Terziario, clima di fiducia resta buono ma crescono i timori
Nel 2° trimestre del 2023, il clima di fiducia delle imprese bresciane attive nel settore dei servizi si è attestato a 119, livello decisamente più alto rispetto allo stesso periodo del 2022 (109), ma allo stesso tempo registra un ridimensionamento rispetto alla rilevazione del trimestre precedente (125), quando l’indice, dopo alcuni mesi di relativa debolezza, era di fatto ritornato sui livelli di fine 2021.
A evidenziarlo sono i risultati dell’Indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia al 2° trimestre 2023.
La dinamica rilevata tra aprile e giugno si inserisce in un contesto di relativo raffreddamento per il settore dei servizi a livello nazionale: sebbene l’indice PMI riferito all’andamento del comparto abbia registrato per il sesto mese consecutivo una dinamica in espansione, allo stesso tempo il ritmo di crescita del settore è rallentato per il secondo mese consecutivo posizionandosi su 52,2. I timori di una possibile recessione stanno sempre più pesando nel terziario italiano, nei prossimi mesi questo valore potrebbe continuare a diminuire a causa anche dei tassi d’interesse sempre più alti.
Tornando al quadro locale, il settore ha subito della flessione dell’industria manifatturiera, suo tradizionale cliente, che ha registrato nel secondo trimestre una contrazione, andando così a interrompere la striscia positiva iniziata nel 2021 (-0,4% tendenziale).
“Un terzo trimestre in crescita, in controtendenza rispetto a un rallentamento generale dell’economia, sta a indicare un settore in buona salute – commenta Fabrizio Senici, presidente del settore Terziario di Confindustria Brescia –. Il dato positivo del comparto consulenziale poi segna un cambio di passo nell’approccio del mondo industriale verso i servizi più strategici. Per quanto riguarda più strettamente il nostro settore, voglio ricordare che il 23 novembre ci sarà un’importante convention, inserita tra le tappe del roadshow SetteOttavi, che vedrà protagoniste le imprese di servizi associate e non a Confindustria Brescia, nel quale verrà ufficializzata la nascita del nuovo settore digitale, scorporato dall’attuale settore Terziario.”
Nel dettaglio, per quanto riguarda i giudizi espressi dalle aziende sui tre mesi precedenti:
il fatturato è aumentato per il 52% delle imprese intervistate, con un saldo positivo del 40% tra coloro che hanno dichiarato variazioni in aumento e in diminuzione;
gli ordini e l’occupazione evidenziano incrementi (saldi netti pari rispettivamente a +28% e a +24%);
i prezzi dei servizi offerti si caratterizzano per un’evoluzione crescente (saldo netto pari a +16%); numero che però deve essere letto anche considerando che per l’80% delle aziende rispondenti i prezzi delle proprie prestazioni sono rimasti stabili.
Per quanto riguarda le prospettive per i mesi a venire:
il fatturato è atteso in crescita dal 38% degli intervistati, con un saldo positivo del 30% a favore degli ottimisti rispetto ai pessimisti;
i saldi riferiti al portafoglio ordini (+32%) e all’occupazione (+22%) descrivono uno scenario di possibile consolidamento dell’attività;
i prezzi dei servizi offerti manifestano un saldo positivo (+8%), in frenata rispetto ai dati di consuntivo: elemento che suggerirebbe un certo allineamento con lo scenario nazionale di un prospettico rallentamento.
Le opinioni delle imprese in merito alle prospettive generali dell’economia italiana sono caratterizzate da un lieve pessimismo, il significativo ribasso delle quotazioni degli input energetici non basta a compensare le crescenti preoccupazioni sull’innalzamento dei tassi d’interesse che rischiano di impattare sempre di più su investimenti e consumi. Nel dettaglio, il 16% degli imprenditori ha espresso un orientamento ottimistico, a fronte del 64% che prevede stazionarietà e del 20% che ha invece una visione negativa.
L’andamento per comparto
Consulenza alle imprese
Il clima di fiducia delle imprese attive nel comparto della consulenza alle imprese, nel 2° trimestre 2023, si attesta a 138, contro 132 del periodo precedente. I giudizi a consuntivo segnalano che: il fatturato è aumentato per il 57% delle imprese, con un saldo positivo del 47% tra risposte in crescita e in diminuzione; gli ordini e l’occupazione evidenziano incrementi (saldi netti pari rispettivamente a +42% e a +24%); I prezzi dei servizi offerti si caratterizzano principalmente per una certa stazionarietà (per l’86% dei rispondenti i prezzi non sono variati). Con riferimento alle prospettive a breve termine: il fatturato è atteso in crescita dal 52% degli intervistati, con un saldo positivo del 47%; i saldi riferiti al portafoglio ordini (+62%) e all’occupazione (+24%) indicano uno scenario di possibile accelerazione dell’attività; allo stesso tempo i prezzi dei servizi offerti rimango completamente invariati (per il 95% dei rispondenti). Le opinioni delle imprese in merito alla tendenza generale dell’economia italiana sono così orientate: il 29% prevede un aumento, a fronte del 52% che indica stazionarietà e del rimanente 19% che invece ha una visione sfavorevole.
