Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

L’Industria delle calzature cresce, ma non mancano le ombre

in Abbigliamento/Economia/Tendenze by

Si chiude in positivo, ma con più di un’ombra sull’evoluzione futura, il primo semestre del 2023 per il comparto calzaturiero italiano, con una crescita del fatturato (+7,4%) e dell’export (+10,2% in valore nei primi 5 mesi). Sono però le quantità a soffrire: -6,8% quelle esportate e -5,7% quelle realizzate (secondo l’indice Istat della produzione industriale). Battuta d’arresto in maggio e giugno per gli acquisti delle famiglie, con una prima metà dell’anno su ritmi molto blandi (-1,2% in spesa e -3,4% in volume). Questa, in sintesi, la fotografia scattata dal Centro Studi Confindustria Moda divulgata al Micam, il salone internazionale della calzatura in corso a fieramilano (Rho).

In Lombardia nel primo semestre 2023 il numero di imprese attive (tra calzaturifici e produttori di parti) ha registrato, secondo i dati di Infocamere-Movimprese, un calo di -11 aziende sullo scorso dicembre, tra industria e artigianato, accompagnato da un saldo positivo di +207 addetti. Per quanto riguarda le ore di cassa integrazione guadagni autorizzate da INPS nella prima metà dell’anno per le imprese lombarde della filiera pelle, si registra una flessione del -33,3% rispetto allo stesso periodo del 2022: sono state autorizzate oltre 630mila ore, un numero ancora superiore del +49,5% rispetto alla situazione pre-emergenziale del 2019.

Sul fronte dell’export – grazie anche al ruolo di fondamentale snodo logistico-distributivo che la regione svolge (in particolare Milano, per la vicinanza con la Svizzera e i depositi delle multinazionali del lusso) – si registra un aumento del +39,2% in valore sul primo semestre 2022, tra calzature e componentistica (con un +87,2% sui livelli pre-pandemia di gennaio-giugno 2019). Nella prima metà del 2023 sono stati esportati beni per 1,7 miliardi di euro. Le prime 5 destinazioni dell’export lombardo, che coprono il 56% del totale regionale, sono risultate: Svizzera (+222,3%), USA (+21,5%), Francia (+13,7%), Cina (+21,5%) e Corea del Sud (+21,1%).

Rimbalzo nei flussi verso Russia e Ucraina: +50,2% complessivo rispetto ai livelli dello scorso anno, già colpiti dallo scoppio della guerra.

La Lombardia, grazie anche a queste dinamiche puramente distributive, è divenuta la prima regione italiana per export calzaturiero, superando Veneto e Toscana, con una quota del 25% sul totale Italia.

Dopo un primo trimestre chiuso con un +49,5% su gennaio-marzo 2022, la seconda frazione ha registrato un +29,7% tendenziale.

Giovanna Ceolini, Presidente di Assocalzaturifici, commenta così lo scenario nazionale: “Il rallentamento ampiamente previsto si è infine palesato nel secondo trimestre dell’anno in corso. Al forte rimbalzo del 2021 registrato dopo il crollo procurato dai lockdown e al proseguimento del recupero nel corso del 2022 – pur su ritmi comprensibilmente meno sostenuti, via via che i livelli di attività si normalizzavano – ha fatto seguito, dopo un avvio 2023 ancora favorevole in gran parte delle variabili congiunturali, una marcata decelerazione. A cominciare dalle esportazioni, da sempre il volano del settore, che nel bimestre aprile-maggio hanno evidenziato, dopo gli incrementi a doppia cifra dei mesi precedenti, solo una debole tenuta in valore (+1%), accompagnata da una battuta d’arresto in volume (-14,9%). Nei primi 5 mesi registrano incrementi in valore tutte le principali destinazioni dell’export, ad eccezione della Svizzera – tradizionale hub logistico, in sensibile arretramento dovuto verosimilmente a diverse strategie di distribuzione adottate dalle griffe, senza transito nei depositi elvetici – che segna un -13,6% (con un -29% nelle paia), del Regno Unito (-2,6%) e del Canada (stabile, -0,5%, ma in forte calo in quantità)”.

Sempre a livello nazionale, indicazioni sinora decisamente premianti, malgrado le recenti preoccupazioni per il rallentamento dell’economia nazionale, provengono dalla Cina (+20,4% in volume e +43,4% in valore), dove il prezzo medio, di gran lunga il più elevato tra quello dei principali mercati di sbocco della calzatura made in Italy, indica chiaramente come tali numeri siano legati soprattutto alle performance delle grandi multinazionali del lusso, in un mercato non di facile approccio per le aziende con marchio proprio.

“Si registra inoltre – continua Ceolini – sempre in ottica nazionale, un rimbalzo in Russia e Ucraina (+37% e +56% in valore rispettivamente), anche se va tenuto conto che il raffronto avviene su un periodo in cui l’inizio del conflitto aveva fatto crollare le vendite verso i due mercati coinvolti. I livelli attuali, nonostante il rimbalzo sul 2022, sono assai vicini (+1,2%) a quelli dei primi 5 mesi 2021, peraltro già molto colpiti dalla pandemia, in cui non c’era la guerra. Infine, il saldo commerciale, trainato dalle vendite estere, ha sfiorato nei primi 5 mesi i 2,5 miliardi di euro (+14,2%)”.

Sviscerando sempre nel dettaglio il report coi dati riferiti all’Italia intera, emerge che nei primi 5 mesi dell’anno l’export di calzature si è attestato a 87,9 milioni di paia, operazioni di pura commercializzazione incluse: 6,4 milioni di paia in meno rispetto al gennaio-maggio 2022 (-6,8%). Il prezzo medio al paio, salito a 62,47 euro, segna un +18,2%.

