Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

Agricoltura, chiuso un anno nero su tutti i fronti: si spera nel 2018

in Agricoltura e allevamento/Economia/Evidenza/Tendenze by

Anche se l’ottimismo resta la parola d’ordine all’interno del mondo agricolo, gli imprenditori hanno chiuso da pochi giorni un 2017 molto complesso. L’agricoltura, secondo le prime stime del Centro Studi di Confagricoltura, sta vivendo una fase congiunturale difficile, in controtendenza rispetto all’andamento dell’economia generale del Paese.

Infatti, mentre il Prodotto interno lordo nazionale è cresciuto dell’1,5%, il valore aggiunto agricolo, su scala nazionale, è calato del 3,4%. Nel 2017 il valore del settore primario italiano è stato pari a 28,14 miliardi, in calo rispetto ai 29,12 dell’anno precedente. Negli ultimi dodici mesi, invece, l’industria è passata da 331,93 a 337,78 miliardi.

Anche il boom delle esportazioni di prodotti agricoli e alimentari, che nel 2017 dovrebbero superare i 40 miliardi di euro, in realtà evidenzia la conferma della dinamica positiva per i prodotti dell’industria alimentare (per lo scorso anno viene stimato un saldo positivo di 2,8 miliardi), ma anche il persistere del saldo negativo tra esportazioni e importazioni per quanto riguarda gli scambi di prodotti agricoli (-7,3 miliardi la stima per gli ultimi dodici mesi).

Notizie negative arrivano anche dal versante dell’occupazione: diminuiscono soprattutto gli indipendenti (-3,2%) e in particolare le donne (-7%). Segno negativo, sia pure più contenuto, per i dipendenti (-2,2%).

“Questi dati – commenta Francesco Martinoni, presidente di Confagricoltura Brescia – sono lo specchio di un settore agricolo che, al di là dell’entusiasmo enfatico di certi commentatori, ha archiviato un anno negativo: Brescia si è in parte salvata grazie alla tenuta dei prezzi di latte e suini, ma i livelli delle produzioni insoddisfacenti per vari motivi, tra cui l’andamento climatico, l’instabilità dei prezzi di vendita e gli alti costi di produzione hanno compromesso la redditività di coltivazioni e allevamenti e la fiducia delle imprese. Auspichiamo – conclude Martinoni – un’inversione di tendenza nel 2018 appena iniziato ed un sostegno concreto, non solo per finalità elettorali, da parte delle istituzioni e del mondo politico”.

Buste di plastica tra dubbi e polemiche, Confesercenti attiva un numero di telefono

in Associazioni di categoria/Commercio/Confesercenti/Economia by
Buste di plastica a Brescia

Com’è noto, dall’1 gennaio 2018 è entrata in vigore la legge 123/2017, la quale prevede che i sacchetti di plastica distribuiti dalle attività commerciali vengano pagati dai consumatori e abbiano specifiche caratteristiche eco-compatibili. L’applicazione, in questi giorni, della normativa sta suscitando non poche polemiche (è, tra l’altro, prevista una sostanziosa sanzione amministrativa pecuniaria per gli esercenti che vìolino le nuove regole).

Perciò Confesercenti della Lombardia Orientale ha deciso di istituire, presso i propri sportelli, un apposito servizio d’informazione e assistenza rivolto alle imprese, che è già attivo, per fornire tutte le informazioni in merito a “come” applicare correttamente le nuove regole per la commercializzazione dei nuovi shopper di plastica. Nel servizio è inclusa anche la consegna agli associati di materiale informativo dedicato e di una specifica cartellonistica da esporre negli esercizi commerciali.

Per maggiori informazioni, contattare gli uffici di Confesercenti Lombardia Orientale tel. 030-2421697;  e-mail: info@comservizi.it.

