Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Marzo 2020 - page 3

Sicurezza sul lavoro, a Brescia 174 imprese (+40 per cento in cinque anni)

in Economia/Edilizia/Tendenze by

Le imprese nei settori legati alla sicurezza sul lavoro, che offrono servizi in questo campo, sono 4.200 in Italia, mille in Lombardia, 380 a Milano, secondo i dati della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Un settore in costante crescita quasi raddoppiato nel corso degli ultimi dieci anni, + 4% negli ultimi 12 mesi. Un quarto delle imprese attive è concentrato sulla Lombardia. Emerge da un’elaborazione Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi e Innovhub – SSI  su dati Registro Imprese al II trimestre 2019.

In Lombardia ci sono oltre 1.000 imprese, in aumento del 3% rispetto allo scorso anno e del 32% circa rispetto al 2014. A prendersi cura della sicurezza sui luoghi di lavoro sono circa 2.600 addetti, un numero in crescita del 9% in soli 12 mesi. Dopo Milano che conta 380 imprese e 942 addetti ci sono Brescia con 174 imprese (+8,7% in un anno, + 40% in 5 anni) e 425 addetti, Bergamo (96 imprese e 251 addetti), Monza e Brianza (84 imprese e 129 addetti), Varese (73 imprese e 303 addetti, raddoppiati in un solo anno.

In Italia. A Roma ci sono 388 imprese (+9,3% rispetto al 2018) e quasi 4.200 addetti, a Torino 215, +3,4% con 491 addetti, a Napoli 120, +7,1% con 210 addetti.

Brescia, battuta d’arresto per la produzione metalmeccanica

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Meccanica/Tendenze by

In provincia di Brescia, nel quarto trimestre 2019, l’attività produttiva dei tre settori metalmeccanici ha segnato variazioni negative rispetto allo stesso trimestre del 2018. È proseguita, quindi, la dinamica sfavorevole registrata nel periodo precedente, in cui si era improvvisamente invertito il trend di crescita dei tre settori rilevato per numerosi trimestri.

A evidenziarlo è l’indagine congiunturale condotta dall’Ufficio Studi e Ricerche di AIB.

In particolare, il comparto metallurgico siderurgico ha registrato una diminuzione dell’attività dello 0,8% rispetto allo stesso trimestre del 2018, la meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche del 2,8%, la meccanica tradizionale e mezzi di trasporto del 2,0%.

“La situazione di debolezza per quanto riguarda i settori metalmeccanici prosegue, e ha impattato negativamente anche sui prezzi delle materie prime industriali e sulle quotazioni dei noli marittimi, che si attestano sui minimi pluriennali – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del Settore Meccanica di AIB –. Tra le commodity principalmente impiegate nei cicli di produzione delle aziende metalmeccaniche bresciane si rilevano cali diffusi, a testimonianza di una situazione non semplice”.

A febbraio, rispetto allo stesso mese del 2019, l’alluminio ha segnato un ribasso del 9,4%, il rame del 9,7%, lo zinco del 21,9% e il rottame ferroso dell’11,5%.

Sul versante del mercato del lavoro, si segnala la ripresa della Cassa Integrazione Guadagni nei comparti metalmeccanici. Le ore complessivamente autorizzate nel 2019 sono cresciute del 76% rispetto al 2018, passando da 3 a 5,4 milioni. In particolare, la componente ordinaria è cresciuta del 215% (da 866 mila a 2,7 milioni di ore), quella straordinaria del 21% (da 2,2 a 2,6 milioni di ore). I dati dell’Osservatorio AIB-ApL al quarto trimestre 2019 hanno invece messo in luce alcune tensioni nel reperimento di figure professionali legate alla metalmeccanica, in particolare per gli operai specializzati (fonditori, saldatori, fabbri, montatori, manutentori).

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la terza provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino e Milano). Con poco meno di 100 mila addetti attivi nell’industria metalmeccanica, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (16 mila addetti) e i prodotti in metallo (36 mila), è al terzo posto nei macchinari e apparecchiature (31 mila) e in quinta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco più di 8 mila addetti).

