Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

Category archive

Tendenze - page 9

Lombardia, occupati (quasi) ai livelli del 2019

in Economia/Lavoro/Tendenze by
Donne e lavoro, foto generica da Pixabay

Il numero degli occupati in Lombardia nel secondo trimestre di quest’anno tocca il livello di 4 milioni e 439 mila unità, con una crescita di ben 115 mila posizioni su base annua. È questa la principale evidenza del rapporto di Unioncamere Lombardia realizzato sulla base delle stime e dati Istat e Inps relativi al secondo trimestre di quest’anno. Prosegue quindi la fase positiva del mercato del lavoro regionale avviata nel secondo trimestre 2021, sebbene con un lieve rallentamento rispetto all’incremento già registrato nei primi tre mesi dell’anno. Il recupero dei livelli pre-Covid appare quindi quasi completato: mancano solo 30 mila occupati per tornare ai valori del 2019.

ASSESSORE GUIDESI – “I dati positivi – ha spiegato l’assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi – sono segno della stabilità e del potenziale del nostro sistema economico produttivo, messo però a rischio dai costi energetici; continueremo a esprimere il nostro potenziale offrendo opportunità di lavoro solo se l’intervento dell’Europa sul tema energetico ci sarà e sarà immediato ed efficace”.

GIAN DOMENICO AURICCHIO (PRESIDENTE UNIONCAMERE) – “I dati lombardi di questo primo semestre 2022 mostrano un mercato del lavoro ancora in piena salute, anche se ci sono segnali di rallentamento.” – commenta Gian Domenico Auricchio, Presidente di Unioncamere Lombardia – “Il rafforzamento del tempo indeterminato è un fatto molto positivo che segnala il consolidamento della crescita nell’occupazione ampliando gli organici stabili delle imprese. Resta da vedere quale sarà l’impatto dei costi di produzione ed energia sulle prossime rilevazioni trimestrali visto il calo che i dati più recenti sembrano già indicare a livello nazionale”.

LOMBARDIA MEGLIO DELLA MEDIA NAZIONALE – Con questi dati il tasso di occupazione regionale si attesta al 68,3%: un livello nettamente superiore alla media nazionale (60,5%) e in crescita di quasi due punti su base annua. In Lombardia però, a differenza del dato complessivo italiano, non sono ancora del tutto recuperati i valori pre-Covid – a causa del diverso andamento del denominatore del tasso di disoccupazione – la fascia di popolazione in età lavorativa dai 15 ai 64 anni – la cui diminuzione meno marcata che nel resto d’Italia influisce sull’indicatore complessivo.

PIU’ MARCATO L’INCREMENTO DELLA COMPONENTE MASCHILE – Si conferma la fase di maggior incremento della componente maschile della forza lavoro (+3,4% gli occupati su base annua), trainata dall’espansione dei settori dell’industria (+6,5%) e delle costruzioni (+5,6%). Più lenta invece la crescita dell’occupazione femminile (+1,7%), anche per via del primo calo – dopo un anno di segni positivi – registrato dal comparto dei servizi diversi dal commercio (-0,5%). Si allarga quindi il divario di genere nella popolazione lavorativa.

DISOCCUPAZIONE TORNA AI LIVELLI PRE-CRISI – Ancora in diminuzione la disoccupazione, con il tasso che scende al 5% e si riporta in linea con i livelli pre-crisi. La crescita degli occupati spinge al rialzo il tasso di attività (71,9%), che misura la partecipazione della popolazione al mercato del lavoro, in crescita di 1,2 punti su base annua e ormai prossimo anch’esso ai valori del 2019.

Anche se i dati di flusso confermano il proseguimento della fase positiva, si registra un rallentamento rispetto ai primi tre mesi dell’anno. Il saldo positivo tra assunzioni e cessazioni è di +53 mila contratti e su base annua la crescita è pari a +137 mila posizioni lavorative (il valore del primo trimestre era +154 mila). Si rafforza il contributo positivo della componente a tempo indeterminato (+51 mila posizioni) grazie alla crescita delle trasformazioni con la loro stabilizzazione.

SI CONFERMA IL FORTE CALO DELLA CASSA – La cassa integrazione conferma il forte calo su base annua pur restando ancora superiore ai valori pre-Covid: diminuiscono dell’87% le ore autorizzate. Scendono tutte le componenti della CIG tranne quella straordinaria, che torna in crescita del +34,5%.

Neosperience, nella semestrale volano ricavi ed Ebitda

in Bilanci/Economia/Tendenze by

 Il Consiglio di Amministrazione di Neosperience S.p.A. (“Neosperience” o la “Società”), PMI innovativa e player di riferimento nell’intelligenza artificiale quotata su Euronext Growth Milan, ha approvato oggi la relazione finanziaria semestrale consolidata al 30 giugno 2022, redatta secondo i principi contabili nazionali (OIC) e sottoposta a revisione contabile limitata. Dario Melpignano, Presidente di Neosperience, ha commentato: “Il primo semestre 2022 ha visto un’ottima evoluzione delle attività che si è riflessa in una significativa crescita dei risultati finanziari, in forte incremento rispetto al primo semestre 2021. 