ICT & digitale
Il clima di fiducia delle imprese attive nel comparto ICT & digitale, nel 2° trimestre 2023, si attesta a 100, in flessione rispetto a quanto rilevato fra gennaio e marzo 2022 (112). In merito ai giudizi espressi sui tre mesi precedenti: il fatturato è aumentato per il 47% delle imprese, con un saldo positivo del +29% tra variazioni in aumento e in diminuzione; gli ordini e l’occupazione evidenziano incrementi (saldi netti pari rispettivamente a +12% e a +29%); i prezzi dei servizi offerti si caratterizzano per un’evoluzione crescente (saldo netto pari a +12%). Riguardo alle prospettive a breve termine: il fatturato è atteso in crescita dal 29% degli intervistati, con un saldo del +11%; i saldi riferiti al portafoglio ordini e all’occupazione risultano positivi (rispettivamente pari a +6% e a +17%); i prezzi dei servizi offerti registrano un saldo in lieve aumento (+6%). Le opinioni delle imprese in merito alla tendenza generale dell’economia italiana risultano moderatamente negative: solo il 6% degli imprenditori ha un orientamento positivo, il 70% prevede stazionarietà e il 24% si aspetta una contrazione.
Servizi alle imprese
Il clima di fiducia delle imprese attive nel comparto servizi alle imprese, nel 2° trimestre 2023, si attesta a 123, in crescita rispetto al periodo precedente (115). Riguardo ai giudizi espressi a consuntivo: il fatturato è cresciuto per il 60% delle imprese, con un saldo del +50%; gli ordini evidenziano un incremento (saldo netto pari a +40%), anche l’occupazione e i prezzi dei servizi offerti si caratterizzano per un’evoluzione rialzista (rispettivamente +20% e +30%). In merito alle prospettive a breve termine, il fatturato è atteso in aumento per il 20% degli intervistati, con un saldo positivo dello stesso ammontare; gli ordini e l’occupazione evidenziano incrementi (saldi netti pari rispettivamente a +30% e a +10%); i prezzi dei servizi offerti si contraddistinguono per un saldo positivo del 10%. Le opinioni delle imprese in merito alle prospettive dell’economia italiana si caratterizzano da una certa freddezza: il 10% degli intervistati ha un orientamento ottimistico, a fronte dell’80% che prevede stazionarietà e del 10% che invece propende per una flessione.
Gelaterie, nel Bresciano sono 232
Un prodotto buono, artigianale, che fa bene e che continua ad essere apprezzatto. Soprattutto in estate. Stiamo parlando del gelato: l’elaborazione dei consumi consente di stimare per il 2023 una spesa delle famiglie lombarde per gelati pari a 328 milioni di euro, in continuità con l’anno precedente, così come nella nostra provincia, dove la spesa sarà di 40 milioni di euro. A diffondere i dati su base Istat è l’Osservatorio di Confartigianato Lombardia che – secondo quanto riporta Brescia news – ha analizzato la dinamica della domanda di gelato dell’estate del 2023. Inserita in un contesto caratterizzato da una pressione inflazionistica che sta comprimendo i consumi delle famiglie, con ricadute anche sul settore alimentare, solo nei primi cinque mesi del 2023 il volume delle vendite al dettaglio di beni alimentari è in flessione del 4,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: calo della spesa reale delle famiglie determinata dall’inflazione che è comunque, almeno in parte, controbilanciato dalla domanda dei turisti stranieri, le cui presenze sono in sensibile crescita nel corso del 2023.
«Quello artigianale è un gelato che si distingue per gli ingredienti che utilizza, di qualità e freschi, e per la varietà di gusti proposti e forte è la vocazione artigiana di questo settore. In Lombardia, con il 65,9% di gelaterie artigiane (1.038) delle 1.575 presenti e, nella sola provincia di Brescia, sono 232 e, di queste, 165 (il 71,1%) sono artigiane. Il gelato artigianale rappresenta una delle primizie di questi mesi caldi, una vera passione ma che non è più limitata ai soli mesi estivi. Del resto il gelato artigianale non è solo buono, ma è un vero e proprio alimento completo, sano e genuino, con un apporto bilanciato di nutrienti e ricco di preziosi micronutrienti come vitamine e sali minerali. Oggi pesa l’inflazione anche sull’acquisto di questi prodotti, certo, tuttavia il consiglio è quello di valorizzare le materie prime, la cura e la capacità di trasformarle per continuare ad offrire un prodotto d’eccellenza» spiega Eugenio Massetti, Presidente di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia.
L’elaborazione dei dati dell’Istat sui consumi consente di stimare per il 2023 in Lombardia una spesa delle famiglie lombarde per gelati pari a 328 milioni di euro, 40 i milioni nella nostra provincia, secondo solo a Milano con 114. Dall’analisi sul sistema di offerta si evidenzia la presenza al I trimestre 2023 di 1.575 laboratori di gelateria per cui è elevata la vocazione artigiana: le 1.038 gelaterie artigiane rappresentano, infatti, il 65,9% del totale, quota di gran lunga superiore rispetto al 24,8% registrato per il totale economia. Va considerato che il perimetro delle attività artigianali relative al mondo del gelato è comunque più ampio, coinvolgendo i segmenti delle pasticcerie che producono dolci con il gelato e dei laboratori che producono gelati senza vendita al dettaglio, per tale motivo nostre precedenti analisi non sono confrontabili.