 

Imprese, sono 19.536 le bresciane titolari di aziende o nei Cda

in Economia/Tendenze by

Crescono negli anni le cariche direttive nelle aziende occupate da donne: tra amministratori, procuratori e titolari sono oltre 161 mila in Lombardia, erano 142 mila dieci anni fa, +13,7%, un aumento molto più forte rispetto a quello degli uomini (+1,9% dal 2009). E se le titolari di ditte individuali sono ancora la prevalenza (93.606), salgono dalle 42.252 del 2009 alle 52.505 del 2019 le amministratrici di società attive in Lombardia (+24%). Milano concentra 64 mila cariche femminili (+26,2% in dieci anni) ed è seconda in Italia dopo Roma (84.501), precede Napoli, Torino, Bari e Salerno. Rispetto alle altre province a Milano prevalgono nettamente le cariche direttive femminili in società (37 mila circa tra cui 25 mila amministratori e 12 mila procuratori) rispetto alle titolari (27 mila). Tra le prime a livello nazionale anche Brescia con 19.536. Seguono in regione Bergamo con 18 mila, Monza Brianza e Varese con 11 mila. A Monza Brianza +31,5% in dieci anni. In generale quasi una carica direttiva su quattro in Lombardia è di una donna con punte del 28% a Sondrio e del 25% a Pavia e Varese. I settori con maggiore presenza femminile a livello direttivo in Lombardia sono il commercio al dettaglio, i servizi alla persona e di ristorazione dove prevalgono le titolari mentre nel commercio all’ingrosso e nella attività immobiliare gli amministratori e procuratori donna sono la maggioranza. In media una carica femminile su venti in Lombardia è occupata da una donna sotto i 30 anni mentre le nate all’estero rappresentano il 16% con prevalenza di cinesi e rumene. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese relativi alle cariche attive.

Le cariche direttive femminili in Italia. Sono oltre un milione di cui 798 mila titolari e rappresentano il 25% delle cariche attive. Crescono le presenze femminili in dieci anni del 3,9% e sono attive soprattutto nel commercio al dettaglio (232 mila cariche), nelle coltivazioni agricole (199 mila), nei servizi alla persona (100 mila) e nella ristorazione (86 mila). Roma con 84.501 cariche e Milano con 63.894 guidano la classifica seguite da Napoli (48.392), Torino (37.699), Bari (26.776), Salerno (23.021), Brescia (19.536), Firenze (19.147) e Caserta (18.918). Tra le prime, è a Caserta e a Salerno che la presenza delle donne pesa di più sulle cariche direttive, oltre il 26%. In Italia in media le giovani sotto i 30 anni rappresentano il 57% del totale mentre le nate all’estero il 12,3% con prevalenza di cinesi e rumene.

Coronavirus, la Regione: chiederemo che tutta la Lombardia sia zona rossa economica

in Economia/Istituzioni/Regione/Salute by

“Chiederemo al Governo di attuare misure shock sul modello del Ponte Morandi di Genova, riconoscendo alle imprese liquidità come sostegno per mancato guadagno. Tutta la Lombardia diventi economicamente zona rossa”.

Lo ha detto il vicepresidente di Regione Lombardia Fabrizio Sala intervenendo al consueto ‘punto stampa’ sul coronavirus nel quale ha illustrate le valutazioni e le necessità emerse in occasione del tavolo Patto per lo Sviluppo convocato oggi a Palazzo Lombardia che ha condiviso un pacchetto di interventi da presentare al Governo.  La Lombardia chiede un commissario straordinario per le imprese sul modello ‘ponte Morandi’.

Le aziende colpite dall’attuazione delle ordinanze devono poter godere di un sostegno per mancato guadagno o per disdette facendo riferimento alla media degli ultimi 3 anni fino ad un massimo di 200.000 euro.  Il vicepresidente Sala che è anche coordinatore della task force permanente economia costituita per l’emergenza coronavirus ha anche ribadito che il pacchetto di interventi prevede “Possibilità di anticipare fino al 70% della PAC alle imprese agricole (anche attraverso revisione delle relative disposizioni normative nazionali), maggiore flessibilità per l’utilizzo dei fondi FES e FESR per sostegno al reddito, semplificazione delle procedure per la liquidazione, riduzione della percentuale di cofinanziamento UE per la dotazione Fondi Strutturali 2021 – 2027”.

Ancora, dal Tavolo Patto Sviluppo è emersa la necessità di “riallocazione di risorse di Fondi Strutturali non assegnate/impegnate da parte di Regioni non interessate in misura rilevante dall’emergenza sanitaria, sostegno per la liquidità delle aziende con fondi pubblici e un rafforzamento dei Confidi ed una correlativa attivazione straordinaria di risorse BEI/FEI per investimenti di contrasto di lungo periodo delle conseguenze dell’emergenza economica (sanità, infrastrutture materiali ed immateriali, imprese 4.0), con concessione semplificata, anche con deroghe al codice appalti”.

