Settori “anti-smog”, a Brescia 2mila imprese e 12mila lavoratori
Tra biciclette, pulizia degli edifici e cura del paesaggio ci sono 8 mila imprese a Milano, 18 mila in Lombardia su 81 mila in Italia. Cresce il settore a Milano, +3,5% in un anno e + 19% in cinque, in Lombardia +2,8% e + 18% e in Italia con +1,6% e +12%. Circa una impresa su cinque del settore nel Paese, il 22%, si trova in regione. Sono 81 mila gli addetti milanesi, 140 mila lombardi su un totale nazionale di 549 mila, circa uno su quattro si concentra nella regione. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sui dati del registro delle imprese al 2019, 2018 e 2014.
Ha dichiarato Massimo Dal Checco, presidente di Innovhub SSI, azienda partecipata della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e consigliere della Camera di commercio: “C’è un boom nei settori che favoriscono una mobilità alternativa e lo sviluppo del verde che possono avere effetti positivi per la riduzione delle concentrazioni di inquinanti in atmosfera. Milano traina a livello nazionale per le imprese coinvolte in questi settori e vede una forte crescita con +19% in cinque anni. La Camera di commercio è impegnata direttamente in questo mercato crescente, con la rilevazione dei prezzi delle colonnine di ricarica elettriche iniziata lo scorso anno. Un’area dell’attività si occupa di ambiente e in particolare si sta orientando con servizi e un bando dedicato alla crescita dell’economia circolare. In particolare Innovhub SSI, la società della Camera di commercio dedicata all’innovazione, è impegnata nella rilevazione delle emissioni dai settori delle fonti fisse e mobili che influenzano la qualità dell’aria in città e nella ricerca sugli effetti dei diversi combustibili sull’inquinamento associato ad entrambi i settori. Nella scelta delle famiglie infatti conta sempre di più l’impatto ambientale e i suoi effetti sulla salute e sulla qualità della vita, sia nella propria casa (es. qualità dell’aria indoor), sia per gli effetti nella dispersione in atmosfera(es. qualità dell’aria outdoor)”.
Per provincia in Lombardia. A Milano ci sono quasi 8 mila imprese (+19% in cinque anni), a Monza, Varese, Brescia quasi duemila (+21%, +10%, +14%), oltre mille a Bergamo e Como (+23% e +29%). A Milano sono circa 81 mila gli addetti, a Monza 15 mila, a Brescia 12 mila, a Bergamo 9 mila, a Varese 5 mila.
Per provincia in Italia. Prima Milano con 8 mila imprese (+19% in cinque anni), seguita da Roma con 6 mila (+13%), Torino con 4 mila (+11%), Napoli con 3 mila (+23%). Con circa 2 mila sono: Bologna (+8%), Firenze (+13%), Monza (+21%), Genova (+6%), Varese (+10%), Brescia (+14%).
Confartigianato, delegazione bresciana in visita a Bruxelles
Si è concluso ieri il percorso di formazione politica di Confartigianato rivolto ai giovani imprenditori e alle donne d’impresa, per approfondire i temi della partecipazione associativa e di funzionamento della realtà politica del sistema di rappresentanza. Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia Orientale era rappresentanta da una delegazione del Gruppo Giovani guidata dal presidente del Davide Peli con Paolo Bonardi, Ilaria Massetti, Michele Torri e Mario Andreassi insieme ad altri 30 imprenditrici ed imprenditori provenienti da tutte le regioni del nord ovest. Dopo il ciclo di lezioni tenutesi lo scorso anno a Roma, chiusura del corso ora a Bruxelles in una tre giorni in visita alle istituzioni UE. L’ultimo modulo del percorso era infatti focalizzato sulle istituzioni e le principali iniziative di carattere europeo: dai processi decisionali dell’Unione Europea, allo SME United, l’organo di rappresentanza delle piccole e medie imprese europee, passando per il funzionamento della Commissione Europea e dei principali programmi dell’UE: Horizon Europe, COSME e Erasmus+. In particolare, i rappresentanti dei giovani imprenditori hanno incontrato, presso la sede del Parlamento europeo, numerosi Parlamentari italiani. “Una full immersion pensata in modo da fornire una panoramica completa delle Istituzioni europee e del loro funzionamento particolarmente interessante, in particolare – sottolinea il presidente del Gruppo Giovani di Confartigianato Davide Peli – per quanto riguarda i principali dossier all’esame del Parlamento europeo di maggiore interesse per le micro e piccole imprese e l’importanza per il nostro settore produttivo dell’adozione di regole europee sulla tracciabilità e sul Made In e il nuovo piano European Green Deal”.
