Inps: quasi 49mila le domande di Cassa integrazione in deroga arrivate all’Istituto dalla Regione Lombardia
Sono 48.894 le domande Cassa integrazione in deroga presentate dalla Regione Lombardia fino al 4 maggio, contenute in 127 decreti.
I decreti, contenenti le domande, sono pervenuti all’Inps fra il 15 aprile e il 3 maggio: il 15 aprile è arrivato il primo decreto della Regione, contenente 51 domande; dal 21 al 29 aprile sono giunti ulteriori 53 decreti, per 15.329 domande; tra il 30 aprile ed il 3 maggio sono stati presentati all’Istituto altri 74 decreti, con 33.565 domande.
Fase 2, Massetti (Confartigianato): non abbassiamo la guardia e ognuno faccia la propria parte
Le aziende bresciane hanno riaperto. Non proprio tutte. E alcune la saracinesca non la alzeranno più. Con le dovute precauzioni, artigiani e piccoli imprenditori che hanno premuto per la riapertura delle loro attività con la voglia di fare e di ripresa, hanno riaperto verso una fase che sarà comunque lunga e difficile. Nasce da qui “Dall’emergenza alla ripartenza”, il manifesto di Confartigianato Lombardia messo sul tavolo della politica. «Abbiamo lavorato per la sicurezza. Siamo sensibili all’ammodernamento delle modalità di fare impresa e abbiamo incentivato la riorganizzazione aziendale per tornare a lavorare e farlo in totale sicurezza per noi, i nostri collaboratori, dipendenti e fornitori, ma riprendere non basterà. La fase 2 ha bisogno di misure di sostegno per consentire alle imprese di riprendere le attività e guardare con fiducia al futuro. Ecco perché come Confartigianato abbiamo stilato richieste concrete, raccolte utilizzando la survey del nostro Osservatorio proposta a migliaia di nostri associati. Una serie di sollecitazioni che auspichiamo vengano accolte. A partire dallo stop ai tributi con l’azzeramento dell’Irap per tutto il 2020 e l’esenzione degli studi di settore per il 2020 e il 2021, l’estensione a tutte le imprese del credito d’imposta per la quota d’affitto e l’abbattimento dei tributi locali. Per il lavoro: fondamentale il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali e degli incentivi per l’assunzione dei giovani. E poi la ripresa dei cantieri pubblici: servono procedure snelle e chiadiamo l’affidamento diretto alle imprese a chilometro zero» così il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti che prosegue: «il problema è che con la ripartenza nulla sarà più come prima e per recuperare il tempo perso ci vorranno anni. Chiediamo al Governo un intervento coraggioso in ambito fiscale che privilegi lavoro e impresa. Gli aiuti per dare liquidità – che poi sono soldi in prestito che comunque bisogna restituire – prestiti per coprire debito, possono non esser sufficienti, se non accompagnati da un globale ammodernamento fiscale e da un poderoso abbattimento della burocrazia. Chiediamo la compensazione diretta e universale tra debiti e crediti delle Pmi verso la pubblica amministrazione. Contributi per la ripartenza: a fondo perduto un’indennità per la perdita di fatturato, l’innalzamento del limite per la richiesta di liquidità con garanzia al 100% da 25 a 60mila euro e riconoscimenti per le imprese che hanno riconvertito la produzione a sostegno dell’economia di emergenza. Non c’è tempo da perdere: le nostre aziende si ritrovano in una situazione da dentro o fuori. Reagire e ricominciare, oppure chiudere per sempre. Facciamo i conti con una situazione congiunturale mai vista, ma che risente da tempo di un quadro negativo generale e la pandemia potrebbe davvero essere la mazzata finale per molti. Ci vuole responsabilità e attenzione. E serve che ognuno faccia la propria parte» conclude Massetti.
La bresciana Neos chiude l’anno con 924mila euro di utile (+119% sul 2018)
Si è regolarmente svolta ieri, in prima convocazione presso la sede legale della Società, l’Assemblea ordinaria degli azionisti di Neosperience SpA, con le modalità previste a seguito dell’emergenza “COVID 19”, e in ossequio ai provvedimenti adottati dal Governo e dalle Regioni, così come previsto nell’avviso di convocazione.
