
Agenti commercio, il bresciano Lupi confermato vice nazionale di Confesercenti

Il bresciano Luigi Lupi è stato riconfermato Vice Presidente Nazionale della FIARC-Federazione Italiana Agenti Rappresentanti di Commercio di Confesercenti.
Il prestigioso incarico è stato nuovamente conferito a Lupi venerdì 13 gennaio, a Roma, nell’Assemblea per il rinnovo della Giunta, la quale a sua volta ha dato avvio alle elezioni per la vicepresidenza. Luigi Lupi ricopre tale ruolo da molti anni; è anche presidente regionale FIARC, vicepresidente vicario di Confesercenti della Lombardia Orientale e coordinatore degli eletti per l’assemblea Enasarco.
Viva soddisfazione viene espressa da tutto il team di Confesercenti della Lombardia Orientale, con il direttore generale Alessio Merigo e il presidente Pier Giorgio Piccioli, certi che Luigi Lupi continuerà a lavorare con la consueta energia e il comprovato impegno per le questioni importanti che riguardano la vita e attività degli Agenti rappresentanti.
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Sarà inaugurato domani, 22 settembre 2016 alle 8.30 (apertura delle porte al pubblico alle ore 9), ELNÒS Shopping, il più

Ambulanti, via alle procedure di gara per il rinnovo delle concessioni
Sono settimane di grandi attese per circa 2.500 ambulanti bresciani. Come stabilisce la legge, infatti, le concessioni per operare nei

Commercio, Parolini: nuove regole per concessioni nei mercati
Regole semplici, contrasto all’abusivismo, garanzia di concorrenza leale tra operatori, tutela del consumatore e delle professionalita’ degli ambulanti. Sono questi
Concorso per la valorizzazione delle eccellenze olearie
a) Oli a denominazione d’origine, già riconosciute in ambito comunitario (DOP ed IGP);
b) Oli extravergini di oliva, la cui territorialità è attestata dal partecipante con autodichiarazione – da produrre secondo la domanda di partecipazione.
Possono partecipare al Concorso, con una sola denominazione per ciascuna delle due categorie sopra indicate, con un lotto omogeneo documentato di almeno 12 ettolitri di prodotto:
a) olivicoltori produttori di olio in proprio;
b) frantoi le cui olive provengano dal territorio in cui è sita la struttura; c) oleifici cooperativi e organizzazioni di produttori, quali consorzi, cooperative e reti d’impresa;
d) soggetti sottoposti al sistema dei controlli, detentori, nella relativa zona d’origine, di prodotto pronto per l’immissione al consumo, con certificazione a denominazione d’origine.
Le aziende partecipanti devono essere regolarmente iscritte al Registro delle Imprese della Camera di Commercio competente per territorio. La domanda di partecipazione deve essere presentata, anche per il tramite della Camera di Commercio di Brescia (pec: camera.brescia@bs.legalmail.camcom.it e-mail ufficio: promozione@bs.camcom.it), entro il termine del 25 gennaio 2017. Per partecipare è prevista una quota d’iscrizione pari ad € 122,00 (€ 100,00 + IVA 22%) da versare a Promocamera, Azienda Speciale della Camera di Commercio di Perugia – codice IBAN IT 67 F 02008 03033 000029459544 – pena esclusione dal concorso.
Le aziende finaliste devono versare a Promocamera un’ulteriore quota di € 122,00 (€ 100,00 + IVA 22%) – pena esclusione.
L’Ufficio Promozione Imprese e Territorio della Camera di Commercio di Brescia è a disposizione per ulteriori informazioni (referente: Marisa Mauri tel. 030/3725356).
Camera di commercio, un nuovo bando per le reti di impresa

Per ulteriori informazioni rivolgersi all’Ufficio Incentivi alle imprese della Camera di Commercio di Brescia – tel. 030 3725218/357/236 il lunedì, martedì e mercoledì dalle 14,00 alle 15,30.
Camera di commercio, domani Parolini presenta le iniziative della Regione

Per informazioni ed iscrizioni: Segreteria organizzativa: Regione Lombardia. Tel: 02 6765.6725.
mail: segreteria_parolini@regione.lombardia.it
Sistri, Cna Brescia: accolta la nostra richiesta di proroga, ma non è sufficiente

