
Lavoro, il manifatturiero traina la domanda in Lombardia
Il 2017 comincia nel segno del manifatturiero. Nel periodo gennaio-marzo 2017, infatti, le richieste raccolte dalle Agenzie per il Lavoro nel territorio della Città Metropolitana di Milano e nelle province di Monza Brianza e Lodi sono cresciute del 5% rispetto allo stesso periodo del 2016 (in linea con il +4% rilevato nell’ultimo trimestre del 2016). Un aumento trainato dalla domanda di figure inserite in processi produttivi manifatturieri: conduttori di impianti (5,8%), operai specializzati (4%), personale non qualificato in aziende industriali, che da solo rappresenta il 20,5% della domanda.
E dopo due trimestri contraddistinti dal segno meno, torna a crescere anche la richiesta di tecnici, che da sola vale quasi il 25% del totale, mentre quella di addetti al commercio (36,4%) registra per la prima volta dal 2014 un calo (-7%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
È quanto emerge dall’ultima indagine dell’Osservatorio Assolombarda, realizzata in collaborazione con le Agenzie per il Lavoro, che monitora con cadenza trimestrale la domanda di lavoratori in somministrazione formulata dalle imprese alle agenzie.
A tre anni dal suo avvio, il primo numero del 2017 registra alcune significative novità. Infatti si allarga a 12 il panel delle Agenzie per il Lavoro, che forniscono le informazioni sulle richieste di lavoratori in somministrazione (Ad Adecco Italia, Gi Group, Manpower, Men At Work, Quanta Italia, Randstad Italia e Umana, si sono aggiunte Etjca, In Job, Lavoropiù, Life In e Synergie). Inoltre, a seguito dell’adozione da parte dell’Associazione Industriale Bresciana (AIB) del modello di rilevazione previsto dall’indagine, l’analisi è stata estesa anche alla provincia di Brescia con il risultato di avere un maggior grado di copertura del mercato della somministrazione e un quadro più completo delle tendenze in atto.
“Il primo trimestre 2017 conferma l’incremento dell’occupazione in somministrazione, in linea con il buon andamento generale del 2016 – ha dichiarato Mauro Chiassarini, Vicepresidente di Assolombarda con delega al Lavoro e all’Occupazione –. Inoltre l’aumento delle richieste di alcune figure specializzate utilizzate nei processi produttivi, conduttori di impianti e operai, dà il segno – anche sotto il profilo qualitativo – di una ritrovata dinamicità del settore manifatturiero. Una tendenza già sottolineata da altre rilevazioni come ad esempio l’indagine Unioncamere-Confindustria Lombardia relativa al primo trimestre 2017. Il fatto poi che
l’indagine evidenzi quanto sia difficile reperire figure legate all’industria 4.0 è la conferma, da un lato, che questa dinamicità è spinta anche dalle nuove tecnologie e, dall’altro, che stiamo seguendo la strada giusta nel voler creare le competenze per affrontare l’evoluzione digitale”.
“Infine l’allargamento del monitoraggio all’ambito territoriale di Brescia, frutto anche dei consolidati rapporti tra le due associazioni – ha concluso Mauro Chiassarini –, consente un prezioso arricchimento dell’analisi considerate le differenze in termini di struttura produttiva tra i territori di Milano e Brescia”.
“Siamo in presenza di segnali senz’altro positivi – commenta Roberto Zini, Vicepresidente per Lavoro, relazioni industriali e welfare di AIB – perché nel I° trimestre del 2017 la domanda di lavoratori in somministrazione in provincia di Brescia è cresciuta del 16% rispetto all’analogo periodo del 2016. Un dato che conferma il particolare dinamismo dell’economia locale, certificato, fra l’altro, dalla crescente domanda di beni strumentali. Le Agenzie per il lavoro sono un osservatorio privilegiato per leggere i mutamenti strutturali in atto, l’impatto delle nuove tecnologie sul mercato del lavoro e sulle competenze richieste dalle imprese. Abbiamo aderito con piacere all’invito dei colleghi di Assolombarda a collaborare con il loro Osservatorio, collaborazione da cui nasce anche il primo rapporto interamente dedicato alla provincia di Brescia, curato dal nostro Centro Studi e destinato a essere aggiornato con periodicità trimestrale”.