All’Assemblea hanno partecipato Soci per una quota complessiva pari al 53,707% del capitale della Società. L’Assemblea ha approvato il bilancio della Società relativo all’esercizio chiuso al 31 dicembre 2019, così come deliberato dal Consiglio di Amministrazione del 30 marzo 2020 e già reso noto al mercato ai sensi di legge. Nel corso dell’Assemblea sono stati illustrati i principali dati relativi al bilancio consolidato chiuso al 31 dicembre 2019.
L’Assemblea ha altresì approvato la proposta di destinare l’utile di esercizio di Neosperience SpA pari ad Euro 772.669: a) per Euro 38.633 a riserva legale; b) per Euro 734.036 alla riserva straordinaria.
Il Bilancio della Società e il Bilancio consolidato dell’esercizio chiuso al 31 dicembre 2019, unitamente alle Relazioni della Società di Revisione e del Collegio Sindacale, sono a disposizione del pubblico presso la sede sociale e sul sito internet www.neosperience.com, nella sezione Investor Relations/Documenti Finanziari/Assemblee.
Il verbale dell’Assemblea sarà messo a disposizione del pubblico nei termini di legge.
Principali risultati al 31 dicembre 2019
L’Assemblea degli azionisti ha esaminato e approvato il bilancio d’esercizio al 31 dicembre 2019. E’ stato inoltre presentato il bilancio consolidato relativo all’esercizio chiuso al 31 dicembre 2019.
Sintesi risultati consolidati del Gruppo Neosperience
Al 31 dicembre 2019 Neosperience ha realizzato un valore della produzione consolidato pari a Euro 17,5 milioni (+48,7% rispetto agli 11,8 milioni di Euro al 31 dicembre 2018).
Nel corso del 2019 Neosperience ha registrato ricavi consolidati pari a Euro 13,9 milioni (+63,0% rispetto agli 8,6 milioni di Euro al 31 dicembre 2018), grazie a un buon incremento dei ricavi scalabili (licenze della piattaforma Neosperience Cloud e Solutions).
L’EBITDA consolidato 2019 si è attestato a Euro 3,6 milioni, con una crescita del 6% rispetto ai 3,4 milioni di Euro al 31 dicembre 2018, e un’incidenza del 25,6% sul fatturato, in crescita rispetto al risultato registrato nell’esercizio 2018; la ragione di questa crescita più contenuta rispetto alla crescita del fatturato è da imputarsi in massima parte alla scelta di spesare interamente nell’esercizio 2019 i rilevanti investimenti sostenuti per la quotazione in Borsa, al netto del relativo credito di imposta, anziché capitalizzarli e distribuirne l’effetto sui prossimi 5 anni.
L’EBIT si è attestato a Euro 1,1 milioni (+111% rispetto al 31 dicembre 2018) con un’incidenza del 8,0% sui ricavi per effetto dei rilevanti ammortamenti relativi agli investimenti sostenuti per la realizzazione della piattaforma Neosperience Cloud e delle Solutions per complessivi Euro 1,98 milioni (nel 2018 gli ammortamenti delle immobilizzazioni immateriali erano stati pari a Euro 2,76 milioni).
L’utile netto di esercizio di competenza del gruppo nel 2019 è stato pari a 924 migliaia di Euro (+119% rispetto all’esercizio 2018).
Il patrimonio netto di gruppo al 31 dicembre 2019 è cresciuto a Euro 14,2 milioni, rispetto ai 4,4 milioni del 31 dicembre 2018.
La posizione finanziaria netta adjusted passa da Euro 4,1 milioni (debito) a dicembre 2018 a Euro 1,7 milioni (cassa) a giugno 2019 e a Euro 0,5 milioni (cassa) a dicembre 2019, per effetto delle operazioni sul capitale e delle acquisizioni completate nel corso dell’esercizio.
A conclusione del dibattito è stata confermata la volontà della società di accelerare la crescita anche effettuando nuove acquisizioni, è stato apprezzato il contributo positivo dell’iniziativa e della community defeatcovid19.org, promossa da Neosperience, e sono stati commentati gli interventi adottati a tutela della salute di dipendenti e collaboratori.
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La bicicletta elettrica come mezzo di trasporto dopo il Coronavirus?
Il Coronavirus ha portato dei veri e propri scompensi a livello mondiale. Tuttavia, dal punto di vista ambientale, l’obbligo di restare a casa ha generato dei cambiamenti positivi. Infatti, si è registrata una notevole riduzione dell’inquinamento.
