Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

Fatturazione elettronica, nel bresciano otto imprese su dieci la bocciano

in Api/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze by
Fatturazione elettronica

Fatturazione elettronica? No grazie. A poco più di un mese dalla sua entrata in vigore (1 gennaio 2019), l’indagine flash elaborata dal Centro Studi Apindustria Brescia attraverso un questionario on line tra i propri associati fa emergere un diffuso disagio nei confronti del nuovo strumento. Oltre 8 imprese su dieci (83%) ritengono infatti che la fatturazione elettronica «non sia uno strumento adatto alla realtà delle piccole imprese», 6 su dieci «che generi ansia e preoccupazione negli imprenditori» e ancor più negli addetti ai lavori (8 su 10) per l’elevata complessità tecnica (62%) e per una sentita carenza di competenze tecniche pregresse (57%).

Non solo, la formazione per supportare la fatturazione elettronica assorbe troppo tempo e denaro per 7 imprese su 10: il tempo viene quantificato in poco meno di 24 ore di formazione, il costo intorno ai 1.220 euro (ma con punte che superano i 5.000 euro). In oltre la metà dei casi (52%) la fatturazione elettronica impone ulteriori costi, legati al rinnovamento tecnologico (acquisto-aggiornamento della dotazione tecnologica e rafforzamento rete di connessione innanzitutto). Per due intervistati su tre crescerà anche il conto del commercialista mentre il 63% si dice anche certo che si genereranno problematiche relative alla privacy. «La fatturazione elettronica va bene nelle grandi aziende strutturate – afferma Mario Magazza, vicepresidente e tesoriere di Apindustria Brescia -. Per le piccole aziende è in realtà una fonte di disagio che si tradurrà in maggiori costi operativi, dal momento che in molti casi la si risolverà passando la palla al commercialista. Nel medio periodo esiste però un rischio ancora maggiore, legato alla tutela dei dati aziendali che verranno diffusi: prezzi articoli, clienti. Il garante della privacy è intervenuto sulla tutela dei dati personali, ma esiste anche un problema di sicurezza legato a quelli aziendali».

Se costi e privacy sono problemi, a fronte di questa situazione scarsi sono i benefici percepiti: come rileva l’indagine solo 4 imprenditori su 10 credono che il rischio di perdita di documenti si ridurrà e solo il 27% pensa che ci sarà una «semplificazione amministrativa». Esiste anche un nucleo di imprese più strutturate che, al contrario, ritiene che si ridurranno i rischi di perdita dei documenti (42%), ci sarà una semplificazione amministrativa (27%), semplificherà i rapporti con i commercialisti (23%). Un quinto delle imprese usa già fatturazione elettronica, o nel rapporto con i privati o con la Pubblica Amministrazione (obbligatorio).

Le 100 imprese intervistate compongono un campione di riferimento particolarmente rappresentativo di realtà medio piccole, nelle quali trovano mediamente impiego in amministrazione 2 persone, che si occupano di 73 fatture a settimana (con una variabilità però molto elevata, dalle 2-3 del piccolo produttore manifatturiero alle più di 500 dell’impresa del settore alimentare).

 

 

Manovra: Caparini, bene investimenti, ora misure su sanità e trasporti

in Bilanci/Economia by
L'assessore regionale Davide Caparini

“La legge di bilancio 2019 presenta aspetti positivi per le Regioni, soprattutto per le politiche di rilancio degli investimenti, da cui partire per definire nuovi interventi in sanità e nel trasporto pubblico locale da parte del Governo e del Parlamento”, lo ha dichiarato Davide Caparini (Assessore al bilancio della Regione Lombardia e coordinatore della commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome), dopo l’audizione (a cui ha partecipato anche l’assessore al Bilancio della Regione Lazio, Alessandra Sartore) di fronte alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.

“Tra gli elementi della manovra che vanno apprezzati rientrano naturalmente le norme già definite nell’intesa Stato-Regioni del 15 ottobre 2018. In particolare, meritano di essere ricordati – ha spiegato Caparini – l’azzeramento strutturale dei tagli per gli anni 2019-2020, la salvaguardia dei trasferimenti per 1,4 miliardi destinati alle politiche sociali; la possibilità di qualificare gli avanzi di amministrazione per liberare 4,2 miliardi a favore degli investimenti – ha aggiunto Caparini – fondamentali per lo sviluppo del Paese. A questi vanno ad aggiungersi 2 miliardi per l’edilizia sanitaria e 250 milioni di euro all’ anno a favore delle province per strade e scuole. Va poi sottolineato – ha proseguito Caparini – il rifinanziamento per il pluriennale 2019-2021 di: 100 milioni di euro annui sul Fondo non autosufficienze e di 120 milioni di euro annui sul Fondo Politiche sociali.
Per quel che riguarda la sanità per il 2019 al momento è previsto un incremento di 1 miliardo, base su cui costruire una proficua trattativa con il Governo. Destinazione delle risorse per ridurre le liste d’attesa, maggiori risorse per il rinnovo dei contratti del comparto, la soluzione dell’annosa questione del pay-back farmaceutico, il finanziamento del fondo per il risarcimento degli emotrasfusi sono alcuni dei nodi da sciogliere. C’è comunque una cornice finanziaria per definire il Patto della Salute con la definizione del fondo sanitario nazionale sul triennio 2019/2021 che prevede una crescita di 4,5 miliardi. Ma non ci sembra opportuno – ha sostenuto Caparini – vincolare l’erogazione delle “isorisorse” 2019 alla stipula del nuovo Patto per la salute, auspichiamo che il Parlamento sposti il temine al 30 giugno per il solo biennio 2020-21.