La proroga del Sistri, il sistema di tracciabilità elettronica dei rifiuti speciali, era necessaria, ma non è sufficiente per risolvere i problemi che da anni tormentano gli operatori. È quanto sistiene la Cna di Brescia, dopo che con il decreto Milleproroghe è
stato confermato, fino al subentro del nuovo concessionario (non oltre il 31 dicembre 2017), il rinvio dell’applicabilità delle sanzioni per la violazione delle regole di funzionamento del sistema.
Restano, però, sottolinea Cna, quelle per l’omessa iscrizione e l’omesso pagamento del contributo, come previsto da aprile 2015: le sanzioni vengono solo ridotte del 50%, fino al 31 dicembre 2017 o al subentro del nuovo concessionario (iter al momento congelato per un ricorso al Tar).
«Bene la proroga, ma è da anni che Cna chiede semplificazione e riduzione dei costi di gestione e tracciabilità dei rifiuti speciali – dichiara la presidente della Confederazione bresciana, Eleonora Rigotti -. Le aziende sono costrette a pagare per un sistema che di fatto non c’è. Serve un intervento deciso sulle procedure, nell’attesa che venga individuato il concessionario».
Così Cna Brescia si unisce alla richiesta che a livello nazionale la Confederazione ha indirizzato al governo: l’apertura immediata di un tavolo con le associazioni di imprese che negli anni hanno prodotto proposte operative sulla funzionalità del Sistri, per evitare che tra dodici mesi ci si ritrovi nella stessa situazione odierna.
Mobili e arredo, l’export bresciano vale 3,5 milioni di euro al mese

L’export lombardo di mobili e arredo vale quasi 1,9 miliardi (+2% in un anno) e oltre un settimo di questo (14,8%), pari a 275 milioni circa, parte per Regno Unito, Spagna e Benelux (+7% nel 2016). Tutti questi Paesi si piazzano infatti tra le prime 50 destinazioni mondiali per i mobili lombardi: Regno Unito al 5° posto (+8,7%), Spagna all’8° (+9,8%), Belgio al 10° (+2,3%), Paesi Bassi all’11° (+1%) e Lussemburgo al 46° ma con la crescita maggiore (+19,8%). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano, della Camera di commercio di Como e della Camera di commercio di Monza e Brianza su dati Istat nei primi nove mesi del 2016 e 2015.
Monza e Brianza e Como le lombarde più attive. Entrambe superano gli 80 milioni di euro di export verso Regno Unito, Spagna e Benelux nei primi nove mesi del 2016, con una crescita rispettivamente del +4,2% e del +20,5%. Al terzo posto Brescia con 33 milioni (3,5 milioni euro al mese di media) e una crescita del 6,7%, seguita da Bergamo e Milano. La crescita maggiore la registra Lodi che passa da 4 a quasi 6 milioni di euro (+56,5%). E se la destinazione preferita è il Regno Unito per Como, Milano, Brescia, Lecco, Lodi e Monza, Sondrio, Bergamo e Cremona esportano di più in Spagna, Mantova nei Paesi Bassi e Pavia in Belgio.
Leali Steel, bilancio in rosso per 21 milioni. Ma arriva l’offerta algerina

