Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Agricoltura e allevamento - page 3

Siccità: Cia, produzione mais a rischio (-50%) mentre hedge fund affondano prezzo

in Agricoltura e allevamento/Confagricoltura/Economia by

Ancora altri 10 giorni di siccità e la produzione nazionale di mais rischia di essere irrecuperabile. Senza piogge, Cia-Agricoltori Italiani stima un crollo del 50% con una resa di 40/50 quintali per ettaro, paragonabile all’annus horribilis del 2003. Il livello di autosufficienza calerebbe al 30%, con effetto a valanga per l’alimentazione del bestiame delle nostre stalle e per tutte le eccellenze del Made in Italy. Al danno, la beffa arriva per gli agricoltori dalla finanza internazionale -hedge fund e fondi speculativi-, che sta affondando il prezzo del mais, arrivato a 35 euro/qt e destinato a scendere ancora, noncurante della forte contrazione sul mercato globale dopo il conflitto ucraino. Secondo Cia, a fronte di una spesa media per ettaro schizzata a 3mila euro dopo i rincari energetici e dei fertilizzanti, al cerealicoltore servirebbero almeno 40euro/qt per raggiungere un risicato pareggio.

La mancanza di acqua nelle settimane cruciali di sviluppo della pianta avrebbe effetti catastrofici sul raccolto a settembre, che sarebbe scarso e mal pagato. Il risultato di una tale annata porterebbe la maggior parte delle aziende agricole, scoraggiate dall’aumento dei costi e dagli effetti della siccità, ad abbandonare questa coltura, di cui fino a 20 anni fa l’Italia era autosufficiente all’80%. Tutta la zootecnia nazionale sarebbe sempre più in balia dell’import ed esposta alla volatilità dei prezzi, decisi sulla testa degli agricoltori dalle speculazioni dei mercati finanziari e slegati dalle dinamiche della domanda e dell’offerta.

Fra i rincari più pesanti per le aziende cerealicole si segnalano i costi per il fabbisogno idrico (laddove sia ancora possibile e non ci siano razionamenti da parte dei Consorzi di bonifica), che dagli abituali 150 euro per ettaro sono saliti a più di 400, dovendo implementare l’irrigazione per le altissime temperature di queste settimane. Lo scenario così negativo sta, addirittura, inducendo alcuni a non investire nelle irrigazioni di emergenza, convinti che il costo maggiorato non verrebbe ripagato in fase di commercializzazione del mais in autunno. 

Cia reputa che anche la deroga Ue sulla coltivazione delle aree a riposo abbia sortito pochi effetti nello stimolare la ripresa della produzione nazionale di mais. Se la superficie coltivata era, persino, scesa del 6% nell’ultima semina, la siccità e i fattori produttivi alle stelle potrebbero far desistere molti cerealicoltori italiani a investire nuovamente nel granturco.

Vigneto a nuovo per la scuola Pastori, lo regala la Saf di Torbiato

in Agricoltura e allevamento/Economia/Formazione by

Si è conclusa da pochi giorni la ristrutturazione di un vigneto dell’Istituto Giuseppe Pastori su Viale della Bornata a Brescia. I lavori hanno riguardato l’estirpo ed il reimpianto di una superficie di circa 3000 mq.

Il dirigente scolastico dello storico istituto bresciano, professore Augusto Belluzzo, ha scelto di affidare i lavori a SAF, azienda franciacortina con sede a Torbiato, nata soltanto nel 2019 ma già al servizio di alcune tra le più affermate e note aziende vitivinicole della Franciacorta e del Lugana.

SAF, interpellata per l’esecuzione dei lavori, ha deciso di regalare all’istituto i lavori di posa dell’impianto che si sono conclusi appunto da alcuni giorni.

