Indice Sintetico Manifatturiero: il Made in Brescia supera lo “stress test” dell’ultimo quadriennio
Nel 2022 l’industria bresciana ha proseguito nel suo percorso di crescita e rafforzamento, andando a migliorare quanto ottenuto nel 2021, anno in cui la manifattura locale aveva già oltrepassato i livelli del 2019 e aveva già lasciato alle spalle le criticità emerse nel 2020, anno della pandemia da Covid-19.
A confermarlo è l’ultimo aggiornamento di ISM – Indice Sintetico Manifatturiero, realizzato dal Centro Studi di Confindustria Brescia in collaborazione con l’Osservatorio per il territorio: Impresa, Formazione, Internazionalizzazione dell’Università Cattolica dal Sacro Cuore (OpTer). Tale sinergia ha analizzato, nel quadriennio 2019-2022, 3.059 società di capitali manifatturiere del territorio, che nel 2022 hanno realizzato un fatturato aggregato di quasi 47 miliardi di euro e dato lavoro a oltre 107 mila addetti. Si tratta di un panel particolarmente rappresentativo della “piattaforma industriale” bresciana, in cui le realtà metalmeccaniche incidono per il 71% delle imprese considerate.
L’analisi condotta ha attribuito a ogni azienda del campione uno score che sintetizza, in un unico valore, lo stato di salute economica della stessa. Lo studio ha quindi evidenziato come nel 2022 la quota di aziende più virtuose (classe A) sia passata dal 27,9% del campione (anno 2019) al 32,3%, e la classe B abbia riscontrato un aumento, dal 34,9% del 2019 al 38,1% del 2022. Per contro, la classe C ha sperimentato una riduzione di quasi 7 punti percentuali tra il 2019 e il 2022 (da 33,3% a 26,7%), mentre la quota delle aziende più in difficoltà (classe D) nel 2022 è scesa per la prima volta sotto la soglia del 3% (2,8%), quando nel 2020 aveva toccato addirittura il 5,5%.
“Quest’anno il tradizionale appuntamento con l’aggiornamento di ISM – per cui ringrazio OpTer, con cui rinnoviamo la sinergia – si arricchisce di un importante lavoro di analisi concentrato sul quadriennio 2019-2022 – commenta Franco Gussalli Beretta, presidente di Confindustria Brescia –. Un approfondimento che ci ha consentito di avere una visione più ampia dello stato di salute del Made in Brescia prima e dopo la pandemia da Covid-19. I segnali che emergono sono certamente importanti, con un deciso aumento di aziende nelle classi più virtuose. Il dato certifica la robustezza finanziaria delle nostre imprese, nonostante le difficoltà della pandemia e le successive problematiche legate ai rincari di materie prime ed energia, a seguito delle numerose tensioni geopolitiche a livello globale. Affrontiamo quindi con fiducia l’anno in arrivo, pur nella consapevolezza delle numerose incognite che ci attengono, in particolare sul fronte del mercato tedesco, nostro principale riferimento. In questo senso, la presenza di aziende solide a livello economico e patrimoniale sarà certamente un fattore positivo nella ricerca di eventuali strategie alternative, sia per quanto riguarda i mercati che per quanto concerne strumenti di finanza alternativa, alla luce degli elevati livelli dei tassi di interesse che continua a caratterizzare la nostra quotidianità.”
“ISM deriva dalla ormai consolidata sinergia tra OpTer e il Centro Studi di Confindustria Brescia – aggiunge Giovanni Marseguerra, Pro-Rettore dell’Università Cattolica e Direttore di OpTer –. Si tratta di una metodologia di indagine che si sta rivelando di grande utilità per comprendere e monitorare lo stato di salute del nostro sistema produttivo. Aggiungo che la stiamo ora ulteriormente raffinando attraverso l’integrazione dell’originario modello con alcune variabili volte a rilevare la sensibilità delle imprese sulle tematiche della sostenibilità, in linea con l’evoluzione più recente delle modalità operative del sistema bancario, che sempre più è orientato a valutare la performance economica delle aziende assieme alla loro attenzione all’ambiente, alle persone e al territorio in cui esse operano. Questo ulteriore sviluppo di ISM è il segno del forte consolidamento della partnership tra due realtà appartenenti a mondi sempre più connessi: quello industriale e quello accademico”.
I brillanti risultati economici dell’industria bresciana certificati dallo strumento di ISM trovano conferma nelle dinamiche di alcuni fra i più importanti aggregati di bilancio. I ricavi aggregati rilevati nel 2022 hanno infatti evidenziato una crescita del 43% sul 2019 (+18% sul 2021), evoluzione in parte giustificata dal forte incremento dei prezzi dei materiali utilizzati nei processi produttivi, ma che, allo stesso tempo, trova spiegazione nella capacità del sistema economico bresciano di migliorare la propria competitività sui mercati e di superare, brillantemente e velocemente, le difficoltà vissute nel 2020. Nello stesso periodo, l’EBITDA, indicatore volto a misurare la redditività industriale e che fornisce una prima misura dell’autofinanziamento operativo, nel 2022 si posiziona a +61% rispetto al 2019, mostrando un incremento del 26% rispetto al 2021.
La segmentazione al 2022 di ISM per classe dimensionale conferma alcune evidenze già emerse nei precedenti lavori, ovvero come lo stato di salute delle imprese vada a migliorare, a livello aggregato, col crescere della dimensione aziendale. Se si prende in considerazione la quota delle realtà che si posizionano nell’insieme che accorpa le imprese nelle classi A e B, essa è pari a circa l’89% nelle imprese di maggiori dimensioni (quelle con un fatturato superiore ai 100 milioni di euro). Tale quota si attesta all’87% nelle grandi, al 79% nelle medie, al 69% nelle piccole, al 68% nelle micro e si riduce al 65% nelle nano (quelle con ricavi al di sotto dei 2 milioni). La correlazione tra dimensione e stato di salute delle aziende è quindi piuttosto evidente, sebbene i numeri anche per le realtà meno strutturate appaiano nel complesso positivi.
ISM è stato poi implementato per attività merceologica. Emerge che i macrosettori con la quota più alta di imprese che si collocano nel blocco di merito più virtuoso (A+B) risultano essere il “Metallurgico” (circa 79%) e il “Chimico gomma plastica” (circa 76%). Tale quota risulta invece più bassa nei macrosettori del “Legno e metalli non metalliferi”, dell’“Alimentare” e del “Sistema Moda”. Tuttavia, anche tramite questa chiave di lettura i numeri forniscono un quadro generale del Sistema Brescia particolarmente rassicurante.
