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Associazioni di categoria - page 46

Chiude negozio storico di Brescia, Confesercenti lancia l’allarme

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Cala il sipario su un altro negozio storico del centro città. La notizia, riportata oggi dagli organi di stampa, della prossima cessazione della Salumeria Castiglioni di via San Faustino, dopo 96 anni di attività, non rappresenta certo un buon segnale per il commercio cittadino ed invita a riflettere concretamente su una serie di temi che da molti anni, ormai, Confesercenti ha posto sul piatto.

“Ancora una chiusura nel centro cittadino. Un’altra vetrina storica che chiude i battenti: fatto che tanto più colpisce in quanto si tratta di un esercizio operante da quasi un secolo sul territorio – commenta Pier Giorgio Piccioli, presidente di Confesercenti della Lombardia Orientale –. E’ la conferma che occorre interrogarsi a fondo sul futuro del commercio cittadino, nelle aree centrali e nelle periferie e, soprattutto, che bisogna intervenire con urgenza se si vuole salvaguardare l’esistenza di questo mondo”.     

E’ chiaro, infatti, che la chiusura non è determinata esclusivamente da fattori legati alla crisi, anche se la contrazione dei consumi ovviamente incide. “Lo ribadiamo da anni e da anni lottiamo per queste ragioni – sottolinea Alessio Merigo, direttore generale di Confesercenti della Lombardia Orientale -. Le difficoltà di accesso al centro storico e il peso fiscale che grava sui negozi di prossimità sono tra i primi problemi. Oltre ad essere accerchiati dai grandi centri commerciali, questi esercizi non sono in grado di far fronte alla loro concorrenza e via via vanno estinguendosi, portando con sé delle tradizioni e un know-how spesso unici. Non solo: la cessazione progressiva delle attività ha come conseguenza l’aumento del degrado e delle condizioni di insicurezza dei centri cittadini, con un danno sociale evidente per la collettività”.

Le proposte di Confesercenti per contrastare il fenomeno riguardano la necessità di mettere in campo iniziative di sostegno per le piccole imprese, per esempio per la riqualificazione e l’ammodernamento e di ripensare i grandi temi della viabilità da parte dell’Amministrazione anche nell’ottica di un rilancio delle attività commerciali, che dovrebbero continuare a costituire un polo d’attrazione per chi vive o si reca in centro. “Sono valutazioni che non possiamo più procrastinare – afferma il direttore di Confesercenti se vogliamo conservare i valori di fondo della nostra civile convivenza. Le vie del centro hanno sempre rappresentato il cuore pulsante del commercio e, senza commercio, il centro muore. Quando si abbassa una saracinesca è una sconfitta di tutti, non solo per i commercianti, ma anche di chi amministra e dei cittadini”.  

La politica dica cosa vuole fare del nostro voto | di Marco Bonometti

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di Marco Bonometti (discorso all’assise di Confindustria a Verona) – Cari colleghi ed amici, le Assise generali di Confindustria, si collocano strategicamente alla vigilia delle elezioni politiche, ed anche delle elezioni ragionali in Lombardia, la regione più industrializzata d’Italia ed una delle più industrializzate d’Europa.

Nel calendario dei lavori mi è stato assegnato il compito di parlarvi della semplificazione. Argomento di importanza primaria in un paese come l’Italia, che non vive di materie prime e che avrebbe estrema necessità di flessibilità e di snellezza.

È un tema a noi caro, per averne parlato in tutte le lingue ed in tutte le salse, per anni, raccogliendo sempre grandi consensi, ma con risultati lontani dai nostri desiderati, che sono poi quello che si aspetterebbe ogni cittadino italiano. La lodevole eccezione della legge Bassanini risale ormai a più di 20 anni fa – e della neo approvata ‘legge Madia’ dobbiamo ancora capirne la effettiva ricaduta.

Ciascuno di voi fa i conti tutti i giorni con le farraginosità del nostro paese, e tutti i presidenti delle territoriali e delle categorie di Confindustria hanno già detto, in tutte le sedi e meglio di me, quello che c’era da dire sul tema della semplificazione, diventato ormai la stanca litania di un discorso tra sordi.

