Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

Category archive

Tendenze - page 34

Agricoltura, nuovi trend: boom per piante tessili, frutta e riso

in Agricoltura e allevamento/Associazioni di categoria/Tendenze by

Sono 46 mila le imprese agricole in Lombardia. Prima per imprese agricole Brescia con circa 10 mila, poi Mantova con 8 mila, Pavia con 6 mila, Bergamo con 5 mila, Cremona e Milano con quasi 4 mila. A Como 2 mila imprese, a Varese quasi 2 mila imprese mentre a Lecco se ne contano oltre mille. Sono questi i numeri dell’agricoltura in Lombardia che emergono da un’analisi della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Coldiretti Lombardia sugli ultimi numeri delle imprese di fine 2018.

“Il settore agricolo lombardo – spiega Giovanni Benedetti, direttore di Coldiretti Lombardia e membro di giunta della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi – da una parte conferma le produzioni tradizionali della nostra regione, che rimane al vertice in Italia per la produzione di latte, dall’altra guarda con sempre maggiore attenzione alle esigenze di benessere, qualità e sostenibilità espresse dai consumatori”.

Quasi una impresa su quattro è femminile, crescono gli stranieri. Sono circa 10 mila le imprese di donne nei settori agricoli. In crescita gli stranieri, +5%, arrivano ad avere 685 imprese.

Bene il lago, tra Como e Lecco, insieme a Milano e Varese. Continua l’aumento delle imprese agricole nell’area di Como, oltre 2 mila +1,4% in un anno. Bene anche Lecco con 1.126, +0,4% in un anno. Cresce in particolare la produzione di uva a Como e a Lecco, di ulivi e le spezie a Como.

Stabili le imprese a Milano area metropolitana con quasi 4 mila (+0,2%), di cui 1.038 in città (+1,6%, erano 1022 nel 2017). Gli stranieri crescono di più a Como da 50 a 60, a Milano, da 62 a 71, a Pavia da 70 a 76. Gli stranieri imprenditori restano più numerosi a Brescia e Mantova, con oltre 100 imprese.

In forte crescita in regione la coltivazione di piante tessili (da 7 a 84, +50%, con picchi di 21 a Milano e 16 a Como), le spezie (da 113 a 139, +23%, con oltre 20 a Brescia, Bergamo e Pavia), gli ortaggi protetti (da 156 a 175, +12%) e in piena aria (da 1.169 a 1.220, +4%), i frutti oleosi (da 443 a 469, +6%), gli alberi da frutta (da 421 a 465, +11%), la riproduzione di piante (da 417 a 438, +5%), l’allevamento di bufali (da 378 a 403, +7%), i servizi di supporto agli agricoltori (da 876 a 898, +3%). Bene anche il riso (da 248 a 270, +9%). L’apicoltura con +2,3% tocca le 725 imprese. Bene i fiori, + 4%, con 177 attività.

Manifatturiero, il 2018 bresciano si chiude in crescita… lenta

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze by

Il 2018 delle imprese manifatturiere bresciane si chiude con un incremento medio della produzione del 2,9% sull’anno precedente, in decelerazione sia rispetto al dato del 2017 (+3,3%) che a quello del 2016 (+3,2%). La rilevazione denota il progressivo rallentamento che ha caratterizzato l’industria bresciana nel corso dell’anno che si è appena concluso.

Nel quarto trimestre del 2018 – spiega inoltre una nota dell’Ufficio Studi e Ricerche AIB – la crescita tendenziale (rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente) della produzione nelle imprese manifatturiere bresciane si è fermata al +2,3%, inferiore a quella dei trimestri precedenti.

Nel dettaglio, la produzione industriale evidenzia una crescita congiunturale grezza (rispetto al trimestre precedente) dell’1,8%; la variazione tendenziale, pari al +2,3%, è positiva per la ventunesima rilevazione consecutiva, ma in discesa rispetto ai trimestri precedenti.

Il risultato del 2018 è il frutto di quanto ereditato dal 2017 (+0,8%) e di una componente propria pari al +2,1%. La variazione trasmessa al 2019 è +0,2%: ciò sta a indicare che la crescita nell’anno in corso beneficerà, dal punto di vista algebrico, di una spinta nel complesso limitata, conseguenza del progressivo raffreddamento del quadro ciclico del made in Brescia nei passati trimestri. Il cosiddetto “trascinamento” è pertanto il più basso degli ultimi anni: tale aspetto getta delle incognite sulla capacità della crescita di replicare, nell’anno in corso, le performance positive realizzate negli ultimi anni.

Il recupero dai minimi registrati nel terzo trimestre 2013 si attesta quasi al 16%, mentre la distanza dal picco di attività pre-crisi (primo trimestre 2008) rimane intorno al 20%.

L’artigianato manifatturiero bresciano – secondo il Servizio Studi della Camera di Commercio di Brescia – chiude l’ultimo trimestre dell’anno con una dinamica congiunturale leggermente positiva per quanto riguarda la produzione (+0,4%) e il fatturato (0,2%). Decrescono, invece, rispetto al terzo trimestre del 2018, gli ordinativi (-0,5%) e l’occupazione ( -0,3%). Anche da un punto di vista tendenziale la produzione e il fatturato confermano un tasso di crescita positivo, sebbene contenuto, pari allo 0,6% per entrambi gli indicatori. Permane il segno negativo in relazione agli ordinativi totali.

Estendendo l’arco temporale a tutto il 2018 emerge un aspetto saliente: il processo di decelerazione che ha interessato tutte le variabili a partire dal secondo trimestre dell’anno. Complessivamente la produzione è cresciuta, in media 2018, del 2,0%, in sensibile decelerazione rispetto alla media del 2017 (3,8%). Il fatturato è aumentato del 3,4% (contro una media annua 2017 del 4,4%) e gli ordini hanno segnato un incremento medio annuo dell’1,6% (contro il 3,3% del 2017). Il confronto territoriale evidenzia che l’artigianato bresciano ha conseguito risultati nel complesso meno dinamici rispetto alla media lombarda.