Analizzando le macroaree, sia i partner dell’UE, cui sono dirette 2 scarpe su 3 vendute oltreconfine, che le destinazioni extra-UE evidenziano una crescita in valore e un calo nelle quantità; quelli intra-UE, però, presentano andamenti migliori (-4,5% in volume e +14% in valore) rispetto agli sbocchi più lontani (-10,9% e +7% rispettivamente nel complesso). Nell’ambito dei mercati comunitari, oltre alla Francia – che occupa saldamente il primo posto nella graduatoria generale dell’export, sia in quantità che in valore, e che registra un +19,6% in valore e un -2,9% in volume – tra le principali destinazioni figurano la Germania (quarta, ma seconda per volumi, che cresce del +8,4% in valore ma con un -15,5% nelle quantità), la Spagna e i Paesi Bassi (con crescite interessanti sia in volume che in valore), il Belgio (con aumenti modesti) e la Polonia (+10,2% in valore ma -5,2% in quantità).

Frena il Nord America: malgrado la sostanziale tenuta in valore, USA e Canada evidenziano contrazioni superiori al -20% nelle paia. Trend penalizzante anche nel Regno Unito (-2,6% in valore, con -13,8% in quantità), già in difficoltà sia nel 2021 che nel 2022. Performance incoraggianti, invece, nel Far East, cresciuto globalmente del +29,4% in valore e del +7,1% in quantità. Evoluzione favorevole negli Emirati Arabi (+37,7% in valore) e in Turchia (che registra incrementi superiori all’80% sia in volume che valore, nonostante la svalutazione della lira).

Il dettaglio per tipologia merceologica mostra andamenti disomogenei in valore e cali generalizzati in volume, con l’eccezione delle pantofole (che, al contrario, crescono in volume ma flettono in valore). Il comparto delle calzature con tomaio in pelle – primo per importanza con un’incidenza del 63% sulle vendite estere in valore – presenta un aumento prossimo al +13% (con un -5,3% nelle paia a confronto con gennaio-maggio 2022 e un -15,2% sui livelli pre-Covid del 2019).

Sul fronte dei consumi interni, secondo il Fashion Consumer Panel di Sita Ricerca per Assocalzaturifici, dopo un avvio d’anno all’insegna del recupero i tre mesi successivi hanno visto una netta riduzione degli acquisti di calzature da parte delle famiglie italiane, con flessioni particolarmente significative in maggio e giugno. Complessivamente la seconda frazione dell’anno ha registrato cali del -9,8% in termini di paia e del -7,9% in valore, annullando i progressi dei mesi precedenti e portando in terreno negativo il cumulato dei primi 6 mesi.

In merito alla demografia delle imprese, l’onda lunga dell’eccezionale crisi innescata dalla pandemia ha portato in Italia ad un saldo negativo di -122 realtà calzaturiere, tra industria e artigianato, nei primi 6 mesi dell’anno (pari al -3,2% rispetto a fine dicembre, secondo i dati diffusi da Infocamere-Movimprese) dopo il pesante arretramento rilevato a consuntivo 2022. Per quanto riguarda il numero degli addetti, è proseguito il positivo rimbalzo innescatosi lo scorso anno: a fine giugno si contavano 73.665 addetti (il +1,8% rispetto a dicembre). Il divario con il consuntivo 2019 è però ancora di oltre 1.200 unità. 

Nei primi 6 mesi del 2023 sono state autorizzate da INPS per le aziende della Filiera Pelle 7,5 milioni di ore di cassa integrazione guadagni, in flessione del -5,6% rispetto alla prima metà dello scorso anno, ma il balzo delle ore nel secondo trimestre (+44%) – assieme al peggioramento del quadro economico generale – preannunciano nuove tensioni.

Attese molto caute, infine, per la seconda parte dell’anno, stante il clima di incertezza generale e la debolezza di molte economie mondiali. Gli operatori del campione si attendono in media nel terzo trimestre un fatturato in calo sull’analogo periodo dell’anno precedente (-2,8%), per la prima volta dopo la ripartenza post-pandemia.

Siderurgica Investimenti (Lonati e Stabiumi): utile record a 177 milioni

in Acciaio/Aziende/Bilanci/Economia by

Siderurgica Investimenti Spa, holding delle famiglie Lonati e Stabiumi, che controlla il Gruppo Alfa Acciai, leader sul mercato italiano del tondo per cemento armato, ha fatto registrare un utile netto consolidato 2022 di 177 milioni di euro, cinque volte superiore a quello dell’esercizio precedente. Lo riferisce il quotidiano Brescia news.

In un anno in cui il Paese ha superato le enormi difficoltà derivanti dalla pandemia da Covid-19, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, con l’avvio di un conflitto bellico tuttora in corso, ha generato nuove e inaspettate criticità. Tale situazione, come è noto, ha comportato notevoli problematiche nell’approvvigionamento di materie prime e fonti energetiche, con significativo impatto su volumi e prezzi, dando così avvio ad un forte aumento del tasso di inflazione a livello globale, non solo europeo. La conseguente azione al rialzo dei tassi di interesse da parte delle Banche Centrali per cercare di contrastare tale spinta inflazionistica ha portato ad una significativa riduzione dei volumi in molti settori di attività, tra cui anche quello delle costruzioni, principale mercato di sbocco del Gruppo.

Siderurgica Investimenti ha così registrato un calo della produzione di oltre il 15%, concentrato soprattutto nella seconda parte dell’anno, controbilanciato tuttavia da una forte crescita del fatturato grazie a prezzi di vendita in aumento a seguito dei rialzi dei costi delle materie prime e di energia e gas sopra menzionati.

ricavi sono infatti aumentati di oltre 340 milioni di euro rispetto al 2021 (+27%), attestandosi a 1.598,7 milioniClicca qui per scaricare la tabella dei risultati.

Il valore della produzione è aumentato di 435 milioni di euro: +34% rispetto al passato esercizio. La produzione di acciaio, come detto, è stata pari a 1,5 milioni di tonnellate, in calo del 16%.   L’ebitda si è attestato a 233 milioni di euro, più di tre volte superiore al dato del 2021.

