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Apindustria, l’export bresciano si conferma in crescita

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Prosegue la dinamica positiva dell’export bresciano: a sottolinearlo è l’ultimo report «Relazioni con l’estero» realizzato dal Centro studi Apindustria Brescia interrogando un campione di 100 imprese associate sui risultati del primo semestre 2017 e le attese per i prossimi sei mesi.

In linea con gli ultimi dati territoriali a disposizione (+8,7% le esportazioni bresciane nel primo trimestre 2017 rispetto al primo trimestre 2016) e con quelli nazionali congiunturali di maggio (+1,2%), la metà del campione considerato dal Centro Studi segnala esportazioni di beni e servizi in aumento (il 4% in modo significativo). «Lo sviluppo dei rapporti commerciali del primo semestre rispetto al 2016 – si legge nel rapporto – è caratterizzato da moderato ottimismo, che si concentra soprattutto sull’Europa», in particolare nell’area dell’Unione europea, mentre la Russia sembra destinazione in fase calante (in controtendenza rispetto al dato nazionale). Per le PMI bresciane la formula principalmente utilizzata rimane l’esportazione diretta o con uffici di rappresentanza, condivisa dal 74% dei rispondenti. Seguono i distributori locali (13%).

Le previsioni sul secondo semestre si caratterizzano per un generale ottimismo sui mercati dell’Europa (Comunitaria e non), dove si prevedono anche sensibili miglioramenti dei rapporti commerciali. Sostanziale stabilità nelle altre macro aree. Se l’export segna bel tempo, sia nei primi sei mesi dell’anno che per il prossimo futuro, il 68% del campione ha inoltre espresso la volontà di «espandere la dimensione estera dei propri commerci», o rafforzando i legami già esistenti (spesso in Europa) o avviandone di nuovi. Di particolare interesse la correlazione tra lo sviluppo estero e la dimensione aziendale. «Emerge – si legge nel rapporto – come l’Europa unita rappresenti il mercato prioritario per tutte le imprese rispondenti, ma a seconda della dimensione aziendale ne facciano il mercato unico/principale o affianchino altre destinazioni di rilievo. Al crescere della dimensione aziendale, cresce la dipendenza dai mercati non domestici. Tale dipendenza si intensifica e al contempo si differenzia su più mercati».
Questo aspetto si collega alle difficoltà riscontrate dalle PMI nello sviluppo internazionale.

Le imprese lamentano infatti tra le difficoltà principali la carenza di personale dedicato (38%) e la dimensione aziendale (31%). Questioni linguistiche, culturali, di diffidenza, di timori su crisi dell’euro o di carattere geopolitico giocano invece un ruolo marginale. «La creazione dell’Ufficio Estero, con personale dedicato operativo da un paio d’anni – spiega il vicepresidente di Apindustria con delega all’internazionalizzazione Alessandro Orizio – vuole essere uno strumento di aiuto alle imprese per superare questi ostacoli. Nel rapporto del Centro Studi non per caso emerge che proprio la carenza di personale dedicato rappresenta, per le imprese che iniziano nel 2017 ad affrontare mercati esteri, il primo problema da risolvere. Il supporto dell’Associazione può essere utile anche ad approcciare un mercato importante per il territorio come quello russo, visto il dato locale in controtendenza rispetto al nazionale».

Apindustria Brescia, eletto il nuovo Consiglio direttivo

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Douglas Sivieri

Si è svolta questo pomeriggio l’assemblea ordinaria di Apindustria nella sede di via Lippi, in occasione della quale sono stati eletti all’unanimità, in modo palese per alzata di mano, i membri del nuovo Consiglio Direttivo. Solo 5 i membri rinnovati, a riprova della comune visione da parte degli imprenditori che fanno parte del sistema.