I PRINCIPALI INDICATORI FINANZIARI (SEMESTRALE 2022)

· Valore della produzione pari a Euro 13,7 milioni (+32% rispetto al primo semestre 2021) ;

· Ricavi pari a Euro 11,7 milioni (+34% rispetto al primo semestre 2021); 

· EBITDA pari a Euro 4,1 milioni (35,1% dei ricavi, +32% rispetto al primo semestre 2021); 

· EBIT pari a Euro 1,2 milioni (+4% rispetto al primo semestre 2021); 

· Utile Netto pari a Euro 529 migliaia (-18% rispetto al primo semestre 2021);

· Patrimonio netto pari a Euro 25,7 milioni (+10% rispetto al 31 dicembre 2021 e +43% rispetto al primo semestre 2021); 

· Indebitamento finanziario netto pari a Euro 8,8 milioni, rispetto a Euro 7,0 milioni a fine 2021; 

· Ulteriore incremento del cross-selling sulla base clienti; lancio di nuovi progetti di sviluppo basati sull’Intelligenza Artificiale nei settori Fintech, Healthcare, Security & Safety; 

· potenziamento del presidio del mercato delle PMI, atteso in forte crescita nel prossimo triennio grazie anche alle risorse del PNRR. 

Nel 2022 Neosperience ha mantenuto il focus su segmenti di mercato e soluzioni tecnologiche che hanno generato risultati in continua e costante crescita, con un’attenzione ai canoni ricorrenti e a soluzioni proprietarie avanzate basate sull’AI che hanno generato un impatto positivo sulla marginalità.” Queste le direttrici strategiche e le evidenze più significative: 

· sviluppo di soluzioni per migliorare da una parte i processi commerciali delle aziende clienti, potenziandone le capacità di contatto e automazione del ciclo di business per aumentare ricavi e margini di vendita, e dall’altra migliorare i processi operazionali in modo da codificare, raccogliere e rendere applicabile digitalmente la conoscenza e l’esperienza dei professionisti più esperti in azienda; 

· lancio di nuove iniziative nel mondo medicale, farmaceutico e dell’healthcare con Imprese, Ospedali e Istituti di Ricerca e rafforzamento di Neosperience Health S.r.l., attualmente detenuta per il 90% da Neosperience S.p.A., società dedicata a favorire la trasformazione digitale di aziende ospedaliere, poliambulatori, centri diagnostici e case di riposo; 

· accelerazione della strategia di crescita in Europa, facendo leva sulla partnership con la piattaforma CRM globale HubSpot, con l’obiettivo di rafforzare il ruolo di Neosperience come polo di aggregazione delle realtà europee più esperte nell’intelligenza artificiale applicata ad aiutare le aziende clienti a guidare la propria differenziazione strategica partendo dalla customer experience; 

· sviluppo di contatti utili all’espansione internazionale, grazie alla ripresa dei viaggi e al crescente interesse che le Solution di Neosperience stanno ottenendo presso varie controparti estere; 

· consolidamento delle partnership con Google, ma anche con Tencent/WeChat – assistendo le imprese europee nei settori food, vitivinicolo e design/arredamento ad accedere ai mercati del Far East; 

· dal punto di vista tecnologico, sviluppo di nuove soluzioni di analisi e data lake appositamente costruiti per aiutare i clienti a diventare data-driven, semplificare la governance IT e adottare un approccio serverless, con l’obiettivo di supportare i clienti di Neosperience a concentrarsi sui propri clienti finali, mettendoli autenticamente al centro della propria strategia, anche grazie a tecniche di analisi innovative della Voice Of Customer ed estrazione di insight basati sull’elaborazione del linguaggio naturale. 

Lavoro in somministrazione, a Brescia continua la crescita

in Economia/Lavoro/Tendenze by
Professionista al lavoro, foto generica da Pixabay

Nel 2° trimestre 2022 la domanda di lavoratori in somministrazione a Brescia ha registrato una nuova crescita rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+12% tendenziale), che delinea un movimento di consolidamento nei confronti delle evoluzioni rilevate nei periodi immediatamente precedenti.

L’evoluzione positiva nei mesi aprile-giugno 2022 appare coerente con la fase rialzista dell’attività produttiva nel settore industriale e col recupero delle attività terziarie sperimentati in questi mesi, a conferma dell’inversione di tendenza dopo la fase emergenziale che ha caratterizzato tutto il 2020.

A evidenziarlo sono i dati forniti dalle Agenzie per il Lavoro, aderenti all’Osservatorio Confindustria Brescia – Agenzie per il lavoro, curato dal Centro Studi di Confindustria Brescia.

“Come sempre i dati del lavoro in somministrazione anticipano l’andamento generale del mercato del lavoro – commenta Roberto Zini, Vice presidente di Confindustria Brescia con delega a Relazioni Industriali e Welfare –; in particolare, nel territorio bresciano, figure specializzate come operai e conduttori d’impianti continuano a segnare crescite sopra la media, in linea con quanto più volte manifestato dal mondo manifatturiero. Si tratta quindi di un dato positivo, ma da continuare a monitorare con attenzione, alla luce delle incognite geopolitiche ed economiche che stanno caratterizzando il periodo in corso – su tutte il caro energia – e che rischiano di impattare in modo deciso sulle attività delle aziende nei prossimi mesi.”

