Il retificio di Provaglio d’Iseo , in Franciacorta, compie 70 anni
Cuore, tradizione, passione, lavoro. Sono questi gli ingredienti che hanno animato dal 1946 la FAR, Fabbrica Artigianale Reti, retificio di Provaglio d’Iseo (BS), in Franciacorta, specializzato nella produzione di reti in fibre sintetiche per lo sport, l’industria, l’antinfortunistica, il tempo libero, l’agricoltura e la pesca.
Nato con Stefano Ribola nel 1940 a Monte Isola, come piccolo laboratorio di produzione di reti per i pescatori del Lago d’Iseo, il retificio è stato registrato da Battista Ribola (figlio di Stefano) all’Ufficio Provinciale del Commercio e dell’Industria di Brescia il 9 luglio 1946 con la tessera d’iscrizione n. 73567 alla voce “Comm. Reti da pesca e loro attrezzi”.
«In tutti questi anni con grossi sacrifici e tanto lavoro, io e i miei fratelli Luigi, Giuseppina e Franca abbiamo seguito i passi del papà Battista – racconta Mario Ribola, amministratore di FAR – puntando all’innovazione continua dei macchinari e delle materie prime per soddisfare un mercato attento alla qualità, alla sicurezza e alla molteplicità delle applicazioni che possono avere le reti».
L’azienda, prima in Italia tra i produttori di reti e tra i leader in Europa e nel mondo, ha chiuso il bilancio al 31 dicembre 2015 con un fatturato di 6 milioni di euro, in costante crescita. Il 33% è rappresentato dall’export. Nell’ultimo anno il retificio, certificato UNI EN ISO 9001, ha venduto 500.000 kg di reti in 50 paesi del mondo. Il tutto partendo dall’area produttiva di 8.500 mq (altri 2.500 mq sono dedicati al magazzino), che conta 13 telai, 3 orditoi e altri macchinari tessili all’avanguardia in cui lavorano 37 persone tra soci, operai e tecnici specializzati a cui si aggiungono le decine di collaboratori esterni.
Punti di forza l’altissima specializzazione, la diversificazione di prodotto e la produzione, da sempre Made in Italy.
Il nome FAR non appare tra i fornitori, perché il retificio si affida a rivenditori, ma sono sue le reti di protezione delle piste utilizzate ai mondiali di sci 2015 (e in molti circuiti FIS), quelle di protezione utilizzate durante i lavori di ristrutturazione della Tour Eiffel, quelle che Lega Volley e Federazione Italiana e Internazionale di Pallavolo montano per i loro campionati o quelle da calcio usate sui campi della serie A. E ancora quelle di Disneyland Parigi, di Gardaland, quelle usate per l’anima delle Lamborghini o le reti anticaduta uomo utilizzate per la sicurezza dei lavoratori nei cantieri di tutta Europa e nel mondo.
«Consideriamo questo anniversario come una tappa del viaggio intrapreso, Abbiamo la tenacia, la passione e lo spirito che ha animato i nostri genitori, tanti progetti nel cassetto ai quali dobbiamo ancora dare luce e vogliamo che la tradizione di macchine e uomini continui. Dunque il nostro è un successo che ci rende orgogliosi e che merita di essere condiviso con i tanti i clienti, i collaboratori, i fornitori e gli amici che sono entrati a far parte del mondo FAR portandoci ad essere l’azienda leader nel nostro settore» – spiega Massimiliano Stefini, uno dei soci junior di FAR insieme a Marilde Colosio, Antonello Stefini e Isabella Ribola.
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Sono 230mila i lombardi all’estero per lavoro
All’estero per cambiare vita? Alla ricerca di realizzazione professionale o di stabilità economica, l’estero rappresenta ancora un’occasione per circa 230mila lombardi: il 5% delle famiglie lombarde e bresciane dichiara, infatti, di avere un proprio componente impegnato all’estero in esperienze di studio o lavoro. Nello specifico, per il 46% la scelta è dettata da esigenze professionali, per svolgere un’attività lavorativa specifica che in Italia non si riusciva a trovare, il 28% ha lasciato l’Italia per svolgere un corso universitario o un master di specializzazione, il 18% per migliorare la conoscenza delle lingue straniere, anche attraverso programmi di vacanza studio, e il 13% per lavoro, tra chi è in cerca di occupazione e chi svolge un’attività che non avrebbe scelto di fare in Italia.
