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Aziende - page 2

Clerici, nel primo semestre ricavi a 373 milioni di euro (+48,7%)

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Il Gruppo Clerici – punto di riferimento del mercato italiano nella distribuzione di prodotti idrotermosanitari e arredobagno – ha approvato i risultati di bilancio relativi al primo semestre 2022, che evidenziano un fatturato pari a 373 milioni di euro, in progresso del 48,7% rispetto ai 251 milioni di euro realizzati nel primo semestre dello scorso anno.

La performance risulta positiva anche sotto il profilo della redditività: l’Ebitda si attesta a 65 milioni di euro, pari al 17,6 % sul fatturato (33 milioni di euro nel 1H 2021) mentre l’utile netto è di 37 milioni di euro (16 milioni di euro nel 1H 2021).

I risultati al 30 giugno confermano il trend di crescita del Gruppo, che aveva chiuso il 2021 con ricavi a 583 milioni di euro, in aumento del 45,5% sul 2020.

Nel corso della prima parte del 2022 Clerici ha consolidato la propria presenza sul territorio: oggi il Gruppo è composto da un network di 18 aziende, 108 punti vendita nel nord e centro Italia e 59 showroom arredobagno. Entro fine anno sono in programma tre nuove aperture, che vanno ad aggiungersi ai due punti vendita già inaugurati nei mesi scorsi.

“Dopo un ottimo 2021, gli importanti risultati del primo semestre ci fanno pensare ad un 2022 particolarmente positivo” – sottolinea il Presidente Paolo Clerici. “Questi numeri dimostrano l’efficacia della nostra strategia di espansione per linee interne ed esterne: il modello di business costruito su una presenza geografica capillare, rafforzato da una selettiva politica di acquisizioni di realtà locali, si sta rivelando vincente. Nel medio periodo prevediamo di mettere a segno un ulteriore sviluppo geografico a livello nazionale, grazie a un piano di aperture che ci porterà a presidiare ulteriormente le regioni in cui siamo già presenti”.

“I risultati del primo semestre 2022 rispecchiano la crescita dimensionale degli ultimi anni – ribadisce il CFO di Clerici, Fabio Ciccarelli – e sono in linea con la tendenza incrementale in termini di fatturato e marginalità. Proprio quest’ultima risulta migliorata non solo per le ottime condizioni di acquisto che l’azienda ottiene, ma anche grazie alle sinergie virtuose in essere tra le società del Gruppo, che consentono di abbattere significativamente i costi di struttura”.

Nel corso del tempo Clerici ha progressivamente ampliato l’offerta di prodotti e la copertura del territorio, espandendo la propria presenza fino al centro Italia: solo negli ultimi tre anni, sono entrate a far parte del gruppo lombardo dieci aziende.

Attualmente, punti vendita sono presenti in Lombardia, Liguria, Toscana, Veneto, Marche, Umbria, Emilia-Romagna e Trentino. La crescita si riflette anche sul numero dei dipendenti: oggi sono oltre 1.700 in totale, più del doppio del 2017, quando gli addetti erano circa 700.

Il core business, con un giro di affari di circa l’85% del fatturato di Gruppo, è costituito dalla vendita a clientela professionale di imprese edili, installatori, liberi professionisti, mentre il restante 15% dei ricavi deriva dalla clientela privata. Clerici detiene inoltre la private label STORM, marchio sul mercato da oltre 20 anni, punto di riferimento nel settore con ricavi che nel primo semestre 2022 si attestano a 56 milioni di euro (+46% sul 2021).

Nelle scorse settimane Clerici ha avviato un Piano di Sostenibilità che identifica ambiti strategici e azioni concrete, con l’ambizione di allineare politiche e performance del Gruppo alle best practice internazionali dal punto di vista sociale, di governance e ambientale. Il Piano individua alcuni “ESG Pillars” coerenti col modello di business dell’azienda e con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) delineati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Nello specifico, le politiche di sostenibilità di Clerici per i prossimi anni si focalizzeranno su tre principali aree di intervento: la valorizzazione delle risorse lavorative e la tutela del capitale umano, la costruzione nel tempo di una filiera sostenibile e, non da ultima, la minimizzazione dell’impatto ambientale delle attività del Gruppo.