Il Gruppo ha proseguito anche nel 2022 il proprio piano di investimenti volto ad incrementare gli standard di sicurezza, le performance ambientali, nonchè a garantire un’elevata flessibilità ed efficienza produttiva su tutta la gamma dei prodotti, introducendo le soluzioni tecnologicamente più avanzate. Gli investimenti si sono attestati a 46 milioni di euro, con un +35% rispetto all’anno precedente.

Il risultato operativo è stato pari a 205 milioni di euro, dopo ammortamenti per 22,7 milioni ed accantonamenti prudenziali a rettifica dei crediti commerciali per 5 milioni. L’utile netto si è attestato a 177 milioni di euro, cinque volte superiore al dato del 2021.

Tutto ciò ha portato ad un ulteriore miglioramento della solidità patrimoniale del Gruppo, con un valore del patrimonio netto pari a 600 milioni di euro, accanto ad una posizione finanziaria netta positiva per 29 milioni, in miglioramento di oltre 80 milioni rispetto al 2021.

I risultati consolidati danno conto di un perimetro di Gruppo del quale fanno parte Alfa Acciai, Alfa Derivati, Acciaierie di Sicilia, Tecnofil e Ferroberica.

Alfa Acciai, foto da ufficio stampa

«L’anno in corso sta continuando ad evidenziare le debolezze dell’economia mondiale e quelle del commercio internazionale, connesse con la perdurante incertezza geopolitica e con la persistenza dell’inflazione su livelli elevati nelle principali economie avanzate. I primi mesi dell’esercizio hanno fatto registrare una flessione della domanda rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, in particolar modo nel mercato tedesco, nostro abituale cliente. A ciò si aggiunga, inoltre, una competitività del nostro Paese penalizzata rispetto al mercato europeo, per effetto del costo dell’energia elettrica ancora doppio o triplo rispetto al periodo pre Covid-19.  Siamo tuttavia fiduciosi per una ripresa dei consumi grazie alla straordinaria occasione legata agli investimenti infrastrutturali del PNRR e agli altri fondi europei», commenta Amato Stabiumi, Amministratore Delegato del Gruppo.

«Il mercato delle costruzioni darà grandi soddisfazioni e siamo pronti a servirlo con una gamma di prodotti sempre più performanti, grazie alla nostra consolidata strategia di verticalizzazione. In particolare, continuiamo nel nostro impegno di sensibilizzazione delle istituzioni per difendere a tutto campo gli interessi e le aspettative dei nostri clienti del settore delle costruzioni e del mercato degli acciai da trafila», conclude Amato Stabiumi.

In concomitanza con la chiusura del Bilancio d’esercizio, il Gruppo Alfa Acciai ha redatto il suo terzo Bilancio di Sostenibilità, e quest’anno ha ottenuto la certificazione della propria Carbon Footprint di organizzazione secondo la norma ISO 14064.

A questo proposito, Amato Stabiumi aggiunge: «Alfa Acciai si occupa di sostenibilità da quasi 70 anni e per questo tiene a ringraziare tutti i suoi 1.221 dipendenti che hanno contribuito al raggiungimento degli attuali standard di sostenibilità ambientale, economica e sociale».

Arpa Lombardia, il nuovo direttore è Fabio Cambielli

in Ambiente/Economia/Istituzioni/Regione by

Fabio Cambielli è nuovo direttore di Arpa Lombardia. “La sua riconosciuta preparazione e l’esperienza maturata in ambito di tutela ambientale saranno sicuramente un valore aggiunto – ha commentato l’assessore regionale bresciano all’Ambiente, Giorgio Maione – Il supporto tecnico di Arpa all’azione della Regione Lombardia in campo ambientale è fondamentale soprattutto in vista degli obiettivi che ci siamo prefissati in materia di qualità dell’aria, bonifiche e tutela del territorio”.

Api, il 29 settembre l’assemblea per eleggere il presidente

in Api/Associazioni di categoria/Economia by

Si terrà venerdì 29 settembre nella sede di via F. Lippi, alle ore 16:30, l’assemblea elettiva di Confapi Brescia durante la quale saranno votati ed eletti i quindici nuovi componenti del Consiglio Direttivo dell’Associazione per il prossimo triennio. Fra i 15 soci neo eletti il Consiglio Direttivo eleggerà – nella stessa giornata di venerdì 29 settembre o in data successiva – il Presidente e, su indicazione di questo, cinque Vicepresidenti designando fra questi il Vicario ed il Tesoriere.

La Giunta è costituita dal Presidente e dai 5 Vice Presidenti e decade alla scadenza del Consiglio Direttivo. Come previsto dalla Statuto dell’Associazione, ogni socio ha diritto ad un voto, indipendentemente dalle dimensioni e dalla quota versata. Nella stessa occasione verrà nominato il Collegio dei Sindaci ed il Collegio dei Probiviri. Il Presidente uscente, Pierluigi Cordua, era stato eletto nel 2020.

Emergenza Acqua, A2A: servono investimenti per 50 miliardi di euro

in Ambiente/Economia/Evidenza by

L’acqua è una risorsa a rischio. Contro siccità, sprechi e cambiamenti climatici servono azioni concrete e immediate: un pacchetto di investimenti da circa 50 miliardi di euro in 10 anni per la salvaguardia del ciclo idrico e della produzione di energia idroelettrica, in grado di generare ulteriori ricadute indirette pari a circa 80 miliardi di euro.

  • I dati dicono che siamo vicini a un punto di non ritorno:
    o La siccità record del 2022 ha ridotto la disponibilità di risorsa idrica naturale di 36 miliardi di m3 (-31% vs. 2021, un volume comparabile a 60 volte il Lago Trasimeno), di cui 7,1 miliardi di m3 di acqua consumabile (-34% vs. 2021 quanto l’acqua consumata da 14 milioni di cittadini);
    o La siccità del 2022 ha inoltre ridotto la produzione idroelettrica a 30,3 TWh (vs la media del decennio 2012-2021 di 48,4 TWh). Per trovare un valore così basso bisogna risalire al 1954, ma con una potenza installata di 3 volte inferiore a quella attuale;
    o Il 2022 ha visto picchi di anomalie termiche e pluviometriche e una crescita della frequenza di eventi estremi, come piogge intense (+50,2% medio annuo negli ultimi 20 anni) e allagamenti (+26,4% medio annuo nello stesso periodo). Nella prima metà del 2023, gli eventi idrici estremi sono già aumentati del 130% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
  • Il 18% del Pil Italiano, pari a 320 miliardi di euro l’anno, è generato grazie al contributo della disponibilità abbondante di acqua.

