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Lavoro - page 5

Bonometti (Confindustria): sblocco selettivo e graduale dei licenziamenti, sì alla linea Draghi

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“Finalmente sta emergendo la consapevolezza che prorogare sine die il blocco dei licenziamenti sarebbe un grave errore, e non solo per le imprese che devono ristrutturarsi adeguandosi ai livelli di mercato imposti dal Covid, ma soprattutto per i lavoratori stessi, la cui tutela deve essere una priorità e disgiunta da quella dello specifico posto di lavoro. In particolare, viene avanzata una proposta selettiva, che comporti una modalità graduale di sblocco, dando priorità all’industria e alle costruzioni. Condivido pienamente la linea indicata dal presidente Draghi – “vanno tutelati i lavoratori, non i posti di lavoro” – questa è la strada da percorrere”.

“Serve urgentemente una seria riforma del lavoro e degli ammortizzatori sociali, in cui l’erogazione della cassa integrazione si possa trasformare in un assegno di riqualificazione professionale e, contemporaneamente vengano formati i lavoratori acquisendo nuove competenze dell’era digitale per far incontrare la domanda e l’offerta di lavoro”.

A dirlo, in una nota, è il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti.

Medtronic, dipendenti di Invatec Roncadelle trasferiti a Bci

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Invatec, oltre 300 posti di lavoro a rischio nel Bresciano

Oggi il gruppo Medtronic trasferisce in via definitiva a Business Creation Investments (BCI) la forza lavoro ovvero i dipendenti degli impianti produttivi Invatec di Roncadelle, come previsto dagli accordi siglati il 18 dicembre 2019.

“È il passo formale e conclusivo – si legge in una nota – di un percorso iniziato nel giugno 2018, quando Medtronic annunciò la propria decisione di cessare le attività negli stabilimenti Invatec di Brescia. Da allora, per ridurre al minimo l’impatto sulle persone e sull’economia del territorio, Medtronic ha lavorato, in stretta collaborazione con le parti sindacali, Confindustria Brescia e le Istituzioni regionali e nazionali, per trovare una soluzione di reindustrializzazione del sito e di salvaguardia dei posti di lavoro”.

“Medtronic riconosce il valore di ciascun dipendente e si è voluta impegnare per garantire il futuro a chi, a Brescia, con il proprio lavoro, ha contribuito significativamente negli anni ai risultati del gruppo. L’importante esito della reindustrializzaione è stato possibile solo grazie all’impegno di molte persone e molte organizzazioni”, spiega Michele Perrino, Presidente e Amministratore delegato di Medtronic Italia. “Il nostro ringraziamento va ai dipendenti Invatec, alle rappresentanze sindacali, al Governo italiano, a Regione Lombardia e a tutti coloro che hanno contribuito a questo risultato. Un lavoro lungo, intenso, ma che rappresenta un esempio bellissimo di lavoro di squadra per il raggiungimento di un obiettivo comune. Un esempio per altre situazioni simili. Oggi vogliamo augurare alla nuova proprietà ogni successo”.

“Medtronic – conclude la nota – mantiene una forte presenza in Italia, paese nel quale ha triplicato il numero dei propri dipendenti nell’ultimo decennio. Nel panorama europeo, l’Italia è seconda solo all’Irlanda per le attività operative del gruppo”.

Lavoro interinale: a Brescia nel terzo trimestre frena la caduta

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Professionista al lavoro, foto generica da Pixabay
  • Il calo registrato nel periodo tra luglio e settembre, rispetto allo stesso periodo del 2019, è del 29%; la contrazione è inferiore a quella del trimestre precedente (-54%).

Secondo quanto dichiarato dalle Agenzie per il Lavoro, nel 3° trimestre del 2020 le richieste di lavoratori in somministrazione in provincia di Brescia hanno subito un calo del 29% rispetto all’analogo periodo del 2019. Si tratta di una contrazione che in qualche modo mitiga la caduta registrata nel secondo periodo dell’anno (-54%).

A evidenziarlo è il tradizionale Osservatorio Confindustria Brescia – Agenzie per il Lavoro, a cura del Centro Studi di Confindustria Brescia.