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Agritech chiude un anno positivo: ricavi confermati a 26 milioni di euro
La Agritech di Calvisano, impresa specializzata nella produzione di silos in vetroresina e di altre attrezzature per l’allevamento, ha archiviato un 2019 positivo, con ricavi in linea con quelli dell’anno precedente che avevano avuto un incremento del 10% circa rispetto al 2017.
L’impresa fa parte di un gruppo di società che continuano con decisione a perseguire la strada della crescita attraverso l’export, riuscendo ad ottenere risultati significativi su numerosi mercati internazionali, anche grazie alle joint venture avviate ormai da diversi anni nei Paesi asiatici (Cina e Thailandia).
Il fatturato aggregato del gruppo, che conta complessivamente oltre 100 dipendenti, si è attestato sui 26 milioni ed è così suddiviso: 11 milioni generati dalla capogruppo Agritech, guidata da Floriano Zappettini che ha una partecipazione anche nelle altre aziende, 4 milioni da Eltech (impianti elettrici ed energetici) con a capo Carlo Zappettini, 3,5 milioni da Poly 3 (gelcoat, paste coloranti e mastici) diretta ancora da Floriano Zappettini, 4 milioni da Intech (impianti di stoccaggio e movimentazione materie prime in polvere) guidata da Giuseppe Tosi, 1 milione da Spirotech (attrezzature per la zootecnia) anch’essa capitanata da Giuseppe Tosi, e 3 milioni dalla produzione di energia da fonti rinnovabili (fotovoltaico, idroelettrico ed eolico) di cui si occupa Luca Zappettini.
La produzione della Agritech si attesta sui 4.500 silos annui.
“Ci troviamo in una fase di ristrutturazione del mercato agricolo europeo e stiamo perdendo alcuni storici clienti che cessano l’attività – spiega Floriano Zappettini – ma compensiamo questo calo con una crescita nei mercati extra europei”.
In particolare, sottolinea Mario Ardenghi, export manager di Agritech, “segnali incoraggianti stanno arrivando dal nord America: per la prima volta non solo il Canada, ma anche gli Stati Uniti iniziano ad apprezzare i silos in vetroresina come valida alternativa a quelli tradizionali in ferro. Prospettive interessanti continuano ad esserci nel Sud-est asiatico – continua Ardenghi – e stiamo esplorando anche i mercati africani: alla zona del Maghreb, dove c’è un buon livello di automazione, si è aggiunta quest’anno la prima vendita di cisterne per il trasporto del mangime in Africa settentrionale e ci auguriamo di riuscire a penetrare maggiormente nell’Africa nera. Maggiori difficoltà – prosegue Ardenghi – le stiamo avendo in sud America, un subcontinente complesso, anche se abbiamo registrato le prime soddisfazioni da alcuni paesi dell’area”.
L’impresa continua quindi con decisione a perseguire la strada dell’export, partecipando alle principali fiere internazionali in Italia e nel mondo. Fra i vari eventi cui ha preso parte ricordiamo: in Russia (Agrofarm Mosca), negli Stati Uniti (IPPE Atlanta), in Thailandia (VIV Asia di Bangkok) e in Spagna (Fima Ganadera di Saragozza).
Lo scorso novembre, Agritech ha preso parte alla rassegna Ecomondo di Rimini. Sono state messe in mostra anche soluzioni di stoccaggio per fanghi e scarti di lavorazione in generale: si tratta di temi particolarmente importanti per un settore agricolo in cui la sostenibilità ambientale non può più essere trascurata.