Un pacchetto d’investimenti da 48 miliardi di euro in dieci anni per superare l’emergenza idrica, recuperare acqua per le esigenze di famiglie, agricoltura e industria e rilanciare lo sviluppo dell’idroelettrico, l’unica fonte rinnovabile programmabile, asset strategico per la sicurezza energetica del Paese.

È quel che emerge dallo studio “Acqua: azioni e investimenti per l’energia, le persone e i territori” realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con A2A, presentato oggi nell’ambito del Forum di Cernobbio da Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato e Direttore Generale di A2A e Lorenzo Tavazzi, Partner e Responsabile Scenari e Intelligence di The European House – Ambrosetti.

Uno studio completo e dettagliato sui diversi aspetti legati al ciclo dell’acqua che certifica l’emergenza idrica del nostro Paese (nel 2022 -31% di risorsa disponibile rispetto all’anno prima) e indica i possibili correttivi da mettere in campo: da un lato l’analisi mostra infatti come sia possibile recuperare 9,5 miliardi di metri cubi d’acqua (oltre un terzo di quella consumata in un anno nel nostro Paese) investendo su riuso, riduzione delle perdite e dei consumi e recupero dell’acqua piovana; dall’altro elenca le azioni per ottenere energia idroelettrica aggiuntiva investendo su pompaggi, invasi irrigui, repowering, mini-idroelettrico e nuove centrali (azioni in grado di generare 12,5 Twh l’anno). Una doppia strategia, articolata in precise linee di intervento, che potrebbe avere un effetto volano sull’economia nazionale, con ricadute positive per 77 miliardi di euro.

“Senz’acqua non c’è futuro. Ma in futuro avremo sempre meno acqua. I cambiamenti climatici, gli sprechi e una gestione poco oculata hanno messo a rischio questa risorsa, come denunciato anche dall’Onu – ha spiegato Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato di A2A – “Sono necessari circa 50 miliardi di investimenti in 10 anni per la salvaguardia del ciclo idrico e della produzione di energia idroelettrica e l’azione congiunta di istituzioni, industria, cittadini. A2A, come Life Company, è pronta ad essere protagonista responsabile di un fronte comune a tutela della risorsa idrica. La circolarità può essere la risposta migliore per la mitigazione degli effetti del climate change: riuso, riduzione e recupero possono rimettere in circolo 9,5 miliardi di mc di acqua, più di quanto perso nel 2022 a causa della siccità. Inoltre, un miglior utilizzo di accumuli e centrali idroelettriche potrebbe generare 12,5 TWh l’anno di energia pulita, più dei consumi domestici annuali di tutta la Lombardia, un contributo essenziale per raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione.”

“Gli effetti del cambiamento climatico si aggiungono ad alcune criticità strutturali che segnano la gestione idrica in Italia e che vanno opportunatamente e prontamente attenzionate” – ha commentato Lorenzo Tavazzi, Partner di The European House – Ambrosetti – “Investire in adattamento e mitigazione del cambiamento climatico è quindi cruciale, in un contesto in cui il cambiamento climatico sta già impattando significativamente il nostro Paese: nel 2022 le temperature sono aumentate fino a 2,0° C, mentre le precipitazioni cumulate si sono ridotte del 23,2%”.

Lo scenario

L’ultimo biennio ha reso evidente nel nostro Paese l’urgenza di intervenire per la mitigazione degli impatti del cambiamento climatico sulla risorsa idrica. Se il 2022 è stato per l’Italia l’anno meno piovoso e più caldo degli ultimi 60 anni, il 2023 vede l’alternanza tra la coda siccitosa del 2022 e precipitazioni intense e fortemente concentrate, indice di una tropicalizzazione del clima italiano che necessita di una maggiore attenzione nel dibattito pubblico del Paese.

L’acqua è un bene prezioso e strategico. Nel ciclo infinito della singola goccia, la risorsa influenza una moltitudine di dimensioni, generando energia, sostenendo i consumi civili e produttivi e salvaguardando l’ecosistema. Non solo, nelle stime realizzate dalla Community Valore Acqua per l’Italia di The European House – Ambrosetti, l’acqua attiva anche una filiera industriale produtt iva lunga e articolata, dal settore primario, alla manifattura, fino al settore energetico e al Servizio Idrico Integrato, abilitando la generazione del 18% del PIL industriale italiano, pari a 320 miliardi di Euro.1

La disponibilità di acqua nel nostro Paese è messa a rischio dagli effetti del cambiamento climatico, di cui il 2022 ha rappresentato l’“anno nero” con picchi di anomalie termiche e pluviometriche e una crescita della frequenza degli eventi estremi, come piogge intense (+50,2% medio annuo negli ultimi 20 anni) e allagamenti (+26,4% medio annuo nello stesso periodo). La tropicalizzazione del clima italiano non si è arrestata e, nella prima metà del 2023, questi fenomeni sono già aumentati del 130% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il disagio legato alla siccità record del 2022 è stato generalizzato. Fino al 40% dei cittadini ha vissuto gli effetti delle politiche di contenimento dei consumi e il 28% ha subìto razionamenti di acqua nel proprio comune di residenza. La carenza idrica si è concentrata nel Nord-Italia con 5 Regioni che hanno adottato lo stato di emergenza (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Piemonte).

La ricerca ha quindi l’obiettivo di focalizzare l’attenzione sugli impatti della siccità del 2022 sulla dimensione idrica ed energetica, fornendo una chiara indicazione delle potenzialità d’intervento per la salvaguardia di questa risorsa.