I principali indicatori dell’industria:

§  Con riferimento ai settori, nel quarto trimestre del 2018 (rispetto al precedente), l’attività produttiva è aumentata significativamente nei comparti: metallurgico e siderurgico (+2,5%), meccanica tradizionale e mezzi di trasporto (2,4%), meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche (+2,1%), carta e stampa (+2,0%), maglie e calze (+2,0%), tessile (+2,0%). Hanno invece evidenziato un’evoluzione relativamente meno intensa i settori: chimico, gomma e plastica (+1,7%), materiali da costruzione ed estrattive (+1,1%), legno e mobili in legno (+1,1%), calzaturiero (+0,5%). L’attività è diminuita nel settore abbigliamento (-1,3%) e nell’agroalimentare e caseario (-0,3%).

§  Le vendite sul mercato italiano sono aumentate per il 39% delle imprese, diminuite per il 14% e rimaste invariate per il 47%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono salite per il 22% degli operatori, scese per il 16% e rimaste stabili per il 62%; quelle verso i Paesi extra UE sono cresciute per il 23%, calate per il 16% e rimaste invariate per il 61% del campione.

§  I costi di acquisto delle materie prime sono rimasti invariati per il 78% delle imprese, con una variazione percentuale media nulla. I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati mantenuti invariati dall’89% degli operatori, con una leggera diminuzione media (-0,1%).

§  Le previsioni per i prossimi mesi sono nel complesso stazionarie: la produzione è attesa stabile da 75 imprese su 100, in aumento dal 12% e in flessione dal rimanente 13%.

§  Gli ordini provenienti dal mercato interno sono in aumento per il 23% delle imprese, stabili per il 70% e in contrazione per il 7%; quelli dai Paesi UE sono in crescita per il 12% del campione, invariati per l’81% e in flessione per il 7%; quelli provenienti dai mercati extracomunitari sono in rialzo per il 19% delle aziende, stabili per il 73% e in diminuzione per l’8%.

I principali indicatori dell’artigianato:

▪ Nel lungo periodo l’andamento del fatturato totale è evidente dall’indice destagionalizzato, che alla fine dell’anno segna un rallentamento del processo di recupero iniziato nel 2012.

▪ Gli ordini totali nella media annua del 2018 hanno segnato una crescita positiva (1,6%) rispetto al 2017, ancora una volta però in sensibile decelerazione rispetto all’anno precedente. Gli ordinativi nel terzo e quarto trimestre del 2018 hanno registrato valori tendenziali negativi legati al calo della componente interna e parzialmente attenuati dalla crescita degli ordini esteri nell’ultimo trimestre dell’anno.

▪ Dopo tre trimestri di valori positivi, nell’ultimo trimestre del 2018 il saldo occupazionale è tornato negativo e pari a -0,3%. Il risultato è stato determinato dal più alto tasso di uscita rispetto a quello di entrata.

▪ Contrariamente ai dati nel complesso positivi di fine anno, le aspettative degli imprenditori artigiani per il primo trimestre del 2019 non sono ottimistiche. Per produzione, fatturato e domanda interna le attese sono pessimistiche. Per occupazione e domanda estera circa otto imprenditori su dieci propendono per la stabilità.

L’Indagine AIB viene effettuata trimestralmente su un panel di 250 imprese associate appartenenti al settore manifatturiero. L’indagine sull’artigianato della Camera di Commercio, la cui fonte è l’indagine congiunturale Unioncamere Lombardia, ha coinvolto 192 imprese della provincia, pari a una copertura campionaria del 100%.

Turismo, nel Bresciano le imprese del settore sono 6mila

in Tendenze/Turismo by

Turismo, sono 41 mila in Lombardia le imprese della vacanza e del divertimento, su 317 mila in Italia, secondo i dati elaborati da Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e da Osservatorio Bit sulle localizzazioni, incluse le sedi decentrate. Le imprese in quasi dieci anni sono cresciute intorno al 40%, del 41% in Lombardia e del 37% in Italia. Nell’ultimo anno continua l’andamento positivo, +4% sia in regione che nel Paese. Business a Milano e area metropolitana da circa 8 miliardi su 11 miliardi in Lombardia e circa 40 miliardi in Italia.A Milano città sono 11 mila le imprese, + 67%, con 90 mila addetti, alberghi e ristoranti sono raddoppiati con la maggiore crescita, che prosegue, nell’anno prima di Expo.

Milano città. Sono 11 mila le imprese nei settori dell’indotto turismo a Milano città con 120 mila addetti. Secondo una elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Osservatorio Bit, le imprese in quasi dieci anni sono cresciute del 67%. Business a Milano e area metropolitana da circa 8 miliardi all’anno. Traina la ristorazione con 6 mila imprese, +99% in circa dieci anni. Bene gli alberghi, 1.572, +113%. Bene musei e biblioteche 76 imprese, +52%. Positivo il dato delle imprese di divertimento, 498, +39%. Crescono anche le attività creative e di intrattenimento, oltre mille imprese, +14%. Agenzie di viaggio a quota 1.237, +12%. Centrali nella crescita gli anni di Expo, dal 2014 al 2015 gli alberghi e alloggi sono cresciuti di 222 imprese e i ristoranti di 495. Il trend positivo continua e nell’ultimo anno ci sono 118 e 370 unità in più.