Cembre, nel primo semestre 2022 ricavi a 104,4 milioni (+23,4%)

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Cembre

Il Consiglio di Amministrazione di Cembre S.p.A., Società quotata nel segmento Euronext STAR di Borsa Italiana, tra i primi produttori europei di connettori elettrici e di utensili per la loro installazione, riunitosi oggi a Brescia sotto la guida del Presidente ed Amministratore Delegato Ing. Giovanni Rosani, ha approvato la Relazione relativa al primo semestre del 2022.

Nel primo semestre 2022 il Gruppo ha evidenziato ricavi delle vendite consolidati pari a 104,4 milioni di euro, in crescita del 23,4% rispetto agli 84,5 milioni di euro del primo semestre 2021.

Le vendite semestrali del Gruppo in Italia, pari a 46,4 milioni di euro, sono aumentate del 27,5%, mentre quelle estere, pari a 58,0 milioni di euro, sono salite del 20,4%. Nei primi sei mesi dell’anno i ricavi delle vendite sono stati realizzati per il 44,5% in Italia (43,0% nel primo semestre 2021), per il 45,2% nella restante parte dell’Europa (46,8% nel primo semestre 2021) e per il 10,4% fuori dal continente europeo (10,2% nel primo semestre 2021).

Il risultato operativo lordo consolidato (EBITDA) del primo semestre 2022, pari a 30,5 milioni di euro, corrispondenti al 29,2% dei ricavi delle vendite, è aumentato del 20,9% rispetto a quello del primo semestre 2021, pari a 25,2 milioni di euro, corrispondenti al 29,8% dei ricavi delle vendite.

In crescita, nel semestre, l’incidenza del costo del venduto e dei costi per servizi, soprattutto a seguito dell’incremento del tasso di inflazione, tuttavia, gli aumenti di listino introdotti nel gennaio 2022 hanno consentito, di assorbire, almeno parzialmente, gli aumenti riscontrati nei vari fattori produttivi, contribuendo a contenere l’aumento dell’incidenza del costo del venduto sui ricavi delle vendite. Il costo dell’energia elettrica nel primo semestre 2022 risulta in linea con quello dell’analogo periodo del 2021, in quanto Cembre S.p.A. aveva fissato contrattualmente il prezzo dell’energia elettrica per il periodo 1 luglio 2021- 30 giugno 2022. Il nuovo prezzo fissato per il periodo 1 luglio 2022-30 giugno 2023 risulta raddoppiato rispetto a quello precedentemente applicato.

L’incidenza del costo del personale è in diminuzione, tuttavia tale costo è cresciuto in termini assoluti ma in maniera meno che proporzionale rispetto all’aumento del fatturato. Il numero medio dei lavoratori impiegati dal Gruppo nel periodo è passato da 784 (dato medio 2021) a 813 unità.

Il risultato operativo consolidato (EBIT) dei primi sei mesi del 2022, pari a 24,6 milioni di euro, corrispondenti ad un margine del 23,6% sui ricavi delle vendite, è cresciuto del 25,8%, rispetto ai 19,6 milioni di euro dei primi sei mesi dello scorso esercizio, pari al 23,2% dei ricavi.

L’utile consolidato ante imposte, pari a 24,7 milioni di euro, corrispondente al 23,6% delle vendite, è in crescita del 25,4% rispetto a quello del primo semestre 2021, pari a 19,7 milioni di euro e corrispondente al 23,3% delle vendite.

L’utile netto di periodo ha raggiunto i 18,2 milioni di euro, in aumento del 24,2%, rispetto ai 14,7 milioni di euro dello stesso periodo dello scorso anno. L’incidenza percentuale dell’utile netto sul fatturato rappresenta quindi il 17,4% delle vendite, contro il 17,3% del primo semestre 2021.

La posizione finanziaria netta consolidata, passata da un saldo positivo di 20,6 milioni di euro al 31 dicembre 2021 ad un valore negativo di 0,3 milioni di euro al 30 giugno 2022, sconta gli effetti del pagamento di dividendi per 20,1 milioni di euro da parte della Capogruppo e investimenti in immobilizzazioni per 5,1 milioni di euro. Al 30 giugno 2021, la posizione finanziaria netta era positiva per 1,3 milioni di euro.

Gli investimenti effettuati nel periodo ammontano a 5,1 milioni di euro, principalmente in impianti e macchinari, a fronte di investimenti nello stesso periodo del 2021 pari a 5,3 milioni di euro.