La dinamica, fortemente negativa, risulta coerente con un quadro ciclico penalizzato dalla pandemia, che ha pesantemente colpito il settore industriale locale – nonostante il recupero dell’attività produttiva nei mesi estivi – e ha profondamente lacerato le attività legate al commercio e alla ristorazione.

La caduta ha interessato tutti i sei macro-gruppi professionali presi in considerazione, con i cali più intensi registrati, in particolare, dai tecnici (-33%), dagli operai specializzati (-34%), dagli impiegati esecutivi (-44%) e dagli addetti al commercio (-68%). Per quanto riguarda la composizione della domanda, si evidenza la prevalenza di conduttori d’impianti (40,6%), seguiti dal personale non qualificato (24,3%), dagli operai specializzati (15,3%) e dagli addetti al commercio (8,9%). Più contenuta è la domanda di tecnici (5,7%) e di impiegati esecutivi (5,1%).

Il dettaglio dei profili professionali vede in testa gli operatori robot industriali (14,1% della domanda complessiva), seguiti dagli addetti consegna merci (7,9%), dai non qualificati in imprese industriali (7,2%), dagli addetti macchine per lavorazioni metalliche (5,9%) e dai conduttori macchine movimento terra (5,8%).

Come già rilevato nel primo semestre dell’anno, il profilo più domandato riguarda gli operatori robot industriali; si tratta di un dato che certificherebbe il forte interesse nel territorio per questa categoria professionale, di questi tempi particolarmente ricercata, sulla scia della transizione in atto al 4.0.

Come effettuare il licenziamento per giusta causa

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La disciplina del mondo del lavoro è uno di quei settori per i quali le discussioni a livello giurisprudenziale, ma anche nella vita di tutti i giorni, sono sempre molto accese e ricche di sfaccettature, aperte a molteplici tipi di interpretazione semplicemente in base al punto di osservazione dal quale ci si pone per proporre le proprie soluzioni o trarre delle conclusioni. Come in tutti i settori non è mai facile schierarsi in toto a favore di una posizione netta e senza sfumature.

La lunga diatriba sul licenziamento

Nell’ambito di questa diatriba, uno degli argomenti più “caldi” riguarda la possibilità di licenziare un dipendente. Ovviamente dalla parte delle ragioni dei dipendenti e di chi sostiene che la possibilità di licenziare crei una evidente ingiustizia sociale, c’è la motivazione che questo creerebbe una società in cui non esiste stabilità lavorativa, certezza del proprio futuro e quindi conoscenza delle proprie prospettive, rendendo instabile qualsiasi tipologia di attività progettuale del privato, come singolo e come membro di una famiglia e di una collettività. D’altra parte chi ha un’impresa sa benissimo cosa vuol dire assumere una persona, e i costi che questo impegno comporta, anche per la enorme quantità di contributi che nel nostro Paese sono previsti in relazione all’assunzione di dipendenti. Inoltre, essendo il rischio di impresa totalmente in capo all’imprenditore, lui sa che un eventuale calo delle commesse o una sostanziale diminuzione del giro d’affari lo costringerebbe, a parità di personale impiegato nella propria azienda, a sostenere dei costi che potrebbero diventare eccessivi rispetto ai ricavi.

Il licenziamento per giusta causa

Caso a parte, escluso da questa diatriba, è il licenziamento per giusta causa: si tratta di una forma di licenziamento in tronco, senza preavviso, con il quale il datore di lavoro recede unilateralmente dal contratto di lavoro a causa di un comportamento talmente grave da parte del dipendente da far venire meno il rapporto di fiducia che deve intercorrere fra datore di lavoro e lavoratore e senza il quale è impossibile proseguire il rapporto di collaborazione.

La giusta causa può essere quindi riscontrata non solo nelle inadempienze di natura contrattuale ma anche nei comportamenti del dipendente che, seppur estranei alla sfera lavorativa, siano talmente gravi da riflettersi nell’ambito del lavoro e in particolare nel far venire meno la fiducia che ogni datore di lavoro deve riporre nel proprio collaboratore. Per saperne di più sul licenziamento per giusta causa, verifica quali siano i casi in cui si può esercitare e come sia realizzabile senza andare in tribunale.