«In questo triennio l’Associazione ha cambiato pelle – ha affermato Sivieri ricordando le principali azioni portate a termine, ringraziando i colleghi del Consiglio per il forte impegno, a partire dal Gruppo Donne Imprenditrici, così come il personale della struttura -. Apindustria è oggi particolarmente rappresentativa nelle istituzioni bresciane e ai tavoli di lavoro. I nuovi associati sono 114, a dimostrazione di quanto l’Associazione sia rappresentativa per tutte le imprese». «Ciò che portano gli associati all’interno di questa realtà è un valore, lo sono il confronto, lo scambio di idee – ha sottolineato Marco Bernardelli, past president scelto per presiedere l’assemblea -. Il senso di appartenenza è l’aspetto fondamentale, con la convinzione di avere un ruolo importante per tutti coloro che aderiscono al sistema».

Approvata all’unanimità la proposta del presidente Sivieri di scelta per voto palese, possibilità espressa nello statuto, è stato approvato ugualmente all’unanimità il bilancio 2016, con risultato d’esercizio positivo.

I 15 membri del Consiglio Direttivo sono:

CORDUA PIERLUIGI I.S.V.E. Srl
DALOLA DELIO DISPARI Soc. Coop. Soc. Onlus
GUERINI DAVIDE C.D.S. Diagnostica Strumentale Srl
LUNINI MONIA ELEONORA ERRECOM Srl
MAGAZZA MARIO OXYTURBO Spa
MARIOTTI MARCO SIDERMARIOTTI Srl
MEZZINI GIUSEPPE DOBLONE Srl
ORIZIO ALESSANDRO O.M.M. Srl
PASTORE CHIARA VETRODOMUS Spa
PEA FRANCESCO ALPHA PAC Srl
RAINERI GIUSEPPE A.F.G.P. Ass. Form. G. Piamarta
SCOTTI ROBERTO O.P.S. Officina Press. Scotti Srl
SIVIERI DOUGLAS IT CORE Spa
SONCINA MARIELLA O.M.S.I. Trasmissioni Spa
UBERTI PAOLO TRISMOKA Srl

Apindustria Brescia, a fine maggio il rinnovo delle cariche

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Bilancio di fine mandato per Douglas Sivieri, 49 anni, titolare dell’azienda IT Core alla guida di Apindustria da tre anni. In un’intervista video realizzata nell’ambito della newsletter istituzionale associativa «Diamo voce all’imprenditoria bresciana», Sivieri non rivela se si ricandiderà per un altro triennio alla presidenza di Apindustria – a fine maggio ci sarà il rinnovo delle cariche – ma ne approfitta per tracciare un bilancio di quanto fatto finora.

«Apindustria è cresciuta e si è ben equilibrata rispetto alle esigenze degli associati – afferma -. Per me è stata un’esperienza straordinaria: l’associazione è un ecosistema complesso che si può conoscere bene solo dall’interno». Corpi intermedi in crisi? «Solo quando sono scollegati dalla realtà e dalla struttura produttiva: se raccolgono e fanno proprie le esigenze degli associati sono ancora fondamentali. Apindustria – spiega Sivieri – questo ha cercato di fare, strutturandosi al proprio interno, dando vita a nuovi servizi, cercando di essere più presente nel dibattito cittadino e nazionale per sostenere e dare voce alle istanze degli associati». Il prossimo futuro di Apindustria Brescia? «Forse un po’ più semplice, soprattutto per quanto riguarda la parte infrastrutturale, ma molto abbiamo ancora da fare». I rapporti con Aib? «Domanda invasiva, non rispondo», glissa il presidente. E quelli con i sindacati? «Buoni, a dispetto delle differenze, anche culturali. Sono state relazioni leali, di confronto vero, senza preconcetti, a volte anche antipatiche ma sempre oneste. Di sicuro non siamo più nell’Ottocento».