Quartiere Porta Venezia: quali sono vantaggi di viverci?
Nonostante il 2023 sia stato un anno all’insegna della perdita di quota delle compravendite sotto la Madonnina nel segmento residenziale, l’interesse per Milano rimane alto.
Nulla di strano se si pensa che, dati alla mano, parliamo dell’unica grande città in Italia di respiro internazionale e di una metropoli che continua a fornire numerose occasioni a chi, per esempio, vuole fare carriera e dare una svolta alla propria situazione lavorativa.
Nonostante la città meneghina sia stata e sia ancora protagonista di un imponente sviluppo urbanistico – e al riguardo suggeriamo l’articolo del blog gromia.com sui nuovi quartieri a Milano – ci sono dei rioni storici o di interesse culturale e turistico che suscitano sempre un certo fascino agli occhi della gente, e la zona di Porta Venezia è senza dubbio uno di questi.
Perché vale la pena prenderlo in considerazione per acquistare casa e viverci? Scopriamolo assieme nelle prossime righe!
Un quartiere queer e multiculturale
Per lungo tempo, il quartiere di Porta Venezia, vicino all’omonima fermata della linea metropolitana rossa M1 ed esteso fino alle vicinanze della Stazione Centrale, è stato il principale quartiere multietnico sotto la Madonnina, con una particolare prevalenza di abitanti provenienti dagli Stati dell’Africa settentrionale.
Le cose hanno iniziato a cambiare attorno agli anni ‘90 quando, con l’apertura di locali dedicati a un target non eterosessuale, la zona ha iniziato a prendere quella connotazione LGBTQ+ friendly che ha oggi.
Il quartiere di Porta Venezia è diventato, a detta di molti, definitivamente la zona LGBTQ+ di Milano quando, in occasione di una campagna pubblicitaria del 2018, Netflix scelse di ricoprire le pareti delle banchine della fermata della metropolitana con enormi arcobaleni, che resistono ancora oggi e rendono la suddetta fermata una delle più fotografate di Milano.
Presenza di spettacolari edifici signorili
Il quartiere di Porta Venezia ha diverse anime. Accanto a quella multiculturale, fatta dai piccoli ristoranti etnici che affollano le stradine del rione, troviamo quella più signorile.
In questo caso, a simboleggiarla ci pensano le spettacolari facciate in stile Liberty delle case di Via Malpighi e quelle sontuose di Viale Majno.
Ottimo collegamento con i mezzi pubblici
Un altro motivo per cui vale la pena scegliere Porta Venezia per acquistare casa a Milano riguarda l’ottimo collegamento con i mezzi tra il quartiere e le altre zone della città.
Come già accennato, Porta Venezia si trova in corrispondenza dell’omonima fermata della linea metropolitana rossa, la stessa della fermata Duomo.
La chiesa principale di Milano – e la zona circostante – può essere raggiunta anche a piedi.
In circa 25 minuti e percorrendo prima Corso Venezia, altra strada ricca di meravigliosi palazzi storici, e successivamente Corso Vittorio Emanuele II, ci si trova davanti alla maestà del Duomo.
Il quartiere ideale per chi ama il fermento culturale
Tra i motivi per cui Milano è fortemente apprezzata in Italia e non solo, un doveroso cenno va dedicato al suo essere una città dal forte fermento culturale. La zona di Porta Venezia è il quartiere ideale per chi ama vivere senza rinunciare al sopra menzionato aspetto.
Dallo Spazio Oberdan, da decenni punto di riferimento inossidabile per gli amanti della settima arte, fino al Teatro Elfo Puccini, i luoghi della cultura sono numerosi.
Il paradiso dello shopping
Quando si sceglie dove acquistare casa, è naturale informarsi sulla vicinanza rispetto alle principali tipologie di negozi. Con il quartiere di Porta Venezia si va sul sicuro. Il motivo? La presenza di Corso Buenos Aires, tra le più lunghe vie dello shopping in Europa.
Qui è possibile trovare di tutto, dal negozio di vestiti d’alta moda, alla profumeria, fino al gioielliere, al supermercato e a numerosi bar dove rilassarsi sorseggiando un caffè o un aperitivo con gli amici.
La bresciana Givi festeggia i suoi primi 45 anni
In un viaggio avvincente attraverso il mondo delle moto, GIVI celebra con orgoglio nel 2023 il suo 45º anniversario, un traguardo che testimonia la dedizione, la passione e l’innovazione che hanno caratterizzato il percorso straordinario di questo brand.
GIVI nasce nel 1978, quando il provetto motociclista Giuseppe Visenzi fonda l’azienda (il nome è l’acronimo del suo) con l’intenzione di creare soluzioni pratiche e di qualità per i centauri di ogni latitudine. Fin dall’inizio, la sua visione infatti era chiara: progettare, realizzare e distribuire accessori in grado di elevare l’equipaggiamento della moto e del motociclista in termini di prestazioni, comfort e sicurezza, migliorando ogni giorno di più l’esperienza di guida.
Visenzi, famoso anche per le imprese e vittorie al Moto GP, ha dunque portato la sua esperienza sul campo direttamente nel cuore della produzione, ispirando l’intera gamma di referenze, composta ormai da 1000 accessori, che risolvonoogni necessità del motociclista o scooterista e per la sua sicurezza: valigie morbide e rigide, bauletti e trolley, borse laterali, porta computer staccabile da mettere a tracolla, borse trasformabili in zaino, borselli da fissare allo sterzo, marsupi, portapacchi; caschi, integrali per il mototurismo, demi jet e jet, personalizzabili per lo scooterista; parabrezza e spoilers; piccoli accessori quali porta telefono, paramani, neck protector, custodia per carte di credito e telepass, porta navigatore satellitare; telo coprisella; paramotori; seggiolino da bambini, schienalini e abbigliamento tecnico da pioggia. Fino alla borsa morbida per il trasporto degli animali domestici, novità 2024 annunciata a EICMA il novembre scorso.
Negli gli anni, l’offerta e l’impresa hanno insomma continuato ad evolversi, vincendo via via le sfide dei tempi, grazie anche agli investimenti in Ricerca & Sviluppo.