Impatti e investimenti in ambito idrico

L’analisi riporta una perdita stimata del 31% delle risorse idriche (36 miliardi di m3 in meno) nel 2022 rispetto al 2021. Si tratta di volumi equivalenti a 4 volte il lago di Bolsena (9,2 miliardi di m3) o 60 volte il lago Trasimeno (0,6 miliardi di m3). In termini di volumi effettivamente disponibili per i vari utilizzi finali, si stima un calo di 7,1 miliardi di m3 in un anno, con impatti negativi sul settore agricolo, civile e industriale. Tale volume corrisponde complessivamente alla quantità d’acqua necessaria per irrigare 641 mila ettari di terreni agricoli (pari alla superficie agricola del Lazio), all’acqua consumata annualmente da oltre 14 milioni di persone (pari agli abitanti di Lombardia e Piemonte) e a quella necessaria alla produzione di 82 mila imprese manifatturiere (il numero di imprese manifatturiere di Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna).

A fronte di ciò, gli operatori del settore hanno a disposizione una combinazione di linee di intervento mirate su cui investire per recuperare volumi e rendere più resiliente il sistema ai fenomeni idrici estremi. In particolare, si tratta di:

  • valorizzazione del riuso della risorsa, soprattutto in ambito agricolo, in cui la piena copertura di tutti gli abitanti italiani e dei relativi carichi inquinanti abiliterebbe 5,4 miliardi di m3 aggiuntivi di volumi idrici depurati ogni anno (raggiungendo un valore totale di 14,4 miliardi di m3);
  • la riduzione delle perdite di rete nella fase di distribuzione, con l’obiettivo di raggiungere il tasso di dispersione idrica medio europeo del 25%, e il contenimento dei consumi civili, attraverso un’azione di miglioramento della consapevolezza e un maggiore tracciamento di informazioni, anche grazie ad una maggiore diffusione degli smart water meter individuali (oggi in Italia al 4% contro una media europea del 49%), abiliterebbero complessivamente 1,6 miliardi di m3 di volumi idrici, che attualmente vanno perduti;
  • la crescita della capacità di recupero delle acque meteoriche, attraverso l’autorizzazione di volumi aggiuntivi nelle grandi dighe e la costruzione di piccoli bacini di raccolta. In quest’ottica, l’implementazione del Piano Laghetti/Piano Bacini e l’autorizzazione dei volumi aggiuntivi nelle grandi dighe renderebbe possibile aumentare la raccolta delle acque di 2,5 miliardi di m3.

La combinazione delle linee di efficientamento del sistema idrico nazionale, a fronte di un investimento cumulato di 32,9 miliardi di euro, genererebbe un risparmio idrico di 9,5 miliardi di m3. Non solo: la riduzione stimata dei volumi idrici immessi in rete proveniente dall’efficientamento delle perdite e dal contenimento dei consumi porterebbe anche a un beneficio in termini di energia risparmiata pari a 1,4 TWh annui. Investire nel settore idrico, inoltre, significa attivare filiere di fornitura e sub- fornitura adiacenti: ogni euro investito nel settore genera infatti 1,6 euro di ulteriori ricadute economiche positive nei settori contigui. Di conseguenza, l’investimento necessario stimato di 32,9 miliardi di euro genererebbe ulteriori ricadute economiche indirette per il Paese pari a 52 miliardi di euro.

Impatti e investimenti in ambito idroelettrico

La siccità del 2022 non ha solo influito negativamente sui consumi idrici, ma ha messo a rischio anche la capacità di produzione energetica da fonte idroelettrica, ovvero la prima fonte energetica rinnovabile nel nostro Paese con un contributo medio nel periodo 2012-2021 del 42% sul totale della produzione da fonti rinnovabili in Italia. La siccità record del 2022 ha determinato una produzione lorda idroelettrica nazionale pari a 30,3 TWh, significativamente inferiore della media del decennio 2012-2021 (48,4 TWh2). La perdita di produzione dell’Italia ha rappresentato da sola il 25% della riduzione totale europea di produzione idroelettrica del 2022. Per trovare così basso bisogna risalire al 1954, considerando però un parco idroelettrico con una potenza di 3 volte inferiore a quella attuale. Per dare un dimensionamento, se volessimo compensare questa perdita di produzione idroelettrica con il fotovoltaico, sarebbe necessario installare oltre 4 milioni di pannelli, per una superficie complessiva di oltre 58 km2, pari a 1/3 dell’estensione del Comune di Milano.

L’idroelettrico è anche una risorsa chiave per raggiungere il target legato alla generazione da fonti rinnovabili al 2030 in Italia. Infatti, anche con il massimo dispiegamento di solare ed eolico, senza il pieno apporto dell’idroelettrico il nostro Paese non potrebbe raggiungere gli obiettivi di quota di rinnovabili sul fabbisogno elettrico nazionale stabiliti dalla bozza del nuovo PNIEC (pari al 65%).
Per contenere gli effetti dei fenomeni idrici estremi sul settore energetico, gli operatori possono efficientare l’esistente e realizzare nuove infrastrutture. Nella ricerca sono state identificate 5 linee di investimento prioritarie:

