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Associazioni di categoria - page 26

Apindustria: pronti a fare la nostra parte per il successo della campagna vaccinale

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Nella convinzione che la soluzione della crisi sanitaria sia premessa necessaria per la ripartenza economica, Apindustria Brescia dà la propria disponibilità a collaborare a ogni livello per fare in modo che la campagna vaccinale avviata da pochi giorni sia il più rapida ed efficiente possibile. «Facciamo nostro l’invito fatto a livello nazionale dal Presidente Nazionale di Confapi Maurizio Casasco – afferma il Presidente di Apindustria Brescia, Pierluigi Cordua -. È oggi più che mai evidente che la vera chiave di volta nella lotta alla pandemia sia la massima velocizzazione nella somministrazione dei vaccini anti-SARS-covid2 ed è quindi necessario promuovere la collaborazione con i medici del lavoro e i sindacati, affinché le aziende stesse diventino degli hotspot vaccinali in grado di coadiuvare quelli già attivi». Apindustria ricorda che le imprese hanno organizzazione, spazi da utilizzare e in diversi casi anche personale adatto per aiutare la buona riuscita della campagna vaccinale: «Sarebbe un buon modo per accelerare le vaccinazioni – sottolinea Cordua -. Le istituzioni potrebbero fare la loro parte, trovando meccanismi premianti dal punto di vista fiscale o contributivo a sostegno delle aziende che si impegneranno nella campagna. Avvertiamo il desiderio di tanti imprenditori di tornare in campo a pieno ritmo e abbiamo segnali che possa esserci in tempi rapidi una ripresa dell’economia. Per farlo è però necessario risolvere la crisi sanitaria il prima possibile». 

Famiglia di agricoltori schiacciata da 1,7 milioni di debito: il tribunale li “grazia”

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Il crollo del prezzo del latte e problemi di salute hanno portato alla chiusura dell’azienda. Ora pagheranno 1/5 del loro reddito per quattro anni, poi potranno chiedere l’esdebitazione

Gestivano un’azienda agricola nel Trevigiano, poi è arrivata la crisi e si sono trovati quasi sul lastrico, con un monte debiti complessivo di un milione e 760mila euro. Che mai avrebbero potuto pagare. Ma i giudici del tribunale di Treviso, applicando la legge 3/2012, li hanno “graziati”.

Protagonista della storia a lieto fine è una famiglia assistita dallo studio legale Pagano & Partners di Brescia: padre e madre ultrasettantenni e due figli poco più che quarantenni, di cui uno con due minori a carico. A metà degli anni Novanta, il padre aveva avviato l’attività (allevamento di bovini e coltivazione di viti), ma nel 2005 – complice il crollo del prezzo del latte – era iniziata la crisi, con l’impossibilità di pagare le rate dei finanziamenti e una spirale crescente di debiti.

Nel 2017, poi, il figlio a cui l’uomo aveva lasciato le redini dell’azienda si era ammalato. E la situazione è precipitata velocemente, portando alla chiusura dell’attività e alla vendita dei beni di famiglia. Ma il ricavato (900mila euro circa) non sono bastati a pareggiare i conti.

“A quel punto”, spiega l’avvocato Monica Pagano, che ha seguito il caso con il collega Matteo Marini, “abbiamo chiesto ai giudici l’applicazione della cosiddetta legge Salva-Suicidi o Ammazza Debiti, che stabilisce un principio molto importante: nessuno può essere ‘condannato’ a vita a pagare debiti che ha fatto senza colpa e a cui, vista la dimensione dell’importo, non potrà mai fare fronte. In questo caso”, continua, “il giudice ha stabilito che pagheranno quanto possono, versando un quinto del loro reddito per quattro anni, e poi potranno chiedere l’esdebitazione: cioè la cancellazione completa dei debiti rimanenti, che ammonterebbero a quasi 500mila euro”.

Padre e madre vivono oggi con una modesta pensione, un figlio percepisce circa 1.200 euro al mese e l’altro è disoccupato. Concretamente, dopo l’aggiudicazione degli immobili rimasti (il cui valore stimato è di 400mila euro) e di alcune auto (di scarso valore economico), i tre familiari che hanno un reddito verseranno poche centinaia di euro al mese (poco più di 600 euro in tre, ma le cifre esatte sono ancora da definire) per la durata della procedura. Poi, rispettando le prescrizioni dei giudici, saranno liberi da ogni pendenza economica.