Vincenzo Boccia e Voi tutti mi perdonerete se colgo l’occasione per parlarvi 5 minuti di noi, di come vorremmo fare gli imprenditori in Italia. Lo farò con la mia consueta franchezza, senza giri di parole,

come convinto sostenitore della democrazia, quella vera,

come convinto sostenitore del primato della politica,

e anche sostenitore del dialogo tra imprese e lavoratori.

  • Sfido chiunque, però, a dimostrare che questa che stiamo vivendo sia la democrazia che noi vorremmo realizzata ed adulta nel nostro Paese.
  • così come sfido chiunque a dimostrarmi che la gazzarra in scena nella campagna elettorale abbia la dignità della politica, al punto da rendere complicata l’individuazione dei partiti, la loro origine, la loro storia, il loro credo, il loro punto di arrivo, al punto che, nella coscienza più diffusa, non esiste più tra loro alcuna differenza, non ci sono obiettivi caratterizzanti, non ci sono più ideologie.
  • Sfido chiunque, infine, che quello che è accaduto in Acea sia manifestazione di corretta volontà di dialogo tra impresa e lavoratori, o meglio la loro rappresentanza.

Democrazia significa che il popolo governa attraverso i rappresentanti eletti, sulla base di programmi nei quali gli elettori si riconoscono e per la cui realizzazione i politici assumono impegni.

Ma non è così.

Ma quello che come imprenditori ci lascia veramente perplessi, e uso un eufemismo, è la rincorsa all’assurdo: c’è chi promette esenzioni fiscali, chi promette esenzioni contributive, chi promette pensioni a tutti, chi promette redditi a tutti, di cittadinanza, di inclusione, di povertà, e perfino più alti degli stipendi di chi lavora. C’è anche chi vuole cancellare la legge Fornero, chi vuole cancellare il Job’s act, chi si “limita”, tra virgolette alla reintroduzione dell’articolo 18.

NESSUNO SPIEGA DOVE TROVERÀ LE CENTINAIA DI MILIARDI CHE SERVONO.

Nessuno spiega come faranno poi le imprese a mantenersi competitive, in mercati globali sempre più liberi, più concorrenziali, in cui la semplificazione è normale, è ampiamente acquisita, mercati in cui si fa in giorni ciò che da noi si fa in mesi, ed in settimane ciò che da noi si fa in anni, se lo si fa.

Questo sistema non dura per caso. Dura perché va bene a chi vuole che nulla cambi, perché in questo ginepraio in cui ci vogliono mesi per un passaporto, ed anni per un esame specialistico complesso, il che fa la differenza tra il vivere e morire, prosperano l’affarismo, il sottobosco, la clientela, la corruzione.

NOI VOGLIAMO ESSERE IMPRENDITORI SERI ED UOMINI ONESTI.

E vogliamo un paese in cui gli imprenditori seri e gli uomini onesti possano lavorare e prosperare secondo le loro capacità ed il loro amore per il rischio, senza dover lottare contro i tentacoli della legislazione arcaica, confusa, contraddittoria, soffocante e della burocrazia insormontabile.

Se è vero, cari colleghi, che il primato della politica non è in discussione, allo stesso modo, io ritengo, non deve essere in discussione il ruolo dell’impresa, che in larga misura produce la ricchezza sulla quale tutto si costruisce.

Senza impresa, senza lavoro, senza ricchezza, tutto il resto crolla, travolgendo con sé le fragilità degli anziani, i sogni dei ragazzi, le speranze dei giovani, il futuro di tutti.

Un futuro incerto se in Acea, importante azienda romana a capitale pubblico, è stato firmato un accodo aziendale che reintroduce l’articolo 18. Di nascosto, nottetempo, senza coinvolgere le rappresentanze industriali.

Con i soldi dei cittadini, che pagano tasse e servizi, Acea e Sindacati hanno cancellato una legge dello Stato. Una legge che, tra l’altro, sta dando buoni frutti, contribuendo al recupero di produttività.

E tutto questo alla vigilia della firma, tra Confindustria e Sindacati, del patto per il lavoro.

Ma tu, caro Vincenzo, con chi dovresti firmare? Con gente che non ha rispetto della legge? Con gente che non ha rispetto degli interlocutori? Con gente che non rispetta neanche la propria dignità al tavolo negoziale?