Oltre all’internazionalizzazione, Agritech persegue la strada dell’innovazione, presentando costantemente nuovi prodotti in modo da fornire un servizio sempre più completo agli imprenditori agricoli. Nell’anno appena trascorso è stato lanciato un nuovo modello di silo rettangolare in vetroresina, caricabile dall’alto con la pala del trattore attraverso un portellone basculante, ed espandibile fino ad ottenere 4 capacità diverse. Con esso è possibile fornire alle mucche da latte razioni di mangime specifico ad integrazione della loro dieta.
Anche le altre aziende del gruppo spingono su nuove produzioni. Alle tradizionali imprese si è da poco affiancata anche Bluecotech, specializzata nella produzione di generatori di ozono per la disinfezione e purificazione dell’aria e dell’acqua, che sta ottenendo risultati molto importanti.
“Stiamo inoltre consolidando il ramo energetico – afferma ancora Zappettini – incrementando la produzione di energia”. Le aziende del gruppo producono da fonti rinnovabili (solare ed idroelettrico) circa 13 milioni di Kilowattora, sufficienti a fornire energia per 3.000 famiglie.
L’export manifatturiero bresciano vale 12 miliardi di euro all’anno
Manifatturiero lombardo nel mondo: un business che nei primi nove mesi del 2019 ha raggiunto i 91 miliardi e mezzo di euro di export, stabile rispetto allo scorso anno, rappresenta il 27% del totale italiano che è di 337 miliardi (+2,1%). Tra i principali settori, in crescita il farmaceutico che passa da 4,9 a 6 miliardi in un anno (+26%), la moda da 10 a 10,4 miliardi (+3,5%) e la gioielleria, da 619 a 674 milioni (+8,8%). Germania, Francia ma anche Stati Uniti in forte aumento (+17,6%) sono le maggiori destinazioni delle esportazioni. Tra i primi 20 partner in crescita anche Corea del Sud (+10,3%), Austria (+4%), Paesi Bassi (+2,5%) e India (+2,3%). Ma per sapere dove va l’export lombardo per settore, quali sono i maggiori mercati, quali gli emergenti ecco la mappa: “L’export manifatturiero lombardo nel mondo – Manufacturing, from Lombardy to the world”, realizzata dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e da Promos Italia, la struttura per l’internazionalizzazione del sistema camerale italiano, sui dati Istat a settembre 2019 e 2018.
Macchinari, metalli, moda e chimica i prodotti lombardi più esportati. I macchinari raggiungono quasi i 17 miliardi (19,5% del totale). Seguono i prodotti in metallo (14,5 miliardi, 15,8%), la moda (10,4 miliardi, 11,4%) e i prodotti chimici (10 miliardi, 11,1%). Sempre più alimentari lombardi arrivano negli Stati Uniti (+18,8%) e in Canada (+14%), tessili in Austria (+66,5%), legno in Algeria (+239,9%), prodotti chimici in Svizzera (+12,1%) ed Emirati Arabi Uniti (+10%), farmaceutici in Canada (+107,5%), petroliferi raffinati in Slovacchia e Bosnia-Erzegovina, gomma nella Rep. Ceca (+8,3%), metalli in India (+63,3%) e Russia (+22,8%), computer in Corea del Sud (+22,9%), apparecchi elettrici in Norvegia (+149%), macchinari in Corea del Sud (+30,9%) e Messico (+14,1%), mezzi di trasporto in Portogallo (+63,1%), prodotti delle altre attività manifatturiere nei Paesi Bassi (+30,5%) ed Emirati Arabi Uniti (+29,3%) e, in particolare, i mobili raggiungono sempre di più Corea del Sud (+22,8%), i gioielli gli Emirati Arabi Uniti (+123,1%) e il Messico (+63,5%) mentre, seppure su cifre minori, gli strumenti musicali vanno in Indonesia, i giocattoli in Croazia e gli articoli sportivi alle Mauritius.