 

 

Agenzie del lavoro, a fine 2019 richieste di interinali calate del 15 per cento

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Secondo quanto dichiarato dalle Agenzie per il Lavoro, nel IV trimestre del 2019 le richieste di lavoratori in somministrazione in provincia di Brescia hanno subito un calo del 15% rispetto all’analogo periodo del 2018, che intensifica la discesa riscontrata nel periodo precedente (-7%). Tale flessione è di fatto imputabile a una categoria professionale (personale non qualificato -42%), non controbilanciata dal forte incremento di un’altra categoria (conduttori d’impianti, +36%).

A evidenziarlo è l’Osservatorio AIB – Agenzie per il lavoro, a cura dell’Ufficio Studi e Ricerche di AIB, con riferimento al IV trimestre 2019.

“Dal report appare evidente come le competenze siano sempre più importanti e strategiche per le imprese – commenta Roberto Zini, Vice Presidente di AIB con delega a Lavoro, Relazioni Industriali e Welfare –, anche all’interno di un mercato, quello della somministrazione, che storicamente ha intercettato profili con esiguo contenuto professionale, almeno nel territorio bresciano. Allo stesso tempo, la minore domanda complessiva risulta coerente con la fase di debolezza che attualmente sta investendo l’industria bresciana”.

Per quanto riguarda la composizione della domanda, si evidenzia la prevalenza di conduttori d’impianti (30,4%), seguiti dal personale non qualificato (23,8%), dagli addetti al commercio (22,4%) e dagli operai specializzati (11,5%). Più contenuta è la domanda di impiegati esecutivi (7,1%) e tecnici (4,8%), che insieme assorbono il rimanente 12% delle richieste.

Il dettaglio dei profili professionali vede primeggiare camerieri di ristorante (11,0% della domanda complessiva), seguiti dagli operatori robot industriali (10,0%), dai non qualificati in imprese industriali (9,0%), dagli addetti consegna merci (7,5%) e dai non qualificati nei servizi di pulizia (6,0%).

Per la prima volta da quando è istituito l’Osservatorio il profilo più richiesto non riguarda l’industria, bensì le attività terziarie (camerieri di ristorante). Si tratta di un dato che, se da una parte trova giustificazione nella fase di difficoltà che sta attraversando il comparto manifatturiero locale, dall’altra appare coerente con fattori stagionali legati alle festività natalizie, quando più intenso è il ricorso a figure da impiegare nell’ambito della ristorazione. Tale tendenza appare confermata dall’ampia richiesta di addetti consegna merci, categoria che trae beneficio, oltre che dal particolare periodo dell’anno, anche dalle mutate abitudini dei consumatori, oggi particolarmente orientati agli acquisti on line.

Con riferimento alle difficoltà di reperimento dei lavoratori in somministrazione, non si segnalano tensioni particolari, a eccezione di alcuni profili appartenenti ai tecnici (tecnici in campo ingegneristico, tecnici della produzione, tecnici della gestione dei processi produttivi, tecnici della distribuzione commerciale e tecnici informatici) e agli operai specializzati (fonditori, saldatori, fabbri, montatori, manutentori). É una lettura coerente con quanto emerso dalla recente Indagine sul manifatturiero bresciano condotta dall’Ufficio Studi e Ricerche AIB e dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, in cui si evidenzia come il 79% delle imprese intervistate segnali difficoltà nel reperimento di tecnici e di operai specializzati.

 

In fuga dall’Italia: 816 mila gli italiani all’estero, 3 su 4 giovani

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Aeroplano, foto generica da Pixabay

Sono ormai anni che lo “Sportello dei Diritti” dimostra le conseguenze di una crisi economica che attanaglia il Paese e che troppo spesso si cerca di nascondere. Questa volta, a Giovanni D’Agata, presidente dell’associazione, segnala con una nota il rapporto sulle migrazioni dell’Ista,t che riguarda la voglia di scappare fuori dal Belpaese (forse oggi un eufemismo) di una fetta troppo significativa di nostri connazionali.