Relativamente alla provincia di Brescia, per la prima volta rilevata dall’Osservatorio, si evidenzia una ancor più accentuata richiesta nel settore manifatturiero con il 20,5% di domanda per i conduttori di impianti, il 37% per i non qualificati e il 12,8% per gli operai specializzati (che, complessivamente, pesano un terzo dei lavoratori richiesti dalle imprese bresciane alle Agenzie per il Lavoro). Sulle figure riconducibili alle famiglie professionali di tecnici (5,6%) e impiegati esecutivi (5,1%) si concentra invece quasi l’11% della domanda, mentre gli addetti al commercio ne assorbono quasi il 20%.
Lucchini Rs chiude il 2016 con 37 milioni di profitto grazie alla Cina
Ben 37 milioni di euro. A tanto ammontano i profitti della Lucchini Rs Spa, azienda con sede legale a Brescia (in via Oberdan) e stabilimento principale a Lovere (Bergamo), che è leader internazionale nel comparto sidermeccanico in particolare nel settore ferroviario.
La società presieduta da Giuseppe Lucchini dà lavoro a 2.067 persone (di cui 610 all’estero) e ha chiuso il 2016 con un fatturato di 390,4 milioni di euro (392,6 mln dodici mesi prima), per i quattro quinti realizzato all’estero. Un conto che ha consentito di produrre un ricco profitto, anche se inferiore ai 54,4 milioni dell’anno precedente, riducendo l’indebitamento finanziario da 64 a 43 milioni di euro.
A trascinare il bilancio del gruppo è soprattutto la collegata cinese Zhibo Lucchini Railway Equipment, che ha prodotto un fatturato di 323 milioni di euro, con profitti a 49,7 milioni di euro.
Produzione del miele, è Brescia la capitale della Lombardia

Sono 748 le imprese lombarde attive nella produzione di miele (+8% in un anno, + 25% in cinque anni), il 14% su un totale italiano di 5.389. In testa tra le province lombarde Brescia con 113 imprese, + 6% in un anno, Bergamo (105, +13%), Varese (95 imprese, +3%). Tra le province lombarde che sono cresciute maggiormente rispetto allo scorso anno, Cremona registra un aumento del 27%, seguita da Mantova (+15%), Bergamo (+13%), Sondrio (+12%). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati registro imprese al 2016, 2015, 2011.
“In Italia – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia e vice Presidente nazionale di Coldiretti – abbiamo più di un milione e 300mila alveari per un giro d’affari stimato di 70 milioni di euro. La produzione media per alveare, nelle aziende apistiche professionali è di circa 33,5 chili per alveare mentre la media nazionale generale si aggira intorno ai 17,5 chili per alveare. Quest’anno però la primavera fredda ha dimezzato la produzione di miele di acacia, con cali anche dell’80% in Oltrepò Pavese. La Lombardia – continua Prandini – conta oltre tremila appassionati, fra professionisti e hobbisti e circa 155.000 alveari per una produzione di 1.700 tonnellate di miele, propoli, cera e tutti i derivati del miele e dell’alveare. Il 23,6% dei piccoli apicoltori conferisce in cooperativa, il 22% vende direttamente ai consumatori al dettaglio e il 20,8% ai grossisti, mentre il resto finisce nella rete dei piccoli negozi specializzati. Quella del miele è un’attività storica in Lombardia, considerato che proprio a Milano nel 1871 si tenne il primo congresso degli apicoltori italiani”.
Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria: la parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della UE”, se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della UE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della UE”.
Le imprese in Italia. Sono 5.389 le imprese italiane attive nella produzione di miele, in crescita del +8% in un anno e del 27% in cinque. La provincia italiana con più imprese è Torino (243, +12% in un anno), seguono Cuneo con 225, +8%, Catania con 199, + 5%, Trento con 149, + 10%.
Gli addetti. Nel 2016 in Lombardia gli addetti totali hanno registrato un aumento del 7%, passando da 338 nel 2015 a 361. Sono cresciuti maggiormente a Sondrio (+32%), Milano (+39%). In Italia gli addetti sono passati da 2.952 a 3.129 (+6%). Le province con più addetti sono Cuneo con 159, Catania con 139, Torino con 135.
Valsabbia, tesoretti nascosti. 15 milioni invisibili per due aziende

Circa 15 milioni di euro di ricavi nascosti. Per questa ragione sono stati denunciati al fisco i titolari di due aziende della Valsabbia, di Casto e Pertica Bassa, operanti nel settore dei materiali ferrosi. Secondo gli investigatori, infatti, tra il 2014 e il 2017 le imprese avevano messo in piedi un sistema di fatture false per sottrarre denaro al fisco. Un’operazione che i militari della Guardia di Finanza di Gardone hanno battezzato “Castelli di (Val)sabbia”. Tre le persone denunciate dalle Fiamme gialle.