I dolci della Befana a Brescia danno lavoro a 3mila persone

in Economia/Tendenze by
Dolci della befana a Brescia

Epifania, si passerà tra dolci e viaggi. Per chi si muove, il 67% sceglie le città d’arte, anche per il week end, in crescita rispetto al 65% dello scorso anno. C’è poi un 25% ancora in montagna per la fine della settimana sulla neve o per un week end sugli sci. Quest’anno cresce chi sceglie l’estero, il 9% rispetto al 5% dello scorso anno. Lo dice l’indagine della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi con VOICES from the Blogs, spin-off dell’Università degli Studi di Milano specializzato in Big Data analytics (dal 1 novembre al 17 dicembre, su quasi 200 mila post).

Non manca la tradizionale calza con i dolci, business da 30 milioni in Lombardia. Sono circa 5.100 le imprese attive nel settore dolciario in Lombardia nel 2017 su 41 mila in Italia e danno lavoro a 24 mila addetti su 163 mila in Italia. Numeri che salgono considerando le localizzazioni come filiali e sedi secondarie, diventano 6.819 le attività in regione e 53 mila in Italia. Business per la settimana di vendite dolciarie da 30 milioni in Lombardia, di cui 20 per Milano e 100 milioni in Italia. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi su dati registro imprese al terzo trimestre 2017 relativi alle imprese attive nel settore dolciario tra produzione, commercio all’ingrosso e dettaglio.

Settore dolciario. Pasticcerie e panetterie: sono oltre 41 mila le sedi di impresa in Italia coinvolte nella produzione e nel commercio di prodotti di pasticceria e panetteria, di cui 5.768 in Sicilia, quasi 5.100 in Lombardia, 4.714 in Campania. Milano, è terza in Italia con 1.847 imprese (+2,3% in un anno), dopo Napoli (2.454) e Roma (1.852). La seguono Torino (1.593) e Palermo (1.434). A livello regionale, dopo Milano, vengono Brescia (683 imprese), Bergamo (567), Varese (360) e Monza e Brianza (353). Lodi ha quasi 100 sedi di impresa specializzate.

Gli addetti. In Lombardia sono 24.000 gli addetti coinvolti nel settore (+3,1% in un anno) e oltre 163 mila in Italia. Milano, con 8.709 addetti, è prima in Italia seguita da Roma (7.121), Napoli (6.010), Torino (5.593) e Bari (5.272). In Lombardia Milano è, invece, seguita da Brescia (2.973), Bergamo (2.433), Varese (2.202) e Monza (1.316). Quasi 400 gli addetti a Lodi.

Le localizzazioni. Crescono i numeri delle attività del settore dolciario, considerando anche le sedi secondarie e le filiali di impresa: diventano 53 mila le attività in Italia, di cui quasi 7 mila in Lombardia. A Milano, tra sedi e punti vendita, si contano 2.400 attività, oltre a 900 a Brescia, 749 a Bergamo, quasi 500 a Varese e Monza e Brianza. 131 le attività a Lodi.

 

Imprese, Brescia seconda in Lombardia: sono 107mila

in Economia/Tendenze by

Con oltre 299 mila sedi d’impresa attive (5,8% del totale nazionale), Milano si colloca al secondo posto nella classifica delle province italiane per numero di imprese, dopo Roma che ne ha 355 mila (6,9%), ma è prima per numero di addetti con 2,1 milioni (12,4% nazionale) contro gli 1,5 milioni (9,1%) di Roma, che è seconda secondo i dati della Camera di commercio. Al terzo posto ci sono Napoli per imprese (238 mila, 4,6%) e Torino per addetti (733 mila, 4,4%). Il territorio di Monza e Brianza è 17° in Italia per numero di imprese (64 mila) e 23° per addetti (233 mila). Lodi ha 15 mila imprese e 42 mila addetti. E se sono stabili a 5,2 milioni le imprese nazionali, crescono le città maggiori, a Napoli +1,6% pari a 3.842 imprese attive in più, Roma +1,3% (4.423 imprese in più), e Milano +0,9%  (quasi 2.793 imprese in più). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi su dati del registro delle imprese al terzo trimestre 2017 e 2016.

