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Marzo 2022 - page 2

Regione, Ok alla disattivazione della centrale nucleare Essor

in Economia/Energia by

La Giunta regionale lombarda, su proposta dell’assessore all’Ambiente e Clima, Raffaele Cattaneo, ha espresso parere positivo in ordine alla compatibilità ambientale del progetto di disattivazione del complesso INE (Impianto Nucleare Essor) nel Comune di Ispra (Va).

“Sarà smantellato definitivamente l’impianto nucleare presente a Ispra – ha affermato l’assessore Cattaneo – il cui reattore era spento da tempo. Sarà fatto con le garanzie di massima sicurezza. Regione Lombardia ha infatti subordinato il proprio parere positivo a questa attività di smantellamento al fatto che le fasi di decontaminazione, di smantellamento e di gestione dei rifiuti radioattivi avvengano nel rispetto dei più rigorosi criteri di sicurezza e di tutela”.

“Abbiamo inoltre inserito la richiesta al Ministero che gli enti territoriali possano fare tutti i controlli necessari, rispetto alle fasi di dismissione dell’impianto, pur essendo il JRC (Joint Research Centre) di Ispra un’area extra territoriale, dipendente dalla Commissione Europea” ha concluso.

IL PROGETTO – Il reattore nucleare Essor risulta attualmente in fase di ‘arresto di lunga durata’, ovvero in fermo prolungato in cui viene mantenuto spento in condizioni di sicurezza, sotto monitoraggio continuo. Il progetto consiste nel ‘decommissioning’ del Complesso INE nel quale è localizzato il reattore nucleare, internamente al Centro di ricerca JRC di Ispra.

IL TERRITORIO – I Comuni interessati dal progetto sono Ispra e Cadrezzate con Osmate.

IL CRONOPROGRAMMA – Sono previste attività volte a finalizzare la restituzione del sito allo stato di ‘green field’ cioè privo di vincoli di natura radiologica e ambientale, in base ad un cronoprogramma sviluppato in circa 11 anni per la disattivazione del reattore nucleare e di ulteriori 3 anni, per le demolizioni civili ed il ripristino definitivo dell’area.

Saranno pertanto completamente smantellati il reattore e i relativi sistemi e, per quanto attiene alle strutture civili, le operazioni di disattivazione pianificate includeranno lavori di demolizione limitatamente ad alcune parti strutturali attivate, come quelle in calcestruzzo che circondano il reattore, nonché le attività necessarie per la bonifica delle strutture contaminate e dei suoli contaminati. Al termine delle attività, i rifiuti non rilasciabili saranno quindi stoccati in sicurezza in aree temporanee predisposte allo scopo (Interim Storage Facility), in attesa di poter essere trasferiti al Deposito Nazionale, quando attivo.

Nell’ambito del progetto di smantellamento dell’impianto, Regione Lombardia ha posto un accento particolare sulle misure relative alle fasi di decontaminazione, smantellamento e gestione dei rifiuti radioattivi prodotti, al fine di minimizzare i livelli di esposizione complessivi ed al pieno raggiungimento degli obiettivi di radioprotezione prefissati. Inoltre, in relazione alle attività di verifica e di controllo rispetto alle diverse fasi del progetto di disattivazione dell’impianto, si è raccomandato al Ministero (Autorità Competente) di definire specifici protocolli che garantiscano lo svolgimento tempestivo di tali attività con la partecipazione di Regione stessa, ARPA e degli Enti Locali interessati.

Il parere verrà ora inviato al Ministero della Transizione Ecologica (MITE) ai fini dell’emanazione della pronuncia di compatibilità ambientale.

Edilizia, Massetti (Confartigianato): servono interventi urgenti per evitare il blocco dei cantieri

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Edilizia by

Se prima era la cessione del credito ora risolta, a preoccupare le imprese artigiane dell’edilizia sono i costi – oltre al reperimento – dei materiali. Con il Dl sostegni ter il Governo ha fatto dei passi in avanti sul caro materiali, ma non sono ancora sufficienti per scongiurare il rischio di blocco dei cantieri. È l’allarme lanciato dal comparto dell’edilizia di Confartigianato. In particolare, interviene sul tema il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti: «Occorrono urgenti modifiche all’articolo 29 del decreto per adeguare in modo strutturale e vincolante i prezzi delle materie prime ai nuovi valori di mercato, sia per le opere in corso che per quelle ancora da bandire. Occorre un meccanismo compensatorio obbligatorio, aggiornamenti in linea con i prezzi di mercato e un’efficace clausola automatica di revisione prezzi». Queste le richieste avanzate dalle associazioni della filiera delle costruzioni in occasione dell’avvio in Parlamento dell’esame del ddl di conversione in legge del Decreto Sostegni Ter.

«Senza misure risolutive il peso dei rincari continuerà a gravare solo sulle spalle di chi deve realizzare le opere. Tra le misure urgenti da inserire nel Decreto in fase di conversione, la necessità di prevedere un meccanismo obbligatorio di compensazione, semplice e automatico, con cadenza semestrale e valido fino alla fine del 2023. È inoltre, assolutamente necessario, integrare il paniere di tutte quelle voci finora non considerate e che sono di uso comune per le imprese della filiera. È infatti inaccettabile mandare in gara opere sottocosto, compromettendo la possibilità di partecipazione alle imprese più serie e qualificate e la garanzia del rispetto dei cronoprogrammi oggi stabiliti. A regime occorre poi l’individuazione di un meccanismo strutturale di revisione prezzi sulla base delle migliori esperienze Ue e Banca mondiale con aggiornamenti dei contratti a rialzo e a ribasso in funzione dell’andamento effettivo dei costi dei materiali. Senza questi correttivi all’art 29 del Dl sostegni ter gli operatori di settore segnalano che nessuna impresa seria sarà in grado di partecipare alle gare, con il rischio di rallentare se non di bloccare opere fondamentali per la crescita e lo sviluppo del Paese» conclude il presidente Massetti.

Compleanni: Metallurgica San Marco festeggia i 50

in Economia/Manifatturiero by

Metallurgica San Marco festeggia quest’anno un traguardo importante: ben cinque decenni dalla sua fondazione. Un lungo percorso all’insegna dell’innovazione, della sostenibilità, dell’investimento in capitale umano, ricerca e sviluppo, del rapporto con il territorio e la comunità di appartenenza.

Un’azienda in costante crescita, nata dall’iniziativa delle famiglie Gambarini e Forelli, tuttora al timone di MSM e che ha tra i suoi capisaldi e punti di forza la versatilità e la capacità di personalizzazione del prodotto.