Come spiegato sul sito migliorebicialettrica.it, dove gli esperti hanno potuto elaborare tutti i vantaggi della bicicletta elettrica in vista di una rivoluzione a causa del coronavirus.
Tale aspetto non è di certo passato inosservato. Di conseguenza, in molte persone è nata la voglia di contribuire nel rendere il pianeta un po’ più “green”, ad esempio optando per dei mezzi di trasporto ecosostenibili.
Tra i più gettonati, troviamo la bicicletta elettrica, la quale presenta una serie di peculiarità. Scopriamole insieme!
Bici elettrica: vantaggi
Innanzitutto, la bici elettrica è semplice da guidare e consente di percorrere diversi km in tempi decisamente più rapidi rispetto alle comuni biciclette.
A livello di utilizzo invece, si rivela un mezzo abbastanza versatile a seconda del contesto di riferimento.
Pertanto, la bicicletta elettrica è perfetta sia per un semplice giro in città ma anche per praticare sport nella natura. Tra l’altro, in termini di caratteristiche, è possibile scegliere tra una vasta gamma di modelli e prezzi.
Ciò significa che si parte da una base di 200-300 euro fino ad arrivare a quasi 2000 euro. Ovviamente, il costo varia in base alle funzionalità, ad esempio:
- La tipologia di ruote
- Gli accessori inclusi
- La potenza del motore
- L’autonomia della batteria
E tanto altro ancora…
Infine, la bici elettrica è leggera e poco ingombrante. Il che le rende molto più pratiche dei motorini.
Bici elettrica: il mezzo del futuro?
A questo punto ci si chiede: la bicicletta elettrica potrebbe diventare il mezzo del futuro, a seguito del Coronavirus? Come vi abbiamo già detto in precedenza, la pandemia ha certamente apportato delle modifiche nella vita di ognuno di noi.
Per sconfiggerla, bisogna mantenere la distanza sociale. Di conseguenza, sempre più persone decideranno di evitare i mezzi pubblici (bus, treni e così via), prediligendo alternative più individuali.
La bicicletta elettrica rientra pienamente in questi requisiti. Proprio per tale motivo, è probabile che nei prossimi mesi si registri un boom di vendite. Così facendo, si avrà l’occasione di recarsi al lavoro, a scuola o all’università in maniera sicura.
Pertanto, la possibilità che si possa entrare a contatto con gente infetta da Covid-19 si riduce notevolmente. Senza contare il fatto che optando per la bici elettrica, si riuscirà a contrastare l’inquinamento atmosferico.
In una situazione come questa, dove l’ecosistema viene messo sempre di più a dura prova, è fondamentale dare un proprio contributo. Possiamo cominciare proprio dai mezzi di trasporto, decidendo di acquistare una bicicletta elettrica.
Le tecnologie che cambiano il modo di lavorare nel mondo “post Covid 19” | INNOVATION CLUB
Il mondo dopo l’emergenza sanitaria del Covid 19 avrà regole diverse e le aziende potranno utilizzare numerose tecnologie per mettere al sicuro il luogo di lavoro, per creare un rapporto sempre più forte con i propri collaboratori e per realizzare dinamiche di vendita digitali.
L’intelligenza artificiale per garantire la distanza di sicurezza
L’idea alla base è molto semplice: posizionando alcune telecamere nei luoghi più “critici” dell’azienda e analizzando il comportamento e il movimento di dipendenti al suo interno tramite un algoritmo di machine learning si è in grado di identificare la distanza che intercorre fra le persone nello spazio, e a inviare un alert al responsabile se questo venisse meno. inoltre se l’azienda si dota di una termocamera è possibile contemporaneamente identificare l’insorgenza di sintomi febbrili in modo da avvertire il lavoratore. Un aiuto prezioso per garantire il rispetto delle norme e la sicurezza di tutti.
L’Internet of things per santificare gli uffici e gli impianti produttivi
La sanificazione è un intervento mirato ad eliminare alla base qualsiasi agente contaminante che con le comuni pulizie non si riesce a rimuovere. La sanificazione si attua – avvalendosi di prodotti chimici detergenti (detersione) ma anche utilizzano uno strumento professionale per la produzione di ozono – per riportare il carico microbico entro standard di igiene accettabili ed ottimali. La sanificazione deve comunque essere preceduta dalla pulizia.