Altri strumenti da attivare sono: una forte azione per realizzare investimenti pubblici con anticipazione al 2020 di parte delle risorse per investimenti, ad oggi allocate sugli anni successivi, semplificazione radicale delle procedure per gli affidamenti, assegnazione del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) 2021-2027 a Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

Il vicepresidente Sala ha aggiunto che per le Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna occorrerebbe “l’assegnazione di quota-parte delle risorse destinati ad investimenti per la realizzazione di opere pubbliche (L.160/2019)”. Sul fronte tributario il documento elaborato dal tavolo Patto per lo Sviluppo prevede la sospensione, la rateizzazione fino alla cancellazione degli obblighi per l’anno d’imposta in corso per tributi e tasse nazionali e locali: IVA, IRPEF e Tributi locali con contemporanea compensazione delle risorse per i Comuni.

L’assessore regionale al Bilancio, Finanza e Semplificazione, Davide Caparini ha sottolineato che l’Organizzazione Mondiale della Sanità in conformità “alle attuali evidenze scientifiche, ha riconosciuto che è consentito fare ricorso alle mascherine chirurgiche quali dispositivi idonei a proteggere gli operatori sanitari”.

“In funzione di questo abbiamo ordinato 2,5 milioni di mascherine, 350.000 delle quali già consegnate ed entro la fine di questa settimana altre 700.000 arriveranno nei presidi ospedalieri. Poi – ha aggiunto – potremo passare a una programmazione tarata sull’ordinarietà e non sulla straordinarietà così come avvenuto fino ad ora”.

“Abbiamo inoltre ordinato nuovi ventilatori polmonari – ha evidenziato l’assessore regionale al Bilancio -, si tratta di attrezzature di difficile reperibilità. Per fare un esempio in questo periodo di emergenza è stato ordinato un numero di dispositivi pari a quelli che Regione Lombardia ordina in 3 anni”.  “Conseguentemente anche per le aziende produttrici – ha rimarcato – è difficile produrre nei quantitativi richiesti, ci vorranno circa 45 giorni”.

Davide Caparini ha infine ricordato che “sono stati investiti in tutto 47 milioni di euro per gli acquisti, tra questi 13 milioni di euro arrivano dalla Protezione Civile, il resto dalle casse di Regione Lombardia. A questi aggiungo i 10 milioni per il reclutamento del personale: 100 medici e 200 infermieri”.

Il mercato delle auto usate offre opportunità in tutta Italia

in Automotive/Commercio/Economia by

L’andamento del mercato delle auto usate

La crisi economica degli ultimi anni ha decisamente cambiato le abitudini di tutti gli italiani e ha colpito tutti i settori merceologici senza alcuna distinzione; fra di essi è presente anche il mercato delle auto.
A tal proposito, la possibilità di comprare un veicolo usato permette agli automobilisti di guidare spendendo cifre contenute senza rinunciare in alcun modo alla tecnologia. La tendenza attuale evidenzia un netto incremento delle vendite su tutto il territorio nazionale; nel 2019 il dato è pari a +3,4%, mentre le vendite delle auto di nuova immatricolazione sono calate di quasi il 5%. In ogni caso, non è solamente il prezzo d’acquisto a convincere gli italiani nel preferire i veicoli usati a quelli nuovi; se così fosse, l’usato avrebbe avuto molto più successo anche negli anni precedenti. Ciò che ora rende il mercato delle auto usate particolarmente appetibile è un insieme di aspetti che, uniti al prezzo d’acquisto, lo rendono molto conveniente. Infatti, anche le vetture di seconda mano devono essere vendute con almeno 2 anni di garanzia, devono essere controllate e cedute senza difetti grossolani nel rispetto dei requisiti imposti dalla revisione e prevedono nella maggior parte dei casi un piano di manutenzione programmata, esattamente come accade per le auto nuove.
Nell’anno 2019, il giro d’affari che ruotò intorno ai veicoli usati fu di circa 21 miliardi di euro, una cifra ragguardevole che compensa il dato negativo relativo alla vendita del nuovo.