In chiave territoriale, tra le principali province lombarde, si stima un numero di laboratori di gelateria pari a 490 unità a Milano, pari a 232 unità a Brescia e pari a 173 unità a Bergamo. I laboratori artigianali, che rappresentano oltre la metà dei laboratori presenti in tutte le province, hanno invece peso maggiore nei territori di Sondrio (81,8%), Lecco (77,9%) e Mantova (75,4%).
Perché è importante investire in modo consapevole, evitando improvvisazioni
Investire comporta l’assunzione di numerosi rischi, i quali possono essere calibrati adeguatamente solo effettuando investimenti consapevoli.
Sebbene, grazie al web, all’internet banking e alle piattaforme di trading, acquistare e vendere titoli sia diventato, a livello pratico, molto più semplice rispetto al passato, scegliere i titoli giusti e costruire un portafoglio tarato sul proprio profilo di investimento continuano a essere operazioni molto complesse.
Certo, oggi anche i neofiti hanno un accesso praticamente immediato a dati e informazioni sui mercati finanziari e sui titoli, ma molto spesso non possiedono le competenze necessarie per utilizzarli; consultare informazioni sui megatrend, ossia, come è ben spiegato qui, quei“fenomeni dirompenti che indicano la direzione che sta prendendo il mondo”, oppure leggere gli indici di mercato serve davvero a poco se non si sa come sfruttarli a proprio vantaggio all’interno di una strategia di investimento.
Proprio per questo motivo è sempre consigliabile evitare il fai da te e rivolgersi a professionisti del settore che siano in grado di aiutare nella creazione di un piano e di un portafoglio tarato sulle proprie possibilità di investimento e di rischio.
Investire non è una scommessa
La già citata facilità di accesso al mondo degli investimenti, favorita da internet, può far nascere nei non addetti ai lavori la sensazione che, dopotutto, si tratti di un’attività poco impegnativa e divertente, non troppo dissimile dalle scommesse e in grado di portare guadagni facili.
La realtà dei fatti è del tutto diversa, in quanto investire e scommettere sono due attività affatto diverse; mentre gli scommettitori si basano sul proprio istinto e su una buona dose di intuito e fortuna, gli investitori consapevoli effettuano una serie di analisi, consultano i grafici, applicano strategie collaudate e seguono gli andamenti del mercato al fine di comprendere in quale direzione potrebbe andare un determinato titolo e aumentare la possibilità di ottenere un profitto.
Chi si avvicina per la prima volta al mondo degli investimenti, aprendo magari un conto su una piattaforma di trading online, dovrebbe tenere conto di questo importante aspetto, in quanto agire in modo avventato e senza una preparazione adeguata o il sostegno di un esperto può comportare non pochi problemi.
I rischi degli investimenti
Qualsiasi tipo di investimento, anche quello ritenuto, a livello teorico, più sicuro, comporta l’assunzione di una certa dose di rischio.
Il rischio di un investimento può prendere due forme:
- impedire il raggiungimento degli obiettivi finanziari prefissati;
- portare a una perdita di capitale parziale o totale.
Mentre per un neofita può sembrare impossibile capire quale possa essere il reale livello di rischio di un determinato titolo o di uno strumento finanziario in particolare, i professionisti sono in grado di valutare in modo adeguato questo fattore. Per farlo prendono in considerazione vari elementi, tra i quali rientrano:
Allarme di Confartigianato: anche a Brescia meno prestiti e più cari
Meno prestiti e più cari. Le imprese lombarde su base annua anno sborsato un miliardo e mezzo in più. A stimarlo l’Osservatorio di Confartigianato Lombardia sulla base dello stock dei prestiti concessi. Maggiore costo su base annua sul credito erogato alle MPI pari a 583 milioni di euro solo per Milano, seguita da Brescia con 230 milioni di euro. Contestualmente si accentuano situazioni di stretta sul credito: dopo la provincia in testa alla negativa classifica e cioè Lecco con -7,7%, c’è la nostra con il -7,3%, seguita da Cremona (-6,7%).
«Sono in calo e si pagano maggiori costi sui prestiti. Per le micro e piccole imprese è l’ennesimo segnale. C’è un rischio frenata. Oltre 1 miliardo e mezzo di extra costo per il credito delle MPI lombarde, di cui 230 milioni solo nella nostra provincia. Un numero oggettivamente impressionante, che pesa di più laddove le imprese sono più impegnate negli investimenti per crescere. È un tema sul quale non si sta ponendo sufficiente attenzione, ma che rischia di frenare lo sviluppo delle nostre imprese. La marginalità viene contratta all’osso e dunque anche la volontà di mettere in atto quelle misure utili ad aumentare la propria competitività: evoluzioni di processo, acquisto di nuovi macchinari, rivoluzione degli spazi di lavoro. Ma tutto questo costa e le MPI rischiano di non poterselo permettere, contraendo così drammaticamente la propria capacità di stare sul mercato ed esprimere tutto il loro valore» spiega Eugenio Massetti, Presidente di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia.