Lombardia.Sono concentrate a Milano con 16 mila, poi sono 6 mila a Brescia, 4 mila a Bergamo, oltre 2 mila a Varese, Como, Monza. Al primo posto tra le attività preferite del turista in Lombardia, a vedere l’offerta: ristorazione con 25 mila operatori, ospitalità con 7 mila tra alberghi e affittacamere, intrattenimento e divertimento con 5 mila operatori che includono attività creative, cultura, biblioteche, musei, discoteche, quasi 4 mila tra agenzie di viaggio e tour operator.

Italia.Prima in Italia Roma con 29 mila imprese, di cui 7 mila tra alberghi e alloggi, + 5% in un anno e + 55% in dieci anni, seguita da Milano con 16 mila, +5% e +63%, Napoli con 14 mila, +7% e +51% , Torino con 10 mila, Firenze, Bolzano e Venezia con oltre 7 mila. Prima per numero di imprese la ristorazione con 174 mila operatori, ospitalità con 75 mila tra alberghi e affittacamere, intrattenimento e divertimento con 43 mila operatori che includono attività creative, cultura, biblioteche, musei, discoteche, oltre 22 mila tra agenzie di viaggio e tour operator.

 

Dolci, fiori e non solo: il business di San Valentino a Brescia coinvolge 3mila imprese

in Economia/Eventi/Tendenze by
San Valentino

Tra dolci e fiori al via il business di San Valentino. Sono oltre 158 mila le imprese della festa attive in Italia, in crescita del 1,8% in un anno. Si tratta per lo più di ristoranti (121mila), fioristi e negozi di preziosi (rispettivamente circa 14mila e 13 mila).. Sono imprese che danno lavoro a 660mila addetti e nei settori dei regali hanno un business giornaliero di circa 10 milioni in Italia, di cui circa un terzo in Lombardia, pari a circa 3 milioni e circa 1,5 milioni a Milano.

In  Italia Roma è prima con 14.537 imprese (9,2% del totale nazionale) e circa 51mila addetti, seguita da Napoli con 8.448 (5,3% del totale, 26.521 addetti) e Milano con 7.778 (4,9%,  46.760 addetti). Vengono poi Torino con 5.814 imprese, Bari e Salerno con oltre 3.500, e Brescia con quasi 3mila imprese. Tra le prime 20 anche Bergamo (17° posto con 2.101).

In Lombardia sono 21.036 le imprese legate ai festeggiamenti di San Valentino, in crescita del +1,5% in un anno a livello regionale, con Milano, Como e Monza Brianza sopra la media, rispettivamente con crescite del +3,7%, +2,4% e del 2%. Tra le oltre 21mila le imprese lombarde attive nei settori interessati dalla festa degli innamorati, si contano complessivamente 16.510 ristoranti, 1.811 fioristi, 1.726 negozi di preziosi, 342 negozi di torte, dolciumi, confetteria e 647 attività di commercio al dettaglio di articoli da regalo e per fumatori. L’offerta più ampia per gli innamorati si trova a Milano, dove si concentra oltre un terzo degli esercizi (7.784 imprese, 37% lombardo), dove si contano 274 imprese in più rispetto allo scorso anno. Seguono Brescia con 2.959 imprese (14,1% del e regionale) e Bergamo con 2.101 imprese (10% del settore lombardo). Vengono poi Varese (1.676 imprese, 8%) e Monza Brianza (1.277 imprese, 6,1%). Emerge da un’elaborazione della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese al terzo trimestre 2018.

 

Costruzioni: su gli acquisti, giù imprese e lavoratori. Massetti: serve fiducia

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Edilizia/Partner/Tendenze by

Il settore delle costruzioni a Brescia stenta a ripartire e continua ad essere l’unico comparto a registrare flessioni di occupazione e di numero di imprese. Ma tra tante ombre, alcune luci accendono i riflettori su di un settore di straordinaria importanza per la nostra provincia: in particolare, come emerge dallo studio realizzato dall’Osservatorio di Confartigianato Lombardia in occasione del Meeting Immobiliare 2019, sono le compravendite di edifici residenziali a segnare al III trimestre 2018 un 5,5% di crescita rispetto allo stesso periodo di una anno prima, ma non solo. Si colgono le occasioni e gli investimenti incentivati per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio e non sono pochi: nella sola provincia di Brescia sono stati mossi 105,3 milioni di euro, su di un totale di 842 milioni in Lombardia. Un investimento per abitante di 83,4 euro, valore più alto rispetto a quello medio nazionale di 60,0 euro/abitante. Una leva, certo. E non è la sola.

«Il mercato delle costruzioni è un motore sempre acceso, ma al minimo, che va alimentato con il carburante della fiducia. Senza una vera ripresa del comparto dell’edilizia non ci potrà essere una vera ripresa, considerando l’impatto che esso ha sull’economia in generale, l’indotto e l’occupazione. Un settore che se cresce fa crescere di conseguenza l’intero ciclo produttivo. Occorre riqualificare il nostro patrimonio edilizio, sia pubblico che privato, residenziale o produttivo. Grazie anche alla politica nazionale delle detrazioni fiscali gli interventi di recupero alimentano la stragrande maggioranza del mercato, un mercato dove la flessibilità le competenze e la vicinanza al cliente delle imprese aritigiane e delle piccole imprese sanno essere vincenti. L’occasione giusta per invitare e far partecipare alle gare d’appalto le piccole imprese è sicuramente offerta dalla misura che va a sostenere investimenti in opere pubbliche di manutenzioni in comuni, anche alla luce della modifica del Codice degli Appalti che ha inalzato la soglia per l’affidamento diretto dei lavori da 40mila a 150mila euro. Occasione giusta per invitare e far partecipare alle gare d’appalto le piccole imprese e le imprese artigiane locali» conferma il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti esprimendo soddisfazione per il piano investimenti previsto dalla Legge di Bilancio 2019 e le risorse assegnate per la realizzazione di interventi su scuole, edifici e strade pubbliche, ripartita sui Comuni con meno di 20mila abitanti, che nella sola provincia di Brescia coinvolge 200 Comuni per un valore di 11,5 milioni di euro.