“I ricavi progressivi dei primi 6 mesi segnano una buona crescita, segnando un incremento del 23,4% rispetto ai primi 6 mesi del 2021, anche i margini reddituali si sono mantenuti soddisfacenti nonostante le recenti spinte inflazionistiche. I ricavi progressivi consolidati alla fine di agosto 2022 evidenziano una crescita del 21,7% rispetto ai primi otto mesi dell’esercizio 2021.” – ha commentato il Presidente Giovanni Rosani.

Cembre, nel primo semestre ricavi a 104 milioni (+23,4%)

in Aziende/Bilanci/Cembre/Economia/Tendenze by
Cembre

Cembre S.p.A. comunica con una nota che i dati preconsuntivi consolidati del primo semestre 2022 evidenziano ricavi delle vendite consolidati pari a 104,4 milioni di euro, superiori del 23,4 % rispetto agli 84,5 milioni di euro dello stesso periodo del 2021. Le vendite in Italia nei primi sei mesi del 2022, pari a 46,4 milioni di euro, sono aumentate del 27,5%, mentre quelle estere, pari a 58,0 milioni di euro, sono cresciute del 20,4%.

Nel primo semestre 2022 i ricavi delle vendite sono stati realizzati per il 44,4% in Italia, per il 45,2% nella restante parte d’Europa e per il 10,4% nel resto del mondo. Si ricorda che in base al calendario degli eventi societari, già pubblicato, la Relazione Finanziaria semestrale 2022 sarà oggetto di delibera da parte del Consiglio di Amministrazione, previsto per lunedì 12 settembre 2022.

Cembre progetta, produce e distribuisce connettori elettrici ed accessori per cavo, settore nel quale ha raggiunto una posizione di leadership in Italia e ha conquistato importanti quote di mercato a livello europeo. Cembre è tra i principali produttori mondiali di utensili (meccanici, pneumatici e oleodinamici) per l’installazione di connettori e per la tranciatura di cavi. I prodotti sviluppati per la connessione alla rotaia e per altre applicazioni ferroviarie sono stati adottati dalle principali società del settore in tutto il mondo. Cembre ha saputo conquistare questi primati grazie alla ricerca continua di prodotti innovativi e di elevato standard qualitativo, alla gamma di prodotti vasta e completa, ad una rete distributiva capillare ed estesa sia in Italia sia all’estero. Fondato a Brescia nel 1969, il Gruppo Cembre è oggi una realtà internazionale. Alla capogruppo con sede a Brescia si affiancano infatti cinque società controllate: quattro commerciali (in Germania, Francia, Spagna e Stati Uniti) e una produttiva e commerciale (Cembre Ltd, con sede a Birmingham), per un totale di 812 collaboratori (dato aggiornato al 30 giugno 2022). Il Sistema di Gestione per la Qualità Cembre è certificato dal 1990 dal Lloyd’s Register Quality Assurance per la progettazione, produzione e commercializzazione di accessori per cavi, connettori elettrici e relativi utensili. Cembre è quotata alla Borsa Italiana dal 15 dicembre 1997 e dal 24 settembre 2001 al segmento Euronext STAR.

Feralpi, conti da record e 400 milioni di investimenti entro il 2026

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Feralpi Group chiude un 2021 molto positivo e rilancia con un robusto piano industriale 2022-2026 che comprende più di 400 milioni di investimenti in progetti straordinari oltre agli investimenti ordinari sia in Italia sia in Germania.

Il consolidato 2021 di Feralpi Holding vede iscritto in bilancio ricavi pari a 1.928 milioni di euro contro i 1.238 milioni del 2020 (anno su cui ha pesato il lockdown imposto dalla pandemia da Covid-19) segnando un +55,7% a/a in ragione sia di un aumento dei volumi sia dei prezzi di vendita. Il valore della produzione supera i due miliardi di euro (2,058 mld €). Si conferma la forte predisposizione verso l’internazionalizzazione con una quota di ricavi generati all’estero pari al 59%, in leggera riduzione rispetto all’anno precedente (62%). In generale, i ricavi di vendita vedono una maggiore concentrazione nei mercati core per il Gruppo (Italia, Germania, Francia, Svizzera e Austria).