Inoltre – ha proseguito l’assessore della Lombardia – occorrono un impegno maggiore sul fonte dei contratti di formazione specialistica in sanità con l’aumento delle borse di studio e il superamento dell’attale parametro di spesa per il personale in sanità affinché si posa procedere a nuove assunzioni.Infine Caparini ha ricordato “la necessità di un rifinanziamento del Fondo nazionale Trasporti sia per i maggiori oneri a carico delle Regioni dovuti alle agevolazioni fiscali sia per i tagli fatti in passato”.

Gestire le imprese… con la famiglia: il 4 la presentazione del libro di Fornasini e Mazzoleni

in Cultura/Economia/Sei consulting/Tendenze by

Riuscire a governare l’impresa conservando l’armonia familiare: questo il desiderio e questa la sfida per le imprese industriali bresciane che emerge dal libro Convivenze tra generazioni e passaggi di responsabilità nelle imprese industriali, edito da Franco Angeli e scritto da Achille Fornasini e Alberto Mazzoleni (rispettivamente docente di Analisi Tecnica dei Mercati Finanziari e ricercatore di Economia Aziendale). Il libro sarà presentato martedì 4 dicembre 2018, alle ore 15,30, nell’Aula Magna del Dipartimento di Economia e Management dell’Università degli Studi di Brescia, in via San Faustino 74/b.

Il volume è il frutto di un lungo lavoro svolto dall’Osservatorio per lo sviluppo e la gestione delle imprese del Dipartimento di Economia e Management, coordinato dal prof. Claudio Teodori, che ha condotto negli ultimi anni una ricerca sul campo sulla continuità delle imprese familiari. Tale ricerca si è basata su un campione di 100 imprese della provincia di Brescia intervistate direttamente, e su di un campione di imprese lombarde raggiunte in parte con intervista diretta e in parte con un questionario online.

Dall’indagine è emerso, tra l’altro che, nel 57% dei casi, le imprese bresciane del campione sono gestite da Consigli di amministrazione formati esclusivamente da familiari, e che la leadership aziendale appartiene nel 74% dei casi a persone di età compresa tra i 40 e i 64 anni. Tra gli errori più frequenti, ammessi dagli stessi imprenditori, la tendenza a ritardare la concessione delle deleghe operative. Il desiderio più ricorrente dei capi azienda bresciani è riuscire a governare l’impresa conservando l’armonia familiare, in un contesto che cambia molto più rapidamente rispetto al passato.

La pubblicazione del volume è stata preceduta da un convegno svoltosi nel febbraio 2017 sempre al Dipartimento di Economia e Management, e dalla costituzione, presso l’Osservatorio, di un Laboratorio permanente sul tema del passaggio generazionale, diretto dal prof. Alberto Mazzoleni. Inoltre, l’ambito territoriale della ricerca si è gradualmente esteso al di fuori del territorio bresciano. 

Oltre alla presentazione del libro, punto di forza del convegno del 4 dicembre sarà una tavola rotonda tra imprenditori bresciani (e non) coordinata da Ivan Losio (partner di Sei Consulting EY, sponsor tecnico della ricerca), che offriranno punti di vista differenti in funzione della specifica esperienza aziendale. Al tavolo già confermati Giuseppe Pasini, Presidente AIB e Presidente Feralpi Holding, nonché prefatore del volume,Metal Work, Federico Sella a.d. di Banca Patrimoni Sella (famiglia di imprenditori e banchieri dal 1700) e Matteo Dell’Acqua, neo presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Lombardia.v