Le imprese lombarde. La Lombardia chiude il 2017 con 818 mila imprese attive e 3,9 milioni di addetti. È la prima regione in Italia per concentrazione di imprese, il 16% del totale nazionale, e addetti, il 24% nazionale. La seguono per imprese Lazio e Campania con quasi mezzo milione di imprese l’una (9% italiano), Emilia Romagna e Piemonte con circa 400 mila l’una. Per numero di addetti dopo la Lombardia vengono Lazio (1,8 milioni), Veneto (1,6 milioni) ed Emilia Romagna (1,5 milioni). Tra le province dopo Milano che è prima con 299 mila imprese e 2 milioni di addetti, vengono Brescia (con 107 mila imprese e 402 mila addetti) e Bergamo (con 85 mila imprese e 376 mila addetti). Monza e Brianza è quarta con 64 mila imprese, viene poi Varese con 62 mila.  Il settore che pesa di più è il commercio con 197 mila imprese, seguito da costruzioni (134 mila) e manifatturiero (97 mila). Quindi il settore immobiliare (67 mila imprese) e l’agricoltura (46 mila). In un anno crescono soprattutto il settore della fornitura di energia (+4,1%), servizi di supporto alle imprese (+3,7%) e istruzione (+3,5%).

Come cambiano le imprese in un  anno. Crescono dello 0,9% le imprese a Milano tra 2016 e 2017, contro una sostanziale stabilità lombarda (+0%) e italiana (-0,1%).  Crescono gli addetti, +6% a Milano, +4,1% in Lombardia e +1,8% in Italia. In crescita anche Monza e Brianza, +0,4% le imprese e +2% gli addetti. Tra i settori che pesano di più, si trovano il commercio (75 mila imprese tra ingrosso e dettaglio a Milano, 16 mila a Monza e Brianza, 3.500 a Lodi), le costruzioni (41 mila a Milano, 12 mila a Monza, 3 mila a Lodi), le attività immobiliari (30 mila a Milano, 6 mila a Monza e mille a Lodi) e manifatturiere (29 mila a Milano, 9 mila a Monza e Brianza e 1.500 a Lodi).

 

Nel 2018 le imprese bresciane guardano ancora all’estero

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Positive le aspettative verso i mercati esteri per il 2018. Oltre la metà delle imprese attive sui mercati internazionali è pronta ad aumentare il proprio business internazionale, secondo un’indagine di Promos, azienda speciale della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi per l’internazionalizzazione, sulle imprese già presenti all’estero. La maggior parte (41,6%) ha già rapporti commerciali in più di dieci Paesi esteri e nel corso del 2018 il 29,7% vorrebbe ulteriormente espandere il proprio business in Europa, mentre il 21,8% in Medio Oriente e il 14,4% in Cina. Il 52% degli operatori che hanno risposto all’indagine ritiene che il 2018 sarà un anno più positivo del 2017 per il proprio business internazionale, per il 27,7% sarà costante mentre solo il 10,4% prevede un peggioramento della situazione.

L’indagine sugli operatori (risultati completi nella parte finale del comunicato): per le imprese milanesi e lombarde che operano a livello internazionale, il business estero è molto importante. Ciò è testimoniato dal fatto che il loro fatturato è influenzato per gran parte dall’attività sui mercati esteri. Per circa il 37% degli imprenditori coinvolti nella rilevazione infatti, il business internazionale pesa per oltre il 50% del fatturato. Bisogna però tener conto di alcune problematiche a cui le imprese sono soggette, le più diffuse sono: i costi di accesso al mercato (28,7%), la burocrazia (27,2%) seguiti dalla dimensione aziendale (25,7%) e dalla scarsa conoscenza dei mercati (23,8%). Il 55% sostiene che la ricerca di controparti estere è ancora la soluzione migliore per sviluppare processi di internazionalizzazione, seguita da incontri b2b con controparti estere (48,5%) e partecipazione a fiere internazionali (47%). La distribuzione diretta rimane il canale distributivo più utilizzato (57,4%), seguito dalla distribuzione indiretta, attraverso distributori, buyers e importatori (43,6%), più staccato l’e-commerce (17,8%) e i marketplace utilizzati solo dal 4% delle imprese coinvolte. Emerge da una indagine di Promos, azienda speciale della Camera di commercio di Milano, MonzaBrianza e Lodi a dicembre 2017 su circa cinquecento aziende lombarde che operano sui mercati internazionali o che stanno avviando il processo d’internazionalizzazione.