Le due aziende non avevano collegamenti tra loro. La ditta individuale di Casto, nata nel 2010, aveva evitato di annotare sui registri contabili i movimenti della merce e relativi ricavi. Di più: la contabilità veniva occultata o, quando c’era, veniva distrutta. Secondo la Finanza i redditi non dichiarati ammontano a 10 milioni, le fatture false per 11. Mentre l’azienda di Pertica aveva dimenticato di fare la dichiarazione fiscale, sottranedo al fisco 4,5 milioni.
Giuseppe Ambrosi nominato cavaliere

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato oggi il decreto con il quale, su proposta del Ministro dello Sviluppo Economico Dottor Carlo Calenda, Giuseppe Ambrosi, imprenditore, Presidente della Camera di Commercio di Brescia, componente eletto del Consiglio Generale di AIB e presidente di Assolatte è stato nominato Cavaliere del Lavoro della Repubblica Italiana.
“Provo in questo momento una grande soddisfazione perché questi riconoscimenti non arrivano per caso, ma grazie al duro lavoro ed allo spirito di sacrificio espresso negli anni come imprenditore e come uomo”, dichiara Ambrosi “Un riconoscimento che dedico alla memoria di mio padre e di mio fratello, a tutta la mia famiglia ed ai miei collaboratori, senza i quali non avrei raggiunto questo altissimo traguardo.”
“Mi congratulo con l’amico Giuseppe Ambrosi per la meritata onorificenza conseguita, ringraziandolo per il grande lavoro che ha sempre svolto e che continuerà a svolgere con la consueta dedizione per la città di Brescia e per l’Associazione” aggiunge Giuseppe Pasini, Presidente di Associazione Industriale Bresciana “Noi imprenditori bresciani siamo persone di poche parole e molta concretezza: ogni volta che queste qualità vengono riconosciute meritatamente ad uno di noi, dobbiamo tutti esserne orgogliosi e fieri”.
Giuseppe Ambrosi, nato a Brescia il 20.03.1964 è coniugato e padre di due figli. Laureato in Economia e Commercio, dal 1994 è Presidente ed Amministratore Delegato di Ambrosi S.p.A..
Brescia, le rimesse degli immigrati valgono 150 milioni all’anno
Secondo i dati di Banca d’Italia, elaborati dall’Ufficio Studi e Statistica della Camera di Commercio di Brescia, ammontano a 150 milioni le rimesse che gli immigrati stranieri residenti a Brescia hanno inviato nel 2016 ai loro paesi di origine. Si tratta del 14,2% dell’importo complessivo delle rimesse regionali. Valore questo che colloca Brescia in seconda posizione dopo Milano, che assorbe il 38,9% del valore regionale.
Le rimesse degli immigrati stranieri a Brescia sono aumentate nell’ultimo anno del 3,9% e del 12% negli ultimi cinque anni. In Lombardia le rimesse sono aumentate nell’ultimo anno dell’1,0%, mentre rispetto al 2012 sono diminuite del 19,5% passando da 1,45 a 1,17 miliardi di euro con un peso del 23% sul totale delle rimesse italiane. In controtendenza la dinamica nazionale: il denaro che gli immigrati italiani hanno mandato a casa è diminuito, rispetto allo scorso anno, del 3,4% ed in misura più netta negli ultimi cinque anni (-25,7%).
Estendendo l’analisi a un più ampio arco temporale è evidente che dal 2005 le rimesse degli immigrati hanno seguito un trend crescente, su tutti i livelli territoriali, fino a raggiungere il valore massimo nel 2011. Il 2012 segna una battuta d’arresto: tra il 2011 e il 2012 il denaro esportato attraverso i canali formali (banche e money transfert) è diminuito del 7,6% a livello nazionale, del 7,9% in regione ed in misura più marcata a Brescia: – 11,9% (da circa 153 milioni di euro a 135). Gli effetti della crisi sono stati evidenti, tuttavia dal 2013 le rimesse degli immigrati bresciani hanno ripreso a crescere, mentre in Lombardia e a livello nazionale la dinamica è proseguita su una traiettoria discendente.