Attualmente, Giuseppe Visenzi è il presidente della GIVI SpA e guida il Gruppo con un impegno instancabile, affiancato dalla figlia Hendrika Visenzi, CEO e vicepresidente. Le strategie di Giuseppe Visenzi continuano ad alimentare una cultura organizzativa basata sull’eccellenza.
Con filiali in Europa, Stati Uniti, Sudamerica e Asia e importatori nei 5 Continenti, il marchio GIVI persiste nell’ispirare avventure ed essere un compagno affidabile per chiunque ami la libertà di viaggiare su due ruote: motociclisti di ogni genere, dal mototurista al pendolare, al professionista delle competizioni.
Se il 2023 si chiude con la soddisfazione per i grandi risultati raggiunti, questa tappa vede il brand di Giuseppe Visenzi ricco di un rinnovato slancio verso nuovi entusiasmanti sviluppi.
Ringraziando tutti coloro che hanno contribuito e contribuiscono a rendere possibile questa fantastica storia, GIVI invita quindi tutti gli appassionati di moto a unirsi alla sua community per restare aggiornati: sul portale givixplorer.com gli utenti GIVI condividono si incontrano e si scambiano esperienze, racconti, emozioni, consigli e itinerari; vi si trovano anche tutorial e le storie dei piloti più famosi con i loro equipaggiamenti; oltre a notizie sui Paesi, le culture e i luoghi da visitare, gli appuntamenti da non mancare come fiere, motoraduni e test ride. Una particolare attenzione è riservata ai grandi viaggiatori, alle rotte meno battute. Quando GIVI organizza un tour, un raid, lo condivide su giviexplorer.com: video, foto, mappe, consigli, appunti.
Il Gruppo GIVI
GIVI fa parte di GIVI SpA. Il cuore del Gruppo è il reparto Ricerca & Sviluppo dove operano una cinquantina di esperti, in collaborazione con l’Università di Ingegneria meccanica di Brescia e Milano e con primarie scuole di design e moda come LABA (Libera Accademia Belle Arti).Ideazione, design e artigianalità Made in Italy garantiscono un controllo assoluto di ogni fase di lavoro. I test sulla resistenza e la sicurezza sono eseguiti prima di tutto internamente, con gli strumenti e le procedure più sofisticati.Sono questi i differenziali che hanno trasformato in 45 anni una piccola officina di Brescia in un brand globale degli accessori per le due ruote. Senza contare la capacità di presidiare il mercato con una propria rete distributiva capillare.
Le linee partono dalla conoscenza dei materiali, tecnofibre composite, tecnopolimeri speciali, e si avvalgono della abilità nella progettazione degli stampi in autonomia, con macchine e processi di grande precisione. L’approccio high-tech si concretizza a partire dagli studi preliminari sulla modellazione con le più avanzate applicazioni dei sistemi CAD che consentono la verifica diretta di tutte le possibili varianti costruttive per una sicurezza totale del prodotto finale, fino alle prove qualità. La completezza delle referenze soddisfa ogni esigenza del motociclista o scooterista.
La formazione costante delle Risorse Umane è un altro impegno forte in GIVI SpA, dove il valore dell’inclusione è evidente nella netta multinazionalità dei collaboratori.
Completa il profilo del gruppo, l’attenzione all’ambiente: vengono adottati materiali e metodologie selezionati con criteri ‘green’. Notevoli sono gli investimenti dedicati alle materie prime che limitano o evitano emissione di CO2 nei processi produttivi. La sede di GIVI SpA a Flero (Brescia) e la maggior parte delle filiali hanno la capacità di autoprodurre energia elettrica e piccoli accorgimenti permettono una maggiore sostenibilità anche nel quotidiano, come le colonnine d’acqua, per evitare l’uso di bottiglie di plastica. La stampa cartacea di cataloghi, manualistici ed informativi, è ormai ampiamente ridotta a favore dei formati digitali.
Impegno sociale:l’azienda, nei territori dove è presente, è molto attiva nel sostegno alle persone in difficoltà, collaborando con enti preposti per il reinserimento nel lavoro dei disoccupati. In Vietnam, supporta anche l’istruzione. GIVI insomma sa abbracciare il cambiamento restando fedele alla sua anima sportiva, sincera, leale e generosa, come i veri campioni.
Brevetti GIVI
Sin dalla sua fondazione GIVI è stata impegnata nella ricerca di soluzioni che potessero conferire al prodotto aspetti innovativi, capaci di renderlo sempre più interessante agli occhi degli utilizzatori.
Questa filosofia ha portato, nel corso degli anni, alla realizzazione di accessori per il motociclista dai contenuti tecnici inediti, tanto da permettere a GIVI l’ottenimento di Brevetti di invenzione validi in Italia e in molti Paesi europei ed extra-europei.
All’inizio, la ricerca tecnica si spinse principalmente verso il settore delle valigie rigide portando alla realizzazione del sistema mono-chiave / MONOKEY® ancora oggi caratteristica imprescindibile delle valigie e bauletti GIVI.
Nel corso degli anni il sistema MONOKEY® è stato affinato e differenziato in varie forme applicative dando origine ad altri brevetti specifici.
GIVI ha quindi applicato la stessa filosofia progettuale al settore caschi, riuscendo anche in questa nuova linea di prodotto a realizzare e brevettare meccanismi e soluzioni tecniche originali, in termini di praticità per l’utente.
Ulteriori brevetti riguardano applicazioni sulle borse morbide, con le soluzioni TANKLOCK e EASYLOCK, e sui parabrezza con l’introduzione del concetto AIRFLOW.
Attualmente GIVI detiene un portafoglio di ben 25 brevetti di invenzione in corso di validità, di cui 13 riguardanti i sistemi di fissaggio/apertura delle valigie (noti sul mercato come MONOKEY® , MONOLOCK® , MAXIA, MONOKEY® SIDE e TREKKER) e 7 inerenti ai caschi (modello modulare X.01 e sistemi sgancio visiera).
