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Le imprese bresciane frenano nel secondo semestre

in Economia/Evidenza/Manifatturiero/Servizi/Tendenze by

“La frenata dell’economia europea, iniziata nel quarto trimestre del 2022  – commenta il Presidente della Camera di Commercio di Brescia, Ing. Roberto Saccone – è poi proseguita. Anche in Italia la ripresa si è fermata, come dimostrato dalla la contrazione del Pil del secondo trimestre.

La domanda interna sta, peraltro, decelerando In tutti i maggiori Paesi, in particolare nei settori legati ai beni di consumo e alle costruzioni (pesa, in particolar modo, l’effetto dell’aumenti dei tassi d’interesse).

Il calo della domanda di prodotti determina, in molti Paesi, una flessione delle importazioni e, di conseguenza, una contrazione del commercio mondiale.

Per quanto riguarda la provincia di Brescia – prosegue Roberto Saccone – il quadro congiunturale del secondo trimestre evidenzia una dinamica in rallentamento dell’attività produttiva: la produzione industriale ha registrato una contrazione dopo nove trimestri consecutivi di crescita.

L’artigianato manifatturiero prosegue anche nel secondo trimestre con una dinamica migliore dell’industria ma il ritmo di crescita continua nel percorso discendente già evidenziato nei trimestri scorsi

L’andamento del fatturato delle imprese bresciane del commercio al dettaglio evidenzia una tendenza ancora positiva ma in forte rallentamento: la variazione rispetto ai primi tre mesi dell’anno è stata pari a +0,4%,

Il fatturato delle imprese dei servizi chiude con risultati negativi: la variazione rispetto ai primi tre mesi dell’anno è stata pari a – 0,7%, mentre su base annua il calo è stato più intenso (-1,0%).

Il quadro congiunturale bresciano è pertanto coerente con il contesto internazionale e nazionale divenuto negli ultimi mesi sempre più critico.

Le preoccupazioni degli imprenditori bresciani riguardano il rallentamento del commercio mondiale, la recessione tedesca che assorbe il 20% delle esportazioni bresciane, l’aumento dei tassi d’interesse che incidono sugli investimenti e l’inflazione galoppante che pesa sul potere d’acquisto dei consumatori e sulle vendite dei beni di consumo.

In tale contesto, le notizie positive provengono dai costi dell’energia e delle materie prime, rientrati dai picchi sperimentati lo scorso anno”.

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L’industria manifatturiera – Nel secondo trimestre la produzione industriale delle imprese manifatturiere bresciane diminuisce dello 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2022, si tratta del primo valore negativo da fine 2020 ovvero il periodo in cui le imprese facevano fronte alle criticità causate dalla pandemia da Covid-19. La dinamica congiunturale della produzione, al netto degli effetti stagionali, resta stabile (0,0%). Il numero indice si assesta 128,1 oltre 14 punti sopra i valori pre-pandemici, a conferma della robustezza della fase di crescita da poco conclusa.

Il risultato bresciano è leggermente inferiore a quello lombardo: a livello regionale la produzione industriale è rimasta stabile rispetto al primo trimestre, mentre nel confronto con lo stesso periodo dello scorso anno è aumentato dello 0,5%.

In rallentamento la produzione della Meccanica (-1,9% su base tendenziale), della Siderurgia (-5,6%), dei Minerali non metalliferi (-4,8%) della Carta- Stampa (-9%) e della Gomma-plastica (-7,9%).

Tra i settori industriali, chiude con risultati positivi, rispetto al secondo trimestre dello scorso anno, il comparto dei mezzi di trasporto.

Il fatturato riporta una variazione negativa (-0,5% tendenziale; -1,4% congiunturale) dopo un lungo periodo di crescita sostenuto dal forte aumento dei prezzi. L’allentamento delle tensioni sui prezzi è confermato dai risultati del trimestre: i prezzi dei prodotti finiti, infatti, aumentano appena dello 0,9% (su base congiunturale) proseguendo il percorso di rallentamento dopo il picco segnato nel primo semestre del 2022. Anche la dinamica dei prezzi delle materie prime si conferma positiva ma su livelli più contenuti (+1,0%) rispetto ai valori massimi raggiunti lo scorso anno.

Segnali di difficoltà arrivano sul fronte della domanda sia domestica che estera. Gli ordini provenienti dall’Italia segnano una battuta d’arresto ( -1,1% su base congiunturale; – 2,2% su base tendenziale).

Gli ordinativi provenienti dai mercati esteri diminuiscono dell’1,5% sul primo trimestre e dello 0,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, si tratta del primo valore negativo dopo dieci trimestri di crescita che sconta il rallentamento del commercio mondiale e della manifattura tedesca primo partner commerciale delle industrie bresciane.

Positiva la dinamica dell’occupazione che al di là delle oscillazioni legate agli effetti stagionali conferma la tendenza di fondo già evidenziata nel biennio 2021-2022. In aumento la quota di imprese che dichiara di avere utilizzato la CIG che passa dal 6,5% del trimestre scorso all’11,6% del periodo osservato.

Le aspettative delle imprese industriali bresciane per il terzo trimestre dell’anno, al dì là delle chiusure estive degli stabilimenti, riflettono l’attuale clima di incertezza: le previsioni per il prossimo futuro vedono una prevalenza di attese di diminuzione per tutte le variabili (-8,4 per produzione; -4,8 per domanda estera; -16,1 per domanda interna) a esclusione dell’occupazione dove prevalgono le attese di stabilità.

Le preoccupazioni degli industriali bresciani riguardano il rallentamento del commercio mondiale, la recessione tedesca che assorbe il 20% delle esportazioni bresciane, l’aumento dei tassi d’interesse che incidono sugli investimenti e l’inflazione galoppante che pesa sul potere d’acquisto dei consumatori e sulle vendite dei beni di consumo.

Artigianato manifatturiero – L’artigianato manifatturiero bresciano prosegue anche nel secondo trimestre con una dinamica migliore dell’industria ma il ritmo di crescita continua nel percorso discendente già evidenziato nei trimestri scorsi. La produzione artigiana cresce su base annua dello 0,6% mentre rispetto al primo trimestre diminuisce dello 0,2% portando il numero indice al 108,6, valore che comunque si colloca sopra i livelli pre-pandemici di oltre 10 punti.

I segnali di rallentamento nella produzione artigiana sono percepiti anche a livello lombardo dove i livelli produttivi nell’ultimo trimestre non sono cresciuti (+0,0% quella congiunturale; +1,1% la variazione tendenziale).

Sul fronte settoriale, chiudono con risultati positivi, rispetto al secondo trimestre dello scorso anno, il comparto Alimentare (+10,6%), la Carta-Stampa (+5,6%) e la Gomma-Plastica (+3,6%).

In rallentamento la produzione della Siderurgia (-1,7%), dell’Abbigliamento (-4,4%) e del Tessile (-14,6%), mentre resta stabile per la meccanica (+0,07%).

I prezzi di materie prime (+3,9% congiunturale) e prodotti finiti (+3,2%) mostrano un incremento ancora importanti e più marcati rispetto al comparto industriale, ma anche per l’artigianato è evidente un fenomeno di rientro dei tassi di crescita.

Benché i prezzi dei listini siano ancora in crescita la dinamica del fatturato arretra leggermente (-0,2% congiunturale), nel contempo gli ordinativi domestici si contraggono (-1,8% tendenziale) per la prima volta dopo da fine 2020. Diminuisce anche la domanda estera (-0,7%) che comunque non rappresenta una destinazione marginale per gli artigiani (la quota estera rappresenta il 7% del fatturato totale).

Sul fronte occupazionale il trimestre in esame riporta una variazione, al netto degli effetti stagionali, leggermente positiva (+0,6%) confermando la lieve tendenza alla crescita già registrata nel 2022. La percentuale di imprese che dichiara di aver fatto ricorso alla Cassa Integrazione è in aumento dal 4,3% del primo trimestre al 6% attuale.

Il raffreddamento della dinamica produttiva unitamente al calo degli ordini interni, che rappresentano la principale destinazione, hanno deteriorato il clima di fiducia degli imprenditori artigiani. Le previsioni per il terzo trimestre sono pessimistiche per produzione e domanda interna. Meno negative le attese sui mercati esteri e sull’occupazione.

Il commercio al dettaglioL’andamento del fatturato delle imprese bresciane del commercio al dettaglio evidenzia una tendenza ancora positiva ma in forte rallentamento: la variazione rispetto ai primi tre mesi dell’anno è stata pari a +0,4%, mentre nel confronto con lo stesso trimestre dello scorso anno la crescita è stata pari a +0,6 (a fronte dell’incremento del 6,5% del secondo trimestre del 2022). Sebbene contenuto l’incremento ha consentito al numero indice del fatturato di attestarsi a quota 105,6, circa diciassette punti sopra i livelli medi del 2019.

Nel confronto regionale la dinamica bresciana è stata peggiore di quella osservata in Lombardia (+2,6% la variazione tendenziale regionale e +0,5% quella congiunturale).

Il forte rallentamento del fatturato è stato attenuato da un nuovo aumento dei prezzi dei listini che nel trimestre osservato crescono su base congiunturale del 3,7% pressoché in linea con il trimestre scorso. Le dinamiche inflattive che stentano a rientrare, evidentemente, impattano sulla domanda dei consumatori compromettendo la crescita del settore.