Indagine Confartigianato: un’impresa su cinque rischia di non sopravvivere al 2021

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Una stima diffusa da Confartigianato preoccupa il comparto economico della nostra provincia: un’impresa su 5 (il 21%) è soggetta a rischi operativi e avrà difficoltà nel proseguire l’attività nei prossimi mesi. Nella sola provincia di Brescia potrebbe voler dire 7mila imprese artigiane (su 33.442 totali) a rischio. «Nonostante le aspettative delle imprese, soprattutto quelle micro e piccole siano in miglioramento, come emerso dalla più recente indagine realizzata da Confartigianato Imprese Brescia su un panel di imprenditori associati, l’ultima nota dell’anno della nostra organizzazione, a livello nazionale, conferma i dubbi riempiendo il cielo di ombre minacciose sul futuro di molte, troppe attività» commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti che prosegue: «Si tratta di rischi perlopiù legati ad una generale debolezza finanziaria, a una crisi di liquidità senza precedenti, al calo del fatturato e all’aumento del ricorso al debito bancario che insieme possono mettere in difficoltà la sostenibilità e la prosecuzione per molte attività, in vista del prossimo decisivo anno, quando dovremo fare i conti con il ritorno alla normalità. Una fase che ha richiesto interventi di sostegno mediante moratorie sui prestiti e garanzie pubbliche che dovrà dunque protrarsi almeno sino a giugno 2021 e, comunque, finché non si sarà conclusa l’attuale fase critica evidentemente vissuta in “stand by” dalle imprese e cristallizzata per via degli aiuti e degli ammortizzatori sociali messi in campo dal governo. Non possiamo permetterci di perdere tante imprese, dopo tanti sforzi. Sarebbe drammatico per l’intero tessuto sociale di tutto il territorio» conclude il presidente Massetti».

Confindustria Brescia: ecco il bilancio sociale 2019

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CONFINDUSTRIA BRESCIA: PUBBLICATO IL BILANCIO SOCIALE 2019

  • Il documento, realizzato con il contributo di Deloitte, è stato realizzato con l’obiettivo di intraprendere un percorso di rendicontazione di sostenibilità.

Brescia, 29 dicembre 2020 – È stato pubblicato in questi giorni il Bilancio di sostenibilità 2019 di Confindustria Brescia, documento realizzato con il contributo di Deloitte secondo gli standard internazionali del GRI (Global Reporting Initiative), con l’obiettivo di intraprendere un percorso di rendicontazione di sostenibilità

La scelta è stata motivata dalla piena consapevolezza che oggi è doveroso dare evidenza agli stakeholder degli obiettivi raggiunti e, soprattutto, degli impegni futuri che si intendono perseguire per migliorare la performance associativa in termini di sostenibilità e di impatti generati.

L’associazione non si è limitata ad analizzare e sistematizzare quanto fatto nel 2019, ma ha deciso, in seguito alla situazione di particolare gravità e complessità venutasi a creare quest’anno, di prolungare la rendicontazione ai primi otto mesi del 2020. Ora, l’obiettivo è quello di mettere a punto il Bilancio di sostenibilità 2020 nel primo trimestre dell’anno che sta per iniziare.

Dal punto di vista dei contenuti, il Bilancio si divide in cinque parti: la prima riguarda il profilo organizzativo di Confindustria Brescia, con la storia dell’Associazione, una delle più antiche in Italia, l’identità e la mission, il Codice Etico (l’insieme dei valori, dei princìpi e degli impegni che orientano e guidano le attività del Sistema Confindustria) e la struttura di governance.

Segue la parte sulla gestione della sostenibilità, con l’identificazione degli stakeholder rilevanti (imprese associate, istituzioni, amministrazioni ed enti, parti sociali) e la definizione degli obiettivi di sviluppo sostenibile, nell’ambito di quelli adottati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. In particolare, Confindustria Brescia si pone la finalità di sensibilizzare e incentivare le aziende, entro il 2030, a riconsiderare e ristrutturare i propri business model anche rispetto ai rischi ambientali e sociali e, conseguentemente, applicare strategie orientate alla transizione verso uno sviluppo aziendale più sostenibile.

Nella sezione sulla Responsabilità economica e di governance, dopo la presentazione del valore economico direttamente generato e distribuito dall’Associazione agli stakeholder (pari a circa 10 milioni di euro, di cui il 7,3% destinato a contributi e erogazioni liberali a beneficio della comunità e il 2,5% alle imposte, quindi al territorio), sono riportate le principali iniziative implementate al fine dello sviluppo delle imprese rispetto ai temi di accesso al credito e finanza agevolata, fiscalità, sensibilizzazione alla culturad’impresa e all’internazionalizzazione, nonché innovazione, rapporti con istituzioni, amministrazioni ed enti e attività di comunicazione verso gli stakeholder.

Nella quarta parte del Bilancio, quella sulla Responsabilità sociale viene sottolineato come la valorizzazione del personale interno dal punto di vista professionale e motivazionale rappresenti uno dei principali driver per il raggiungimento degli obiettivi associativi, insieme alla promozione della diversità e delle pari opportunità, alla promozione del benessere dei lavoratori, alla salute e sicurezza degli stessi, alla gestione, sviluppo e formazione dei talenti, ai rapporti con le scuole e le Università.

La parte finale del volume è dedicata alla Responsabilità ambientale, che rappresenta un punto focale nella definizione strategica delle attività associative.