“Per celebrare il cinquantenario dalla fondazione vorremmo organizzare un momento insieme a coloro che nel tempo hanno contribuito a costruire l’azienda di oggi, i dipendenti, e ovviamente i clienti e fornitori, dando la possibilità di visitare anche l’azienda – anticipa il presidente di Metallurgica San Marco, Marco Gambarini. – Per celebrare inoltre la nostra storia nel mondo dell’ottone, lo scultore Edoardo Ferrari sta realizzando un’opera da installare sulla rotonda all’ingresso di Ponte San Marco. Un’iniziativa che avrà anche un fine benefico, poiché in occasione dell’inaugurazione, saranno destinate somme importanti a realtà legate alla comunità di Calcinato”.

Metallurgica San Marco nasce nel 1972 con il primo insediamento produttivo a Ponte San Marco. Lavora e personalizza l’ottone da tre generazioni, collocandosi tra i principali player europei nella produzione di trafilati ed estrusi in ottone e fonda la propria autorevolezza sulla solidità strutturale. Nel 2021 il patrimonio netto è oltre 45 milioni di euro, ed il volume di investimenti è in costante crescita. Sonosaliti anche nell’anno della prima ondata pandemica, con 7,3 milioni di euro contro i 4,9 del 2019. Crescita confermata con un fatturato di 280 milioni di euro e una produzione di 83 mila tonnellate. Il business dell’azienda ha nel mercato estero una leva strategica, grazie anche alla partecipazione a diverse fiere internazionali. Prima su tutte The Big 5, uno dei principali eventi fieristici mondiali dedicati al comparto del building. Metallurgica ha esposto in fiera sia a Il Cairo che a Dubai. E recentemente è stata protagonista alla fiera AquaTherm Moscow, a conferma del proprio presidio sul mercato mondiale.

“Il nostro piano di investimenti è già definito per almeno un triennio – anticipa Gambarini -. Per il 2023 – 2025 abbiamo messo a budget circa 30 milioni di euro per l’ammodernamento dell’efficienza dei reparti, per migliorare la capacità produttiva e per la sostenibilità”. 

Nel 2021 è nata inoltre la Holding Metallurgica Group che riunisce Metallurgica San Marco e Cidneo Metallurgica, e coniuga la dinamicità di San Marco con la specializzazione di Cidneo.

Socie delle ultime due realtà imprenditoriali, così come di Metallurgica San Marco, sono sempre le famiglie Gambarini e Forelli. MSM e Cidneo sono aziende storiche bresciane, leader nel settore. La struttura della holding ha permesso di ampliare la produzione delle leghe speciali e la gamma produttiva, ottimizzando impianti e costi.

 Un nuovo grande player dell’ottone, capace di soddisfare un ampio bacino di settori con produzioni green e diversificate. Sempre in quest’ottica è stata acquisita anche l’ex Imar di Calcinato, che diventerà il nuovo polo di sviluppo produttivo aziendale.

Il mercato richiede crescite di fatturato, aumento dei volumi e razionalizzazione dei costi industriali – sottolinea Gambarini -. Avere due Business Unit parallele con interscambio reciproco costituisce un vantaggio. L’idea è arrivare in futuro alla fusione. Nel 2020 abbiamo investito 7 milioni di euro per una nuova fonderia per leghe green”. 

Uno degli asset fondamentali per Metallurgica San Marco è diventata, sempre di più, la sostenibilità, ambientale e sociale.  L’ottanta per cento della materia prima utilizzata è costituito da rottami provenienti da raccolta e recupero. Oltre ad attuare severi controlli su emissioni, scarichi, materiale riciclato e riciclabile dal punto di vista dell’ efficientamento energetico, l’azienda ha installato un nuovo sistema di illuminazione a Led e sta lavorando per realizzare un impianto fotovoltaico da tre Megawatt.

E’ stato inoltre varato il progetto MSM Get to zero per contribuire ad abbattere le emissioni di anidride carbonica nel mondo, con Metallurgica San Marco capofila nell’ambito di un’opera di afforestamento in Kirghizistan. Nel 2021 è stata portata a termine la nuova linea di colata per leghe sostenibili, per la produzione di leghe green a basso contenuto di piombo. 

“Abbiamo un sistema di gestione ambientale monitorato quotidianamente – spiega Gambarini -. A fine 2021 abbiamo stipulato un accordo con Fedabo per un progetto -. L’avvio della progettualità è il Carbon Footprint, il parametro che consente di mappare e stimare le emissioni equivalenti di CO2 delle attività di origine antropica.  Compiuto questo primo passo, che faremo certificare da un ente terzo, avvieremo un’analisi per una ulteriore riduzione delle emissioni ed altre iniziative, anche sul territorio, per compensare la CO2 che non riusciamo a ridurre, come fatto con il progetto MSM Get to zero.

Per Metallurgica San Marco, che ha più di 120 dipendenti, il capitale umano e gli investimenti in formazione sono importanti. Lo dimostra il progetto MSM Academy in collaborazione con l’Università degli Studi di Brescia. Inoltre, è stato intrapreso un percorso rivolto alla produttività e allo sviluppo delle performance del corpo dirigente.

MSM ha creato un ponte solido tra istruzione e mondo del lavoro, sottoscrivendo tre convenzioni – con l’Università degli Studi di Brescia, l’Università di Trento e l’Università Cattolica – ed ospita tirocini curriculari per studenti, ed extracurricolari per i già laureati.

I dipendenti sono in crescita, in numero e specializzazione – rimarca Gambarini -. Sostenibilità significa anche investire nel welfare e nel clima aziendale. Tra aprile e maggio apriremo un laboratorio di assistenza ai clienti che sarà a regime a settembre”.    Metallurgica San Marco investe in ricerca e sviluppo, miglioramento delle procedure aziendali e dei processi produttivi. I nuovi impianti di produzione sono high tech e l’organizzazione gestionale dei processi è completamente digitale e automatizzata. Oltre alle collaborazioni con Csmt e Aqm, l’azienda ha accordi con alcuni atenei per studiare metodi per migliorare l’efficienza della lavorazione dell’ottone. Altro fronte di ricerca è quello dedicato all’ottone con basso contenuto di piombo, che sta assumendo un ruolo sempre più decisivo sia sul mercato della termoidraulica che in quello della moda