Si è chiuso con un profondo rosso il bilancio 2016 della Leali Steel: oltre 21 milioni di euro di perdita. Con 107 milioni di euro di debiti totali Secondo quanto riportato dal Giornale di Brescia, che riferisce di un articolo del Sole 24 Ore, la prospettiva dell’azienda che fa parte del gruppo svizzero Klesh da qualche giorno sarebbe un po’ meno buia. Il patron del gruppo algerino Cevital – che due anni fa ha rilevato l’ex Lucchini di Piombino – ha infatti confermato il suo interesse per i due stabilimenti: il laminatoio di Odolo dove lavorano 120 persone, e l’acciaieria di Borgo Valsugana, in provincia di Trento) della Leali Steel. Per il momento l’ipotesi è l’affitto triennale.
Ubi, anche il mercato dice sì all’acquisto delle tre good bank
Il mercato sembra premiare l’operazione con cui Ubi ha acquisito tre delle quattro good bank messe sul mercato dal governo. Il primo giorno, infatti, il titolo della banca bergamasca-bresciana ha segnato un aumento quasi in doppia cifra e lo stesso è accaduto ieri. Un chiaro apprezzamento che porterà la banca di Victor Massiah ad acquisire al prezzo simbolico di un euro Nuova Banca delle Marche, Nuova banca dell’Etruria e Nuova cassa di risparmio di Chieti.
Il perimetro identificato dell’Operazione comprende (dati al 30 settembre 2016) parla di 930.623 clienti 547 filiali, 5.010 dipendenti, 14,2 md/€ di impieghi lordi alla clientela (post cessione sofferenze e inadempienze probabili), di cui 1,8 di deteriorati lordi (essenzialmente inadempienze probabili), 18,5 md/€ di raccolta diretta (di cui 14,5 miliardi di depositi della clientela) e 7,5md/€ di raccolta indiretta.
A fronte di un “rischio moderato”, l’operazione permetterà a Ubi di incrementare di oltre l’1% la quota complessiva di mercato (sia in termini di impieghi a imprese e famiglie – al netto delle sofferenze – sia in termini di raccolta diretta), corrispondente ad una quota addizionale del 20% rispetto a quella attuale, consolidando inoltre la presenza in aree geografiche in cui il Gruppo Ubi non è presente. Inoltre per effetto della prevista riduzione del costo del credito, delle sinergie sui costi operativi e del minor costo del funding, “si prevede un impatto positivo sulla redditività ordinaria del Gruppo UBI e un ritorno del 25% sull’aumento di capitale di UBI Banca di massimi 400 milioni di Euro”, con ulteriori benefici derivanti “dalla possibilità per UBI Banca di utilizzare le Attività Fiscali Differite (oltre 600 milioni di Euro di DTA) sulle perdite fiscali pregresse delle Target Bridge Institutions”.
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Valsabbina, titolo fermo a 7 euro per la quarta settimana di fila
Per la quarta settimana consecutiva le azioni della Banca Valsabbina restano fisse a 7 euro con 72 scambi per complessive

Ubi, the single bank project moves ahead
Bergamo, 6th September 2016 – The Management Board and the Supervisory Board of UBI Banca S.p.A. (“UBI Banca”) met today

Stress test, il Banco Popolare: solidi e pronti per gli scenari più avversi
Banco Popolare ha partecipato al 2016 EU wide stress test condotto dall’European Banking Authority (EBA), in collaborazione con Banca d’Italia,
INNOVATION CLUB/1. I finanziamenti per l’innovazione delle imprese