Siccità, allarme di Coldiretti: irrigazione delle coltivazioni a rischio

in Agricoltura e allevamento/Economia by

La situazione nelle campagne bresciane è ancora particolarmente critica, e le piogge degli ultimi giorni non basteranno ad alleviare il peso di questo periodo siccitoso: al momento, il 2022 è l’anno di gran lunga meno piovoso del nuovo millennio, nei nostri laghi c’è poca riserva idrica e la quantità di neve in montagna è ai minimi storici. Così, il presidente di Coldiretti Brescia Valter Giacomelli commenta le prospettive di assoluta preoccupazione per l’agricoltura bresciana, che mettono a rischio la quantità e la qualità dei raccolti. “I cereali autunno vernini e il loietto stanno terminando il loro ciclo vegetativo, condizionato dalla carenza di acqua anche nel periodo invernale – aggiunge il presidente Giacomelli – la problematica, adesso, si trasferisce in modo ancor più intenso su tutte le colture in campo nei mesi estivi: mais, soia, erba medica, pomodoro solo per citarne alcune.  Il dialogo con i consorzi di bonifica e con le istituzioni sono frequenti e ci stiamo impegnando al massimo per mettere in atto le migliori strategie”.

Per risparmiare l’acqua e aumentare la capacità di irrigazione, Coldiretti ha elaborato e proposto insieme ad Anbi un progetto concreto immediatamente cantierabile. Si prevede infatti la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti. L’idea – continua Coldiretti Brescia – è quella di realizzare laghetti, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione.

Coldiretti Brescia ha anche raccolto la voce dei Consorzi di bonifica del territorio:

Consorzio Oglio Mella. A fronte dello stato delle riserve idriche nel bacino dell’Oglio, la giunta regionale lombarda ha dichiarato lo stato di severità idrica media (scenario più critico) e approvato le disposizioni per le deroghe temporanee al rilascio del Dmv/De. “La situazione è critica anche sul fronte dei costi energetici per il funzionamento dei pozzi– conferma Gladys Lucchelli, commissario regionale del Consorzio di bonifica Oglio Mella – per questo monitoriamo giornalmente le evoluzioni, in stretto collegamento con l’ente regolatore del lago d’Iseo e con le organizzazioni agricole bresciane”. A oggi resta in vigore la determinazione dello scorso 9 marzo, che dispone di attuare tutte le possibili manovre di riduzione del deflusso per favorire l’invaso del lago. Da qui la scelta condivisa di non attivare per ora le principali derivazioni irrigue lungo il fiume Oglio, che ha permesso di raggiungere l’attuale altezza idrometrica di +27 cm, che resta tuttavia significativamente inferiore ai livelli medi del periodo.

Consorzio Chiese. La neve al suolo in corrispondenza delle due dighe dell’Alto Chiese (1.800m) è pari a zero, oltre i 2000 m ci sono circa 50 cm di neve.  Le dighe hanno complessivamente invasato 9 milioni di metri cubi, rispetto a un invaso complessivo di 70 milioni di metri cubi, circa il 10%. Alla data attuale, le riserve idriche (neve e volumi nel lago d’Idro e nei serbatoi Alto Chiese), sono inferiori di oltre il 75% rispetto al valore medio degli ultimi 20 anni. Il deflusso dal lago d’Idro, pari a 12 m3/s, non è sufficiente a garantire un’irrigazione di soccorso. Con l’attuale regime degli afflussi e fermo restando i 12 m3/ di svaso comprensivo del DMV, il lago raggiungerà la sua quota minima intorno al 20 maggio. Da quel momento dal lago d’Idro potrà uscire soltanto il DMV per il fiume, azzerando completamente la presenza dell’acqua nei canali adduttori dei nostri territori. Non ci saranno possibilità di irrigazione, di diluizione degli scarichi dei depuratori e di garanzie per gli aspetti ambientali lungo i corsi d’acqua. “Si prefigura uno scenario drammatico – conclude il presidente Luigi Lecchi – a meno che Regione Lombardia non si attivi rapidamente per consentire l’applicazione del regolamento 2002 che permetterebbe di utilizzare anche l’acqua del lago”.