La performance economica ha raggiunto i livelli più alti nella storia del Gruppo. L’EBITDA si è attestato a 271,7 milioni di euro rispetto ai 73,7 milioni del 2020. Dopo aver spesato ammortamenti e svalutazioni per 52,9 milioni di euro, il risultato di pertinenza del Gruppo sale a 154 milioni di euro (erano 5,45 milioni di euro nel 2020). Sul fronte patrimoniale e finanziario, Feralpi Group cresce in solidità e flessibilità. Il patrimonio netto consolidato passa da 520,8 milioni di euro a 676,4 milioni di euro.

Per quanto riguarda la Posizione Finanziaria Netta, il consolidato 2021 riporta un decremento da 145,9 milioni euro a 125,2 milioni di euro.

Dal punto di vista occupazionale, il Gruppo è passato da 1.710 dipendenti a 1.749 dipendenti (+2,3% a/a) di cui 937 in Italia e 812 all’estero. Di questi, il 94% è assunto a tempo indeterminato. Nel 2021 sono stati assunti 87 giovani under 30.

Nuova Defim (gruppo Feralpi) rileva la spagnola Saexpa

in Acciaio/Aziende/Economia/Feralpi by

Internazionalizzazione, verticalizzazione, rafforzamento produttivo e commerciale. Sono questi i principali obiettivi che hanno portato Nuova Defim, società di Feralpi Group di Lonato, a rilevare la spagnola Saexpa. A riportarlo è una nota del giornale online BsNews.it.

Con due stabilimenti produttivi, a Barcellona e Ripoll, Saexpa è specializzata nelle soluzioni destinate al mondo della logistica e, più specificatamente, delle scaffalature per magazzini verticali e soluzioni di stoccaggio, settore in forte sviluppo grazie ai crescenti investimenti nella distribuzione moderna e dell’e-commerce. Nata nel 1985, Saexpa – che oggi conta 77 dipendenti – ha registrato un costante rafforzamento delle proprie quote sul mercato europeo, chiudendo il 2021 con un fatturato superiore ai 16 milioni di euro e con marginalità progressivamente crescenti. Fortemente votata all’export, serve clienti in circa 30 Paesi.

L’acquisizione, siglata lo scorso 19 aprile, rappresenta per Nuova Defim non solo una leva di sviluppo internazionale e di verticalizzazione in questo specifico settore ad alta profittabilità, ma anche una possibilità di valorizzare e ottimizzare il proprio know how industriale in sinergia con le competenze di Saexpa e con la forte personalizzazione di prodotti e servizi che la contraddistinguono.
 
Deloitte Financial Advisory è intervenuta in qualità di Advisor Finanziario nell’ambito dell’operazione, mentre lo studio Buigas è stato l’advisor legale di Feralpi Group.

«Con questa operazione – commenta Giovanni Pasini, consigliere delegato del Gruppo Feralpi e presidente di Nuova Defim – il Gruppo Feralpi rafforza la propria business unit dei prodotti diversificati in linea con il piano industriale che comprende l’ottimizzazione del mix di prodotto e dei segmenti, la massimizzazione della quota di mercato ed il rafforzamento del livello di servizio ai clienti. Grazie all’acquisizione di Saexpa attraverso Nuova Defim, ciascuno di questi tre obiettivi è in pieno target».

«Grazie a Saexpa – sottolinea Alberto Messaggi, amministratore delegato di Nuova Defim – muoviamo un deciso passo avanti verso l’internazionalizzazione nel segno della qualità. Saexpa è una eccellenza nel settore di riferimento – quello della logistica e delle scaffalature – ed è un leader riconosciuto per prodotto e servizio. Non solo: possiamo così ampliare la nostra gamma produttiva e trovare un più forte assetto produttivo in grado di generare anche nuove opportunità commerciali attraverso soluzioni tecniche in risposta alle esigenze dei clienti. Saexpa e Nuova Defim sono affini perché entrambe molto flessibili, lavorano con un alto livello di personalizzazione e possono contare su asset impiantistici complementari, tecnologicamente moderni e ad alta capacità produttiva».

«Per Saexpa questa operazione significa puntare dritti al futuro» sottolineano i fondatori di Saexpa, Jordi Poblet e Gregorio Royo che resteranno nel management della società. «Grazie a Nuova Defim e al Gruppo Feralpi, ora Saexpa è più forte. Il progetto che abbiamo avviato e sviluppato ha ancora più energie per intercettare nuove sfide e continuare a crescere».