In media gli immigrati bresciani hanno inviato nel loro paese di origine, nel 2016, circa € 921,00 a testa, meno della media nazionale (€ 1.009,4) e di quella lombarda (€ 1.016,3). A livello regionale i più generosi verso i Paesi di origine sono gli immigrati residenti a Milano che rimettono in media all’anno € 1.315,5; seguono poi Monza -Brianza con € 948,3 e Brescia che si colloca in terza posizione. Fanalino di coda è Lodi con € 573,7.
Dove vanno le rimesse bresciane. I maggiori beneficiari delle rimesse degli immigrati bresciani risiedono in Pakistan (20,94 milioni di euro pari al 13,9% del totale provinciale), in India (19,9 milioni di euro), in Senegal (17,2 milioni di euro) in Romania (12,1 milioni di euro) ed in Marocco (7,85 milioni di euro). I cinesi sono tredicesimi nella graduatoria provinciale, negli ultimi anni hanno ridotto notevolmente il volume delle rimesse perdendo posizione. Negli anni 2011 e 2012, infatti, erano in testa alla classifica.
In calo anche il volume dei trasferimenti verso la Romania (-7,1% nell’ultimo anno; -24% rispetto al 2011), il Marocco (-0,1% sul 2015; -36,0% negli ultimi cinque anni), l’Albania (- 3,5% rispetto al 2015; -14,3% sul 2011) e la Moldavia (-3,9% sul 2015; -13,9% sul 2011).
L’aumento delle rimesse bresciane degli ultimi cinque anni è, dunque, sostanzialmente dovuto ai pakistani, agli indiani ed ai senegalesi. Importante anche l’aumento delle rimesse dei bengalesi che risultano peraltro i più generosi poiché nel 2016 hanno trasferito nel loro paese d’origine €3.269 a testa, seguiti a breve distanza dai filippini con € 3.109 e dai cingalesi con € 2.485.
Gli immigrati imprenditori. Lavorano, risparmiano e rimettono alle famiglie di origine. Immigrati che sono anche imprenditori: alla fine del 2016 le imprese straniere operanti a Brescia ammontano a 13.016, ovvero più di una impresa su dieci è straniera. Il 9,0% è di origine extra UE 28 e l’1,8% è di origine comunitaria. In circa otto casi su dieci si tratta di piccole imprese (imprese individuali) con titolare straniero. Sono 4.260 gli imprenditori registrati provenienti da Cina, Marocco, Romania e Pakistan, essi rappresentano le quattro nazionalità principali con più del 40% del totale.
Importante è anche la presenza di imprenditori nati in Albania (750 imprese pari al 7,7% del totale), quelli nati in Senegal (590 imprese pari al 6,0% del totale) ed in Egitto (461 imprese pari al 4,7% del totale).
L’incidenza delle rimesse sul valore aggiunto. L’importanza delle rimesse degli immigrati in ambito provinciale è evidente anche dalla loro incidenza sul valore aggiunto. Per Brescia, nel 2016, le rimesse hanno inciso per lo 0,42% sul totale del valore aggiunto, percentuale superiore alla Lombardia (0,36%) e nazionale (0,34%). Nel 2005 il valore di quest’indice a Brescia era pari allo 0,22% aumentato poi tendenzialmente di anno in anno.
Piacenza-Brescia, concessione firmata. Centropadane guarda al futuro

Nella giornata di oggi, a Roma, è intervenuta la firma della convenzione tra il ministero delle Infrastrutture e Autovia Padana Spa, società di progetto del gruppo Gavio, per la concessione dell’autostrada Piacenza-Brescia. Il provvedimento – che interviene a circa due anni dall’aggiudicazione – sarà seguito, secondo procedure di legge, dalla pubblicazione del decreto interministeriale e dall’esame di merito da parte della Corte dei conti, per poi procedere al passaggio di consegne definitivo.
La società Centropadane – con una nota – esprime soddisfazione per la firma, che prevede la piena tutela dei livelli occupazionali (nell’interesse degli oltre 200 lavoratori che fanno capo alla società) e sblocca le risorse attese dagli enti pubblici azionisti.
“Questo provvedimento”, commenta il presidente di Centropadane Fabrizio Scuri, “è il frutto di una lunga azione di mediazione condotta dal consiglio di amministrazione uscente e dall’attuale direttore Alessandro Triboldi nell’interesse dei soci, a partire dagli enti pubblici di Brescia e Cremona che ne detengono la maggioranza. Centropadane non può dunque che essere soddisfatta del fatto che tale iter si avvii finalmente verso una celere conclusione”.