Vino, boom di vendite per il Lugana: +34%

in Agricoltura e allevamento/Alimentare/Commercio/Economia/Tendenze by

La spinta all’autosufficienza alimentare si allarga anche alle vigne e gli italiani riscoprono i vini autoctoni che occupano tutti i primi dieci posti delle bottiglie che hanno fatto registrare il maggior incremento dei consumi in volume, con il Lugana gardesano che – secondo quanto riferisce una nota pubblicata da Brescia news – guida la classifica con un aumento delle vendite del 34% nell’ultimo anno, davanti all’Amarone (+32%) e al Valpolicella Ripasso (+26%) entrambi veneti. E’ quanto afferma la Coldiretti Lombardia in base all’analisi Coldiretti su dati Infoscan Census relativi all’anno terminante a gennaio 2022, diffusa in occasione dell’apertura del Vinitaly a Verona, con le bottiglie che hanno messo a segno le migliori performance in mostra a Casa Coldiretti di fronte all’ingresso della struttura fieristica (Ingresso Cangrande).

La speciale top ten evidenzia risultati sorprendenti con un profondo cambiamento nelle abitudini di consumo degli italiani che in tempo di pandemia e tensioni internazionali – sottolinea la Coldiretti – premiano anche negli acquisti di vino le produzioni legate al territorio, da quelle più blasonate a quelle che negli ultimi anni hanno saputo conquistarsi un fiorente mercato. Nella classifica dei primi dieci vini che nel periodo considerato in Italia hanno fatto registrare il maggior incremento delle vendite, infatti, nessuno è internazionale: al quarto e quinto posto ci sono il Nebbiolo piemontese (+22%) e il Vermentino della Sardegna (+22%), davanti alla Ribolla del Friuli Venezia Giulia (+19%), al Sagrantino dell’Umbria (+16%), alla Passerina marchigiana (+14%), con Brunello di Montalcino della Toscana e Grillo di Sicilia a chiudere la top ten entrambi con una crescita del 13%.

Si tratta della conferma – sottolinea la Coldiretti – dell’alta qualità offerta lungo tutta la Penisola grazie alla biodiversità e alla tradizione millenaria della viticoltura tricolore. In Lombardia, in particolare, il 90% del vino prodotto è a Denominazione di qualità, grazie a 5 DOCG, 21 DOC e 15 IGT. Anche per questo – precisa la Coldiretti regionale – i vini lombardi hanno sempre più successo anche all’estero. Nel 2021, sotto la spinta delle riaperture della ristorazione a livello internazionale, le esportazioni hanno raggiunto il valore di 285 milioni di euro con un +11.8% sul 2020 in base agli ultimi dati Istat.

Latte, Confagricoltura: “Granarolo sostiene i produttori aumentando il prezzo d’acquisto”

in Agricoltura e allevamento/Economia by

“In un periodo di grande difficoltà per l’intero comparto agricolo, in particolare per i settori zootecnici, il positivo segnale assicurato da Granarolo contribuisce a dare un po’ più di fiducia e di prospettiva a molti agricoltori. Il gruppo italiano ha infatti riconosciuto agli allevatori un aumento sul prezzo del latte alla stalla, sostenendo in questo modo l’intera filiera lattiero-casearia nazionale. Si tratta di un prezzo minimo di 48 centesimi al litro di latte, più Iva e premio qualità”. A dirlo è una nota di Confagricoltura, che interviene sulla scelta dell’azienda di sostenere i produttori in un momento di forte difficoltà legate alla congiuntura internazionale.

“Un faro in mezzo a un mare di problematiche che si trascinano da diversi mesi, aggravate dallo scoppio della guerra in Ucraina: l’impatto congiunto di tre pericolosi fattori quali l’inflazione, l’aumento smisurato dei costi di produzione e l’impennata dei prezzi delle materie prime sta mettendo a rischio un comparto d’eccellenza del Made in Italy, che oggi si ritrova a lavorare in perdita”, si legge ancora.

“La notizia – continua il comunicato – è stata accolta con grande favore anche nel Bresciano, dove il settore lattiero caseario è predominante, con la presenza di oltre 400 mila bovini in totale, per una produzione di latte che, nel 2021, ha sfondato 1,6 milioni di tonnellate, con un trend di crescita costante negli ultimi anni” “Apprezziamo l’impegno di Granarolo nel riconoscere agli allevatori un aumento sul prezzo del latte alla stalla – dichiara il presidente di Confagricoltura Brescia Giovanni Garbelli -, soprattutto auspichiamo che questa scelta di venire incontro agli allevatori costituisca un esempio che verrà seguito da tutti gli altri gruppi industriali e cooperativi. È una decisione di grande responsabilità, che rafforza l’intera filiera e dà un minimo di respiro agli allevamenti”.

