Brescia, la recessione tedesca frena l’export
Nel primo trimestre del 2023 si conclama la recessione tecnica in Eurozona, su cui agisce la pesante flessione dell’economia della Germania, il cui PIL nel primo quarto del 2023 segna il secondo arretramento consecutivo, pari al -0,3% dopo il -0,5% del quarto trimestre 2022. Un segnale negativo per il manifatturiero bresciano, primo mercato del Made in Italy manifatturiero del nostro territorio con oltre 4,3 miliardi di export negli ultimi 12 mesi, ma in calo dello 0,7% sul I° trimestre 2022. La recente elaborazione dell’Osservatorio di Confartigianato Lombardia che ne ha divulgato la nota, stima che siano 14mila le MPI e imprese artigiane bresciane interessate dalle esportazioni dirette e indirette sul mercato tedesco e quindi maggiormente esposte alla frenata. Brescia, che nei 5 prodotti maggiormente richiesti sul mercato tedesco annovera: prodotti della metallurgia (il 36,5% sul tot. Export manif. Verso mercato tedesco), macchinari e apparecchiature (16,4%), prodotti in metallo (12,7%), articoli in gomma e plastica (6,5%): solo questi prodotti “made in Brescia” rappresentano l’81,2% del tot. export verso la Germania.
«Un campanello d’allarme da non sottovalutare la flessione dell’economia tedesca perché impatta direttamente la Lombardia ed alcune province in particolare, tra cui Brescia. Se infatti, a livello nazionale, la Germania è il primo mercato del Made in Italy, tra le maggiori province esportatrici di prodotti manifatturieri, considerandole per valore assoluto, troviamo proprio Brescia sul primo gradino del podio, Milano al terzo posto, poi Bergamo, e – più in basso – anche Monza Brianza, Varese e Mantova. Ecco perché la frenata dell’economia tedesca, penalizzata da una politica fiscale austera, sta riducendo la domanda di prodotti importati e a risentirne sono le nostre aziende, con la Lombardia prima regione per valore assoluto con oltre 20 miliardi di export annui» spiega Eugenio Massetti, Presidente di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia.
La frenata dell’economia tedesca sta riducendo la domanda di prodotti importati, tra qui quelli lombardi. Secondo le previsioni dello scorso maggio della Commissione europea, nel 2023 le importazioni tedesche di beni e servizi sono previste in salita di un limitato +0,6% a fonte del +3,1% dell’Eurozona. Ciò rappresenta un alert per la nostra regione e le sue imprese poiché la Germania è il primo mercato di sbocco del made in Lombardia, a cui seguono Francia (2^) e Stati Uniti (3^). L’ammontare delle esportazioni lombarde negli ultimi 12 mesi (II trimestre 2022-I trimestre 2023) è di 20.868 milioni di euro, valore assoluto più elevato rilevato tra le regioni italiane. L’inflazione in Germania a giugno 2023 è al 6,8%, in linea con il 6,7% dell’Italia ma superiore al 5,5% della media Eurozona. Mentre l’elevata inflazione sta guidando una pesante stretta monetaria, con i tassi di riferimento della Bce aumentati di 400 punti base in un anno, la scorsa settimana il Governo tedesco ha varato il budget federale per il 2024, delineando la fine della finanza pubblica espansiva. La spesa pubblica scende del 6,1% in termini nominali e il deficit di bilancio sarà significativamente ridotto. La politica fiscale restrittiva ha lo scopo di frenare l’inflazione e di garantire il margine di manovra di bilancio del governo federale.
I prodotti lombardi maggiormente esportati verso il mercato tedesco sono: prodotti della metallurgia (18,7% del totale esportazioni verso la Germania), macchinari e apparecchiature (14,4%) e prodotti chimici (10,9%). All’export dei primi, prodotti della metallurgia, contribuisce in misura maggiore Brescia (1^ anche a livello nazionale), determinandone il 39%; lo stesso vale per macchinari e apparecchiature a cui Brescia contribuisce per il 23,3% (1^ anche a livello nazionale), a cui segue nella classifica lombarda Bergamo (21,1%); mentre all’export di prodotti chimici verso la Germania risultano più esposti, perché maggiori esportatori, anche a livello nazionale, Milano (28,3% export lombardo di prodotti chimici) e Bergamo (26,2%).
Nei primi tre mesi del 2023 la dinamica dell’export sul mercato tedesco è negativa e pari al 2,1% per il totale e al -1,0% per le esportazioni di prodotti manifatturieri (97% del totale), nonostante l’aumento dei prezzi alle esportazioni spinto dal caro commodity e dalla crisi energetica. A livello provinciale in Lombardia 6 su 12 mostrano dinamiche precedute da segno meno già nei primi tre mesi dell’anno in corso. La provincia di Brescia, maggiore esportatrice, mostra anch’essa un trend negativo del -0,7%. Tra i prodotti più venduti sul mercato in esame sono proprio quelli della metallurgia, i più esportati verso il mercato tedesco, a registrare al primo trimestre dell’anno in corso un calo, addirittura a doppia cifra, del -11,1%.
Detenuti e lavoro, Confindustria Brescia rinnova l’accordo
È stato siglato oggi pomeriggio – nella sede di Confindustria Brescia – il terzo accordo di collaborazione tra l’Associazione di via Cefalonia, gli Istituti di Pena Bresciani, la Garante dei Detenuti e il Tribunale di Sorveglianza di Brescia, volto a potenziare le iniziative di reinserimento sociale dei detenuti.