L’aumento rilevato nel 2° trimestre del 2022 interessa quasi tutte le categorie professionali, ed è trainato, in particolare, dagli addetti al commercio, che evidenziano un +68% rispetto all’analogo periodo del 2021; si tratta di una dinamica che va letta alla luce del recupero del settore del commercio e dell’accoglienza, dopo le limitazioni alla mobilità imposte dalla pandemia.

Gli operai specializzati (+23%) e i conduttori d’impianti (+16%) registrano degli incrementi al di sopra del valore medio. Più contenuta risulta la crescita degli impiegati esecutivi (+3%), mentre il personale non qualificato (-5%) e i tecnici (-26%) si caratterizzano per un ridimensionamento delle richieste.

Con riferimento alle difficoltà di reperimento dei lavoratori in somministrazione, non si segnalano tensioni particolari, a eccezione, in particolare, di alcuni profili appartenenti ai tecnici (tecnici in campo ingegneristico e per i tecnici della produzione), agli operai specializzati (fonditori, saldatori, specializzati meccanica di precisione, montatori, manutentori) e ai conduttori d’impianti (operatori robot industriali e per gli addetti macchine lavorazioni metalliche).

Montirone, Bofrost cresce e cerca 10 persone da assumere

in Alimentare/Economia/Tendenze by

Bofrost, la più importante realtà italiana della vendita a domicilio di specialità alimentari surgelate e fresche, continua a crescere nel territorio di Brescia e inaugura una nuova sede per la filiale di Montirone, più funzionale e spaziosa, pronta a ospitare un maggior numero di persone per supportare i piani di crescita dell’azienda.

«Una crescita che avviene nel segno della sostenibilità – sottolinea l’amministratore di Bofrost Italia Gianluca Tesolin – perché con il cambio di sede abbiamo colto l’occasione per ridurre il nostro impatto ambientale, non solo puntando sul fotovoltaico, già presente nei nostri vecchi spazi sempre a Montirone, ma anche installando un impianto di refrigerazione a CO2 in grado di ridurre i consumi del 30%». Montirone è una delle prime filiali italiane che presentano questa innovazione, già sperimentata per la sede centrale di Bofrost a San Vito al Tagliamento (PN), per cui nel 2019 l’azienda ha vinto il premio “Miglior impianto a CO2 integrato in Europa” di ATMO.

La nuova sede di Bofrost a Montirone si trova in via Benedetto Castelli 4/f/1: qui il 21 settembre è avvenuta l’inaugurazione ufficiale alla presenza delle autorità, dei partner e fornitori, nonché di tutto il personale della filiale: attualmente si tratta di 32 persone (addetti alla vendita, promoter, magazzinieri, personale amminstrativo e direttivo) che lavorano per servire 10mila famiglie del territorio con i prodotti surgelati e freschi consegnati direttamente a casa dei clienti.

«Su Brescia abbiamo avuto una forte espansione nell’ultimo periodo, spinta dal diffondersi della spesa a domicilio. Bofrost arricchisce costantemente la gamma di prodotti e negli ultimi anni, in particolare, oltre ai surgelati per cui siamo storicamente conosciuti abbiamo lanciato con grande successo anche i prodotti freschi – commenta sempre l’amministratore delegato Tesolin –. La clientela locale è in crescita e così il fatturato, che rispetto all’anno commerciale 2019-20 è cresciuto del 30%».

Crescita delle vendite significa anche nuove opportunità di lavoro per la popolazione locale. La filiale Bofrost di Montirone prevede infatti di inserire entro fine anno una decina di nuove persone. Invio candidaturesul sito www.bofrost.it, area “lavora con noi”.

Metalmeccanica, a Brescia un 1° semestre in crescita, ma pesa l’incognita energia

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Manifatturiero/Meccanica/Tendenze by

L’attività produttiva delle imprese metalmeccaniche bresciane archivia il 1° semestre 2022 in crescita, anche se il periodo tra aprile e giugno si caratterizza per un generale rallentamento, in un contesto caratterizzato da costi degli input energetici attestatisi su livelli mai sperimentati. Nel dettaglio, l’attività ha segnato, nel 2° trimestre, un +3,1% per il comparto meccanico rispetto al periodo precedente (congiunturale) e un -2,2% per quello metallurgico. La dinamica nei confronti del 2° trimestre del 2021 (tendenziale) mostra, rispettivamente, un +8,6% e un -1,8%.

A evidenziarlo è la più recente edizione dell’indagine trimestrale condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia su un panel di aziende associate.

“Nonostante i dati comunque positivi segnati nei primi due trimestri dell’anno, il comparto meccanico si trova oggi di fronte ad alcune importanti incognite – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del settore Meccanica e Meccatronica di Confindustria Brescia –: mi riferisco, in particolare, al caro energia, che rischia di diventare cronico e di vanificare i risultati ottenuti sin qui, e alle incertezze legate al futuro dell’automotive, che rischiano di impattare in modo drammatico sulla nostra filiera. Il nostro settore però è pronto ad affrontare le sfide che ci aspettano, come testimonia anche la volontà di cambiare la denominazione in Meccanica e Meccatronica, a sottolineare l’attenzione per l’evoluzione conosciuta dal comparto negli ultimi anni.”