Premessa – La stretta monetaria sta proseguendo, rischiando di mettere il freno a mano all’economia italiana e dell’Eurozona, quest’ultima già caduta in recessione tecnica. L’inflazione scende, con una stabilizzazione dei prezzi dell’energia, ma che rimangono del 53% superiori a quelli del 2019. Intanto la Bce ha rialzato ancora i tassi di 25 punti base. Ottavo rialzo in dodici mesi, per complessivi 400 punti base per contenere l’inflazione. Intanto nel corso dell’anno si propagheranno effetti restrittivi sulla propensione ad investire, mentre una politica monetaria della Bce più restrittiva rispetto a quella della Fed potrebbe apprezzare l’euro sul dollaro, influenzando la competitività dell’export. Vi sono inoltre altri diffusi segnali di rallentamento del ciclo economico: nei primi cinque mesi dell’anno flette il volume delle esportazioni, l’elevata inflazione erode il potere di acquisto delle famiglie, la produzione manifatturiera segna un calo, così come quella delle costruzioni, e sono negativi gli indicatori del mercato immobiliare.
Il costo del credito – A maggio 2023 a livello nazionale i tassi sui prestiti alle imprese sono saliti al 4,81%, con un aumento di 362 punti base su base annua. Un livello così alto del costo del credito non si registrava dalla Grande crisi, nel novembre del 2008. Nel confronto internazionale, in Italia si registrano tassi di interesse per le imprese più elevati tra i maggiori paesi Ue: a fronte del tasso medio del 4,81% in Italia, l’Eurozona segna un 4,56%. L’analisi del costo del credito a livello regionale evidenza che a marzo 2023 il tasso di interesse bancario attivo (TAE) pagato dal totale delle imprese lombarde si attesta al 4,74%, il più basso rilevato tra le regioni (Lombardia 20^ nel ranking nazionale), in aumento di 208 punti base rispetto a quello di giugno 2022, 9 mesi prima della stretta monetaria.
A livello settoriale a marzo 2023 costi del credito più elevati vengono sostenuti dalle imprese delle Costruzioni (5,63%), a cui seguono i Servizi, con un tasso del 4,72%, e il Manifatturiero, con un tasso del 4,60%. Mentre tra giugno 2022 e marzo 2023 rialzi più elevati dei tassi di interesse bancari attivi si osservano per il Manifatturiero (+216 p.b.), seguito dai Servizi (+208 p.b.) e dalle Costruzioni (+172 p.b.).
Mentre secondo le ultime valutazioni disponibile, in Lombardia il tasso pagato dalle piccole imprese a dicembre 2022 è del 6,97% superiore di 314 punti base al 3,83% delle medio grandi imprese e di 77 punti base sopra al costo del credito sostenuto dalle piccole imprese a giugno 2022 (6,20%). Per la nostra regione, sulla base dell’incremento tendenziale dei tassi sulle consistenze dei prestiti alle imprese, si stima un maggiore costo su base annua sul credito erogato alle MPI (micro e piccole imprese fino a 50 addetti) di 1.587 milioni di euro, l’impatto più pesante della stretta monetaria rilevato tra le regioni italiane. Sulla base dello stock dei prestiti concessi si stima a livello provinciale un maggiore costo su base annua sul credito erogato alle MPI pari al 583 milioni di euro a Milano, pari a 230 milioni di euro a Brescia, pari a 175 milioni di euro a Bergamo, pari a 104 milioni di euro a Monza – Brianza, pari a 101 milioni di euro a Varese, pari a 81 milioni di euro a Mantova, pari a 76 milioni di euro a Como, pari a 69 milioni di euro a Cremona, pari a 60 milioni di euro a Pavia, pari a 48 milioni di euro a Lecco e pari a 30 milioni di euro a Sondrio e a Lodi.
Il trend dei prestiti – Evidenti i segnali di tensioni sulla domanda di credito con i prestiti alle piccole imprese, che in Lombardia, come a livello nazionale, risultano in calo da marzo 2022. A marzo 2023 (ultimo dato disponibile) la dinamica del credito concesso alle piccole imprese lombarde – corretta soprattutto per le cartolarizzazioni – scende del -4,6% (era del -3,3% a dicembre 2022). Flessione in linea con quella rilevata a livello nazionale (-4,4%) ma in controtendenza rispetto al +0,2% registrato per il totale imprese lombarde.
Prestiti a livello provinciale – Situazioni di tensione sul credito più pesanti si rilevano a Lecco (-7,7%), Brescia (-7,3%) e Cremona (-6,7%). Tutte e tre figurano tra le province italiane che performano peggio in termini di trend del credito erogato alle imprese. A livello settoriale, sempre con riferimento a variazioni tendenziali non corrette, la dinamica dello stock dei prestiti concessi a marzo 2023 risulta in riduzione nelle Costruzioni (- 6,9%) e nel Manifatturiero (-5,4%) mentre è in controtendenza nei Servizi (+1%).Nel dettaglio esaminando il trend del credito per settore e territorio si osserva che nel Manifatturiero perdono di più in termini di prestiti concessi, contribuendo a determinare la flessione del credito rilevata a livello regionale (-5,4%), Lecco (-8,0%), Brescia (-7,9%) e Monza e Brianza (-7,1%); nelle Costruzioni contribuiscono maggiormente al risultato lombardo le contrazioni dei prestiti più marcate rilevate per le imprese di Lodi (-25,2%), Lecco (-16,7%), Como (-15,3%), Cremona (- 14,4%) e Bergamo (-13,8%) e Brescia -12,3%; e nei Servizi la dinamica positiva regionale è correlata alla crescita dei prestiti del +4,3% rilevata per Milano (a cui sono indirizzati il 65% dei prestiti concessi alle imprese dei Servizi) e del +1,5% rilevata per Monza-Brianza (5,4% stock prestiti del settore), mentre Brescia anche nei Servizi si segna -6,1%.