Valcamonica, da Roma 11,5 milioni per il turismo sulla neve
“Il Governo ha destinato ben 11,5 milioni di euro al turismo invernale della Valcamonica nell’ambito dei 200 milioni stanziati dalla legge di bilancio 2022 a supporto delle imprese esercenti impianti di risalita a fune e di innevamento artificiale per la realizzazione di interventi di ristrutturazione, ammodernamento e manutenzione. Un forte sostegno a un asset portante del turismo italiano, favorendo l’attrattività turistica di due stazioni sciistiche cha hanno saputo distinguersi. Infatti, a Pontedilegno-Tonale è andato il massimo contributo possibile di 10 milioni di euro, mentre per la funivia Baradello ski area Aprica-Corteno Golgi sono stati stanziati 1,5 milioni di euro”.
Lo annuncia Davide Caparini Consigliere regionale della Lega e Presidente della Commissione ‘Bilancio’ al Pirellone.
Lavoro somministrato: a Brescia brusca flessione tra luglio e settembre (-28%)
Nel 3° trimestre del 2023 la domanda di lavoratori in somministrazione ha evidenziato una brusca flessione (-28% rispetto allo stesso periodo del 2022), che segue quella più lieve sperimentata nel periodo precedente (-5%). Il mercato si connota quindi per una caduta di un’entità che non si registrava dal 2020, ovvero dalla fase più acuta della pandemia.
A evidenziarlo sono i dati forniti dalle Agenzie per il Lavoro, aderenti all’Osservatorio Confindustria Brescia – Agenzie per il lavoro, curato dal Centro Studi di Confindustria Brescia e riportato da BsNews.
La discesa riscontrata nel 3° trimestre del 2023 è stata generalizzata tra tutti i macro profili professionali considerati nell’Osservatorio. Le flessioni più intense hanno riguardato gli operai specializzati (-44%), gli addetti al commercio (-35%) e i tecnici (-31%), mentre discese relativamente più modeste hanno riguardato i conduttori d’impianti (-25%), il personale non qualificato (-21%) e gli impiegati esecutivi (-17%).
“La discesa rilevata tra luglio e settembre di quest’anno va interpretata non solo alla luce della frenata dell’industria locale che, in quel periodo, è stata protagonista di una modesta riduzione dei livelli produttivi nei confronti dell’analogo trimestre dell’anno scorso – commenta Roberto Zini, vice presidente di Confindustria Brescia con delega a Relazioni Industriali e Welfare –, ma anche e soprattutto del processo di ricomposizione interno al contratto di somministrazione, che si traduce in una minore incidenza della componente a tempo determinato, a favore invece di quella a tempo indeterminato: il cosiddetto “staff leasing”. Più in generale, è però la conferma di quanto la nostra Associazione sta anticipando da tempo: siamo di fronte a un cambio storico nel paradigma del lavoro. E, in tal senso, le imprese dovranno essere sempre più attrattive per i lavoratori, sia a livello contrattuale che in tutti gli aspetti legati al benessere in azienda, su tutti i livelli.”
Le richieste pervenute alle Agenzie per il Lavoro hanno riguardato, in particolare, il gruppo dei conduttori d’impianti (40,2%), seguiti dal personale non qualificato (23,5%), dagli addetti al commercio (11,2%) e dagli operai specializzati (11,1%). Relativamente più contenuta è la domanda di impiegati esecutivi (8,5%) e di tecnici (5,4%).
Sempre nel periodo luglio-settembre, le figure più ricercate sono state: operatori robot industriali (21,5% della domanda complessiva), seguiti dai non qualificati in imprese industriali (9,0%), dai non qualificati nei servizi di pulizia (7,0%), dagli addetti consegna merci (6,4%) e dagli addetti macchine per lavorazioni metalliche (5,1%).
Per quanto riguarda i profili caratterizzati dalle maggiori difficoltà nel reperimento, si segnalano, in particolare, alcune figure tecniche (tecnici della produzione e tecnici degli acquisti) ed altre relative agli operai specializzati (fonditori, saldatori, montatori, manutentori, installatori attrezzatura elettroniche).
Bilanci, la Regione pareggia a 32 miliardi di euro
Il Consiglio regionale guidato dal Presidente Federico Romani, dopo tre giorni di lavori e due sessioni notturne,nella serata di oggiha dato il via libera a maggioranza (44 voti a favore, 30 contrari) al Bilancio di previsione 2024-2025-2026. Con il Bilancio sono stati approvati anche la Legge di Stabilità e il Collegato con modifiche e integrazioni a norme regionali. A darne conto è una nota rilanciata da Bsnews, il giornale di Brescia e provincia.
“Il documento contabile – spiega il Presidente della Commissione Bilancio e relatore dei provvedimenti Davide Caparini (Lega) – è stato costruito intorno a quattro asset: vincolo del pareggio di bilancio, nessun aumento della pressione fiscale su imprese e cittadini, contenimento dell’indebitamento e utilizzo in sinergia delle risorse Stato-Regione-Unione europea. Il nostro bilancio continua ad essere virtuoso così come certificato dalle agenzie internazionali che ci attribuiscono un rating migliore di quello italiano confermando la nostra regione locomotiva d’Italia e tra i motori d’Europa. Continuiamo a sostenere gli investimenti materiali e immateriali per supportare la crescita economica e sociale”.
Le macro cifre – Il pareggio del bilancio 2024 si attesta alla quota di circa 32 miliardi, 22 dei quali sono destinati alla sanità, aumentati di 874 milioni di euro grazie a un nuovo accordo con il Governo.
Sanità e trasporto pubblico locale sono i due focus principali del documento di previsione.
All’edilizia sanitaria sono destinati 350 milioni. Di questi 200 milioni nel 2024 saranno investiti per la realizzazione del nuovo ospedale di Busto Arsizio-Gallarate che si aggiunge ai lavori di ammodernamento dei Civili di Brescia, ai nuovi ospedali di Cremona, di Desenzano, alla nuova piastra operatoria di Mantova, alla nuova area emergenza urgenza di Seriate.
Dopo quella sanitaria, la voce più consistente è quella del trasporto pubblico e delle infrastrutture per la mobilità con in totale 2 miliardi e 600 milioni. In particolare, nel 2024 alla viabilità andranno 177 milioni, 218 alla rete ferroviaria, 367 al rinnovo del materiale rotabile ferroviario, 195 alla mobilità ferroviaria.
Per il prolungamento della M5 da Milano a Monza sono previsti 283 milioni dal 2025 al 2033, mentre alla linea tranviaria della Valle Brembana Bergamo-Villa d’Almè (BG) sono stati destinati 8 milioni.