Il rallentamento è maggiormente evidente nel comparto non specializzato (ambito nel quale rientra la grande distribuzione) che riporta una flessione del volume d’affari, su base annua, dello 0,4%. Mentre incrementi importanti del volume d’affari si registrano nel comparto alimentare (+5,6%), la cui domanda, nonostante il calo del potere d’acquisto dei consumatori, stenta a essere ridotta.

L’occupazione delle imprese del commercio al dettaglio, dopo il rallentamento che aveva caratterizzato la seconda metà del 2022 e lo stallo dei primi tre mesi dell’anno chiude il trimestre con una variazione del numero di addetti tra inizio e fine trimestre, al netto degli effetti stagionali, pari a +0,2%.

La frenata del trimestre osservato preoccupa gli imprenditori del commercio al dettaglio che esprimono un importante peggioramento delle aspettative per il prossimo trimestre: i saldi tra attese di crescita e diminuzione per quanto riguarda il fatturato svoltano in territorio negativo (-2,5); rimangono positivi ma in ridimensionamento le attese sull’occupazione (1,9 vs 6,1 del trimestre scorso). Si confermano negative le previsioni sugli ordini ai fornitori (-3,8).

Servizi – Il fatturato delle imprese dei servizi, dopo il rallentamento del trimestre scorso, chiude con risultati negativi: la variazione rispetto ai primi tre mesi dell’anno è stata pari a – 0,7%, mentre su base annua il calo è stato più intenso (-1,0%). Si tratta di una dinamica peggiore di quella osservata in Lombardia (+4,6% la variazione tendenziale regionale).

L’andamento del fatturato resta condizionato dall’aumento dei prezzi dei listini che nel trimestre osservato mostra una decelerazione (+1,5% su base trimestrale dopo il +2,7% dei primi tre mesi dell’anno) favoriti dall’allentamento delle tensioni sul fronte dei costi.

Tra i comparti segnano un nuovo aumento del fatturato i servizi alla persona (+4,7%) e i servizi alle imprese (+0,7%). In calo il fatturato, su base annua, del commercio all’ingrosso e delle attività di alloggio e ristorazione.

Il dato occupazionale al netto degli effetti stagionali si conferma positivo (+0,5% su base congiunturale) ma in decelerazione rispetto alla dinamica dei trimestri scorsi.

I risultati negativi del trimestre si traducono in un importante deterioramento del clima di fiducia degli imprenditori dei servizi bresciani: le previsioni sul volume d’affari e sull’occupazione per il terzo trimestre dell’anno, sebbene positive, evidenziano un netto peggioramento.

I dati presentati derivano dall’indagine congiunturale realizzata da Unioncamere Lombardia ed elaborati dal Servizio Studi della Camera di Commercio.

Il campione industria comprende imprese con più di 10 addetti, mentre i campioni artigianato, commercio e servizi comprendono imprese con più di 3 addetti.

Nel secondo trimestre 2023 per l’indagine congiunturale sono state realizzate 841 interviste, così distribuite per settore:

Tab. 1. Campione indagine congiunturale 2° Trimestre 2023

Provincia di Brescia

Comparto Campione
INDUSTRIA277
ARTIGIANATO200
COMMERCIO158
SERVIZI206
TOTALE841

Il campione industria comprende aziende con più di 10 addetti, mentre il campione dell’artigianato, dei servizi e del commercio comprende imprese con più di 3 addetti.

Le informazioni ottenute dall’indagine sono disaggregabili per settore di attività economica in:

  • 13 settori (Siderurgia, Minerali non metalliferi, Chimica, Meccanica, Mezzi di trasporto, Alimentare, Tessile, Pelli calzature, Abbigliamento, Legno mobilio, Carta editoria, Gomma plastica e Varie) per l’industria e l’artigianato manifatturiero;
  • 4 settori(commercio all’ingrosso, alberghi e ristoranti, servizi alle persone e servizi alle imprese) per i servizi;
  • 3 settori di attività economica (specializzato alimentare, specializzato non alimentare, non specializzato) per il commercio al dettaglio.

Emergenza Acqua, A2A: servono investimenti per 50 miliardi di euro

in Ambiente/Economia/Evidenza by

L’acqua è una risorsa a rischio. Contro siccità, sprechi e cambiamenti climatici servono azioni concrete e immediate: un pacchetto di investimenti da circa 50 miliardi di euro in 10 anni per la salvaguardia del ciclo idrico e della produzione di energia idroelettrica, in grado di generare ulteriori ricadute indirette pari a circa 80 miliardi di euro.

  • I dati dicono che siamo vicini a un punto di non ritorno:
    o La siccità record del 2022 ha ridotto la disponibilità di risorsa idrica naturale di 36 miliardi di m3 (-31% vs. 2021, un volume comparabile a 60 volte il Lago Trasimeno), di cui 7,1 miliardi di m3 di acqua consumabile (-34% vs. 2021 quanto l’acqua consumata da 14 milioni di cittadini);
    o La siccità del 2022 ha inoltre ridotto la produzione idroelettrica a 30,3 TWh (vs la media del decennio 2012-2021 di 48,4 TWh). Per trovare un valore così basso bisogna risalire al 1954, ma con una potenza installata di 3 volte inferiore a quella attuale;
    o Il 2022 ha visto picchi di anomalie termiche e pluviometriche e una crescita della frequenza di eventi estremi, come piogge intense (+50,2% medio annuo negli ultimi 20 anni) e allagamenti (+26,4% medio annuo nello stesso periodo). Nella prima metà del 2023, gli eventi idrici estremi sono già aumentati del 130% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
  • Il 18% del Pil Italiano, pari a 320 miliardi di euro l’anno, è generato grazie al contributo della disponibilità abbondante di acqua.

Un pacchetto d’investimenti da 48 miliardi di euro in dieci anni per superare l’emergenza idrica, recuperare acqua per le esigenze di famiglie, agricoltura e industria e rilanciare lo sviluppo dell’idroelettrico, l’unica fonte rinnovabile programmabile, asset strategico per la sicurezza energetica del Paese.

È quel che emerge dallo studio “Acqua: azioni e investimenti per l’energia, le persone e i territori” realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con A2A, presentato oggi nell’ambito del Forum di Cernobbio da Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato e Direttore Generale di A2A e Lorenzo Tavazzi, Partner e Responsabile Scenari e Intelligence di The European House – Ambrosetti.

Uno studio completo e dettagliato sui diversi aspetti legati al ciclo dell’acqua che certifica l’emergenza idrica del nostro Paese (nel 2022 -31% di risorsa disponibile rispetto all’anno prima) e indica i possibili correttivi da mettere in campo: da un lato l’analisi mostra infatti come sia possibile recuperare 9,5 miliardi di metri cubi d’acqua (oltre un terzo di quella consumata in un anno nel nostro Paese) investendo su riuso, riduzione delle perdite e dei consumi e recupero dell’acqua piovana; dall’altro elenca le azioni per ottenere energia idroelettrica aggiuntiva investendo su pompaggi, invasi irrigui, repowering, mini-idroelettrico e nuove centrali (azioni in grado di generare 12,5 Twh l’anno). Una doppia strategia, articolata in precise linee di intervento, che potrebbe avere un effetto volano sull’economia nazionale, con ricadute positive per 77 miliardi di euro.

“Senz’acqua non c’è futuro. Ma in futuro avremo sempre meno acqua. I cambiamenti climatici, gli sprechi e una gestione poco oculata hanno messo a rischio questa risorsa, come denunciato anche dall’Onu – ha spiegato Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato di A2A – “Sono necessari circa 50 miliardi di investimenti in 10 anni per la salvaguardia del ciclo idrico e della produzione di energia idroelettrica e l’azione congiunta di istituzioni, industria, cittadini. A2A, come Life Company, è pronta ad essere protagonista responsabile di un fronte comune a tutela della risorsa idrica. La circolarità può essere la risposta migliore per la mitigazione degli effetti del climate change: riuso, riduzione e recupero possono rimettere in circolo 9,5 miliardi di mc di acqua, più di quanto perso nel 2022 a causa della siccità. Inoltre, un miglior utilizzo di accumuli e centrali idroelettriche potrebbe generare 12,5 TWh l’anno di energia pulita, più dei consumi domestici annuali di tutta la Lombardia, un contributo essenziale per raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione.”

“Gli effetti del cambiamento climatico si aggiungono ad alcune criticità strutturali che segnano la gestione idrica in Italia e che vanno opportunatamente e prontamente attenzionate” – ha commentato Lorenzo Tavazzi, Partner di The European House – Ambrosetti – “Investire in adattamento e mitigazione del cambiamento climatico è quindi cruciale, in un contesto in cui il cambiamento climatico sta già impattando significativamente il nostro Paese: nel 2022 le temperature sono aumentate fino a 2,0° C, mentre le precipitazioni cumulate si sono ridotte del 23,2%”.

Lo scenario

L’ultimo biennio ha reso evidente nel nostro Paese l’urgenza di intervenire per la mitigazione degli impatti del cambiamento climatico sulla risorsa idrica. Se il 2022 è stato per l’Italia l’anno meno piovoso e più caldo degli ultimi 60 anni, il 2023 vede l’alternanza tra la coda siccitosa del 2022 e precipitazioni intense e fortemente concentrate, indice di una tropicalizzazione del clima italiano che necessita di una maggiore attenzione nel dibattito pubblico del Paese.