L’allarme degli agricoltori bresciani: costi di materie prime ed energia alle stelle

in Agricoltura e allevamento/Economia/Tendenze by

Gli agricoltori bresciani vedono nero: la situazione, negli ultimi giorni e nelle ultime ore, è passata da molto critica a insostenibile, al punto che molti dicono di essere “al collasso”. Alla corsa folle dei costi delle materie prime e dell’energia, che ha subito un’accelerata enorme con la guerra in Ucraina, mandando in difficoltà tutti i settori produttivi, da ieri si è aggiunta la preoccupazione di non poter più garantire l’alimentazione degli animali. Nel Bresciano si tratta di oltre 1,3 milioni di suini, circa 450 mila bovini e più di 7 milioni di avicoli. La causa è la decisione del Governo ungherese di stoppare l’export di grano e altri cereali e dei semi di soia e girasole, per assicurare i rifornimenti interni e contenere la crescita dei prezzi. Risoluzione che si aggiunge allo stop forzato dall’Ucraina da ormai due settimane e alla decisione della Bulgaria di aumentare, per precauzione, gli stock pubblici di cereali, riducendo i volumi delle vendite all’estero (la Commissione europea dovrebbe assicurare il regolare funzionamento del mercato unico, respingendo il protezionismo alimentare tra Stati). Ucraina e Ungheria sono i primi esportatori dei cereali per l’alimentazione animale in Italia. Un duro colpo, che si somma ai già gravi problemi del settore agricolo e che rischia di mandare in crisi gran parte delle aziende bresciane. Non è finita qui: c’è tensione anche nel mercato dei fertilizzanti, dopo la sospensione delle esportazioni dalla Russia, principale fornitore dell’Unione europea e del Brasile: a rischio sono i nuovi raccolti.

“In una situazione straordinaria servono misure straordinarie – dichiara il presidente di Confagricoltura Brescia Giovanni Garbelli -: è il momento, senza perdere un solo minuto, di spingere al massimo i raccolti di cereali e semi oleosi nell’Unione europea, modificando le regole vigenti. L’aumento della produzione è indispensabile per compensare il blocco delle importazioni da Ucraina e Russia e lo stop ungherese. A rischio è l’intera filiera, che dovrebbe prendere coscienza della drammaticità del momento. Per questo tutto il settore agroalimentare va incluso tra quelli destinatari dei provvedimenti del Governo per il caro energia: cereali e semi oleosi sono diventati un asset strategico come gas e petrolio, ma con la differenza che nell’Unione europea abbiamo il potenziale per aumentare rapidamente la produzione agricola. Vanno quindi rimossi, in vista dei nuovi raccolti, i limiti all’utilizzo dei terreni agricoli”.

A indicare quali potrebbero essere le misure da intraprendere subito è il vicepresidente di Confagricoltura Brescia Luigi Barbieri: “L’aumento dei prezzi delle materie prime è fuori controllo e scarseggia pure la disponibilità. Serve un supporto finanziario immediato alle aziende zootecniche, la proroga della moratoria dei mutui e da subito la sospensione dell’Iva sull’acquisto dei fattori produttivi, oltre a un intervento sulle filiere per il giusto riconoscimento del prezzo del latte, della carne suina e degli avicoli”.

Antares Vision, ricavi a 179 milioni (+48%)

in Bilanci/Economia by

Il Consiglio di Amministrazione di Antares Vision Group – multinazionale italiana leader nella tracciatura e nell’ispezione, che garantisce la trasparenza di prodotti e filiere attraverso la gestione integrata dei dati – ha approvato in data odierna il progetto di bilancio di esercizio e il bilancio consolidato al 31 dicembre 2021.

ORDINI IN CRESCITA DEL +22% LFL VS. FY 2020

RICAVI €179M, +48% (+13% LFL) VS. FY 2020

EBITDA ADJUSTED €43,5M, +48% VS. FY 2020, MARGINALITA’ AL 24,3%

INDEBITAMENTO NETTO €19M IN CALO VS. €29M YE 2020

FY 2022 OUTLOOK: RICAVI CONSOLIDATI IN CRESCITA TRA +12% E +18% CON UN MIGLIORAMENTO DELLA MARGINALITA’

ORDINATIVI
Nel 2021, il Gruppo Antares Vision ha registrato un incremento degli ordini del 22% rispetto al 2020 (a parità di perimetro di consolidamento – “Like for Like” o “L-F-L”). In particolare, il settore Life Science evidenzia una crescita degli ordini del 24%, mentre il settore dei Fast Moving Cosumer Goods (“FMCG”) registra un incremento del 19%. Tutte le linee di prodotto presentano tassi di crescita a doppia cifra; più nello specifico, il Track & Trace di prima installazione (L1-L3) vede un aumento di oltre il 30% degli ordini raccolti.

FATTURATO CONSOLIDATO
Nei 2021, il Gruppo ha realizzato ricavi netti consolidati pari a €179,0 milioni, in crescita del +48.0% rispetto ai risultati consolidati del 2020, e del 13% L-F-L.

Per quanto riguarda l’evoluzione dei ricavi su base geografica, tutte le aree registrano una significativa crescita ad eccezione dell’Europa (esclusa l’Italia), che subisce una forte riduzione delle vendite in Est Europa, che nel 2020 aveva beneficiato dell’entrata in vigore in Russia della normativa sulla tracciatura in ambito farmaceutico. L’Italia cresce grazie alle soluzioni di ispezione per il controllo di qualità e ai servizi, mentre le Americhe, Asia e Medio Oriente-Africa iniziano a beneficiare, oltre che della crescita nel settore FMCG, dell’entrata in vigore delle normative sulla tracciatura dei prodotti farmaceutici: Brasile aggregazione e tracciatura nel 2022, Stati Uniti aggregazione nel 2023, Malesia, Kazakistan, Qatar e Indonesia tracciatura nel 2024 e programma “Made in China 2025”.

Nel 4Q 2021, i ricavi L-F-L del gruppo crescono in maniera maggiore risetto al FY21 (+17.6% vs. +12.7%), grazie soprattutto ad un’accelerazione nelle Americhe da attribuirsi principalmente all’entrata in vigore delle normative sulla tracciatura dei prodotti farmaceutici in Brasile e Stati Uniti e ad un’accelerazione dei ricavi registrata da rfxcel nell’ultimo trimestre.