Il mercato delle auto usate in Lombardia

La Lombardia è la regione che ha registrato il maggior numero di passaggi di proprietà in Italia; si parla di circa 474 mila contratti, dei quali 135 mila sono stati sottoscritti nella sola provincia di Milano. La vendita delle auto usate Brescia conta invece su circa 66 mila passaggi di proprietà; nelle altre province lombarde i dati rispecchiano la seguente scaletta: Bergamo 52 mila, Varese 44 mila, Monza 40 mila, Pavia 29 mila, Como 28 mila, Mantova 21 mila, Cremona 18 mila, Lecco 16 mila, Lodi 12 mila e infine Sondrio con 10 mila.
Le auto maggiormente vendute restano quelle alimentate a gasolio; i veicoli di nuova concezione, come gli ibridi e gli elettrici, non godono ancora di troppo interesse, con ogni probabilità per questioni legate al prezzo d’acquisto ancora molto elevato. Inoltre, è innegabile che a fronte di una grande affibilità dei veicoli diesel, collaudata per decenni sia dagli addetti ai lavori che dagli automobilisti, i veicoli “green” debbano ancora dimostrare di essere auto di cui potersi fidare, sotto tutti i punti di vista. Le auto a benzina e le vetture alimentate a gas restano merce rara; sono più che altro preferite da una cerchia più ristretta di utenti che cercano sportività nel primo caso e bassi consumi nel secondo. La preferenza per le vetture a gasolio non deve quindi stupire, specialmente nel mercato delle auto usate.

Quanto si spende in un’auto usata

Al di là dell’effettivo risparmio che comporta l’acquisto di un’auto usata, è interessante verificare quale sia il prezzo medio e quali siano invece il prezzo minimo e massimo nelle varie province della regione Lombardia.
Il prezzo medio di vendita è di poco superiore ai 14 mila euro; tale cifra è pari a circa 18 mila euro per la provincia di Cremona, 16 mila per la provincia di Mantova, 15 mila per la province di Milano, Bergamo, Como e Monza, 14 mila euro per le province di Varese e Lecco, 13 mila euro per le province di Sondrio e Lodi, 12 mila euro per la provincia di Pavia.
I valori elencati dimostrano con buona precisione la capacità di spesa degli italiani, che è tale da permettere l’acquisto di una buona auto usata o di un’utilitaria nuova di livello medio basso.
Il prezzo continua quindi a farla da padrone ed è a tutti gli effetti la chiave principale delle scelte di ognuno di noi; questo fatto può sembrare scontato, ma in realtà evidenzia una palese perdita del potere d’acquisto di ogni cittadino italiano, che evita di scegliere in base alle soggettive preferenze per necessità.

Conclusioni

Si può affermare con certezza che acquistare le auto usate convenga; la crisi economica è stata ed è tutt’ora un fattore che, al pari di altri, da un lato priva ogni cittadino della possibilità di spesa, dall’altro crea ulteriori opportunità.
Gli automobilisti possono trovare fra i veicoli usati numerose occasioni, auto garantite capaci di servire il loro acquirente ancora per molti anni.

Debiti tagliati dai giudici: bresciano pagherà 16.800 euro invece di 110mila

in Economia/Finanza by

In questi giorni si fa un gran parlare dell’emergenza sanitaria del coronavirus che sta colpendo l’Italia, interessando in particolar modo le regioni del nord. Questa, però, non è l’unica emergenza che interessa il nostro paese. Ne esiste anche un’altra, che ormai ha abbandonato le prime pagine dei giornali, quella economica che ha portato moltissimi imprenditori a contrarre debiti per salvare la propria azienda o cittadini a chiedere prestiti per far fronte ad una situazione difficile. Debiti che non sono più riusciti a saldare, e che sono cresciuti rapidamente, diventando opprimenti.

Non tutte le storie, fortunatamente, finiscono male, anzi. Sono sempre di più quelle che vedono un lieto fine, come è stato per il signor Giuseppe, uomo che vive del bresciano, che ha visto finalmente la pubblicazione della sentenza che stralcia in parte il debito di 110.348 €, che aveva contratto nel tentativo di garantire la miglior vita possibile alla propria famiglia. Le cose non andarono come aveva sperato e quello che inizialmente era “solo un prestito”, è cresciuto rapidamente, sotto la spinta dei tassi d’interesse, fino a diventare ingestibile. Per questo il signor Giuseppe ha chiesto aiuto a un’associazione che si occupa di aiutare cittadini e imprese ad uscire da queste situazioni ai sensi della legge 3/2012.