Alla firma sono intervenuti Franco Gussalli Beretta (presidente Confindustria Brescia), Silvia Mangiavini (vice presidente Confindustria Brescia con delega a Legalità e Bilancio di Sostenibilità), Luisa Ravagnani (Garante dei detenuti), Francesca Paola Lucrezi (direttrice delle carceri di Brescia) e Monica Cali (presidente Tribunale di Sorveglianza).
L’accordo precedentemente sottoscritto nel 2022 ha finalizzato l’abilitazione di 15 detenuti alla conduzione dei carrelli elevatori e l’avvio di un tirocinio di reinserimento sociale, ad oggi in corso. Parallelamente, il Carcere di Canton Mombello ha ospitato una riunione del direttivo dei Giovani Imprenditori di Confindustria Brescia: l’incontro ha rappresentato un importante momento di confronto tra mondo dell’impresa e carcere.
L’accordo odierno – che avrà durata biennale – si basa sui buoni risultati dei precedenti e si concentra su iniziative di formazione lavorativa in carcere, sull’avvio di tirocini di reinserimento sociale e sul rafforzamento del dialogo tra carcere e imprese.
In questa nuova fase spiccano importanti novità in tema di lavoro digitale: per rispondere alle esigenze del mercato, saranno avviati corsi specifici per consentire ai detenuti l’acquisizione di competenze in campo informatico, nell’ottica di approdare all’inserimento lavorativo in tale ambito.
Il nuovo accordo – che si colloca nel solco dell’instaurata collaborazione tra Confindustria Brescia, Istituzioni e Carcere – rappresenta un ulteriore passo avanti significativo nella promozione dell’inclusione sociale e lavorativa dei detenuti, aprendo a nuove e concrete opportunità per il loro reinserimento.
“Lo scopo del progetto è instaurare un canale di dialogo stabile tra mondo del lavoro e mondo carcerario – commenta Silvia Mangiavini, vice presidente Confindustria Brescia con delega a Legalità e Bilancio di Sostenibilità –. In particolare, il nostro obiettivo è fornire ai detenuti strumenti di reinserimento da spendere nel mondo del lavoro, per costruire una loro dignità e trovare realizzazione in un’attività legale. Ci auguriamo che il progetto funzioni e, magari, possa essere replicato anche in altre realtà territoriali”.
In particolare, Confindustria Brescia si impegna, con la collaborazione e il monitoraggio delle altre parti coinvolte, a:
- Realizzare un corso di formazione in carcere avvalendosi delle strutture formative di Fondazione AIB. La formazione sarà progettata d’intesa con l’Ufficio del Garante dei detenuti e con la Direzione degli Istituti di pena bresciani, tenendo conto dei bisogni formativi della popolazione carceraria e della domanda del mercato del lavoro del territorio.
- Sensibilizzare i propri iscritti ad ospitare tirocini di orientamento, formazione e inserimento/reinserimento finalizzati all’inclusione sociale e all’autonomia delle persone in esecuzione penale presso la Casa Circondariale Nerio Fischione e la Casa di Reclusione di Verziano, valutate idonee dall’Equipe trattamentale del Carcere e dal Tribunale di Sorveglianza di Brescia. I tirocini si svolgeranno nelle aziende associate che liberamente daranno la propria disponibilità, sotto la diretta responsabilità formativa dei tutor individuati dalle aziende stesse, nel rispetto della L.R. n. 22/2006, della Delibera di Regione Lombardia n. 5451/2016 e successive modifiche, e della Normativa penitenziaria pertinente.
- Sviluppare progetti nel campo della formazione e del lavoro digitale con l’implementazione di percorsi sviluppati in collaborazione con esperti del settore.
- Con la finalità di sviluppare forme di dialogo tra il carcere e il mondo del lavoro, il gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Brescia porterà all’interno delle carceri di Brescia una riunione del proprio Comitato Direttivo, che verrà aperto alla popolazione carceraria, agli educatori e alle parti sottoscrittrici del presente Accordo. Temi, data e modalità dell’incontro verranno concordati con la Direzione del Carcere e con la Garante dei detenuti.
- Sensibilizzare le Aziende associate a donare generi di prima necessità a favore dei detenuti degli Istituti di pena bresciani. A tal fine, aderirà alla richiesta di collaborazione del Garante dei detenuti, divulgando alle proprie imprese l’elenco dei generi più necessari.
Brescia, inflazione ancora in crescita a giugno
Nel mese di giugno, si registra un lieve aumento dell’inflazione a livello congiunturale (+0,3%). A livello tendenziale l’inflazione rallenta la sua crescita (+5,8%). A riportarlo è il quotidiano Brescia news, che dà conto dei dati diffusi dall’ufficio Statistica del Comune di Brescia.
Un aumento nei prezzi si registra principalmente per le divisioni “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+3,4%), “Trasporti” (+0,7%) e “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+0,4%). Incrementi minori si sono verificati per “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+0,1%) e “Bevande alcoliche e tabacchi“ (+0,1%). In calo, le divisioni “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (-2,2%), “Comunicazioni” (-0,5%), “Mobili, articoli e servizi per la casa” (-0,1%). Stabili le divisioni di “Abbigliamento e calzature”, “Istruzione”, “Altri beni e servizi” e “Servizi sanitari e spese per la salute”. Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (variazioni tendenziali) le divisioni che presentano elevati aumenti sono “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+8,6%), “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+8,6%), “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+7,4%, in forte calo rispetto al mese precedente), “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+6,4%) e “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+5,9%).