Secondo lo studio, sono giovani e laureati i nuovi emigrati che lasciano il meridione per cercare un’occupazione più congeniale alle competenze acquisite e un reddito adeguato verso il Centro-Nord o l’estero. Nel 2018 l’Aire, l’anagrafe degli italiani all’estero, ha registrato 157 mila unità, l’1,2% in più rispetto all’anno precedente. Se si considera il numero dei rimpatri, pari a 46.824, si ha un saldo negativo di 69.908 unità, ovvero il 2,1 per mille. Sono invece 332 mila le iscrizioni anagrafiche dall’estero, una variazione negativa del 3,2% rispetto al 2017. Tra questi 5 su 6 sono cittadini stranieri (286 mila, -5,2%), mentre il resto sono rimpatri di italiani dall’estero. A rivelarlo è il rapporto sulle migrazioni per l’anno 2018 dell’Istat, secondo cui sono 816 mila gli italiani emigrati all’estero in dieci anni. Secondo lo studio oltre il 73% degli emigrati ha 25 anni o più e un livello di istruzione medio alta. Lascia l’Italia in cerca di opportunità di lavoro.

In particolare, Campania e Sicilia nel 2018 hanno perso 8.500 residenti per lo più giovani laureati, che partono per il Centro- Nord o per l’estero in cerca di occupazione. In totale a lasciare il mezzogiorno sono 117 mila, il 7% in più rispetto al 2017, mentre volume totale della mobilità interna totale è di 1 milione 358 mila trasferimenti(+1,8%). Nel decennio 2009-18, la regione da cui emigrano più italiani, in valore assoluto, è la Lombardia con un numero di cancellazioni anagrafiche per l’estero pari a 22 mila. Seguono Veneto e Sicilia (entrambe oltre 11 mila), Lazio (10 mila) e Piemonte (9 mila). Le città da cui sono partiti più residenti, invece, sono: Roma (8 mila), Milano (6,5 mila), Torino (4 mila) e Napoli (3,5 mila). Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, un quadro impietoso e preoccupante quello che emerge dal rapporto sulle migrazioni per l’anno 2018 dell’Istat.

Lavoro, La Risorsa Umana inaugura la nuova filiale di Brescia

in Economia/Lavoro by
Donne e lavoro, foto generica da Pixabay

Il 1° ottobre, dalle ore 16 l’evento inaugurale. La nuova filiale di Brescia de La Risorsa Umana apre le porte in via G. Camozzi, n. 1/a, l’inaugurazione si terrà il 1° ottobre dalle ore 16: offerte di lavoro, sviluppo di carriera e supporto alla ricollocazione sono i servizi a disposizione dei candidati.

Inoltre, solo per la giornata inaugurale, sarà possibile registrare in diretta il proprio VIDEO CV, un nuovo servizio a disposizione dei candidati che vogliono “mettere la faccia” nel proporsi alle aziende del territorio.

La Risorsa Umana.it è uno dei maggiori gruppi italiani specializzati nell’ambito delle Risorse Umane ed ha più di 10 sedi in tutta Italia.

Sul mercato da oltre dieci anni, La Risorsa Umana si occupa di ricerca e selezione di personale aziendale, somministrazione di lavoro come agenzia interinale, consulenza e progettazione nell’ambito della formazione.

I profili qualificati in cerca di lavoro possono anche iscriversi sul portale www.larisorsaumana.it e saranno convocati in filiale per un colloquio di presentazione.

Credito e finanza: in provincia Brescia 5mila assunzioni nel 2018

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Manager, foto generica

Imprese del credito e della finanza: se consideriamo il settore amministrativo allargato all’area legale e al controllo di gestione, le entrate lavorative annuali a Milano sono state di quasi 30 mila nell’anno 2018, il 7% di tutte le entrate milanesi, 394 mila,:_quasi una su dieci. Lo stesso dato in Lombardia è stato del 5,5%, con 50 mila entrate su 918 mila e in Italia del 4,5%, con 207 mila entrate su 4,6 milioni, circa una su venti.