Compagnia delle opere, il 22 novembre a Rezzato l’assemblea annuale

in Associazioni di categoria/Cdo/Economia/Eventi by
Paolo Paoletti, Cdo Brescia

“L’Assemblea annuale di Compagnia delle Opere Lombardia Sud Est rappresenta un momento importante di sintesi e confronto per noi, i nostri Associati e il territorio, perché ci permette di fare un bilancio annuale di ciò che è stato fatto, ma soprattutto di identificare quali sono le strade da percorrere nel futuro. Quest’anno sarà un’occasione speciale, perché festeggeremo i 30 anni di Associazione. 30 anni di crescita e di consolidamento di valori e azioni che raccontano di uomini, prima che imprenditori, con la volontà di unirsi per affrontare le sfide della contemporaneità. CDO Lombardia Sud Est ha saputo in tutti questi anni far proprie le richieste dei suoi associati, rimanendo una compagnia discreta ma presente, che accoglie senza giudicare. Questo fa la differenza e questo è il valore che offriamo. E a credere in Compagnia delle Opere, dati alla mano, sono in molti, il che ci dimostra quanto sia un progetto sempre più apprezzato perché concreto e reale”.

Con queste parole Paolo Paoletti, Presidente di Compagnia delle Opere Lombardia Sud Est (che comprende i territori di Brescia, Mantova, Cremona e Lodi), ha aperto ieri nella sede dell’Associazione in via Cassala 66/A a Brescia, la conferenza stampa di presentazione della prossima Assemblea annuale di Compagnia delle Opere Lombardia Sud Est che si terrà Giovedì 22 Novembre a Villa Fenaroli Palace (Rezzato – BS).

“Durante l’assemblea – ha aggiunto il Presidente – vogliamo raccontare il nostro modo di essere associazione e impresa e lo faremo tracciando un bilancio di ciò che è stato fatto nel 2018: dagli oltre 20 eventi dedicati agli imprenditori che hanno coinvolto circa 2mila soggetti alle occasioni di convivialità che hanno unito sport e impresa, dagli incontri formativi alle iniziative sociali e culturali. Tutte attività, che porteremo avanti aggiungendone di nuove nel 2019, con un filo conduttore ben chiaro: valorizzare uomini, imprese, territorio, per aprirsi e fare network, come è proprio dello stile di CDO”.

Momento centrale dell’Assemblea saranno le testimonianze di imprenditori locali che porteranno la loro eccezionale esperienza sul campo. I protagonisti di quest’anno saranno due generazioni a confronto: Sergio Modina, Presidente della Filtrec Spa, da anni leader mondiale nella produzione e vendita filtri oleodinamici, e il ventitreenne Michele Grazioli, che a soli 16 anni ha fondato un’impresa, la Divisible Global, che oggi fattura oltre 8milioni di euro.

“Abbiamo coinvolto persone concrete che parlano di esperienze vere. – conclude il Presidente – Uomini, prima di tutto, e grandi imprenditori di caratura internazionale, che rappresentano con le loro storie uno stimolo importante per arricchirsi e migliorarsi. E questo è un altro obiettivo che da sempre perseguiamo con CDO e che porteremo avanti in questa Assemblea dei 30 anni “.

Pasta Zara, i lavoratori tornano a sperare e danno l’ok alla rinuncia al premio

in Alimentare/Economia by

Pasta Zara torna a sperare grazie all’operazione che ha portato Barilla ad acquisire lo stabilimento di Muggia (Trieste), dando una boccata d’ossigeno al gruppo che dà lavoro a 470 persone e comprende anche gli stabilimenti di Riese (Veneto) e Rovaato.

Pasta Zara, lo ricordiamo, è stato ammesso pochi mesi fa al concordato preventivo per la pesante situazione debitoria (circa 240 milioni di euro). L’operazione dovrebbe portare nelle casse dell’azienda circa 120 milioni. Il resto lo faranno i sacrifici chiesti ai lavoratori, come la rinuncia al premio di risultato per i prossimi cinque anni con la ridefinizione – al raggiungimento del 10 per cento dell’Ebitda – di un nuovo premio per traguardi.

I lavoratori, nelle scorse ore, hanno accettato infatti la bozza di accordo per la rinuncia al Premio per obbiettivi in tutta la durata del piano concordatario che riguarda la società. 214 i favorevoli e 114 i contrari.

Auto elettriche in crescita, ma a Brescia sono soltanto 186

in Economia/Trasporti by

Milano è prima nella graduatoria delle province lombarde in base al numero di auto elettriche in circolazione
Secondo i più recenti dati Aci in Lombardia le auto elettriche in circolazione sono 1.542. Tra il 2016 e il 2017 il parco circolante di auto elettriche in Lombardia è cresciuto del 29,1%, anche se i valori assoluti restano davvero poco significativi.

In tutta Italia le auto elettriche in circolazione sono 7.560 (contro le 5.743 del 2016). Tra il 2016 e il 2017 nel nostro Paese vi è stata, quindi, una crescita del parco circolante di auto elettriche del 31,6%. Questi dati derivano da un’elaborazione del Centro Studi Continental su dati Aci.