Imprese

Nel dettaglio dello Studio l’artigianato delle Costruzioni al IV trimestre 2018 a Brescia conta 12.887 imprese, pari al 71,5% delle 18.016 imprese registrate nel settore. Le imprese artigiane bresciane delle Costruzioni al IV trimestre del 2018, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mostrano un calo del -2,4% (-319 imprese), diminuzione più accentuata rispetto al -1,4% registrato al IV trimestre del 2017 rispetto allo stesso periodo del 2016.

Il ‘sistema casa’ a Brescia

Allargando l’analisi al “Sistema Casa” – che oltre al settore delle Costruzioni include le imprese artigiane registrate nei seguenti codici Ateco 162: fabbricazione di prodotti in legno, sughero, paglia e materiali da intreccio, 233: fabbricazione di materiali da costruzione in terracotta, 235: produzione di cemento, calce e gesso, 236: fabbricazione di prodotti in calcestruzzo, cemento e gesso, 237: taglio, modellatura e finitura di pietre, 251: fabbricazione di elementi da costruzione in metallo, 68: attività immobiliari e 711: attività degli studi di architettura, ingegneria ed altri studi tecnici – si evidenzia che a Brescia nella filiera al VI trimestre 2018 sono registrate 14.390 imprese (-322 imprese la variazione sul 2017) e un’occupazione di 24.420 addetti.

Occupazione

Settore Costruzioni a Brescia occupa circa, tra dipendenti e indipendenti del settore, 40 mila persone, (a tutto il 2017) con una variazione negativa di 3mila addetti rispetto a fine 2016
(-7%). Il peso percentuale dell’occupazione nelle PMI con meno di 50 dipendenti nel settore costruzioni a Brescia è del 90,7%, contro l’84,2% della quota lombarda.

Compravendite edifici residenziali

La dinamica rilevata per le compravendite del settore residenziale lombardo al III trimestre 2018 si conferma positiva (+4,4%) come nei 16 trimestri precedenti. Il valore aggiunto prodotto dalle imprese lombarde del comparto nel lungo periodo (2013-2017) scende di 438 milioni, passando da 15.580 milioni a 15.142 milioni, ma negli ultimi tre anni il trend risulta però in crescita costante: dal 2015 al 2017 ha infatti recuperato 710 milioni di euro, registrando un incremento del +4,9%. A Brescia è persino più positiva la dinamica delle compravendite residenziali facendo segnare, tra il III trim 2018 e lo stesso periodo di un anno prima, il +5,5%.

Recupero ed efficientamento energetico edifici e sistema di incentivazione

Gli incentivi a favore del recupero di edifici, anche da un punto di vista energetico, attiva un circolo virtuoso per il settore delle costruzioni. Considerato che la quota di edifici certificati che rientra in classi energetiche efficienti a Brescia è del 16,7% (in Lombardia è pari al 13,7%) ciò implica che sono oltre l’80 gli edifici tra quelli certificati su cui poter potenzialmente intervenire. Ad oggi i dati relativi agli investimenti incentivati per la riqualificazione energetica degli edifici lombardi ammonta a 842 milioni di euro (22,6% investimenti incentivati a livello nazionale), pari a 84,0 euro/abitante, valore più alto rispetto a quello medio nazionale di 60,0 euro/abitante. A Brescia gli investimenti incentivanti sono stati 105,3 milioni (83,4 euro/abitante).

Fashion, le imprese del settore Moda nel Bresciano sono 4mila

in Abbigliamento/Economia/Partner 2/Tendenze by
Moda a Brescia

Al via la Milan Fashion Week, dal 19 al 25 febbraio. Tra le sedi della manifestazione Palazzo Giureconsulti della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, in piazza Mercanti angolo piazza Duomo. Milano guida in Italia per le circa 2 mila imprese del design. Le imprese della moda nel territorio milanese sono 13.196, stabili rispetto allo scorso anno. Cresce l’export di tessili milanese e supera nei primi nove mesi del 2018 i 5 miliardi in nove mesi, +6% in un anno. Le imprese della moda milanesi danno lavoro a 91 mila addetti su 192 mila in Lombardia e 846 mila nazionali e hanno un giro d’affari che supera i 20 miliardi di euro. La città delle sfilate pesa il 6% del settore italiano in termini di imprese e l’11% per addetti ma oltre il 20% dei ricavi. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati del Registro delle Imprese e Aida – Bureau van Dijk e su dati Istat.

Nella moda traina il design, +2,3% in Italia le 18 mila imprese. Milano prima con 2 mila, +4% in un anno. In Lombardia oltre 4 mila imprese, + 1%.

Lombardia, 34 mila imprese nella moda. Per numero complessivo di imprese Milano domina con 13 mila, seguita da Brescia con quasi 4 mila, Bergamo e Varese con oltre 3 mila. Superano le 2 mila anche Como e Monza e Brianza. Sono 362 a Lodi. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi su dati del registro delle imprese al 2018.

Le imprese della moda in Italia: sono 221 mila, di cui 34 mila in Lombardia, prima regione, seguita da Campania con 32 mila e Toscana con 28 mila. Tra le province prima Napoli con  21 mila (+0,5% in un anno), seguita da Roma con 15 mila e Milano con 13 mila. Vengono poi Firenze, Prato, Bari e Torino.