Attraverso sensori Internet of things si è in grado di rivelare lo stato di avanzamento del processo di sanificazione controllando che abbia ottenuto i risultati nell’ambiente e verificando che sostanze chimiche o ozono, potenzialmente dannose per la salute non siano più presenti.
La “Voice of Employee” per coinvolgere i dipendenti anche in smart working
Il lavoro a distanza e smart può introdurre dei rischi quali: una ridotta capacità di trasferimento delle informazioni tra la forza lavoro, l’isolamento sociale del lavoratore e la difficoltà di separazione tra vita personale ed attività lavorativa.
Per questo l’azienda deve diventare un punto di riferimento solido attraverso l’ascolto della voce dei propri dipendenti. Il coinvolgimento dei dipendenti è un fattore propulsivo certo per aumentare il fatturato, la produttività e la soddisfazione del cliente. Molte ricerche sottolineano che solo 1 dipendente su 4 è realmente coinvolto nel proprio lavoro e processi di Smart Working possono avere anche un effetto negativo. Le organizzazioni dovranno affrontare con i loro dipendenti argomenti diversi, in tanti modi diversi. Ecco perché è necessario realizzare dinamiche di tracciatura delle informazioni articolate ed allo stesso modo ficcanti: risposte obbligate, domande random, percorsi multipli gestendo tutto questo in modo personalizzato o anonimo. Gestire queste dinamiche anche a livello di divisioni, aree e team permette ai responsabili di approfondire i dati creando elementi di confronto identificando con semplicità elevato o scarso coinvolgimento e di scoprirne anche la causa.
Promuovere i migliori comportamenti per una mobilità sicura ed ecologica
Per affrontare al meglio la crisi sanitaria sarà richiesta una gestione della mobilità urbana che potrà evitare il ritorno di politiche che limitano o vietano l’uscita di casa. Quello che è necessario è pensare a soluzioni che permettano lo spostamento garantendo la distanza sociale minimo come il movimento a piedi, in bicicletta o in monopattino delle persone, l’unico modo per evitare il pericolo di un utilizzo esagerato delle auto.
La tecnologia può tracciare l’avvenuto percorso casa lavoro attraverso monopattino o bici e può essere implementata una strategia premiale individuando gli elementi di maggior soddisfazione. La “teoria dei nudge” può essere applicata attraverso la tecnologia sostiene che sostegni positivi e suggerimenti o aiuti indiretti possono influenzare i motivi e gli incentivi che fanno parte del processo di decisione di gruppi e individui, almeno con la stessa efficacia di istruzioni dirette, legislazione o adempimento forzato.
Trovare nuovi clienti attraverso il canale digitale
La difficoltà nel trovare nuovi prospect, per le aziende di oggi, è assodata. Avere clienti fidelizzati, che acquistano in modo continuativo dalla medesima azienda, è una rarità e il costo per acquisire un nuovo cliente aumenta sempre più.
Ogni processo di vendita, oggi, ha bisogno di acquisire delle metodologie funzionali ad allargare la propria rete dei contatti.
Oggi non si può prescindere, ormai, dall’uso dei social, che permettono di riconoscere e ingaggiare i potenziali clienti. Allo stesso tempo il web, spesso erroneamente ignorato dalle aziende nella vendita tra professionisti, ha in realtà un enorme potenziale.
In particolare, le attività da portare avanti sono:
> L’utilizzo dei principali social, facendo uso della ricerca per interessi (temi, hashtag, etc.), grazie alla quale si possono facilmente individuare i professionisti del settore più in linea con le attività aziendali. Il social network più indicato è LinkedIn, ancora poco utilizzato per le sponsorizzazioni, ma che offre una popolazione di utenti pienamente in linea con il target B2B;
> La definizione di campagne online altamente targettizzate per migliorare la brand awareness e le conversioni, contenendo i costi; il fattore chiave è individuare il segmento pubblico più adatto;
> Attuare strategie di Inbound Marketing: creare contenuti di valore, per esempio video di intrattenimento e iniziative, senza esplicita intenzione di vendita. In questo modo è possibile generare traffico organico di qualità e dare visibilità al proprio sito.
Mostrare i propri prodotti attraverso AR e VR
Se le fiere non si possono essere realizzate con facilità come poter far toccare con mano i propri prodotti ai clienti potenziali.