— costruzione di nuovi pompaggi idroelettrici sfruttando gli invasi già esistenti. I pompaggi sono, infatti, essenziali nella prospettiva di una crescente penetrazione delle fonti rinnovabili non programmabili come eolico e solare. Questi sistemi garantiscono l’assorbimento dell’eventuale “overgeneration” nelle ore di maggiore disponibilità delle rinnovabili – per esempio nelle ore centrali della giornata – abilitando la copertura della domanda nelle ore di carico elevato e basso contributo delle fonti rinnovabili non programmabili. Installando 3,2 GW di nuovi pompaggi in Italia si potrebbe garantire l’assorbimento di “overgeneration” per circa 2 TWh a fronte di investimenti complessivi per 8 miliardi di euro.
— interventi per valorizzare in ottica energetica i rilasci degli invasi esistenti a scopo irriguo da cui è stata stimata una potenza idroelettrica aggiuntiva pari a 350 MW, per una produzione idroelettrica addizionale di 1 TWh e un volume di investimento totale pari a circa 875 milioni di euro.
— repowering degli impianti idroelettrici esistenti con potenza aggiuntiva stimata pari a 1,6 GW, per una produzione idroelettrica addizionale di circa 4 TWh e un volume di investimento totale pari a circa 560 milioni di euro.
— realizzazione di nuovi impianti mini-idroelettrici per una potenza addizionale di circa 700 MW, stimati sulla base del potenziale massimo di installazione e del trend degli ultimi anni, che supporta una produzione idroelettrica aggiuntiva pari a circa 1,8 TWh e un volume di investimento totale di circa 2,8 miliardi di euro.
— interventi per valorizzare in ottica energetica il ruolo dei fiumi e dei bacini alpini e appenninici. Ad oggi, infatti, circa il 90% dei corsi d’acqua alpini e appenninici idonei è sfruttato per la produzione di energia idroelettrica. Impiegando anche la quota rimanente attualmente non utilizzata, tramite la realizzazione di nuovi bacini connessi, sarebbe possibile produrre 3,7 TWh aggiuntivi di energia idroelettrica, con un investimento totale che potrebbe arrivare a circa 3,0 miliardi di euro.

Complessivamente, portando a sintesi le 5 linee di intervento suggerite per contenere gli effetti dei fenomeni idrici estremi sul settore energetico, risulta come gli operatori industriali potrebbero abilitare un recupero di circa 12,5 TWh (73% della produzione idroelettrica persa nel 2022), a fronte di un investimento complessivo di circa 15 miliardi di euro. Grazie alle ricadute positive indirette sui settori attigui – circa 25 miliardi di euro e generati dagli investimenti nella filiera energetica (pari a 1,64 euro ulteriori per ogni euro investito) – la ricchezza totale distribuita sul territorio nazionale sarebbe complessivamente di circa 40 miliardi di euro.

Autostrada Valtrompia, Zobbio: lavori avanzano, fatto positivo

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“L’avanzamento dei lavori di realizzazione della bretella autostradale della Valle Trompia è senza dubbio un fatto positivo. Al netto di qualche disagio al traffico, che purtroppo fa ‘parte del gioco’, più i cantieri proseguono e più ci avviciniamo alla meta tanto attesa”. Lo afferma il Consigliere provinciale Giacomo Zobbio, delegato della Provincia per la Bretella autostradale della Valtrompia.

“Come amo sempre ripetere – ha aggiunto – il fatto stesso che i lavori proseguano, nonostante un iter accidentato, è sempre una bella notizia. Anche in questo caso, che vede ormai prossimi i lavori del tunnel artificiale tra via Mazzini e via Moro a Concesio, vale lo stesso concetto. È doveroso un ringraziamento a tutti quei soggetti e addetti coinvolti, che si prodigano per fare in modo che i lavori proseguano.

Da parte della Provincia c’è costante e massima attenzione, continuiamo a seguire l’avanzamento dell’iter. Siamo al fianco del sindaco Damiolini, che giustamente è consapevole della complessità dell’intervento, e auspichiamo consapevolezza anche da parte dei cittadini per i disagi che potrebbero venire a crearsi. Sono convinto che, alla fine dei cantieri, tutti noi potremo giovare di questa opera e che la pazienza non sarà stata vana.

La bretella è un’opera che la Valtrompia attende da tantissimo tempo e che garantirà un miglioramento della viabilità per cittadini e imprese, assicurando al territorio anche un risparmio netto in termini di ore di traffico. La sua importanza è nei fatti e tutti noi la conosciamo, è fondamentale proseguire in questa direzione per regalare finalmente ai valtrumplini questa nuova strada” ha concluso Zobbio.

Lombardia, stop ai diesel Euro5 rinviato. Maione: scelta di buon senso

in Ambiente/Economia/Evidenza/Istituzioni/Regione by

“Il rinvio dello stop ai veicoli diesel euro 5 al 2024 – 2025 per tutte le Regioni del bacino padano è una scelta di buonsenso da parte del Governo. Non si possono costringere decine di migliaia di famiglie a sostituire l’automobile dall’oggi al domani. Ora che il decreto è stato approvato dal Consiglio dei ministri, la Regione Lombardia avvierà un confronto con Comuni e associazioni di categoria per arrivare a un percorso condiviso sulle scelte e le tempistiche”. Lo ha dichiarato l’assessore all’Ambiente e Clima della Regione Lombardia Giorgio Maione in seguito al decreto approvato nel fine settimana dal Cdm. Il documento prevede la facoltà per la Regione Lombardia, unitamente a Piemonte, Veneto ed Emilia – Romagna, di attuare misure di limitazione della circolazione dei veicoli diesel euro 5 esclusivamente a far data dal 1° ottobre 2024 e in via obbligatoria solo a partire dal 1° ottobre 2025.

“Il cambiamento va condiviso e accompagnato con gli incentivi, come sta facendo la Regione Lombardia che grazie al bando ‘Rinnova Autovetture 2023’ ha investito 10 milioni e consentito quest’anno a 4744 famiglie di sostituire un veicolo inquinante con uno a zero o bassissime emissioni. Abbiamo come sempre un approccio concreto ai problemi e non una visione puramente ideologica che rischierebbe di compromettere la tenuta economica e sociale dei nostri territori” aggiunge Maione.

“L’incentivo alla sostituzione del veicolo arriva fino a 4.000 euro. Sono ancora disponibili 2 milioni di euro. Il bando chiuderà il 31 ottobre. Tutte le nuove motorizzazioni garantiscono bassissimi valori di emissione e quindi promuoviamo scelte che possano migliorare ulteriormente la qualità dell’aria della nostra regione” conclude l’assessore.