L’acqua è un bene prezioso e strategico. Nel ciclo infinito della singola goccia, la risorsa influenza una moltitudine di dimensioni, generando energia, sostenendo i consumi civili e produttivi e salvaguardando l’ecosistema. Non solo, nelle stime realizzate dalla Community Valore Acqua per l’Italia di The European House – Ambrosetti, l’acqua attiva anche una filiera industriale produtt iva lunga e articolata, dal settore primario, alla manifattura, fino al settore energetico e al Servizio Idrico Integrato, abilitando la generazione del 18% del PIL industriale italiano, pari a 320 miliardi di Euro.1

La disponibilità di acqua nel nostro Paese è messa a rischio dagli effetti del cambiamento climatico, di cui il 2022 ha rappresentato l’“anno nero” con picchi di anomalie termiche e pluviometriche e una crescita della frequenza degli eventi estremi, come piogge intense (+50,2% medio annuo negli ultimi 20 anni) e allagamenti (+26,4% medio annuo nello stesso periodo). La tropicalizzazione del clima italiano non si è arrestata e, nella prima metà del 2023, questi fenomeni sono già aumentati del 130% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il disagio legato alla siccità record del 2022 è stato generalizzato. Fino al 40% dei cittadini ha vissuto gli effetti delle politiche di contenimento dei consumi e il 28% ha subìto razionamenti di acqua nel proprio comune di residenza. La carenza idrica si è concentrata nel Nord-Italia con 5 Regioni che hanno adottato lo stato di emergenza (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Piemonte).

La ricerca ha quindi l’obiettivo di focalizzare l’attenzione sugli impatti della siccità del 2022 sulla dimensione idrica ed energetica, fornendo una chiara indicazione delle potenzialità d’intervento per la salvaguardia di questa risorsa.

Impatti e investimenti in ambito idrico

L’analisi riporta una perdita stimata del 31% delle risorse idriche (36 miliardi di m3 in meno) nel 2022 rispetto al 2021. Si tratta di volumi equivalenti a 4 volte il lago di Bolsena (9,2 miliardi di m3) o 60 volte il lago Trasimeno (0,6 miliardi di m3). In termini di volumi effettivamente disponibili per i vari utilizzi finali, si stima un calo di 7,1 miliardi di m3 in un anno, con impatti negativi sul settore agricolo, civile e industriale. Tale volume corrisponde complessivamente alla quantità d’acqua necessaria per irrigare 641 mila ettari di terreni agricoli (pari alla superficie agricola del Lazio), all’acqua consumata annualmente da oltre 14 milioni di persone (pari agli abitanti di Lombardia e Piemonte) e a quella necessaria alla produzione di 82 mila imprese manifatturiere (il numero di imprese manifatturiere di Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna).

A fronte di ciò, gli operatori del settore hanno a disposizione una combinazione di linee di intervento mirate su cui investire per recuperare volumi e rendere più resiliente il sistema ai fenomeni idrici estremi. In particolare, si tratta di:

  • valorizzazione del riuso della risorsa, soprattutto in ambito agricolo, in cui la piena copertura di tutti gli abitanti italiani e dei relativi carichi inquinanti abiliterebbe 5,4 miliardi di m3 aggiuntivi di volumi idrici depurati ogni anno (raggiungendo un valore totale di 14,4 miliardi di m3);
  • la riduzione delle perdite di rete nella fase di distribuzione, con l’obiettivo di raggiungere il tasso di dispersione idrica medio europeo del 25%, e il contenimento dei consumi civili, attraverso un’azione di miglioramento della consapevolezza e un maggiore tracciamento di informazioni, anche grazie ad una maggiore diffusione degli smart water meter individuali (oggi in Italia al 4% contro una media europea del 49%), abiliterebbero complessivamente 1,6 miliardi di m3 di volumi idrici, che attualmente vanno perduti;
  • la crescita della capacità di recupero delle acque meteoriche, attraverso l’autorizzazione di volumi aggiuntivi nelle grandi dighe e la costruzione di piccoli bacini di raccolta. In quest’ottica, l’implementazione del Piano Laghetti/Piano Bacini e l’autorizzazione dei volumi aggiuntivi nelle grandi dighe renderebbe possibile aumentare la raccolta delle acque di 2,5 miliardi di m3.

La combinazione delle linee di efficientamento del sistema idrico nazionale, a fronte di un investimento cumulato di 32,9 miliardi di euro, genererebbe un risparmio idrico di 9,5 miliardi di m3. Non solo: la riduzione stimata dei volumi idrici immessi in rete proveniente dall’efficientamento delle perdite e dal contenimento dei consumi porterebbe anche a un beneficio in termini di energia risparmiata pari a 1,4 TWh annui. Investire nel settore idrico, inoltre, significa attivare filiere di fornitura e sub- fornitura adiacenti: ogni euro investito nel settore genera infatti 1,6 euro di ulteriori ricadute economiche positive nei settori contigui. Di conseguenza, l’investimento necessario stimato di 32,9 miliardi di euro genererebbe ulteriori ricadute economiche indirette per il Paese pari a 52 miliardi di euro.

Impatti e investimenti in ambito idroelettrico

La siccità del 2022 non ha solo influito negativamente sui consumi idrici, ma ha messo a rischio anche la capacità di produzione energetica da fonte idroelettrica, ovvero la prima fonte energetica rinnovabile nel nostro Paese con un contributo medio nel periodo 2012-2021 del 42% sul totale della produzione da fonti rinnovabili in Italia. La siccità record del 2022 ha determinato una produzione lorda idroelettrica nazionale pari a 30,3 TWh, significativamente inferiore della media del decennio 2012-2021 (48,4 TWh2). La perdita di produzione dell’Italia ha rappresentato da sola il 25% della riduzione totale europea di produzione idroelettrica del 2022. Per trovare così basso bisogna risalire al 1954, considerando però un parco idroelettrico con una potenza di 3 volte inferiore a quella attuale. Per dare un dimensionamento, se volessimo compensare questa perdita di produzione idroelettrica con il fotovoltaico, sarebbe necessario installare oltre 4 milioni di pannelli, per una superficie complessiva di oltre 58 km2, pari a 1/3 dell’estensione del Comune di Milano.

L’idroelettrico è anche una risorsa chiave per raggiungere il target legato alla generazione da fonti rinnovabili al 2030 in Italia. Infatti, anche con il massimo dispiegamento di solare ed eolico, senza il pieno apporto dell’idroelettrico il nostro Paese non potrebbe raggiungere gli obiettivi di quota di rinnovabili sul fabbisogno elettrico nazionale stabiliti dalla bozza del nuovo PNIEC (pari al 65%).
Per contenere gli effetti dei fenomeni idrici estremi sul settore energetico, gli operatori possono efficientare l’esistente e realizzare nuove infrastrutture. Nella ricerca sono state identificate 5 linee di investimento prioritarie:

— costruzione di nuovi pompaggi idroelettrici sfruttando gli invasi già esistenti. I pompaggi sono, infatti, essenziali nella prospettiva di una crescente penetrazione delle fonti rinnovabili non programmabili come eolico e solare. Questi sistemi garantiscono l’assorbimento dell’eventuale “overgeneration” nelle ore di maggiore disponibilità delle rinnovabili – per esempio nelle ore centrali della giornata – abilitando la copertura della domanda nelle ore di carico elevato e basso contributo delle fonti rinnovabili non programmabili. Installando 3,2 GW di nuovi pompaggi in Italia si potrebbe garantire l’assorbimento di “overgeneration” per circa 2 TWh a fronte di investimenti complessivi per 8 miliardi di euro.
— interventi per valorizzare in ottica energetica i rilasci degli invasi esistenti a scopo irriguo da cui è stata stimata una potenza idroelettrica aggiuntiva pari a 350 MW, per una produzione idroelettrica addizionale di 1 TWh e un volume di investimento totale pari a circa 875 milioni di euro.
— repowering degli impianti idroelettrici esistenti con potenza aggiuntiva stimata pari a 1,6 GW, per una produzione idroelettrica addizionale di circa 4 TWh e un volume di investimento totale pari a circa 560 milioni di euro.
— realizzazione di nuovi impianti mini-idroelettrici per una potenza addizionale di circa 700 MW, stimati sulla base del potenziale massimo di installazione e del trend degli ultimi anni, che supporta una produzione idroelettrica aggiuntiva pari a circa 1,8 TWh e un volume di investimento totale di circa 2,8 miliardi di euro.
— interventi per valorizzare in ottica energetica il ruolo dei fiumi e dei bacini alpini e appenninici. Ad oggi, infatti, circa il 90% dei corsi d’acqua alpini e appenninici idonei è sfruttato per la produzione di energia idroelettrica. Impiegando anche la quota rimanente attualmente non utilizzata, tramite la realizzazione di nuovi bacini connessi, sarebbe possibile produrre 3,7 TWh aggiuntivi di energia idroelettrica, con un investimento totale che potrebbe arrivare a circa 3,0 miliardi di euro.

Complessivamente, portando a sintesi le 5 linee di intervento suggerite per contenere gli effetti dei fenomeni idrici estremi sul settore energetico, risulta come gli operatori industriali potrebbero abilitare un recupero di circa 12,5 TWh (73% della produzione idroelettrica persa nel 2022), a fronte di un investimento complessivo di circa 15 miliardi di euro. Grazie alle ricadute positive indirette sui settori attigui – circa 25 miliardi di euro e generati dagli investimenti nella filiera energetica (pari a 1,64 euro ulteriori per ogni euro investito) – la ricchezza totale distribuita sul territorio nazionale sarebbe complessivamente di circa 40 miliardi di euro.