Giuseppe ha sempre cercato di non fare mancare nulla alla propria famiglia. Per far fronte alle necessità non ha esitato a contrarre finanziamenti potendo contare sul suo stipendio e anche quello della moglie, ma gli eventi hanno finito con il prendere una piega diversa da quanto avrebbe sperato.si legge in una notaUna vicenda che non è poi così rara, a dirla tutta. Ma (…) si è risolto tutto per il meglio in tempi rapidi. Giuseppe ha visto la riduzione del suo debito da 110.348 € a 16.800 €, che salderà in rate da 350 € al mese per i prossimi 4 anni. Dopo di che, sarà libero da tutti i debiti e potrà iniziare una nuova vita. Nella sentenza, si legge anche che il giudice ha bloccato, come previsto dalla legge, qualsiasi prelevamento dovuto alla cessione volontaria del quinto. Un provvedimento che è bene mettere in evidenza perché ancora oggi, dopo tanti anni e centinaia di sentenze, alcuni giudici continuano a negare questa evidenza”.

 

Indagini Patrimoniali: cosa sono e quando si possono attuare

in Economia/Finanza/Redazionali by

Nell’ambito delle indagini finanziarie, in merito a utenti con a carico insoluti e debiti non pagati, si arriva spesso alla necessità di rintracciare persone debitrici o effettuare una ricerca conti correnti bancari o postali, carte di credito prepagate, e conti on-line. Rintracciare questi dati è utile per mettersi in contatto col debitore, inoltre questa procedura può essere applicata non solo per rintracciare i conti correnti e i dati finanziari nel nostro Paese ma anche per rintracciare persone e conti intestati alle medesime all’estero.

Banche fisiche e virtuali e nuovi strumenti finanziari

La tipologia di strumento finanziario da ricercare è diversificata, ovvero ci sono le carte di debito ricaricabili, che hanno un conto corrente integrato, e dove è possibile ricevere bonifici e accreditare anche lo stipendio; queste carte sono dotate di un codice IBAN stampato sulla carta stessa, le più famose e gettonate sono la Postepay Evolution e la Carta Hype, mentre i conti correnti on-line sono conti gestibili dal computer o dallo smartphone, sia di banche tradizionali cioè banche fisiche dove bisogna recarsi allo sportello, sia di banca on-line, che sono quelle banche che non hanno una o più sedi fisiche ma si limitano ad avere una presenza fisica con una sede centrale unica. Le più famose banche on-line sono: Banca Sella, Ing Direct, e Webank.

Rintracciare conti correnti: come fare?

Rintracciare attraverso internet conti correnti e identità finanziarie comprende rintraccio di debitori e rintraccio di conti e di persone, che hanno a loro carico degli insoluti rilevanti; queste indagini sono chiamate comunemente “indagini patrimoniali” e hanno come fine quello di analizzare lo stato patrimoniale di una persona fisica o di una persona giuridica, valutare a quanto ammonta la somma totale del suo patrimonio, che può essere costituita sia da beni mobili che da beni immobili, poi possono essere inserite nell’elenco anche le quote di azioni, quote lavoro, pensioni e altre fonti di reddito. Ovviamente questo serve anche per mettere in evidenza se ci sono debiti in corso, o protesti e ipoteche o procedure di questo genere dovute a debiti non onorati.

Debitori e indagini patrimoniali

Le indagini patrimoniali sono legali nella misura in cui il debito accumulato dal debitore è talmente rilevante da richiedere chiarimenti in merito; in pratica si tratta di indagini sull’attività economica, sullo stile di vita, e sul reddito per poter valutare se questa persona non paga i suoi debiti semplicemente per morosità reiterata, o semplicemente perché non ha proprio i mezzi per far fronte ai debiti accumulati. Ad esempio possono essere avviate queste indagini quando una persona palesa uno stile di vita lussuoso, ma allo stesso tempo non provvede ai pagamenti dovuti, anche quelli più generici e comuni, come il versamento delle spese condominiali, o il pagamento dell’assegno di mantenimento a un ex coniuge. Quindi palesare una vita da benestante è assolutamente in contrasto con il fatto di avere debiti e non pagarli, qui allora si evince che ci sia una volontà ben precisa di non fare onore ai propri pagamenti. Ma si preferisce vivere spensieratamente nei propri insoluti.

Il supporto di professionisti nel comparto

Oggi per poter avviare un’indagine patrimoniale è sufficiente rivolgersi agli specialisti di questo campo che si possono trovare anche on-line; si tratta di agenzie che si occupano in maniera professionale e discreta di queste problematiche; infatti è sufficiente effettuare una ricerca sul web per trovare una agenzia di specialisti e professionisti che ci possono accompagnare ad avviare a un indagine patrimoniale su qualcuno che ci deve del denaro.