Il comparto, a livello nazionale, vale oltre 16 miliardi di euro e occupa più di 100 mila persone.

Fiere: il 2 aprile l’edizione 131 di Lombardia Carne

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Il mondo della carne, in tutte le sue diverse declinazioni, sarà al centro della tre giorni di Lombardia Carne che, mai come quest’anno, si pone come osservatorio di un settore in profondo mutamento. Dal 2 al 4 aprile al Centro Fiere di Rovato (Bs) si ritroveranno infatti allevatori, produttori di salumi, cuochi, ma anche amministratori del territorio, giornalisti e opinion leader, oltre al pubblico di appassionati che potrà fare scorta di cose buone alla mostra mercato o degustare uno dei piatti preparati per l’occasione a cominciare dal manzo all’olio, prodotto a denominazione comunale di Rovato (Bs).

Il calendario della rassegna – riferisce BsNews.it, dando conto di una nota – è ricco almeno quanto il piatto. Si parte sabato con la mostra mercato di macchine e attrezzature agricole e le attività di animazione per i bambini. Alle ore 14.00 si torna a parlare di gusto con la preparazione di salsiccia di castrato e degustazioni in collaborazione con allievi e soci dell’Associazione Norcini Bresciani. Alle ore 16.00 poi sarà il momento di parlare di Carne e alternative (possibili o impossibili?), dalla carne in provetta ai sostituti vegetali, in un appuntamento organizzato da Coldiretti e Confagricoltura di Brescia, con la partecipazione dell’Assessore Regionale all’Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi Fabio Rolfi e del giornalista Paolo Massobrio.

Il giorno dopo invece è da sempre dedicato alle mostre mercato degli animali, bovini, equini e ovocaprini che si aprirà alle 7.30. Spazio anche per il ciclismo, alle ore 9.30, con la partenza della 1^ edizione “VignaStorica” manifestazione ciclo turistica d’epoca con arrivo in Fiera alle ore 14.00. Dalle 9.00 alle ore 12.00 gli appassionati di affettati non possono mancare alla 24^ edizione del Concorso “El salam pio bu de la Franciacurta”  con assaggio e premiazione del miglior prodotto, al pari di quanto avverrà per il Miglior Manzo all’olio di Rovato, mentre alle ore 14.30 sarà il momento di conoscere tutti i capi premiati di questa edizione di Lombardia Carne.

Lunedì si aprirà nuovamente la mostra mercato fino alle ore 13.00.

Tanti anche gli appuntamenti collaterali: sabato 2 aprile e domenica 3 aprile  la mostra dedicata a Marco Pantani “E tu, te lo ricordi Marco?” a cura di Matteo Ghitti presso la sala Gipsoteca del Comune di Rovato e presso la Sala civica del Foro Boario la mostra fotografica “Agricoltura, storia e cultura” a cura del sig. Mor Stabilini Cesare.

Lunedì 4 aprile 2022 ore 17.45 invece presso la Sala del Pianoforte del Municipio di Rovato sarà la volta del convegno “Franciacorta: il futuro dal cuore antico” .

I gourmet troveranno soddisfazione in un menu ricco come non mai: in Fiera grazie alle degustazioni e agli stand enogastronomici e in tutto il paese con i menu a tema proposti dai ristoranti locali. Aprile infatti è anche il mese del manzo all’olio di Rovato e, per festeggiarlo, si comincia proprio da questo appuntamento che vedrà la partecipazione di macellerie e panifici di tutto il territorio, mentre i ristoranti proporranno per tutto il mese un menu a tema manzo all’olio con polenta a prezzo calmierato. Nella mostra mercato invece, accanto a manzo all’olio e salumi, ci saranno anche formaggi, sfiziosità, vini, birre agricole, mieli oltre a una serie di stand per la casa e il lavoro agricolo.