Aumenti inferiori all’indice generale (+5,8%) si sono registrati per le divisioni “Abbigliamento e calzature” (+4,9%), “Bevande alcoliche e tabacchi (+4,3%), “Altri beni e servizi” (+3,6%), “Servizi sanitari e spese per la salute” (+1,1%), “Trasporti” (+0,5%) e “Comunicazioni” (+0,4%). In lieve calo, la divisione dell’“Istruzione” (-0,1%). Analizzando per tipologia di prodotto, i “Beni” presentano complessivamente un lieve calo congiunturale (-0,3%), sintesi degli andamenti contrapposti dei Beni energetici (in diminuzione -3,0%) e del lieve aumento dei Beni alimentari (+0,1%), soprattutto di quelli lavorati (+0,2%). All’interno della voce “Servizi”, in lieve crescita (+1,1%), la voce che presenta il maggiore incremento è quella dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+2,6%), seguita dall’aumento dei Servizi non regolamentati (+1,2%). In termini tendenziali, i “Beni” aumentano del +6,6%, mentre per i “Servizi” le variazioni tendenziali sono meno marcate (+4,5%).
Con riferimento alla frequenza di acquisto, sono in lieve aumento le variazioni congiunturali dei prodotti a Media frequenza (+0,7%) e a Alta frequenza (+0,1%), mentre sono stabili quelli a Bassa frequenza. Rimangono piuttosto elevate, in aumento rispetto al mese precedente, le variazioni tendenziali dei prodotti a Media (+8,0%), Alta (+4,4%) e a Bassa (+4,2%) frequenza di utilizzo. Complessivamente, i “Beni alimentari, per la cura della casa e della persona”, definiti come il Carrello della spesa delle famiglie, aumentano del +0,1% su base mensile e del +8,3% su base annuale.
Infine, per la componente di fondo della dinamica dei prezzi “Core Inflation” (al netto della componente volatile dei Beni energetici e Alimentari non lavorati), si registrano una variazione congiunturale debolmente positiva (+0,6%) e una variazione tendenziale positiva decisamente elevata (+5,4%).
Sostituzione impianti termici, nel Bresciano 1.124 richieste di contributo
“La Regione Lombardia ha iniziato a liquidare i primi pagamenti per la sostituzione degli impianti termici civili più inquinanti con impianti a biomassa a basse emissioni. Una misura da 12 milioni di euro che ha avuto uno straordinario successo. Il termine era previsto per settembre, ma le risorse sono andate in esaurimento già ad aprile. Lavoreremo in fase di bilancio per trovare nuovi fondi e nei prossimi anni per rendere sistematica la misura”. Lo ha annunciato l’assessore regionale lombardo all’Ambiente e Clima Giorgio Maione presentando i dati relativi al bando.
“Avere migliaia di impianti di riscaldamento moderni, efficienti e all’avanguardia significa contribuire in modo massiccio al miglioramento della qualità dell’aria. L’azione regionale verso la transizione ecologica tocca tutti i settori, investendo in innovazione e accompagnando famiglie e imprese al cambiamento” ha aggiunto Maione.
“Il contributo medio a famiglia è di 3.700 euro. Un aiuto concreto. Siamo per l’incentivo, non per le imposizioni ideologiche e il successo di questo bando testimonia come sia la strada giusta da intraprendere” conclude l’assessore.
Per la linea di investimento dedicata ai privati cittadini sono giunte 3170 domande per un totale di 12 milioni di euro prenotati. Il decreto riguarda 1033 beneficiari. Le altre domande sono in corso di lavorazione e verranno liquidate nei prossimi mesi.
Numero di domande pervenute per singola provincia:
Bergamo 598
Brescia 1.124
Como 297
Cremona 121
Lecco 183
Lodi 24
Mantova 170
Milano 97
Monza Brianza 78
Pavia 115
Sondrio 191
Varese 338
Autostrada della Valtrompia, Brescia compatta scrive a Salvini
Il cronoprogramma, che avrebbe dovuto essere pronto a febbraio non c’è: bisogna accelerare sulla realizzazione dell’Autostrada della Valtrompia. A dirlo, secondo quanto riporta Brescia news, sono 14 Associazioni di categoria bresciane, che hanno deciso di scrivere una lettera al Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini per chiedere un cambio di passo nella realizzazione dell’opera.
LA LETTERA A MATTEO SALVINI
Egregio Signor Ministro,
per il territorio bresciano il raccordo autostradale della Valtrompia rappresenta un’opera essenziale per la mobilità di persone e di merci all’interno della provincia, consentendo di fluidificare i flussi di traffico da e verso le principali direttrici già esistenti e migliorando indiscutibilmente l’impatto ambientale che gli attuali spostamenti su gomma determinano nell’intera Valle a discapito dell’intera comunità locale. Questo è lo spirito con il quale, ormai da troppi anni, le nostre 14 Associazioni di Categoria bresciane, che hanno l’onore di rappresentare circa 40.500 imprese, tutte insieme hanno chiesto con forza la realizzazione dell’opera.
Dopo il Suo diretto e apprezzato intervento per riattivare un percorso virtuoso che conducesse all’effettiva realizzazione dell’opera, dopo l’insediamento del Tavolo tecnico-politico svoltosi a gennaio, nel corso del quale il Commissario Mucilli si era impegnato a redigere entro la metà di febbraio un cronoprogramma aggiornato per superare le criticità relative ai lavori dell’opera, speravamo nel cosiddetto “cambio di passo”. Da allora, però, nulla è cambiato: non abbiamo visibilità del cronoprogramma, la cantierizzazione dell’opera, anziché accelerare, rallenta. Nel frattempo, la comunità assiste a questa inerzia e subisce i danni della mancata realizzazione dell’opera.