Previsto un investimento di 4 milioni per il completamento del ponte sul fiume Adda.
All’istruzione e al diritto allo studio andranno 687 milioni, mentre 495 milioni sono destinati alla tutela del territorio e all’ambiente (ai parchi 29 milioni e alle Comunità Montane 11 milioni).
Tra le altre “Missioni” si segnalano 367 milioni per l’edilizia abitativa, 440 milioni per diritti sociali, politiche sociali e famiglia, 349 milioni allo sviluppo economico, 155 milioni all’agricoltura.
Nel 2024 sono previsti 27,5 milioni per interventi di difesa del suolo e mitigazione del rischio idrogeologico.
Tornando al “sistema welfare”, da evidenziare i 54 milioni per minori, anziani e fragilità e i 12 milioni per l’inclusione scolastica dei disabili.
Attraverso un’operazione tra Finlombarda e BEI (Banca Europea degli Investimenti), 250 milioni saranno destinati a interventi per favorire la competitività delle imprese lombarde.
Sono stati stanziati 25 milioni di euro per gli interventi di riqualificazione dell’Autodromo nazionale di Monza.
Alla rigenerazione urbana e riqualificazione del patrimonio edilizio storico sono stati destinati 18,5 milioni.
Anche quest’anno la Regione farà la sua parte con un contributo di 61 milioni ai saldi di finanza pubblica: “Regione Lombardia, che è l’istituzione italiana che costa meno ai suoi cittadini, ancora una volta, corre in soccorso dello Stato centrale sostenendone i costi” ha spiegato il relatore Caparini.
Le dichiarazioni di voto
Christian Garavaglia (Fratelli d’Italia)
“Nessun aumento della pressione fiscale e investimenti: questo il traguardo raggiunto con il buon governo, a livello regionale lombardo e nazionale: sanità, infrastrutture, sostegno alle imprese, trasporti, istruzione e politiche sociali per i più fragili sono i principali ambiti su cui Fratelli d’Italia ha chiesto risorse adeguate, pur in un contesto globale segnato da forti contraccolpi. Non è un libro dei sogni, ma del fare al servizio dei territori e dei Comuni”.
Alessandro Corbetta (Lega)
“Siamo davvero soddisfatti del lavoro svolto in queste ore grazie alla disponibilità di tutti i gruppi, sia della maggioranza che delle opposizioni. Fondamentali le risorse aggiuntive che abbiamo stanziato sulla sanità: tra esse voglio evidenziare i 350 milioni destinati ai i nuovi ospedali di Busto, Desenzano del Garda, Cremona. L’aula ha migliorato il testo base con alcuni ordini del giorno di particolare significato come quello che stanzia 1,5 milioni in più per finanziare le leggi regionali, quello sottoscritto da tutti i gruppi che assegna 150 milioni per l’acquisto di nuovi treni e quello che destina risorse importanti per l’ammodernamento dell’Autodromo di Monza”.
Fabrizio Figini (Forza Italia)
“Abbiamo aumentato i fondi per la sanità per ben 874 milioni senza mettere le mani nelle tasche dei lombardi. Con queste risorse siamo certi che ridurremo le liste di attesa e elimineremo i pochi disservizi in un quadro di eccellenza che ci viene riconosciuto a livello internazionale. Un altro punto su cui ci siamo battuti con forza è la libertà di educazione aumentando da 24 a 28 milioni i fondi per il buono scuola, garantendo l’accesso ai servizi educativi per i giovani disabili e potenziando il sistema dell’istruzione professionale cui vengono dedicati 342 milioni. Un punto delicato resta quello dell’ambiente: 113 milioni vengono destinati per la tutela del territorio e dell’assetto idrogeologico. Due milioni al contrasto del cyberbullismo”.
Marisa Cesana (Lombardia Ideale)
“E’ facile fare un bilancio quando le risorse sono abbondanti, più difficile farlo quando i soldi sono pochi. Ci siamo riusciti senza aumentare la pressione fiscale tenendo fede agli impegni elettorali. Come gruppo siamo particolarmente contenti di aver garantito le borse di studio agli studenti universitari con 4,2 milioni aggiuntivi. Ringrazio i capigruppo di maggioranza e minoranza che si sono impegnati in queste ore per trovare punti condivisi riuscendovi in molti casi”.
Nicolas Gallizzi (Noi Moderati)
Parere favorevole anche per Noi Moderati. Con riferimento in particolare al comparto sanitario, il Presidente Nicolas Gallizzi ha sottolineato il valore del potenziamento del Centro Unico di Prenotazione, affermando che “è comunque necessario investire sempre di più nella sanità pubblica”.
Pierfrancesco Majorino (Partito Democratico)
“Avevano proposto il patto lavoro-ambiente come ha fatto l’Emilia Romagna ma non abbiamo trovato alcuna disponibilità da parte della maggioranza. Anche sulla partita della tutela delle donne e dei fragili il bilancio non ci convince per nulla: se non avessimo minacciato di costringere il Consiglio in aula fino a Capodanno sarebbero saltate fuori quelle poche risorse per i centri anti-violenza o per i trasporti degli alunni disabili? Noi crediamo di no, quindi abbiamo fatto bene a presentare settemila emendamenti e centinaia di ordini del giorno. Riconosciamo però che in queste ore la maggioranza ha dato risposte su alcuni punti significativi. Resta però un punto su cui occorre fare assoluta chiarezza: per rispondere alle specifiche esigenze manifestate dai territori è necessaria la massima trasparenza. Per questo abbiamo chiesto una commissione d’inchiesta sui criteri con cui sono stati assegnati ai Comuni i fondi della Legge 9, il cosiddetto Piano Marshall della Lombardia. Su questo andremo fino in fondo”.
Manfredi Palmeri (Lombardia Migliore)
“E’ un bilancio di mantenimento dove non si intravede un piano di legislatura e manca coerenza tra risorse stanziate e obiettivi perseguiti. Il nostro voto è contrario perché non vediamo la prospettiva del futuro. Si sarebbe dovuto dare più attenzione alle richieste delle province e delle città metropolitane e si sarebbe dovuto sostenere maggiormente i giovani, il terzo settore e le imprese”.
Onorio Rosati (Alleanza Verdi Sinistra)
Voto contrario per Onorio Rosati che ha evidenziato le difficoltà del contesto politico-economico e la riduzione dei margini per un confronto consiliare efficace. Positivo, per il capogruppo di AVS, il recupero dei fondi per il diritto allo studio universitario e dei trasporti per i disabili.