Infine un voto all’economia bresciana: «Direi almeno sette e mezzo. L’economia bresciana ha dimostrato di saper volare molto in alto ed è fatta di imprenditori capaci e affezionati all’idea di successo». Si poteva fare di più? «Forse, ma siamo una piccola provincia in mezzo alla globalizzazione». Neanche una nota dolente? «Forse è mancata la velocità di adattamento al mondo digitale, ma questo non è un problema solo bresciano». E comunque, volenti o nolenti, «tutti quanti dovremo affrontare questo nodo insieme nei prossimi anni». A fine maggio il rinnovo delle cariche di Apindustria, associazione che quest’anno compie i 55 anni di attività e fa parte di un sistema nazionale che ha al proprio vertice Confapi, la Confederazione italiana della piccola e media impresa.

Industria 4.0, oggi il seminario nella sede di Api

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Douglas Siveri presidente Apindustria

In Apindustria il seminario di approfondimento sugli aspetti tecnici e fiscali connessi a Industria 4.0 Quali requisiti devono soddisfare tecnologie e software secondo quanto riportato negli allegati A e B, come accedere a iper e super ammortamenti, quando è il caso di optare per il revamping, perché ha senso fare innovazione oggi e qual è il cambio di prospettiva atteso. Aspetti importanti da comprendere oggi, specie in una provincia, come quella bresciana, caratterizzata da una forte presenza manifatturiera e nella quale si registra un alto numero di produttori di macchinari. Per questo Apindustria si è proposta di offrire alle imprese alcune risposte a questi quesiti in occasione del seminario “Industria 4.0: come accedere alle opportunità – Approfondimenti tecnici e fiscali”, che si è tenuto oggi pomeriggio nella sede dell’Associazione. Secondo appuntamento sul tema, dopo il convegno divulgativo del novembre 2016, è stato organizzato in collaborazione con Unimatica Confapi Brescia, verticale dei settori Informatica, Comunicazione, Telematica e Servizi Innovativi, a seguito della pubblicazione della circolare n. 4/E del 30 marzo da parte di Agenzia delle Entrate e Mise. “L’obiettivo è stato entrare nel merito degli aspetti tecnici e fiscali del processo, spiegare alle aziende cosa devono fare per investire e certificarsi, offrire agli imprenditori strumenti concreti per capire come muoversi” spiega Giacomo Verzeletti, presidente di Unimatica. Dopo i saluti introduttivi di Douglas Sivieri, presidente dell’Associazione, Claudio Vivante e Gian Luca Lavelli, R&D Director rispettivamente di Tools For Smart Minds e Nomos Tecnologie del software, hanno spiegato in cosa consistono “I beni funzionali per la trasformazione 4.0”. La seconda parte dell’incontro ha visto l’intervento di Rocco Leo, R&D Manager di Signal – Elettronica, che ha presentato un case history, e Luigi Meleleo, consulente fiscale di Apindustria, che ha affrontato il tema investimenti legandolo alle opportunità di iper e super ammortamento.

Report congiunturale primo trimestre: dati positivi per Apindustria

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I primi tre mesi del 2017 tendono al positivo per le piccole e medie imprese bresciane, sia nel confronto con l’ultimo trimestre 2016 sia soprattutto rispetto al primo trimestre dello scorso anno. È questo quanto viene evidenziato dal report congiunturale sul primo trimestre 2017 realizzato dal Centro Studi di Apindustria.

L’analisi dei dati congiunturali si sviluppa dal confronto dei dati del trimestre in esame rispetto al trimestre precedente. Complessivamente, il fatturato si presenta stabile o positivo per l’81% e, di questi, il 55% segnala un risultato positivo. In crescita anche la produzione per il 52% dei rispondenti, così come i costi della produzione (verso l’alto per il 61% dei rispondenti). In crescita anche gli ordini per oltre la metà dei casi, stabili gli investimenti. Segnali positivi arrivano dall’occupazione: se a fine anno il 70% ha mantenuto inalterato il proprio organico, contro il 25% che aveva ampliato la forza lavoro impiegata in azienda, nel trimestre appena concluso sale a 82% il numero dei rispondenti che ha integrato l’organico, allargandolo. Rimangono situazioni di crisi aziendale, come evidenziato dal grado di utilizzo degli impianti: da segnalare come il 39% dei rispondenti impieghi meno del 70% della propria capacità produttiva (di questi, il 12 ne utilizza meno della metà).