Intervista a Paolo La Torre – AD Financial Consulting LAB srl
Nel complesso mondo della finanza agevolata si stanno ritagliando un ruolo di crescente importanza le società di consulenza che aiutano le aziende ad accedere ai fondi pubblici.
Paolo La Torre – Amministratore Delegato di Financial Consulting LAB srl – affianca da anni centinaia di aziende che hanno deciso di avvalersi di un supporto nell’approcciarsi al complesso mondo dei contributi.
Al giorno d’oggi si sente sempre più spesso parlare di Finanza agevolata, ma molto spesso attraverso il confronto con diversi imprenditori capitata di sentire la frase non ho mai preso un contributo seguita a ruota da mentre tutti i miei concorrenti si, cosa ne pensa di queste affermazioni?
Molto spesso nel corso della mia esperienza lavorativa mi è stata sottolineata questa criticità e di conseguenza quando mi è capitato di imbattermi in queste situazioni chiedo da dove abbiano avuto queste informazioni e la risposta è sempre la stessa: al bar.
Scopro così che i bar italiani sono zeppi di imprenditori che si pavoneggiano per il facile ottenimento di finanziamenti pubblici, è facile pensare come questi signori non abbiano la necessità di passare le loro giornate in azienda ma possono permettersi di ubriacarsi di spriz fin dalla mattina perché tanto con la mole di incentivi statali che ottengono il fatturato è l’ultimo dei loro pensieri. Tutto questo mi ha portato ad una riflessione che voglio condividere ossia chi tra gli imprenditori sobri riesce a tutti gli effetti a rapportarsi in modo proficuo con la finanza agevolata?
A mio parere la risposta è in due caratteristiche fondamentali sia per lo sviluppo di un proficuo business in azienda sia per potersi confrontare in modo sano con gli strumenti agevolativi: obiettività e programmazione.
Perché obiettività?
Spesso l’imprenditore ha un approccio parziale nei confronti dei suoi progetti, soprattutto se si parla di progetti innovativi.
Quotidianamente analizziamo idee innovative che in realtà sono già consolidate e progetti di ricerca dove i risultati sono disponibili da anni in internet, la competizione sui bandi regionali e nazionali è altissima e spesso i progetti buoni non vengono finanziati, figuriamoci quelli raffazzonati.
Troppo spesso si crede che sia il valutatore a non capire le piene potenzialità di un progetto, in realtà o queste potenzialità non sono così evidenti o non vengono esplicitate nel modo più corretto nella richiesta di agevolazione e quindi il progetto non viene premiato.
Idee innovative che non vengono giudicate positivamente dalla provincia o dalla regione – dove la competizione è decisamente relativa – hanno l’ambizione di essere proposti su call europee – dove la competizione è assoluta -. Vengono, quindi, ovviamente bocciate solo dopo che l’azienda ha investito tempo e risorse per presentare la propria domanda su bandi decisamente inadatti.
Vediamo spesso che attività di ricerca giudicate non abbastanza nuove su bandi regionali dove la percentuale di successo è del 40% vengono riproposte sul programma Horizon 2020 dove la percentuale di successo è il 4%. Risulta così facilissimo intuire a priori se la mia idea rientrerà tra le poche finanziate o tra il 96% di quelle che non ottengono alcun contributo.
Tutto ciò è strettamente legato con l’assenza di programmazione nella gestione dell’accesso alle misure agevolative, l’azienda infatti generalmente rincorre il contributo e non lo affronta come un’opportunità di incentivo ad un piano industriale già precedentemente ben definito.
Perché programmazione?
Conoscere quali sono i migliori strumenti possibili ed approcciarsi a loro con la tempistica e la maturità giusta è l’unico modo per ottenere riscontri positivi nell’affrontare il tema dei contributi pubblici.
Un esempio banale è costituito dal rating di legalità, spesso si pensa che le agevolazioni siano destinate sempre alle stesse aziende perché in qualche modo hanno una via preferenziale. La realtà è che spesso sono sempre le stesse imprese che accedono allo strumento agevolativo perché sono le uniche che posseggono questo tipo di attestazione che da sempre un privilegio nell’ottenimento di un finanziamento pubblico.
Quindi, vista la complessità degli strumenti agevolativi, perché un’azienda dovrebbe ricorrere alla finanza agevolata?
Perché oggi lo strumento delle agevolazioni è diventato uno strumento competitivo molto importante di cui le imprese possono e devono servirsi. Se ad esempio un’impresa fa un progetto di ricerca e sviluppo e sostiene un investimento produttivo finanziandolo in parte attraverso un contributo agevolato questa azienda è già in una posizione di vantaggio competitivo rispetto alle altre imprese concorrenti e quindi il competitor deve chiedersi quanto deve essere più bravo ed efficiente rispetto ad ora, per poter riuscire a colmare il GAP creatosi nei confronti dell’impresa beneficiaria del contributo.
Se l’agevolazione è uno strumento fondamentale ma difficoltoso da gestire, cosa può fare allora l’imprenditore per gestirlo al meglio?
L’imprenditore deve capire il bando, ricevendo adeguate informazioni, in modo tale da poter entrare fino in fondo nello strumento. Un bando è pensato in modo generico ma al suo interno ha tante particolarità che rendono possibile la sua comprensione solo se viene analizzato e approfondito nei minimi dettagli.
Di conseguenza il primo passo è capire il bando?
Certo, perché a titolo tutte le agevolazioni sembrano adatte a qualsiasi tipologia di azienda, ma in realtà non è così, ed è importante capire quali effettivamente sono calzanti nello specifico e quali invece non lo sono. Affrontare una misura agevolata non vuol dire affrontarla in modo asettico, ma è necessario studiarla, capirla e comprenderla fino in fondo per meglio usarla. Io credo che la richiesta e la disponibilità di un contributo non devono essere visti dall’impresa in modo a sé stante ma all’interno del piano strategico aziendale. Perché, se ad esempio un’impresa investe in un macchinario per aumentare la sua capacità produttiva e l’investimento lo fa perché lo stesso è finanziato anche con contributi, nonostante l’acquisto del mezzo non sia necessario perché nella realtà non ha abbastanza ordinativi, essa non potrà sfruttare al massimo ed in modo efficiente la maggiore capacità produttiva. Quindi l’impresa ha si un nuovo impianto su cui ha ottenuto un contributo, ma ha comunque sostenuto un investimento che non ha portato nessun valore aggiunto al piano di sviluppo aziendale.
Il contributo può essere dunque un’opportunità molto pericolosa?
Si, soprattutto particolari tipologie di contributo.
Ad esempio i fondi comunitari che ad oggi sembrano la soluzione a tutti i mali di un’azienda, ma che in realtà presentano dei problemi e delle criticità particolari, come essere molto impegnativi e capaci di portare via molto tempo all’azienda e ai dipendenti. Ma questo non è tutto: se non si ha un profilo aziendale calzante con i rigidi requisiti richiesti dal legislatore comunitario diventa difficile ottenere l’agevolazione e quindi questi fondi presentano tassi di successo bassissimi.
Un secondo aspetto non meno importante è che i fondi comunitari richiedono una gestione molto complessa: l’azienda deve verificare di avere le capacità e le competenze adatte per poter affrontare lo strumento. Se in azienda non si hanno competenze basiche, come può essere la conoscenza della lingua inglese, non si può pensare di instaurare e gestire rapporti con un soggetto terzo inglese.
Quali sono le potenzialità che un’azienda deve cercare di sfruttare?
Potenzialmente tutte. Suggerisco di valutare ogni tipo di strumento non trascurando quelli Provinciali e Regionali che spesso sono più performanti da gestire e rappresentano il miglior modo per approcciarsi alla finanza agevolata.
In conclusione quindi una soluzione alle criticità è rappresentata dall’informazione?
Si, a mio parere un’informazione tecnica ma che sia anche comprensibile, senza alcuna finalità commerciale, consente all’azienda di cogliere tutte le opportunità insieme a tutte le sue criticità. L’informazione è lo strumento per conoscere e comprendere il fenomeno e quindi consente di non investire in modo inconsapevole in agevolazioni suggerite da professionisti con troppa superficialità e che possono portare più male che bene all’azienda.
Gli studenti bresciani dell’Istituto Natta di Bergamo incontrano le imprese di Aib