Marcello Gabana Holding: più utili e più sostenibilità

in Agricoltura e allevamento/Alimentare/Ambiente/Aziende/Bilanci/Economia/Gabeca/Gabeca by

CALCINATO (BS) – Il gruppo Marcello Gabana Holding (Mgh), guidato da Daniela Grandi, archivia l’anno con una crescita significativa nei fatturati, negli utili e negli investimenti. E, nell’ottica di “guardare lontano”, vara il primo report di sostenibilità: uno strumento ambizioso, che ancora pochissime aziende bresciane – anche tra quelle di dimensioni ben maggiori – utilizzano.

I NUMERI IN SINTESI

I numeri del rendiconto 2020 (dati aggregati) – che si confermano anche per l’anno in corso – parlano di una significativa crescita del valore della produzione: 50,1 milioni di euro (+12%), contro i 44,5 del 2019 e i 35,1 del 2018. In forte crescita (+ 21%) anche l’Ebitda (10,7 milioni, mentre erano 6,1 nel 2019, 4,3 nel 2018). Ma significativo è stato anche l’aumento contestuale degli investimenti, passati da 4,3 milioni (2018), a 6,6 (2019) e 7 milioni (2020), risorse in buona parte destinate allo sviluppo tecnologico di Grandi Riso.

GRANDI RISO PRIMA AZIENDA DEL GRUPPO

La società principale del gruppo di Calcinato (ex Gabeca) si conferma Grandi Riso, quarto produttore italiano di riso con sede operativa a Codigoro (Fe). Nel 2020, il valore della produzione è salito a 24,1 milioni di euro con un balzo in avanti di 3,5 rispetto all’anno precedente (il settore Agroalimentare vale per Mgh 24,5 milioni, includendo anche le rendite delle tenute Grandi & Gabana, 0,4 milioni). Ma soprattutto, nel 2020, Grandi Riso è tornata all’utile (+24mila euro) dopo la difficile annata 2019 (-816mila euro). Una crescita dovuta alle dinamiche di acquisto della materia prima, ma anche al crescente interesse estero (i principali mercati di esportazione sono Stati uniti, Slovenia, Brasile, Germania e Spagna, che ha registrato un balzo in avanti del 42%).

Bene anche il settore Ecologia di Mgh, che vale complessivamente 22,7 milioni con ricavi in aumento in tutte le società (utile +30%). Mentre il settore Immobiliare ha fatturato 2,8 milioni.

LE PROSPETTIVE

“Continuiamo a crescere nonostante le difficoltà del contesto nazionale e internazionale”, spiega Daniela Grandi, “non possiamo fermarci e riteniamo di dover guardare al futuro con strumenti adeguati ai tempi: sotto il profilo della pianificazione, del controllo di gestione, della sostenibilità e degli investimenti. Stiamo lavorando da tempo per disegnare le prospettive del gruppo in modo che rimanga florido per i prossimi decenni, perché un’azienda davvero sostenibile è quella che dura nel tempo e che produce valore, oltre che per gli azionisti, per i territori in cui opera”.

“Il punto di partenza del nostro futuro – continua Grandi – rimane Grandi Riso, su cui vogliamo continuare ad investire per accrescere i margini e il legame con il territorio, che (insieme alla qualità del prodotto) è già il nostro valore aggiunto. Per quanto riguarda l’Ecologia”, ha aggiunto, “l’impianto di smaltimento di Calcinato va verso la naturale chiusura e la nostra prospettiva è quella di rimanere nel settore, mettendo ancora sul piatto importanti investimenti per sostituire il business dello smaltimento con quello del recupero e del miglioramento delle prestazioni ambientali: un percorso che abbiamo già da tempo avviato con Ecoplant (piattaforma di recupero con sede a Cremona, ndr), Gelab (società di analisi) e Gedit, con interventi complessivi per 10 milioni di euro. Nel 2020 – tra biogas e fotovoltaico – la sola Gedit ha immesso in rete un quantitativo di energia pari quasi a quello dell’intero consumo residenziale annuo di un Comune come Calcinato. Per il futuro”, ha concluso Daniela Grandi, “stiamo già lavorando nuove – e innovative – tipologie di impianti, che possano garantire il massimo recupero dei rifiuti nell’ottica di una transizione ambientale che porterà a una riduzione significativa dei consumi di materie prime, privilegiando la rigenerazione e la valorizzazione di tutti quegli scarti fino ad oggi destinati a discarica”.