COSA PUÒ FARE CONFINDUSTRIA?

Io credo che a queste domande debbano venire risposte chiare da queste Assise, che sono un momento di alta democrazia imprenditoriale.

La politica ci deve dire cosa vuole fare del nostro voto, del voto degli italiani.

Ci deve dire come, quando, dove intende operare.

Per fare che cosa, e con quali soldi.

Con progetti chiari e con tempistiche definite e verificabili.

Confindustria, dal canto suo, proponga, esiga, vigili, con programmi chiari e con scale di priorità.

E dica chiaramente ai partiti, al governo che verrà, che ad ogni azione corrisponderà inevitabilmente una reazione uguale e contraria.

Dica, ad esempio, che una consistente riduzione – organica e strutturaledei contributi previdenziali non è più rinviabile, che questa riduzione non è compatibile con la cancellazione della Fornero, perché l’Inps rischierebbe il fallimento, perché mancherebbero i soldi per pagare le pensioni.

Confindustria dica a chiare lettere che alla perdita di competitività seguiranno crisi aziendali sempre più marcate, disinvestimenti, riallocazioni delle risorse in paesi più accoglienti. Non per capriccio, non per reazione, ma perché saranno conseguenze inevitabili, secondo regole di mercato che prescindono dal nostro volere.

Dica ad alta voce Confindustria che chiede ai partiti un preciso impegno a introdurre per legge l’inderogabilità delle leggi sul lavoro, salvo che sia la legge stessa a prevederla. Questo anche per introdurre regole di civiltà nella contrattazione, per introdurre principi di correttezza inderogabile nell’azione sindacale, che prende ai tavoli quello che può, e poi estorce quello che non può.

Tutto questo Confindustria deve dirlo a voce alta, affinché ci sia un recupero di responsabilità ed una chiara assunzione di impegni, che consenta ai cittadini scelte altrettanto responsabili.

CONFINDUSTRIA, TUTTI NOI, DOBBIAMO AVER CHIARO CHE CON I COLLATERALISMI NON SI VA DA NESSUNA PARTE.

Certo, Confindustria è stata storicamente filogovernativa. E sarebbe bene che lo restasse, a mio giudizio, a condizione che politica e partiti esprimano un progetto che mette al centro l’Italia, i suoi cittadini, i suoi anziani, con le loro debolezze, i suoi giovani, con il loro futuro, i loro sogni, e le vie per tramutarli in realtà.

Senza di questo, l’Italia finirà inevitabilmente e progressivamente ai margini dei paesi sviluppati, pur avendo assets invidiabili, a cominciare dall’intelligenza degli italiani, dalla loro inventiva, dal loro attaccamento al lavoro, dalla loro genialità.

Doti preziose, che tutti noi sperimentiamo tutti i giorni, nelle nostre aziende, nei nostri operai, tra i nostri collaboratori, i nostri progettisti, i nostri manager.

Perfino la Ferrari, che il mondo ci invidia, serve a poco se non c’è chi la sappia condurre.

Qualcuno dirà che ho parlato poco di semplificazione.

E’ vero, lo riconosco.

Ma – permettetemi l’estrema semplificazione – se vogliamo cucinare qualcosa, servono prima di tutto le pentole. Altrimenti facciamo discorsi a vuoto, finiamo per prenderci tutti clamorosamente in giro.

Imprese e trasformazione, seminario mercoledì 21 in Aib

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Innovazione/Startup by

Come affrontare la trasformazione con competenze nuove. Di questo si parlerà mercoledì 21 febbraio alle 9.00 all’auditorium Beretta (via Cefalonia, 62 – Brescia) durante un convegno promosso da Isfor e Aib.

La seconda tranche del piano italiano per Industria 4.0 punta sulla formazione. Lo scorso anno, grazie anche alla spinta di iper e super ammortamento, le imprese hanno investito su macchinari e tecnologia. Adesso, obiettivo principale diventano le persone per le cui competenze sono previsti importanti investimenti pubblici e per le quali le istituzioni del territorio stanno lavorando in sinergia. In Italia, così come nella nostra provincia, si riscontra un rilevante skill gap: le imprese faticano infatti a trovare sul mercato le persone giuste e hanno bisogno di riqualificare i loro addetti. Proprio su queste problematiche si focalizzerà l’incontro, ponendo l’accento in particolare sulle opportunità formative che Isfor mette in campo per rispondere con efficacia a questi bisogni.

