L’editrice La Scuola dimezza il personale, i sindacati contro i vertici: non ci ascoltano
Continuano le polemiche per la decisione dell’editrice La Scuola di licenziare 25 dei 54 dipendenti attualmente in forza alla società, dopo che nel 2010 i posti di lavoro erano già stati ridotti da 200 a 60. In una nota, infatti, i sindacati ripercorrono gli ultimi passaggi societari e accusano i vertici di avere “una pervicace volontà di non ascoltare”, oltre che di aver tentennato ad “affrontare una crisi da anni annunciata”.
ECCO IL TESTO DEI SINDACATI
Editrice La Scuola S.p.A.: inspiegabile la scelta di licenziare i dipendenti piuttosto che ricorrere agli ammortizzatori sociali e ai contratti di solidarietà.
Dopo le dimissioni del precedente A.D. e in seguito ad un Consiglio di amministrazione che non si fatica a considerare per i suoi epiloghi, drammatico – con dimissioni da parte di metà dello stesso e con la sostituzione del Presidente –, alla luce di un bilancio peggiore del previsto, l’azienda ha convocato il tavolo sindacale delle RSU e dei Rappresentanti territoriali per comunicare la decisione, che ad oggi è parsa irrevocabile, di procedere a una fortissima, ulteriore ristrutturazione. La prima era stata posta in essere nel 2010, con un piano di prepensionamenti e la cessione dei rami d’azienda di legatoria e stampa e il passaggio da oltre 200 a poco più di 60 dipendenti. In una sola parola: esuberi.
Al termine di due incontri con il tavolo trattante e la constatazione di non aver fatto alcun passo in avanti nella risoluzione del problema, i lavoratori e le lavoratrici hanno deciso di inviare un appello alla Proprietà e ai membri emeriti del Consiglio di amministrazione (nelle persone del Presidente: Ettore Giuseppe Medda, dei vicepresidenti: Giovanni Bazoli e Michele Bonetti, dei consiglieri: monsignor Giacomo Canobbio, Enrico Minelli, Giulio Maternini, Claudio Calabi, Marco Nicolai, Mauro Salvatore, Marcellino Valerio e dell’Amministratore delegato: Giorgio Riva). Ma non solo, è stato richiesto dalle maestranze anche il possibile coinvolgimento del Sindaco della città e degli Assessori. Questo perché Editrice La Scuola non è solo parte preziosa della nostra imprenditoria che va salvaguardata, ma anche perché dietro La Scuola c’è la storia e noi vogliamo che ci sia ancora un progetto. La trasformazione, lo sviluppo vanno governati e non possono essere gestiti a colpi di riduzione del personale.
Le Organizzazioni Sindacali Territoriali e le RSU, nella sopra citata lettera, ribadiscono la volontà di addivenire ad una soluzione che garantisca il rilancio dell’azienda, riconoscendo le difficoltà economiche in cui versa, ma affrontando il problema senza pregiudiziali. Si chiede semplicemente che il “prezzo da pagare” sia distribuito su un lasso di tempo maggiore al fine di dispiegare tutte le opzioni e far maturare tutte le opportunità per ridurre l’impatto della manovra sulla vita dei
dipendenti. Non chiedono altro che tempo per sé, per la propria situazione, per le proprie famiglie. In dettaglio, i lavoratori e le lavoratrici hanno proposto sia l’utilizzo della solidarietà espansiva (con l’ipotetica riduzione del 50% dell’orario di lavoro e la conseguente contrazione di quasi metà dei costi diretti del personale), sia l’utilizzo della legge 416 sull’editoria che permetterebbe la maturazione di requisiti utili al prepensionamento, sia, infine, il ricorso alla cassa integrazione ordinaria.
Ma l’unica risposta ad oggi da parte della Direzione di Editrice La Scuola S.p.A. è di proseguimento del disegno iniziale, scegliendo l’esubero per 25 dipendenti sui 54 totali, con l’immediato licenziamento di almeno 15 persone e la cessione dei rami d’azienda di Varia (saggistica e narrativa) e di Riviste su cui pesano passaggi di personale problematici ad aziende vicine a Editrice: Morcelliana e Studium Editore.
Con questa decisione, l’azienda si libera di dipendenti anziani, che potrebbero avere i requisiti per accedere al prepensionamento e dipendenti più giovani che potrebbero avere acceso alla cassa integrazione straordinaria della durata di due anni e avere quindi più tempo a disposizione per trovare una nuova occupazione.
Non conosciamo il motivo di una pervicace volontà di non ascoltare. Certo non per il codice etico di Editrice La Scuola S.p.A., né per l’Ente Morale Opera per l’Educazione Cristiana (principale azionista che agisce sotto il patrocinio della Diocesi di Brescia).
I lavoratori e le lavoratrici non vogliono ringraziamenti per la loro dedizione all’azienda: sono sempre stati retribuiti per questo. Si chiedono se i tentennamenti nell’affrontare una crisi da anni annunciata, se la incapacità di effettuare operazioni di sviluppo industriale siano ora il prezzo occupazionale da pagare.
L’unica responsabilità attribuibile alle lavoratrici e ai lavoratori è, semmai, di aver creduto nell’Editrice, dedicandole l’intera vita lavorativa.