -42,7% |
provincia senza capoluogo | -0,8% | -34,9% | |
Cremona | comune | -5,3% | -30,4% |
provincia senza capoluogo | 26,4% | -30,0% | |
Lecco | comune | -16,5% | -41,1% |
provincia senza capoluogo | 6,3% | -31,1% | |
Lodi | comune | 6,2% | -31,4% |
provincia senza capoluogo | 19,6% | -11,6% | |
Mantova | comune | 4,3% | -12,8% |
provincia senza capoluogo | -5,0% | -36,8% | |
Milano | comune | 23,2% | -47,0% |
provincia senza capoluogo | 2,5% | -16,9% | |
Monza e della Brianza | comune | 31,7% | -35,0% |
provincia senza capoluogo | 15,0% | -28,9% | |
Pavia | comune | 51,4% | -49,1% |
provincia senza capoluogo | 13,3% | -31,4% | |
Sondrio | comune | 13,2% | -3,5% |
provincia senza capoluogo | 36,4% | 9,1% | |
Varese | comune | -1,1% | -32,7% |
provincia senza capoluogo | -2,1% | -36,6% | |
REGIONE | 16,1% | -40,3% |
Capoluoghi di provincia | DOMANDA | ||
II vs. I trim. 2022 | I sem. 2022 vs. I sem. 2021 | ||
Bergamo | comune | 5,0% | 73,1% |
provincia senza capoluogo | -3,6% | 36,7% | |
Brescia | comune | -0,2% | 51,1% |
provincia senza capoluogo | 5,1% | 9,3% | |
Como | comune | 21,1% | 79,3% |
provincia senza capoluogo | 33,1% | 57,0% | |
Cremona | comune | 8,3% | 35,0% |
provincia senza capoluogo | -3,4% | 31,1% | |
Lecco | comune | 35,2% | 42,0% |
provincia senza capoluogo | 7,3% | 27,9% | |
Lodi | comune | 6,0% | 65,7% |
provincia senza capoluogo | 27,1% | 25,0% | |
Mantova | comune | 14,7% | 16,9% |
provincia senza capoluogo | 5,4% | 15,4% | |
Milano | comune | 0,6% | 68,5% |
provincia senza capoluogo | 13,4% | 49,5% | |
Monza e della Brianza | comune | -12,4% | 54,3% |
provincia senza capoluogo | -2,6% | 52,3% | |
Pavia | comune | -6,6% | 148,4% |
provincia senza capoluogo | -3,4% | 33,7% | |
Sondrio | comune | 1,6% | 18,4% |
provincia senza capoluogo | -10,2% | 0,4% | |
Varese | comune | 7,4% | 53,9% |
provincia senza capoluogo | 20,5% | 56,4% | |
REGIONE | 3,7% | 54,9% |
Feralpi, conti da record e 400 milioni di investimenti entro il 2026

Feralpi Group chiude un 2021 molto positivo e rilancia con un robusto piano industriale 2022-2026 che comprende più di 400 milioni di investimenti in progetti straordinari oltre agli investimenti ordinari sia in Italia sia in Germania.
Il consolidato 2021 di Feralpi Holding vede iscritto in bilancio ricavi pari a 1.928 milioni di euro contro i 1.238 milioni del 2020 (anno su cui ha pesato il lockdown imposto dalla pandemia da Covid-19) segnando un +55,7% a/a in ragione sia di un aumento dei volumi sia dei prezzi di vendita. Il valore della produzione supera i due miliardi di euro (2,058 mld €). Si conferma la forte predisposizione verso l’internazionalizzazione con una quota di ricavi generati all’estero pari al 59%, in leggera riduzione rispetto all’anno precedente (62%). In generale, i ricavi di vendita vedono una maggiore concentrazione nei mercati core per il Gruppo (Italia, Germania, Francia, Svizzera e Austria).