Signor Ministro, noi riteniamo che sia ormai tempo di cambiare approccio rispetto alla gestione dell’opera. Serve superare il vicolo cieco evidente che caratterizza il rapporto tra ANAS Lombardia e Salc. Per farlo, probabilmente sarà necessario ripensare l’assetto fin qui assicurato nell’attribuzione del Commissariamento dell’opera; a nostro avviso, non può ricadere su una figura che, seppur indiscutibilmente professionale come quella dell’Ing. Eutimio Mucilli, è nei fatti bloccata dal fatto di essere lui stesso uomo ANAS. Solo così riteniamo si possa definitivamente sbloccare l’opera ed assicurare la definitiva e completa cantierizzazione dell’opera.
Siamo fiduciosi che ascolti il nostro accorato appello e agisca di conseguenza. Signor Ministro, La invitiamo pertanto, insieme al Viceministro Edoardo Rixi, a prendere direttamente visione dello stato dell’arte del cantiere in essere, visitandolo quanto prima. In quell’occasione, inoltre, auspichiamo che vogliate e possiate presentare il succitato cronoprogramma delle attività di cantiere e la relativa calendarizzazione alla Comunità territoriale e a tutte le nostre Categorie economiche. Da parte nostra, stante la responsabilità di rappresentanza delle categorie economiche trainanti lo sviluppo del territorio, Le assicuriamo piena collaborazione.
Certi della Sua attenzione, trasmettiamo i più cordiali saluti
I Presidenti Associazioni provinciali di Agricoltura, Artigianato, Commercio, Cooperazione, Edilizia, Industria, Servizi, Trasporti e logistica, Turismo
Intelligenza artificiale, rischio e opportunità per le imprese bresciane
Il lancio a novembre 2022 di ChatGPT, il software di simulazione di una conversazione con un essere umano basato su Intelligenza artificiale (IA) e machine learning (apprendimento automatico) sviluppato da OpenAI, ha intensificato il dibattito mondiale sulle prospettive dei sistemi di IA e l’impatto sul mondo del lavoro.
Come emerge da un recente studio pubblicato dall’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia la nostra regione è prima per quota di lavoratori in ingresso maggiormente esposti all’impatto dell’intelligenza artificiale. In questo contesto anche l’artigianato bresciano sarà coinvolto in maniera importate e comincia ad interrogarsi – e preoccuparsi – ma potrebbe avere il tempo di metabolizzare le criticità per farsi trovare pronto all’appuntamento.
IMPATTO IA SUL MERCATO DEL LAVORO. Nel dettaglio in Lombardia sono 334.770 le entrate di lavoratori relative alle 173 professioni per cui si rileva una esposizione sopra la media (con livello esposizione alto o medio-alta), pari ad un terzo, precisamente al 32,5% (+7 punti rispetto alla quota nazionale del 25,4%), del totale entrate delle imprese. In particolare, per 242.260 entrate si registra un’alta esposizione all’impatto dell’intelligenza artificiale, pari al 23,5% del totale entrate delle imprese (quota superiore al 17,4% rilevato a livello nazionale). Nel confronto con le altre regioni, dopo la Lombardia c’è il Lazio (32%), Piemonte e Valle d’Aosta (27%).
Tra le province lombarde si osservano quote più elevate di entrate con maggior esposizione all’impatto dell’intelligenza artificiale sull’occupazione per Milano (con il 42,6% di entrate maggiormente esposte all’impatto dell’intelligenza artificiale) a cui segue Monza-Brianza (31,9%), Varese (28,4%) e Lecco (27,3%). Va meglio per la nostra provincia: a Brescia la quota di entrate esposte ad un impatto dell’intelligenza artificiale sull’occupazione è del 21,2% inferiore alla media nazionale del 25,4% e del 32,5% lombardo.
Capitolo trattato dallo studio: la propensione agli investimenti in AI. In Lombardia la quota di imprese con almeno 10 addetti che ha effettuato un investimento in ambito di applicazione dell’intelligenza artificiale si attesta al 9,8% si posiziona 2^ nel ranking nazionale. Mentre a livello provinciale tra le prime 10 su 107 che hanno effettuato almeno un investimento in intelligenza artificiale troviamo Milano (con l’11,8%, che si posiziona 2^ nel ranking nazionale), Bergamo (con il 10,1%, che si posiziona 7^) e Brescia (con il 9,5%, che si posiziona 10^).
«Rischi, ma anche opportunità – spiega Eugenio Massetti, Presidente di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia – Potremo cogliere le potenzialità della diffusione di sistemi di IA e di automazione e integrare, nonché evolvere, i processi per generare benefici all’impresa e alla comunità in cui, in particolar modo quando parliamo di piccole imprese e di artigianato, l’apparato produttivo italiano ha radici ben salde. Sarà più probabile una polarizzazione della qualità del lavoro e l’attivazione di una domanda sempre crescente, e continua, di formazione».
IL RISCHIO AUTOMAZIONE. Qui, il comparto artigiano bresciano è al 5° posto nazionale. L’Osservatorio di Confartigianato ha infatti considerato e parametrato oltre all’impatto dell’intelligenza artificiale, il rischio di automazione e le conseguenze dell’adozione delle tecnologie delle imprese e il suo impatto sul sistema produttivo e occupati e vi emerge in maniera più preoccupante il rischio anche nella nostra provincia. In Lombardia nel 2021 il 23% degli addetti delle imprese opera in settori ad alto rischio automazione, pari a 985 mila addetti. Quota che per l’artigianato sale al 37,5%, pari a 182 mila addetti che operano in settori ad elevato rischio di disoccupazione tecnologica: 14,4 punti percentuali sopra alla media del totale imprese. In particolare, le imprese artigiane si addensano maggiormente in settori manifatturieri e dei servizi relativamente più esposti alla sostituzione del lavoro con macchine. Tra le 116mila imprese lombarde ad alto rischio automazione che impiegano 985mila addetti vi si trovano attività di servizi di ristorazione, fabbricazione di prodotti in metallo, trasporto, attività di servizi per edifici e paesaggio, abbigliamento, tessile, legno, stampa, tra le maggiori ad alto rischio.