Lombardia, quasi 34 mila imprese nella moda. Per numero complessivo di imprese Milano domina con 13 mila, seguita da Brescia con quasi 4 mila, Bergamo e Varese con oltre 3 mila. Superano le 2 mila anche Como e Monza e Brianza. Sono 365 a Lodi. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi su dati del registro delle imprese al terzo trimestre 2018.

Le imprese della moda in Italia: sono 222 mila, di cui 34 mila in Lombardia, prima regione, seguita da Campania con 32 mila e Toscana con 28 mila. Tra le province prima Napoli con quasi 21 mila, seguita da Roma con 15 mila e Milano con 13 mila. Vengono poi Firenze, Prato, Bari e Torino. In Italia le imprese maschili pesano nel settore moda per il 58%.

Export lombardo di moda nel mondo: sfiora i 10 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2018, +3,6% rispetto all’anno precedente, una crescita superiore a quella italiana (+2,3%). Rappresenta un quarto del totale italiano che è di 39 miliardi. Milano leader in Lombardia e in Italia per export: con un valore di 5,2 miliardi nei primi nove mesi, +6,4% rispetto allo scorso anno. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Istat. In Lombardia seguono Como con 1,1 miliardi, Bergamo con quasi 756 milioni, Varese con 704 milioni (+3%) e Mantova con 665 milioni. In fote crescita Lodi che passa da 40 a 59 milioni +47,1% e Pavia da 147 a 178 milioni, +21,1%. In crescita anche Cremona (+5,1%). Gli Stati Uniti diventano nel 2018 il maggior partner per l’export lombardo con 979 milioni, +11,2%. Seguono Francia con 911 milioni, Hong Kong con 818, Cina con 713 (+13,6%) e Germania con 652. Crescita a due cifre anche per Austria (+21,9%), Croazia (+21,4%), Canada (+17,3%), Emirati Arabi Uniti (+16,7%) e Giappone (+14,1%).

Boom di enoteche in Lombardia, ma Brescia è ferma…

in Alimentare/Economia/Tendenze by
Enoteca, foto da Pixabay

Sono 988 le enoteche in Lombardia nel 2018, rispetto alle 851 di cinque anni fa e alle 786 del 2010 secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sulle localizzazioni. In otto anni la crescita del settore è stata del 25,7%, in cinque anni del 16,1%, stabile il settore nell’ultimo anno (+0,2%). Milano è prima in Lombardia con 256 imprese (+43% in otto anni, +23,7% in cinque). Le imprese a Brescia sono 165 (stabili rispetto a otto anni fa), a Bergamo 106 (+53,6% in 8 anni e 39,5% in 5 anni), a Varese 103 (+12% in 5 anni) e a Monza 82 (+30,2% in 8 anni, 15,5% in 5 anni). Un comparto che in Lombardia impiega circa 1200 addetti e genera in un anno un giro d’affari da 67 milioni di euro, circa un quinto del totale italiano. È quanto emerge da una elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e Coldiretti Lombardia su dati Registro Imprese e AIDA – Bureau van Dijk.

[amazon_link asins=’B008CZ94DE,8866411507,8869852954,B01I31UNCM,B017T0QWC8,B0195CTP0O’ template=’ProductCarousel’ store=’vendit-21′ marketplace=’IT’ link_id=’0d05917a-2164-4ca2-803c-1a5184c05cd4′]

Le enoteche in Italia sono 7.278, +14% in otto anni, +8,7% in 5 anni, stabili nell’ultimo anno, un comparto che impiega oltre 7.800 addetti, per un giro d’affari che supera i 280 milioni di euro in un anno. Prime per imprese Napoli (547 +10,1% in 5 anni), Roma (486, +24% in 8 anni, +11,2 in 5 anni) e Milano (256, +43% in otto anni, +23,7% in cinque). Dopo Milano c’è Torino (229, +27,9% in 8 anni), Bari (196, +12% in 8 anni), Brescia (165, stabile rispetto a 8 anni fa), Firenze (164, -3,5% in 8 anni), Venezia (160, +14,3% in 8 anni), Padova (144, +29,7% in 8 anni). Crescono di più in Italia Bologna (+147,9% in otto anni, da 48 a 119), Matera (da 11 a 23, +109,1%), Mantova (+78,6% da 28 a 50), Prato (+76,5% da 17 a 30) e Trieste (+70,6%). Guardando la concentrazione di enoteche nelle singole città, i primi 10 comuni in Italia, per numero di localizzazioni attive, sono Roma, al primo posto con 340 enoteche, Napoli (231), Milano (134), Torino (115), Firenze (89), Genova (85), Venezia (68), Palermo (60), Bologna (59), Bari (55).

L’identikit del settore in Lombardia, donne al 20,7%, giovani all’8,3%. Considerando le sedi di impresa attive in Lombardia (che possono avere più localizzazioni), ci sono più donne a Mantova (32,1% 9 delle 28 sedi di impresa) e Como (35,3% 18 delle 51 totali). Più giovani a Como (13,7%) e Pavia (12,1%). 22 in tutto le imprese straniere attive in Lombardia (3,3% del totale) di cui 11 attive a Milano.

L’identikit del settore in Italia, donne al 26,7% e giovani al 11,8%. Considerando le sedi di impresa (che possono avere più localizzazioni) e i territori con più di 50 attività nel settore, ci sono più giovani a Taranto (25,4% delle 59 sedi di impresa), a Catania (22,1% su 68 imprese), Caserta (17% su 106 imprese), Lecce e Bari (16% delle 73 e 141 imprese). Più donne a Taranto (47,5% delle 59 imprese), Caserta (40,6% su 106 imprese), Pisa (37% delle 54 imprese), Como (35,3% delle 51), Catania (33,8% delle 68 imprese) e Cagliari (32,6% di 58). Più stranieri a Firenze (10,4%) e Roma (9,1%).