«Non parliamo di un rischio futuro: già oggi i segnali di tensioni sulla domanda di credito sono evidenti con i prestiti alle piccole imprese in calo. Numeri che rivelano la prudenza e anche la fatica delle MPI che hanno già dovuto far fronte all’aumento delle materie prime e dell’energia» conclude il presidente Massetti.
Feralpi, ricavi 2022 a 2.398 milioni di euro
Feralpi chiude un 2022 eccezionale e ha programmato investimenti per oltre 500 milioni di euro nel periodo ’23-’27 includendo nel piano industriale nuovi e significativi progetti il cui scopo è la generazione di valore per gli stakeholder tramite la crescita delle attività produttive e commerciali – grazie a un portafoglio prodotti più completo – una base di costi più efficiente, una maggiore flessibilità produttiva e commerciale con una maggiore verticalizzazione e minori emissioni di CO2 grazie a nuove tecnologie e una quota di energia autoprodotta da fonti rinnovabili.
Il bilancio consolidato 2022 di Feralpi Holding registra risultati eccezionali con ricavi pari a 2.398 milioni di euro contro i 1.928 milioni del 2021 segnando un +24,4% sul 2021 e +93,6% sul 2020. In particolare, l’anno ha registrato un calo in termini di volumi prodotti intorno al 6% che ha caratterizzato particolarmente la seconda parte dell’anno e un incremento dei prezzi di vendita legato alle dinamiche delle materie prime e dell’energia. Il valore della produzione ha raggiunto i 2.535 milioni. Si conferma la forte impronta internazionale con una quota di ricavi generati all’estero pari al 63,57%, in aumento rispetto all’anno precedente (58,98%). In generale, i ricavi di vendita vedono una maggiore concentrazione nei mercati core per il Gruppo (Italia, Germania, Francia, Svizzera e Austria). La performance economica ha raggiunto i livelli più alti nella storia del Gruppo. L’EBITDA registra 501.702 milioni di euro rispetto ai 273.862 milioni del 2021. L’incidenza del margine sul valore della produzione ha raggiunto il 19,8% ed è stata guidata dalla riduzione dell’incidenza percentuale delle materie prime sui ricavi. Dopo aver spesato ammortamenti e svalutazioni per 60,3 milioni di euro, il risultato netto totale sale a 334.210 milioni di euro, un valore più che raddoppiato rispetto ai 152.130 milioni di euro del 2021. Sul fronte patrimoniale e finanziario, Feralpi Group cresce in solidità e flessibilità. Il patrimonio netto consolidato sale a poco più di 1 miliardo nel 2022, rispetto ai 673,8 milioni di euro del precedente esercizio. Per quanto riguarda la Posizione Finanziaria Netta, il consolidato 2022 riporta un miglioramento da una posizione debitoria di 125,2 milioni di euro a 3,5 milioni di euro in attivo.
“Il 2022 è destinato a essere ricordato come un anno eccezionale e molto probabilmente irripetibile, un anno che ha rafforzato ulteriormente la nostra struttura finanziaria permettendoci di proseguire con costanza nei nostri ambiziosi obiettivi di crescita sostenibile sia a livello ambientale che economico. La domanda crescente – soprattutto in alcuni mercati – di prodotti verdi e gli investimenti del PNRR in infrastrutture in Italia sono per noi punti di forza che ci permettono di guardare al futuro con progetti sfidanti e a lungo termine. Abbiamo scelto la strada più difficile, quella di un impegno concreto verso un acciaio decarbonizzato grazie alla conferma di solidi investimenti nella diversificazione delle fonti energetiche con la costituzione di Feralpi Power On e l’elettrificazione dei nostri siti produttivi” commenta Giuseppe Pasini, CEO di Feralpi Group.
I DIPENDENTI
Dal punto di vista occupazionale, il Gruppo a fine esercizio 2022 è salito a 1.856 dipendenti (931 in Italia e 925 all’estero) – di cui il 94% assunto a tempo indeterminato – dai 1.749 dipendenti del 2021. Il 30% delle nuove assunzioni ha riguardato personale al di sotto dei 30 anni.
Brescia, nel 2° trimestre 2023 cala la produzione industriale (-0,4%)
Nel 2° trimestre del 2023 l’attività produttiva del made in Brescia ha registrato una contrazione, andando così a interrompere la striscia positiva iniziata nel 2021. Nel dettaglio, la variazione rispetto al trimestre precedente è pari a -1,0% (congiunturale), mentre l’evoluzione nei confronti dello stesso periodo del 2022 (tendenziale) mostra un segno negativo (-0,4%), il primo dall’ultimo trimestre 2020, quando l’industria bresciana stava ancora fronteggiando le problematiche causate dalla pandemia da Covid-19.
A evidenziarlo è l’indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia sui dati relativi al periodo aprile-giugno 2023.