Lombardia, stop ai diesel Euro5 rinviato. Maione: scelta di buon senso

in Ambiente/Economia/Evidenza/Istituzioni/Regione by

“Il rinvio dello stop ai veicoli diesel euro 5 al 2024 – 2025 per tutte le Regioni del bacino padano è una scelta di buonsenso da parte del Governo. Non si possono costringere decine di migliaia di famiglie a sostituire l’automobile dall’oggi al domani. Ora che il decreto è stato approvato dal Consiglio dei ministri, la Regione Lombardia avvierà un confronto con Comuni e associazioni di categoria per arrivare a un percorso condiviso sulle scelte e le tempistiche”. Lo ha dichiarato l’assessore all’Ambiente e Clima della Regione Lombardia Giorgio Maione in seguito al decreto approvato nel fine settimana dal Cdm. Il documento prevede la facoltà per la Regione Lombardia, unitamente a Piemonte, Veneto ed Emilia – Romagna, di attuare misure di limitazione della circolazione dei veicoli diesel euro 5 esclusivamente a far data dal 1° ottobre 2024 e in via obbligatoria solo a partire dal 1° ottobre 2025.

“Il cambiamento va condiviso e accompagnato con gli incentivi, come sta facendo la Regione Lombardia che grazie al bando ‘Rinnova Autovetture 2023’ ha investito 10 milioni e consentito quest’anno a 4744 famiglie di sostituire un veicolo inquinante con uno a zero o bassissime emissioni. Abbiamo come sempre un approccio concreto ai problemi e non una visione puramente ideologica che rischierebbe di compromettere la tenuta economica e sociale dei nostri territori” aggiunge Maione.

“L’incentivo alla sostituzione del veicolo arriva fino a 4.000 euro. Sono ancora disponibili 2 milioni di euro. Il bando chiuderà il 31 ottobre. Tutte le nuove motorizzazioni garantiscono bassissimi valori di emissione e quindi promuoviamo scelte che possano migliorare ulteriormente la qualità dell’aria della nostra regione” conclude l’assessore.

Brescia, gli occupati sono 542mila

in Economia/Evidenza/Lavoro by
Donne e lavoro, foto generica da Pixabay

Nel 2022 il mercato del lavoro bresciano ha mostrato segnali misti, frutto di una stabilizzazione del numero degli occupati (dopo la crescita rilevata nel 2021) e di una contestuale flessione dei disoccupati, il cui numero si attesta su minimi pluriennali.  Nel dettaglio, gli occupati sono pari a 542 mila unità, sostanzialmente invariati rispetto all’anno precedente e ancora inferiori di circa 11 mila unità nei confronti dei livelli pre-Covid (553 mila).

A evidenziarlo sono i dati ISTAT elaborati dal Centro Studi di Confindustria Brescia.

La dinamica rilevata nel 2022 ha visto una crescita degli occupati maschi (passati da 322 mila a 326 mila), a fronte di una leggera contrazione di quella femminile (da 219 mila a 217 mila). Tali variazioni hanno determinato marginali variazioni nel tasso di occupazione (15-64 anni), nel 2022 attestatosi al 65,9%, rispetto al 65,7% del 2021. Il tasso di occupazione rilevato in provincia di Brescia è minore di quello riscontrato in Lombardia (68,2%), ma ampiamente superiore alla media nazionale (60,1%), ambiti territoriali che sperimentano, tra il 2021 e il 2022, un incremento della quota degli occupati sul totale della popolazione.

Come già anticipato, nel 2022 il numero dei disoccupati scende a 23 mila, in calo di cinque mila unità nei confronti dell’anno precedente. La flessione ha riguardato la componente maschile (da 13 mila a 6 mila), mentre il numero delle femmine in cerca di occupazione sarebbe passato da 15 mila a 16 mila.  A seguito di tali dinamiche, il tasso di disoccupazione (15-74 anni) misurato a Brescia e provincia nel 2022 è sceso al 4,1% (dal 4,9% nel 2021), di fatto ai minimi storici e non lontano da livelli definiti “frizionali”, ovvero fisiologici. Il confronto con Lombardia (4,9%) e Italia (8,1%) vede il nostro territorio in posizione privilegiata, confermando una storica tendenza su questo ambito.

Il minor numero di persone in cerca di occupazione si sarebbe tuttavia riversato sulla categoria degli inattivi, passati da 247 mila a 251 mila, un’evoluzione che in parte vanifica i miglioramenti rilevati nel 2021, quando gli inattivi, a seguito della rinnovata vivacità del mercato del lavoro dopo la fase acuta della pandemia, erano considerevolmente diminuiti dai 256 mila rilevati nel 2020. Il tasso di inattività ha così raggiunto il 31,2% (dal 30,8% dell’anno precedente); fra le femmine bresciane tale tasso è pari al 41,7%, purtroppo più vicino al dato nazionale (43,6%), che alla virtuosa media lombarda (35,6%). Tutto ciò indicherebbe una limitata partecipazione delle donne del nostro territorio al mercato del lavoro locale, a espressione di un potenziale, solo in parte sfruttato.

“Chiudiamo un 2022 complessivamente positivo dal punto di vista del lavoro a Brescia, in particolar modo per quanto riguarda il fronte dei disoccupati, ormai scesi a una soglia che abbiamo definito fisiologica, e quindi sostanzialmente compatibile con la piena occupazione – commenta Roberto Zini, vice presidente di Confindustria Brescia con delega a Relazioni Industriali e Welfare –. Allo stesso tempo, tuttavia, avevamo aspettative migliori per quanto riguarda gli occupati, che invece sono rimasti su un livello invariato rispetto al 2021, e ancora distanti dai livelli pre-Covid. Questo aspetto ci deve quindi far riflettere, anche alla luce dell’ormai noto problema di mismatch tra domanda e offerta di lavoro che caratterizza il territorio bresciano, e della crescita degli inattivi. Su quest’ultimo aspetto, in particolare, incidono purtroppo i ritardi della componente femminile, tematica su cui, come Associazione, siamo da sempre attenti. Continueremo perciò a monitorare la situazione e a proporre soluzioni per un mondo del lavoro sempre più inclusivo e orientato alla parità di genere. Non dimentichiamo, in tale contesto, anche le ormai annose problematiche legate alla denatalità, che caratterizzano il nostro Paese, e l’esigenza di un lavoro straniero di qualità, attraverso una politica migratoria gestita e non subita, e rivolta anche a profili medio-alti, soprattutto laureati, che ad oggi non riusciamo ad intercettare. Sui profili più richiesti dalle nostre imprese, infine, voglio sottolineare come la maggior parte di esse sia rivolta su profili di livello medio-alto, a testimonianza di un percorso verso l’eccellenza che continua a caratterizzare il Made in Brescia, con forti investimenti sul capitale umano.”

Con riferimento ai dati di fonte amministrativa (INPS) relativi alle dinamiche registrate nei primi nove mesi dell’anno, tra gennaio e settembre del 2022, la variazione netta dei rapporti di lavoro in essere (Assunzioni +/- Trasformazioni – Cessazioni) mostra un saldo ampiamente positivo (+18.487 unità), sebbene in attenuazione rispetto a quanto sperimentato nello stesso periodo del 2021 (+23.318). Il dato è comunque in linea con la dinamica pre-Covid ed è trascinato dalla significativa performance del tempo indeterminato (+10.133). In tale contesto va tuttavia evidenziato come il saldo assunzioni – cessazioni sia negativo (-8.353), a fronte di un contributo ampiamente positivo da parte delle trasformazioni da forme contrattuali alternative (+18.486). Per quanto riguarda le sole assunzioni, l’evoluzione nei primi nove mesi del 2022 (139.759) risulta in accelerazione rispetto al 2021 (130.197), con una quota del tempo indeterminato che si attesta al 18,3%, valore non dissimile da quanto registrato negli anni precedenti.

Sul versante dei profili maggiormente richiesti nel bresciano, secondo le elaborazioni del Centro Studi di Confindustria Brescia effettuate sulla piattaforma WOLLYBI-Lightcast che monitora gli annunci di lavoro online rilevati nel territorio, nel 2022 le domande di lavoro formulate dalle imprese bresciane hanno riguardato prevalentemente le macro categorie delle professioni non qualificate (20,3% degli oltre 53 mila annunci analizzati), dei tecnici (16,6%), degli artigiani e operai specializzati (13,4%), delle professioni tecniche e scientifiche (12,8%). La segmentazione dei profili per livello di competenza vede primeggiare le figure medium skill (44,2% delle richieste), seguite da quelle high skill (35,5%) e dalle low skill (20,3%). Con riferimento ai profili più ricercati, la top 5 vede al primo posto gli addetti allo spostamento e alla spedizione dei materiali o delle merci (7,0% della domanda complessiva), seguiti dal personale non qualificato delle attività industriali (6,0%), dagli assistenti alle vendite (5,4%), dagli addetti alle pulizie in uffici, esercizi alberghieri ed altri esercizi (4,9%) e dai modellatori e tracciatori meccanici di macchine utensili (3,3%). Ben tre di queste figure appartengono alle professioni non qualificate, una alle professioni nelle attività commerciali e nei servizi e una agli artigiani e operai specializzati.