Classifica EY delle città più sostenibili d’Italia: Brescia in 7° posizione

in Ambiente/Economia by
Ecologia e ambiente, foto generica da Pixabay

Trento è la città con le infrastrutture più sostenibili, seguita da Torino, al secondo posto, e da Bologna, al terzo. Mentre Brescia occupa la settima piazza d’Italia. È quanto emerge dalla quinta edizione dello Smart City Index di EY, che analizza le 109 città capoluogo italiane, classificando il loro sviluppo in termini di reti e infrastrutture e misurando la loro capacità di innovare e offrire servizi di qualità ai propri cittadini. In particolare, i primi dati del rapporto 2020 analizzano il tema della sostenibilità urbana, prendendo in considerazione quanto le infrastrutture delle città sono smart nelle diverse componenti del trasporto, dell’energia e dell’ambiente (acqua, verde e rifiuti).

Dal report di EY emerge che ben 3 città metropolitane sono presenti nella top 5 (oltre a Torino e Bologna sul podio, c’è Milano al 5° posto), e Firenze che chiude la top 20; solo un’altra città è presente nelle prime 30 (Venezia), mentre le altre si classificano oltre il 40° posto, con Catania al penultimo posto tra le città italiane (108° su 109). Anche le città medie occupano in maniera preponderante la classifica, con 12 città nella top 20. Al primo posto nella classifica Trento, che primeggia per trasporti, energia e ambiente; invece Mantova, al 4° posto, è la città più sostenibile tra quelle con una popolazione inferiore agli 80.000 abitanti; nella top 10 c’è anche Bolzano, Brescia, Bergamo, Pordenone e Ferrara. Nella top 20 rientrano Modena, Parma, Udine, Reggio Emilia, Padova, Treviso e Monza.

Il grado di equilibrio tra mobilità, energia e ambiente è perfetto in quasi tutte le prime 7 città (Trento, Torino, Bologna, Mantova, Milano, Bolzano, e Brescia) che di fatto occupano le prime posizioni in tutte le classifiche parziali, segnale che riescono a portare avanti i loro investimenti infrastrutturali in sostenibilità in maniera omogena sui vari fronti. Maggiore variabilità mostrano le altre città emiliane presenti in classifica dopo Bologna (che è molto equilibrata), mentre le città lombarde mostrano in generale una performance leggermente peggiore nell’area “Ambiente Sostenibile”. In generale però le prime 19 città rientrano sempre nelle prime 20 in tutte le classifiche parziali, solo Firenze esce dalla top 20 nella Mobilità sostenibile (ma è comunque al 25° posto).

Tutti gli indicatori relativi alla mobilità sostenibile (che comprende mobilità elettrica, mobilità “lenta” o “dolce”, cioè ciclabile e pedonale, e mobilità condivisa) mostrano un costante aumento negli ultimi 6 anni. In particolare, la mobilità elettrica è l’ambito che ha registrato gli incrementi più significativi: le colonnine di ricarica nei comuni mostrano dei tassi di raddoppio ogni due anni negli ultimi quattro anni (+92% negli ultimi due anni), e sono quindi più che quadruplicate dal 2014 (+357%). Anche le auto elettriche ed ibride aumentano a tassi importanti, essendo più che triplicate negli ultimi 4 anni (+259% dal 2016). Da segnalare che le città mettono in campo iniziative per incentivare il parco auto meno inquinante, come la possibilità per le auto elettriche di accedere alle ZTL oppure di non pagare la sosta nelle strisce blu.

Andrea D’Acunto, Mediterranean Government and Public Sector Leader di EY, dichiara: “Da diversi anni le città nel nostro Paese si stanno evolvendo in maniera sensibile verso la sostenibilità, attivando diverse iniziative per essere a basso impatto ambientale, favorire la mobilità sostenibile e ridurre fenomeni come l’inquinamento atmosferico e il congestionamento del traffico. Dallo Smart City Index di EY emerge che alcuni indicatori negli ultimi anni sono cresciuti in maniera esponenziale soprattutto nelle città metropolitane di Milano, Torino, Bologna o nelle città medie del Nord. Se osserviamo la mobilità sostenibile, ad esempio, le auto elettriche ed ibride sono più che triplicate negli ultimi 4 anni registrando un aumento del 259% dal 2016; anche il parco circolante ha registrato una diminuzione di auto importante dal 2002 al 2018, solo Milano ha “eliminato” oltre 100.000 veicoli dalla città. E’ presente tuttavia ancora un grande divario con le città del Sud, ad eccezione di Lecce e Bari che si collocano tra le prime 50 nella classifica dedicata al tema della sostenibilità”.