Aprirà i lavori Paola Artioli, vice presidente settore Education Aib e presidente Fondazione Aib. A seguire, Cinzia Pollio (direttore Isfor) e Stefano Ottolini (direttore InnexHub) interverranno sul tema “La trasformazione digitale: l’importanza delle competenze e il ruolo della formazione”, mentre di “Rinnovamento della cultura strategica e l’impatto sistemico della trasformazione digitale” parleranno Mario Mazzoleni (Università di Brescia) e Fulvio Primatesta (Superpartes Innovation Campus).

Emilio Sardini (Università di Brescia) e Giovanni Renzi Brivio (Project Group) si soffermeranno su “Fabbrica intelligente e impatti strategici e organizzativi dell’IoT”.

“Big Data e cyber security” saranno infine al centro degli interventi di Valeria De Antonellis (Università di Brescia) e Cesara Pasini (consulente di direzione e presidente APCO). La partecipazione al seminario è libera e gratuita.

 

Camera di commercio, sale contrattazione chiuse per San Faustino

in Associazioni di categoria/Camera di commercio/Economia by

In occasione della festività del Santo Patrono, le sale di contrattazione dei prezzi della Camera di Commercio di Brescia resteranno chiuse giovedì 15 febbraio 2018. Riapriranno regolarmente giovedì 22 febbraio.

La Cdc informa inoltre che venerdì 16 febbraio 2018 il servizio di consegna dei certificati d’origine presso la portineria della sede camerale terminerà alle ore 15,00.

Innovazione, fiere e lavoro: due nuovi bandi della Cdc

in Associazioni di categoria/Camera di commercio/Economia/Lavoro by

La Camera di Commercio comunica che sono stati  approvati, per l’anno 2017, due nuovi bandi di concorso a favore delle PMI bresciane per incentivare e promuovere l’innovazione nell’ambito del progetto PID – Punto Impresa Digitale e l’alternanza scuola lavoro.

I regolamenti sono disponibili sul sito camerale: www.bs.camcom.it, alla pagina Contributi alle imprese/Bandi di contributo camerali, dove è possibile visionare tutti i bandi per l’anno 2017 relativi a contributi per: partecipazione a fiere in Italia; formazione professionale; diffusione di tecnologie digitali, temi ambientali e sicurezza per imprese agricole; assunzione disoccupati prossimi alla pensione.

Per ulteriori informazioni rivolgersi all’Ufficio Promozione Imprese e Territorio della Camera di Commercio di Brescia – II piano – Via Einaudi, n. 23 – tel. 030.3725357/236/218/271 nei giorni: lunedì, martedì e mercoledì dalle ore 14,30 alle ore 15,30, venerdì dalle ore 10,00 alle ore 12,00. E’ possibile chiedere chiarimenti anche via mail all’indirizzo promozione@bs.camcom.it.

Paolo Vismara è il nuovo presidente di Unionchimica Confapi Brescia

in Api/Associazioni di categoria/Economia/Partner 2 by

Paolo Vismara, ceo di VPM Group Srl di Alfianello, è il nuovo presidente di Unionchimica Confapi Brescia, l’Unione della piccola e media industria chimica, conciaria, materie plastiche, gomma, vetro, ceramica, abrasivi e prodotti affini.

Già presidente dal 2017 del Gruppo Giovani Imprenditori di Apindustria Brescia, classe 1980, Vismara è stato eletto in occasione dell’assemblea svoltasi ieri nella sede dell’Associazione in via Lippi e succede a Mirco Ambrosini, socio amministratore di Ambro-Sol Srl di Cigole. Resterà in carica per il triennio 2018/2021. VPM Group Srl, giovane e dinamica azienda, si occupa della produzione, confezionamento e distribuzione di prodotti chimici, lubrificanti e additivi legati ai più svariati settori della filiera.