Per quanto riguarda i ricavi per settore, nel 4Q 2021, il Life Science aumenta del 21,8% L-F-L, portando la crescita complessiva FY 2021 al 8,3% rispetto ai dati 2020 L-F-L e del 23,2% rispetto ai risultati 2020 consolidati, accelerando la crescita del 2,8% ottenuta nel 9M 2021, a parità di perimetro. Il miglioramento è guidato dai prodotti Smart Data/SaaS (+66,1% vs. 2020 L-F-L), Servizi (+21,9%) e Ispezione (+46,4%, trainata dalle inspection machines). Solo il Track & Trace di prima installazione, mostra un rallentamento (-26,0%), in quanto per tutto lo scorso anno e in particolare nel 4Q si era registrato un pico dovuto all’entrata in vigore in Russia della tracciatura farmaceutica a dicembre.

Esposizione dei ricavi al mercato russo

Vista l’attuale situazione in Est Europa, per motivi di trasparenza, è opportuno dare un quadro completo in termini di fatturato della nostra esposizione storica sul mercato russo e bielorusso. Nel 2021 il fatturato complessivo è in discesa a €5,2 milioni (3% del fatturato consolidato) e, al momento, l’esposizione creditizia è prossima allo zero. Nel 2020 il fatturato consolidato in questi mercati è stato pari a €23,4 milioni (19%), in seguito alla tracciatura farmaceutica imposta a partire da dicembre 2020, mentre nel 2019 il fatturato complessivo si era attestato a €4,5 milioni (4%).

Emidio ZorzellaPresidente e Co-CEO di Antares Vision Group, ha commentato: “Nonostante il contesto ancora difficile dovuto alla Pandemia e al continuare dello stato di emergenza, iI 2021 è stato un anno di importante crescita per il gruppo in termini di risultati, potenziamento dell’offerta di soluzioni, brand awareness, allargamento del perimetro e rafforzamento della struttura finanziaria. Tutto questo è stato possibile grazie al contributo quotidiano di oltre 1.000 persone, che rappresentano il capitale umano del Gruppo. Il prodotto Track & Trace si è evoluto verso un’offerta integrata a maggiore marginalità (prima installazione, Smart Data/SaaS e Servizi), compensando completamente la minore profittabilità delle acquisizioni recentemente realizzate, che oggi beneficiano solo parzialmente delle sinergie attese. Per il 2022 ci aspettiamo una crescita dei ricavi a doppia cifra e un miglioramento della redditività; questo sarà ottenuto grazie al proseguimento della trasformazione del Gruppo in una realtà sempre più orientata al SaaS e alla gestione di dati e servizi, e all’evoluzione del Track & Trace anche nel segmento FMCG, che porrà ulteriori basi per lo sviluppo di ricavi ricorrenti e a maggior marginalità, dopo l’iniziale introduzione di hardware.”

Massimo Bonardi, Co-CEO di Antares Vision Group, ha commentato: “Il Gruppo continuerà a perseguire la propria strategia di crescita, mirata al consolidamento della propria leadership. Questo sarà ottenuto anche grazie ad una nuova organizzazione del gruppo e ad un posizionamento unico e distintivo del proprio ecosistema che, attraverso l’integrazione e interconnessione di diverse tecnologie, è in grado di gestire tutti i dati delle filiere: dalle materie prime, passando dalla produzione e dalla distribuzione, fino al consumatore finale, per garantire trasparenza a tutti gli attori della supply-chain”.

8 marzo: ricavi in calo per le imprese femminili bresciane

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Tendenze by
Donne e lavoro, foto generica da Pixabay

«Nessuna ripresa dopo l’anno anno nero segnato dal Covid per le “imprese in rosa” nonstante il più generale contesto di crescita nel 2021. Eppure, esaminando le risposte delle imprenditrici emerge, oltre la fatica, tutta la volontà e la resilienza tipica artigiana». Sintetizza così il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti i risultati della Survey curata dell’Osservatorio di Confartigianato Lombardia e realizzata in occasione dell’8 marzo. Due parole chiave emergono dallo studio: fatica e resilienza.

Fatica, perché nonostante il 2021 sia stato l’anno della ripartenza, le MPI e imprese artigiane femminili bresciane non sono state in grado di recuperare i livelli di fatturato precrisi e hanno registrato una variazione media dei ricavi, nel 2021 rispetto al 2019, negativa del -9,7%, più pesante rispetto al -6,1% del totale. Tale risultato trova spiegazione nella maggior presenza di artigianato capitanato da donne in alcuni dei settori più colpiti dalla crisi Covid-19 come quello della moda e del benessere.

Resilienza, perché anche se più colpite dalle conseguenze della pandemia le imprenditrici artigiane bresciane si dimostrano più combattive e pronte a reagire adottando, o esprimendo l’intenzione di adottare nel prossimo futuro, una o più azioni di sviluppo per riuscire a restare sul mercato incrementando la propria capacità competitiva, come dichiarato dal 72,5% di loro, quota superiore al 59,1% totale. Le azioni per ripartire maggiormente intraprese dalle donne a capo d’impresa sono: il miglioramento della qualità del personale attraverso la formazione o nuove assunzioni e il cambiamento dell’organizzazione interna all’impresa. La scelta ad indirizzarsi principalmente verso questi due ambiti di sviluppo da evidenza di come le donne, più degli uomini, vogliono ripartire e recuperare il terreno perso partendo in primis dalle persone e non dall’integrare modifiche che riguardano prettamente l’organizzazione del business dell’azienda intervenendo su produzione, canali di vendita o clienti. La maggior fatica e il grado sempre più elevato di complessità che caratterizza il contesto in cui le imprese operano fa si che siano proprio le imprenditrici quelle per cui si rileva una quota maggiore di incerte rispetto alla capacità di recuperare quanto perso a causa della volatilità odierna e futura che caratterizza, e caratterizzerà in futuro, il mercato (60% > 57,9% totale). Seppur molto incerte le donne che gestiscono imprese artigiane interrogate rispetto alla volontà di voler investire nel 2022 rispondono in modo affermativo nel 71,8% dei casi (> 64,7% del totale). Come per le azioni di sviluppo anche rispetto alle aree di investimento si osserva una predisposizione maggiore della platea femminile a voler puntare su capitale umano e formazione.

LE IMPRESE FEMMINILI ARTIGIANE A BRESCIA. A tutti il 2021 a Brescia sono 5.423 le imprese registrate artigiane guidate da donne che operano per lo più nei settori dei servizi alla persona, dei servizi di pulizia, della moda e delle attività di ristorazione. Più di un’impresa su cinque delle imprese femminili che popolano la nostra provincia (22,3%) opera nel comparto artigiano. Nello specifico di queste 5.423 imprese 832 sono gestite da giovani donne under 35 (28% del totale imprese femminili giovanili e il 15,3% del totale imprese femminili artigiane) e 829 sono gestite da imprenditrice straniera (24,7% del totale imprese femminili straniere e 15,3% del totale imprese femminili artigiane). Confrontando i numeri riferiti all’imprenditoria femminile artigiana del 2021 con quelli del 2019 (anno pre crisi) – tenendo conto che tra le imprese registrate viene conteggiata anche la platea nascosta di imprese cessate, che in attesa di ristori, non hanno ancora chiuso – si nota una difficoltà maggiore nel recuperare i numeri pre Covid-19 per la platea di giovani donne, per quelle di nazionalità italiana e per quelle che operano nel settore della manifattura.