L’elaborazione sulle auto elettriche in circolazione include anche i dati a livello provinciale. Da questi dati emerge che in Lombardia la provincia in cui ci sono più auto elettriche in circolazione è Milano (811), seguita da Brescia (186), Bergamo (119), Monza Brianza (92), Varese (83), Como (73), Lecco (54), Mantova (39), Pavia (30), Cremona (25), Sondrio (16) e Lodi (14).

Cembre, numeri in crescita: nel 2018 ricavi a quota 107 milioni, utile netto a 16

in Aziende/Bilanci/Cembre/Economia by
Cembre

Il Consiglio di Amministrazione di Cembre S.p.A., società quotata al segmento Star della Borsa di Milano, tra i principali produttori europei di connettori elettrici e utensili per la loro installazione, riunitosi oggi a Brescia sotto la guida del Presidente e Amministratore Delegato Ing.Giovanni Rosani, ha approvato il resoconto intermedio di gestione relativo al 30 settembre 2018.

I ricavi delle vendite consolidati dei primi nove mesi sono passati da 97,6 milioni di euro del 2017 a 107,3 milioni di euro del 2018, con un incremento del 10,0 per cento. Anche a livello trimestrale i ricavi consolidati sono aumentati rispetto al terzo trimestre 2017, passando da 31,0 milioni di euro a 34,0 milioni di euro, con una variazione percentuale positiva del 9,7 per cento.

In dettaglio, nei primi nove mesi del 2018, il fatturato consolidato è stato realizzato per il 41,4 per cento in Italia (41,8 per cento nei primi nove mesi del 2017), per il 43,1 per cento nella restante parte d’Europa (42,0 per cento nei primi nove mesi del 2017) e per il 15,5 per cento fuori dal continente europeo (16,2 per cento nei primi nove mesi del 2017).

Il Gruppo Cembre ha quindi fatto registrare sul mercato italiano una crescita del fatturato progressivo pari all’8,9 per cento, mentre il fatturato sugli altri mercati è salito del 10,7 per cento.

Il fatturato della neo-acquisita IKUMA KG nel periodo di competenza (ovvero dal 01.05.2018 al 30.09.2018) è stato pari a 3,5 milioni di euro; senza tale apporto l’incremento delle vendite consolidate sarebbe stato pari al 6,4 per cento. Si ricorda infatti che, in data 3 maggio 2018 Cembre GmbH ha acquisito, con effetto dall’1 maggio 2018, una partecipazione rappresentativa del 100% del capitale sociale di IKUMA KG, società operante in Germania nell’ambito della commercializzazione di materiale elettrico.

Si segnala che i risultati reddituali conseguiti nel terzo trimestre 2017 avevano beneficiato della plusvalenza di 502 migliaia di euro, realizzata nel settembre 2017, sulla vendita dell’immobile di Coslada (Madrid), precedente sede della controllata spagnola Cembre España SLU; tale plusvalenza è indicata nello schema di conto economico alla voce “altri ricavi non ricorrenti”.

Il risultato operativo lordo consolidato (Ebitda) dei primi nove mesi del 2018, pari a 26,7 milioni di euro, corrispondenti al 24,9 per cento dei ricavi delle vendite, è aumentato del 5,5 per cento rispetto a quello dei primi nove mesi del 2017, pari a 25,3 milioni di euro, equivalenti al 25,9 per cento dei ricavi delle vendite. In lieve diminuzione, nel periodo, l’incidenza del costo del venduto mentre è stabile l’incidenza del costo del personale, nonostante il numero medio dei dipendenti del Gruppo sia passato da 684 a 747 (di cui 18 persone dipendenti di IKUMA KG).

Il risultato operativo lordo del terzo trimestre è diminuito leggermente rispetto al terzo trimestre del 2017, segnando una contrazione dell’1,5 per cento.

Il risultato operativo consolidato (Ebit) pari a 21,5 milioni di euro, corrispondente ad un margine del 20,0 per cento sui ricavi delle vendite, è cresciuto del 4,6 per cento, rispetto ai 20,6 milioni di euro dei primi nove mesi dello scorso esercizio, corrispondenti al 21,1 per cento dei ricavi delle vendite.

Il risultato operativo del terzo trimestre 2018 pari a 6,0 milioni di euro, corrispondenti al 17,7 per cento dei ricavi delle vendite trimestrali, è diminuito del 5,1 per cento rispetto ai 6,3 milioni di euro del terzo trimestre 2017, corrispondenti al 20,5 per cento dei ricavi delle vendite trimestrali.

L’utile ante imposte consolidato dei primi nove mesi ammonta a 21,5 milioni di euro, che corrispondono al 20,1 per cento delle vendite, in crescita del 6,7 per cento rispetto a quello dei primi nove mesi del 2017, pari a 20,2 milioni di euro, corrispondenti al 20,7 per cento delle vendite.