“L’aumento dei prezzi del 2021, spinto da quello delle materie prime, del 2021 ha lasciato il passo a un rincaro dei costi energetici. La diminuzione delle quotazioni dei metalli di base sperimentata nel 2022 non ha avuto come effetto la diminuzione dei prezzi dei prodotti metallurgici e siderurgici, a causa degli aumenti dei costi energetici, che non vediamo solo sulle nostre bollette di energia elettrica e del gas, ma anche su tutti quei prodotti che hanno come costo principale la componente energetica – aggiunge Giovanni Marinoni Martin, Presidente del settore Metallurgia, Siderurgia e Mineraria di Confindustria Brescia –. Il problema ora non è solo di riuscire a scaricare a valle questi straordinari aumenti di costo, ma è anche di far fronte a due grandi fenomeni in atto: la riduzione della disponibilità economica dei consumatori, che potrebbe portare anche ad una recessione tecnica, e la perdita di competitività della filiera sidermetallurgico-meccanica a fronte di paesi extraeuropei che hanno costi energetici molto inferiori. Oggi le preoccupazioni degli operatori sono non solo di far fronte al pagamento di fatture, ma soprattutto il mantenimento dei volumi a fronte di un mercato che rallenta e mostra grandi ombre all’orizzonte, quali i dubbi sulla tenuta dell’edilizia con il rallentamento dei bonus edilizi e quelli sul futuro della filiera della componentistica auto, a seguito delle drastiche decisioni prese dall’UE. Tutto ciò senza perdere di vista l’aumento del circolante e delle esposizioni verso i clienti causato da questo aumento dei costi, e tutto quello che ne deriva sia in termine di costi che di esposizione verso il ceto bancario.”

L’operatività aziendale continua a essere influenzata da problematiche per quanto riguarda gli approvvigionamenti delle materie prime e dei semilavorati utilizzati nei processi produttivi, che si sono riverberati sui costi di acquisto. Dal 3° trimestre del 2020 al 2° trimestre del 2022, le imprese bresciane attive nella meccanica hanno dichiarato incrementi nell’ordine del 132%, quelle nella metallurgia rincari pari all’82%. Di fronte a tali dinamiche, le aziende hanno risposto con aumenti dei prezzi di vendita pari rispettivamente al 20% e al 62%. Ciò sta a significare che gli operatori della metalmeccanica bresciana hanno solo in parte trasferito sui prezzi applicati ai clienti gli extra-costi subiti nella fase di approvvigionamento. Ne consegue una riduzione della marginalità industriale, che rischia di muoversi in direzione opposta a quella dei fatturati, che invece hanno superato abbondantemente i livelli del 2019. 

Va tuttavia ricordato come nei mesi più recenti dell’anno i prezzi dei metalli industriali maggiormente utilizzati dalle realtà bresciane abbiano registrato, complice il raffreddamento del quadro ciclico globale, un significativo indebolimento: a titolo d’esempio, l’indice LMEX, che racchiude in un solo valore le quotazioni dei principali metalli non ferrosi scambiati alla borsa di Londra (alluminio, nichel, piombo, rame, stagno e zinco) ha sperimentato una flessione del 32% dai massimi storici rilevati la scorsa primavera. Allo stesso tempo va ricordato come le quotazioni attuali siano ancora particolarmente elevate (+22%) nel confronto con la media del biennio 2018-2019, preso a riferimento come la “normalità pre-Covid”. Considerazioni nel complesso analoghe riguardano il rottame ferroso, utilizzato nelle produzioni siderurgiche a forno elettrico, i cui prezzi sono diminuiti del 36% dai massimi assoluti raggiunti a marzo, pur segnando ancora un +48% nei confronti del valore medio rilevato negli anni 2018-2019.

Le preoccupazioni degli operatori metalmeccanici riguardano inoltre il “caro energia”, che, come già denunciato in altre occasioni, rischia di compromettere ancora di più la redditività operativa, a seguito delle fiammate dei prezzi riscontrata nelle ultime settimane. Le più recenti proiezioni, formulate dal Centro Studi di Confindustria Brescia per la bolletta della sola energia elettrica potenzialmente pagata dall’industria metalmeccanica bresciana si attesterebbero, nel 2022, a 2.430 milioni, un importo sostanzialmente triplicato rispetto al 2021 (842 milioni) e in aumento del 592% nei confronti di quanto riscontrato nel 2019.

Lo stato di apprensione degli imprenditori riguarda anche l’evoluzione della domanda proveniente dalla Germania, storico partner per il made in Brescia. Per l’anno in corso il prodotto tedesco è stimato crescere solamente dell’1,2%, contro il +2,1% ipotizzato nella primavera scorsa. Le aspettative per il 2023 sono ancora meno ottimistiche (+0,8%, a rettifica del +2,7% previsto mesi fa).