La realtà aumentata (AR) e la realtà virtuale (VR) sono due tecnologie emergenti. Si calcolava già che in Italia il valore di questo mercato avrebbe superato nel 2020 20 Milioni di Euro. La Virtual Reality, o realtà virtuale, si sostituisce all’ambiente in cui ci troviamo per catapultarci in un altro. La VR si può avvalere di occhiali, cuffie e stick per creare una nuova realtà, ed ogni interazione avviene in questo mondo digitale.
L’Augmented Reality, o realtà aumentata, arricchisce la realtà portando elementi digitali nel mondo fisico. L’AR non necessita di strumenti speciali ma è oggi disponibile su ogni dispositivo dotato di webcam.
Il Digital Commerce per implementare nuovi modelli di business
Attraverso un sistema di commercio elettronico, un’azienda può portare la sua vetrina su ogni canale digitale, dando così ai clienti gli strumenti per cercare efficacemente ciò di cui hanno bisogno. Il sistema permette all’azienda di mettere in campo dinamiche di promozione per farsi trovare velocemente online dai propri clienti. Inoltre sono implementati all’interno della soluzione strumenti per l’analisi delle conversazioni e la loro profilazione.
L’azienda può anche implementare un modello di business a sottoscrizione. Si viene così a creare una relazione continuativa con i clienti, aumentando il valore e la qualità del servizio. I vantaggi per l’azienda si realizzano sia in termini di maggiori ricavi e maggior efficienza, sia in termini di una migliore pianificazione e semplificazione dei processi operativi grazie una domanda più stabile.
La Cassa integrazione costa ai lavoratori bresciani 500 euro al mese
Circa 472 euro (36%) è la perdita media mensile in busta paga dei lavoratori italiani che beneficeranno di cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, per l’emergenza Coronavirus. Una perdita che tende a salire più è alta la retribuzione del lavoratore interessato dal trattamento. Si va, dunque, da una decurtazione media del 25% per le professioni non qualificate ad una del 45% per professioni scientifiche e di elevata specializzazione. I calcoli sono stati forniti nel nuovo studio “Cassa integrazione: quanto ci rimettono i lavoratori” elaborato dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, a partire dai dati Istat – Indagine sulle Forze Lavoro.
Stando ai dati, il quadro risulta molto differenziato anche da un punto di vista territoriale: con un “taglio” medio della busta paga che va dal 37% al Nord (pari a circa 512 euro) al 36% del Centro (469 euro in meno), per arrivare poi al Sud con una perdita pari al 33% (396 euro). L’analisi conferma dunque la criticità dell’attuale situazione economica, in cui si trovano tanti lavoratori dipendenti che, stando agli ultimi dati Inps diffusi il 27 aprile 2020, sono circa 7,3 milioni.
Brescia, sono 156 le imprese che hanno aderito alla campagna #IoPagoIFornitori
Una risposta importante, per numero di adesioni e rappresentatività. Nel primo mese di lancio, la campagna #iopagoifornitori – promossa dall’Associazione Industriale Bresciana e ideata da Alfredo Rabaiotti, titolare di Becom S.r.l. – ha raccolto l’adesione di 106 aziende associate ad AIB e di 50 non associate, per un totale di 156 realtà. Inoltre, l’iniziativa, lanciata dalla pagina Linkedin di Alfredo Rabaiotti, ha ottenuto numeri importanti anche in rete: il post iniziale è stato condiviso oltre 500 volte e sta raggiungendo le 100.000 letture, mentre ogni nuovo post raggiunge circa 3.000 visualizzazioni in poche ore dalla pubblicazione.
L’obiettivo dell’iniziativa e del Manifesto è quello di sensibilizzare e stimolare le imprese del sistema economico che possiedono “valori” etici e che ritengono dunque di aderire volontariamente all’iniziativa, a rispettare i termini di pagamento pattuiti con i fornitori nonostante tutte le problematicità legate all’emergenza del Coronavirus e, in caso di effettiva difficoltà di liquidità, ad adottare soluzioni e comportamenti etici, trasparenti ed efficienti.
Il Manifesto intende inoltre richiamare la Pubblica Amministrazione alle proprie responsabilità, sollecitandola a maggior ragione in questa fase di straordinaria criticità, ad onorare i pagamenti verso tutti i propri fornitori.