La performance economica ha raggiunto i livelli più alti nella storia del Gruppo. L’EBITDA si è attestato a 271,7 milioni di euro rispetto ai 73,7 milioni del 2020. Dopo aver spesato ammortamenti e svalutazioni per 52,9 milioni di euro, il risultato di pertinenza del Gruppo sale a 154 milioni di euro (erano 5,45 milioni di euro nel 2020). Sul fronte patrimoniale e finanziario, Feralpi Group cresce in solidità e flessibilità. Il patrimonio netto consolidato passa da 520,8 milioni di euro a 676,4 milioni di euro.
Per quanto riguarda la Posizione Finanziaria Netta, il consolidato 2021 riporta un decremento da 145,9 milioni euro a 125,2 milioni di euro.
Dal punto di vista occupazionale, il Gruppo è passato da 1.710 dipendenti a 1.749 dipendenti (+2,3% a/a) di cui 937 in Italia e 812 all’estero. Di questi, il 94% è assunto a tempo indeterminato. Nel 2021 sono stati assunti 87 giovani under 30.
Lavoro, inJob apre anche a Montichiari

InJob, l’international recruitment company di Verona, inaugura la propria filiale a Montichiari (BS), in via Vittorio Alfieri 4. InJob fa parte di W-Group, uno dei principali gruppi italiani di servizi per le risorse umane. Il progetto si inserisce nel piano di apertura dei nuovi career center e direstyle di quelli già esistenti. L’APL ha infatti aperto, solo nel primo semestre di quest’anno, le sedi di Legnago, San Bonifacio, Paratico, Trento e Montichiari.
Nel secondo semestre è prevista invece l’apertura delle filiali di Belluno e Thiene: otto le aperture totali programmate nei prossimi due anni che arriveranno a raddoppiare la presenza di InJob sul territorio.
“Da Castiglione a Montichiari con nuove lungimiranti prospettive di crescita e traguardi sfidanti, il nostro Career Center ha cambiato sede, provincia, ma non persone!” – così ha commentato Rosalia Magli, Branch Manager di Montichiari – “Questo, infatti, è il filo conduttore della nostra azienda: mettere le persone al centro, per una costante fidelizzazione interna ed esterna verso candidati e clienti. In un mercato del lavoro in continua evoluzione e sempre alla ricerca di professionalità specifiche e difficili da reperire, posso contare sull’esperienza nella selezione del personale di Emma, Mariantonietta, Alice e Camilla, tutte con grande esperienza nel settore HR. Insieme ogni giorno cerchiamo di fare il migliore matching tra candidati ed aziende clienti del territorio bresciano e mantovano, che da anni si rivolgono a noi con fiducia per la ricerca di personale necessario alla crescita delle loro aziende.”
Confindustria, Astori: no al de minimis su crediti d’imposta energia

Con una nota Fabio Astori, vicepresidente di Confindustria Brescia, prende posizione sul tema dei crediti d’imposta per le imprese sui consumi di elettricità e gas. Con la votazione di fiducia alla Camera sul DL Aiuti – in cui è stato inserito un emendamento che vincola al “de minimis” la fruizione dei crediti d’imposta per le imprese sui consumi di elettricità e gas – gli aiuti prevedono infatti un massimale ottenibile pari a 200mila euro, calcolato su base triennale considerando tutti gli aiuti concessi sotto tale regime, e tiene inoltre conto di tutti gli aiuti ricevuti da imprese di uno stesso gruppo.
“Come abbiamo appreso- spiega Astori – il decreto Aiuti taglia, se non addirittura azzera, i crediti d’imposta su gas ed energia elettrica per gran parte delle imprese, vincolando al “de minimis” i crediti d’imposta. Si tratta di un grave errore, a cui va posto rimedio quanto prima: migliaia di aziende rischiano infatti, in questo modo, di non poter beneficiare delle misure adottate dal Governo per contrastare il caro energia.”
“Il pericolo è che molte imprese, anche della nostra provincia, possano trovarsi a non aver diritto ad alcun credito d’imposta, o solo a una piccola quota – aggiunge il Vice presidente di Confindustria Brescia –. Siamo in costante dialogo con Confindustria nazionale, che sta ponendo attenzione alla questione fin dal momento della presentazione dell’emendamento lo scorso giovedì, anche attraverso contatti diretti con i Ministri interessati, a cui è stata ribadita l’assurdità del provvedimento. Attendiamo quindi, fiduciosi, che venga accolto ufficialmente il nostro appello per un intervento immediato che corregga la norma in questione.”