Sul versante del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni, le ore autorizzate nei primi sette mesi del 2022 sono diminuite del 69% rispetto allo stesso periodo del 2021, passando da 15,4 a 4,8 milioni. In particolare, la componente ordinaria è calata del 76% (da 10,4 a 2,5 milioni di ore), mentre quella straordinaria ha subito una flessione del 53% (da 5,0 a 2,4 milioni di ore). Nella prima parte dell’anno, quindi, non vi sono evidenze di un maggiore accesso alla CIG, a seguito della esasperata crescita delle quotazioni di energia elettrica e gas naturale. Tuttavia, il confronto con il 2019 mostra una crescita dell’83% (sintesi di un +208% della CIGO e di un +28% della CIGS) e aumentano le aspettative per un’accelerazione delle domande di CIG nel prossimo autunno. Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte dalla CIG siano circa 1.800, contro le oltre 14 mila del 2020 e le mille del 2019.

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la seconda provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino). Con quasi 105 mila addetti attivi, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (17 mila addetti) e i prodotti in metallo (39 mila addetti), è al secondo posto nei macchinari e apparecchiature (31 mila addetti) e in sesta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco meno di 9 mila addetti).

Nuovo balzo in avanti per l’export bresciano

in Economia/Export/Tendenze by

Nel secondo trimestre 2022 le esportazioni bresciane hanno raggiunto la quota record di 6,1 miliardi di euro, in crescita di oltre il 22% rispetto all’analogo periodo del 2021 e dell’11% rispetto al primo trimestre di quest’anno. In crescita sono anche le importazioni, che nel secondo trimestre sono state di poco inferiori ai 4 miliardi. Il saldo commerciale del trimestre resta ampiamente positivo (+2,1 miliardi). A livello cumulato, nei primi sei mesi dell’anno, le esportazioni hanno raggiunto la quota record di 11,6 miliardi, mentre le importazioni sono state nell’ordine dei 7,7 miliardi di euro (e un saldo commerciale di circa 3,9 miliardi di euro). A osservarlo sono i dati Istat rielaborati dal Centro Studi Apindustria Confapi Brescia.

L’export bresciano – in un contesto comunque positivo – è tra i più dinamici a livello nazionale. Come osserva infatti il focus dell’Istat «L’analisi provinciale dell’export mostra performance positive per quasi tutte le province italiane: i contributi positivi più elevati si rilevano per Milano, Ascoli Piceno, Siracusa, Torino, Brescia, Vicenza, Modena, Cagliari, Parma e Bergamo». Nei primi sei mesi del 2022, i contributi maggiori alla crescita su base annua dell’export nazionale derivano dall’aumento delle vendite della Lombardia verso Germania (+27,6%), Stati Uniti (+37,1%), Francia (+20,0%) e Spagna (+29,4%). La forte dinamica dell’importexport è più che positiva, ma è in buona parte da collegare alla spirale inflattiva, come peraltro osservato anche dal recente rapporto sul commercio estero dell’ICE.

Entrando nel dettaglio dell’import-export bresciano, l’export nell’area UE rappresenta il 67,3% del totale (in lieve calo rispetto al primo trimestre) e minima è la crescita verso i paesi non Ue (11,6% del totale; era l’11,3%). In calo la quota di export verso l’Asia, in aumento quella verso l’America settentrionale (aiutata anche dal cambio valutario).

«Siamo soddisfatti per l’andamento dell’export estremamente positivo, seppur da depurare dalla componente inflattiva – afferma Pierluigi Cordua, Presidente di Apindustria Confapi Brescia -. Sono dati che confermano la propensione e la grande capacità delle nostre piccole e medie imprese bresciane a essere competitive sui mercati internazionali. Restano però tutti gli elementi di incertezza legati a prezzienergiamaterie prime. In questo senso le imprese si aspettano risposte in tempi rapidi dalla politica, sia a livello nazionale che europeo, perché solo riducendo laddove possibile le componenti di incertezza si può immaginare un consolidamento della crescita e allontanare lo spettro della recessione che, in una fase delicata come quella attuale, avrebbe conseguenze sociali importanti».

Lombardia, terziario e commercio in ripresa, ma c’è apprensione

in Commercio/Economia/Servizi/Tendenze by

Nel secondo trimestre dell’anno i risultati dell’indagine di Unioncamere Lombardia evidenziano il proseguimento della fase di crescita del fatturato per le imprese lombarde del terziario.

ACCELERANO RITMI DI CRESCITA – Nei servizi la variazione su base annua si conferma sopra il 20% per il terzo trimestre consecutivo (+20,8%), mentre nel commercio al dettaglio si attesta al +5,4%. Le variazioni congiunturali mostrano un’accelerazione dei ritmi di crescita: nei servizi l’incremento congiunturale raggiunge il +5,7% e nel commercio al dettaglio il +1,5%.

FATTURATO AI NUOVI MASSIMI – La diversa situazione dei due comparti è evidente anche dal numero indice del fatturato, calcolato ponendo pari a 100 il livello medio del 2010, con i servizi che raggiungono un nuovo massimo della serie storica (123,7) e il commercio al dettaglio (96,6) che recupera i livelli di 10 anni fa.