Il progetto vede Brescia come punto di riferimento di un messaggio di valore e responsabilità. Migliaia di aziende hanno già adottato il marchio in tutto il territorio nazionale.
Affinché Manifesto, Marchio e tutta l’iniziativa nel suo complesso siano caratterizzate da efficacia, efficienza e reale qualità, dal 14 aprile il Presidente Giuseppe Pasini ha costituito un Comitato di Gestione del Progetto, presieduto da Paolo Streparava (delegato AIB a Credito, Finanza e Fisco), di cui fanno parte anche: l’ideatore dell’iniziativa, Alfredo Rabaiotti, un rappresentante della Piccola Industria, nella persona di Flavio Gandolfi, un rappresentante del Gruppo Giovani Imprenditori, nella persona di Giorgio Costa e un componente dell’Ordine dei Commercialisti della Provincia di Brescia, nella persona della Dott.ssa Patrizia Apostoli (Consigliere e Tesoriere dello stesso Ordine).
Il Comitato di Gestione è già al lavoro per sviluppare un Codice Etico nel quale le aziende italiane che rispondono ai loro impegni in modo responsabile potranno riconoscersi. Altrettanto importante è la decisione che a questa operazione, una volta definite le linee guida, potranno aderire e collaborare tutte le associazioni di settore che possiedono una struttura per garantire il servizio ai propri associati.
“Un rapporto corretto con i fornitori è determinante nella continuità aziendale, pagare le fatture anche in momenti difficili come questi significa non mettere in difficoltà le proprie controparti e le filiere – commenta Paolo Streparava –. Un impegno che deve essere di tutti, a maggior ragione nell’ottica di quella che sarà l’imminente ripartenza del tessuto economico italiano.”
“Il tavolo operativo formatosi in AIB è importantissimo: ora, infatti, i molti imprenditori che hanno adottato il manifesto desiderano poterlo rendere uno strumento tangibile – aggiunge Alfredo Rabaiotti –. Grazie a questo Comitato, del quale faccio parte, lo sviluppo del Codice Etico sta trasformando questo hashtag in un forte segno distintivo per riconoscere le aziende italiane responsabili”.
Le aziende interessate alla sottoscrizione del manifesto #iopagoifornitori possono presentare la loro richiesta di adesione all’indirizzo mail iopagoifornitori@aib.bs.it. Con tale dichiarazione, a firma del legale rappresentante, le aziende si assumono l’impegno di pagare i propri fornitori nei termini previsti dai contratti commerciali che l’azienda sottoscrittrice ha in essere o, in caso di effettiva e oggettiva impossibilità a rispettare gli accordi presi, a trovare con i propri fornitori soluzioni concordate e trasparenti.
Le richieste di adesione pervenute saranno esaminate e valutate dal Comitato di Gestione del Progetto, che fornirà poi l’autorizzazione all’utilizzo del logo da utilizzarsi sui documenti, sui canali social e sui siti aziendali.
Il marchio segnala al mercato ed all’intera collettività un’impresa che adotta pratiche etiche, virtuose e responsabili in materia di pagamenti.
L’Associazione Industriale Bresciana attuerà tutte le iniziative di comunicazione necessarie e mirate a promuovere il Manifesto.
Confartigianato contro il Governo: inaccettabile riaprire parrucchieri ed estetisti solo a giugno
«Incomprensibile ed inaccettabile». Così il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti definisce la decisione del Governo di rinviare al 1° giugno la riapertura di acconciatori e centri estetici.
«Con senso di responsabilità – sostiene Massetti – abbiamo elaborato e presentato proposte dettagliate su come tornare a svolgere queste attività osservando scrupolosamente le indicazioni delle autorità sanitarie su distanziamento, dispositivi di protezione individuale pulizia, sanificazione. Proposte che penalizzano fortemente le nostre possibilità di ricavo, ma siamo consapevoli della loro necessità, per ora. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta. E ora non accettiamo che le attenzioni del Governo siano rivolte ad altri settori e si limitino ad una incomprensibile dilazione per le nostre attività. Del resto, al 1° giugno cosa potremo fare di più rispetto ad oggi in termini di sicurezza? Si può far stare fermi, con costi continui e ricavi azzerati per gli interi mesi di marzo, aprile, maggio? No, non ci stiamo. Finora siamo stati alle regole, ma la prospettiva di un altro mese e più di fermo obbligato non l’accettiamo».