Il manichino sartoriale: comodo, pratico e regolabile

Se si ha un negozio, che sia una piccola boutique o un grande atelier, non si può non dedicare la giusta importanza ai manichini. Questi sono uno strumento indispensabile per chi sta decidendo di allestire al meglio il proprio negozio all’interno o la vetrina all’esterno. Sicuramente la scelta di un manichino sartoriale può essere la soluzione più ottimale.
Cos’è un manichino sartoriale e come sceglierlo
Il manichino è quell’oggetto che può servire sia a chi decide di dedicarsi a piccoli lavori sartoriali in casa sia a chi decide di attrezzare un negozio. Infatti, risulta essere essenziale quando bisogna prendere le misure o confezionare un abito. L’azienda bresciana, Vetrinistica Studio, offre la comodità di scegliere un manichino sartoriale regolabile per uomo e donna che renderà queste procedure più semplici.
Quando non si ha il soggetto in carne ed ossa, il fantoccio potrà essere di grande aiuto, a maggior ragione se ci permetterà di regolare le misure nei punti essenziali come collo, petto, vita e fianchi oppure di poter giocare con l’altezza. Il busto sartoriale può essere di vario tipo sia dal punto di vista della struttura sia dal punto di vista dei materiali.
Innanzitutto, è importante precisare che la scelta del manichino sartoriale risulta essere la più conveniente perché sarà in grado di soddisfare le principali esigenze di chi commissiona. Può essere dotato di diverse basi per una perfetta stabilità e può essere realizzato in diverse colorazioni e finiture. Il busto può essere in polietilene, rivestito in lycra o in cartapesta. Si può scegliere che abbia le braccia o meno o la tipologia di base d’appoggio; tutti i desideri potranno essere esauditi. Capiamo le differenze e come sceglierlo.
Busti in polietilene
Il polietilene è un composto chimico, il più semplice dei polimeri sintetici. È la più comune tra le materie plastiche. Questo tipo di manichini con braccia di legno sono sia per uomo che per donna, l’attenzione al dettaglio sarà garantita. Per questi busti si potrà scegliere tra una varietà di modelli che si differenziano per taglia, per la presenza o no delle spalline in legno oppure per la possibilità di avere un attacco alla gamba o al bacino, dipenderà tutto dal modello scelto.
Se si dovesse decidere di utilizzare questo tipo di materiale, si potranno definire al massimo le finiture perché sono molteplici, c’è una vasta gamma di colori che i professionisti potranno mettere a disposizione. Chi sceglierà il busto con le braccia in legno potrà rifinire anche gli arti, imbellettandoli secondo il proprio gusto.
Busti in cartapesta
I manichini sartoriali si differenziano soprattuto per la loro estetica perché riproducono fedelmente le fattezze umane e questo garantirà che si adattino ad ogni tipo di stile, valorizzando ancor di più il proprio negozio. Gli abbinamenti sono variabili e permetteranno di creare più combinazioni con l’obiettivo di trovare l’incastro perfetto tra il busto e il proprio design nell’arredamento.
Tra le scelte sartoriali spicca il busto in cartapesta. Si parte dall’assemblaggio di una sagoma di polietilene con carta e colla di farina. La realizzazione passa successivamente nelle mani di esperti artigiani che daranno vita, levigando e spazzolando a mano, ad un pezzo unico; creato rispecchiando le proprie esigenze. Si ha la possibilità di realizzarli anche riciclabili al 100%.
Busti rivestiti in lycra
Se si vuole optare per un tessuto molto utilizzato per elasticizzare i vestiti, il lycra è il migliore. Può valorizzare i manichini scelti, ad esempio, per un negozio di sport. Vien da sé che la scelta di un busto rispetto ad un altro vari a seconda del locale in cui deve essere esposto. Questo tessuto è molto resistente e durevole nel tempo, infatti ha un’ottima resistenza ai lavaggi e alla luce solare.