Va infine segnalato il nuovo sgonfiamento della Cassa Integrazione Guadagni, che però rimane ancora su livelli superiori a quanto riscontrato prima della pandemia. Le ore autorizzate nell’ultimo anno sono diminuite del 66% rispetto al 2021, passando da 40,8 a 13,9 milioni. In particolare, la componente ordinaria è calata del 60% (da 21,1 a 8,5 milioni di ore), mentre quella straordinaria ha subito una flessione del 43% (da 9,4 a 5,3 milioni di ore). Tuttavia, il confronto con il 2019 mostra una crescita del 100% (sintesi di un +149% della CIGO e di un +49% della CIGS). Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che nel 2022 le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte dalla CIG siano circa 2.200, contro le oltre 9 mila del 2021, e le 1.500 del 2019.

Proiezioni 2023, crescita lenta per l’economia lombarda: Pil + 0,8%

in Associazioni di categoria/Cna/Economia/Evidenza/Tendenze by

 La ripresa economica in Italia e in Lombardia è evidente e confermata dai numeri registrati nell’anno appena passato. La crescita del 2023, complice l’aumento dell’inflazione e la crisi energetica degli ultimi mesi, si prospetta invece meno evidente e più lenta: le previsioni indicano come il PIL lombardo dovrebbe crescere dello 0,8%i consumi dell’1,8% e gli investimenti del 3,3%.

Sono questi alcuni dei dati presentati questa mattina in conferenza stampa da CNA Lombardia nel Primo Focus sull’andamento dell’economia regionale, realizzato dal Centro Studi Sintesi. Il Focus ha puntato l’attenzione sul monitoraggio dei territori fotografando la situazione della stessa nel 2022 e realizzando previsioni relative all’anno attualmente in corso.

Dalla ricerca emerge come il PIL della Lombardia nel 2022 dovrebbe attestarsi al +4,4%, con un sensibile rallentamento rispetto all’anno precedente: tuttavia, la regione nello stesso anno fa registrare una crescita del PIL del +3,9% rispetto al 2019, superando ampiamente il livello precovid. Anche sul fronte consumi nel 2022 la Lombardia è stata protagonista di un’importante progressione (+5,1%), comunque non sufficiente per recuperare quanto perso durante la fase acuta della pandemia (-0,5% rispetto al 2019). Si tratta, tuttavia, di un dato migliore della tendenza nazionale (-1,5%). Da segnalare anche la positiva evoluzione degli investimenti, che si è consolidata nel corso del 2022: infatti, il valore reale degli investimenti è aumentato del +10,8% rispetto al 2021, mentre dal confronto con il 2019 si evince un incremento di quasi 19 punti percentuali.

“Restiamo tenacemente sul sentiero della crescita. I dati che abbiamo raccolto fotografano naturalmente su molti fattori una contrazione rispetto al 2019, ma si tratta di un elemento legato all’esplosione della pandemia e al suo perdurare per un biennio – afferma Giovanni Bozzini, Presidente di CNA Lombardia -. Il dato rilevante è che la tendenza “anno su anno”, tra il 2021 e il 2022, è ormai positiva per numerosi indicatori, tra cui i consumi e le imprese attive. Bisogna guardare con grande fiducia alle voci che risultano già positive anche rispetto alla fase pre-pandemica, come investimenti ed export. Segnali di un ripreso slancio vitale della nostra economia.”

Crescita, ma anche qualche segnale di preoccupazione relativo alle imprese attive in Lombardia, in particolare quelle artigiane. A dicembre 2022 il numero di imprese lombarde ha fatto segnare un -0,6% rispetto a settembre 2022, quelle artigiane lombarde -1,1% a dicembre 2022 rispetto a settembre 2022. In pratica nell’arco di tre anni (2019-2022) il numero di imprese attive in Lombardia si è ridotto di circa 800 unità e tale variazione negativa riguarda soprattutto commercio-turismo (-10.307), manifattura (-6.221) e agricoltura (-1.673): solo la crescita significativa dei servizi ha consentito di ridimensionare l’entità della contrazione generale. Analizzando i territori lombardi, tra dicembre 2019-dicembre 2022, le provincie che fanno segnare un trend positivo relativo alle imprese attive sono Milano (+1,7%), Varese (+1%) e Brescia (+0,9%), mentre Mantova (-6,3%), Sondrio (-4,2%) e Cremona (-3,8%) registrano un segno negativo.

Ancora peggiore il dato relativo alle imprese artigiane (attualmente 233.402) nel periodo dicembre 2019-dicembre 2022 dove la dinamica appare decisamente negativa con un -3,4% (perse 8.155 imprese). Analizzando i territori, l’unica provincia a registrare una crescita di imprese lombarde nel periodo dicembre 2019-dicembre 2022 è Varese (+2,8%), tutte le altre evidenziano un segno meno, in particolare Mantova (-10%), Cremona (-6,8%) e Pavia (-6,5%).

Inoltre nella regione, nel corso del 2022, si contano 56.510 nuove imprese, a fronte di 45.095 cessazioni: pertanto, il saldo a fine anno tra imprese iscritte e cessate risulta ampiamente positivo (+11.415 imprese). A livello territoriale, invece, su tutte Milano (+8.126), Brescia (+1.262) e Monza e Brianza (+811) hanno un saldo positivo, mentre Mantova (-134) e Cremona (-32) negativo.

“Una voce preoccupante è sicuramente quella della mortalità di imprese artigiane verificatasi dal 2019 alla fine del 2022 – commentail Presidente di CNA Lombardia . La pandemia e le speculazioni sui costi energetici e delle materie prime hanno inciso molto. Continuiamo a pensare che occorra agire in fretta e che la prossima Giunta regionale abbia il dovere di mettere tra le vere priorità l’accesso al credito e i costi energetici. Per questo le elezioni regionali devono costituire un appuntamento democratico capace di rilanciare prontamente il confronto. Come CNA Lombardia, in queste settimane abbiamo consegnato ai tre candidati Presidenti il quadro delle nostre priorità: efficienza energetica e costo delle materie prime, accesso al credito, infrastrutture materiali ed immateriali, formazione professionale e soprattutto una risposta ad un bisogno di autonomia differenziata che potrebbe aiutare sia in termini di budget disponibile per le politiche regionali sia in termini di efficienza amministrativa.”

Sul fronte occupazione, nel terzo trimestre 2022 l’occupazione in Lombardia fa segnare una leggera contrazione rispetto al trimestre precedente: tuttavia, considerando il valore medio nei primi nove mesi del 2022, si riscontra una crescita del numero di occupati del +2,3% rispetto allo stesso periodo del 2021, trend positivo che però non riguarda l’agricoltura. Rispetto al periodo pre-covid, invece, la Lombardia manifesta una perdita di circa 44 mila occupati (-1%): tale tendenza interessa tutti i settori economici, con l’eccezione delle costruzioni, in crescita di quasi 20 punti percentuali tra il 2019 e il 2022.

Per quanto riguarda l’export, la Lombardia si conferma eccellenza italiana pur facendo registrare nel terzo trimestre del 2022 una lieve flessione rispetto al periodo precedente: tuttavia, considerando i primi nove mesi del 2022, il valore delle esportazioni ammonta a 120 miliardi di euro, con una variazione del +21% rispetto allo stesso periodo del 2021. Un dato che permette alla regione di assorbire completamente l’impatto negativo della pandemia sull’export, il cui valore, a settembre 2022, risulta superiore del 27% al dato cumulato a settembre 2019. In particolare nei primi tre trimestri del 2022 i comparti manifatturieri fanno segnare un incremento delle esportazioni del 27% rispetto al medesimo periodo del 2019. Sul fronte territoriale, invece, tra dicembre 2019-dicembre 2022, le provincie che fanno segnare un trend maggiormente positivo relativo alle esportazioni sono Lodi (+51%), Cremona (+39%), Brescia (+36%) e Sondrio (+33%).

Ecco come l’AI può rendere migliori le relazioni fra le persone

in Economia/Evidenza/Innovazione/Web e digitale by

Le relazioni nel mondo del lavoro sono fondamentali ma oggi, complice anche una compressione delle opportunità di interazione, è sempre più difficile crearne di efficaci e soprattutto che permettano una crescita professionale e umana.

Questo perché, secondo l’intuizione di Massimiliano Baiocco, nessuno si è mai occupato in modo approfondito della fiducia e della sua importanza nelle relazioni.

Massimiliano, vuoi ricordarci prima di tutto qual è l’idea alla base di Hippo e come è nata?

Certamente. Hippo nasce come strumento per misurare la fiducia fra le persone e migliorarne le relazioni. Questo avviene in una rete che non è nata per misurare qualche semplice metrica, ma per permettere alle persone di aiutarsi a migliorare attraverso un lente positiva basata sulle spinte gentili, quelli che vengono chiamati Nudge.

L’idea è nata durante la mia esperienza personale precedente: durante la realizzazione di un video promozionale per la mia azienda mi sono reso conto che quasi tutti i ragazzi intervistati avevano come una patina di grigio, rispetto alla freschezza che li aveva caratterizzati in fase di colloquio iniziale: c’era qualcosa di non detto e non manifestato che aveva offuscato il loro entusiasmo. Così ho investito alcune settimane per intervistarli tutti personalmente ed è emerso un grande problema di fiducia, sia tra colleghi sia trasversalmente alla gerarchia aziendale.

Il passaggio successivo è stato il confronto con altre aziende. Da questo è emerso che il problema non esisteva solo nella mia azienda, ma era piuttosto diffuso e soprattutto non aveva una risposta efficace.