FOCUS SULLA SOSTENIBILITA’

Il 2020, come detto, è stato per il gruppo Mgh l’anno del primo report di sostenibilità: uno strumento per ragionare sul presente e il futuro nell’ottica della responsabilità sociale. Anche nei mesi del lockdown, va sottolineato, tutte le aziende del gruppo hanno continuato a operare, garantendo pagamenti puntuali ai fornitori, ai dipendenti (64) e ai collaboratori stagionali (un centinaio, quasi tutti legati a Grandi Riso), che sono rimasti stabili nel numero.

Per quanto riguarda i consumi energetici è da segnalare il forte aumento dell’energia prodotta da fonti rinnovabili. In particolare, Gedit autoproduce 10.219 MWh, di cui 274 MWh tramite pannelli fotovoltaici e la restante parte tramite co-generazione, alimentata dal biogas da smaltimento dei rifiuti: energia che viene venduta alla rete, contribuendo direttamente alla riduzione del mix energetico italiano. Inoltre Ecoplant, con il suo impianto fotovoltaico, consente al gruppo Mgh di evitare ogni anno l’emissione in atmosfera di 5,1 tonnellate di anidride carbonica (il corrispettivo di 30.241 chilometri percorsi con un’autovettura a diesel di medie dimensioni).

Importanti poi sono le ricadute dirette dell’attività delle società del gruppo sui territori in cui operano. I fornitori sono 1.091: il 99 per cento sono italiani e oltre la meta ha sede in Lombardia ed Emilia-Romagna.

Il gruppo Mgh, infine, è attivo sul fronte sociale, con il fondo Marcello Gabana, operativo da anni all’interno della Fondazione della Comunità Bresciana. Ma significativo è anche il contributo diretto alla cultura, con il sostegno al progetto Camp Now della Fondazione Soldano di Brescia e, in particolare, al festival le X Giornate di Brescia.

Cembre, nel 2021 ricavi a 123 milioni (+26%)

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Cembre

Il Consiglio di Amministrazione di Cembre S.p.A., società quotata al segmento Star di Borsa Italiana, tra i principali produttori europei di connettori elettrici e utensili per la loro installazione, riunitosi oggi a Brescia sotto la guida del Presidente e Amministratore Delegato Ing. Giovanni Rosani, ha approvato il resoconto intermedio di gestione relativo al 30 settembre 2021.

Nei primi nove mesi del 2021 il Gruppo ha evidenziato ricavi delle vendite consolidati pari a 124,3 milioni di euro, in crescita del 26,0% rispetto ai 98,7 milioni di euro dei primi nove mesi del 2020; i ricavi sono cresciuti del 12,7% anche rispetto a quelli registrati nei primi nove mesi del 2019.

Le vendite del Gruppo in Italia, pari a 53,1 milioni di euro, sono aumentate del 36,2%, mentre quelle estere, pari a 71,2 milioni di euro, sono salite del 19,3%. Nei primi nove mesi dell’anno i ricavi delle vendite sono stati realizzati per il 42,7% in Italia (39,5% nei primi nove mesi del 2020), per il 47,2% nella restante parte dell’Europa (47,5% nei primi nove mesi del 2020) e per il 10,1% fuori dal continente europeo (13,0% nei primi nove mesi del 2020).

Il risultato operativo lordo consolidato (EBITDA) dei primi nove mesi del 2021, pari a 35,6 milioni di euro, corrispondenti al 28,6% dei ricavi delle vendite, è aumentato del 47,5% rispetto a quello dei primi nove mesi del 2020, pari a 24,1 milioni di euro, corrispondenti al 24,4% dei ricavi delle vendite. Tale risultato fa segnare un incremento del 24,1% anche rispetto ai primi nove mesi del 2019.

In crescita, nel periodo, l’incidenza del costo del venduto mentre sono in diminuzione sia l’incidenza del costo per servizi, sia l’incidenza del costo del personale, quest’ultimo cresciuto in termini assoluti ma in proporzione inferiore all’aumento del fatturato. Il numero medio dei dipendenti del Gruppo nel periodo è passato da 754 a 780 unità.