Nel 2017 la società ha compiuto 57 anni di vita, di cui quasi 46 trascorsi come concessionaria della A21. Con la firma di oggi per Centropadane si aprono dunque nuove prospettive, con la necessità di ridefinire in tempi brevi il proprio ruolo operativo. A tale fine, nelle prossime settimane, proseguiranno gli incontri con i soci per arrivare a una strategia il più possibile condivisa sul futuro della società, salvaguardando il knowhow e il valore creato in questi decenni sul territorio.
Centropadane è attualmente coinvolta in diversi progetti. Il principale è quello dell’autostrada “Cremona-Mantova”, di cui la società è soggetto promotore dal dicembre del 2002.
Giancarlo Turati (Aib) nominato al Tavolo della Protezione Civile

Giancarlo Turati, vice presidente della Piccola Industria di Confindustria, già presidente della Piccola di Aib, è stato designato componente del Tavolo di Coordinamento della Protezione Civile in rappresentanza di Confindustria.
La nomina, decisa nei giorni scorsi dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, arriva dopo la sigla nel dicembre scorso del Protocollo d’Intesa tra il Dipartimento della Protezione Civile e Viale dell’Astronomia, che nel 2016 ha varato il Programma di Gestione Emergenze (PGE) in aiuto delle popolazioni e delle imprese colpite dai terremoti in Centro Italia. Insieme a Turati, farà parte del Tavolo di Coordinamento anche Roberto Cardinali, pure lui componente della task force nazionale del PGE.
“Essere coinvolti nel Tavolo di Coordinamento della Protezione Civile testimonia una volta di più la validità di un progetto come il PGE voluto da Confindustria, al quale hanno dato il loro sostegno oltre 250 aziende, offrendo beni e servizi per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro. Un risultato concreto ottenuto da un programma che punta anzitutto sulla prevenzione, sensibilizzando le aziende ad attrezzarsi in caso di calamità naturali con piani di disaster recovery e azioni in grado di portare aiuto alle popolazioni e favorire la ripresa dell’attività produttiva. Per questo sempre più imprese scelgono di sostenere il PGE, che recentemente ha riscosso interesse e apprezzamento anche da parte delle Nazioni Unite”, dichiara il vice presidente Giancarlo Turati.
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Aib lancia il nuovo servizio alle imprese Welfare con noi
Si chiama “Welfare con noi” il nuovo servizio proposto da Associazione Industriale Bresciana alle imprese per supportarle nella progettazione, nella

Quarto trimestre: lenta ma costante crescita per settore manifatturiero lombardo
Il 4° trimestre del 2016 chiude un anno di crescita lenta ma costante per il sistema industriale lombardo. In particolare
Vietnam, sempre più affari con le imprese lombarde
Vietnam: sempre più business con la LombardiaIl Vietnam vale per la Lombardia 2 miliardi di scambi, in crescita del 12,8%. Milano capolista con 1,7 miliardi. Seguono Bergamo e Brescia
Secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati Istat per l’anno 2016, cresce di 12,8% l’interscambio della Lombardia con il Vietnam che ammonta a più di 2 miliardi di scambi nel 2016 (rispetto ai 1,8 miliardi nel 2015), circa l’1,8 miliardi l’import e 291 milioni l’export. Milano da sola raggiunge i 1,7 miliardi (1,6 miliardi l’import e 120 milioni l’export) fatturando l’88,7% dell’import dell’intera Lombardia e il 41,4% dell’export. Il settore che pesa di più in Lombardia è quello manifatturiero ( 1,7 miliardi l’import e 289 milioni l’export). In tale settore, tra le città lombarde, Milano è capolista facendo registrare un interscambio di 1,7 miliardi (1,6 miliardi l’import e 119 milioni l’export). Seguono Bergamo e Brescia, rispettivamente con un interscambio di 63 milioni e 60 milioni. Tra i prodotti manifatturieri a Milano prevalgono gli apparecchi elettronici e computer con 1,4 miliardi l’import e 11 milioni l’export, in crescita rispettivamente del 24,2% e del 55,5% rispetto all’anno precedente.