Migliaia gli addetti che puntavano a riaprire: estetiste e parrucchieri di Brescia, già pronti e organizzati per appuntamenti, distanze e turni. Il comparto benessere riveste anche un’importanza economica non trascurabile. A livello nazionale Confartigianato calcola una perdito economica di 1.078 milioni di euro nei mesi di mazo, aprile e maggio per le imprese di estetica e acconciatura che potrebbero avere pesanti ripercussioni occupazionali. Solo a Brescia stiamo parlando di 3.369 imprese: il 13% del totale lombardo (25.867 imprese artigiane) e che danno lavoro a 6.665 addetti. Imprese che per la stragrande maggioranza sono artigiane (l’87,9).
«Stiamo ricevendo decine di telefonate dei nostri associati. La situazione è difficile, c’è preoccupazione di molti di non riuscire più a riaprire. In queste settimane abbiamo messo a punto un protocollo per ricominciare a lavorare in sicurezza. Esso dovrà essere sottoposto ad una valutazione tecnico scientifica ma intanto abbiamo immaginato come tornareranno al lavoro i nostri operatori del settore benessere. Si andrà dal parrucchiere e dall’estetista solo per appuntamento e limitando al massimo le interazioni tra le persone. Il cliente arriverà con la propria mascherina e gli addetti saranno muniti di mascherina, guanti e visiera in plexiglass. Ci sarà una accurata azione costante di igienizzazione delle postazioni di lavoro dopo ciascun trattamento e degli strumenti utilizzati. Una categoria che scalpita per riaprire, tra mille incognite ed oggi, ancora di più spiazzata e svantata di quel che ne sarà» conclude Massetti.
Un nuovo servizio per le famiglie italiane durante la quarantena
Le necessità delle famiglie cambiano rapidamente. E in molti casi anche le aziende hanno dovuto rimodulare i loro servizi per andare incontro alle esigenze che si sono manifestate in questi mesi. Un caso è quello delle piattaforme che mettono in contatto baby sitter e famiglie. Sebbene non vi siano restrizioni per il lavoro da baby sitter, è evidente come le famiglie abbiano in molti casi ridotto la richiesta di baby sitter. Una prima proposta lanciata fin dall’inizio della quarantena da Sitly, una delle piattaforme che permettono alle famiglie di cercare una baby sitter vicino a casa, è stata quella di convertire il servizio a domicilio in un’assistenza virtuale, in remoto, con le baby sitter collegate coi i bambini dai loro pc per intrattenerli con giochi o aiutandoli nei compiti.
Altra svolta è stato l’inserimento del servizio di aiuto spesa. E’un’iniziativa basata sull’economia collaborativa, pensata per chi non ha possibilità di fare la spesa in maniera indipendente.
Le persone più vulnerabili non possono recarsi ai supermercati o in farmacia. Disporre di un contatto fidato a cui rivolgersi per gli acquisti, con cui organizzare gli orari e la tipologia di pagamento, che abiti nella stessa zona è il concetto da cui è nata l’idea di Sitly di strutturare questo servizio di ‘aiuto spesa’. Sono state così invitate le baby sitter registrate alla piattaforma a darsi disponibili per spesa a domicilio (offrendo loro quindi un’opportunità di lavoro in più). Dall’altra parte le persone interessate all’acquisto di prodotti di prima necessità (supermercati, negozi alimentari, farmacie) possono oggi contattarle tramite il sito direttamente dal pc: una rapida ricerca permette di individuare le persone disposte a fare da aiuto spesa nella zona limitrofa.
Il passo successivo è scrivere a questi candidati e organizzare una video chiamata in modo da conoscersi. Il richiedente può così specificare i dettagli, gli orari di consegna e le condizioni di pagamento.