L’utile ante imposte nel terzo trimestre 2018, pari a 6,1 milioni di euro, corrispondenti al 18,0 per cento dei ricavi delle vendite trimestrali, è in crescita del 2,6 per cento rispetto ai 6,0 milioni di euro del terzo trimestre 2017, corrispondenti al 19,3 per cento dei ricavi delle vendite trimestrali.

L’utile netto consolidato dei primi nove mesi è pari a 16,6 milioni di euro, corrispondenti al 15,5 per cento delle vendite; tale risultato è in aumento del 15,2 per cento rispetto al 2017, quando nello stesso periodo il risultato fu di 14,4 milioni di euro, pari al 14,8 per cento delle vendite. A livello trimestrale il risultato netto è aumentato del 15,0 per cento, passando da 4,3 milioni di euro, corrispondenti ad un margine sulle vendite del 13,8 per cento, a 4,9 milioni di euro, corrispondenti al 14,4 per cento del fatturato consolidato trimestrale. La riduzione dell’incidenza delle imposte sul reddito è dovuta all’applicazione del “Regime Patent Box” che, nei primi nove mesi del 2018, ha comportato un beneficio di 0,9 milioni di euro. Nei primi nove mesi 2017 non erano stati contabilizzati benefici a tale riguardo, in quanto l’accordo con l’Agenzia delle Entrate, per l’applicazione del suddetto regime fiscale, è stato sottoscritto il 22 dicembre 2017.

Nei primi nove mesi del 2018 i costi non ricorrenti legati all’acquisizione sono stati pari a 383 migliaia di euro, mentre, nei primi nove mesi del 2017, i risultati reddituali avevano beneficiato della plusvalenza di 502 migliaia di euro derivante dalla vendita dell’immobile di Coslada (Madrid), precedente sede della controllata spagnola Cembre España SLU ed erano stati sostenuti costi per l’acquisizione pari a 52 migliaia di euro.

La posizione finanziaria netta consolidata, passata da un saldo positivo di 20,3 milioni di euro al 31 dicembre 2017 ad uno di 4,1 milioni di euro al 30 settembre 2018, sconta il pagamento di dividendi per 13,3 milioni da parte della Capogruppo, investimenti in immobilizzazioni materiali per 12,3 milioni di euro ed esborsi finanziari per l’operazione di acquisizione pari a 8,3 milioni di euro. La posizione finanziaria netta al 30 settembre 2017 era positiva per 20,4 milioni di euro.

Gli investimenti effettuati nel periodo ammontano a 12,3 milioni di euro in immobilizzazioni materiali ed a 3,0 milioni di euro in immobilizzazioni immateriali, a fronte di investimenti nello stesso periodo del 2017 pari a 9,3 milioni di euro. Gli incrementi di immobilizzazioni immateriali includono, 2,0 milioni di euro relativi al valore della lista clienti di IKUMA KG e 0,5 milioni di euro relativi al valore del marchio di IKUMA KG, derivanti dall’allocazione del valore di acquisto di tale società. In aggiunta a quanto descritto sopra, riguardo agli investimenti, si segnala che a fronte dell’acquisizione di IKUMA KG è stato iscritto nell’attivo un Goodwill pari a 4,6 milioni di euro.

“L’andamento crescente del volume d’affari si é rafforzato nel mese di ottobre, con ricavi progressivi dei primi dieci mesi in crescita dell’11,5%. Si sottolinea che la crescita senza considerare il contributo positivo, relativo all’acquisizione della società tedesca IKUMA KG, è stata pari al 7,5%. Prevediamo, quindi, per il Gruppo una chiusura d’anno con un sensibile incremento dei ricavi delle vendite e margini in crescita rispetto allo scorso esercizio” – ha commentato il Presidente ed AD, Giovanni Rosani.

LA SCHEDA DI CEMBRE

Cembre progetta, produce e distribuisce connettori elettrici ed accessori per cavo, settore nel quale ha raggiunto una posizione di leadership in Italia e ha conquistato importanti quote di mercato a livello europeo. Cembre è tra i principali produttori mondiali di utensili (meccanici, pneumatici e oleodinamici) per l’installazione di connettori e per la tranciatura di cavi. I prodotti sviluppati per la connessione alla rotaia e per altre applicazioni ferroviarie sono stati adottati dalle principali società del settore in tutto il mondo. Cembre ha saputo conquistare questi primati grazie alla ricerca continua di prodotti innovativi e di elevato standard qualitativo, alla vasta gamma di prodotti, ad una rete distributiva capillare ed estesa sia in Italia sia all’estero.