L’export manifatturiero lombardo e italiano per provincia. Nella classifica generale Milano, prima con 32 miliardi di export, in crescita del 4,4% vale un decimo del totale nazionale. È seguita da Torino e Vicenza con oltre 13 miliardi. Quasi 12 miliardi anche per Brescia 4°, Firenze 5°, Bologna 6° e Bergamo 7°. Tra le prime 20 anche le lombarde Varese 13°, Monza Brianza 15°. A livello nazionale a crescere di più sono Firenze (+28,9%), Bologna (+11,9%), Arezzo (+34,7%), Latina (+43,7%) e Frosinone (+17,7%). A livello regionale segno più anche per Pavia (+11,7%), Lodi (+3,6%), Sondrio e Cremona (+1%). Per prodotto, Milano eccelle per prodotti chimici apparecchi elettrici, macchinari ma anche per computer ed elettronica insieme a Lodi e Monza Brianza. Brescia prima per metalli, Cuneo per alimentari, Firenze e Milano per abbigliamento, Lucca per legno, Siracusa e Cagliari per prodotti petroliferi raffinati, Latina per farmaceutici, Modena per articoli in gomma, Torino per mezzi di trasporto, Belluno e Treviso per prodotti delle altre attività manifatturiere tra cui gioielleria e mobili.
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Imprese dell’inverno, a Brescia 2.976 aziende e 12 mila addetti
L’inverno e le imprese, il settore coinvolto dal periodo più freddo dell’anno conta 144mila imprese in Italia e 22 mila in Lombardia a settembre 2019, + 2% in cinque anni in Italia e + 4% in Lombardia. Hanno sede in Lombardia il 15% delle imprese nazionali nel settore. Il comparto dà lavoro a 490 mila addetti in Italia, di cui 97 mila in Lombardia. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Registro Imprese al terzo trimestre 2019.
I settori. Sono soprattutto imprese che si occupano di impianti di riscaldamento (circa 51 mila attività in Italia di cui 9.600 circa in Lombardia), pasticcerie e sale da tè (complessivamente circa 50mila in Italia, 6mila in regione), attività e articoli sportivi (12mila in Italia, 1.751 in regione), 6.552 attività di sostituzione pneumatici per auto (775 in Lombardia), 4.436 palestre per lo sport indoor (925 in regione), circa 2.119 organizzatori di corsi sportivi e ricreativi (427 in regione). Tra i “settori dell’inverno” in Italia anche 1.395 cinema (236 in Lombardia), 1.227 cappellerie/ombrellai di cui 227 in Lombardia e 1150 pelliccerie di cui 306 in Lombardia.
In Italia prima è Roma con 8.258 imprese (+1,3% in un anno, +6,8% in cinque) e con un numero di addetti complessivamente di 29 mila, seguita da Milano con 6.543 imprese (+0,4% e +10,2%) e 27 mila addetti. Seguono per numero di imprese Napoli, al terzo posto, con 5.880 attività (stabile in un anno, + 3,2% in cinque), Torino con 5.527 imprese (+0,2% e + 2,7%) e Bari (3.543). Guardando al numero degli addetti, dopo Roma e Milano ci sono Torino con 16.912 addetti, Napoli (13.251), Monza Brianza (13.204).
Tra le lombarde, dopo Milano con più di 6mila imprese nei settori invernali ci sono Brescia (2.976, +0,5% e 12 mila addetti), Bergamo (2.508, stabile e con 11 mila addetti), Varese (2.024 e 8 mila addetti) e Monza (1.866, +1% in un anno e + 7% in cinque e 13 mila addetti). Sopra mille imprese Pavia (1.210, +0,7% in un anno), Como (1.254, +1,7%) e Mantova (1.204).
Atena Restaurant: il 22 gennaio un evento stellato
Evento stellato, mercoledì 22 gennaio, per il nuovo Atena Restaurant di Brescia. Il ristorante, lo ricordiamo, è stato inaugurato lo scorso novembre e si basa su un concept decisamente innovativo per la leonessa, poiché “condivide” gli spazi con gli uffici della società di formazione Atena Spa, fondata da Paolo Naoni.
Il 22, dalle 20.30, il “resident chef” Feto Alisani incontrerà lo chef Daniel Facen, cuoco stellato da un decennio che ha fatto del suo ultimo ristorante (L’Anteprima di Chiuduno) un laboratorio di sperimentazione culinaria pluripremiato. Facen e Alisani cucineranno per i prenotati una cena di otto portate “che rivoluzioneranno la tradizione”.