Elaborando i dati dello Smart City Index sulla mobilità sostenibile (e cioè 21 indicatori riguardanti le infrastrutture di mobilità elettrica, ciclabile, pedonale e condivisa, e gli incentivi alla mobilità sostenibile, come il PUMS il Piano Urbano di Mobilità Sostenibile che tutte le città stanno varando e adottando, con tempistiche diverse, per cui alcune città sono più avanti di altre), si nota come il punteggio di “mobilità sostenibile” delle 11 città dove si registra una diminuzione di auto circolanti è significativamente superiore (52,1 su una scala da 0 a 100) rispetto al punteggio delle 3 città dove si è registrato un aumento di auto (15,1). A dimostrazione che nel lungo periodo gli investimenti di mobilità sostenibile possono dare risultati concreti e tangibili. Infatti, come si può notare nel grafico seguente, la maggior parte delle città metropolitane registra una diminuzione di auto dal 2002 al 2018 (addirittura Milano ha “eliminato” oltre 100.000 veicoli dalla città), mentre in 3 città del Sud si è invece registrato un aumento (Messina, Catania e Reggio Calabria).

In Lombardia aumentano le imprese femminili: + 0,5% in un anno

in Economia/Tendenze by
Donne e lavoro, foto generica da Pixabay

Crescono le donne imprenditrici in Lombardia, 713 imprese in più in un anno, + 0,5% e 5200 in più in cinque anni, +3,4%. Con 158 mila imprese, la regione Lombardia vede cresce le imprese. La regione si conferma anche culla delle eccellenze femminili, con il 26% delle imprese ad alta e medio alta tecnologia guidate da donne, trainata da Milano che si posiziona prima in Italia con 653 imprese e 5.433 addetti. Al secondo posto Torino con 348 imprese, seguita da Roma e Brescia. Ottimo posizionamento anche per Monza Brianza, al 14esimo posto con 178 imprese. E’ quanto emerge dai dati elaborati dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sulla base dei dati del registro imprese e della classificazione OCSE dei settori ad alta e medio alta tecnologia.

Più in generale, considerando tutti i settori, in Lombardia il numero di imprese a guida femminile aumenta dello 0,5% in un anno sfiorando quota 160 mila.

Imprese femminili ad alta e medio alta tecnologia – Tra i settori ad alta e medio alta tecnologia individuati in base alla classificazione OCSE (telecomunicazioni, veicoli spaziali, apparecchi ottici, sistemi informatici, prodotti farmaceutici e chimici, fibre, veicoli elettrici e imbarcazioni…) l’Italia conta 7.215 imprese guidate da donne, 1.876 delle quali si concentra in Lombardia, che rappresenta quindi il 26% del totale nazionale.  Milano è prima in Italia con 653 imprenditrici alla guida di imprese avanzate, 115 ad alta tecnologia e 538 a medio alta tecnologia, con complessivamente 5.443 addetti. Al secondo posto Torino con 348 imprese di cui 72 ad alta tecnologia e 276 a medio alta tecnologia, seguita da Roma e Brescia con rispettivamente (rispettivamente 262 e 257). Nella top 20 anche Monza Brianza che si posizione al 14 posto con 178 imprese femminili ad alta (26) e medio alta (152) tecnologia e 4.605 addetti. Lodi registra 37 imprese e 184 addetti. In Regione complessivamente  sono 1.876  le imprese ad alta e medio alta tecnologia guidate da donne, con 16.668 addetti (solo quelle ad alta tecnologia sono 278 e 2.542 addetti).

Imprese femminili in tutti i settori – Sono 1.164.324 le imprese guidate da donne in Italia. Rappresentano il 22,7% del totale (nel 2018 erano il 22,6%). Danno lavoro a 2.550.751 addetti, numero in aumento dello 0,6% rispetto al 2018 e di oltre il 10% negli ultimi 5 anni. In Lombardia sono quasi 160 mila, in aumento dello 0,5% rispetto al 2018, e del 3,4% negli ultimi 5 anni. Milano è seconda in Italia sia per numero di imprese, 54.491, sia per numero di addetti, 150.568. Sono i numeri elaborati dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese al 4° trimestre 2019.

Il primo settore è il commercio, seguito dall’agricoltura, altre attività di servizi e alloggio e ristorazione. Prima città in Italia per numero di imprese e addetti è Roma con rispettivamente 80.283 imprese a guida femminile e 186.721 addetti, seguita da Milano (54.491 imprese e 150.568 addetti), Napoli (51.995 imprese e 101.863 addetti) e Torino (43.580 imprese e 93.637 addetti).