[amazon_link asins=’B017T0QWC8,B001DSQMSW,B0722PTW96,B07JMD47ZK,B00005U2FA,B00005AS55′ template=’ProductCarousel’ store=’vendit-21′ marketplace=’IT’ link_id=’14163be0-1053-40bb-bb65-e2208ab23b16′]

L’automotive bresciano: cambiamenti in atto, ma manca personale qualificato

in Automotive/Aziende/Economia/facoltà Economia/Formazione/Sei consulting/Tendenze by
La sala Faissola di Ubi Banca

L’Osservatorio per lo Sviluppo e la Gestione delle Imprese, istituito nell’ambito del Dipartimento di Economia e Management dell’Università degli Studi di Brescia, ha promosso uno specifico filone di analisi relativo al comparto automotive, uno dei punti di forza dell’economia italiana e nella cui filiera sono coinvolte numerose imprese del territorio lombardo e bresciano.

Le risultanze di tale indagine sono state condivise e discusse durante un convegno promosso dall’Università in collaborazione con EY SEI Consulting Sfida 4.0, UBI Banca, CCIAA di Brescia e SQS Associazione Svizzera per Sistemi di Qualità e di Management, il 29 gennaio dalle 14.30 presso la Sala Conferenze Corrado Faissola in Piazza Monsignor Almici 11 a Brescia.

L’evento si è dimostrato un’importante occasione per riflettere insieme al mondo degli imprenditori, delle istituzioni e dei principali player del settore sulle prospettive di una filiera che genera una grossa fetta del PIL della provincia bresciana e, in generale, del nostro Paese e che, ad oggi, si trova investita da forti cambiamenti tecnologici e culturali.

“Insieme all’Osservatorio siamo partiti da una semplice domanda: il sistema produttivo italiano ed in particolare quello bresciano ha le competenze per competere sul nuovo mercato, considerato che si stima che il 50% delle immatricolazioni nel 2030 sarà di auto elettriche, con progressivo abbandono del diesel?” ha spiegato Ivan Losio, partner EY Sei Consulting e parte attiva dell’indagine condotta “Secondo i dati dell’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana, confermati dai risultati dell’indagine oggi presentata, purtroppo solo il 15% delle aziende che producono componentistica in Italia ha collaborato sullo sviluppo del motore elettrico e il 70% non ha mai sviluppato alcun progetto in prospettiva automobile elettrica. Il rischio per le aziende, è evidente, è di perdere il treno e per il sistema industriale italiano di vedere un settore di eccellenza del nostro Paese scomparire”.

Per approfondire il tema, dopo l’apertura da parte degli sponsor, il convegno è entrato nel merito con l’analisi della ricerca presentata dai professori Claudio Teodori e Alberto Mazzoleni, rispettivamente coordinatore e referente dell’Osservatorio dell’Università, insieme a Giovanni Barone, responsabile servizio studi UBI Banca. E’ stata poi la volta dell’intervento delle istituzioni, rappresentate da due esponenti bresciani, Giorgio Girgis Sorial, vice capo di Gabinetto pentastellato del MISE, e dell’on. Maurizio Zipponi, consulente di politiche industriali. A seguire un focus sugli sviluppi “green” del settore basati su modelli di economia circolare e sull’uso delle rinnovabili guidato dall’Avvocato Andrea Gemma che ha condotto alla tavola rotonda, moderata da Ivan Losio, Partner di EY Sei Consulting Sfida 4.0, che ha visto le testimonianze di alcuni dei principali player ed esperti del settore, che hanno fornito la visione strategica del futuro della filiera: Benito De Filippis, Amministratore Delegato Mercedes-Benz Roma, Alessio Torelli, Responsabile Country Italy Enel X, Paolo Groff, CEO Gnutti Carlo Group, Roberto Olivi, Direttore Relazioni Istituzionali Comunicazione di BMW Italia S.p.A., Corrado La Forgia, Direttore Industriale Bosch VHIT, Mario Rocco – Partner Ey SpA, Transaction Advisory Services.

La ricerca svolta in collaborazione tra Osservatorio ed EY SEI Consulting Sfida 4.0, si è concentrata su un’analisi di tipo sia quantitativo sia qualitativo, affiancando ad un monitoraggio delle performance economico-finanziarie delle principali aziende del comparto, un’intervista diretta su un campione di 47 imprese “eccellenti”, per lo più bresciane, appartenenti a vari stadi della filiera, al fine di mappare aspetti rilevanti della gestione aziendale, evidenziare il grado di competitività e managerialità delle aziende e “captare” le prospettive di medio termine del mercato, viste con gli occhi di importanti player di settore che vivono questa realtà ogni giorno.

Il campione di aziende su cui si è focalizzato lo studio rispecchia la specializzazione delle imprese italiane nelle lavorazioni intermedie (cosiddette Tier 2) – progettazione e produzione di componentistica di alta precisione – oltre che nelle lavorazioni meccaniche, specializzazioni che rendono le aziende locali conosciute ed apprezzate sulla scena europea ed internazionale.

In generale dall’indagine è emerso un sentiment positivo, oltre l’80% vede grossi cambiamenti all’orizzonte ma non tutte hanno la completa percezione dello scenario che si sta delineando (ad esempio abbandono progressivo del diesel e integrazione dell’elettrico).

In generale si è osservata una diffusa vivacità, una rilevante propensione (o necessità) all’internazionalizzazione, una discreta diffusione dei sistemi di controllo di gestione, anche se non sempre adeguati ai cambiamenti attesi, la presenza di sistemi di gestione aziendale innovativi, il forte intervento sui processi di efficientamento, spesso dettato dai clienti finali (case madri). Sicuramente importante ma non di impatto rivoluzionario è considerata l’Industria 4.0; ridotta, invece, la valorizzazione della dimensione organizzativa, del capitale umano, dei processi formativi: positivo è il fatto che molte imprese ne sono consapevoli e che hanno dichiarato (in oltre il 35%) di voler investire in formazione, a fronte di una carenza di personale qualificato riscontrata da oltre il 45% delle aziende intervistate come ostacolo all’innovazione.