Da qui, la creazione di Hippo è stata quasi un passaggio naturale. A oggi infatti Hippo è l’unica soluzione a livello mondiale in grado di realizzare la misura della fiducia attraverso algoritmi.

Perché è così difficile misurare la fiducia?

Prima di tutto perché si tratta di un valore volatile, la cui tangibilità è piuttosto relativa, nonostante la sua estrema importanza, poi perché è un valore dipendente dal contesto, che tende a modificarsi nel tempo, in funzione della qualità delle nostre relazioni con il prossimo, all’interno e all’esterno della realtà aziendale.

Va detto che in commercio esistono già alcuni sistemi di misurazione. Tutti però si limitano al feedback, un parametro molto lontano dalla fiducia.

Inoltre, bisogna fare un’ulteriore distinzione: in molti casi, a una prima analisi superficiale, si tende a sovrapporre i concetti di fiducia e affidabilità. Ma è sufficiente andare leggermente più in profondità per rendersi conto di una differenza sostanziale: l’affidabilità è un parametro, tutto sommato semplice da misurare, mentre la fiducia è un valore. Possiamo fidarci o non fidarci di una persona a prescindere dalla sua affidabilità “misurata”, per così dire.

Infine, l’ultimo problema che Hippo prova a risolvere è quello dell’intensità: la fiducia, infatti, è un concetto ampio, che si basa sia su parametri oggettivi che sull’emotività e su altri parametri ampiamente sottovalutati. Nella visione di Hippo la fiducia in qualche modo contiene per definizione anche l’affidabilità. 

Inoltre, permettetemi di sottolineare anche un piccolo problema linguistico: il termine trust al quale spesso ci si riferisce negli studi accademici su cui è basata Hippo, non ha un vero e proprio equivalente italiano. Abbiamo scelto Fiducia perché fra tutti è quello che maggiormente si avvicina alla nostra idea.

In cosa Hippo si differisce dagli strumenti relazionali che conosciamo tutti?

Prima di tutto Hippo non è uno strumento di valutazione, nel senso che non permette di “dare voti” o di dare giudizi sulle persone. Al contrario, serve alle persone per determinare l’intensità della fiducia che generano negli altri migliorando al contempo la qualità delle nostre interazioni personali e, di conseguenza, la fiducia che ciascuno ha in sé stesso. Abbiamo realizzato una soluzione che si basa su pilastri quali la “trasparenza”, la “reciprocità” ed è una soluzione peer to peer esente da qualsiasi tipo di gerarchia.

La vera differenza è che il punto di osservazione è all’esterno, nella relazione verso gli altri. La Hippo è una specie di fotografia che attraverso la logica degli iNudge aiuta l’individuo a determinare una propria “immagine” vista dall’esterno.

In altre parole, ciascuno può vedere in modo chiaro, trasparente e onesto l’immagine che proietta all’interno del suo ecosistema, la sua rete di relazioni sociali.

Ricordiamo inoltre che il modello è concentrico e soprattutto che è pensato per aiutare le persone a migliorare e correggere i propri comportamenti, all’interno di un’architettura delle scelte che ogni utente può o non può decidere di attuare.

Inoltre, laddove i social network, anche quelli professionali, misurano la quantità delle relazioni, in un meccanismo di fatto autodichiarato (e tutto sommato anche piuttosto semplice da forzare), Hippo si concentra sulla qualità delle interazioni, quindi non si basa e non si baserà mai sulle quantità.

Sappiamo che Hippo, anche se non è ancora aperto al pubblico, è un progetto in fase avanzata. Vuoi raccontarci qualcuno degli ultimi sviluppi?

Al momento la versione beta è stata distribuita a 700 persone, soprattutto conoscenti e aziende amiche, con un organico variabile fra le 10 e le 200 persone, ed eterogenee fra di loro.
Si presenta in modo molto simile a una App di messaggistica, ma l’architettura su cui si basa, resa possibile dall’apporto tecnico di Myti è naturalmente molto più profonda.

L’algoritmo principale denominato H-shaped model si basa sul lavoro di Sthephen M.R. Covey e utilizza 18 dimensioni, gli iNudge, per determinare il nostro Dynamic Trust Index e creare un portafoglio emozionale.

Questo mio “conto corrente emotivo” varia nel tempo, in funzione degli iNudge che mi vengono forniti dalla Rete e delle azioni che io intraprendo per recepire i suggerimenti che mi vengono dati.

Oltre ad alcuni miglioramenti estetici e funzionali e una serie di aggiustamenti quasi quotidiani, durante il test che abbiamo concluso a gennaio abbiamo migliorato l’algoritmo. Prima di tutto per renderlo più resiliente a eventuali derive comportamentali verso dinamiche tossiche, poi per inserire un sistema di intelligenza artificiale in grado di riconoscere le emozioni principali dal volto di chi utilizza la App.

Infine, anche se non riguarda strettamente la App, la società Performance Mind proprietaria del brevetto di Hippo, ha avviato la transizione per diventare una B Corporation. In questo modo intendiamo confermare ancora maggiormente la nostra mission: contribuire a migliorare il pianeta che ci ospita.

Rendere migliori le relazioni fra le persone, insomma, è un tassello di un quadro molto più ampio, che ha come obiettivo quello di migliorare la realtà che ci circonda, a partire dal contesto in cui ognuno di noi passa una parte significativa del proprio tempo: il mondo del lavoro.

Tecnologie Digitali vs Covid: le soluzioni per convivere con il presente

in Economia/Evidenza/Innovazione/Partner 2/Salute by

La gestione dell’emergenza portata dal Covid 19 richiede non solo una risposta sanitaria ma soprattutto sociale. Il primo problema è quello di limitare i contatti pur garantendo una qualità della vita accettabile della popolazione anche per limitare una crisi economica non più sostenibile. Accedere ad un ufficio, frequentare una scuola e collaborare con i propri colleghi sul lavoro erano solo un anno fa attività facenti parte della nostra normalità ma in questa nuova situazione diventano una fonte di pericolo.  

Da sempre la gestione delle malattie infettive respiratorie facilmente trasmissibili non è mai stato un compito banale: basti pensare che l’influenza pur con i vaccini colpisce mediamente circa 8 milioni di persone in Italia ogni anno. Consideriamo che Covid 19 ha un tasso di riproduzione Rt circa tre volte superiore all’influenza.

Applicare sempre le buone pratiche che abbiamo imparato a conoscere come l’uso del distanziamento sociale e della mascherina presenta nella prassi delle difficoltà perchè non è semplice tenere per un lungo periodo ed in condizione di stress da “pandemic fatigue” la soglia d’attenzione alta di tutta la popolazione. 

Le tecnologia può essere un supporto in questo difficile momento con una serie di sistemi basati sull’Intelligenza Artificiale che ci aiutano a tenere sempre i comportamenti più corretti. 

Paesi asiatici come Giappone, Corea del Sud e Taiwan che hanno gestito la crisi sanitaria con livelli di contagio molto più bassi rispetto all’Europa hanno fatto massiccio uso di questa strategia tecnologica. Vediamo attraverso quattro esempi come la tecnologia può aiutare a convivere con il nostro presente:

ORGANIZZARE L’ACCESSO AI MEZZI PUBBLICI

Per identificare il numero di utenti e determinare i livelli di occupazione, può inoltre essere utilizzata una soluzione software disponibile su tablet, smartphone o altri dispositivi, al fine di garantire una facile comprensione da parte degli autisti dei mezzi. Tali componenti, insieme, garantiscono il monitoraggio delle persone che salgono e scendono dal mezzo e dei posti occupati sul numero dei posti disponibili. La sensoristica on-board può essere composta da telecamere, ricevitori satellitari, lettori e altri dispositivi utili alla rilevazione e all’invio dei dati ad un server in cloud. Questo garantisce l’elaborazione dei dati per fornire al conducente le informazioni necessarie alla gestione di eventuali problemi, come il sovraffollamento e le distanze di sicurezza non rispettate. Possono essere integrate anche le eventuali strumentazioni già presenti sul mezzo, utilizzabili a supporto del sistema.

CONSENTIRE IL RITORNO A SCUOLE E UNIVERSITÀ

Smart Campus è l’app ufficiale dell’Università della Calabria creata da alcuni spin-off di Unical tra cui Somos. Con Smart Campus Docenti e Studenti potranno gestire il ritorno in aula in tutta sicurezza e direttamente dal dispositivo mobile. I docenti potranno creare i corsi, le lezioni e tutte le attività legate al Campus per consentire agli studenti l’accesso rapido alle informazioni.Gli studenti potranno accedere alle informazioni dei corsi, prenotarsi alle lezioni e accedere agli spazi universitari attraverso la scansione di qr code che identificano le aule. La piattaforma verifica la disponibilità dei posti in aula in tempo reale e garantisce la sicurezza all’interno del Campus universitario. Questo modello consente di organizzare al meglio la presenza di molte persone all’interno di un’area comune come anche un’istituto scolastico o degli uffici comunicali.

PREVENIRE GLI ASSEMBRAMENTI NEGLI SPAZI CHIUSI

Un software “anti assembramento” collegato alle telecamere presenti in uno spazio chiuso, rileva e segnala in automatico gli affollamenti: è una nuova possibiel soluzione tecnologica di cui si ci si può dotare per combattere il Covid-19. Il sistema puà essere installato in stazioni, aereoporti, edifici pubblici.  Questo software, in modo automatico, fornisce una rappresentazione grafica dei livelli di affollamento delle aree monitorate  In caso di criticità, gli operatori possono essere allertati e vedere direttamente le immagini delle telecamere per verificare l’assembramento: invitando così da remoto le persone, attraverso dispositivi acustici, a fare maggiore attenzione alle distanze.