Out of cresce: la maschera evoluta per lo sci raccoglie 2,7 milioni e prende casa a Brescia

in Economia/Innovazione by

Un progetto vincente nato da un binomio potentissimo: passione e competenza. Fondata dai tre fratelli Righi: Federico, fisico laureato con lode all’università di Milano, Roberto, Industrial Designer e Laura, Graphic Designer, la PMI innovativa Out Of nasce dalla loro profonda passione per la tecnologia e gli sport outdoor. Da subito, i tre founder hanno un obiettivo importante: portare innovazione nel campo dell’ottica sportiva e nel 2020 arrivano a presentare il primo prototipo di Electra, una maschera da sci con una lente a cristalli liquidi in grado di adattarsi alla luce in meno di 1 secondo, automaticamente e senza utilizzare batterie.

Lo presentano su Mamacrowd, lanciando la loro prima campagna di crowdfunding che raccoglie 1 milione di euro dopo essere andata in overfunding ben 4 volte.

Proprio nella giornata di mercoledì 6 settembre l’azienda ha inaugurato i nuovi uffici della sede di Brescia, presentando anche tre nuovi prodotti: un nuovo modello di occhiale da sole, che copre l’incredibile range S1-S4 ad una velocità mai vista, le visiere per caschi da moto a tecnologia IRID, che hanno il potenziale di rivoluzionare il mercato dei caschi da moto e ultimo, ma non ultimo, i primi prototipi di lenti oftalmiche con tecnologia IRID. Le varie applicazioni della tecnologia contano 6 brevetti già approvati ed estesi a livello internazionale e 3 pending, ma lo sviluppo delle varie applicazioni così come i brevetti, sono in costante sviluppo.

A supporto di questo importante piano di crescita, Out Of ha avviato una seconda campagna di equity crowdfunding su Mamacrowd che nella prima settimana ha già raccolto oltre 1,7 milioni di euro.

Come cambia la SEO per gli e-commerce con l’avvento dell’AI di Google?

in Economia/Tech/Web e digitale by

Il mondo digitale, sempre in fermento e pronto a evolversi, sta mettendo in campo una nuova sfida per tutti coloro che desiderano sfruttare in proprio favore la visibilità offerta dai motori di ricerca e, in particolare, da Google: l’impiego dell’intelligenza artificiale generativa per fornire agli utenti risposte immediate e chiare a quesiti, dubbi, curiosità e ricerche.

Questa innovazione non fa tremare solo i gestori di siti web e blogger, ma anche i creatori di contenuti e i SEO expertise.

Ma c’è davvero da preoccuparsi oppure è possibile trovare un sistema per sfruttare a proprio vantaggio queste novità? Fare previsioni in questo senso non è semplice, soprattutto tenendo conto del fatto che Google, così come gli altri motori di ricerca, hanno tutto l’interesse di tenere in vita il meccanismo legato alla produzione di contenuti, all’indicizzazione e all’utilizzo dei loro strumenti di advertising.

Nonostante le serp dinamiche realizzate tramite AI, il ruolo della link building sarà ancora determinante, secondo l’agenzia Elemaca, per aumentare l’autorevolezza degli spazi e dei negozi virtuali, così come importante risulterà la creazione di contenuti di alta qualità.

In questo articolo focalizzeremo l’attenzione sugli e-commerce e cercheremo di capire quali cambiamenti potrà apportare a livello SEO il nuovo sistema di Intelligenza Artificiale di Google.

  • Che cos’è Intelligenza artificiale generativa

Quando si parla di IA generativa, abbreviata anche con l’acronimo GenAI, si fa riferimento a una tecnologia evoluta in grado di elaborare non solo testi, ma anche video e immagini in risposta a query inserite da un utente.

Per effettuare l’elaborazione, il software utilizza tutti i dati che ha a disposizione, forniti dallo sviluppatore oppure raccolti in rete.

Tra i sistemi di intelligenza artificiale di questo tipo rientrano ChatGPT, il quale ha ultimamente fatto parlare molto di sé, e Bard di Google.

  1. IA generativa e la ricerca di prodotti online

Cerchiamo ora di capire in che modo l’IA generativa influenzerà la SERP nel momento in cui un utente cerca un prodotto specifico.

L’impostazione alla quale siamo abituati da tempo offre, in risposta a una query, una serie di snippet che, secondo il motore di ricerca, possono soddisfare l’esigenza, di approfondimento o di acquisto, dell’utente.

Quest’ultimo potrà scegliere di approfondire un argomento, ad esempio capire quali caratteristiche valutare per acquistare una bicicletta, accedendo a vari link ed effettuando ricerche via via più specifiche, oppure potrà dirigersi immediatamente verso un e-commerce ed effettuare l’acquisto.

L’IA generativa modificherà profondamente l’esperienza di acquisto sul web, offrendo immediatamente all’utente informazioni utili, generate automaticamente, per la scelta del prodotto di cui ha bisogno; tra queste potranno rientrare le caratteristiche da prendere in considerazione, le presentazioni dei prodotti, alcune recensioni e via dicendo.

Insomma, un’esperienza completa, in grado di ottimizzare la ricerca, rendendo il sistema ancora più user friendly.

  • Come cambia la SEO per gli e-commerce

In questo contesto, il lavoro dei SEO expertise potrebbe diventare ancora più rilevante, in quanto dovranno essere in grado di rendere i prodotti presenti sugli e-commerce talmente appetibili, da spingere l’IA a sceglierli e a mostrarli ai potenziali clienti.

Per ottenere tale risultato sarà fondamentale offrire contenuti rilevanti e ricchi di approfondimenti, corredati da immagini di alta qualità.  In più risulteranno ancora più determinanti le strategie SEO off-page volte ad aumentare l’autorevolezza del negozio virtuale.

La manifattura lombarda tiene, ma crescono i segnali d’allarme

in Economia/Manifatturiero/Tendenze by

“La manifattura lombarda tiene e continua a primeggiare in Italia e in Europa, ennesima certificazione della capacità di tenuta lombarda; nonostante le influenze esterne negative che stanno compromettendo una situazione che potrebbe essere migliore”. Così Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, commenta i dati congiunturali elaborati da Unioncamere Lombardia nel secondo trimestre 2023 per industria e artigianato.