Fondato a Brescia nel 1969, il Gruppo Cembre è oggi una realtà internazionale. Alla capogruppo con sede a Brescia si affiancano infatti sei società controllate: cinque commerciali (2 in Germania, 1 in Francia, Spagna e Stati Uniti) e una produttiva e commerciale (Cembre Ltd, con sede a Birmingham), per un totale di 747 dipendenti (dato aggiornato al 30 settembre 2018). Il Sistema di Gestione per la Qualità Cembre è certificato dal 1990 dal Lloyd’s Register Quality Assurance per la progettazione, produzione e commercializzazione di accessori per cavi, connettori elettrici e relativi utensili.

Cembre è quotata alla Borsa Italiana dal 15 dicembre 1997 e dal 24 settembre 2001 al segmento Star.

 

A2A, utile a 335 milioni di euro, più 48% rispetto al 2017

in A2A/Economia/Partecipate e controllate by

Si è riunito ieri il Consiglio di Amministrazione di A2A S.p.A. che,  sotto la Presidenza del Prof. Giovanni Valotti, ha esaminato e approvato l’Informativa trimestrale al 30 settembre 2018. Lo scenario dei primi nove mesi del 2018 è stato caratterizzato, in particolare nell’ultimo trimestre del periodo, da elevate quotazioni del gas e dell’energia elettrica: il prezzo medio del gas al PSV è stato pari a 23,6 €/MWh, in aumento del 25,6% rispetto al medesimo periodo del 2017 e il PUN Base Load è salito del 14,7% attestandosi a 58,9 €/MWh. Le quotazioni della CO2 sono quasi triplicate rispetto al 2017 passando da 5,3€/Tonn a 14,4€/Tonn. A partire dal primo luglio 2018 A2A consolida integralmente il gruppo ACSM-AGAM, frutto dell’aggregazione delle utilities di Como, Monza, Lecco, Sondrio e Varese (Multiutility del Nord), proseguendo in tal modo il percorso di partnership industriale e societaria delle public utilities della Lombardia.

RISULTATI CONSOLIDATI AL 30 SETTEMBRE 2018

Nel periodo in esame, i Ricavi del Gruppo A2A, sono risultati pari a 4.518 milioni di euro, in aumento  di 371 milioni di euro rispetto all’anno precedente (+9%). L’aumento dei ricavi è prevalentemente riconducibile ai ricavi di vendita di energia elettrica a seguito dei maggiori volumi venduti sui mercati all’ingrosso e all’incremento dei prezzi di energia elettrica, alle maggiori vendite su mercato libero elettricità, in particolare grandi clienti, nonché ai maggiori ricavi relativi ai certificati verdi. Il consolidamento del nuovo gruppo ACSM-AGAM ha contribuito per 67 milioni di euro sui ricavi del Gruppo del terzo trimestre dell’anno.

Il Margine operativo lordo si è attestato a 875 milioni di euro, in linea con il 30 settembre dell’anno precedente (876 milioni di euro). Il contributo derivante dal consolidamento del gruppo ACSM-AGAM a partire dal primo luglio 2018 è stato pari a 18 milioni di euro. Al netto delle partite non ricorrenti (33 milioni di euro nei primi nove mesi del 2018; 54 milioni di euro nello stesso periodo del 2017) e del contributo fornito dall’ampliamento del perimetro, il Margine operativo lordo è cresciuto di 6 milioni di euro (+1%).

Il Risultato Operativo Netto, pari a 544 milioni di euro, risulta essere in flessione di 15 milioni di euro rispetto al valore del 2017 (559 milioni di euro), corrispondente – in presenza di un margine operativo lordo sostanzialmente allineato al 2017 – all’incremento degli ammortamenti derivanti dalle variazioni di perimetro intervenute nei due periodi di confronto e dalla realizzazione di nuovi investimenti. Tale andamento è stato in parte compensato dai minori accantonamenti netti del periodo derivanti dal rilascio di fondi rischi e crediti eccedenti.

L’Utile Netto di pertinenza del Gruppo nei primi nove mesi del 2018 ha raggiunto 335 milioni di euro (226 milioni di euro al 30 settembre 2017) in significativo incremento di 109 milioni di euro (+48%). Nel 2017 l’Utile Netto di pertinenza del Gruppo è stato influenzato dagli effetti conseguenti l’esercizio, in data primo luglio 2017, della PUT Option sull’intera quota del capitale sociale detenuta da A2A S.p.A. nella società montenegrina EPCG: l’esercizio di tale PUT Option ha comportato l’iscrizione di 93 milioni di euro di componenti negative di reddito sull’utile netto dei primi nove mesi del 2017.

Nel corso del 2018, invece:
– l’accordo per l’esercizio della PUT è stato rinegoziato determinando, a conto economico, un impatto positivo pari a circa 20 milioni di euro (4 milioni di euro di effetto attuariale relativo all’esercizio della sopramenzionata PUT e 16 milioni di euro relativi all’incasso di dividendi dalla società partecipata EPCG);
– è stata ceduta la partecipazione nella miniera di carbone Rudnik Uglija ad Pljevjia, generando una plusvalenza pari a 6 milioni di euro.
Escludendo i sopramenzionati effetti, l’Utile Netto “Ordinario” di pertinenza del Gruppo nel periodo risulta pari a 309 milioni di euro (318 milioni di euro al 30 settembre 2017) di cui +2 milioni di euro derivanti da ACSM – AGAM.