A Milano i dirigenti entrati nel 2018 nell’area amministrativa sono stati il 53% rispetto alla prevalenza di impiegati in Italia col 58% e in Lombardia con 54%. Seconda per entrate nella finanza Brescia con 5 mila, terza Bergamo con quasi 4 mila. Seguono con 3 mila Varese e Monza Brianza, con 2 mila Como. Alto a Lecco il peso su tutte le entrate, 1.470 su 26 mila, il 6% circa, poco meno di Milano, quasi una su dieci.

Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati 2018 del Sistema Informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con ANPAL.

All’interno del comparto finanziario e gestionale, se si guarda al settore della finanza, credito e assicurazioni, con circa 10 mila entrate previste in un anno, Milano rappresenta il 77% del totale lombardo che è di oltre 13 mila, un quarto circa di quello italiano che raggiunge quota 43 mila. Più alta a Milano anche la percentuale di giovani fino a 29 anni, il 38,3% delle entrate previste rispetto a una media italiana del 34%.

Tra le regioni con maggiori entrate nel settore, oltre alla Lombardia prima con il 31,2% del totale nazionale, ci sono il Lazio (15,4%) e l’Emilia-Romagna (10,3%). Il 24% dei nuovi posti di lavoro è in preferenza dedicato a figure femminili. Le competenze maggiormente richieste per i nuovi assunti? Un’alta capacità di risoluzione dei problemi nel 72% dei casi e molta flessibilità e adattamento (85%). Richieste anche buone competenze digitali (84%) e capacità di applicare tecnologie 4.0 (46%).

Con l’estate 25.690 opportunità di lavoro nelle imprese bresciane

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Sono 25.690 le assunzioni programmate dalle imprese bresciane nel periodo estivo, il 57% di essi lavoreranno nei servizi. E’ quanto emerge da una recente analisi del Servizio Studi della CCIAA di Brescia sui dati del Sistema Informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e ANPAL.

A stimolare la domanda di assunzioni del periodo giugno-agosto è, ovviamente, il comparto turistico con 4.140 opportunità lavorative. Camerieri, cuochi, baristi, pizzaioli, addetti all’accoglienza sono tra le professioni più richieste e rappresentano una importante opportunità lavorativa per i giovani, 3 assunzioni su 5, infatti, sono destinate agli under 29.

3.350 sono le assunzioni programmate nel commercio e 3.070 quelle nei servizi alle persone.

Resta ampia la quota di assunzioni nell’industria: le entrate previste saranno concentrate prevalentemente nel comparto metallurgico (3.930 entrate previste) e nelle industrie meccaniche (2.120 assunzioni). In tale ambito le figure maggiormente richieste saranno gli operai specializzati nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche (conduttori di macchine utensili industriali, costruttore meccanico con macchine utensili, addetto attrezzaggio di macchine utensili, riparatore e manutentore macchinari e impianti industriali etc. nel complesso saranno 4.020 posizioni). Alle figure ricercate viene richiesta prevalentemente una qualifica professionale a indirizzo meccanico o il diploma a indirizzo meccanico e la capacità di applicare soluzioni creative e innovative.

Altre figure molto ricercate dalle imprese bresciane e ritenute di difficile reperimento sono i tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione, progettisti e ingegneri. La difficoltà sostanziale sta nel ridotto numero dei candidati ai quali in due casi su cinque verrà richiesto di coordinare altre persone ed il possesso di competenze creative e innovative.

 

Sono soprattutto le piccole imprese ad esprimere necessità di personale. Esse, infatti, assorbiranno il 60% delle entrate previste. A seguire le medie imprese che assumeranno il 24,8% delle nuove entrate.

Nel confronto con lo stesso trimestre dello scorso anno le assunzioni programmate subiscono una flessione di ben 13 punti percentuali, a causa della flessione delle attivazioni dei contratti nei servizi, in particolare nella filiera turistica e nella ristorazione i contratti previsti sono 1.710 in meno di un anno fa. Significativa è anche la diminuzione delle assunzioni previste nelle costruzioni (meno 1.150 in un anno) e nel commercio (-650 assunzioni programmate).