Confartigianato: in Lombardia si perderanno 6,5 miliardi di euro di export
Nello spazio di otto settimane stiamo assistendo, in Italia e su scala globale, a shocks simultanei che stanno avvelenando il sistema economico. L’estensione del contagio e dei lockdown in numerosi mercati del made in Italy stanno determinando cadute violente della domanda estera. I risultati delle previsioni dell’Osservatorio di Confartigianato sull’export delle pmi del nostro Paese non lascia scampo a diverse interpretazioni. Sarà un anno di forte recessione. La Lombardia su tutte. Da sempre locomotiva del nostro Paese soffrirà più di tutte: previsioni 2020-2021 la mettono in cima alla lista: -6,5 miliardi di euro. Male anche Brescia: stimato un calo dell’export del 4%. Ci vorranno anni per recuperare e tornare ai livelli pre-covid19, ma lo studio di Confartigianato prevede un forte positivo rimbalzo già nel 2021. Intanto, primi dati certi sono quelli che rilevano il calo netto del numero delle imprese artigiane a Brescia al primo trimestre 2020. Il nostro export manifatturiero segna il -4,1%. «Ma qui la realtà è la drammatica serrata di tante, troppe imprese. Soprattutto in edilizia e nel settore dei servizi alla persona. Se nel primo trimestre contiamo che il lockdown ha inciso praticamente solo su una parte di febbraio e tutto marzo, possiamo immaginare solo cosa lascerà sul campo il mese di aprile» commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti.
Confartigianato ha illustrato le proposte per il rilancio del made in Italy nei tavoli settoriali virtuali per la promozione del “Made in Italy” promossi dal Ministero degli affari esteri. Gli interventi a sostegno delle imprese che operano sui mercati esteri sono necessari alla luce della straordinaria intensità della caduta della domanda estera. Nel 3° report Covid-19 “Nell’occhio del ciclone” pubblicato dall’Ufficio Studi di Confartigianato sono proposti alcuni scenari sull’andamento dell’export nei settori di MPI: alimentare, moda, legno, mobili, prodotti in metallo, gioielleria e occhialeria, basati sulle previsioni della domanda estera per area pubblicate dal Wto nei giorni scorsi. Sulla base del modello adottato, in uno scenario base, nel 2020 l’export nei settori di MPI cala del 10%. Nello scenario più severo proposto dal Wto – che auspichiamo sia meno probabile – si registra una caduta del 28,7%. Considerando un più realistico scenario intermedio, nel 2020 il made in Italy nei settori di MPI segnerebbe un calo del 19,3%, una flessione che risulterebbe più ampia del -17,1% registrato nella recessione del 2009; in questa prospettiva si registra un rapido recupero nel 2021, con le esportazioni che rimbalzano del 24,1%.
CONGIUNTURA – Nessuna previsione purtroppo, un dato reale conferma i timori e i primi dati del crollo delle imprese artigiane: dall’inizio dell’anno 1.814 imprese in meno in Lombardia, 241 imprese in meno nella nostra provincia, seconda solo a Milano (-490). Calano anche le iscrizioni: rispetto al 2019 mancano 1.132 nuove aperture, 101 a Brescia in questo primo trimestre 2020, già adombrato dall’emergenza coronavirus. Questo quanto emerge dal rapporto di Confartigianato Lombardia. Sono 1.814 le imprese artigiane in meno nei primi tre mesi del 2020 rispetto un calo di 1.590 dello stesso trimestre del 2019. A Brescia sono iscritte 33.336 aziende artigiane: ne sono nate 691, ne sono morte 932. Le costruzioni rappresentano il primo settore, con 12.650 unità: ne ha perse 322, ma guadagnate 281, per cui il saldo negativo è di 61. Invece i servizi alla persona vedono più marcato il divario tra nuove e cessate: 125 contro 212 (-87). Il manifatturiero a fronte di 171 nuove imprese, 246 hanno cessato l’attività (-75). Con questo trend, contando che si rileva influenzato dall’effetto del virus solo il mese di marzo preso in considerazione dall’analisi, oltre mille imprese potrebbero concretamente chiudere i battenti. «Si lotta per la sopravvivenza – conclude il presidente Massetti. Questo era un anno già iniziato male e adesso abbiamo preso un’ulteriore batosta con peggior saldo da 7 anni a questa parte. Ad aprile avremo fatturato zero, al di là di qualche fattura vecchia, che si potrà riferire a febbraio. Ma il vero problema si vedrà a maggio. È vero che il primo trimestre è tradizionalmente caratterizzato da un bilancio negativo tra iscrizioni e cessazioni per via del concentrarsi di queste ultime alla fine dell’anno precedente, ma il paragone con 2019 mostra come le sofferenze siano pesanti. E appena iniziate. Brescia reagirà, ne sono certo, ma ci vorranno anni per tornare ai livelli pre pandemia, nonostante è auspicabile un rimbalzo positivo già nel prossimo anno».
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