A Milano città nel 2015 sono stati 4.128 a richiedere il trasferimento di residenza fuori dai confini nazionali: si tratta principalmente di giovani e laureati, infatti, il 39,3% ha un diploma di laurea e il 40,4% ha tra i 18 e i 35 anni. A fronte dell’esodo dei milanesi, sono quasi 13mila i trasferimenti di residenza in città da parte di stranieri, per lo più giovani under 35 (oltre il 70%). È quanto emerge da elaborazioni dell’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza su dati Comune di Milano e da una stima su dati Istat e indagine “Famiglie e consumi. Monza e Brianza e Lombardia” realizzata dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza, in collaborazione con DigiCamere.
Tre studenti alla Scuola di pressocolata grazie alle borse di studio di Apindustria
Tre borse di studio per altrettanti studenti alla Scuola di pressocolata organizzata da AQM E CSMT: a finanziarle Apindustria Brescia con l’obiettivo di facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. «In questo modo permettiamo alle nostre aziende associate di assumere figure professionali già formate – afferma Marco Mariotti, vice presidente vicario di Apindustria Brescia, nella sede di AQM a Provaglio d’Iseo dove oggi c’è stata la seconda lezione -: noi, come associazione, facilitiamo l’incontro mettendo a disposizione tre borse di studio, rivolte espressamente a studenti e non a personale già operativo in azienda». Il settore della pressofusione di alluminio è settore in forte trasformazione e necessita di figure sempre più specializzate e preparate per rispondere alle esigenze di un mercato, nell’automotive ma non solo, sempre più esigente. «Borse di studio per studenti – sottolinea Mariotti – significa quindi andare incontro alle esigenze delle aziende, permettere agli studenti di acquisire una forte specializzazione e aumentare il bacino di persone in grado di confrontarsi in modo adeguato in questo settore».
Oltre 400 ore di lezioni teoriche e pratiche a cadenza settimanale, insegnamento effettuato da professionisti con lunga esperienza operativa nel settore della Pressocolata, metallurgisti e specialisti di AQM e docenti dell’Università di Brescia, al termine del corso gli studenti diventeranno – a seconda del percorso scelto – tecnologo di industrializzazione del processo, tecnologo di industrializzazione del prodotto o responsabile della produzione di un’azienda di pressocolata. «È il secondo anno che sosteniamo in modo attivo il corso attraverso borse di studio – ricorda Mariotti -, forti dei risultati ottenuti e del gradimento di tale percorso da parte delle nostre aziende associate».
«Anche per questa edizione il settore ha risposto alla chiamata formativa – spiega il Direttore di AQM e CSMT Gabriele Ceselin -, i nuovi discenti godranno delle migliorie introdotte grazie all’esperienza del primo corso, sia a livello organizzativo sia sul piano didattico in particolare con l’introduzione di 40 ore circa di addestramento pratico in fonderia, 16 ore di visite aziendali e un project work finale che porterà gli studenti a progettare e lavorare su un caso pratico».
«L’adesione alla seconda edizione dell’HPDC School conferma la necessità dell’industria di professionisti con un bagaglio d’eccellenza che AQM e CSMT possono adeguatamente formare sia dal punto di vista tecnico che manageriale» ha dichiarato l’Ing. Riccardo Trichilo, Presidente di entrambe le strutture.
Tutti i dettagli sulla Scuola di pressocolata: www.scuoladipressocolata.it
Valsabbina, le azioni scendono a quota 4,60 euro
Dopo una settimana di stallo una timida ripresa del mercato dei titoli azionari di Banca Valsabbina che, da alcuni mesi, desta preoccupazione fra i soci che negli anni avevano scelto il titolo azionario come investimento patrimoniale.