Sabato e lunedì ingresso gratuito, domenica 3 aprile:
– € 5,00 intero (dalle ore 7.30 alle ore 16.00)
– € 3,00 ridotto (a partire da 65 anni e per gli ingressi dopo le 16.00)
– Ingresso gratuito fino a 15 anni

L’allarme degli agricoltori bresciani: costi di materie prime ed energia alle stelle

in Agricoltura e allevamento/Economia/Tendenze by

Gli agricoltori bresciani vedono nero: la situazione, negli ultimi giorni e nelle ultime ore, è passata da molto critica a insostenibile, al punto che molti dicono di essere “al collasso”. Alla corsa folle dei costi delle materie prime e dell’energia, che ha subito un’accelerata enorme con la guerra in Ucraina, mandando in difficoltà tutti i settori produttivi, da ieri si è aggiunta la preoccupazione di non poter più garantire l’alimentazione degli animali. Nel Bresciano si tratta di oltre 1,3 milioni di suini, circa 450 mila bovini e più di 7 milioni di avicoli. La causa è la decisione del Governo ungherese di stoppare l’export di grano e altri cereali e dei semi di soia e girasole, per assicurare i rifornimenti interni e contenere la crescita dei prezzi. Risoluzione che si aggiunge allo stop forzato dall’Ucraina da ormai due settimane e alla decisione della Bulgaria di aumentare, per precauzione, gli stock pubblici di cereali, riducendo i volumi delle vendite all’estero (la Commissione europea dovrebbe assicurare il regolare funzionamento del mercato unico, respingendo il protezionismo alimentare tra Stati). Ucraina e Ungheria sono i primi esportatori dei cereali per l’alimentazione animale in Italia. Un duro colpo, che si somma ai già gravi problemi del settore agricolo e che rischia di mandare in crisi gran parte delle aziende bresciane. Non è finita qui: c’è tensione anche nel mercato dei fertilizzanti, dopo la sospensione delle esportazioni dalla Russia, principale fornitore dell’Unione europea e del Brasile: a rischio sono i nuovi raccolti.

“In una situazione straordinaria servono misure straordinarie – dichiara il presidente di Confagricoltura Brescia Giovanni Garbelli -: è il momento, senza perdere un solo minuto, di spingere al massimo i raccolti di cereali e semi oleosi nell’Unione europea, modificando le regole vigenti. L’aumento della produzione è indispensabile per compensare il blocco delle importazioni da Ucraina e Russia e lo stop ungherese. A rischio è l’intera filiera, che dovrebbe prendere coscienza della drammaticità del momento. Per questo tutto il settore agroalimentare va incluso tra quelli destinatari dei provvedimenti del Governo per il caro energia: cereali e semi oleosi sono diventati un asset strategico come gas e petrolio, ma con la differenza che nell’Unione europea abbiamo il potenziale per aumentare rapidamente la produzione agricola. Vanno quindi rimossi, in vista dei nuovi raccolti, i limiti all’utilizzo dei terreni agricoli”.

A indicare quali potrebbero essere le misure da intraprendere subito è il vicepresidente di Confagricoltura Brescia Luigi Barbieri: “L’aumento dei prezzi delle materie prime è fuori controllo e scarseggia pure la disponibilità. Serve un supporto finanziario immediato alle aziende zootecniche, la proroga della moratoria dei mutui e da subito la sospensione dell’Iva sull’acquisto dei fattori produttivi, oltre a un intervento sulle filiere per il giusto riconoscimento del prezzo del latte, della carne suina e degli avicoli”.

Agricoltura, a Brescia altri 610mila euro per le imprese under40

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“L’agricoltura è tornata attrattiva. Nonostante le difficoltà legate all’aumento dei costi di produzione, ci sono tanti giovani lombardi che decidono di aprire una azienda agricola in pianura o in montagna. Gli investimenti fatti per sostenere il ricambio generazionale e l’innovazione sono fondamentali per il futuro del comparto. In questi 5 anni abbiamo destinato 40 milioni di euro a 1.366 ragazze e ragazzi lombardi che hanno aperto una attività o sono subentrati a quella dei genitori o dei nonni”. Lo ha detto l’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi di Regione Lombardia, Fabio Rolfi, annunciando una misura da 4 milioni di euro, nell’ambito del Piano di sviluppo rurale, destinati all’avvio di 87 nuove aziende gestite da agricoltori con meno di 40 anni.