Lisa Noja (Azione Italia Viva)
E’ importante, per Italia Viva, che siano stati ripristinati i fondi per il diritto allo studio universitario, per il trasporto disabili e incrementati quelli per le case antiviolenza. Il bilancio rimane tuttavia “sbagliato”, secondo Noja, perché non tocca i problemi strutturali e non cambia il rapporto fra pubblico e privato in sanità.
Michela Palestra (Patto Civico)
Un provvedimento che segna una “distanza siderale rispetto all’agenda politica. Ci sono urgenze che non vengono affrontate. Restano tantissime criticità e per questo il nostro voto è negativo. Mai però ci sottrarremo al confronto con questa Regione e vigileremo affinché vengano rispettate le priorità”.
Nicola Di Marco (M5Stelle)
“Il nostro voto è negativo perché la manovra regionale ricalca le politiche regressive del Governo nazionale. Con il bilancio si aveva l’occasione di esaltare l’autonomia della Regione e invece abbiamo assistito all’immobilismo di fronte a temi sui quali non è stato fatto abbastanza, per esempio sanità, diritto alla casa, trasporto pubblico”
La bresciana Gefran entra anche in Robot at Work
Gefran S.p.A., azienda specializzata nella progettazione e produzione di sensori, sistemi e componenti per l’automazione e il controllo dei processi industriali, ha sottoscritto un accordo di investimento per l’acquisizione di una quota di minoranza di Robot at Work S.r.l. (www.robotatwork.it), startup con sede a Rovato (BS).
Fondata nel 2017, RAW è una giovane realtà dinamica e innovativa che svolge attività di progettazione, realizzazione, vendita e installazione di impianti industriali, tra cui celle robotizzate standard, celle collaborative (che prevedono la compresenza di operatore e automazione industriale), controllo visivo e Virtual Commissioning. Acquisita nel 2021 dagli imprenditori Lorenzo e Rossella Codini, che ne mantengono per ora la maggioranza, ha chiuso il bilancio al 31 dicembre 2022 con un fatturato pari ad Euro 3.804.129 ed un utile pari ad Euro 37.509.
L’operazione è stata perfezionata tramite cessione di parte del capitale sociale appartenente ai soci di maggioranza e successivo aumento di capitale, a seguito dei quali Gefran S.p.A. detiene una quota pari al 24,83% di Robot at Work per un corrispettivo totale di Euro 576.000 (corrispettivo versato in denaro, tramite l’utilizzo di mezzi propri). Contestualmente alla firma dell’accordo quadro sono stati sottoscritti i patti parasociali che regoleranno la governance della società.
Marcello Perini, Amministratore delegato del Gruppo Gefran ha così commentato: “Siamo molto soddisfatti di questo accordo che rinforza la partnership con un fornitore strategico per Gefran. L’automazione dei processi manifatturieri è da sempre fattore competitivo per il successo del Gruppo e la stretta collaborazione con Robot at Work negli anni recenti ci ha consentito di apprezzarne la visione tecnologica, le competenze tecniche e l’eccellenza nel supporto al cliente. Riteniamo che l’accordo sottoscritto genererà valore sia per Gefran, che integrerà verticalmente le proprie capacità aggiungendo quelle distintive di RAW, sia per quest’ultima, che potrà trarre vantaggio dalle possibili sinergie con il Gruppo, mantenendosi al contempo libera di operare sul mercato e perseguire autonomamente le traiettorie di sviluppo delineate dal proprio management”.
“Siamo orgogliosi di iniziare una nuova fase della nostra collaborazione con Gefran. Grazie a questa operazione potremo infatti operare con ancora maggiore sinergia e determinazione con il Gruppo bresciano, leader del proprio settore a livello internazionale”, hanno affermato Lorenzo e Rossella Codini, rispettivamente Presidente e Consigliera Delegatadi Robot at Work. “RAW è un’azienda giovane attiva in un ambito tecnologico avanzato: non solo automazione, ma anche sviluppi virtuali, soluzioni “non convenzionali”, robotica innovativa. Il supporto di Gefran nel nostro percorso di crescita è lo stimolo a migliorarci e sviluppare sempre più soluzioni produttive strategiche e competitive per il Gruppo”.
Gli accordi tra le parti prevedono opzioni call e put a favore di Gefran che potranno essere esercitate entro un anno dall’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2027 della startup. L’esercizio dell’opzione call porterebbe Gefran ad acquistare un ulteriore 30% del capitale sociale con diritto di voto di Robot at Work a un prezzo calcolato secondo la formula stabilita nell’accordo di investimento. L’opzione put potrà essere esercitata anche prima di tale data al verificarsi di alcune condizioni usuali per questo tipo di operazione.
L’accordo di investimento prevede inoltre la firma di contratti di management a lungo termine con l’attuale direzione della startup per assicurare la continuità e lo sviluppo della società.
Grazie a questa acquisizione Gefran integra all’interno del proprio business sia le soluzioni sia le competenze tecniche del team RAW in ambito Virtual Commissioning, ovvero il nuovo metodo di sviluppo virtuale che, grazie a una replica digitale del processo da realizzare detta “Digital Twin”, consente una completa predizione del risultato dando la possibilità al cliente di visualizzare sia il solo impianto robotizzato che la sua integrazione nella linea di produzione esistente. Uno strumento indispensabile per rivedere le esigenze produttive in un’ottica di sostenibilità.
Gefran aggiornerà il mercato sul prosieguo dell’operazione, secondo le disposizioni regolamentari.
Ecco quanto costa ai lombardi l’attività del Consiglio (i numeri)
Un bilancio di 60 milioni di euro, in calo di un milione e 200mila euro rispetto all’anno scorso, in linea con il trend in costante diminuzione dal 2013. È stato approvato all’unanimità (63 favorevoli) questa mattina in Aula il Bilancio di previsione finanziario per gli anni2024-2025-2026 per il funzionamento del Consiglio regionale. A riportarlo è una nota della Regione di cui dà conto Bsnews, il giornale online di Brescia.