BENE ALLOGGI E RISTORAZIONE – Per i Servizi la crescita di fatturato su base annua è molto marcata nelle attività di alloggio e ristorazione (+52,3%). Significativa anche la crescita dei servizi alle persone (+24,7%), e dei servizi alle imprese (+15,5%), che toccano un nuovo massimo storico. Più ridotta la crescita per il commercio all’ingrosso (+11,5%),

CRESCONO I NEGOZI NON ALIMENTARI – Nel Commercio al dettaglio crescono soprattutto i negozi non alimentari (+8,7% su base annua). Più limitato l’incremento per gli esercizi non specializzati (+2,4%), che comprendono minimarket e supermercati: il numero indice è infatti sui valori massimi degli ultimi 14 anni. Prosegue infine il calo strutturale dei negozi alimentari prevalentemente di piccole dimensioni (-0,6%).

LISTINI IN FORTE TENSIONE – È evidente la crescita intensa del fatturato, che risente però in maniera decisiva delle dinamiche di prezzo. I listini sono infatti in forte tensione, con incrementi congiunturali del +2,7% per i servizi e del +4,3% per il commercio al dettaglio. I maggiori aumenti si riscontrano negli esercizi alimentari, nelle attività di alloggio e ristorazione e nel commercio all’ingrosso. Fanno eccezione le attività legate al turismo per le quali le attese sulla stagione estiva sono positive.

PREOCCUPAZIONE PER I COSTI ENERGETICI – “Salutando dati ancora positivi per il terziario e per il commercio ribadisco la mia grande preoccupazione rispetto ai costi energetici, e conseguentemente all’inflazione, cause che rischiano, non solo di mettere in difficoltà alcune attività, ma l’intero sistema economico e produttivo con una compressione tale da portare ad una vera e propria crisi sociale. Mi auguro che, dopo un anno di tentennamenti sul tema, l’Europa in questi giorni garantisca, attraverso strumenti e risorse, la sopravvivenza e la continuità delle nostre aziende perché così è impossibile lavorare”, afferma l’assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi.

UNIONCAMERE: OTTIMI RISULTATI, MA ORIZZONTE INCERTO – “I risultati del secondo trimestre sono una sicuramente una buona notizia: la crescita prosegue, con numeri che superano le aspettative – ha commentato Gian Domenico Auricchio, presidente di Unioncamere Lombardia – Le imprese lombarde del terziario, dopo le difficoltà di questi anni hanno mostrato una forte capacità di ripresa. Tuttavia, gli elementi di preoccupazione all’orizzonte non mancano, legati soprattutto agli effetti sulla domanda e sui prezzi di un’inflazione record”.

IL REPORT – Maggiori dettagli nel report su Servizi e Commercio al dettaglio nel 2° trimestre 2022 disponibile sul sito di Unioncamere Lombardia. 

Osservatorio Ey, a luglio segnali di ripresa (trainata dal food)

in Economia/Tendenze by

L’Osservatorio Confimprese-EY sui consumi analizza i dati di luglio 2022 sullo stesso mese del 2021 e mostra segni in ripresa, con il totale mercato che chiude a +5,1% e mostra un avvicinamento ai livelli di consumi pre-pandemia.

Nei settori merceologici corre la ristorazione che nel mese di luglio 2022 raggiunge +9,7% rispetto a luglio 2021. In sofferenza il retail non food che chiude a -4,6%: la battuta di arresto del retail non food, dopo i buoni andamenti durante la pandemia, si lega al ritorno a un consumo fuori casa più ampio con la riduzione dell’acquisto di beni legati all’arredamento e alla cultura.   

Nei canali di vendita il mese di luglio 2022 mostra la continua ripresa del travel che chiude a +39,7% rispetto allo stesso mese del 2021, ma rimane ancora distante dai livelli pre-pandemia.

Continua la ripresa anche delle vie dello shopping delle grandi città, con il settore high street che chiude il mese di luglio 2022 a+5,7% rispetto allo stesso mese del 2021.

Nelle aree geografiche il Nord-ovest consolida i consumi di luglio 2022 a +7,3% rispetto a luglio 2021, seguito dal Nord-est a +3,3%. Il Centro chiude luglio 2022 a +7,9% rispetto a luglio 2021, mentre al Sud i consumi si fermano a +0,9%.

«Continua la ripresa dei consumi con la ristorazione che si consolida e sfiora il double digit verso il 2021 – chiarisce Mario Maiocchi, direttore Centro studi Confimprese –. Buono anche l’andamento di abbigliamento-accessori, che pur non beneficiando del favore dei saldi, raggiunge una maggiore stabilità. I dati del mese di luglio inducono a sperare che anche nei prossimi mesi possa continuare la ripresa, benchè l’incertezza causata dai rincari record di gas ed elettricità stia iniziando a pesare fortemente sui conti economici dei retailer, soprattutto quelli della ristorazione, che hanno costi altissimi. Senza ovviamente dimenticare l’impatto sul potere di spesa e sulle aspettative dei consumatori. È necessario procedere con cautela e valutare gli andamenti dei prossimi mesi, soprattutto se l’inflazione continuerà a salire».

Massimo rigore, dunque, nel tracciare le linee del prossimo futuro. Occorre seguire l’indice dei prezzi mese su mese che rischia di erodere il leggero recupero dei consumi registrato negli ultimi due mesi.