A fianco del presidente sono stati eletti in qualità di consiglieri Laura Micheletti (Acca Spa), Delio Dalola (Dispari Società Cooperativa Sociale Onlus), Marta Benussi (Sara Ing. Sandro Benussi Srl), Daniele Denti (Chemiricerche Srl) e Paola Scamperle (Plasticwork Srl).

«Il nuovo triennio sarà una sfida sempre in salita, il focus sarà creare una rete sempre più collaborativa tra le aziende facenti parte alla categoria e cercheremo di dare ulteriore supporto alle aziende bresciane in tema di comunicazione e assistenza in merito agli aspetti normativi, giuridico-interpretativi, previdenziali e di formazione, avvalendoci dei mezzi che il nostro sistema Confapi ci mette a disposizione – afferma Vismara -. Il punto di forza sarà l’appoggio dell’efficientissima struttura di Apindustria Brescia, che con il suo organico è sempre più in prima linea al servizio delle PMI Bresciane, mettendo a disposizione il meglio che il sistema offre».

Unionchimica, costituitasi nel 1989 a livello sia nazionale sia territoriale, rappresenta 3.150 imprese (32.500 dipendenti) in Italia, 80 nel bresciano (con 1.500 dipendenti).

Lavoro, contratti in crescita del 19 per cento

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Lavoro by

“Gli ultimi dati del nostro Osservatorio realizzato in collaborazione con le Agenzie per il Lavoro confermano la tendenza positiva per la domanda di lavoratori in somministrazione in atto ormai da oltre un anno in molti comparti produttivi della nostra provincia. Una tendenza positiva che negli ultimi due trimestri ha fatto registrare un incremento ancor più deciso”, a dirlo è Roberto Zini, vice presidente di AIB con delega a Lavoro, Relazioni Industriali e Welfare.

“Di particolare interesse – spiega – la crescita del 64% delle richieste di conduttori d’impianti, dato che può essere interpretato come un primo segnale di attenzione, anche sul versante della somministrazione, verso profili professionali a maggiore specializzazione, storicamente non intercettati dalle forme contrattuali della somministrazione. Questa dinamica segue il ritorno degli investimenti da parte delle imprese in beni strumentali, anche in chiave 4.0.

Va infine ricordato – continua – che le dinamiche rilevate nell’ambito della somministrazione spesso anticipano tendenze che poi vanno a consolidarsi anche sul mercato del lavoro “tradizionale”, ovvero il mercato dei contratti “standard” di assunzione alle dipendenze. E infatti, con riferimento al comparto industriale in senso stretto, registriamo anche una ripresa delle assunzioni con contratti alle dipendenze (tempo indeterminato, determinato e apprendistato), cresciute complessivamente del 19,3% nei primi nove mesi del 2017, rispetto all’analogo periodo del 2016” “.

 

Massetti (Confartigianato): voucher digitalizzazione, opportunità per le Pmi

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Web e digitale by

Gli investimenti digitali sono una tendenza ormai consolidata nelle scelte degli imprenditori. Secondo le ultime rilevazioni dell’Osservatorio di Confartigianato Lombardia tra il 2014 e il 2016, il 45% delle imprese con almeno 10 addetti ha investito in tecnologie per la sicurezza informatica, il 28% ha puntato su beni e servizi legati a applicazioni web e app. Il 18,4% hanno riguardato investimenti in social media, il 16,1% per il cloud computing, l’11,4% per le vendite online e il 10% nell’area internet delle cose. Più selettivi gli investimenti in tecnologie relative ai big data (4,9%), robotica (3,5%), stampa 3D (2,7%) e realtà aumentata e realtà virtuale (1,3%). Ma, soprattutto, dallo studio condotto da Confartigianato emerge in maniera netta che per il 46% dei piccoli imprenditori la molla per investire nella digitalizzazione è rappresentata dagli incentivi e dalle agevolazioni fiscali. «Il Governo ha recepito le sollecitazioni di Confartigianato su questo fronte, confermando misure particolarmente gradite ai piccoli imprenditori. Iper ammortamento, super ammortamento, “Nuova Sabatini” sono strumenti utili per rilanciare gli investimenti e innovare la produzione delle piccole imprese. In particolare, proprio la “Nuova Sabatini”, che finanzia a tassi agevolati gli acquisti delle piccole imprese in macchinari, impianti e attrezzature, dedica un particolare capitolo per le spese in tecnologie digitali» spiega il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti.