UOMINI E DONNE A CONFRONTO. «Persistono le medesime disparità tra uomo e donna raccontate un anno fa, dopo un anno di pandemia, così, se non peggio rispetto agli anni precedenti. Le donne seppur fanno meglio degli uomini sul fronte istruzione e formazione, scontano gap rilevanti a loro sfavore sul fronte lavoro, conciliazione e benessere soggettivo: è fondamentale dare risposte adeguate e supporto nelle facilitazioni fiscali, nell’assistenziali per la conciliazione lavoro-famiglia e far si che possano tornare a dare il loro impulso positivo e di stimolo ad una nuova ripresa sociale ed economica» aggiunge il presidente Massetti.

Qui i dati sono a livello lombardo: la quota di donne con almeno un diploma si attesta al 69% superando di 6,8 punti quella rilevata per gli uomini (62,2%), quella di donne laureate si attesta al 38,3% superando di 10,8 punti quella rilevata per gli uomini (27,5%). Mentre la quota di coloro che partecipano alla formazione continua eguaglia quella degli uomini (pari al 7,9% in entrambi i casi). C’è però un ambito dell’istruzione in cui le donne scontano un gap a loro sfavore rispetto agli uomini, quello del digitale: per quota di donne con competenze digitali elevate (per le donne si registra una quota del 23,4% inferiore di 6,3 punti a quella degli uomini di 29,7%) e per quota di laureate in discipline scientifiche e tecnologiche, dove per le donne si rileva una quota del 10,3% inferiore 7,5 punti quella degli uomini di 17,8%. La platea femminile lombarda inoltre sconta condizioni peggiori degli uomini in tutti gli ambiti del lavoro e conciliazione con quote superiore a quelle dei colleghi maschi di 4,4 punti per il tasso di mancata partecipazione al lavoro (pari al 12,9% per le donne> dell’8,5% degli uomini), di 3,8 punti per dipendenti con bassa paga (pari all’8,9% per le donne > del 5,1% degli uomini), di 1,4 punti per occupati sovra istruiti (pari al 22,8% per le donne >del 21,4% degli uomini) e di 12,2 punti per part time involontario (pari al 16,7% per le donne> del 4,5% degli uomini). Tutto ciò comporta una disparità uomo donna anche sul fronte della soddisfazione per il proprio tempo libero: le donne che esprimono livelli elevati di soddisfazione sono il 69,8% quota inferiore di 3,3 punti rispetto a quella rilevata per gli uomini (73,1%).

Persiste inoltre una disparità del 31,1% tra la retribuzione media percepita dalle dipendenti donne rispetto a quella percepita dagli uomini, tale differenza sul territorio lombardo è più accentuata nelle province di Sondrio (-37,9%), di Lecco (-37,6%), di Bergamo (-36,2%) e a Brescia (-35,5%) con 17.335 euro annui contro i 26.887 degli uomini (media annua lavoratori dipendenti provincia di Brescia).

Per la presidente del Movimento Donne Impresa di Confartigianato Brescia Iolanda Pasini: «Le donne imprenditrici vogliono che il loro ruolo venga maggiormente riconosciuto, chiedono una reale integrazione, di essere valutate sulla base del merito, delle capacità e delle competenze. Ci auguriamo che le donne bresciane riescano in tempi brevi a conquistare ciò che per loro è più caro, come: autonomia, rispetto, cambiamento culturale, fiducia, considerazione, condivisione del tempo di cura, libertà di scelta, tutele, opportunità, sicurezza, più tempo e tranquillità. Crediamo sia necessario ripartire da una considerazione: per raggiungere la parità nel mondo del lavoro, dovremmo creare le condizioni perché ci sia reale condivisione anche nel lavoro di cura. I dati a disposizione ci permettono di illustrare l’importanza e la centralità di alcune leve fondamentali per un contesto a ‘favore di donna’ come l’istruzione e la diffusione capillare sui territori di servizi di assistenza negli ambiti della conciliazione (come i servizi per l’infanzia, asili nido), leve su cui poter e dover fare forza per incentivare una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Difatti, si osservano tassi di occupazione femminili più elevati proprio nelle realtà in cui c’è una maggiore diffusione di bambini che frequentano gli asili nido e di donne che hanno titoli di studio elevati (laurea e post-laurea)».

I divani che fanno per te

in Economia/Redazionali by
SALOTTO casa arredamento

I divani rappresentano uno dei complementi d’arredo maggiormente importanti all’interno di una casa, perciò è importante capire come scegliere questo mobile e soprattutto dove questo deve essere acquistato.


L’importanza del divano in casa

Quando si arreda casa, in particolar modo un soggiorno, uno degli elementi fondamentali che devono essere necessariamente presi in considerazione sono i diversi divani.
In questo caso, infatti, senza tale tipologia di mobile la stanza sembrerà spoglia, priva di un elemento fondamentale e quindi non si ha la concreta occasione di raggiungere il risultato che si spera di ottenere.
Ecco quindi che grazie a questo semplice mobile, il soggiorno assume una dimensione completamente differente.
Inoltre occorre necessariamente prendere in calcolo anche il fatto che questo mobile è da sempre sinonimo di massima comodità, quindi si crea un ambiente incredibilmente piacevole nel quale trascorrere il proprio tempo libero.


Come scegliere un buon mobile per la propria casa

Quando si deve scegliere un divano occorre, come prima cosa, prendere in considerazione un elemento chiave fondamentale, ovvero la dimensione del medesimo.
Troppo spesso, infatti, accade che la scelta venga effettuata senza valutare questo aspetto, quindi si rischia di avere un mobile troppo grande oppure uno eccessivamente piccolo.
Nel primo caso si crea una zona dove lo stesso non può essere inserito, cosa che comporta quindi il cambiamento dell’intera stanza, dettaglio importante da non sottovalutare, con un carico di stress che potrebbe essere incredibilmente eccessivo.
Nel secondo, invece, si realizza un’area dove il mobile non riesce a coprire perfettamente l’intera zona, quindi si va incontro anche in questo caso a una sorta di situazione di disagio che difficilmente trova una rapida soluzione.