A causa della recessione tedesca che assorbe il 14% delle esportazioni lombarde e con l’aumento dei tassi di interesse, investimenti e consumi subiscono una frenata per cui tutti gli indicatori risultano a ‘zero virgola’: dalla produzione al fatturato agli ordini interni ed esteri, solo il dato tendenziale del fatturato è in positivo (+1,9%) con gli ordini esteri a +2,0%. Una situazione che attesta comunque la regione Lombardia stabile e con risultati migliori rispetto alla media nazionale.

Il comparto artigiano registra una performance simile con una variazione nulla sul trimestre precedente ma con un miglior risultato tendenziale (+1,1%). Tra i settori più performanti spiccano abbigliamento (+5,8% produzione su base annua) e pelli-calzature (+8,6%) a cui si aggiunge l’exploit dei mezzi di trasporto (+13,4%). Positivo anche il settore alimentare (+2,8%) e meccanico (+1,7%): sono le imprese di maggiore dimensione e a più alto contenuto tecnologico a sostenere il manifatturiero.

“Certamente – ha aggiunto l’assessore Guidesi – bisogna tenere ben presente il tema dell’accesso al credito che sta provocando l’erosione dei depositi e la rinuncia, pur temporanea, agli investimenti, limitando le imprese lombarde nella competizione internazionale, oltre a mettere notevolmente a rischio la crescita. Non è più rimandabile un intervento europeo attraverso il ripristino di un fondo di garanzia per l’accesso alla liquidità per investire funzionalmente al raggiungimento degli obiettivi che la stessa Europa, attraverso la Commissione, ha prefissato. È inoltre preoccupante lo stallo degli ordini interni che rappresenta un segno delle difficoltà dettate da inflazione e disponibilità della liquidità con l’aumento dei tassi di interesse sui finanziamenti in essere. È evidente anche il peso della recessione in Germania, Paese con cui abbiamo molteplici rapporti commerciali. Continueremo a lavorare ‘a sistema’ per fare in modo che le influenze esterne negative non compromettano ulteriormente i tendenziali di crescita”.

“I riscontri da parte degli imprenditori lombardi evidenziano un’economia che resiste nonostante le problematiche economiche che minacciano l’economia mondiale – ha specificato Gian Domenico Auricchio, presidente di Unioncamere Lombardia – i risultati del secondo trimestre descrivono un quadro meno negativo rispetto al nazionale: la nostra produzione registra variazioni molto contenute a testimonianza di un sistema capace di tenere anche in situazioni difficili con la moda come fiore all’occhiello”.

“Nel secondo trimestre la produzione manifatturiera lombarda si conferma in territorio positivo ma crescono i segnali di rallentamento che si erano intravisti a inizio anno – ha sottolineato ancora Francesco Buzzella, presidente Confindustria Lombardia -. Il nostro manifatturiero continua quindi a performare nonostante uno scenario internazionale preoccupante che vede la recessione tedesca, l’aumento del costo del denaro e l’instabilità geopolitica tra le principali fonti di preoccupazione per chi fa impresa. A penalizzare la performance delle imprese è però soprattutto il mercato interno: gli ordini in calo devono essere un campanello d’allarme in particolare legato all’inflazione. È evidente che ulteriori aumenti dei tassi di interesse non potranno che comprimere ulteriormente gli investimenti delle imprese, per questo Confindustria Lombardia auspica che le istituzioni facciano valere sui tavoli competenti il peso del 14% di quota capitale dell’Italia presso la BCE, al fine di interrompere discutibili scelte di politica monetaria che rischiano di compromettere non gli investimenti nei prossimi anni ma anche i percorsi di transizione obbligata che le imprese si trovano ad affrontare”.

“I segnali globali confermano una stabilizzazione della crescita dopo la fase di stallo pandemico ma ritmo, robustezza ed uniformità di questa tendenza sono certamente resi più fragili dai noti fattori dei costi delle materie prime, dell’energia, di un calo piuttosto lento dell’inflazione e dalle correlate politiche di rialzo dei tassi ad opera della Commissione europea” ha chiosato Giovanni Buzzini, presidente di CNA Lombardia – “Dobbiamo essere consapevoli che il mondo della micro impresa e dell’artigianato vivono un fisiologico anticipo delle difficoltà e un ritardo dei vantaggi di ogni fase. Resta notevole la nostra preoccupazione per le performance della Germania, alla quale molte delle nostre filiere sono agganciate in un virtuoso processo di internazionalizzazione. La fiducia è molto debole e questo genera prudenza anche nella dinamica degli investimenti. È come se, superato il traumatico ‘fermo tecnico’ della domanda globale concomitante con il Covid, si sia ora smaltita l’euforia post-pandemica e si sia preso atto di una miscela di fattori che non consentono di irrobustire la crescita sorreggendone la corsa con un adeguato livello di fiducia”.

“Nel secondo trimestre – ha commentato in una nota il presidente di Confindustria Lombardia Francesco Buzzella – la produzione manifatturiera lombarda si conferma in territorio positivo ma crescono i segnali di rallentamento che si erano intravisti a inizio anno. Il nostro manifatturiero continuano quindi a performare nonostante uno scenario internazionale preoccupante che vede la recessione tedesca, l’aumento del costo del denaro e l’instabilità geopolitica tra le principali fonti di preoccupazione per chi fa impresa. A penalizzare la performance delle imprese è però soprattutto il mercato interno: gli ordini negativi devono essere un campanello d’allarme in particolare legato all’inflazione. E’ evidente che ulteriori aumenti dei tassi di interesse non potranno che comprimere ulteriormente gli investimenti delle imprese, per questo Confindustria Lombardia auspica che le istituzioni facciano valere sui tavoli competenti il peso del 14% di quota capitale dell’Italia presso la BCE, al fine di interrompere discutibili scelte di politica monetaria che rischiano di compromettere non solo i prossimi anni di investimenti ma anche i percorsi di transizione obbligata che le imprese si trovano ad affrontare”.

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