I dati: 89 miliardi di euro: è il valore dell’export lombardo nei primi nove mesi del 2017, 330 milioni di export al giorno, +7,3% rispetto allo stesso periodo del 2016. Circa un quarto di tutte le esportazioni italiane nella prima parte dell’anno sono partite dalla Lombardia. Milano con oltre 30 miliardi, Brescia e Bergamo con oltre 11, Monza e Brianza e Varese con oltre 7 miliardi sono i territori che esportano di più. Un anno positivo che vede una crescita dell’export a due cifre per Monza e Brianza (+15%), Cremona (+16%), Lodi (+14%). Bene anche le importazioni che crescono del 7,2% superando i 92 miliardi di euro, circa un terzo del totale italiano. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi su dati Istat relativi al terzo trimestre 2017 e 2016.

Mercati in crescita. L’Europa si conferma il principale mercato per la Lombardia con il 70% circa dell’interscambio e una crescita del business coi Paesi dell’Unione Europea (+7,3% l’export a quota 50 miliardi e +8,2% l’import di 61 miliardi) e con i Paesi europei non UE (+3,6% l’import, +8,6% l’export). Bene gli scambi con Stati Uniti e America del nord (+14% l’export a quota 7,4 miliardi, +10% l’import, 2,7 miliardi). Anche col Sud America sale l’export del +8%. Cresce il business con l’Africa centro-meridionale (+10,5% l’import, +5% l’export). Si rafforzano gli scambi con Cina, Giappone e Asia Orientale (export di 9 miliardi, +9%).

Le specializzazioni dei territori lombardi per export. Si esportano principalmente, se guardiamo il peso dei settori sul totale dell’export provinciale, metalli da Sondrio, macchinari da Bergamo e Pavia, macchinari e mezzi di trasporto da Varese, macchinari e moda da Milano, moda da Como, prodotti in metallo da Brescia, Cremona, Mantova e Lecco, metalli e prodotti chimico farmaceutici da Monza e Brianza, apparecchi elettronici da Lodi.

Prestiti alle Pmi, Massetti (Confartigianato): Brescia tra le peggiori in Regione

in Associazioni di categoria/Banche/Confartigianato/Economia/Finanza/Partner by

Per le piccole e medie imprese bresciane resta difficile accedere al credito. La recente eleborazione flash dell’Ufficio Studi di Confartigianato (su base dati Banca d’Italia), secondo quanto riferito dal quotidiano on line BsNews.it, registra a livello nazionale un calo dei prestiti a giugno per l’artigianato del 5,8% rispetto allo stesso periodo del 2016 e a Brescia il dato è ancora più negativo: -6,9% per un valore dello stock complessivo erogato alle aziende pari a 1.760 milioni. Con il dato a livello regionale che si attesta a -5,8%, peggio di Brescia fanno solo Lodi (-8,8%) e Mantova (-7,2%), confermando una tendenza negativa in ogni analisi trimestrale ormai dal 2014 e con il picco negativo proprio del giugno di quest’anno.

«Il denaro per i piccoli imprenditori continua ad essere scarso e costoso. Si bloccano così sviluppo e investimenti, rallentando ulteriormente un sistema produttivo che fatica a recuperare il terreno perduto» commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti che prosegue «la maggiore difficoltà di accedere a strumenti di finanziamento bancario non è da considerarsi certo conseguenza della minore qualità del credito delle piccole imprese che presentano una quota di crediti deteriorati del 25,5%, inferiore rispetto al 28,2% di una impresa medio-grande. Inoltre, una piccola impresa, paga un tasso di interesse effettivo superiore a quanto pagato da una impresa medio-grande e nonostante questo l’erogazione è ancora in calo».