La Posizione Finanziaria Netta al 30 Settembre 2018 è pari a 2.877 milioni di euro (3.226 milioni di euro al 31 Dicembre 2017). Nel corso del periodo la generazione di cassa netta è stata pari a 304 milioni di euro a cui si aggiungono +75 milioni di euro per variazioni di perimetro e 30 milioni di euro di Posizione Finanziaria Netta negativa derivante dal primo consolidamento di ACSM – AGAM.

Negozi con più di 50 anni di vita: a Brescia sono 122

in Commercio/Economia by
Negozi storici, foto generica

Le imprese ultracinquantenni del commercio sono 1.427 in Lombardia. Secondo una elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sui dati del registro delle imprese al terzo trimestre 2018, sono in media l’1,6% del totale italiano, il dato cresce al 2,3% lombardo e la loro diffusione è  del 2,4% a Milano e Monza con 617 botteghe antiche su quasi 26 mila negozi. La più storica nel commercio lombardo è Varese col 4% di attività del settore con oltre 50 anni, 196 su quasi cinquemila. Poi c’è Cremona col 2,9%, 64 su 2.227, Como con 2,8%, 91 su oltre 3 mila, Lecco col 2,6%, 47 su 1783, Lodi col 2,4% pari a 30 negozi storici su 1.245. Per numero di attività storiche nel commercio al dettaglio in regione, dopo Milano e Monza con 617, ci sono Varese con 196, Brescia con 122, Bergamo con 118.  Toccano le 1.783, inclusa la ristorazione.

Imprese storiche in tutti i settori, 18 mila in Lombardia. Sono 18 mila in Lombardia, il 2,2% di tutte le imprese, rispetto al 1,2% in Italia. Sono concentrate a Milano e Monza con circa 10 mila, Varese con quasi 2 mila, Bergamo, Brescia e Como con circa mille.

Commercio: imprese di donne in un caso su cinque. Si tratta di imprese storiche femminili nel commercio nel 21% dei casi in regione. Sale la quota a Cremona con 36% e a Mantova col 32%. Molte donne anche a Brescia, il 26%. Ci sono anche 8 imprese storiche con a capo stranieri e 4 guidate da giovani.

I settori. Prevalgono minimercati (179 imprese storiche, di cui 73 a Milano e Monza, 40 a Varese), poi ferramenta (87, di cui 38 a  Milano e Monza, 13 a  Brescia), gioiellerie (73, di cui 43 a  Milano e Monza, 11 a  Varese), vendita di arredo e mobili (68, di cui 24 a  Milano e 10 a Pavia). Tra i primi settori anche alimentari, mercerie, macellai, boutique, calzature, intimo. Sono 356 le imprese storiche nella ristorazione.

A Milano città sono 467 le imprese storiche nel commercio e nella ristorazione, il 2% delle imprese dei settori nel comune. I 383 negozi sono il 3,2% dei 12 mila negozi cittadini.

Premio Enterprise 4.0 di Innovation Club: ecco i premiati

in Economia/Formazione by
Facoltà di Economia

Innovation club ha deciso di assegnare il premio ENTERPRISE 4.0 a due laureati con tesi magistrale della facoltà di Economia e Commercio dellUniversità degli Studi di Brescia. Le due tesi hanno avuto come relatore il Prof. Luca Bertazzi e come correlative la Prof.ssa Claudia Archetti.

Lo scenario dell’Impresa 4.0:

Internet of Things, BlockChain, Big Data e Robotica e Intelligenza Artificiale stanno cambiando i paradigmi ed i modelli che governano l’Impresa. 

Grazie all’interconnessione e alla collaborazione tra sistemi, il panorama del mercato globale sta cambiando portando alla customizzazione di massa, diventando di interesse per l’intero settore manifatturiero.