In relazione alla composizione settoriale dell’occupazione delle imprese sul territorio si evidenzia per il totale imprese la quota più elevata di occupati in settori ad alto rischio automazione in provincia di Lecco (34,7%), Bergamo (32,9%), Mantova (32,9%) e Brescia (31,1%); rispettivamente al 5°, al 9° e al 17° posto della classifica nazionale su 107 province. Nel comparto artigiano, maggiormente esposto al rischio automazione, il peso degli occupati a maggior rischio robot sul totale lo rileviamo a Lecco (42,6%), Brescia (42,3% sul totale imprese artigianato della nostra provincia e un totale di 34.506 addetti coinvolti) e Mantova (40,2%); rispettivamente al 4°, 5° e 14° posto della classifica nazionale.
«In questo contesto anche l’artigianato sarà coinvolto in maniera importante ed è fondamentale farsi trovare pronti – prosegue Massetti. Nello scenario che ci si prospetta la conoscenza, data dall’istruzione e dalla formazione continua, rappresenta l’anticorpo che permetterà di non essere travolti dai cambiamenti veloci determinati dalla metamorfosi digitale, ma di cogliere benefici e potenzialità derivanti dallo sviluppo dell’automazione. Caratteristiche tipiche delle MPI consentiranno di sfruttare la transizione digitale come una leva di competitività, in particolare: la flessibilità, softskill di rilevante importanza, da cui deriva la capacità di reazione di fronte a situazioni imprevedibili e la creatività, il saper inventare nuove soluzioni per soddisfare specifiche esigenze, entrambe capacità difficili da replicare in una macchina che ‘per natura’ rielabora idee altrui».
Lavoro interinale, a Brescia cresce ancora la domanda (+11%)
Secondo i dati forniti dalle Agenzie per il Lavoro, nel 1° trimestre del 2023 la domanda di lavoratori in somministrazione ha registrato in provincia di Brescia una nuova crescita (+11% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno), in lieve accelerazione rispetto alle due rilevazioni precedenti. L’incremento delle richieste per tale tipologia contrattuale rifletterebbe una serie di fattori, tra cui la dinamica positiva dell’industria bresciana sperimentata nei primi tre mesi del 2023 e la rinnovata vitalità del settore ricettivo locale, favorita, fra l’altro, dall’iniziativa Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023.
A evidenziarlo sono i dati forniti dalle Agenzie per il Lavoro, aderenti all’Osservatorio Confindustria Brescia – Agenzie per il lavoro, curato dal Centro Studi di Confindustria Brescia.
L’aumento rilevato nel 1° trimestre del 2023 interessa la maggior parte delle categorie professionali qui analizzate, ed è trainato, in particolare, dagli addetti al commercio (+52% rispetto all’analogo periodo del 2022), dagli operai specializzati (+42%) e dai tecnici (+35%). Variazioni positive riguardano anche gli impiegati esecutivi (+18%) e il personale non qualificato (+1%). I conduttori d’impianti si caratterizzano invece per un ridimensionamento delle richieste (-9%).
“I dati positivi segnati dal lavoro in somministrazione sono certamente importanti, anche se ad oggi il sistema produttivo sembra aver rallentato, in particolare nelle ultime settimane, con un generalizzato calo della domanda e per le difficoltà di alcune nazioni europee, soprattutto la Germania – commenta Roberto Zini, vice presidente di Confindustria Brescia con delega a Relazioni Industriali e Welfare –. Un motivo in più per tenere alta l’attenzione, anche alla luce delle importanti modifiche che, sempre di più, interesseranno il mondo del lavoro, ma soprattutto delle difficoltà demografiche che caratterizzano il nostro Paese e la provincia di Brescia, tema su cui torneremo con alcuni approfondimenti specifici nei prossimi mesi.”
Le richieste pervenute alle Agenzie per il Lavoro hanno riguardato, in particolare, il gruppo professionale dei conduttori d’impianti (38,1%), seguiti dagli addetti al commercio (16,0%), dagli operai specializzati (15,0%) e dal personale non qualificato (14,3%). Relativamente più contenuta è la domanda di impiegati esecutivi (8,5%) e di tecnici (8,1%).
Nello stesso periodo, le figure più ricercate sono state: operatori robot industriali (16,2% della domanda complessiva), seguiti dagli addetti macchine lavorazioni metalliche (4,9%), dagli addetti consegna merci (4,8%), dai non qualificati nei servizi di pulizia (4,2%) e dai conduttori macchinari lavorazione gomma (3,7%).
Per quanto riguarda i profili caratterizzati dalle maggiori difficoltà nel reperimento, si segnalano, in particolare, alcune figure tecniche (tecnici della distribuzione commerciale, i tecnici informatici e i tecnici di reti idriche ed energetiche, per i quali si evidenziano alcune problematiche nel reperimento) ed altre relative agli operai specializzati (specializzati meccanica di precisione, fonditori, saldatori, montatori, manutentori, installatori attrezzature elettroniche).