Questo pomeriggio in AIB sei ragazzi bresciani (Alice Campari, Maria Contrini, Mattia Grazioli, Metteo Pedersini, Davide Sabatino, Veronica Vagni), che stanno frequentando i percorsi di alta specializzazione ITS dell’Istituto “Giulio Natta” di Bergamo, hanno incontrato gli imprenditori dei comparti chimico, alimentare, meccanico e siderurgico, che hanno così potuto conoscere i profili di questi studenti e valutare un loro eventuale inserimento in azienda come stagisti.
Durante l’incontro, aperto dai saluti del presidente del Settore Chimico di AIB Giovanni Silvioli, sono intervenuti Giuseppe Nardiello e Ilario Amboni, rispettivamente presidente e direttore della Fondazione Istituto Tecnico Superiore per le Nuove Tecnologie della Vita della scuola bergamasca, i quali hanno illustrato i dettagli dell’attività formativa e le procedure per attivare i tirocini in azienda della durata di 900 ore.
Al termine dei suoi percorsi di specializzazione ITS, post-diploma e indirizzati ai diplomati tecnici, l’Istituto “Giulio Natta” registra sempre ottimi risultati dal punto di vista occupazionale: il giorno stesso degli esami oltre il 70% dei neodiplomati ha già un lavoro e a distanza di pochi mesi si raggiunge la piena occupazione.