Una flessione tuttavia generalizzata, quella che riguarda i prestiti alle imprese artigiane: a livello nazionale, l’analisi dei prestiti all’artigianato evidenzia a giugno 2017 uno stock, comprensivo delle sofferenze, di 41 miliardi di euro, in calo in un anno di 2,5 miliardi: in percentuale il 5,8 in meno e in flessione rispetto al 4,5% rispetto a marzo 2017. In cinque anni, ossia tra il giugno 2012 e il giugno 2017) i prestiti all’artigianato si sono ridotti complessivamente di circa un quarto (-23,1%), pari a 12,3 miliardi di euro in meno, calo oltre una volta e mezzo quello registrato dal totale imprese (-13,5%).

Lo studio di Confartigianato conferma proprio come il costo del credito, in tutte le regioni, sia pagato dalle piccole imprese con un tasso di interesse superiore a quello delle imprese medio-grandi: una piccola impresa, in media nazionale, paga un tasso di interesse effettivo pari al 7,07% superiore di 301 punti base rispetto al 4,06% pagato da una impresa medio-grande.

«Bisogna invertire la rotta e farlo con i fatti perché le imprese artigiane bresciane sono circa 35mila e costituiscono il vero tessuto produttivo del nostro territorio, le loro sofferenze sono calate e nel lungo periodo danno un ritorno superiore. Sappiamo che il credito è il carburante indispensabile per un’impresa e per questo motivo, anche grazie alla nostra Cooperativa Artigiana di Garanzia di Confartigianato Brescia ci poniamo come autorevoli mediatori fra gli imprenditori e le banche facilitando l’accesso al credito e ottenendo tassi e condizioni vantaggiose per i nostri associati. In particolare supportiamo le aziende in tutti i passaggi, a partire dalla messa a punto della ducumentazione, dei business plan, fino al controllo dei costi bancari. Abbiamo chiuso il 2017 con la consapevolezza che siano incrementate le richieste di finanziamento per l’acquisto di beni produttivi come i macchinari e per l’implemento dei capannoni e non più solo per ragioni di liquidità di cassa e questo è già un buon segnale» conclude il presidente Massetti.

Bcc Agro Bresciano, il credito anomalo scende al 13 per cento

in Aziende/Banche/Bcc/Economia/Evidenza by
Bcc Agro Bresciano

Il 2017 di Bcc Agro Bresciano si chiude “positivamente” grazie al perfezionamento di “due operazioni straordinarie che hanno alleggerito la Banca di gran parte delle sofferenze accumulate in questi anni di crisi economica”. A dirlo è una nota dell’istituto di credito.

“In rapida successione – si legge nel comunicato – abbiamo proceduto con una cartolarizzazione pari a 34 mln di euro e ad una cessione di sofferenze per 96 mln di euro. Questo ci ha permesso di abbassare drasticamente la soglia del credito anomalo, che oggi si attesta tra il 13% ed il 14%, e soprattutto di riportare i nostri principali indicatori patrimoniali in una fascia di stabilità e sicurezza, al pari dei migliori istituti di credito”.

“Come siamo arrivati a tutto questo? – si domanda nello stesso comunicato il Presidente Osvaldo Scalvenzi – Abbiamo accolto con determinazione le indicazioni provenienti da Banca d’Italia e dal sistema del Credito Cooperativo per dare un futuro positivo alla nostra Banca. Le nostre radici nel territorio restano ben salde: ne risulterà infatti una Banca più forte, alleggerita dalla massa di credito anomalo e pronta ad affrontare da protagonista il percorso all’interno del nascente Gruppo bancario. Ci attende un percorso articolato, con la celebrazione dell’assemblea straordinaria, l’introduzione delle necessarie modifiche statutarie e l’adesione definitiva al Gruppo Iccrea. L’originario spirito cooperativo non verrà dunque sminuito e le nostre comunità locali continueranno a poter contare su una Banca che le sosterrà lungo la via della ripresa e dello sviluppo”.