Paolo Lobetti Bodoni, EY consulting market leader in Italia, commenta: «L’andamento dei consumi di luglio 2022 rispetto allo stesso mese del 2021 segnala una ripresa particolare soprattutto nella ristorazione e nell’abbigliamento. Nei mesi estivi gli italiani tornano a consumare secondo le abitudini pre-pandemia e dedicano parte del proprio paniere di spesa al proprio tempo libero e alle attività fuori casa. In questo periodo notiamo una buona ripresa anche delle aree del Centro e Nord Italia, che superano il +7% rispetto al mese di luglio del 2021, mentre i consumi per le località del Sud, che avevano sofferto in maniera inferiore durante i mesi di emergenza sanitaria, si fermano a +0,9%».

Analisi Regione Lombardia In Lombardia il mese di luglio 2022 chiude a +9% rispetto a luglio 2021, con la provincia di Milano che registra +14,1% e la città di Milano che chiude a +13,4%. Seguono la provincia di Bergamo a +9,5%, Monza e Brianza +8,7%, Brescia +5,9% e infine Varese che chiude a +1,7%.

Confindustria: nel secondo trimestre rallenta la crescita bresciana

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze by

Nel 2° trimestre del 2022, l’attività produttiva nel settore manifatturiero della provincia di Brescia mostra un nuovo rallentamento, pur caratterizzandosi ancora per una crescita. In particolare, la produzione industriale ha segnato una variazione rispetto allo stesso trimestre del 2021 pari al +5,8%, evidenziando così un significativo ridimensionamento nei confronti di quanto sperimentato nelle rilevazioni precedenti.

La variazione rispetto al trimestre precedente (congiunturale) è stata pari al +1,8%: si tratta di un dato grezzo, ovvero calcolato non considerando il diverso numero di giorni lavorativi rispetto al trimestre precedente.

A evidenziarlo è l’indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia sui dati relativi al periodo aprile-giugno 2022.

Come già emerso nel recente passato, anche in questo trimestre i dati complessivi celano una significativa eterogeneità fra e nei settori presi in considerazione: la crescita dei livelli di output è stata indicata dal 48% degli operatori, a fronte del 28% che si è espresso per il mantenimento dei volumi prodotti nel trimestre precedente e del 24% che invece ha segnalato una contrazione degli stessi. A seguito delle evoluzioni sopra indicate, il tasso acquisito, ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2022, è pari a +7,2%, in buona parte frutto di quanto ereditato dal 2021.

“L’industria bresciana continua a mostrare segnali di tenuta, in un contesto operativo sempre più aspro, caratterizzato, tra l’altro, dagli esorbitanti costi dell’energia, dall’endemica difficoltà nell’approvvigionamento dei materiali e da un generalizzato processo di deterioramento delle condizioni di mercato evidenziato a livello globale, a cui si aggiungono gli ormai annosi problemi legati al mismatch lavorativo che caratterizzano la nostra provincia e le lacune nelle competenze STEM – commenta Franco Gussalli Beretta, Presidente di Confindustria Brescia –. Va comunque segnalato, rispetto al periodo sino a giugno, un recente rallentamento nel mese di luglio dei costi delle materie prime, tendenza che ci auguriamo possa continuare. Il contesto generale rimane tuttavia decisamente complicato, anche a causa della situazione politica italiana, per cui le prospettive rimangono decisamente incerte, a prescindere dal voto di settembre. Le aspettative a breve indicano inoltre una possibile nuova frenata per il made in Brescia, che sta ripensando anche il proprio modello organizzativo, con un aumento sempre più evidente dell’incidenza delle scorte di magazzino.”

Le prospettive a breve termine sono quanto mai incerte e riflettono alcuni fattori già presenti nel recente passato, come l’evoluzione del conflitto nell’ex Unione Sovietica, l’inflazione galoppante, la capacità del sistema economico di reggere anche nel prossimo futuro il “caro-energia” (che verosimilmente è destinato a perdurare per tutto il 2022). Allo stesso tempo, il quadro ciclico risente di altri elementi di rischio, sorti solo ultimamente, come la nuova instabilità politica in Italia (che potrebbe interferire sulle riforme a suo tempo programmate) e l’avvio della fase di normalizzazione della politica monetaria della BCE, come risposta alla crescita fuori controllo dei prezzi al consumo.

§  La disaggregazione della variazione della produzione per classi dimensionali mostra incrementi più pronunciati nelle piccole imprese (+3,6%) e in quelle micro (+1,8%). Dinamiche positive, ma più contenute, si rilevano per le realtà di medie dimensioni (+0,8%), mentre quelle più grandi evidenziano una flessione (-2,0%).

§  Con riferimento alla dinamica congiunturale per settore, l’attività produttiva è aumentata oltre la media nei comparti chimico, gomma, plastica (+4,0%) e meccanica (+3,1%). Consuntivi positivi provengono inoltre dalle aziende del sistema moda (+1,3%); invece si rilevano dinamiche in contrazione per il legno e minerali non metalliferi (-0,3%), la metallurgia (-2,2%) e l’alimentare (-6,6%).