Un invito, quello di Confartigianato alle imprese bresciane, ad utilizzare proprio l’opportunità dei voucher digitalizzazione delle Pmi: contributi a fondo perduto, erogati sotto forma di voucher alle imprese messi a disposizione dal Ministero dello Sviluppo economico. Una misura di sostegno e incentivo che prevede una dotazione di 100 milioni di euro per coprire fino al 50% degli inveestimenti fatti in azienda. Il termine della presentazione delle domande, che devono essere presentate direttamente sul sito del MiSe è il 9 febbraio prossimo. Ogni imprese potrà presentare una sola domanda e dovrà indicare il luogo dove verrà implementato il progetto di digitalizzazione e ammodernamento tecnologico dell’azienda che comprende l’acquisto di software, hardware e servizi per lo sviluppo tecnologico e la trasformazione digitale dei processi produttivi e degli strumenti dell’azienda. «L’invito è di sfruttare l’opportunità offerta dai voucher digitalizzazione per investire nello sviluppo digitale dell’imprese, nella dotazione tecnologica, efficienza e organizzazione del lavoro, oltre che per lo sviluppo delle attività web, compreso l’e-commerce. Possiamo facilmente riconoscere in questi tutti gli elementi chiave su cui si discute in questi tempi. Il valore artigiano è una combinazione tra saper fare, funzionalità, personalizzazione e bellezza che distingue e premia la nostra produzione nel mondo. Grazie alle tecnologie digitali, le straordinarie competenze, la flessibilità e la creatività degli imprenditori si possono creare nuovi prodotti, conquistare nuovi mercati prima preclusi se accompagnati proprio dagli investimenti tecnologici» conclude il presidente Massetti.

Dati imprese Api: positivo anche il quarto trimestre 2017

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Il finale del 2017 è positivo, le aspettative per il 2018 altrettanto se non di più. Fa sorridere il report congiunturale sul IV trimestre realizzato dal Centro Studi di Apindustria interrogando un campione di 100 imprese associate. Il fatturato risulta in netta crescita per quattro imprese su cinque, in particolare per l’incidenza del mercato domestico: il 39% dei rispondenti dichiara infatti che proprio in Italia si assiste ad un incremento marcato del fatturato mentre il 25% parla di un incremento «contenuto» ed il 17% subisce un calo. Cresce anche la produzione (per il 62% dei rispondenti); investimenti in aumento (38%) o stabili (62%). Positive anche le note che arrivano dal fronte occupazionale: se l’analisi dei primi tre trimestri del 2017 è stata positiva con alti e bassi, nell’ultimo trimestre dell’anno si riscontra un ampliamento dell’organico per il 32% dei rispondenti, mentre nel solo 5% degli intervistati si è operata una riduzione.

Se il 2017 pare chiudersi positivamente, con incrementi anche significativi, le aspettative per il 2018 sono improntate a un diffuso ottimismo.  Il 60% del campione dichiara che l’anno sarà positivo e per un terzo di questi lo sarà «in modo marcato». Meno del 10% del campione teme invece un 2018 negativo. «Chiudiamo il 2017 in modo positivo e registriamo con piacere i segnali che finalmente arrivano anche dal mercato interno – dichiara Douglas Sivieri, presidente di Apindustria Brescia -. I nostri imprenditori si dicono fiduciosi anche per il 2018. Non solo, stando a quanto registrato dallo studio diminuiscono anche le imprese in difficoltà. Serve comunque cautela dal momento che le nostre imprese stanno affrontando da tempo una delicata fase di trasformazione. Speriamo che il quadro politico possa aiutare un clima favorevole e non diventi invece un fattore di squilibrio».

 

 

 

Imprese energivore, Aib esulta: sgravi anche per le Pmi

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Energia by

Con la pubblicazione del DM del Ministero dello Sviluppo Economico del 21 dicembre 2017 si completa finalmente l’iter legislativo per dare attuazione alla nuova disciplina per le aziende energivore, come disposto dall’Art. 19 della Legge Europea 2017.