Secondo il Direttore Generale Giuliano Pellegrini “tutto ciò comporterà una serie di significativi vantaggi: un consistente alleggerimento dei costi di gestione, un’adeguata patrimonialità in rapporto ai rischi e una rinnovata capacità di produrre reddito per continuare a sostenere l’economia locale”.

Il percorso intrapreso – che negli anni ha portato il credito anomalo a scendere dal 36 per cento al 13 per cento – comporterà una perdita nel bilancio dell’anno in corso, con la previsione del ritorno all’utile già dal 2018.

Salvi i pandori Melegatti, l’advisor è Sei Consulting Brescia

in Alimentare/Economia/Sei consulting by

Dal Colle, industria dolciaria del veronese, e il Fondo Maltese Open Capital hanno siglato un importante accordo di partnership per il rilancio dello storico marchio Melegatti.

Nell’operazione la società Dal Colle è assistita in qualità di advisor finanziario e industriale dalla SEI Consulting, società di consulenza di Brescia, nello specifico dal dottor Ivan Losio e dal dottor Marco Cavagnini, e dallo studio Legale Mercanti Dorio e Associati in qualità di advisor legale.

Ivan Losio, amministratore di Sei Consulting, la definisce “un’operazione complessa ma che sta consentendo la salvaguardia di un brand storico della tradizione del Natale italiano e il potenziamento di un’importante impresa veronese quale la Dal Colle”.

In particolare, l’intesa tra Dal Colle e il Fondo è finalizzata a porre le basi per la realizzazione di un progetto industriale di lungo periodo mirato al rilancio e allo sviluppo del marchio Melegatti anche attraverso le sinergie sviluppabili con la Dal Colle. La visione strategica dei diversi attori prevede che il progetto possa consentire alla Melegatti di rilanciare e sviluppare il proprio marchio grazie anche al supporto della Dal Colle e mantenendo le proprie peculiarità e il proprio standing.

Una grandissima sfida che Dal Colle, la Melegatti e il Fondo vogliono vincere.

Roberto Colapinto, amministratore delegato di Abalone Asset Management ltd (società di gestione del Fondo), ha espresso il proprio apprezzamento per l’accordo raggiunto e ringrazia la Famiglia Dal Colle e la società per aver, nei fatti, dimostrato di condividere i propositi di corporate social responsibility espressi dalla politica di investimenti promossa dal fondo Open Capital.

Beatrice Dal Colle dal canto suo fa sapere che “Questa partnership è il frutto anche di un’importante assunzione di responsabilità. Siamo consapevoli della sfida ambiziosa che stiamo per intraprendere, ma siamo convinti che sia nostro dovere mettere a disposizione anche del territorio veronese il nostro Know-How e la nostra passione per affiancare Melegatti nel proprio progetto di rilancio”.

Il Fondo Open Capital è assistito dallo studio legale Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners, oltre che da Daleth Consulting in qualità di Advisor finanziario.