L’evento è su prenotazione. E avrà un seguito nella cena del 29 gennaio, in cui Alisani si “esibirà” con chef Tomoko in “Oriente vs Occidente”, evento culinario in cui i due cuochi rivisiteranno nel loro originalissimo stile la cucina asiatica.
ATENA RESTAURANT, INFO:
Atena Restaurant si trova in via Codignole 52, in una zona di facile accesso, raggiungibile dalla tangenziale e da Brescia2, con oltre un centinaio di posti auto riservati. Il sito web della nuova è visitabile all’indirizzo www.atenarestaurant.it. Prenotazioni e contatti si possono effettuare via telefono allo 030 2400353 oppure via mail a restaurant@atenateam.it.
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Massetti (Confartigianato) lancia l’allarme: 2019 nero per le imprese bresciane
Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia, con un’analisi, ha preso in considerazione il trend della congiuntura in provincia di Brescia mediante l’analisi di 6 indicatori relativi a 3 variabili chiave – imprenditorialità, export e credito – di cui si dispone di dati aggiornati al 2019. Gli indicatori esaminati sono quelli relativi a imprese totali, imprese artigiane, export totale prodotti manifatturieri e manufatti realizzati nei settori ad alta concentrazione di MPI, finanziamenti concessi al totale imprese e a quelle con meno di 20 addetti.
Qual è il trend rilevato ad inizio 2020? Il quadro sintetico – presentato in una conferenza stampa che si è tenuta questa mattina nella sede di Confartigianato Brescia e Lombardia Orientale – evidenzia per la provincia di Brescia una situazione allarmante con 6 indicatori su 6 in calo. L’intero tessuto produttivo vede il numero di imprese registrate diminuire per lo più nel settore manifatturiero e delle costruzioni. In particolare è il primo dei due a soffrire di più, registrando la flessione più elevata rispetto agli altri tre macro-settori esaminati. L’artigianato risulta anch’esso in flessione e anche in tal caso a perdere di più, registrando il calo più ampio del numero di imprese, è il manifatturiero. Si rileva un cambio di segno, da positivo a negativo, per la dinamica delle vendite sui mercati esteri di tutti i prodotti manifatturieri made in Brescia; la medesima evidenza la si coglie per l’export dei nove manufatti – alimentari, abbigliamento, tessile, articoli in pelle, metalli, legno, mobili, prodotti per la stampa e altri prodotti manifatturieri (comprendono in particolare Gioielleria ed Occhialeria) – realizzati nei settori a maggior concentrazione di MPI. Negativo anche l’andamento dei finanziamenti concessi alle imprese, sia per il totale imprese che per quelle di piccola dimensione (<20 addetti).
Come si presenta il trend rispetto ad un anno prima? Per il territorio di Brescia si osservano in prevalenza indicatori in peggioramento. Infatti dei 6 esaminati 5 – indipendente dal loro segno –sono in peggioramento rispetto al valore di 12 mesi prima e solo uno mostra un lieve miglioramento.
Nel dettaglio esaminando gli ultimi dati disponibili relativi al 2019 osserviamo che in provincia di Brescia il tessuto imprenditoriale del territorio mostra per il totale imprese una dinamica negativa (-0,9%), contando 1.044 imprese in meno, peggiore di quella rilevata nello stesso periodo dello scorso anno (-0,9%<-0,5% var.% III trim. 2018 su III trim. 2017); per l’artigianato la dinamica resta negativa (-1,1%), perde difatti 391 imprese, ma risulta in leggero miglioramento (-1,1%>-1,6% var.% III trim. 2018 su III trim. 2017) rispetto a quella di un anno fa.
Il calo dell’artigianato è fortemente correlato alla flessione del numero di imprese registrate nei due settori chiave: il settore Manifatturiero, che conta nell’ultimo anno 203 imprese in meno, pari ad un calo del -2,2% e il settore delle Costruzioni, che conta 204 imprese in meno, pari ad un calo del -1,6%.