“Il Consiglio regionale inizia la nuova legislatura nel segno contenimento dei costi della politica – spiega il Vice Presidente del Consiglio Giacomo Cosentino, (Lombardia Ideale) relatore in Aula del bilancio -. Il numero due di Palazzo Pirelli ha ricordato che “i numeri di questo bilancio confermano lo sforzo del Consiglio verso il contenimento delle spese, senza riduzione delle funzioni,confermandosi il parlamento regionale dal costo pro capite più basso d’Italia, con un costo di 2,46 euro per ogni lombardo, meno di tre caffè all’anno”.
Giacomo Cosentino, nel suo intervento, ha sottolineato come grande attenzione sia stata mantenuta nella ricerca di un ulteriore contenimento dei costi che ha consentito di stanziare 445 mila euro euro sul 2024 e 560 mila euro rispettivamente sul 2025 e 2026 per tirocini formativi e borse di studio, finanziati con i risparmi di gestione del Consiglio regionale.
Tra le spese segnaliamo i patrocini (500 mila euro) e l’organizzazione di eventi, convegni e seminari(730 mila euro), “utili a fare della sede dell’istituzione regionale un autentico punto di riferimento per la società lombarda”, precisa Giacomo Cosentino – “È un bilancio che risponde alla necessità di costruire un Consiglio sempre più aperto, sempre più trasparente, sempre più vicino ai cittadini e alle associazioni, sempre più disposto a rispondere alle istanze che arrivano dai territori”.
Alla luce del successo delle iniziative legate alla legge per la montagna finalizzate a valorizzare la presenza di giovani e famiglie nei rifugi alpini, le risorse a bilancio destinate all’attuazione della legge sono state raddoppiate (60 mila euro).
Il Consiglio regionale della Lombardia si segnala come il più virtuoso d’Italia non solo per il costo pro capite, ma anche per la tempistica: è infatti la prima Assemblea parlamentare regionale d’Italia ad approvare il proprio bilancio. E si segnala anche come esempio e riferimento per la sua trasparenza: i provvedimenti, tutti gli atti di Ufficio di Presidenza e Segreteria Generale, tutti gli impegni di spesa, entrate e uscite del bilancio regionale, sono online in tempo reale.
Nel corso del dibattito, l’Aula ha approvato due ordini del giorno presentati da Pietro Bussolati (PD).Con il primo si intende attivare forme di collaborazione con ALI Lombardia (Autonomie Locali Italiane) in merito ad attività di formazione e coordinamento su finanziamenti e bandi statali ed europei, mentre il secondo documento propone di aggiornare le politiche di welfare aziendale e implementare programmi di formazione e sviluppo.
Approvato anche un ordine del giorno proposto da Lisa Noja (Azione – Italia Viva) per stanziare fondi perpromuovere l’accessibilità (interpretariato LIS) dei lavori del Consiglio, delle Commissioni e degli eventi con l’obiettivo di favorire la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini.
Banca Valsabbina acquista il 100% della fintech Prestiamoci
È stata perfezionata l’operazione di acquisizione da parte di Banca Valsabbina del 100% della fintech Prestiamoci S.p.A., intermediario finanziario autorizzato e vigilato da Banca d’Italia (ex art. 106 TUB) che ha creato e sviluppato una piattaforma digitale di “consumer lending”. Prestiamoci controlla altresì l’istituto di pagamento “Pitupay”, rappresentando pertanto uno dei principali e strutturati player italiani, con oltre euro 90 mln di finanziamenti digitali erogati a privati.
Le origini di “Prestiamoci” risalgono al 2009, anno in cui iniziano ad operare le prime realtà di “Digital Lending”, sulla base dell’idea di sviluppare un marketplace ed una community per agevolare il prestito “reciproco” tra privati. Il primo embrione della piattaforma web vede la luce nel 2010 ma i cambiamenti importanti iniziano dal 2013, con la completa operatività della piattaforma sia nel processo di erogazione che nella gestione dell’intero ciclo di vita dei finanziamenti.
Nel corso degli anni si susseguono investimenti sul capitale della società, anche tramite l’intervento di nuovi azionisti, nonchè sul modello di raccolta di liquidità necessaria per sostenere l’incremento delle richieste di finanziamento gestite dalla fintech. A tal proposito, in affiancamento alla “raccolta da privati”, non sufficiente per sostenere le erogazioni, Prestiamoci avvia quindi la strutturazione di operazioni di cartolarizzazione, ricorrendo al supporto di investitori istituzionali (tra cui anche Banca Valsabbina), adottandola – di fatto – quale principale forma di funding.
Nel settembre 2021 la Banca bresciana, che già supportava quindi il funding della società, interviene nell’ambito di un aumento di capitale, acquisendo il 9,9% della stessa e rafforzando le sinergie industriali e finanziarie.
Nel corso del 2023, nell’ambito di un contesto di mercato e normativo in evoluzione e sfidante, viene raggiunta l’intesa con la Banca per rilevare il 100% del capitale della Fintech, con l’obiettivo comune di proseguire al meglio il progetto, indirizzando però la strategia di business verso un modello sempre più efficiente, competitivo e sostenibile.
Nel novembre us, dopo un’articolata negoziazione, è stato quindi perfezionato l’investimento di Banca Valsabbina in Prestiamoci, sia tramite dotazione di ulteriore capitale che a valere sull’incremento delle linee di funding istituzionale, in attuazione di un definito e condiviso Piano strategico sinergico, finalizzato allo sviluppo efficiente del “digital consumer lending”.
E’ stata quindi già inaugurata e resa operativa la nuova sede della società a Vimodrone, ampliando gli spazi a disposizione del personale anche al fine di accogliere al meglio le future opportunità offerte dal mercato.
In attuazione del Piano definito è stata inoltre aggiornata la Governance della società, mettendo a disposizione del Gruppo Prestiamoci un management trasversale e di esperienza, che ha contribuito anche alla recente evoluzione della Banca, nonché particolarmente sensibile all’innovazione ed al sistema dei controlli.
Le recenti Assemblee dei soci di Prestiamoci e di Pitupay, hanno quindi designato Antonio Beneduce (Vicedirettore Generale di Banca Valsabbina) nel ruolo di Presidente e in quello di Consiglieri Hermes Bianchetti (Vicedirettore Generale Vicario della Banca) ed Enrico Cremonesi (Responsabile Divisione Business). E’ stato inoltre nominato Amministratore Delegato di Prestiamoci e Pitupay lo stesso Hermes Bianchetti, principale ideatore della strategia di innovazione e fintech della Banca.