I segnali di indebolimento rilevati nelle precedenti rilevazioni si sono quindi intensificati, andando addirittura a tradursi in una flessione della produzione. La dinamica rilevata a livello locale è in coerenza con un contesto nazionale e internazionale divenuto, negli ultimi mesi, sempre più aspro per quanto riguarda il comparto manifatturiero. A seguito delle evoluzioni sopra indicate, il tasso acquisito, ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2023, è pari a +2,0%.
Come anticipato, la performance negativa registrata dal settore manifatturiero locale nel trimestre primaverile sconta alcuni fattori di freno, tra cui spiccano, in particolare: il generalizzato rallentamento dell’attività produttiva a livello mondiale (con l’indice PMI globale che a giugno si è attestato abbondantemente sotto la soglia che delimita la crescita dalla contrazione, ai minimi da sei mesi), la sempre più debole dinamica della Germania, principale partner commerciale per la manifattura bresciana (con la più recente rilevazione dell’indice PMI ai valori più bassi da oltre tre anni), la debolezza del commercio internazionale (in contrazione dello 0,9% nei primi quattro mesi del 2023 sullo stesso periodo dell’anno scorso), l’inedito rialzo del costo del denaro, sulla scia delle misure da parte della BCE, in chiave anti-inflazione. In tale contesto, buone notizie provengono dal costo degli input energetici, con le quotazioni del gas naturale largamente rientrate dai picchi sperimentati l’anno scorso.
“Ci aspettavamo un rallentamento, alla luce dei numerosi segnali provenienti dall’economia mondiale nelle ultime settimane – commenta Franco Gussalli Beretta, presidente di Confindustria Brescia –; le prospettive restano incerte anche per il prossimo futuro, in particolare per la flessione della domanda proveniente dalla Germania. Si tratta di incognite che, inevitabilmente, incideranno anche nella futura rilevazione legata al periodo tra luglio e settembre, al di là della tradizionale chiusura della maggior parte degli stabilimenti nel periodo estivo. Al momento, registriamo invece una tenuta del comparto Automotive: in considerazione dell’importanza che il settore riveste per la nostra provincia, si tratta certamente di un segnale incoraggiante, anche se nei prossimi mesi è previsto un rallentamento anche in tale ambito.”
Tornando alla rilevazione, nel periodo considerato il 31% degli operatori intervistati ha dichiarato una crescita dell’attività rispetto al trimestre precedente, a fronte del 31% che si è espresso per il mantenimento dei volumi prodotti e del 38% che invece ha segnalato una flessione degli stessi.
§ La disaggregazione della variazione della produzione per classe dimensionale mostra generalizzate flessioni: -0,5% per le imprese micro, -0,7% per le piccole, -1,3% per le medie e -2,5% per le grandi.
§ Con riferimento alla dinamica congiunturale per settore, l’attività produttiva ha evidenziato evoluzioni diversificate. Consuntivi positivi provengono dalle realtà dell’alimentare (+4,8%) e del sistema moda (+3,7%); il legno e minerali metalliferi si caratterizza invece per una crescita modesta (+0,2%). Per contro, i comparti meccanica (-1,3%), metallurgia (-3,5%), chimico, gomma e plastica (-5,3%) hanno evidenziato flessioni, anche significative, dell’attività.
§ Il tasso diutilizzo della capacità produttiva si è attestato all’80%, invariato rispetto alla rilevazione precedente, e di poco inferiore di quanto misurato nel secondo trimestre del 2022 (81%).
§ I costi di acquisto delle materie prime sono diminuiti per il 41% delle imprese, con una flessione media dell’1,8%; si tratta della prima variazione negativa dal primo trimestre 2020, a conferma del raffreddamento dell’economia globale, dopo la forte frenata dei rincari recentemente sperimentata. Nello stesso periodo i prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al ribasso dal 29% degli operatori, per una contrazione media pari a -1,1%. Tali evoluzioni confermerebbero quindi l’assestamento delle tensioni rilevate negli ultimi anni; tuttavia, va rilevato che appare ancora prematuro ipotizzare una reale inversione di tendenza e che la perdita di marginalità cumulata a partire dal terzo trimestre 2020 è senza precedenti: +38% i prezzi di vendita, contro +129% dei costi di acquisto.
§ Le previsioni per i prossimi mesi sono all’insegna dell’incertezza e riflettono, al di là della tradizionale chiusura della maggior parte degli stabilimenti nel periodo estivo, i fattori di criticità prima evidenziati. Nel dettaglio, l’attività è prevista in aumento da 26 imprese su 100 e in calo dal 29%, a fronte della maggioranza relativa degli operatori (45%) che propenderebbe per il mantenimento degli attuali livelli produttivi. I settori con le prospettive più positive sarebbero alimentare, chimico, gomma e plastica, legno e minerali non metalliferi. Segnali non particolarmente incoraggianti giungerebbero invece dalla metallurgia e dal sistema moda.
§ Gli ordini provenienti dal mercato domestico sono in crescita per il 21% delle aziende, stabili dal 49% e in calo dal 30%. Quelli da parte degli operatori comunitari, sono in aumento dal 20% delle imprese, invariati per il 52% e in flessione per il 28%. Quelli in arrivo dai mercati extra UE sono in crescita per il 27%, stabili per il 48% e in contrazione per il 25%.