Allerta peronospora nei vigneti bresciani: più trattamenti e costi alle stelle
L’anno scorso il caldo eccessivo, quest’anno l’esatto opposto: l’eccessiva pioggia. Le precipitazioni abbondanti dei mesi di maggio e di giugno hanno mandato in crisi una parte dell’agricoltura bresciana, in particolare i vigneti. Dove, in queste ultime settimane, si sta correndo ai ripari con trattamenti aumentati che, giocoforza, hanno fatto schizzare all’insù i costi di produzione. A preoccupare è, in particolare, la peronospora, malattia fungina tra le più aggressive, che si sta propagando anche a causa delle intense precipitazioni. A esserne colpiti sono soprattutto i vigneti dell’areale del lago di Garda, mentre in Franciacorta i danni sembrano più contenuti. Nel frattempo, proseguono i lavori di difesa in tutta la provincia. In particolare, a essere maggiormente interessate sono le aziende a biologico.
“Le criticità maggiori sono sulle sponde del lago di Garda – spiega Marco Penitenti, membro del consiglio di Confagricoltura Brescia e viticoltore gardesano –, con i viticoltori del Valtenesi e del Lugana che stanno combattendo per tenere sotto controllo la diffusione della peronospora. Malattia che ha trovato linfa vitale per le continue e prolungate piogge delle ultime settimane. In particolare le aziende biologiche stanno faticando a contenerla rispetto a quelle convenzionali. I viticoltori devono intervenire con molti trattamenti, quasi il doppio rispetto alla media stagionale per difendere il raccolto, con però un consistente aumento dei costi di produzione, a causa delle elevate risorse che devono allocare per i prodotti e per la manodopera necessaria per effettuare i trattamenti. Ma non solo, questi continui stop e rinvii dovuti alle piogge determinano ritardi e difficoltà nell’effettuare i lavori in campo”.
Criticità anche nei vigneti della Vallecamonica, in particolare nelle aree più a nord, dove la fioritura era maggiormente in ritardo.
Per tutti questi motivi il comparto del vino italiano ha bisogno non solo di interventi immediati, ma soprattutto di tutelare qualità e quantità della produzione nazionale nel futuro. È per questo che il monitoraggio e la prevenzione, con adeguati trattamenti da un lato e le nuove tecniche di evoluzione assistita (Tea) dall’altro, sono gli strumenti che, secondo Confagricoltura, devono essere alla base di strategie di medio-lungo periodo. “La nostra organizzazione – aggiunge Penitenti – sta chiedendo provvedimenti immediati sia a livello nazionale sia europeo per contrastare questa fitopatia. Il primo passo credo sia l’attivazione di un tavolo tecnico: si tratta di un problema che ha colpito un po’ in tutta Italia, con incidenze maggiori al sud e che per ora, nel nostro territorio, viene tenuto a fatica sotto controllo”.
Cameo, ecco il primo rapporto internazionale di sostenibilità
DESENZANO – Cameo, conosciuta nel resto del mondo come Dr. Oetker, annuncia oggi, in oltre 40 paesi, la pubblicazione del primo bilancio internazionale di sostenibilità 2019-2022. Il report, dal titolo “Costruiamo una Casa sostenibile”, raggruppa obiettivi, strategia e azioni che l’azienda porta avanti per supportare le persone ad intraprendere scelte che le facciano star bene con sé stesse e con il mondo che le circonda.
Il documento – redatto in conformità agli standard GRI – mappa i progressi e le sfide che l’azienda sta affrontando per raggiungere gli obiettivi prefissati all’interno della Carta della Sostenibilità.
I risultati chiave
Neutralità climatica di tutte le sedi: raggiunta nel 2022 per scope 1 e scope 2, in Italia già dal 2015. L’obiettivo è quello di raggiungere la completa neutralità climatica in tutti gli ambiti di influenza diretta e indiretta (scope 1, 2 e 3) entro il 2050.
-35% nell’utilizzo di materiali poli-accoppiati: entro il 2025 il 100% dei materiali d’imballaggio sarà completamente riciclabile. La plastica non necessaria sarà eliminata e, laddove non sostituibile, sarà quanto più possibile riciclabile. In Italia, oltre l’80% dei pack è già riciclabile.
Cacao e vaniglia sostenibili: l’obiettivo per il 2025 è acquistare materie prime sostenibili e implementare catene di approvvigionamento a impatto zero sulla deforestazione con particolare attenzione a carta, zucchero e cacao. In Italia, cameo acquista già il 100% di cacao sostenibile certificato Rainforest Alliance e il 13% di vaniglia proveniente da coltivazioni sostenibili con l’obiettivo di arrivare al 20% entro la fine del 2023.
Riduzione di zucchero e sale: nel corso del 2022 il contenuto di sale all’interno delle pizze è stato ridotto a 1,12 g ogni 100 g di prodotto. Entro il 2025 l’intero assortimento avrà un contenuto massimo di sale pari a 1 g ogni 100 g di prodotto. Al contempo, l’azienda sta lavorando in tutti i Paesi per ridurre del 15% il contenuto di zucchero nei dessert e del 10% nelle torte.
Investire nella sostenibilità è l’unica via da seguire per un business sostenibile
“Come possiamo restituire qualcosa al mondo?” è così che Alberto de Stasio, Direttore Generale di cameo, guarda al futuro in occasione della pubblicazione del bilancio. “Con l’adozione della Carta della Sostenibilità, nel 2020, abbiamo deciso di rispondere alle sfide globali e aprire la strada per un futuro più sostenibile. Oggi, dopo tre anni, guardiamo ai risultati già raggiunti: sostenibilità, innovazione e digitalizzazione. Sono queste le aree in cui continueremo a concentrare i nostri investimenti negli anni a venire per garantire il completo raggiungimento di tutti gli obiettivi”.