“Siamo la prima regione agricola d’Italia – ha aggiunto l’assessore – e abbiamo il dovere di anticipare il futuro. Abbiamo anche fatto la scelta strategica lo scorso anno di aumentare i premi passando da 20.000 a 40.000 euro per l’avvio delle aziende di pianura e da 30.000 a 50.000 euro per quelle di montagna. I giovani possono portare nuove energie, nuove tecnologie, nuove idee a un comparto fondamentale per l’economia lombarda e italiana”.

“Abbiamo affiancato a questi fondi – ha continuato l’assessore – anche un corposo investimento da 5 milioni per gli istituti agrari statali e iniziative per la promozione dei prodotti. È necessario accorciare la distanza tra formazione ed esigenze del mondo del lavoro e proseguire con la comunicazione per far capire ai consumatori la qualità e la sicurezza dei prodotti agroalimentari lombardi”. “Solo così – ha concluso Rolfi – possiamo fare in modo che le risorse destinate all’avvio di nuove aziende non siano solo uno intervento spot, ma si trasformino in redditività a lungo termine per gli imprenditori agricoli e per le filiere”.

Di seguito il riparto del finanziamento.

Numero di aziende gestite da giovani avviate con questo finanziamento:

Bergamo: 23 aziende (di cui 19 in montagna), 1.110.000 euro;

Brescia: 14 aziende (di cui 5 in montagna), 610.000 euro;

Como: 8 aziende (di cui 7 in montagna), 390.000 euro;

Cremona: 5 aziende, 200.000 euro;

Lecco: 3 aziende (di cui 3 in montagna), 150.000 euro;

Lodi: 2 aziende, 80.000 euro;

Monza e Brianza: 1 azienda, 40.000 euro;

Milano: 1 azienda, 40.000 euro;

Mantova: 8 aziende, 320.000 euro;

Pavia: 10 aziende (di cui 4 in montagna), 440.000 euro;

Sondrio: 8 aziende (di cui 8 in montagna), 400.000 euro;

Varese: 4 aziende (di cui 2 in montagna), 180.000 euro.

Totale: 87 aziende (di cui 48 in montagna), 3.960.000 euro

Il bilancio delle imprese gestite dai giovani grazie al Psr negli ultimi 7 anni.

Numero totale di aziende gestite da giovani avviate grazie al piano di sviluppo rurale negli ultimi 7 anni:

Bergamo: 298 aziende (di cui 246 in montagna), 9.560.000 euro;

Brescia: 273 aziende (di cui 150 in montagna), 7.850.000 euro;

Como: 63 aziende (di cui 53 in montagna), 2.040.000 euro;

Cremona: 56 aziende, 1.340.000 euro;

Lecco: 32 aziende (di cui 22 in montagna), 940.000 euro;

Lodi: 18 aziende, 480.000 euro;

Monza e Brianza: 11 aziende, 370.000 euro;

Milano: 28 aziende, 660.000 euro;

Mantova: 172 aziende, 3.860.000 euro;

Pavia: 182 aziende (di cui 73 in montagna), 4.690.000 euro;

Sondrio: 205 aziende (205 in montagna), 6.850.000 euro;

Varese: 28 aziende (di cui 19 in montagna), 890.000 euro.

Totale complessivo: 1.366 aziende (di cui 769 in montagna), 39.530.000 euro.

Fanghi e gessi agricoli, Rolfi contro Roma: propongano normativa adeguata

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Il ministero della Transizione ecologica ha inviato i rilevi al Dipartimento degli Affari Regionali sulla ‘Seconda legge di revisione normativa ordinamentale 2021’, contenente le norme riguardanti il controllo e il monitoraggio dei gessi di defecazione da fanghi utilizzati in agricoltura.