Il risultato operativo consolidato (EBIT) dei primi nove mesi del 2021, pari a 27,1 milioni di euro, corrispondenti ad un margine del 21,8% sui ricavi delle vendite, è cresciuto del 69,7%, rispetto ai 16,0 milioni di euro dei primi nove mesi dello scorso esercizio, pari al 16,2% dei ricavi. Tale risultato è in aumento del 26,7% anche rispetto ai primi nove mesi del 2019.

L’utile consolidato ante imposte, pari a 27,3 milioni di euro, corrispondente al 21,9% delle vendite, è in crescita del 71,5% rispetto a quello dei primi nove mesi del 2020, pari a 15,9 milioni di euro e corrispondente al 16,1% delle vendite. Tale risultato appare in crescita del 28,4% anche rispetto ai primi nove mesi del 2019.

L’utile netto di periodo ha raggiunto i 20,2 milioni di euro, in aumento del 69,9%, rispetto agli 11,9 milioni di euro dello stesso periodo dello scorso anno. L’incidenza percentuale dell’utile netto sul fatturato rappresenta quindi il 16,3% delle vendite, contro il 12,1% dello stesso periodo del 2020. L’utile netto risulta in crescita del 21,5% anche rispetto a quello dei primi nove mesi del 2019.

La posizione finanziaria netta consolidata, passata da un saldo positivo di 8,4 milioni di euro al 31 dicembre 2020 ad un valore positivo di 15,3 milioni di euro al 30 settembre 2021, sconta gli effetti del pagamento di dividendi per 15 milioni di euro da parte della Capogruppo e investimenti in immobilizzazioni per 7,0 milioni di euro. Al 30 settembre 2020, la posizione finanziaria netta era positiva per 3,7 milioni di euro.

Gli investimenti effettuati nel periodo ammontano a 7,0 milioni di euro, principalmente in impianti e macchinari, a fronte di investimenti nello stesso periodo del 2020 pari a 5,3 milioni di euro.

Per una migliore comprensione dell’andamento del Gruppo nei primi nove mesi del 2021, si espone di seguito il confronto con i risultati dei primi nove mesi del 2019.

Omr: 25 milioni per nuovi investimenti

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BPER Banca e OMR (Officine Meccaniche Rezzatesi) – produttore leader a livello globale di componenti e soluzioni integrate per l’automotive – hanno sottoscritto nelle scorse settimane un accordo di finanziamento di 25 milioni di euro, che andrà a sostenere gli investimenti del Gruppo nelle nuove tecnologie e nei processi innovativi per la transizione.

Nell’anno 2021 – informa una nota pubblicata su Brescia news – il Gruppo ha infatti stabilito un Piano di investimenti che coinvolgerà gli stabilimenti italiani e quelli esteri (USA, Brasile, Cina), per un ammontare di 60 milioni di euro, e che porteranno alla creazione di nuove linee di produzione, con nuovi prodotti tecnologicamente avanzati.

“Questa operazione – ha dichiarato Maurizio Veggio, Responsabile della Direzione Regionale Brescia di BPER Banca – testimonia la nostra attenzione concreta per un’azienda come OMR, che da un lato è una vera eccellenza mondiale nel proprio settore e dall’altro mantiene solide radici territoriali. La collaborazione e il supporto strategico da parte di BPER sono coerenti con il rilevante ruolo nazionale assunto dalla banca e tanto più importanti in questa fase di ripresa, in cui le scelte di investimento sull’innovazione di processo e di prodotto sono fondamentali per impostare una crescita sostenibile e di lungo periodo”.

“Il Gruppo OMR – ha commentato il Presidente Marco Bonometti – è lieto di confermare la collaborazione con BPER Banca, con un intervento a sostegno della crescita e della competitività. Questi investimenti consentiranno al nostro Gruppo di mantenere la posizione di leadership nella componentistica dell’auto, sostenendo la rivoluzione industriale che sta attraversando questo settore. Le trasformazioni globali che interessano il mondo dell’industria vanno affrontate con regole chiare, ma con massicci investimenti in macchinari e competenze, per saper cogliere le opportunità del cambiamento. OMR vuole essere pronta per le sfide del futuro.”.

L’intesa siglata consolida e rinnova la collaborazione già esistente tra OMR e BPER Banca che, grazie a un’interpretazione strategica e operativa del rapporto tra banca e impresa, si è rafforzata nel corso degli ultimi anni.