Ecco quindi che valutando le dimensioni i ha la concreta opportunità di migliorare la qualità dello stesso ambiente.

Ovviamente questo non è il solo parametro che deve essere preso in considerazione quando si parla di questa tipologia di mobile.
Al contrario, invece, bisogna sempre valutare anche l’aspetto estatico, in maniera tale che il risultato finale possa essere realmente di gradimento e soddisfi tutte le proprie richieste senza trascurare alcun particolare.
Ecco quindi che lo stile delle fodere, la tipologia e altre particolari caratteristiche devono essere necessariamente valutate, proprio per evitare che ci possano essere delle potenziali complicanze delle quali poi ci si pente.
Ecco quindi che la decisione finale deve essere sempre presa in considerazione anche valutando l’estetica dello stesso mobile, affinché si evitino dei contrasti di stile che possono essere abbastanza pesanti da dover fronteggiare nel breve o lungo termine.


L’acquisto dei divani e il negozio ideale

Quando si devono acquistare i divani occorre assolutamente fare affidamento su una ditta esperta che si occupa di produrli e commercializzarli in maniera perfetta, con grande cura e attenzione, proponendo quindi degli articoli la cui qualità non viene mai messa in secondo piano.
Ecco quindi che occorre assolutamente valutare questo particolare aspetto e imparare a identificare una ditta che possa essere specializzata e che offra un sevizio di consulenza che riesca a soddisfare totalmente tutte le proprie esigenze senza trascurare alcun dettaglio chiave.

Per questo rivolgersi a FAVI.it rappresenta un’ottima scelta quando si intende acquistare un divano di prima qualità, dato che questa impresa riesce nell’intento di offrire solo ed esclusivamente una serie di modelli di prima qualità i quali si caratterizzano per diverse tipologie e allo stesso tempo per garantire la possibilità di creare un ambiente il cui stile si caratterizza per essere incredibilmente raffinato.
Solamente grazie a una ditta specializzata in questo campo, quindi, si ha l’occasione di entrare in possesso di divani che si sposano perfettamente con tutte le proprie esigenze senza trascurarne alcuna.

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Beretta (Confindustria Bs): con attuali costi energia produzione italiana a rischio

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A seguito dei recenti sviluppi della crisi russo-ucraina, e dei conseguenti rialzi del costo dell’energia (PUN attestato ieri a 362,73 €/MWh, gas a 165 €/MWh), riportiamo un comunicato stampa di Franco Gussalli Beretta, Presidente di Confindustria Brescia, rilanciato dal quotidiano Brescia news.

“Siamo consapevoli della drammaticità della situazione che stiamo vivendo. Purtroppo, però, le conseguenze non sono solo di tipo umanitario: con gli attuali costi dell’energia, legati appunto alla crisi russo-ucraina, è a rischio la produzione del nostro Paese, e di conseguenza numerosi posti di lavoro – spiega Gussalli Beretta –. Il PUN, in particolare, ha toccato livelli mai raggiunti prima. Il problema è che, rispetto alle precedenti tensioni energetiche, siamo entrati in una fase nuova, legata a un conflitto e quindi dagli sviluppi ancor meno prevedibili.”

“Per questo motivo, è necessario adottare alternative in grado di guardare oltre alla fase emergenziale e di costruire un nuovo modello energetico nazionale e comunitario – prosegue il Presidente di Confindustria Brescia –. Come Confindustria, ne abbiamo discusso e, dal confronto, sono emerse alcune importanti linee guida”.

“Diventa fondamentale aumentare drasticamente nei prossimi anni la quota di GNL liquido via mare, diversificandone al massimo i Paesi di provenienza, e con impianti offshore di arrivo – precisa Gussalli Beretta –. Va inoltre potenziata la quota strutturale di energia da rinnovabili riservata alle imprese e, allo stesso, è auspicabile una sburocratizzazione per velocizzare tale processo, con cui si può generare una quota rilevante di fabbisogno energetico in sostituzione al gas. In più, serve arrivare a un forte aumento dell’estrazione delle riserve nazionali di gas che superi il limite di 2 miliardi di metri cubi annui attualmente definiti dal Governo. Il tutto va infine integrato con la nascita di un vero mercato europeo dell’energia, come sottolineato pochi giorni fa anche dal nostro Presidente nazionale Carlo Bonomi.”

Banca Valsabbina, ecco tutti i numeri del bilancio

in Banche/Bilanci/Economia/Valsabbina by

Il Consiglio di Amministrazione di Banca Valsabbina, nel corso della seduta del 2 Marzo, ha approvato il Progetto di Bilancio al 31 Dicembre 2021, che evidenzia un Utile Ante Imposte di € 50 milioni (+48% rispetto ad € 33,7 milioni del 2020) ed un Utile Netto di € 39,2 milioni, in aumento del 61% rispetto all’importante risultato dello scorso esercizio (€ 24,3 milioni), che già rappresentava il migliore nella storia della Banca.

In considerazione del positivo andamento aziendale – secondo quanto riferisce una nota riportata da Brescia news – all’assembra dei soci sarà proposto un Dividendo unitario in denaro di € 0,50 per azione. Il rendimento (rapporto tra il dividendo in proposta ed il valore medio del prezzo dell’Azione Banca Valsabbina per il 2021) è pari quindi al 12% e complessivamente dà conto di un pay-out (rapporto dividendi pagati/utile netto) di circa il 45%.

“I risultati confermano l’efficacia del modello di business adottato, che ha permesso di continuare ad affrontare la complessità del quadro macroeconomico e sociale, sostenendo l’economia dei nostri territori e generando al contempo valore per gli stakeholder. Un particolare ringraziamento va quindi a tutto il personale per la continuità dell’opera prestata in una fase emergenziale che ha visto non solo risultati molto positivi ma anche qualità del servizio alla clientela e continuo supporto al territorio, in coerenza con la “mission” della nostra Banca”, ha preliminarmente dichiarato Renato Barbieri, Presidente di Banca Valsabbina.

“I numeri descrivono un altro anno importante nella storia della Banca, che prosegue con una solida crescita delle masse amministrate, con l’ulteriore riduzione dei crediti deteriorati e con il miglioramento delle performance reddituali ed economiche, come confermato dal brillante risultato di esercizio conseguito. Le dinamiche esposte confermano la capacità dell’Istituto di coniugare in modo efficace la propria “tradizionalità” con l’innovazione, al fine di distinguersi in un contesto in continua evoluzione, confermando la ricercata attitudine di stare sul mercato con profitto come intermediario indipendente”, ha aggiunto Barbieri.