Lo scambio azionario sul mercato HI-MTF di questa mattina ha permesso di chiudere tutti gli ordini di acquisto, erano 107 per complessive 73 mila azioni, al prezzo di 4,60 euro per azione. La riduzione dall’inizio dell’anno ha raggiunto quota 80%.
Le offerte di vendita erano invece relative a 457 mila azioni di cui una buona parte presentate senza limite di ribasso. Per 380 mila offerte di vendita una nuova opportunità venerdì prossimo quando il prezzo potrà scendere. La prospettiva, molto probabile secondo alcuni, è quota 4,14 euro.
Import, a Brescia in sei mesi vale oltre 4 miliardi di euro
La Lombardia importa merci dal mondo per un valore che supera i 58 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2016, circa un terzo del totale italiano (32%): si tratta soprattutto di sostanze e prodotti chimici (14,4% dell’import), di computer ed elettronica (12,8%), di metalli e prodotti a base di metalli (11,3%). E se i principali Paesi fornitori europei di questi prodotti sono Germania e Francia per la chimica e Paesi Bassi per l’elettronica, la Cina è il secondo fornitore sia per computer ed elettronica, che per metalli. In crescita le importazioni di prodotti chimici dal Belgio, di apparecchi elettronici dal Vietnam e di metalli da Corea del Sud e Congo. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Istat, primi sei mesi del 2016 e del 2015.
Dove arriva l’import in Lombardia? Oltre la metà a Milano, per un valore di 31 miliardi e mezzo. Seguono Bergamo e Brescia che superano i 4 miliardi, Pavia (3,6 miliardi), Monza e Brianza e Varese (3 miliardi). In crescita Lodi (+3,2%), Mantova (+2,7%) e Bergamo (+2,4%). E che cosa si importa di più? A Varese e Como prodotti chimici ma anche tessili, a Sondrio alimentari, a Milano computer e apparecchi elettronici, a Bergamo sostanze chimiche e macchinari, a Brescia metalli e macchinari, a Pavia idrocarburi, a Cremona e Mantova prodotti in metallo e chimici, a Lecco metalli e macchinari, a Lodi elettronica e alimentari, a Monza chimici e metalli.
“Un giorno in dono” di UBI Banca ottiene il Premio Banca e Territorio per il sociale
AIFIn assegna a UBI Banca per il 2016 il riconoscimento come miglior istituto nella categoria “Iniziative di carattere sociale”, premiandola per “Un giorno in dono”, l’iniziativa di volontariato aziendale che quest’anno ha coinvolto 1.245 dipendenti del gruppo, che per un giorno hanno prestato la loro opera come volontari presso 70 onlus tra aprile e giugno 2016.
L’iniziativa premiata oggi è giunta nel 2016 alla sua terza edizione: dopo un test del 2014 limitato all’area milanese, è stata estesa all’intero territorio nazionale nel 2015 e nel 2016, totalizzando 2.845 giornate di volontariato erogate nel triennio, corrispondenti a circa 20.000 ore di lavoro svolto presso le ONP partecipanti. Partecipando come volontario al progetto, ogni dipendente aderente ha donato un proprio giorno di ferie, trascorrendolo presso un’associazione e impegnandosi in una tra le 150 attività di volontariato proposte.
In funzione del numero di partecipanti la somma che il Gruppo UBI Banca ha riconosciuto per il triennio alle diverse ONP è di complessivi € 284.500 (pari a 100 € per ogni giornata di volontariato erogata).
Il premio AIFIn “Banca e Territorio” è un osservatorio e un riconoscimento annuale che ha lo scopo di promuovere il tema della Responsabilità Sociale d’Impresa nel settore bancario dando notorietà alle iniziative realizzate dalle banche e/o dalle relative fondazioni bancarie in ambito sociale, economico e culturale per creare valore per gli stakeholder e per il territorio di riferimento.
Nell’assegnare il primo premio a UBI Banca per il 2016 per la categoria “Iniziative di carattere sociale” la giuria, composta dai rappresentanti degli organizzatori e dai componenti di un comitato scientifico indipendente, ha riconosciuto a “Un giorno in Dono” il primato di categoria in base ai criteri “Concept e innovatività del progetto”, “Coinvolgimento degli stakeholder” e “Impatti in termini di Responsabilità Sociale d’Impresa”.