L’analisi quantitativa ha permesso di approfondire le performance economico-finanziarie delle aziende attive nelle lavorazioni intermedie, ponendo a confronto le tre principali Regioni dell’automotive italiano: Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna. Dal confronto è emerso come tali aziende mantengano una redditività buona e in crescita nell’ultimo quinquennio (2013-2017), nonostante in alcuni casi si registrino indebitamenti elevati (situazione comunque in linea con la tipica condotta italiana).

La Lombardia è risultata più redditizia ma progredisce più lentamente, con indebitamento mediamente più alto ma ben sostenibile in termini strutturali e di costo.

Brescia, rispetto alla Lombardia, è risultata caratterizzata da una maggiore focalizzazione sul business tipico, da una buona marginalità, da indebitamento maggiore e da sostenibilità del debito analoga.

In chiusura la premiazione del Next Car Challenge, il contest promosso negli scorsi mesi da EY Sei Sfida 4.0, insieme all’Osservatorio, al Dipartimento di Ingegneria Meccanica e con lo sponsorizzazione delle imprese Sei Consulting Srl, Galba Srl, OMB Saleri S.p.A., O.M.F.B. S.p.A., concorso finalizzato alla valorizzazione e diffusione delle idee di giovani tra i 18 ed i 35 anni relativo allo sviluppo dell’automobile nei prossimi 10 anni.

Olio industriale, nel 2018 a Brescia recuperate 5mila tonnellate

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze by
Olii industriali

L’economia del riciclo non si alimenta solo di buone intenzioni o dichiarazioni, ma si costruisce su esperienze concrete, efficienti e altamente profittevoli per la salvaguardia dell’ambiente. Un esempio su tutti è quello rappresentato dall’ olio lubrificante usato; catalogato come rifiuto speciale pericoloso sia per l’ecosistema che per la salute dei cittadini, può diventare una preziosa materia di riciclo se raccolto, conferito e rigenerato in maniera corretta.

Nel distretto di Brescia la produzione di olio usato delle industrie è concentrata per l’82% in 49 aziende; nel 2018 sono state raccolte oltre 5.000 tonnellate di olio usato industriale tutte avviate al riciclo tramite rigenerazione. Ciò ha comportato un significativo risparmio sulle importazioni di petrolio del Paese e sulle emissioni di CO2.

L’area industriale Bresciana si colloca, peraltro, all’avanguardia, producendo un quantitativo di olio lubrificante usato pari all’8% dell’equivalente nazionale.

Sono questi i dati diffusi oggi durante la tappa bresciana di CircOILeconomy, il roadshow sulla corretta gestione dell’olio lubrificante usato nelle imprese, realizzato dal Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati (CONOU) in collaborazione con Confindustria. CircOILeconomy mira a fornire agli imprenditori il maggior numero di indicazioni e supporti utili per un corretto stoccaggio del rifiuto olio, così aiutando i produttori da un lato, e rendendo più performante il processo di rigenerazione, dall’altro, incrementando anche la resa di produzione di olio base rigenerato.

Negli ultimi anni, rispetto ai quantitativi di olio lubrificante usato immessi al consumo in Italia, il peso del settore industriale ha assunto un’importanza crescente. Per questo motivo il CONOU ha dato vita a una campagna itinerante che sta attraversando l’Italia per incontrare le imprese proponendosi come loro interlocutore privilegiato per il migliore adempimento degli obblighi di legge relativi alla gestione di questo rifiuto pericoloso.

Dopo Brescia il viaggio proseguirà per tutto il 2019 secondo un programma di incontri che sarà presto disponibile on line nella sezione dedicata consultabile tramite il sito del Consorzio www.conou.it che raccoglierà anche tutti i materiali delle giornate di lavoro.

[amazon_link asins=’B00COGQ88G,B003U7Q96Y,B012VCBWKQ,B002SPH7BK,B00HQ5LKHE,B00O4361UW,B008EYT2LM,B011KRAGH8,B002SR76R8′ template=’ProductCarousel’ store=’vendit-21′ marketplace=’IT’ link_id=’90bf9ad6-d991-426a-8dce-ae7d7c1bcef4′]

ENRICO FRIGERIO, VICE PRESIDENTE AIB CON DELEGA ALL’ENERGIA, ALL’AMBIENTE E ALLA SICUREZZA

“Per le aziende del territorio Bresciano, sempre più attente alle tematiche ambientali, parlare di Economia Circolare equivale a parlare un linguaggio comune, legato all’economia del riuso e alla sostenibilità. L’iniziativa CircOILeconomy non poteva quindi non toccare Brescia, terra ricca di imprese del settore meccanico in cui l’utilizzo degli oli rappresenta un elemento costante dell’attività quotidiana, e la cui corretta attività di raccolta e recupero deve avvenire nel pieno rispetto dell’ambiente che ci circonda. Ritengo perciò che questa interessante campagna di sensibilizzazione in materia di corretta gestione degli oli esausti rappresenti un esempio di incontro tra le esigenze economiche – e di sviluppo industriale – delle imprese, e quelle della tutela dell’ambiente, in quanto, oltre a generare un beneficio per l’intera collettività, favorisce l’ulteriore sviluppo dell’economia circolare”.