In linea con il campione generale il trend che emerge dalle aziende metalmeccaniche: il fatturato è sostanzialmente in linea (58% ha un fatturato in crescita), leggermente meglio la produzione (in crescita per il 55% dei rispondenti) e gli ordini (in crescita nel 62% dei casi). L’occupazione è in netta crescita per l’86% dei rispondenti, non si segnalano casi di riduzione del personale.

Apindustria plaude al piano Industria 4.0 del Governo

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“Il piano Industria 4.0 del Governo è ricco di opportunità e, per la prima volta dopo tanta inerzia, indica una strada per la politica industriale di questo Paese”. A dirlo è il presidente di Apindustria Brescia Douglas Sivieri. “Cullarsi o pensare solo agli incentivi che ne potrebbero derivare nel breve e nel medio periodo rischierebbe però di dimenticare i numerosi problemi che l’Italia deve affrontare. Tra questi vi è senz’altro quello dell’occupazione, giovanile ma non solo”.

“Giusto per restare a Brescia – continua Sivieri -, l’Istat ci ha recentemente ricordato che il tasso di disoccupazione è all’8,6%, in lieve calo rispetto al 2015 ma comunque quasi tre volte superiore rispetto ai valori pre crisi. Ancora peggio va per i giovani tra i 15 e i 24 anni, fascia di età nella quale un giovane su tre che cerca lavoro non lo trova. L’economia ha movimenti minimi verso l’alto, sappiamo che la domanda interna stenta in modo particolare, ma questo non si traduce automaticamente nel fatto che manchi lavoro per tutti. Da tempo, anche nel nostro piccolo osservatorio, notiamo una crescente distanza tra domanda e offerta di lavoro. Servono tecnici specializzati ma la scuola non ne produce, almeno non a sufficienza.

Servono competenze specifiche, capacità di adattamento, ma sempre meno si trovano ragazzi con tali profili. Una recente indagine realizzata da Astraricerche per conto di Manageritalia ha evidenziato che tanti giovani, ancora oggi, in tale contesto critico e in profonda mutazione, scelgono percorsi di studi più in base alle proprie preferenze e passioni che non valutando i possibili sbocchi professionali. Coltivare le proprie passioni è senz’altro positivo, ma cercare di fare in modo che queste si concilino anche con le esigenze del mercato del lavoro sarebbe saggio – dice ancora il presidente di Apindutria -. Senza peraltro dimenticare il fatto che quella dello statistico e del data scientist è considerata una delle professioni più sexy del XXI secolo (cit. Hal Varian, Chief Economist di Google).

Un recente report diffuso in occasione dell’ultimo World Economic Forum ha destato scalpore: in base a tale studio due bambini su tre che iniziano oggi a studiare da grandi faranno un lavoro che oggi non esiste. Magari non sarà proprio così, ma il report indica una tendenza con la quale tutti, imprenditori e lavoratori (attuali e futuri) dobbiamo fare i conti. Usare lo smartphone o il tablet non è sufficiente per il mondo che verrà. Tutti – imprese, lavoratori, mondo della scuola – dobbiamo rinnovarci rapidamente se vogliamo evitare di declinare in un mondo che corre sempre più rapidamente.

È in tale contesto che il dibattito sui voucher o i mini jobs, e ancor prima quello sul Jobs Act, rischia di continuare a guardare il dito, tralasciando la luna e lo sguardo d’insieme. Non rientro tra i pessimisti, convinti che di lavoro ce n’è sempre meno e altro ne verrà bruciato dalla quarta rivoluzione industriale, ritengo però che per crescere insieme serva una sforzo comune. Questo significa ragionare dei fondamentali investimenti produttivi oggi ancora insufficienti o della sempre più necessaria maggiore capacità di adattamento e di formazione continua per i lavoratori, smettendo di pensare che “una volta è per sempre”.