Per incoraggiare il trend positivo del commercio tra Italia e Vietnam, Promos, Azienda Speciale per le Attività Internazionali della Camera di commercio di Milano, in collaborazione con il Consolato della Repubblica Socialista del Vietnam, il Desk Italia in Binh Duong di Unioncamere Emilia-Romagna e la Camera di commercio Italia-Vietnam a Torino, ha organizzato oggi un incontro di approfondimento sulle opportunità di business in Vietnam, con particolare riferimento alla provincia di Binh Duong.
“Il Vietnam ha un sistema imprenditoriale molto simile a quella italiano costituito per il 96% da piccole e medie imprese attive in particolare nei settori dei macchinari e della tecnologia – spiega Sergio Rossi, Direttore di Promos, Azienda Speciale per le Attività Internazionali della Camera di commercio di Milano – L’obiettivo dell’iniziativa è di presentare alla imprese lombarde le numerose opportunità di business offerte da un paese il cui PIL pro capite è aumentato di dieci volte nel corso dell’ultimo decennio e che presenta tassi di crescita a due cifre”.
La provincia di Binh Duong, sui cui si è concentrata l’attenzione del seminario, mira ad essere riconosciuta come la 21esima “Smart city” nel mondo. Il termine “Smart City” non è inteso solo come acquisto di tecnologie, ma anche utilizzo delle tecnologie e di politiche per il benessere del cittadino per uno sviluppo sostenibile e di lungo periodo. Si aprono cosi ampi spazi di collaborazione anche per le imprese italiane in un’ottica di partnership.
Non solo, nel mese prossimo mese di ottobre per le imprese lombarde è in programma un’iniziativa gratuita in Vietnam con incontri b2b con controparti locali grazie al progetto “Percorsi di accompagnamento in mercati strategici per il sistema economico lombardo” di Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia.
Sviluppare e fidelizzare il rapporto con i clienti – 5 Lezioni dal mondo dello sport
(A CURA DI INNOVATION CLUB) La più grande lezione di loyalty dal mondo dello sport si può riassumere in una frase: se non ti alleni con costanza, per garantire la migliore performance e superare i tuoi limiti, non riuscirai mai a vincere. E i fan non ti seguiranno mai. Applicata al digital marketing, questa regola si traduce così: Per conquistare il cuore dei clienti, dovrai lavorare sodo per coinvolgerli in una customer experience innovativa e unica. Il segreto del customer engagement.
Che tu sia appassionato di sport o meno, è innegabile che, quando si parla di loyalty, le aziende abbiano molto da imparare da quanto accade in campo, negli spogliatoi e dietro le quinte di una squadra. Calcio, rugby, basket, pallavolo: quando pensi allo sport – in tutte le sue declinazioni – sei portato ad associare immagini che parlano di sudore, muscoli, concentrazione estrema, adrenalina. Una esperienza di fango e passione. Pur non volendone negare il lato romantico, bisogna però ammettere che oggi lo sport è molto di più. È marketing. È tecnologia.
Sono ormai lontani i giorni in cui l’esperienza dei fan era basata interamente su quanto accadeva sul campo. Per quasi 80 anni, radio e televisione hanno guidato l’immaginazione delle persone, rappresentando il driver incontrastato di innovazione tecnologica nello sport. Poi, però, è successo qualcosa che ha riscritto le regole. D’un tratto, i fan non erano costretti a vivere l’esperienza dagli spalti o dal divano. La rivoluzione dello smartphone ha provocato una rivoluzione in quella che abbiamo chiamato ‘sport customer experience’: Internet è diventato mobile, e così le persone, i clienti.
La digital transformation, segnata proprio dalla diffusione degli smartphone e dall’emergere dei network sociali, ha plasmato – innovazione dopo innovazione – un nuovo modo di intendere l’esperienza ‘live’ di un evento. Così noi non viviamo lo sport come facevano i nostri padri; non pratichiamo lo sport come facevano i nostri padri. Da ‘sportivi’ ci siamo ritrovati ad essere ‘sportivi digitali’. Nonostante la sua natura ‘fisica’, l’industria sportiva si è sempre dimostrata molto ricettiva quando si trattava di sperimentare nuove tecnologie. Allenamento, organizzazione manageriale ed esperienza dei fan; non c’è ambito che non sia stato toccato dall’innovazione:
Smartphone – ogni squadra che si rispetti ha la sua app ufficiale, attraverso la quale offre un accesso privilegiato (e contenuti esclusivi) per consentire ai fan di essere sempre aggiornati.
iBeacon – la sfida, per molte federazioni, è di far alzare i tifosi dai divani e portarli allo stadio. La tecnologia iBeacon è già stata utilizzata per aumentare l’esperienza, sfruttando le dinamiche di gamification e le offerte personalizzate.