§ I giorni di produzione assicurata si attestano a 77, con una forte variabilità fra e nei settori considerati. Tutto ciò indicherebbe un’elevata eterogeneità di “visione” da parte delle imprese intervistate, di fronte a una fase ciclica che si conferma essere nuovamente complessa e densa di incognite.
Maltempo, la conta dei danni di Coldiretti
Tetti scoperchiati, serre danneggiate, impianti fotovoltaici distrutti, coltivazioni in campo e frutta rase al suolo. Continua la lista dei danni nella campagna bresciana che ieri sera e questa mattina è stata colpita da una forte grandinata con raffiche di vento e trombe d’aria che si aggiunge al maltempo dei giorni scorsi che ha già causato diversi milioni di euro di danni già stimati fino ad oggi. A riferirlo, secondo quanto riporta Brescia news, è una nota di Coldiretti Brescia.
La grossa perturbazione atmosferica si è abbattuta prevalentemente nelle zone di Montichiari, Calcinato, Verolanuova, Manerbio, Bedizzole, Rezzato e numerosi comuni limitrofi causando danni alle colture in campo, a frutta, verdura, stalle e strutture agricole. Sono queste le segnalazioni che i tecnici di Coldiretti Brescia stanno raccogliendo dopo la tempesta che ieri sera e questa mattina ha colpito la provincia prevalentemente nella zona centrale e della bassa bresciana.
“La situazione è molto difficile – afferma Laura Facchetti presidente di Coldiretti Brescia – ci troviamo di fronte a perdite per milioni di euro tra raccolti, capannoni, macchinari e strutture agricole. In questo scenario è molto importante per noi l’attenzione e l’impegno che l’assessore regionale Beduschi sta mostrando fin dai primi momenti, attivandosi in tutte le sedi opportune per ottenere risarcimenti adeguati e in tempi consoni”.
Chicchi di grandine come palle da tennis e vento fortissimo a Offlaga ieri sera e questa mattina si sono sommati agli eventi calamitosi degli scorsi giorni e hanno causato danni ingenti all’azienda agricola Piantiny di Luca Agosti: “la produzione di ortaggi, micro-ortaggi, frutti rossi, verdura e fiori eduli è gravemente compromessa e la conta dei danni peggiora di giorno in giorno. Le nostre 36 serre sono state danneggiate dalla grandine, alcune sono da buttare. Anche per il mais in campo gravi conseguenze, la varietà antica da polenta, il Marano antico è da buttare perché è stato rotto dalla grandine, mentre gli altri 20 ettari sono a terra e vedremo se si riprenderanno”.
Colpito più volte dalla grandine anche il comune di Bedizzole: “la grandine grossa come mandarini ha distrutto completamente i pannelli fotovoltaici della nostra azienda – commenta Laura Marchesini giovane imprenditrice suinicola di Bedizzole (BS) – sia della stalla che del macello, già gravemente compromessi dalla tromba d’aria dei giorni scorsi. Le coltivazioni di mais sono completamente macinate, a terra e senza foglie, il raccolto è completamente perso”.
Danni anche nei frutteti di Calcinato: “i quattro ettari a kiwi, per un valore dai 50 agli 80 mila euro sono totalmente danneggiati – commenta l’imprendere agricolo Luigi Rizzini dell’azienda agricola Rizzini di Calcinato (BS) – ma la perdita maggiore è sulla struttura dell’impianto in campo, con pali spezzati e non più recuperabili oltre al magazzino completamente raso la suolo”. Sono questi gli effetti delle violente grandinate che si sono abbattute nella zona questa mattina e nei giorni scorsi – conclude Rizzini, – ora restiamo in attesa della risposta dell’assicurazione, che però siamo certi non coprirà tutti i danni”.
Distrutte anche le coperture agricole: “in pochi minuti un disastro – racconta Alma Sandrini dell’azienda agricola Guarisco di Rezzato – la grandine ha flagellato le coperture agricole allagando la stalla, la sala di mungitura e i fienili. In campo colpito il 100% del mais già fortemente compromesso dalle tempeste dei giorni scorsi”.
Autobus, biglietti più cari da settembre nel Bresciano
Dal primo di settembre le corse cittadine avranno un costo maggiorato fino al 14,55 per cento, i servizi extraurbani aumenteranno dal 7,14 per cento (lotto 3) al 7,68 per cento (lotti 1 e 2), mentre i titoli integrati regionali-provinciali cresceranno del 4,81 per cento. Ad annunciarlo – secondo quanto riporta Brescia News – è una nota dell’Agenzia Tpl.
Nel comunicato il presidente Giancarlo Gentilini sottolinea che i soci, a partire dalla Loggia, hanno già dato il massimo del contributo possibile. I rincari non sono ancora ufficiali (bisognerà aspettare l’assemblea di fine mese), ma al momento non sembrano esserci all’orizzonte soluzioni concrete per evitarli.
Intesa, 4,5 milioni per sostenere le aziende della filiera di Cieffe
Intesa Sanpaolo e Cieffe, partner strategico dei principali brand mondiali del lusso nella confezione di capi prêt-à-porter di alta gamma,annunciano di aver messo a disposizione un plafond di 4,5 milioni di euro a supporto delle 35 aziende fornitrici di Cieffe che operano nelle province di Bergamo, Brescia e Cremona.