Nello specifico il progetto è stato premiato per il concetto di dono attraverso cui si origina un effetto leva che genera un contributo alle associazioni.
Riccardo Tramezzani, Responsabile Retail UBI Banca, ritirando il premio ha espresso soddisfazione per il riconoscimento pubblico dell’iniziativa, sottolineando come la stessa “vada compresa nel contesto di UBI Banca, che come scelta strategica ha istituito ‘UBI Comunità’, una divisione specializzata nell’offerta al Non Profit e in cui gli stessi dipendenti dimostrano coi fatti di attribuire un valore alla solidarietà ed alla coesione sociale, cogliendo positivamente l’occasione offerta dall’azienda per operare a favore del territorio e della società civile”.
Mario Napoli, Responsabile Risorse Umane in UBI Banca, dedica il premio “a tutti i colleghi che hanno, in questo triennio, aderito alla proposta, sacrificando un proprio giorno di ferie e collaborando sia alla riuscita dell’iniziativa sia, mediante il conteggio dei giorni donati, all’erogazione di quasi 300.000 € nel triennio, e a tutti gli altri colleghi che, anche se non direttamente coinvolti, consentono con il loro lavoro di fornire alla clientela un servizio di qualità valorizzato da un approccio sensibile alle necessità sociali dei nostri territori”.
Export dei distretti industriali lombardi, luci e ombre per Brescia
Il secondo trimestre 2016 si è chiuso con una situazione di stabilità anche per le esportazioni dei poli tecnologi lombardi, che registrano un -0,1%, a valori correnti, sul corrispondente periodo 2015 (-2,6% nel complesso dei primi sei mesi). Soltanto il polo farmaceutico lombardo si distingue per esportazioni in crescita tra aprile e giugno 2016 (+4,8%, oltre che per una crescita cumulata pari al 7,7%). Si ricorda, ad ogni modo, come i dati di export dei poli tecnologici siano soggetti a maggiore volatilità rispetto a quelli dei distretti tradizionali, per via della elevata stagionalità delle commesse, soprattutto nel settore aeronautico.
I dati di Cassa Integrazione Guadagni relativi ai primi otto mesi del 2016 mettono in luce una nuova contrazione delle ore autorizzate nei distretti tradizionali e nei poli tecnologici della Lombardia (nell’ordine, rispettivamente, del 23,8% e del 25,9%). La tendenza accomuna tutte e tre le tipologie di Cassa (Ordinaria, Straordinaria e in Deroga) ma va letta, in realtà, con cautela. La lettura dei dati CIG in dinamica è infatti divenuta più complicata con l’entrata in vigore del decreto attuativo del Jobs Act avente ad oggetto la nuova disciplina degli strumenti di Cassa (24 settembre 2015). In particolare, si sottolinea l’introduzione di un limite massimo per lo sfruttamento complessivo delle ore di Cassa Ordinaria e Straordinaria considerate in forma congiunta, fissato in 24 mesi in un quinquennio mobile. Si segnalano, ad ogni modo, degli incrementi anomali di ore autorizzate CIGS in corrispondenza dei distretti Abbigliamento-tessile gallaratese, Lavorazione dei metalli Valle dell’Arno, Macchine per la concia della pelle di Vigevano e Calzature di Vigevano, che sottintendono processi di ristrutturazione in atto. Inoltre, i criteri di assegnazione della CIGD sono oggetto di variazioni continue, in vista della totale archiviazione dello strumento a partire dalla fase finale del 2016.