Sempre in attuazione delle nuove linee strategiche/commerciali, tenuto conto del mutato contesto e dei cambiamenti strutturali della società, si è ritenuto di efficientare il modello di funding della stessa, privilegiando il ricorso a forme di finanziamento istituzionale, concedendo comunque ai “prestatori” forme alternative di investimento in linea con il mercato. Tale iniziativa è di fondamentale importanza tenendo conto che solo il 14% dei prestiti attualmente in essere è stato finanziato con liquidità proveniente dai privati prestatori.
“Prestiamoci è una realtà con cui collaboriamo da tempo, negli ultimi anni abbiamo quindi potuto apprezzare e condividere la relativa progettualità sottostante, credendo in una finanza sempre più digitale ed efficiente”, premetteHermes Bianchetti.
“Abbiamo contribuito progressivamente al “progetto” Prestiamoci, una realtà promettente e con potenzialità, valutando quindi la possibilità di far divenire questa fintech un asset strategico per il nostro Gruppo.
In tal senso abbiamo definito e condiviso un Piano di investimenti funzionale alla crescita della società e delle relative strutture, stanziando importanti risorse, nell’ambito di un percorso evolutivo di Gruppo. Intendiamo quindi affiancare al meglio la società nel percorso di crescita, dotandola però ed al contempo di un modello di business sempre più efficace e competitivo, che deve tenere opportunamente conto di un contesto sistemico e normativo articolato. Il precedente modello di raccolta tra privati, purtroppo, non generava flussi di liquidità adeguati per sostenere i necessari volumi di erogazione ed abbiamo quindi dovuto ripianificare gli obiettivi economico/finanziari della società.
Si è aperta per noi la fase 2.0 di Prestiamoci, avvalorata dagli investimenti e dalle iniziative che la Banca sta già attuando e concretizzando. La nostra strategia è quella di contribuire a far emergere al meglio le potenzialità della fintech, creando reciproco valore con l’obiettivo di offrirci quindi al mercato come un player di riferimento. Questa strategia di rilancio ci consentirà di erogare sempre più prestiti a privati; basti pensare che dall’avvio della “nuova gestione” targata Banca Valsabbina le erogazioni risultano più che raddoppiate rispetto al mese precedente (+ 102%). Continueremo pertanto ad investire nelle persone e nei loro progetti rafforzando anche la rete di origination”.
Via dall’Italia: l’emigrazione tocca anche la Lombardia
Quando si osservano le statistiche, da qualche anno a questa parte, una delle tendenze più diffuse a livello nazionale è relativa proprio agli spostamenti di giovani al di fuori del territorio nazionale. Al giorno d’oggi, l’emigrazione per i ragazzi italiani rappresenta uno step sempre più intrapreso, per ragioni differenti che, di solito, confluiscono tutte nella speranza di trovare una posizione nel mondo migliore, grazie ad opportunità di lavoro e di studio particolarmente preziose ricercabili all’estero. Spesso, si pensa all’emigrazione dei giovani come ad una conseguenza di fattispecie sconfortanti, nonostante le cose non siano sempre esattamente così.
Va anche detto che in alcuni casi l’emigrazione non è legata a stretto giro con condizioni di disagio bensì è motivata dalla ricerca di opportunità di crescita professionale oppure ha a che fare con la formazione universitaria; sono tanti, infatti, i giovani che scelgono di trasferirsi all’estero – e al riguardo segnaliamo l’approfondimento di Lae Educazione Internazionale per sapere come si studia in Australia, meta tra le più ambite per la formazione universitaria – per motivi di studio.
Studi recenti effettuati da ISTAT, comunque, dimostrerebbero come un quarto dei giovani che lasciano il Meridione, oggi, è siciliano, anche se chi tende a partire maggiormente alla volta di nuove destinazioni oltralpe proviene proprio dalla Lombardia. Nel 2019, sono stati dodicimila i siciliani che si sono trasferiti all’estero. Un numero in aumento che ha posto l’isola al secondo posto nella classifica delle regioni con il più alto numero di espatri, raggiungendo una condizione di pareggio con il Veneto.
Con grande sorpresa, però, a conquistare il primo posto in questa peculiare classifica è stata proprio la Lombardia, con un totale di circa 23 mila trasferimenti all’estero. Questi dati offerti dall’istituto nazionale di statistica preoccupano le Istituzioni, tenendo conto del numero crescente di giovani meridionali che si spostano all’estero e, in generale, di una cifra di oltre 120 mila cittadini italiani che emigrano per ragioni, come detto, molto eterogenee.
Il fenomeno dell’emigrazione dall’Italia: il dettaglio sui dati
Come già precedentemente accennato, i dati emersi dalla ricerca non sono i più favorevoli. Al livello nazionale, il tasso di emigrazione dei cittadini italiani è di circa due per mille. Questo valore, però, tende a salire a tre per mille se si prendono in esame regioni come la Sicilia, la Calabria, il Friuli Venezia Giulia, le Marche, il Veneto, il Molise, la Lombardia e l’Abruzzo. Un fenomeno, dunque, che non interessa più soltanto il sud dell’Italia, ma anche il nord, in modo molto considerevole.
Stando a quanto emerso dalle ricerche ISTAT, i flussi maggiori di trasferimento all’estero partirebbero proprio dal nord, trattandosi di circa il 49% degli espatri, sia relativi alla popolazione residente che in termini assoluti. Dal sud, invece, si trasferiscono circa 43 mila italiani, mantenendo una linea nazione di due per mille. Dal centro, invece, nel 2019 sono espatriati circa 19 mila cittadini. A lasciare il Paese, generalmente, sono i giovani di età compresa tra i 25 anni e più, essendo circa 87 mila. Circa un terzo delle persone che emigrano dall’Italia sono in possesso di un titolo di studio universitario.
La mobilità interna tende ad essere particolarmente fervente. Negli ultimi dieci anni, fatta eccezione del periodo interessato dall’emergenza pandemica, sono stati circa un milione e 140 mila le persone uscite dal sud per spostarsi verso il centro e il nord Italia. Sulla rotta inversa, invece, circa 619 mila persone. Si tratta di una perdita di oltre mezzo milione di residenti, ancora una volta, per la maggior parte giovani in età attiva. È nella fascia di età compresa tra i 18 e i 35 anni che questi esodi si manifestano principalmente.