Questi busti sono sempre realizzati partendo dal polietilene, poi vengono rivestiti. Risultano pratici e leggeri. Anche qui, come per i precedenti, c’è un’ampia scelta per le colorazioni e l’attenzione al dettaglio resterà sempre il punto cardine per raggiungere il risultato finale: una vetrina ben allestita che attiri l’occhio del passante che può diventare un potenziale cliente e un interno ben strutturato e coordinato.
Questi sono solo alcuni esempi di come si possono realizzare manichini sartoriali. Se si decide di acquistarlo, ci sono tanti altri vantaggi come la praticità; infatti, dato che può essere regolabile, non ci sarà più la necessità di chiamare più volte il cliente in negozio ma basterà prendere le misure una volta soltanto. Risultano pratici anche perché facili da montare e smontare.
A2A, 4mila metri di asfalto high-tech per il piazzale del Tu

Un asfalto innovativo realizzato con plastiche dure – non recuperabili come materia – verrà impiegato per l’attività di ripavimentazione delle aree di transito interne del termovalorizzatore di Brescia di A2A.
Il Gruppo impiegherà un asfalto arricchito con un additivo brevettato a base di grafene e plastiche dure (ad esempio alcune tipologie di giocattoli, custodie per i cd) che utilizza una tecnologia innovativa completamente made in Italy, risultato di una ricerca durata sei anni, condotta da Iterchimica – società italiana specializzata in soluzioni sostenibili per il settore stradale – in collaborazione con A2A, Università̀ degli Studi di Milano-Bicocca e Directa Plus.
L’impiego dell’additivo hitech e green “Gipave” garantisce maggiori prestazioni in termini di resistenza e durata – sino ad aumentare del 50% la vita utile della pavimentazione rispetto alle migliori tecnologie attualmente utilizzate sul mercato – e riduce fortemente gli impatti ambientali.
“Economia circolare nei fatti: valorizzare i rifiuti come nuova materia e utilizzarli in applicazioni che consentono prestazioni addirittura migliori rispetto all’utilizzo di materie vergini. – ha dichiarato Fulvio Roncari, Presidente e Consigliere Delegato di A2A Ambiente – Vogliamo essere esempio di chiusura del ciclo: per un’economia effettivamente circolare non basta avere processi di recupero ma è indispensabile che vi sia un mercato e una forte volontà di essere sostenibili nello sviluppo dei piani di crescita. L’apertura dei mercati delle materie riciclate è un punto fondamentale della transizione ecologica.
“Siamo particolarmente felici di presentare oggi insieme ad A2A il nuovo manto stradale delle aree interne dell’impianto di Brescia. La collaborazione con il Gruppo è partita nel 2015 e attraverso diverse fasi di ricerca e sviluppo abbiamo messo a punto Gipave, la tecnologia per asfalti Green e High-Tech a base di grafene e plastiche dure. – ha dichiarato Federica Giannattasio, Amministratore Delegato di Iterchimica – Ringrazio A2A che proprio oggi ha avuto l’opportunità di rifare il proprio manto stradale e con lungimiranza ha deciso di adottare questa tecnologia brevettata e sviluppata insieme per il loro impianto. Si tratta di un esempio perfetto di applicazione dei principi dell’economia circolare”.
Rispetto a una pavimentazione effettuata con metodologia tradizionale, infatti, per questa attività verrà riutilizzata una tonnellata di plastiche dure e saranno risparmiate 10 tonnellate di bitume e 215 tonnellate di materie prime estratte dalle cave (ghiaia, ghiaietto, ciottoli), evitando consumo di suolo e consentendo così di dimezzare il numero dei viaggi degli automezzi necessari per il trasporto di questi materiali.
Il progetto permetterà una riduzione dei consumi energetici di circa 47.000 kWh, corrispondenti al fabbisogno mensile di 210 famiglie e l’abbattimento del 50% delle emissioni di CO2. Dal 2018 a oggi questa tecnologia brevettata è stata utilizzata, tra gli altri campi, negli aeroporti di RomaFiumicino e Cagliari-Elmas e per il manto stradale del nuovo ponte di Genova San Giorgio.