I dati in Lombardia – Sono quasi 158 mila le imprese a guida femminile in Lombardia, il 13,6% rispetto al dato nazionale, in aumento, in valori assoluti, dello 0,5% rispetto al 2018 e del 3,4% negli ultimi 5 anni. Il 34,5% di queste imprese si concentra a Milano, 54.491, seconda in Italia anche per numero di addetti (150.568). Un aumento significativo del numero di imprese guidate da donne si registra a Monza e Brianza (11.838 imprese, + 2,1%), dove il numero di addetti cresce dell’1,5%, raggiungendo quota 28.655. In aumento anche i numeri di Lodi (2.826 imprese, +0,9%,), dove si registra una significativa crescita del numero di addetti (6.776, +3,2%).

Problemi di umidità? Ecco perché scegliere le pitture antimuffa

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Toglierla è inutile, perché lei continua a ritornare? Ebbene sì, la muffa sulle pareti di casa è un avversario ostico da sconfiggere, ecco perché occorre armarsi di tanta pazienza e di buoni prodotti antimuffa.

La formazione di macchie di muffa in determinate stanze della casa è un fenomeno molto diffuso, ma è anche il sintomo evidente di un problema ben più ampio legato alla presenza di infiltrazioni d’acqua, scarsa ventilazione, o, scarsa impermeabilizzazione delle pareti.

La muffa, infatti, è un fungo che cresce e prolifera in ambienti umidi, quindi, l’unico modo per risolvere il problema è agire alla radice ed eliminare eventuali infiltrazioni e/o migliorare l’isolamento delle pareti. Una volta eliminata la causa, si può procedere con la rimozione dei sintomi, ovvero, con l’eliminazione della muffa formatasi sulle pareti e il trattamento di queste ultime con prodotti antimuffa per prevenirne la formazione futura.

Cosa sono le pitture antimuffa?

Le pitture antimuffa sono prodotti con elevate proprietà traspiranti, addizionate con sostanze capaci di contrastare i microrganismi e i batteri presenti nelle muffe, bloccando la proliferazione. Grazie alla loro azione traspirante, queste vernici impediscono la formazione di condensa sulle pareti e allo stesso tempo svolgono un’azione igienizzante e antibatterica, evitando che le spore trasportate dall’aria attecchiscano sulle pareti.

Sono completamente innocue per le persone (sono regolamentate dalla norma UE 528/2012) e una volta applicate sulle pareti il risultato finale è lo stesso delle vernici tradizionali.

Qualche consiglio per eliminare la muffa dalle pareti

Prima di procedere con l’applicazione di questa particolare tipologia di pitture, è necessario rimuovere dalle pareti tutta la muffa presenti. Ecco, allora, qualche consiglio per eliminare la muffa dalle pareti in due semplici step:

  1. Rimozione manuale delle macchie con delle soluzioni igienizzanti;
  2. Trattamento delle pareti con prodotti e pitture antimuffa.

La prima cosa da fare, quindi, è eliminare manualmente la muffa dalle pareti. Procuratevi una soluzione igienizzante e antibatterica specifica per muffe e applicatela sulle zone interessate. Lasciate agire per circa 20 minuti e poi strofinate le macchie con una spugna bagnata. Strofinate fino a quando tutti i residui di muffa non saranno stati eliminati. Arieggiate la stanza per far asciugare le pareti.

Quando le pareti saranno completamente asciutte, potete passare alla fase successiva, ovvero, il trattamento antimuffa, dipingendo le pareti con una vernice antimuffa che – come abbiamo visto – è appositamente studiata per scongiurare la futura formazione di questo fungo. Prima di applicare la vernice pittura sulla parete si consiglia sempre di leggere le indicazioni presenti sulla confezione, dal momento che alcune pitture necessitano di condizioni particolari circa la temperatura dell’ambiente, o, i procedimenti per la diluizione.

La presenza di muffa sulle pareti non è solo un problema estetico, ma è anche un rischio per la salute delle persone che vivono in ambienti contaminati. Le spore infatti, crescono e si riproducono all’infinito, andando ad interessare anche le fondamenta e le strutture portanti degli edifici. Le spore che si liberano nell’aria, inoltre, possono scatenare reazioni allergiche e affezioni respiratorie. Ecco perché è importante intervenire subito con prodotti antimuffa, poiché le ife spore germinano e si riproducono con grande velocità e facilità.

 

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