La sostenibilità quale fulcro del purpose di cameo
“Creiamo il Gusto di Casa” è il purpose di cameo e rappresenta il trait d’union a livello internazionale per consumatori, collaboratori, ambiente e società. Con gli obiettivi di sostenibilità, cameo ha responsabilmente ancorato il purpose nelle tre dimensioni: “Our Food”, “Our World” e “Our Company” e ha sviluppato progetti a livello globale e locale che mirano a migliorare i valori nutrizionali dei prodotti, ridurre l’impatto ambientale e favorire un ambiente lavorativo sano per tutti i collaboratori.
Our Food: decisioni consapevoli per momenti di gusto sostenibili.
Ciò che mangiamo influisce sul futuro del nostro Pianeta, delle nostre vite e della nostra salute. La missione di cameo, a livello globale, è offrire prodotti gustosi che siano allo stesso tempo buoni per le persone ma anche per l’ambiente. In questo senso, i cantieri di lavoro aperti sono relativi a:
Miglioramento delle proprietà nutrizionali: nel corso del 2022 il contenuto di sale all’interno delle pizze è stato ridotto a 1,12 g ogni 100 g di prodotto e l’azienda è vicina al raggiungimento di 1 g di sale ogni 100 g di prodotto. Al contempo, l’azienda sta lavorando in tutti i Paesi per ridurre del 15% il contenuto di zucchero nei dessert e del 10% nelle torte.
Maggiore trasparenza: l’azienda è al lavoro per implementare una serie di icone chiare e standardizzate che forniranno informazioni circa gli ingredienti e i valori nutrizionali di ciascun prodotto. Entro la fine del 2023, inoltre, l’azienda sarà in grado di calcolare e comunicare l’impronta di carbonio per diversi prodotti.
Prodotti innovativi e più sostenibili: per torte, dessert e pizze l’azienda sta portando avanti importanti investimenti per nuove referenze biologiche, vegane o senza glutine, con meno o addirittura senza zucchero o con un contenuto proteico particolarmente elevato.
Our World: per l’ambiente e per le persone
cameo si impegna attivamente a salvaguardare l’ambiente utilizzando le risorse naturali in modo responsabile. Questo impegno si traduce in meno emissioni di CO2 e meno rifiuti, materie prime sostenibili e catene di approvvigionamento a impatto zero sulla deforestazione.
Neutralità climatica: l’azienda ha raggiunto la carbon neutrality in tutte le sedi nel mondo (emissioni Scope 1 e 2) dal 2022. Questo importante risultato è stato possibile tramite l’acquisto del 100% di energia verde e l’investimento in progetti di compensazione, di cui l’azienda auspica di poter fare a meno in futuro. Ma questo è solo l’inizio: entro il 2030, l’impronta di CO₂ sarà ridotta del 35% in tutti gli ambiti di influenza diretta e indiretta (Scope 1, 2 e 3), e del 100% entro il 2050.
Riduzione degli sprechi alimentari: l’azienda mira a ridurre gli sprechi alimentari del 25% all’interno del suo processo produttivo entro il 2025. A causa dell’introduzione di nuovi tipi di impasti più elaborati all’interno degli stabilimenti di produzione della pizza, i successi iniziali hanno visto purtroppo una stabilizzazione e non hanno registrato ulteriori progressi ma, già a partire dal prossimo anno, l’azienda ha in programma azioni per ottenere un ulteriore miglioramento. Nello specifico, relativamente alla produzione dei prodotti che si conservano a temperatura ambiente, lo spreco alimentare è stato ridotto del 5,1% nel primo anno di misurazione per tutti i Paesi.
Packaging più sostenibile: la volontà è quella di utilizzare sempre meno materiale di imballaggio e garantire che questo sia riciclabile e che contenga il minor quantitativo possibile di plastica. Per raggiungere questo importante obiettivo, l’azienda è al lavoro su oltre 350 progetti per lo sviluppo di confezioni più sostenibili in tutto il mondo. In particolare, un primo passo verso una maggiore e più facile riciclabilità delle confezioni è stato già fatto con la riduzione del 35% nell’utilizzo di imballaggi caratterizzati da più strati di diverso materiale.
Our Company: la diversità come opportunità.
All’interno del gruppo una grande attenzione è posta alle persone, circa 15.000 collaboratori in tutto il mondo. Persone che sono alla base del successo dell’azienda e che partecipano attivamente al percorso verso un futuro più sostenibile. Sostenibilità vuol dire infatti anche responsabilità nei confronti dei collaboratori e per questo cameo si impegna per implementare una cultura aziendale basata su un’interazione rispettosa, un ambiente di lavoro sicuro e una forza lavoro diversificata.
Sicurezza sul lavoro: 17 stabilimenti nel mondo in cui lavorano oltre 7.500 collaboratori sono certificati ISO 45001: uno standard riconosciuto a livello internazionale. Entro la fine del 2025, tutti i siti produttivi dell’azienda saranno certificati. In Italia, l’obiettivo è stato raggiunto già nel 2001 (ex OHSAS 18001).
Retribuzione: offrire a tutti i collaboratori una retribuzione equa significa consentire loro un tenore e una qualità della vita adeguati. Per questo motivo ogni due anni i salari di ciascuna azienda del gruppo vengono confrontati con quelli internazionali sulla base dei dati raccolti dalla ONG Fair Wage Network.