CONTROLLARE IL DISTANZIAMENTO  CON DEI WRISTBAND

I wristband sono dei dispositivi indossabili che avvisano l’utente se questo si avvicina troppo a un’altra persona. Entrambi i soggetti devono ovviamente indossare il device perché il sistema funzioni. Per questo è consigliabile adottare il sistema in luoghi “controllabili”, come aziende, stabilimenti balneari, biblioteche e così via: il wristband sarà di conseguenza fornito a ogni singola persona che vorrà entrarci. I vari dispositivi, per poter dare l’allarme, si devono “parlare”; perché ciò avvenga, di solito viene utilizzato un sistema Bluetooth a bassa potenza, come quello adottato dall’app Immuni. Questo permette di avere misurazioni precise e un basso consumo energetico.

Il 10 Dicembre si svolgerà un webinar organizzato in maniera congiunta dalle società SOMOS e Neosperience dedicato alla presentazione di soluzioni tecnologiche utili a supportare soggetti pubblici e privati nella lotta alla pandemia, in particolare aiutandoli nel monitoraggio dei comportamenti su mezzi di trasporto, nei luoghi di ritrovo e di lavoro. Saranno raccontati inoltre alcuni dei casi d’uso pratici e i successi ottenuti sul campo. 

A questo link si può effettuare l’iscrizione: https://us02web.zoom.us/webinar/register/8516057107759/WN_v4Nah7e-TxGIKtMt45I9ig

LINK AL VIDEO

Lead Champion, il software italiano che aiuta le aziende a trovare e ingaggiare i loro clienti – Intervista al CEO Alessandro Ponte

in Economia/Evidenza/Innovazione/Tech by

Sembra la California ma siamo in Italia. Lead Champion è il prodotto di una startup innovativa che si occupa di facilitare il contatto tra imprese con una tecnologia open e interessante.
La tecnologia di Lead Champion, installata sul sito di una qualsiasi azienda, promette di aumentare il ROI degli investimenti in Marketing, consentendo di individuare dalla semplice navigazione quali sono le aziende (potenziali clienti) che stanno navigando sul nostro sito. Con semplicità e una interfaccia graficamente interessante, l’azienda può così capire e scegliere in anticipo la strategia con la quale presentarsi ai prospect.

Lead Champion

Effettivamente, si tratta di Lead Generation. Ma che cos’è un Lead?

Un Lead è un potenziale cliente che è interessato al servizio/prodotto che viene offerto. Dovendo fare un paragone con la realtà, Immaginiamolo come un cliente che guarda interessato alla vetrina del tuo negozio. Lead Champion ti offre un sistema per contattare quel cliente, il resto spetta naturalmente all’azienda.
Alessandro Ponte, CEO di questa start up, ha un’esperienza notevole nel digital marketing e si è reso conto, attraverso la sua attività in SkyLab Italia, società torinese di sviluppo informatico, che Lead Champion non era solo un prodotto utile, ma che aveva una sua autonomia dal punto di vista commerciale e del tipo di clientela. Quindi, insieme ad altri soci, ha deciso di avviare una nuova attività dal sapore californiano.

Lead Champion infatti si posiziona al fianco dei tradizionali strumenti di marketing online, aiutando le PMI a migliorare le performance di vendita.

Alessandro, come è nata questa idea?

In SkyLab Italia abbiamo clienti importanti, che necessitano di un accounting importante, mentre quando abbiamo sviluppato Lead Champion ci siamo resi conto che questo era uno strumento più veloce, più rapido e anche economico da offrire alle PMI del territorio nazionale e internazionale. Lead Champion offre una risposta alla domanda: quali sono le aziende che visitano il mio sito e come faccio a individuarle e ricontattarle?

Quindi?

Nel 2011 abbiamo acquisito un’azienda americana che si chiamava IntelligenceFocus, che aveva sviluppato una parte di questa tecnologia che abbiamo riprogettato completamente per lanciare Lead Champion.  E’ stato un successo, ci pare di capire.
Sì, abbiamo 10 dipendenti e 4500 clienti. Siamo partiti nel 2015 in White Label, poi dal 2017 con vendite dirette con il nostro brand, a marzo avremo completato l’operazione di Spin Off e saremo una start up vera e propria.

Quali sono i costi?

Il target di clienti è la Piccola Media Impresa italiana, parliamo di costi sostenibilissimi alla portata di ogni impresa.

Qual è lo scopo di Lead Champion? Trovare nuovi clienti?

Trovare nuovi clienti è un compito complesso e articolato. Lead Champion ottimizza le attività del sito internet di una società, mostrando il comportamento degli utenti sul sito. In questo modo l’azienda può creare e ottimizzare il suo funnel sfruttando le informazioni che ottiene per coinvolgere i visitatori e farli avvicinare all’acquisto.

Come fate a spiegare il funzionamento del prodotto ai clienti?

Consigliamo prima di tutto di cominciare leggendo il nostro libro sul funnel marketing e la lead generation! E poi c’è il nostro blog, aggiornato ogni giorno con contenuti formativi e guide.

Come si fa ad aumentare le lead acquisite con il sito web?

I clienti di Lead Champion vedono aumentare fino al 50% il conversion rate sulle lead acquisite con il sito web, incrementando il numero di contatti di potenziali clienti e massimizzando il ROI delle attività di web marketing.

Quali sono gli strumenti?

Lead Champion discover individua le aziende che visitano il sito anche se queste non lasciano dati di contatto. Lead Champion booster è il suo naturale completamento: permette di attivare form dinamici a comparsa, che rispetto ai form tradizionali di acquisizione contatti in pagina, possono essere configurati per raggiungere il visitatore giusto al momento giusto e con il messaggio migliore. A partire dai nostri template ottimizzati dai nostri esperti di Conversion Rate Optimization, si possono personalizzare le regole di targeting e resa grafica, attivando una prima campagna in meno di 100 secondi.

E’ una cosa piuttosto californiana, dal punto di vista dell’innovazione, quali sono le principali caratteristiche del prodotto?

Lead Champion è un prodotto che si basa sui Big Data: sfruttiamo il nostro database proprietario, che per le aziende italiane è il più ricco e completo esistente al mondo. Questo è costantemente arricchito e mantenuto aggiornato con algoritmi di Intelligenze Artificiale in grado di apprendere dai dati che raccogliamo sul web: si tratta di Machine Learning ed è il modo per trattare l’immensa mole di informazioni presente online.

Cosa rende unico Lead Champion ?

Abbiamo a disposizione la migliore fonte dati possibile per le aziende italiane anche perchè è stata creata in Italia. Il sistema inoltre è dotato di stumenti evoluti come la  funzione Booster che permette di attivare form dinamici a comparsa, che rispetto ai form tradizionali di acquisizione contatti in pagina, possono essere configurati per raggiungere il visitatore giusto al momento giusto e con il messaggio migliore. I clienti di Lead Champion booster vedono aumentare fino al 50% il conversion rate sulle lead acquisite con il sito web, incrementando il numero di contatti di potenziali clienti e massimizzando il ROI delle attività di web marketing.

Le debolezze del servizio?

Beh, non basta installare il software, che di per sé fornisce informazioni. Ci vuole organizzazione interna, occorre individurare chi all’interno dell’azienda possa utilizzare il servizio e che effettivamente faccia dei follow up, che chiami le aziende che vengono segnalate da Lead Champion.

Lo sviluppo del progetto?

Logica conseguenza è abbinare un servizio del genere a un servizio di contatto e accounting, in modo da fornire direttamente appuntamenti commerciali alle aziende partner. Per le PMI sarebbe interessante integrare il software con servizi di account based marketing, poi naturalmente abbiamo intenzione di sviluppare il prodotto anche per clienti più importanti, per aziende medie e grandi, attraverso progetti di livello enterprise.

Scopri di più:https://www.leadchampion.com

Conosci Lead Champion attraverso un filmato introduttivo:https://vimeo.com/470069386

Regione, sì della commissione a rendiconto e manovra 2020-2022: investimenti per 3,5 miliardi

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Invarianza della pressione fiscale, ulteriore taglio dei costi di funzionamento della macchina regionale e conferma degli investimenti volti a incrementare il patrimonio pubblico sul biennio 2021-2022, prevedendo risorse aggiuntive di 530 milioni di euro rispetto ai 3 miliardi già previsti per favorire la ripresa economica. Sono questi, in sintesi, gli elementi che caratterizzano la manovra di assestamento di bilancio 2020-2022 che è stata approvata oggi a maggioranza dalla Commissione Bilancio presieduta da  Marco Alparone (Forza Italia) e di cui è relatore Marco Colombo (Lega). Ai lavori ha partecipato anche l’Assessore regionale al Bilancio Davide Caparini.

La manovra di assestamento si inserisce quest’anno in un contesto particolare –ha spiegato il relatore- in cui l’emergenza sanitaria in corso ha comportato la previsione di una drastica riduzione delle entrate riferita ai principali tributi. In tale contesto finanziario, la manovra di assestamento non ha quindi potuto contemplare risorse finanziarie correnti addizionali che, anzi, sono state ridotte data la necessità di garantire la salvaguardia degli equilibri di bilancio previsti dalle disposizioni attualmente in vigore. Sono tuttora in corso appositi negoziati con il Mef per la quantificazione degli importi a copertura di tali minori entrate che, ad oggi, non si sono però ancora conclusi, non consentendo pertanto di poter effettuare stime certe”.