“Sui gessi – spiegano gli assessori all’Agricoltura, Fabio Rolfi, e all’Ambiente e Clima, Raffaele Cattaneo – Regione Lombardia aveva colmato un vuoto legislativo nazionale”. “Il Ministero della transizione ecologica invece – proseguono i due assessori – anziché preoccuparsi di fare rapidamente una norma ad hoc che preveda il tracciamento dei fanghi, propone di impugnare nuovamente davanti alla Corte costituzionale anche la nuova versione già modificata della legge della Lombardia. Ci aspetteremmo che, contrariamente a questi atti, ci sia al più presto una norma nazionale, in linea con quanto previsto dalla norma regionale”.

I gessi di defecazione da fanghi sono stati inseriti per legge nell’elenco dei fertilizzanti e, anche se prodotti a partire da rifiuti, escono dai controlli e dalle tutele ambientali previste dalla regolamentazione dei rifiuti.

“Regione Lombardia – dicono Rolfi e Cattaneo – è intervenuta con una legge proprio per sopperire a una grave lacuna circa il fatto che per tali materiali, pur sapendo chi li produce, non è previsto un tracciamento dell’uso finale che pertanto espone a possibili comportamenti impropri, che si sono anche riscontrati più volte”.

“È stato lo stesso ministro Cingolani – concludono – ad annunciare recentemente la necessità di una norma nazionale in tempi rapidi. È questa che ci saremmo aspettati. Non la proposta di una nuova impugnativa

Agricoltura e pratiche commerciali scorrette, Confagricoltura ne parla venerdì con il ministro

in Agricoltura e allevamento/Economia/Eventi/Garda/Zone by

Contrastare le pratiche sleali nei rapporti commerciali: con questo spirito, sul finire dello scorso anno, è stata recepita la direttiva europea del 2019, divenuta normativa cogente in Italia a novembre con il decreto legislativo 198/2021. Un tema, quello delle pratiche sleali, che interessa moltissimo anche il settore agricolo bresciano, in particolare per i rapporti tra i vari soggetti della filiera agroalimentare, spesso caratterizzati da un’asimmetria dimensionale che incide in modo rilevante sulla forza contrattuale, arrivando a sfociare, in alcuni casi, in veri e propri comportamenti sleali. È proprio in questo frangente che si colloca il convegno “Pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare: come le nuove norme tutelano gli agricoltori” (Sottotitolo: “Il ruolo delle organizzazioni agricole nell’attività di contrasto ai rapporti sleali tra le imprese alla luce del Dlgs 198/2021”), organizzato per venerdì 14 gennaio alle 10 da Confagricoltura Brescia. “A fare spesso le spese di queste asimmetrie e comportamenti sleali sono gli agricoltori, soprattutto laddove gli accordi non sono mediati da momenti di aggregazione del prodotto – spiega il presidente di Confagricoltura Brescia Giovanni Garbelli -. Una normativa più stringente sul tema è un passo positivo verso il riequilibrio delle filiere, step sempre più necessario per i tanti comparti, a partire da quelli zootecnici, alle prese in questi mesi con il crollo della redditività causato dall’impennata sia dei costi delle materie prime sia dell’energia”.

Il convegno, che non prevede la presenza del pubblico, visto il delicato momento di diffusione della pandemia, sarà trasmesso in diretta sui canali Facebook e Youtube di Confagricoltura Brescia dalla sala consiliare Celesti del Comune di Lonato del Garda. I relatori, invece, saranno presenti nel palazzo municipale. La relazione centrale sarà appannaggio di Francesco Fasani, avvocato cassazionista, che approfondirà il quadro delle tutele introdotte e condurrà una disamina delle pratiche commerciali vietate nell’ambito delle cessioni di prodotti agricoli e alimentari. A discuterne con il presidente di Confagricoltura Brescia Garbelli ci saranno il senatore Gian Marco Centinaio, sottosegretario per le Politiche agricole alimentari e forestali, l’onorevole Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Fabio Rolfi, assessore all’ Agricoltura della Regione Lombardia, e Alessandro Mattinzoli, assessore alla Casa della Regione Lombardia. In apertura del convegno porteranno i loro saluto il sindaco e l’assessore all’Agricoltura del Comune di Lonato Roberto Tardani e Massimo Castellini.

L’incontro è organizzato nei giorni in cui si sarebbe dovuta svolgere la 64esima edizione della Fiera di Lonato del Garda, annullata dall’organizzazione per il crescere dei contagi.

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