È in tale contesto di profonda mutazione che servono politiche attive mirate, più attente alla formazione e riqualificazione di chi oggi lavora. Allo stesso modo, per chi è in età di studio, è molto importante saper cogliere il giusto punto di equilibrio tra passioni e sbocchi lavorativi. L’industria 4.0 non è la bacchetta magica che ci farà uscire dalla crisi, è una necessità e un’opportunità che deve essere compresa. Dalle imprese, dai lavoratori e dai sindacati, dalle famiglie e dai figli che oggi devono decidere cosa studiare. Da chi oggi governa e deve introdurre con vigore le necessarie misure di accompagnamento di tale processo”.

Sivieri (Apindustria): ora serve una politica che prenda decisioni

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Douglas Siveri presidente Apindustria

Una politica ferma che, ancora una volta, non aiuta gli imprenditori. Il presidente di Apindustria Brescia Douglas Sivieri ribadisce l’importanza di prendere decisioni precise in questo momento storico ed economico. “Gli imprenditori, per natura, sono molto ottimisti – commenta in una nota – : se così non fosse tante imprese non sarebbero nemmeno nate. Ottimisti sì, ma non incoscienti, ed è per questo che da tempo ribadiamo l’importanza di decisioni importanti per il sistema Paese. Che purtroppo non arrivano, né per sostanza né tanto meno per la celerità che invece servirebbe”.

“Oggi è una giornata importante – continua Sivieri -: la Gran Bretagna ha infatti dato formalmente il via al processo di separazione dall’Unione Europea. È la prima volta che accade nella non lunga storia dell’Unione e non sappiamo quali saranno le conseguenze e gli esiti di questa decisione. A oggi possiamo solo dire che in Gran Bretagna il disastro annunciato lo scorso anno sul rischio Brexit non c’è ancora stato. Più facile per loro, certo, che hanno la sterlina e non sono dentro l’euro (che, a scanso di equivoci, non è una porta girevole). Resta che il mondo si muove, dentro e fuori (soprattutto) dall’Europa. Eppure sembriamo non accorgercene. Nei giorni scorsi a Roma si sono tenute le celebrazioni per il sessantesimo dei Trattati di Roma: tanta diplomazia, tanti richiami ai valori dell’Europa, un documento che è stato soprattutto una grande prova di equilibrio o, meglio, di equilibrismo.
I nodi sono ancora tutti lì e qui veniamo all’Italia, che oltre ai nodi europei ne ha anche fin troppi di suoi. Il Paese continua ad andare a bassa velocità, al punto da sembrare immobile. Non mi riferisco tanto alle variazioni congiunturali di fatturato e ordinativi delle imprese (in calo a gennaio, secondo le ultime rilevazioni fatte dall’Istat proprio ieri), quanto piuttosto al senso di immobilismo che si continua a percepire. A distanza di quattro mesi dal referendum costituzionale non c’è ancora uno straccio di legge elettorale che ci possa consentire di andare al voto. E, peggio, la politica è impallata, terrorizzata da 3,4 miliardi di manovra correttiva da fare in un contesto nel quale il debito pubblico è superiore al 130% del Pil, intorno ai 2.200 miliardi di euro. Che accadrà fra pochi mesi, quando le manovre sui conti pubblici dovranno essere di ben altra portata?

Abbiamo bisogno di investimenti – ricorda Sivieri -, abbiamo bisogno di sostegno, abbiamo bisogno di un Governo che decida cosa, quanto e dove tagliare e dove, al contempo, investire. Abbiamo bisogno di una politica fiscale diversa, che sia meno soffocante per imprese e lavoratori. Abbiamo bisogno di una politica industriale, che non può limitarsi (con tutti i se e i ma del caso) agli incentivi per l’industria 4.0. Abbiamo bisogno, in una parola, di una visione di insieme. Sarebbe quella che ci permetterebbe di vivere con minor ansia le piccole variazioni col segno meno e di ascoltare con minor invidia il console onorario canadese quando, la scorsa settimana a palazzo Loggia, ci ha spiegato quanto sia facile fare gli imprenditori da quelle parti, dalla burocrazia (cinque giorni per aprire una società) alle tasse.