§  Il tasso diutilizzo della capacità produttiva, che si è attestato all’81%, è rimasto sostanzialmente invariato nei confronti della rilevazione precedente (82%) e risulta in linea con quello del secondo trimestre dell’anno scorso (81%).

§  Le vendite sul mercato italianosono aumentate per il 42% delle imprese, rimaste invariate per il 34% e diminuite per il 24%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono cresciute per il 35% degli operatori, calate per il 17% e rimaste stabili per il 48%; quelle verso i Paesi extra UE sono aumentate per il 42%, diminuite per il 16% e rimaste invariate per il 42% del campione.

§  I costi di acquisto delle materie prime sono cresciuti per il 71% delle imprese, con un incremento medio del 7,5%. I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al rialzo dal 52% degli operatori, per una variazione media pari a +3,1%. Tali dinamiche confermano le significative pressioni sui margini industriali a cui sono sottoposte le imprese, divenute loro malgrado, come evidenziato da Confindustria, “shock absorber”: dal terzo trimestre 2020 al secondo trimestre 2022, i costi di acquisto sono complessivamente aumentati del 108%, mentre i prezzi di vendita solamente del 29%.

§  La scarsità di materie prime / semilavorati emerge ancora come il principale fattore che limita la produzione, essendo segnalato dal 30% degli operatori. Livelli insufficienti di domanda sono indicati dal 16% (una quota raddoppiata rispetto a quanto rilevato nel periodo precedente), mentre la carenza di manodopera è indicata dal 13%.

§  Le previsioni per i prossimi mesi sono all’insegna dell’incertezza e riflettono, al di là della tradizionale chiusura della maggior parte degli stabilimenti nel periodo estivo, i fattori di rischio prima evidenziati. Nel dettaglio, la produzione è prevista in aumento da 24 imprese su 100, stabile dal 49% e in calo dal rimanente 27%. I settori con le prospettive relativamente più positive sarebbero sistema moda, legno e minerali non metalliferi, meccanica. Per contro, i segnali più critici giungerebbero dai comparti alimentare, chimico, gomma e plastica, metallurgia.

§  Gli ordini provenienti dal mercato domestico sono in crescita per il 16% delle aziende, stabili dal 47% e in calo dal 37%. Quelli da parte degli operatori comunitari, sono in aumento dal 22% delle imprese, invariati per il 50% e in flessione per il 28%. Quelli in arrivo dai mercati extra UE sono in crescita per il 20%, stabili per il 56% e in contrazione per il 24%.

Cembre, nel primo semestre ricavi a 104 milioni (+23,4%)

in Aziende/Bilanci/Cembre/Economia/Tendenze by
Cembre

Cembre S.p.A. comunica con una nota che i dati preconsuntivi consolidati del primo semestre 2022 evidenziano ricavi delle vendite consolidati pari a 104,4 milioni di euro, superiori del 23,4 % rispetto agli 84,5 milioni di euro dello stesso periodo del 2021. Le vendite in Italia nei primi sei mesi del 2022, pari a 46,4 milioni di euro, sono aumentate del 27,5%, mentre quelle estere, pari a 58,0 milioni di euro, sono cresciute del 20,4%.

Nel primo semestre 2022 i ricavi delle vendite sono stati realizzati per il 44,4% in Italia, per il 45,2% nella restante parte d’Europa e per il 10,4% nel resto del mondo. Si ricorda che in base al calendario degli eventi societari, già pubblicato, la Relazione Finanziaria semestrale 2022 sarà oggetto di delibera da parte del Consiglio di Amministrazione, previsto per lunedì 12 settembre 2022.

Cembre progetta, produce e distribuisce connettori elettrici ed accessori per cavo, settore nel quale ha raggiunto una posizione di leadership in Italia e ha conquistato importanti quote di mercato a livello europeo. Cembre è tra i principali produttori mondiali di utensili (meccanici, pneumatici e oleodinamici) per l’installazione di connettori e per la tranciatura di cavi. I prodotti sviluppati per la connessione alla rotaia e per altre applicazioni ferroviarie sono stati adottati dalle principali società del settore in tutto il mondo. Cembre ha saputo conquistare questi primati grazie alla ricerca continua di prodotti innovativi e di elevato standard qualitativo, alla gamma di prodotti vasta e completa, ad una rete distributiva capillare ed estesa sia in Italia sia all’estero. Fondato a Brescia nel 1969, il Gruppo Cembre è oggi una realtà internazionale. Alla capogruppo con sede a Brescia si affiancano infatti cinque società controllate: quattro commerciali (in Germania, Francia, Spagna e Stati Uniti) e una produttiva e commerciale (Cembre Ltd, con sede a Birmingham), per un totale di 812 collaboratori (dato aggiornato al 30 giugno 2022). Il Sistema di Gestione per la Qualità Cembre è certificato dal 1990 dal Lloyd’s Register Quality Assurance per la progettazione, produzione e commercializzazione di accessori per cavi, connettori elettrici e relativi utensili. Cembre è quotata alla Borsa Italiana dal 15 dicembre 1997 e dal 24 settembre 2001 al segmento Euronext STAR.

Go to Top
Vai alla barra degli strumenti