Nel dettaglio, l’avanzo di bilancio di fine 2019 pari a circa 115 milioni e 933mila euro è destinato per 33 milioni di euro a copertura delle minori entrate derivanti dalle agevolazioni fiscali concesse nell’ambito della situazione di emergenza sanitaria legata al Covid-19 e per euro quasi 83 milioni di euro a salvaguardia degli equilibri di bilancio; è prevista la capitalizzazione della società Autostrada Pedemontana Lombarda SpA per un importo massimo di euro 150 milioni di euro nell’arco di 5 anni dal 2020 al 2024, che rientra nell’ambito di una complessiva operazione di ricapitalizzazione di 350 milioni di euro; viene riconosciuto alla Fondazione Stelline un contributo per spese di investimento di 2 milioni di euro per gli anni 2021 e 2022 e, nel contempo, l’abrogazione del contributo di gestione; vengono assegnate ad Explora, nell’ambito delle politiche di supporto regionale a grandi eventi e manifestazioni sportive di carattere nazionale e internazionale, risorse pari a 400mila euro destinate alla promozione e valorizzazione del grande evento sportivo “Discesa libera e combinata coppa del mondo Bormio 2020” che si terrà a Bormio il 28 e 29 dicembre 2020 e 270mila euro euro per il finanziamento del “Giro d’Italia: tappa finale Cernusco sul Naviglio – Milano” in programma il 25 ottobre; vengono ridotti del 30% per l’anno 2020 i canoni di concessione demaniale a sostegno delle attività economiche e turistico-ricettive operanti sulle vie navigabili lombarde che hanno subito e stanno subendo gravi danni economici a seguito dell’emergenza epidemiologica legata al Covid-19 tuttora in corso e gli enti preposti alla gestione del demanio sono autorizzati a trattenere la quota dei canoni di concessione demaniale di spettanza regionale derivanti dalla riduzione prevista.
La manovra di assestamento ridetermina infine la dotazione del “Fondo FRIM FESR 2020“, fondo destinato al sostegno di progetti di ricerca, sviluppo e innovazione realizzati dalle imprese, istituito  e conferito a Finlombarda per la somma di 9 milioni di euro, con l’obiettivo di sostenere e promuovere la ricerca a fronte dell’emergenza Covid-19.

Gli investimenti previsti sono stati resi possibili da una gestione virtuosa che ha consentito all’ente regionale ulteriori razionalizzazioni e contenimenti di spesa –ha ricordato il Presidente della Commissione Bilancio Marco Alparone-, liberando, pur in una situazione di grave emergenza, nuove risorse a conferma di una correttezza gestionale confermata anche dalla Corte dei Conti: pieno rispetto dell’equilibrio di bilancio, miglioramento del risultato d’amministrazione, consistente liquidità di cassa che ha evitato la contrazione di nuovo debito, pagamento ordinario dei fornitori commerciali in soli 12 giorni sono alcuni degli aspetti qualificanti”.

Pieno rispetto del pareggio di bilancio e consistente liquidità di cassa che ha permesso di evitare la contrazione di nuovo debito, di evitare l’attivazione di anticipazioni di cassa e di pagare i fornitori commerciali in tempi ben al di sotto dei termini di scadenza della fattura con un’indice medio di tempestività che per il 2019 è stato di 12,5 giorni in anticipo rispetto alla data di scadenza della relativa fattura –ha sottolineato il relatore Marco Colombo-. In questo scenario anche le Agenzie di rating hanno sempre riconosciuto l’efficienza della gestione finanziaria di Regione Lombardia, attribuendole ottimi giudizi con riferimento all’affidabilità finanziaria ed alla prudenza nella gestione del debito”.

Come si evince dal Rendiconto generale, il bilancio 2019 di Regione Lombardia approvato anch’esso a maggioranza ammonta a 24 miliardi, 182 milioni e 243mila euro. In particolare, la spesa sanitaria è quantitativamente preponderante rispetto alle risorse destinate ad altre politiche regionali: il finanziamento dei servizi sanitari, pari a quasi 20 miliardi di euro, rappresenta infatti circa l’80% degli stanziamenti totali.

Nel corso della seduta odierna, la Commissione ha approvato anche alcuni emendamenti.
Tra questi, quello del Presidente della Commissione Marco Alparone che conferma in 3 miliardi e 530 milioni di euro la spesa complessiva nel triennio a sostegno degli investimenti e dello sviluppo infrastrutturale per fronteggiare l’emergenza Covid-19, rimodulando gli stanziamenti previsti negli anni 2022 e 2023. Un altro emendamento proposto dalla Commissione Ambiente  introduce una sanzione amministrativa pecuniaria fino a un massimo di 300 euro per la violazione degli adempimenti relativi alla corretta targatura degli impianti termici svolta dai manutentori e dagli installatori. Dalla Commissione Agricoltura è pervenuta la richiesta che le guardie venatorie nell’esercizio delle loro funzioni indossino un’uniforme identificativa autorizzata dalla Prefettura ben riconoscibile e con colori ad alta visibilità. Via libera anche all’emendamento della Commissione Territorio che proroga di 12 mesi la durata del Consiglio di Amministrazione dell’Agenzia del trasporto pubblico locale di Brescia tuttora in scadenza.

I gruppi di minoranza hanno espresso voto contrario lamentando in particolare come la manovra finanziaria regionale manchi di coraggio soprattutto in una fase di emergenza come questa, “che richiede una visione di prospettiva purtroppo assente e che non presenta –ha detto Raffaele Straniero (PD)- la dovuta attenzione a settori strategici come quello del turismo per il quale le risorse stanziate sono insufficienti”.

Il Rendiconto generale 2019 e l’Assestamento al Bilancio 2020-2022 andranno in Aula per la discussione e il voto finale nelle sedute di Consiglio regionale del 27 e 28 luglio.

L’assemblea di Neosperience Spa ha approvato l’autorizzazione all’acquisto e disposizione di azioni proprie

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La PMI innovativa Neosperience S.p.A. (ISIN IT0005351496), attiva come software vendor nel settore della Digital Customer Experience e guidata da Dario Melpignano, comunica che l’Assemblea ha autorizzato in data odierna il Consiglio di Amministrazione ad effettuare operazioni di acquisto e vendita di azioni proprie ai sensi degli articoli 2357 e 2357-ter del codice civile. L’autorizzazione ha la finalità di dotare la Società di uno strumento flessibile e funzionale a perseguire le finalità compatibili con le vigenti disposizioni di legge e regolamentari, nei limiti previsti dalla normativa vigente e, ove applicabili, in conformità a prassi di mercato ammesse dall’autorità di vigilanza, pro tempore vigenti, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 13 del Regolamento (UE) n. 596/2014, tra cui, inter alia:

  1. consentire alla Società di implementare piani di incentivazione azionaria in qualunque forma essi siano strutturati (sia di stock option, stock grant o piani di work for equity) ed adempiere alle obbligazioni derivanti dai predetti piani di incentivazione;
  2. utilizzare le azioni proprie nell’ambito di operazioni connesse alla gestione caratteristica ovvero di progetti coerenti con le linee strategiche che la Società intende perseguire;
  3. utilizzare le proprie azioni come oggetto di investimento per un efficiente impiego della liquidita generata dall’attività caratteristica della Società;
  4. intervenire (ove possibile e previsto dalle applicabili disposizioni di legge e regolamentari), nel rispetto delle disposizioni vigenti, anche per il tramite di intermediari, per contenere movimenti anomali delle quotazioni e per regolarizzare l’andamento delle negoziazioni e dei corsi, a fronte di momentanei fenomeni distorsivi legati a un eccesso di volatilità o a una scarsa liquidità degli scambi ovvero, più in generale, a sostegno della liquidità del titolo e dell’efficienza del mercato; e, in generale
  5. perseguire le finalità compatibili con le disposizioni normative e regolamentari d volta in volta vigenti.Le modalità di attuazione del programma prevedono che l’acquisto potrà essere effettuato, in una o più volte, entro 18 mesi dalla data di deliberazione, fino ad un ammontare massimo di azioni proprie tale da non eccedere il 10% del capitale sociale, in ogni caso per un importo massimo di Euro 12.000.000 per un massimo di 500.000 di azioni – fermo restando che le operazioni di acquisto saranno effettuate nei limiti degli utili distribuibili e delle riserve disponibili risultanti dall’ultimo bilancio approvato, che il prezzo di acquisto dovrà essere pari a un corrispettivo non inferiore nel minimo del 15% e non superiore nel massimo del 15% al prezzo di riferimento registrato dal titolo nella seduta di Borsa del giorno precedente ogni singola operazione e comunque nel rispetto in ogni caso dei termini e delle condizioni stabilite dal Regolamento Delegato (UE) n. 2019/1052 e dell’ulteriore regolamentazione applicabile (anche di carattere Europeo o sovranazionale) e delle citate prassi ammesse (ove applicabili) -.

    L’autorizzazione alla disposizione delle azioni proprie non prevede limiti temporali.

    Alla data odierna, la Società detiene n. 400 azioni proprie in portafoglio. Il Verbale dell’Assemblea sarà messo a disposizione del pubblico nei termini e con le modalità previsti dalla normativa vigente.

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