Neosperience lancia Sofia, l’assistente virtuale empatica

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Neosperience, PMI Innovativa quotata su AIM Italia che opera come “software vendor”, annuncia la disponibilità sul mercato di Sofia: il primo assistente in realtà virtuale e aumentata basato sulla piattaforma Neosperience Cloud e sulla tecnologia di elaborazione del linguaggio naturale GPT-3 di OpenAI, una fra le più avanzate società di ricerca non profit nel campo dell’Intelligenza Artificiale.

Sofia nasce già dotata di una capacità di dialogo unica in una vastissima gamma di argomenti ed è in grado di esprimersi in 51 lingue. La sua padronanza del linguaggio, incomparabile rispetto alle tecnologie su cui si basano gli assistenti virtuali oggi disponibili sul mercato, deriva dalla potenza del modello di machine learning, il cui costo di training ha superato 12 milioni di dollari. Il suo motore conversazionale è stato integrato da Neosperience con un set di funzioni di generazione di avatar 3Drealistici ed empatici ed è completamente personalizzabile, per i clienti che la adotteranno, nel genere e nell’etnia, fino a poter riprodurre, con un’attività di addestramento personalizzata, le sembianze e la voce dello stesso committente.

La capacità di interazione di Sofia è arricchita da un’ampia gamma di abilità espressive: il linguaggio del corpo, le espressioni del volto (incluse le micro-espressioni facciali) e il movimento delle mani. Non solo: l’assistente virtuale ha la capacità di riconoscere, in base alla conversazione, i tratti della personalità dell’utente che interagisce con lei, ed è in grado di costruire una risposta dinamica, iperrealistica e personalizzata in base alle emozioni che suscita.

Sofia è giàpronta per essere impiegata in un’ampia varietà di applicazioni e settori industriali – l’analista Gartner stima che entro il 2023 il 40% delle applicazioni software incorporeranno tecnologie conversazionali basate sull’AI -dall’aiuto ai pazienti nel settore della salute, all’interazione con banche e assicurazioni, all’automazione delle attività gestionali, alla valorizzazione del patrimonio culturale, artistico ed enogastronomico. Dario Melpignano, Presidente di Neosperience, ha dichiarato: “L’assistente virtuale Sofia e i nuovi moduli software che abbiamo integrato all’interno della piattaforma Neosperience Cloud sono in grado di generare opportunità di business incredibili per i nostri clienti. Allo stesso tempo, come azienda all’avanguardia in questo nuovo tipo di media, siamo consapevoli di avere una grande responsabilità.

L’intelligenza artificiale incapsulata in un agente virtuale come Sofia deve servire al bene delle persone; per questo monitoreremo il suo utilizzo da parte del mercato, permettendone l’impiego esclusivamente in applicazioni che siano in stretta sintonia con la nostra etica e i nostri valori.” Una dimostrazione delle capacità della piattaforma è disponibile online all’indirizzo: https://bit.ly/3oAJuaw

Confindustria, nel consiglio nazionale Beretta, Pasini, Bonometti, Turati, Franceschetti e Mazzoncini

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Con i 20 componenti generali eletti dall’Assemblea dei delegati in rappresentanza di medie imprese, grandi imprese, multinazionali estere e imprese a rete con convenzione nazionale, si completa la composizione del Consiglio Generale per il mandato 2021-2023. Il Consiglio Generale è inoltre composto da 100 seggi assegnati alle Associazioni territoriali e di categoria, 16 componenti in rappresentanza della Piccola Industria, 6 componenti in rappresentanza del Gruppo Giovani Imprenditori e 7 seggi premiali assegnati alle Associazioni che hanno effettuato processi di aggregazione.

Del Consiglio Generale fanno parte i componenti del Consiglio di Presidenza, i Past President della Confederazione e i componenti di diritto.

I 6 imprenditori bresciani presenti nel Consiglio Generale di Confindustria sono:

Giuseppe Pasini (Feralpi) – designato da Confindustria Brescia

Franco Gussalli Beretta (Fabbrica d’Armi Pietro Beretta) – designato da Confindustria Brescia

Renato Mazzoncini (A2A) – designato da Confindustria Brescia

Maria Chiara Franceschetti (Gefran) – designato da Confindustria Brescia

Marco Bonometti (Officine Meccaniche Rezzatesi) – in quota Confindustria Lombardia

Giancarlo Turati (Fasternet) – in quota Piccola Industria Confindustria

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