Activity tracker – che tu sia ossessionato dal fitness o uno sportivo della domenica, è molto probabile che tu sia stato già catturato dalla moda del self-tracking. La rivoluzione della tecnologia indossabile è, prima di tutto, una rivoluzione dello sport.
Smartwatch – le nuove versioni di Apple Watch e Android Wear dimostrano (se ce ne fosse bisogno) che l’orologio intelligente è il compagno ideale per chi pratica sport (sensori) e chi si limita a guardarlo (notifiche push).
A conti fatti, i tifosi non sono più costretti a vivere il match nella maniera tradizionale. Lo stadio e il televisore sono diventati solo due tra i tanti punti di contatto di un viaggio che si muove attraverso canali diversi. La consequenza di questo discorso è evidente: nella nostra epoca non esiste business senza tecnologia. Le squadre diventano brand, i brand diventano aziende. Questo passaggio implica un impegno costante per incrementare vendite e profitti, mantenendo ben saldo il focus su ciò che conta davvero: i tifosi, meglio noti come clienti. Customer engagement e loyalty rappresentano il pane quotidiano per i brand impegnati nell’agone sportivo. La necessità di ottimizzare l’esperienza, in ogni passaggio del customer journey, diventa quindi essenziale tanto quanto vincere una partita. E, quando si tratta di rispetto dei clienti e consapevolezza del loro valore, il mondo dello sport ha davvero tanto da insegnare. Abbiamo cercato di riassumere il tutto in 5 lezioni di customer engagement.
SENSO DI APPARTENENZA
Nessun team è come gli altri. Ogni squadra nasce da un percorso storico diverso è si fa portavoce di valori distintivi, narrati attraverso uno storytelling unico. Ogni azione di marketing deve trasferire questa unicità ai tifosi attuali e potenziali. La sfida inizia ancora prima di scendere in campo, giocata sul senso di appartenenza ed esclusività. Lo stesso che dovresti ricreare con il tuo brand.
YOU NEVER WALK ALONE
Citando lo storico inno del Liverpool, ci chiediamo quale sia il segno distintivo di un brand. Cosa trasforma un insieme di persone in un simbolo per milioni di persone in tutto il mondo? Non i titoli vinti, né il merchandising o i biglietti venduti. La linfa vitale di ogni grande squadra è la lealtà e devozione che, proprio nello sport, dimostrano in pieno il loro valore strategico. Lealtà non solo dei fan ma anche – e innanzitutto – di chi lavora per te.
LA PASSIONE È OVUNQUE
Il segreto di una sport customer experience di alto livello è nella natura omni-canale della relazione che si instaura tra una squadra e il tifoso. Le persone non vivono più in un unico canale; passano da analogico a digitale in un tap, usano lo smartphone per essere sempre connessi. Le aziende sportive hanno compreso il valore di questa connessione, utilizzando ogni tipo di tecnologia per coinvolgere i digital customer: app, social media, video, eventi.
SUPERA I TUOI LIMITI
Il successo nello sport è questione di allenamento e miglioramento continuo: ogni atleta conosce i propri punti di forza, e li utilizza per nascondere le debolezze che tutti – esseri umani e aziende – hanno. Ancora più importante, i campioni non si accontentano mai. Una vittoria è solo il punto di partenza per battere nuovi record. Questa dovrebbe essere anche la tua filosofia: evidenzia le qualità del brand, investi in sviluppo e non ti cullare mai sugli allori.
CONOSCI IL TUO MONDO
Come puoi comprendere cosa vogliono i tuoi clienti? Come puoi anticipare i tuoi avversarsi, e capire la direzione verso cui muove il business? La risposta è ‘analisi’. Così come non c’è sport senza tecnologia, oggi non c’è sport senza analisi di tutti quei dati che proprio la tecnologia produce. Lo scopo è di migliorare la performance, conoscere il contesto e vincere ancora prima di battersi. In poche parole è questa l’essenza della predictive analytics, che proprio nello sport ha trovato uno dei suoi campi di applicazione privilegiati. Accumulare una gran mole di dati per conoscere meglio mercato e cliente è inutile se poi non si utilizzano per costruire una digital customer experience davvero innovativa e coinvolgente.