Ecco, senza sperare di diventare il Canada – fosse anche solo per ragioni climatiche – vorremmo una politica che prenda delle decisioni. Che si sporchi le mani, che non urli solo al disagio ma lo guardi davvero e proponga e realizzi soluzioni. Lo chiediamo noi imprenditori, quelli che vanno bene e ancor più quelli che hanno i conti traballanti, non pochi purtroppo questi ultimi. E, credo, lo chiedono anche i disoccupati bresciani (l’8,6% dicono le ultime statistiche), soprattutto i giovani. Mai come oggi le sorti di imprese e lavoratori sono comuni. Per questo vorremmo una politica più responsabile, più attenta ai bisogni di imprese e lavoratori, meno concentrata su se stessa. Dobbiamo essere ottimisti, ma non vogliamo essere smentiti”.

Brixia Business Match, Api: “E’ stato un successo”

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Seconda edizione del BBM promosso da Apindustria in Vanvitelliano, la platea

“Un successo” – secondo quanto riferisce una nota dell’organizzazione – la seconda edizione del BBM promosso da Apindustria in Vanvitelliano. Imprenditori attenti a raccogliere le nuove opportunità offerte da Canada, Russia, Iran e Svizzera

Otto desk tematici per incontri B2B su credito, consulenza doganale e servizi tematici, focus su mercati di particolare interesse quali Canada, Russia, Iran e Svizzera. Sono stati gli ingredienti cardine di «BBM – Brixia Business Match», la manifestazione dedicata all’internazionalizzazione promossa da Apindustria Brescia che si è tenuta ieri nel Salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia. «Un evento necessario per le piccole e medie imprese della nostra provincia – ha sottolineato il presidente di Apindustria Douglas Sivieri – tanto più in un contesto come l’attuale, nel quale gli stimoli dati dal mercato interno sono ancora insufficienti. Per questo vogliamo sostenere le nostre imprese nel processo di internazionalizzazione, dando loro la possibilità di conoscere alcuni dei mercati che offrono in questo momento grandi opportunità di crescita».

Il Canada innanzitutto, che come è stato ricordato dal console onorario a Milano Ezio Simonelli, è economia solida (il Global Finance Magazine la considera la più stabile al mondo), ha prospettive di crescita nell’ordine del 2% annuo in termini di Pil e, con il recente accordo Ceta con l’Unione Europea, è mercato ancora più aperto che offre tante opportunità. La Russia, che non è solo Mosca e San Pietroburgo, che guarda con interesse alle imprese italiane e che attende di uscire dall’embargo che in questi anni ha penalizzato inutilmente il sistema delle imprese. O l’Iran che, come sottolineato dal segretario generale della Camera di Commercio Italo-Iraniana, dopo l’accordo di Vienna sul nucleare è mercato più aperto. Il rapporto con l’Italia è privilegiato e di lunga data e se da un lato dal Golfo Persico arriva il petrolio, dall’altro le numerose forniture italiane hanno bisogno di ricambi e manutenzione. Non solo, l’Iran è anche Paese che sta cercando di fare un salto tecnologico e tra gli obiettivi del prossimo quinquennio si è posto anche quello degli avanzamenti in campo scientifico e la promozione delle eccellenze culturali. Iran come nuovo Eldorado? È possibile, ma soprattutto in questa fase il fai-da-te è pieno di rischi, è opportuno selezionare bene le controparti ed essere impegnati su più fronti, in ragione di un quadro normativo in mutamento.

Seconda edizione del BBM promosso da Apindustria in Vanvitelliano, i relatori
Seconda edizione del BBM promosso da Apindustria in Vanvitelliano, i relatori

A completare i focus di approfondimento l’assessore regionale allo sviluppo economico Mauro Parolini, il quale ha illustrato gli strumenti messi in campo dalla Regione a sostegno delle imprese, e Giovanni Pirovano del Comitato di presidenza ABI e vice presidente di Banca Mediolanum, il quale ha fatto il punto sulla situazione del credito alle imprese. Problema, questo, non da poco. «BBM è sempre un’occasione preziosa di conoscenza – afferma il presidente di Apindustria Douglas Sivieri -, il modo secondo noi migliore per aiutare le piccole e le medie imprese ad aprirsi verso nuovi mercati».