RICCARDO PIUNTI, VICE PRESIDENTE CONOU

“Attraverso questa iniziativa abbiamo inteso aprire un canale di confronto e supporto diretto con gli imprenditori, quotidianamente alle prese con la gestione di un rifiuto complesso come l’olio industriale e con un altrettanto complesso sistema di norme, leggi e sanzioni. Ogni incontro farà il punto sugli adempimenti di legge, sulle norme di sicurezza e sulle procedure da seguire per il corretto stoccaggio. Peraltro crediamo così anche di riuscire a migliorare la qualità degli oli raccolti, favorendo il processo di rigenerazione in un sistema virtuoso di economia circolare”.

Il CONOU

Il CONOU, che raggruppa 72 imprese di raccolta e 3 impianti di rigenerazione, dal 1984 a oggi ha raccolto 5,7 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato, ne ha avviato a rigenerazione 5,1 milioni consentendo un risparmio sulle importazioni di petrolio di circa 3 miliardi di euro.

Sotto la guida del Presidente Tomasi dal 2003, ha continuato la sua progressione d’eccellenza diventando un esempio virtuoso di economia circolare non solo a livello nazionale. Solo nel 2018 sono state raccolte oltre 189mila tonnellate di lubrificante usato, ancora una volta in crescita   rispetto all’anno precedente. Numeri che, in questo ambito, collocano l’Italia ai massimi livelli europei e internazionali.

In particolare, i risultati ottenuti nel campo della rigenerazione assegnano al nostro Paese la leadership del processo di ri-raffinazione di oli usati anche in virtù della presenza di alcune importanti realtà industriali tecnologicamente all’avanguardia nel settore.

Tutti questi traguardi, sono stati raggiunti anche grazie a una continua e capillare attività di formazione e informazione svolta sul territorio. In 35 anni di attività, infatti, il Consorzio ha sempre investito energie e risorse nella formazione di tutti gli attori coinvolti con lo scopo di sensibilizzare e sostenere ogni anello della catena in grado di contribuire al successo della filiera.

[amazon_link asins=’8873858937,8827556710,8867771493,887565252X,8848814700,B01DAK3BD4,886391219X,B07BL4S74W’ template=’ProductCarousel’ store=’vendit-21′ marketplace=’IT’ link_id=’1bf0a827-6724-40ce-8406-b518977f4c99′]

L’export vola: la mappa di dove vanno le merci lombade nel mondo

in Economia/Export/Tendenze by

Macchinari, metalli, chimica e moda: sono i prodotti che trainano il manifatturiero lombardo nel mondo. Un business che nei primi nove mesi del 2018 ha raggiunto i 91 miliardi di euro (4 miliardi di prodotti manifatturieri in più rispetto allo stesso periodo del 2017), +4,5%, rappresenta il 28% del totale italiano. Germania (+6,3%), Francia (+4,8%) e Stati Uniti (+2%) sono le maggiori destinazioni delle esportazioni. Primi paesi per crescita percentuale in un anno: Cina e India (+21%), Polonia (+18,6%) e Svizzera (+14,6%). Tra questi principali 20 partner, superiori al +10% di crescita anche Corea del Sud e Austria. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e della sua azienda speciale Promos per le attività internazionali, sugli ultimi dati Istat a settembre 2018. Ma per sapere dove va l’export lombardo per settore, quali sono i maggiori mercati, quali gli emergenti ecco la mappa: “L’export manifatturiero lombardo nel mondo – Manufacturing, from Lombardy to the world”, realizzata dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi in collaborazione con Promos, la sua azienda speciale per le attività internazionali. La mappa, disponibile in italiano e inglese, è scaricabile al link https://www.promos-milano.it/informazione/note-settoriali/il-settore-manifatturiero-lombardo-nel-mondo.kl

 

La mappa dell'export lombardo
La mappa dell’export lombardo

 

L’export manifatturiero lombardo è trainato da macchinari, metalli, chimica e moda. I macchinari superano i 18 miliardi e riprendono a crescere (+2,5%). Seguono i prodotti in metallo (quasi 15 miliardi, +7,5%), i prodotti chimici (10 miliardi, +5,1%), la moda (quasi 10 miliardi, +3,6%), gli articoli in gomma (5,5 miliardi, +5,5%) e gli alimentari (quasi 5 miliardi, +1,9%). Sempre più alimentari lombardi arrivano in Corea del Sud (+153,2%), tessili in Austria (+21,9%) ma anche negli Emirati Arabi Uniti (+16,7%) e Giappone (+14,1%), legno in Australia (+26,4%), prodotti chimici in Cina (+30,4%) e Indi (+29,8%), farmaceutici in Cina (+161,5%) e Canada (+51,2%), petroliferi raffinati in India e Israele, gomma nel Regno Unito (+21,1%), metalli in Austria (+21,6%), computer nelle Filippine (+34,7%), apparecchi elettrici in Portogallo (+55,1%), macchinari in Polonia (+28,4%) e India (+23,9%), mezzi di trasporto in Polonia (+122,7%), prodotti delle altre attività manifatturiere a Hong Kong (+17,3%) e, in particolare, i mobili raggiungono sempre di più Qatar (+37,2%) e Australia (+25,1%), i gioielli la Cina (+62,9%) e il Qatar (+56,4%).

L’export manifatturiero italiano raggiunge i 328 miliardi, +3%. Milano è prima con 30,8 miliardi circa (9,4%, +4,8%), seguita da Torino (14 miliardi), Vicenza (13 miliardi, +1,4%), Brescia e Bergamo con 12 miliardi circa (rispettivamente +7,8% e +4,2%). Tra le altre lombarde Varese si piazza al 12° posto con quasi 8 miliardi (+9,1%) Monza Brianza al 13° posto con oltre 7 miliardi, Mantova al 18° con 5 miliardi (+1,1%).

Go to Top
Vai alla barra degli strumenti