Garantire l’uguaglianza e promuovere la diversità: una cultura aziendale diversificata, internazionale e inclusiva rappresenta la chiave per raggiungere un livello più significativo di innovazione e intraprendere azioni più sostenibili. Vogliamo essere diversi tra noi tanto quanto lo sono i nostri consumatori.
Tolleranza zero per qualsiasi tipo di discriminazione e molestia e il diritto alla libertà di associazione e contrattazione collettiva sono per l’azienda fattori ormai consolidati.
Impegno sociale: perché le comunità ci stanno a cuore.
L’intero gruppo crede profondamente nel dare forma al mondo di domani, attraverso azioni concrete da compiere oggi. Ecco perché agire in modo sostenibile rappresenta per l’azienda anche impegnarsi per una società più responsabile. In Italia, oggi, questo impegno è portato avanti attraverso azioni concrete di sostenibilità sociale, tra cui quello a favore di SOS Villaggi dei Bambini. Dal 2012 ad oggi, cameo è stata al fianco della onlus in decine di progetti diversi, ma tutti accomunati da un unico filo conduttore: affiancare l’organizzazione nel delicato e importante compito di dare ai più giovani il calore necessario per sentirsi amati e protetti, oltre che il supporto per potersi costruire un futuro più stabile e sereno possibile.
Cos’è la Flat Tax? Da Metatasse una sintesi per il 2023
In questi mesi la Flat tax è stata al centro del dibattito politico. Anzi, questo tema è regolarmente presente nelle prime pagine dei quotidiani nazionali fin dall’ultima campagna elettorale nazionale, suscitando le più diverse reazioni. Non solo è presente sui quotidiani, ma gli stessi clienti Metatasse domandano quotidianamente chi può beneficiare della flat tax, unitamente al dubbio che attanaglia i più: “quanto è verosimile che la flat tax così pensata possa rimanere invariata e non subire alterazioni al susseguirsi delle diverse forze politiche al governo?”
Ma cos’è nel concreto la Flat Tax?
Cos’è la Flat Tax? Il significato
Come spiega il team di Metatasse, con il termine Flat Tax in generale non ci si rivolge a nessuna particolare legge e a nessun regime fiscale in essere. La Flat Tax è semplicemente una tassa piatta, ovvero un sistema fiscale che, anziché basarsi su un’aliquota variabile, si poggia su un’aliquota fissa, al netto di eventuali detrazioni o deduzioni fiscali. Adottare una Flat Tax significa quindi appiattire la tipica progressività dell’imposta, con i contribuenti che di conseguenza versano la medesima percentuale del proprio reddito, a prescindere dal reale guadagno. Non ci sono dubbi: per molti imprenditori la Flat Tax rappresenta un regime fiscale assolutamente vantaggioso. Ma, come sottolineano gli esperti di Metatasse, questa non rappresenta sempre la soluzione migliore. Non solo, a differenza della programmazione fiscale proposta dal Metodo Meta, la flat tax potrebbe subire alterazioni dovute alla successione dei diversi governi.
La Flat Tax in Italia, oggi
Attualmente in Italia la Flat Tax si applica in due casi. Da una parte c’è il regime forfettario, ovvero l’unico regime fiscale agevolato attualmente disponibile nel nostro Paese, che dà la possibilità alle partite Iva di avere un’aliquota fissa – per l’appunto, una soglia piatta – al 15% dell’imponibile, peraltro ridotta al 5% durante i primi 5 anni di avvio dell’attività. Il regime forfettario di fatto è andato a sostituire i diversi regimi agevolati precedentemente presenti in Italia, dagli “ex-minimi” in poi. Va sottolineato che il bacino dei forfettari, proprio per effetto di una modifica del Governo Meloni, in questo 2023 si è allargato: il tetto massimo entro il quale è possibile rientrare in questo regime e quindi approfittare della Flat Tax è infatti stato portato da 65.000 euro di ricavi annui a 85.000 euro.
Chi contatta Metatasse chiede spesso quale sia la strategia migliore se ad esempio l’impresa deve assumere un nuovo dipendente o se vede aumentare il fatturato drasticamente. Tutte situazioni positive, ma che richiedono attenzione dal punto di vista fiscale.
L’unica strada, come spiegano i professionisti Metatasse è la programmazione fiscale che messa in pratica permette di avere una proiezione sul futuro fiscale serena.
Quando conviene il regime forfettario, e quando no
Si capisce quindi che, per ora, quando si parla di Flat Tax in Italia si pensa soprattutto al regime forfettario per le partite IVA con ricavi entro gli 85.000 euro. E di certo sono tanti i professionisti italiani che possono trovare questo regime agevolato estremamente conveniente. Ma è sempre così? Non proprio: come sottolineano gli esperti di Metatasse, nonostante l’aumento della soglia massima del ricavo annuo, il regime agevolato non è automaticamente il migliore per qualsiasi professionista. Come è noto, infatti, aderire alla Flat Tax significa rinunciare alla possibilità di dedurre i costi sostenuti, con il reddito imponibile che risulta sempre e comunque – esclusivamente – dal totale del fatturato in rapporto con il coefficiente di redditività di riferimento. In questo scenario i consulenti di Metatasse evidenziano l’importanza di valutare sia le spese normalmente sostenute per lo svolgimento dell’attività, sia la propria situazione personale e familiare, con le relative detrazioni Irpef disponibili. In certi casi ci si può accorgere di come una Flat Tax al 15%, senza la possibilità di effettuare delle detrazioni, possa essere decisamente svantaggiosa!