Uno sguardo ai dati bresciani. In accelerazione l’export di calzature e abbigliamento della Bassa Bresciana (+8,2% nel trimestre aprile-giugno), grazie alla spinta dei mercati maturi e non. In calo le vendite di meccanica strumentale del Bresciano (-7,2% nel trimestre aprile-giugno 2016 e -7,4% nel complesso dei primi sei mesi): l’accelerazione delle esportazioni in Turchia non è riuscita a compensare il calo delle esportazioni in altri primari mercati come Usa, Cina, Germania e Francia. Contrazione lieve, nel secondo trimestre, per l’export di metalli di Brescia. Il risultato (-0,9%) sintetizza tuttavia dinamiche contrastanti. Se infatti sono calate le vendite di carpenteria metallica e di lavorazioni di metalli non ferrosi, sono al contempo cresciute quelle di getti di fonderia, lavorazioni di acciaio a freddo, prodotti in metallo, siderurgia.
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Dati Aib: nel terzo trimestre export bresciano in calo dell’1,5 per cento
Nel terzo trimestre del 2016, rispetto ai tre mesi precedenti, le vendite bresciane di beni sui mercati esteri risultano in
Franciacorta Outlet Village, l’ampliamento passa in consiglio comunale
E’ passato anche in consiglio comunale attraverso una comunicazione del sindaco, il progetto di ampliamento del Franciacorta Outlet Village di Rodengo Saiano. Un allargamento che rappresenta il completamento di quanto autorizzato dieci anni fa, che porterà nelle casse del Comune guidato da Giuseppe Andreoli oltre 3 milioni di euro.
“Ho portato la delibera in aula per evitare chiacchiere inutili e ingiustificate”, ha detto il primo cittadino prima di passare alla lettura della delibera di giunta. Sottolineando poi che “per 36mila metri fino a oggi erano stati pagati circa 3 milioni, mentre oggi ne riceviamo di più per un sesto dei volumi: questo rapporto (150 euro al metro quadrato contro i 429 di oggi secondo quanto sottolineato poi da una consigliera di maggioranza, ndr) non esiste in tutta la provincia, e forse nemmeno fuori. Nemmeno nella realizzazione del nuovo centro Ikea”
Con la variante del Prg del 2004 e la successiva convenzione del 2006, la potenzialità edificatoria dell’outlet era stata stabilita in 42mila metri quadrati (nel 1998 erano 24mila, nel 2001 35mila), di cui al momento sono stati realizzati soltanto 35mila 600 metri. Nel 2015, quindi, la società Franciacorta Retail Srl ha manifestato la volontà di procedere con la terza fase dello sviluppo dell’outlet. Nel gennaio 2015 il municipio ha quantificato la cifra per gli “standard di qualità ovvero monetizzazioni” relativi all’ampliamento in 2milioni 698mila euro. Cifra su cui le due parti si sono riallineate il 5 maggio 2016.
Il piano della terza fase dell’outlet, come sottolineato nella delibera, è finalizzato a realizzare i circa 6mila metri quadrati autorizzati nel 2006 e mai utilizzati, senza alcuna volumetria aggiuntiva rispetto alla variante del Prg del 2004.
Per questo ampliamento, il Comune incasserà oneri di costruzione di circa 600mila euro, a cui si aggiungeranno i 2,7 milioni pattuiti a maggio. Soldi che il Comune – come scritto nero su bianco nella delibera – utilizzerà per la ristrutturazione e l’efficientamento energetico della scuola secondaria comunale (1,5 milioni), l’ampliamento della biblioteca e la riqualificazione di piazza Vighenzi (950mila), la riqualificazione di via Delma (250mila), l’ampliamento del municipio (450mila) e opere di asfaltatura delle strade (250mila).
La startup bresciana Innovitas Vitae nella top ten di Berlino
Tra 400 candidati ne sono stati scelti soltanto dieci, e la bresciana Innovitas Vitae è l’unica azienda italiana selezionata a Berlino per lo StartupBootCamp Digital Health. Un’opportunità non da poco per la startup incubata da D-Namic, il cui prodotto principe è un service diagnostico – chiamato Immunox – che combina la rilevazione di quattro biomarcatori per dimostrare se e come il sistema immunitario femminile causerà o sta causando infertilità, per poi intervenire con un integratore naturale chiamato Noflamox, che può aiutare la donna immuno-infertile a riportare in equilibrio il sistema imminutiario e ad arrivare alla gravidanza.