 

Tab. 1 – Entrate previste dalle imprese bresciane per settore di attività nei mesi GIUGNO-AGOSTO 2019
ENTRATE v.a. peso % sul totale
INDUSTRIA MANIFATTURIERA 11.000 42,8
Metallurgia e prodotti in metallo 3.930 15,3
Industrie meccaniche ed elettroniche 2.120 8,3
Industrie chimico-farmaceutiche, della plastica e della gomma 820 3,2
Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 520 2,0
Altre industrie 460 1,8
Industrie tessili, dell’abbigliamento e calzature 420 1,6
Industrie lavorazione dei minerali non metalliferi ed estrattive 280 1,1
Industrie del legno e del mobile 130 0,5
Industrie della carta, cartotecnica e stampa 110 0,4
Costruzioni 2.220 8,6
SERVIZI 14.700 57,2
Servizi di alloggio e ristorazione; servizi turistici 4.140 16,1
Commercio 3.350 13,0
Servizi alle persone 3.070 12,0
Servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone 1.750 6,8
Servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio 1.170 4,6
Servizi avanzati di supporto alle imprese 590 2,3
Servizi informatici e delle telecomunicazioni 440 1,7
Servizi finanziari e assicurativi 150 0,6
Servizi dei media e della comunicazione 50 0,2
TOTALE 25.690 100,0
Fonte: elaborazioni Servizio Studi della CCIAA di Brescia su dati Unioncamere-ANPAL , Sistema Informativo Excelsior

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salario minimo, Cna attacca: migliaia di posti di lavoro a rischio nel Bresciano

in Associazioni di categoria/Cna/Economia/Lavoro by

L’accelerata sul salario minimo orario a 9 euro lordi impressa dal governo impensierisce e preoccupa il mondo delle imprese bresciane, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni e gli artigiani. L’Istat ha stimato in 4,3 miliardi l’aggravio per le imprese, pari a un aumento medio annuo per i 2,9 milioni di lavoratori beneficiari di 1.073 euro, e in 700 milioni la ricaduta sulle casse pubbliche.

A farsi portavoce di questo disagio è la presidente della Cna di Brescia Eleonora Rigotti, che afferma senza giri di parole che “per decreto non si creano né lavoro alle imprese né impiego per i dipendenti”. “Il salario minimo non è la soluzione alla questione salariale italiana o ai problemi del mercato del lavoro, è solo un aggravio enorme che limita la libertà di contrattazione – critica Rigotti -: le imprese sono costrette a tenere i contratti con i clienti-fornitori fermi da anni, per non aumentare i costi ai clienti, e i margini si riducono sempre più”.

Secondo gli artigiani di Cna l’introduzione del salario minimo metterà a rischio migliaia di contratti già in essere, che difficilmente potranno essere adeguati ai costi orari previsti. “In ballo ci sono migliaia di posti anche a Brescia – aggiunge Rigotti –, con un mondo del lavoro che sta diventando sempre meno flessibile anche per la contrazione dei voucher e gli aggravi sui tempi determinati”. In questo frangente giova ricordare che oggi a Brescia ci sono poco meno di 34mila imprese artigiane per circa 90mila addetti.

Per migliorare il mercato del lavoro le misure da adottare sarebbero ben diverse: “Bisognerebbe incidere sul cuneo fiscale, sulle tasse e sui contributi – aggiunge la presidente di Cna Brescia –. È vero, oggi in Italia c’è la necessità di ridare dignità ai salari, ma per farlo vanno in primis sostenute le imprese: se non si abbasseranno contestualmente tasse e contributi diverrà una manovra insostenibile. Non dimentichiamo poi che per avere una retribuzione equa ed equilibrata la contrattazione collettiva ha rappresentato negli anni uno strumento applicabile alla quasi totalità delle imprese e dei lavoratori. Temiamo infine che non si tengano a sufficienza presenti le positive ricadute che il sistema del welfare e della bilateralità artigiana ha finora garantito a imprese e lavoratori in termini di salario indiretto”.

Un pensiero non può infine che andare ai giovani, ai quali dovrebbero essere riservati interventi mirati ed efficaci: nel caso d’introduzione del salario minimo a 9 euro quasi il 60 per cento degli occupati apprendisti avrebbe un incremento di retribuzione annuale media del 22,5 per cento. Un dato enorme, se si pensa al valore che l’artigianato e le piccole medie imprese attribuiscono a questa forma contrattuale.

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