Dichiara Enrico Frigerio, vicepresidente di AIB e membro del Tavolo dell’Energia di Confindustria nazionale: “L’anagrafica delle imprese beneficiarie dell’agevolazione presso la Cassa Conguaglio del Settore Energetico parla chiaro: su circa 3100 imprese accreditate oltre 2800 sono PMI, ovvero oltre il 90%. Di queste 604 imprese sono PMI con un fatturato inferiore ai 50 mln di Euro e 2209 sono PMI con un fatturato inferiore ai 10 mln di Euro. Complessivamente le PMI occupano oltre 170.000 addetti diretti. Per i principali settori di base dell’economia Italiana (es. chimica, acciaio, metalli non ferrosi, carta, cemento, vetro), settori con consumi energetici elevati, il costo dell’energia rappresenta un fattore chiave di competitività: finalmente un segno concreto che permette alle nostre PMI di essere concorrenziali.”

Continua Enrico Frigerio: “Questo DM ci permette di confermare i posti di lavoro che si erano creati nelle aziende energivore, che aspettavano la sua pubblicazione dal 2013. Ricordo infine ai nostri Associati, soprattutto alle nostre PMI, che i termini per aderire sono ancora aperti e che quindi possono ancora fruire di questa opportunità, qualora in possesso dei requisiti necessari”.

Negli ultimi anni, nella bolletta energetica italiana la componente parafiscale degli oneri di sistema (a causa soprattutto dei finanziamenti alle fonti rinnovabili) ha superato quella del costo all’ingrosso dell’energia elettrica. Questo fenomeno, comune a molti paesi europei, ha indotto anche l’Italia ad adottare delle specifiche misure di sgravio dell’onere citato per le imprese definite “a forte consumo di energia elettrica” (anche dette “energivore”).

Per beneficiare dell’agevolazione l’impresa deve presentare richiesta di iscrizione al registro delle imprese a forte consumo di energia elettrica attraverso il sistema telematico reso disponibile dalla Cassa per i Servizi Energetici ed Ambientali (CSEA).

Con decorrenza 1 gennaio 2018, il Ministro dello Sviluppo Economico ha ridefinito le imprese a forte consumo di energia elettrica e le relative agevolazioni, oltre che i criteri e le modalità con cui l’AEEGSI (l’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico) provvede ad attuare la misura e il piano di adeguamento.

L’agevolazione, secondo il vecchio meccanismo, era definita esclusivamente sulla base dei consumi elettrici dell’impresa. Con il nuovo meccanismo entrano in gioco invece anche ulteriori fattori quali fatturato, VAL, codice ATECO dell’impresa ecc.

A decorrere dal 1 gennaio 2018, possono beneficiare del nuovo meccanismo tutte le imprese che hanno un consumo medio di energia elettrica, calcolato nel periodo di riferimento, pari ad almeno 1 GWh/anno.

Il problema del costo dell’energia per le imprese energivore è parimenti sentito anche a livello europeo e ha portato la Commissione UE a prevedere, nelle Linee Guida sugli Aiuti di Stato per l’energia e l’ambiente, la possibilità di ridurre il prelievo per i settori industriali più sensibili al prezzo dell’energia e più esposti alla concorrenza estera. La possibilità di intervenire con strumenti attivi a favore della competitività industriale è riconosciuta come condizione per proseguire nel lungo termine una politica a favore della sostenibilità.

Per ridurre il differenziale di prezzo pagato dalle imprese energivore italiane rispetto alle altre economie manifatturiere europee, contestualmente al nuovo sistema di tariffe che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2018, il decreto in esame adotta anche in Italia la clausola europea che consente di parametrare il pagamento degli oneri connessi alle energie rinnovabili al valore aggiunto lordo (VAL) dell’impresa.

Per alcune delle imprese censite nel sistema energivori il costo dell’energia elettrica rappresenta oltre l’80% del costo delle materie prime per altre tale costo supera lo stesso valore aggiunto prodotto dalla gestione caratteristica. La previsione di tutela sul valore aggiunto rappresenta lo strumento più corretto per evitare che processi produttivi ad alta intensità energetica e di investimenti vengano delocalizzati con un danno sulle filiere coinvolte.

 

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