L’accordo, che si colloca nell’ambito del Programma di Intesa Sanpaolo “Sviluppo Filiere”, è stato pensato proprio per supportare la gestione finanziaria e del circolante dell’indotto produttivo di Cieffe rappresentato da tante piccole e medie aziende che operano nell’area orobica, del bresciano e del cremonese in un momento complesso di mercato caratterizzato da aumento dei tassi e dei costi di produzione e delle materie prime.
Intesa Sanpaolo, primo operatore bancario in Italia ad aver introdotto il sostegno del ciclo finanziario delle forniture tramite ‘Confirming’, piattaforma completamente digitale di finanza di filiera,metterà a disposizione ai principali fornitori di Cieffe che ne faranno richiesta, liquidità immediata a costi agevolati, generando così un ciclo virtuoso complessivo per tutta la filiera della moda. In particolare, il fornitore potrà ottenere accesso al credito con condizioni economiche competitive e rapidità sia nei processi di delibera del merito creditizio, sia nella richiesta dell’anticipo fatture alla banca.
Con tale strumento si intende infatti favorire la tempestività dei pagamenti e il flusso di capitale circolante alla catena di fornitura. In particolare, sono garantiti i crediti commerciali ceduti e incassati anticipatamente in un’operazione di factoring pro-soluto vantati da imprese fornitrici di soggetti inclusi nel basket dei buyer a cui è stata accordata la garanzia EGF (‘debitori ceduti’).
Con un fatturato 2022 di oltre 40 milioni di euro, 270 dipendenti e un indotto di 35 piccole aziende e laboratori specializzati e oltre 450 persone, Cieffe oggi è un punto di riferimento nella confezione di capi prêt-à-porter di alta gamma e un partner strategico dei principali brand mondiali del lusso nel percorso che va dalla realizzazione del capo di campionario, fino alla sua produzione in serie. Negli anni, l’azienda ha intrapreso un importante percorso di crescita anche per linee esterne, con un approccio industriale di lungo termine, acquisendo piccoli e medi laboratori di produzione, vere eccellenze del territorio e custodi di uno straordinario “saper fare”. Cieffe ha così creato un “ecosistema di prossimità” di alto artigianato industriale che unisce professionalità trasversali, quelle interne e dei partner che alimentano una piattaforma di produzione integrata.
Dal suo avvio nel 2015, il Programma Sviluppo Filiere di Intesa Sanpaolo ha coinvolto, a livello nazionale nel Sistema Moda, 100 capi-filiera con i loro 2.200 fornitori collegati e un giro d’affari complessivo di oltre 11 miliardi di euro. Rendere le imprese più digitali, innovative e sostenibili sono passaggi indispensabili per accrescerne la competitività in Italia e all’estero.
Marco Panzeri, CEO di Cieffe, commenta: “Crediamo fortemente nel valore di una filiera sana, solida e in grado di produrre il meglio dell’eccellenza italiana per i più importanti brand internazionali. Questo accordo con Intesa Sanpaolo ci permette di dare ai nostri fornitori uno strumento in più per crescere insieme a noi, facendo leva su una maggiore agilità finanziaria, fondamentale in un momento storico come quello attuale”.
“Per facilitare il rilancio del nostro sistema produttivo è fondamentale supportare lo sviluppo e l’economia delle filiere che consente alle PMI fornitrici delle aziende leader di trarre numerosi benefici, tra cui il miglioramento del merito di credito, la maggiore rapidità nell’accesso ai finanziamenti, la condivisione di progetti industriali più ampi, che comprendono l’intera supply chain. – dichiara Marco Franco Nava, direttore regionale Lombardia Sud di Intesa Sanpaolo – La nuova intesa con Cieffe, che mette a disposizione un importante plafond per l’operatività Confirming, va proprio in questa direzione. In Lombardia ad oggi, abbiamo contratti con oltre 200 filiere, per un totale di 4.200 fornitori e un giro d’affari complessivo di circa 25 miliardi di euro”.
Mutui, Brescia tra le province più esposte agli aumenti
L’aumento dei tassi di interesse sta pesando sulle tasche degli italiani che hanno sottoscritto un mutuo variabile, ma quanto sono esposti i mutuatari della provincia di Brescia? Secondo l’analisi congiunta di due portali specializzati del settore (Facile e Mutui punto it), nel 17% dei casi i bresciani che hanno ottenuto un finanziamento negli ultimi 18 mesi hanno optato per il variabile. E oggi, inutile negarlo, devono affrontare diverse difficoltà.
La percentuale rilevata nella provincia non solo è la terza più alta della Lombardia, ma è anche è notevolmente superiore sia alla media regionale (14,7%) sia a quella nazionale (14,5%).
Analizzando la graduatoria delle aree lombarde più esposte agli aumenti, sul podio si posizionano Pavia (18,8%), Cremona (17,9%) e Brescia (17%), seguite da Bergamo, (16,8%), Mantova (16,4%), Monza e Brianza (15,7%) e Como (14,8%). Valori inferiori alla media regionale e nazionale, invece, per Milano, (13,3%), Varese (12,8%) e Lecco (12%).
Guardando ai valori regionali, in Lombardia chi ha ottenuto questo tipo di finanziamento negli ultimi 18 mesi ha ricevuto, in media, 154.637 euro e oggi si trova ad affrontare una rata che, in appena un anno e mezzo, è cresciuta fino al 60%.