A fine esercizio la Raccolta Diretta si è attestata ad € 4.834 milioni in aumento del 12,4% rispetto al 2020. Tale trend di crescita è da ricondursi sia all’efficacia delle politiche commerciali attuate dalla Banca, anche tramite la propria articolata rete di filiali, sia all’incertezza del contesto generale, che continua ad incidere sulla propensione al risparmio della clientela. Nel corso del corrente anno si intensificheranno gli sforzi finalizzati al trasferimento dei depositi non remunerati verso forme di investimento più profittevoli.

La Raccolta Indiretta si è attestata ad € 2.645 milioni (di cui € 1.893 milioni di raccolta relativa a fondi comuni e polizze assicurative, in progressione del 30%), in aumento di € 500 milioni, segnando una crescita del 23,3%. La positiva evoluzione di tali masse è dovuta al rafforzamento ed all’ulteriore specializzazione delle strutture dedicate alla gestione “qualificata” del risparmio (Private Banking e Banca-Assicurazione), nonché alla trasversalità dell’offerta di prodotti e servizi, anche orientati alla “sostenibilità”. La Raccolta Complessiva ammonta pertanto ad € 7.479 milioni, in crescita del 16%.

Gli Impieghi a clientela sono pari ad € 3.721 milioni, in aumento del 9%. Di questi, gli Impieghi a clientela in bonis sono pari ad € 3.620 milioni (+ 10,5%). Tra i fattori che hanno concorso all’apprezzabile incremento si rileva l’avvio di nuove relazioni commerciali, nonchè la consolidata esperienza conseguita nell’erogazione dei finanziamenti assistiti da garanzia statale, tra l’altro a minor assorbimento di capitale di rischio.

Sono stati infatti erogati circa n. 5.400 finanziamenti per un importo complessivo di € 920 milioni (-5% rispetto ai € 970 milioni del 2020, anno eccezionale per effetto della Pandemia), di cui oltre n. 2.400 garantiti dal Fondo di Garanzia per un totale finanziato di € 457 milioni. La Banca ha messo inoltre a disposizione nuove forme e servizi di finanziamento nonché, in particolare, linee di credito dedicate e funzionali a finanziare gli interventi edilizi agevolati (“Superbonus” ed “altri bonus fiscali”).

A tale riguardo si precisa che è stato strutturato un efficace e controllato processo di compravendita di tali crediti (gestito tramite un apposito “Desk” interno), che ha supportato attivamente il percorso di riqualificazione energetica del territorio. Il sostegno alle famiglie per l’acquisto della casa si è invece concretizzato attraverso la concessione di mutui ipotecari a privati per oltre € 184 milioni, anche a valere sul relativo Fondo di Garanzia che ha agevolato l’accesso al credito degli “under 36”.

I Crediti deteriorati lordi (“Non performing loans” o “NPL”), in continuità con un’ormai consolidata attività di derisking, hanno subito un’ulteriore e sensibile riduzione nel corso dell’anno (- € 62 milioni), passando da € 261 milioni ad € 199 milioni. Anche per effetto di ulteriori operazioni di cessione di “NPL”, il rapporto tra crediti deteriorati e totale crediti lordi (“NPL Ratio Lordo”) è pari al 5,2%, in sensibile riduzione dal 7,3% del 2020 (9,2% nel 2019). In miglioramento anche il tasso di copertura dei deteriorati, passato dal 46,5% al 49,4% a fine 2021.

Il totale dei Crediti deteriorati netti infine è passato da € 139,7 milioni ad € 101 milioni, con un NPL Ratio Netto che si è in conseguenza ridotto dal 4,1% al 2,7%. Il positivo andamento di tali dati conferma pertanto il continuo miglioramento della qualità del credito, ben rappresentato dall’andamento del “Texas Ratio” (indicatore che sintetizza la “capacità di assorbimento patrimoniale dei NPL”), il quale si è infatti ulteriormente ridotto attestandosi al 25,8% (ex 38,4%).

I Fondi Propri, base di calcolo per i requisiti di Vigilanza, ammontano ad € 421,7 milioni (ex € 407,5 milioni). Relativamente ai Coefficienti Patrimoniali di Vigilanza (c.d. phased in), gli stessi confermano la solidità patrimoniale dell’Istituto, rappresentata da un Common Equity Tier 1 Ratio (c.d. Cet 1) al 15,3% e da un Tier Total Ratio al 16,6%, largamente superiori rispetto a quelli richiesti dalla Vigilanza. Il Patrimonio Netto è pari a € 401,3 milioni in aumento del 7,4%, comprendendo l’intero utile netto del 2021 di € 39,2 milioni, la destinazione del quale sarà deliberata dall’Assemblea dei Soci.

Il numero di coloro che detengono azioni della Banca – Soci ed Azionisti – al 31 Dicembre 2021 si attesta a quota 42.000. In sensibile crescita infine il numero dei Conti correnti aperti presso le nostre filiali, che passano da n. 90.619 a n. 95.524, segnando un +5,4%.

Il Margine d’interesse ha superato € 100 milioni, in aumento del 21% rispetto allo scorso esercizio, riflettendo l’efficacia delle politiche di impiego degli ultimi anni, nell’ambito di business sia tradizionali che nuovi. L’incremento del “margine” è da ricondurre principalmente alla dinamica positiva degli impieghi verso la clientela ed all’aumento degli interessi sui titoli di debito, allocati in un diversificato portafoglio di proprietà che comprende anche titoli rivenienti da operazioni di “finanza strutturata”. Anche per quest’anno importante è stato il contributo derivante dagli interessi riconosciuti dalla BCE per le operazioni TLTRO III.

Le Commissioni nette sono risultate anch’esse in crescita (+ € 6,4 milioni) raggiungendo € 45,4 milioni e segnando +16,3%, grazie in particolare al contributo delle commissioni relative alla distribuzione di servizi di terzi nonché al collocamento di titoli. Tale importante crescita è conseguenza quindi del positivo trend delle masse di raccolta indiretta, nell’ambito di un continuo efficientamento e di una progressiva evoluzione dei servizi della Banca dedicati alla gestione del risparmio, e dei relativi processi di vendita e consulenza.