Venerdì a Brescia torna il Brixia Business Match di Apindustria

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Nel 2016 era stato un successo, quest’anno si replica: «BBM – Brixia Business Match», l’evento promosso da Apindustria, ritorna nel Salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia venerdì 24 marzo dalle 14 alle 17.

In un mercato nel quale conquistare quote di export è sempre più vitale, BBM nasce con l’idea di offrire alle piccole e medie imprese del territorio bresciano l’occasione per conoscere ed approfondire le opportunità di business all’estero. Focus della seconda edizione del BBM il Ceta, l’accordo economico e commerciale globale negoziato di recente tra l’UE e il Canada, lo stato attuale dei rapporti commerciali tra Italia e Russia e le nuove opportunità offerte dal mercato iraniano a un anno dall’accordo di Vienna sul nucleare. Ad approfondire tali tematiche Ezio Simonelli, console onorario del Canada a Milano, il segretario generale della Camera di Commercio e Industria Italo-Iraniana Pier Luigi D’Agata e un rappresentante del consolato russo. A completare la giornata gli interventi dell’assessore regionale allo sviluppo economico Mauro Parolini sulla competitività delle imprese lombarde e di Giovanni Pirovano, del Comitato di presidenza ABI e vice presidente Banca Mediolanum, sul sistema bancario italiano nel contesto internazionale.

«Il mercato interno continua a faticare e c’è bisogno di trovare mercato fuori – sottolinea Douglas Sivieri, presidente di Apindustria -: un evento come il BBM serve a questo e a dire ai nostri imprenditori: noi ci siamo, abbiamo un Ufficio Estero che può sostenervi, così come può essere di aiuto la rete nella quale siamo inseriti».

La partecipazione all’evento è gratuita previa iscrizione (info 030.23076).

La tutela dei dati personali, opportunità di crescita per le aziende

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«La tutela della privacy è un valore, non un semplice adempimento burocratico». A dirsi convinto di questo è l’Avvocato Marco Ferrante, esperto di trattamento dei dati personali nelle aziende, intervenuto oggi nel corso del seminario sul tema promosso da Apindustria Brescia. «Il nuovo regolamento del Parlamento europeo in materia approvato lo scorso anno rappresenta una grande novità – ha spiegato Ferrante -: per la prima volta ci sono norme valide e uguali per tutti in ambito europeo, alle quali bisognerà adeguarsi entro fine maggio 2018». Tale regolamento, più che come un obbligo, è però da vivere come una grande opportunità: «gestire i dati personali in modo appropriato migliora l’efficienza aziendale – ha sottolineato Ferrante – e in un contesto come quello attuale può essere anche un modo per migliorare la propria immagine nei confronti dei clienti». Come evidenziato dallo stesso Garante per la protezione dei dati personali, la corretta adozione degli adempimenti normativi contribuisce a rendere più efficiente l’organizzazione dell’impresa e a ridurre sensibilmente i potenziali rischi a cui la stessa si espone sul mercato. Nel seminario di oggi sono state illustrate le principali novità previste dal Regolamento europeo e sono stati approfonditi questioni quali la nuova figura del data Protection Officer, la Privacy by design e default, la valutazione d’impatto privacy, i registri del trattamento e le notifiche del data breach. «C’è il rischio che tali e nuovi adempimenti vengano vissuti come meri e ulteriori obblighi burocratici – ha ribadito Ferrante – ma non è così: la tutela adeguata dei dati può e deve diventare un punto di forza per le aziende». Concetto, questo, sottolineato anche dal presidente di Unimatica Confapi Brescia Giacomo Verzeletti nell’intervento introduttivo.

 

 

 

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