La quarta rivoluzione industriale si centra sull’adozione di alcune tecnologie definite abilitanti; alcune di queste sono “vecchie” conoscenze, concetti già presenti ma che non hanno mai sfondato il muro della divisione tra ricerca applicata e sistemi di produzione veri e propri. Ma si stanno affermando anche nuove tecnologie destinate a rivoluzionare

interi settori.  Le 9 tecnologie abilitanti che vengono definite sono:

> Advanced manufacturing solution: sistemi avanzati di produzione, ovvero sistemi interconnessi e modulari che permettono flessibilità e performance. In queste tecnologie rientrano i sistemi di movimentazione dei materiali automatici e la robotica avanzata, che oggi entra sul mercato con i robot collaborativi o cobot;

> Additive manufacturing: sistemi di produzione additiva che aumentano l’efficienza dell’uso dei materiali;

> Augmented reality: sistemi di visione con realtà aumentata per guidare meglio gli operatori nello svolgimento delle attività quotidiane;

> Simulation: simulazione tra macchine interconnesse per ottimizzare i processi;

> Horizontal e vertical integration: integrazione e scambio di informazioni in orizzontale e in verticale, tra tutti gli attori del processo produttivo;

Industrial internet: comunicazione tra elementi della produzione, non solo all’interno dell’azienda, ma anche all’esterno grazie all’utilizzo di internet;

> Cloud: implementazione di tutte le tecnologie cloud come lo storage online delle informazioni, l’uso del cloud computing, e di servizi esterni di analisi dati, ecc. Nel Cloud sono contemplate anche le tecniche di gestione di grandissime quantità di dati attraverso sistemi aperti;

> Cyber-security: l’aumento delle interconnessioni interne ed esterne aprono la porta a tutta la tematica della sicurezza delle informazioni e dei sistemi che non devono essere alterati dall’esterno;

>  Big Data Analytics: tecniche di gestione di grandissime quantità di dati attraverso sistemi aperti che permettono previsioni o predizioni.

La tesi di Davide Bignotti

La tesi di Davide Bigotti si intitola “Ottimizzazione di un flexible Job Shop”. 

Lasciamo la parola alle sue conclusioni: “La tesi mostra come un investimento in tecnologia 4.0 possa aiutare il management nelle fasi di gestione delle scelte aziendali e allo stesso modo contribuire a ridurre i costi aziendali, espressi nella misura di ritardi di produzione e di spreco di materiale, dal momento che è solo tramite la costante innovazione e la continua ricerca di soluzioni più efficaci ed efficienti che l’Occidente può recuperare il terreno perso nei confronti dei paesi emergenti, dal momento che una guerra di prezzo non è sostenibile per i paesi occidentali. È sicuramente la migliore produttività in termini di qualità e di tempi di risposta, sia interna che esterna, a fornire il volano necessario alla ripresa del settore industriale.”

La tesi di Ylenia Pedrali 

La tesi di Ylenia Pedrali si intitola “Modelli di ottimizzazione per il material requirements planning ed impatto delle tecnologie 4.0 sul settore manifatturiero”.  Ne citiamo le conclusioni “Appare del tutto evidente che sono in atto profondi cambiamenti del contesto competitivo all’interno del quale le imprese si trovano ad operare. Questi cambiamenti, che si susseguono a velocità notevolmente superiore rispetto a quanto già accaduto in passato, devono essere intercettati ed interpretati correttamente per poter diventare nuovi pilastri fondanti delle strategie aziendali. Oggi come in futuro, non sarà tanto importante essere grandi, quanto essere flessibili e veloci nella risposta ai cambiamenti. In un contesto in cui le aziende devono rispondere ad una domanda sempre più frammentata, con volumi tendenzialmente più bassi, a fronte di esigenze di personalizzazione sempre più stringenti, le Tecnologie 4.0 rappresentano la soluzione per eccellenza per far fronte al paradigma della mass customization, ovvero la capacità di realizzare lotti piccoli, anche unitari, pur mantenendosi competitive. Le nuove tecnologie sono in grado di trasformare i prodotti, le modalità operative con cui sono realizzati (processi), far nascere nuovi modelli di business, supportare i manager durante il processo decisionale grazie ai sensori, rilevatori, alla possibilità di accedere alle informazioni in tempo reale.”

Impresa 4.0 non solo processi produttivi ma anche l’evoluzione verso i servizi

Il modello Impresa 4.0 non è focalizzato solo sul recupero dell’efficienza in processi produttivi ma realizza il più importante impatto nell’evoluzione dalla fornitura di prodotti a servizi estesi. L’impatto del digitale non tocca solo sta cambiando il comportamento dei clienti, spostando sempre più i modelli di consumo da una logica di prodotto (singolo acquisto) ad una di servizio (sottoscrizione). Il valore si sposta dal prodotto al servizio. Lo dimostrano ecosistemi innovativi come iTunes di Apple, Kindle di Amazon. Spostarsi verso un business dei servizi dovrebbe ormai rappresentare una priorità per ogni azienda, di qualsiasi dimensione, qualunque sia il core business di cui si occupa: l’evoluzione dell’offerta appare infatti ormai chiaramente orientata in questa direzione. Un simile adeguamento  ha un forte impatto su tutti i processi aziendali. Abbracciare un business di servizi significa riorientare la vendita, la produzione, la ricerca, ogni reparto aziendale: cambia il posizionamento sul mercato, cambia il marketing e il modo in cui l’azienda si propone, cambiano anche produzione, progettazione e prototipazione.

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