Il Margine di intermediazione risulta pari ad € 178,7 milioni, in incremento del 17,2%, nonostante abbia scontato alcune componenti negative connesse alle ulteriori cessioni di crediti deteriorati (€ 6,9 milioni). Hanno concorso infatti positivamente alla formazione del margine d’intermediazione, oltre alla descritta evoluzione del margine di interesse e delle commissioni nette, anche i risultati consuntivati dalla gestione del portafoglio titoli, che ha risentito del positivo andamento dei mercati nonché della cessione dell’interessenza detenuta in Cedacri (€ 8,1 milioni la plusvalenza lorda). Si segnala inoltre il positivo contributo derivante dall’attività di compravendita di crediti di imposta rivenienti da interventi edilizi.

Le Rettifiche di valore su attività finanziarie, al netto delle riprese, ammontano ad € 22,1 milioni, in diminuzione rispetto agli € 28,2 milioni del 2020. La dinamica risente anche dell’evoluzione del portafoglio crediti verso la clientela, concentrato sempre di più su tipologie di credito garantito, nonchè la diminuzione dello stock di deteriorati. Il costo del credito (incidenza delle perdite da cessione e delle rettifiche di valore su crediti, rispetto al totale crediti netti) è stato pari allo 0,76% su base annua. Il Risultato netto della gestione finanziaria si attesta pertanto ad € 156,6 milioni (+ 26%).

I Costi operativi ammontano ad € 106,2 milioni (+18%) e, in generale, si può affermare come il relativo aumento sia da attribuire alla crescita dimensionale ed operativa della Banca, anche nell’ambito di un percorso di continua specializzazione su diverse tipologie di servizio, nonché per effetto di esigenze di compliance normativa. All’incremento delle spese per il personale, oltre all’aumento della forza lavoro, hanno inoltre contribuito le dinamiche salariali afferenti il rinnovo del CCNL. Relativamente invece alla crescita delle altre spese amministrative si segnalano i costi relativi all’Outsourcer informatico e gli oneri relativi al salvataggio di banche in difficoltà ed al “FITD” per la “garanzia dei depositanti”. Per effetto di quanto esposto il Cost Income, indicatore di efficienza aziendale dato dal rapporto tra costi operativi e margine d’intermediazione, si è mantenuto al 59%.

L’Utile ante imposte ammonta a circa € 50 milioni (+ 48% rispetto al 2020), mentre l’Utile Netto si attesta ad € 39,2 milioni, con un importante aumento di quasi € 15 milioni rispetto al 2020. L’utile conseguito, + 61% rispetto al già brillante dato dello scorso esercizio, rappresenta – per la terza volta consecutiva – il risultato migliore nella storia della Banca, nell’ambito delle positive dinamiche descritte. Il Rapporto tra l’utile ed il patrimonio netto medio (c.d. “ROE” o “Return on equity”), principale indicatore della redditività aziendale, si attesta quindi al 10,1%, superiore al 6,8% dello scorso anno, e – nuovamente – tra i migliori nello scenario bancario italiano tradizionale.

Prosegue il processo di razionalizzazione e rafforzamento della rete territoriale, composta da n. 70 filiali, comprendendo la nuova dipendenza di Parma. Al 31 Dicembre 2021 l’organico aziendale contava 752 dipendenti, in crescita rispetto ai 689 del 2020 ed in controtendenza rispetto alle evidenze di mercato.

L’Istituto prosegue infatti il processo di efficientamento dei propri presidi territoriali nonché dei servizi specialistici dedicati, al fine di poter garantire un’offerta sempre più a 360°, cogliendo altresì le opportunità che derivano dai progressi dell’innovazione tecnologica e dai trend di mercato. Si citano a tale riguardo il rafforzamento del Private Banking e l’incremento delle risorse dedicate a tale ambito, l’ulteriore strutturazione di settori specialistici, come il Settore Agricoltura ed il Settore Estero, nonché il sopra menzionato “Desk Superbonus/Ecobonus”.

Importanti saranno anche per il corrente esercizio gli investimenti in ambito Corporate Finance – in sinergia con la partecipata “Integrae Sim” – nonché nel settore Fintech, sulla base di una strategia di continua innovazione e modernizzazione del business. Anche in tale ambito sono infine sempre allo studio nuove operazioni di Finanza strutturata che permettono di confermare il ruolo attivo e dinamico dell’Istituto, in un mercato in cerca di strumenti di finanza c.d. “complementari”.

“Ancorchè nell’ambito di un contesto particolarmente complesso, condizionato dalla Pandemia nonché da uno scenario macroeconomico e geopolitico incerto ed in continuo mutamento, i numeri e gli indicatori esposti evidenziano le positive performance della Banca, che resta sempre al servizio delle famiglie e delle imprese. Anche i dati relativi al primo bimestre del 2022 sono in linea con le aspettative e confermano il positivo trend reddituale. Confidiamo, pertanto, di poter continuare a sostenere il territorio creando valore, con l’obiettivo di assicurare stabilità alla remunerazione dei soci che ci danno fiducia, nella speranza che fatti estranei alla nostra capacità di governo (vedi il conflitto in Ucraina) non influiscano negativamente sull’andamento dei mercati finanziari e sulla voglia di intraprendere delle imprese del nostro territorio di riferimento, oggi particolarmente vivaci”, ha quindi concluso Barbieri.

Confindustria, venerdì un incontro online per parlare della questione Russia-Ucraina

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Eventi by

Confindustria Brescia, Confindustria Verona e Confindustria Trento organizzano il webinar “Suggerimenti operativi alle imprese che operano in Russia, Bielorussia e Ucraina”, in programma venerdì 4 marzo dalle ore 10.30 alle ore 12.30, su piattaforma GoToWebinar.

L’evento online – fortemente voluto dalle tre territoriali di Confindustria – è organizzato con lo Studio Legale Padovan (specializzato in diritto internazionale ed esperto di sanzioni economiche internazionali) per delineare il quadro in cui gli operatori commerciali devono muoversi, alla luce delle misure restrittive adottate dall’UE e dagli USA.

L’invasione militare dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, oltre al drammatico impatto sulle popolazioni, sta determinando uno stravolgimento degli equilibri sia in ambito politico-economico sia nei rapporti commerciali tra imprese. Molti sono i quesiti da parte delle aziende che lavorano con clienti o fornitori in Ucraina, Bielorussia o Russia.

Interverranno:

Marco PadovanMarco Zinzani e Francesco Candeago, Studio Legale Padovan.

L’appuntamento è aperto a tutte le aziende interessate. Le realtà associate a Confindustria Brescia possono iscriversi sul sito www.confindustriabrescia.it, nella sezione Prossimi appuntamenti; le imprese non associate possono inviare una mail all’indirizzo estero@confindustriabrescia.it.

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