Panettone, l’export bresciano vale 44 milioni di euro

in Alimentare/Economia/Evidenza/Tendenze by

Feste da export: dallo spumante per festeggiare con ostriche e caviale alle decorazioni, dalle benauguranti lenticchie con il cotechino al Panettone tipico, sono tra i prodotti italiani per le festività che partono per il mondo per un valore di quasi 200 milioni al mese. Sono 1,6 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2017, in crescita del 13,2% rispetto al 2016. Il mondo anglosassone è quello che apprezza di più i prodotti per le feste: Regno Unito e Stati Uniti sono infatti le prime mete dell’export nazionale, in crescita rispettivamente dell’11% e del 19%. Terza la Germania, +6,4%. Vengono poi Francia, Svizzera e Austria. Ma a crescere di più è l’export con la Russia, in forte ripresa +34%, e con il Canada (+22%). Ma per sapere tutte le destinazioni dell’export, quali sono i maggiori mercati di sbocco e i prodotti più apprezzati arriva la mappa: “Feste ed export: i prodotti italiani nel mondo”, realizzata dalla Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi in collaborazione con Promos, la sua azienda speciale per le Attività Internazionali.
Tra le maggiori destinazioni per singolo prodotto: Lo spumante e il prosecco prendono la via di Regno Unito (267 milioni, +13,1%) e Stati Uniti (217 milioni, +17%) ma è in forte crescita la richiesta da Russia (+41%) e Canada (+25%). Il panettone raggiunge soprattutto la vicina Francia (86,4 milioni, +4%) ma è sempre più apprezzato anche negli Stati Uniti (+37%) e in Austria (+31%), prosciutti e cotechini arrivano in Francia (27,6 milioni, +14%) e Germania (21 milioni, +21%) così come il caviale (per circa un milione di euro ciascuna) e i crostacei (oltre 8 milioni ciascuna). Cresce la richiesta di lenticchie in Germania (+89%) e in Svezia (+26%) mentre gli oggetti per le feste vanno negli Stati Uniti e le ghirlande elettriche decorative in Germania, i fuochi d’artificio in Francia (1,9 milioni) ma sempre più anche in Spagna (+39%). Per le vacanze sulla neve ad apprezzare di più gli sci e le attrezzature da sci italiane sono gli Stati Uniti (17 milioni, +32,5%) e l’Austria, insieme ai pattini da ghiaccio. Tra le mete extraeuropee più lontane, pur se su cifre minori, ci sono tra i primi 10: il Giappone per i vini, gli Emirati Arabi e il Qatar per le ghirlande elettriche decorative, il Giappone, Hong Kong e la Corea del Sud per il caviale, il Canada per i fuochi d’artificio, il Giappone e il Messico per le attrezzature da sci.

Prodotti da forno, pasticceria e farinacei lombardi sulle tavole del mondo nei giorni di festa. La Lombardia ne esporta per un valore di circa 36 milioni di euro al mese, pari a quasi 325 milioni di euro nei primi nove mesi del 2017, in crescita rispetto allo scorso anno del 10,1%. Tra panettoni, pasticceria e pane da Milano partono prodotti per quasi 154 milioni di euro (+12,4%). Seconda è Brescia con 44 milioni, terza Varese con 38. Vengono poi Mantova e Cremona con oltre 20 milioni, superano i 10 milioni anche Pavia e Como.

Brescia, con le festività natalizie 6mila nuove assunzioni

in Economia/Lavoro/Tendenze by

Sono circa 5.900 le opportunità di lavoro nel mese di dicembre in provincia di Brescia, è quanto
emerge da una elaborazione del Servizio Studi della Camera di Commercio di Brescia sui dati del
Sistema Informativo Excelsior realizzato da Unioncamere e ANPAL. Sono soprattutto i servizi di alloggio e ristorazione a ricercare personale, in gran parte per far fronte al picco di attività legato alle festività natalizie. Le figure più richieste sono i cuochi e camerieri e altre professioni legate al turismo (1.140 entrate previste); ma non mancano, per la fine dell’anno, le richieste di commessi (450).

Seguono le professioni legate ai servizi alla persona come il personale non qualificato nei servizi di
pulizia (480); operai nelle attività metalmeccaniche (520); gli operai specializzati nell’edilizia (350); e il personale non qualificato nelle attività industriali (340).

Le imprese bresciane cercano personale dipendente a cui offrono prevalentemente un contratto a termine (il 62% delle assunzioni perviste avrà un contratto a termine). Il 64% delle assunzioni sarà destinato al personale con esperienza, mentre in due casi su cinque il lavoro sarà offerto ai giovani sotto i 29 anni di età. In Lombardia le assunzioni programmate nel mese di dicembre saranno circa 51.700 e si concentreranno prevalentemente nel commercio e nel turismo e ristorazione. Milano è prima con
23.800 opportunità lavorative, seguita da Brescia con 5.840 e da Bergamo con 4.590.

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