Le selezioni per uno dei più importanti acceleratori di startup nel segmento Healthcare nel panorama internazionale si sono svolte la scorsa settimana nella capitale tedesca. Centinaia le candidature, provenienti da 40 paesi del mondo. Una lista scemata a 21 e poi a 10 startup al termine di tre giorni di lavori tra presentazioni e matching con oltre 70 investitori e internazionali provenienti da primarie eccellenze nei diversi settori dell’industria, dei servizi e della finanza.
Innovitas Vitae Srl (abbreviato in I-Vitae) – incubata presso l’incubatore bresciano D-Namic guidato da Alessandro Scozzesi – è l’unica startup italiana ad entrare nella top ten delle aziende che parteciparanno al prossimo programma di accelerazione di StartupBootCamp Digital Health Berlin, che avrà inizio il 7 novembre e si concluderà il 2 febbraio 2017 con una giornata di presentazione agli investitori. La società che è a capo di StartupBootCamp Digital Health Berlin, inoltre, entrerà a breve anche nel capitale sociale di Innovitas Vitae, diventandone socio operativo.
Il 27 ottobre parte Scalo Milano. Una scommessa bresciana da 170 milioni
(a.tortelli) Aprirà i battenti il prossimo 27 ottobre Scalo Milano, il “city style district” di Locate Triulzi, a Milano, frutto di un investimento di circa 170 milioni di euro (di cui una ventina per la riqualificazione ambientale) sostenuto in gran parte dalla famiglia Lonati. A presentare l’iniziativa sono stati questa mattina Ettore Lonati (presidente dell’omonimo gruppo) e Carlo e Filippo Maffioli, presidente e ad di Promos, la società bresciana che si è occupata della progettazione e della realizzazione di Scalo.
“Dopo sei anni”, ha detto Ettore Lonati, “il progetto iniziato da mio fratello Tiberio è arrivato a compimento. Scalo Milano rappresenta per il nostro gruppo una grande sfida imprenditoriale, oltre che un’altra importante diversificazione. Il format di Scalo rivoluzionerà il panorama italiano dell’immobiliare commerciale”. “Il nostro sarà un progetto diverso da tutti gli altri: si distinguerà a livello architettonico, ma anche per la proposta merceologica”, ha sottolineato Carlo Maffioli.
Scalo nasce in un’area ex industriale (una ex fabbrica di biscotti), ed è realizzato come un vero e proprio quartiere integrato nel tessuto urbano milanese. (è servito direttamente dal passante metropolitano, dalla rete ferroviaria e dalle tangenziali). “All’interno”, come sottolineato da Filippo Maffioli, “troveranno spazio attività dedicati a food, fashion e forniture. In particolare Scalo sarà il design district più importante al mondo, raccogliendo oltre 30 marchi tra cui Fassina, Frau, Cappellini, Scavolini, Alessi e Callegari. Per il food Scalo avrà all’interno 20 ristoranti, da un ristorante stellato a una piadineria. Mentre sull’offerta fashion abbiamo lavorato per avere un’offerta differenziante sui brand non presenti in Italia, come Karl Lagerfield che aprirà il primo store monomarca in Italia. Complessivamente le nuove insegne saranno 45”. Inoltre sono in corso trattative con il Pirellone per ospitare all’interno di Scalo una scuola di formazione per vetrinisti in collaborazione con il Gruppo Foppa.
Nella prima fase i negozi attivi saranno 130 (ma l’obiettivo è arrivare a 330), distribuiti su una superficie commerciale di circa 30mila metri quadrati (con obiettivo a 60mila) e dislocati quasi interamente su un unico piano (ad eccezione della Food Court, ribassata rispetto alla strada). Ad affiancarli un’area verde di 130mila metri quadrati ceduta la Parco Agricolo Sud Milano.
Da subito i dipendenti saranno un migliaio, ma a regime scalo dovrebbe occupare circa 1.500 dipendenti (un migliaio quelle che si sono occupate delle fasi realizzative), con una stima di circa 8 milioni di visitatori entro il 2017.
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