L’analisi a livello di divisione Ateco 2007 evidenzia che i comparti rilevanti dell’artigianato – che rappresentano più dello 0,3% dello stock totale di imprese artigiane del territorio – che al III trimestre 2019 mostrano variazioni % positive sono 8 settori driver in cui operano complessivamente oltre 6 mila imprese, pari al 20,1% dell’artigianato della provincia, che registrano complessivamente una dinamica positiva del +2,4%. Questi 8 settori driver sono: Attività dei servizi d’informazione e altri servizi informatici (0,5% dello stock totale di imprese artigiane del territorio), Attività creative, artistiche e di intrattenimento (0,4%), Produzione di software, consulenza informatica e attività connesse (0,5%), Riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature (2,4%), Altre attività professionali, scientifiche e tecniche (1,5%), Attività di servizi per edifici e paesaggio (3,1%), Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (0,6%), Altre attività di servizi per la persona (10,5%) e Attività di supporto per le funzioni d’ufficio e altri servizi di supporto alle imprese (0,7%).
Tra questi settori rilevanti, all’opposto, tra i settori non driver a registrare perdite percentuali più ampie nell’ultimo anno sono: Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi (-6,7%), Fabbricazione di mobili (-5,5%), Industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili); Fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio (-4,9%), Confezione di articoli di abbigliamento; confezione di articoli in pelle e pelliccia (-4,4%) e Costruzione di edifici (-4,3%).
Nei primi 9 mesi del 2019 anche la performance delle vendite sui mercati esteri dei prodotti manifatturieri realizzati dalle imprese bresciane è preceduta da segno negativo (-3,1%) e risulta peggiore di quella di 12 mesi fa (-3,1%<+8,4% var.% periodo cumulato I-III tr. 2018 su I-III tr. 2017); l’ammontare dei ricavi delle vendite realizzate nei mercati oltre i confini nazionali cala nell’ultimo anno complessivamente di 385 milioni di euro. Esaminando il trend delle vendite sui mercati UE28 ed Extra UE28, si osserva che rispetto all’andamento della domanda estera registrato da gennaio a settembre 2018, nei primi 9 mesi dell’anno in corso, le vendite scendono a ritmi più accentuati sui vicini mercati europei (-3,8%), in particolare verso i seguenti principali mercati di riferimento: Polonia (-10,8%), Paesi Bassi (-7,6%), Francia (-3,7%) e Germania (-3,5%).
La dinamica dell’export di manufatti made in Brescia realizzati nei 9 settori che mostrarono una più elevata concentrazione di addetti in MPI è anch’essa negativa (-2,9%) e in peggioramento (-2,9% crescita < al +5,3% var. % periodo cumulato I-III tr. 2018 su I-III tr. 2017), in tal caso il valore delle vendite nell’ultimo anno diminuisce di 84 milioni di euro.
Resta al “palo” il credito. I finanziamenti concessi a tutte le imprese del territorio sono inferiori di 2.719 milioni di euro, pari ad un calo percentuale del -10,6%; per le piccole imprese i finanziamenti concessi risultano inferiori di 313 milioni di euro, pari ad una variazione percentuale del -7,4%. In entrambi i casi la dinamica negativa rilevata ad ottobre risulta più accentuata rispetto a quella dello stesso periodo di un anno prima.
Conclusioni. Esaminando complessivamente la dinamica e il trend rispetto all’anno precedente dei 6 indicatori scelti otteniamo risultati a dir poco preoccupanti per il 2019, con sei indicato negativi di cui 5 in peggioramento, o in lieve peggioramento, rispetto al 2018.
Le dinamiche imprenditoriali, sia per il totale che per l’artigianato, risultano negative e il settore in maggior difficoltà è il manifatturiero.
L’andamento dell’export, che negli ultimi anni ha rappresentato per l’economia del territorio una leva di crescita rilevante, nei nove mesi del 2019 cambia traiettoria, divenendo negativo e registrando un brusco peggioramento rispetto all’anno precedente. Questa evidenza la si coglie sia per l’export manifatturiero complessivo che per le vendite estere di manufatti realizzati nei settori a maggior concentrazione di MPI. Sul fronte del credito sia per il totale imprese che per quelle più piccole i finanziamenti concessi restano in flessione con dinamiche negative più accentuate di quelle rilevate l’anno precedente.
FONTE: BRESCIA NEWS