Apindustria, Cordua: «Guardiamo al 2021 con fiducia, ma servono unità e responsabilità»

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«Il 2020 è stato un anno particolarmente difficile ma l’associazione conferma una base associativa importante. Abbiamo poco meno di 1.300 aziende associate, che insieme fatturano cinque miliardi di euro e impiegano circa 30 mila unità». A sottolinearlo è il Presidente di Apindustria Pierluigi Cordua nel consueto incontro di fine anno con i rappresentanti degli organi di informazione locali. Delle quasi 1.300 aziende associate, il metalmeccanico – con oltre il 70% – è la componente principale. Seguono il chimico plastica gomma, il tessile, l’alimentare, l’informatico e i servizi».

«L’Associazione è stabile e con i conti in ordine – ha spiegato Cordua -. Questo ovviamente va a merito di chi mi ha preceduto». Alla guida dell’Associazione da poco più di tre mesi, Cordua esprime soddisfazione per il lavoro di squadra e il clima molto collaborativo che si respira all’interno dell’Associazione. Per il 2021 si conferma l’attenzione alta alla base associativa, attraverso l’implementazione dei servizi (con relative risorse dedicate) alle imprese e l’avvio quindi di una fase più esecutiva. «Tra le altre cose abbiamo anche appena attivato un accordo con una società di consulenza per il monitoraggio delle crisi aziendali, una società che dà rating alle imprese ed è riconosciuta a livello bancario». Particolare attenzione verrà anche data allo sviluppo delle categorie meno presenti in ambito associativo. Sul piano economico Cordua si fa portavoce di un clima positivo tra le PMI, nonostante nessuno ovviamente neghi le grandi difficoltà che si stanno vivendo. «Molto dipenderà dalla crisi sanitaria – spiega il Presidente di Apindustria -, ma se inizierà la campagna vaccinale e il virus tornerà a essere sotto controllo siamo convinti che l’economia possa avere una significativa ripresa. La fiducia c’è, la liquidità anche, così come ci sono segnali evidenti di politiche di incremento di spesa pubblica. Noi ci aspettiamo dei risultati, come conferma il sentiment della nostra base associativa nell’indagine che abbiamo realizzato proprio pochi giorni fa». Diverso il giudizio sul come verranno spesi i soldi del Next Generation Ue, il cosiddetto Recovery Fund: «Ci vogliono idee, slancio e unità d’intenti per progetti che sappiamo essere spalmati su più anni e quindi più legislature». Cordua ha infine ricordato l’iniziativa promossa dalla giunta di Apindustria che ha visto la realizzazione di una confezione natalizia di prodotti targati UnionAlimentari Brescia con l’obiettivo di sostenere e promuovere l’industria alimentare bresciana. La confezione di prodotti è stata proposta da Apiservizi a tutti gli associati Apindustria Brescia, i quali hanno risposto con grande entusiasmo. «Un gesto simbolico che vuole rappresentare sostegno e di vicinanza – ha detto Cordua -. Questi sono tempi difficili ma, uniti e solidali, ne verremo fuori». 

Indagine Api: le imprese sperano nel 2021, ma il 77% oggi è in calo

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Cordua: «Emerge con forza lo spirito imprenditoriale ma lo Stato deve fare la sua parte»

Il 2020 è stato un anno molto difficile per la gran parte delle imprese ma le aspettative per il 2021 sono buone, sempre che la situazione sanitaria possa ovviamente migliorare. A osservarlo è l’indagine realizzata dal Centro Studi di Apindustria su un campione di 100 imprese associate, prevalentemente del settore metalmeccanico e con fatturati per lo più tra i 2 e i 10 milioni di euro. «Il quadro di sintesi conferma le enormi difficoltà accumulate – si legge nel report -: poco meno di 2 intervistati su 10 rilevano un incremento del fatturato, ma per il 77% dei rispondenti si registra invece un calo». Entrando nel dettaglio emerge con chiarezza la durezza del momento: per 4 imprese su 10 il fatturato subisce infatti un calo tra il 20 ed il 40% del fatturato 2019, per il 10% addirittura superiore al 40 percento. Se il quadro del 2020 è purtroppo noto da tempo, sono positive invece le aspettative per il 2021, oggetto della seconda parte dell’indagine. Sette imprese su dieci confidano in un miglioramento dei principali indicatori congiunturali (fatturato, ordini, produzione). Per quanto riguardo il fatturato, quasi il 40% immagina una crescita del fatturato fino al 10% nel 2021 (rispetto al 2020), il 15% una crescita tra il 10 e il 20%, un altro 15% oltre il 20% (nell’1,5% dei casi addirittura oltre il 40%). Il 16% delle imprese non immagina invece variazioni particolarmente significative e oltre il 14% teme invece il perdurare delle difficoltà, con fatturati e ordini addirittura inferiori a quelli del 2020. Sollecitati ad individuare strade da percorrere per rafforzare la propria attività nel nuovo anno, gli intervistati individuano l’estero quale primo desiderata: implementare rapporti oltralpe convince il 45% degli intervistati, ma 4 su 10 attendono segnali di decisa ripartenza nel mercato domestico. Si all’innovazione per 3 imprese su 10, anche nel 4.0. Rispetto al da farsi più di carattere generale emerge però soprattutto una richiesta forte allo Stato per snellire la burocrazia. Ben l’89% degli imprenditori chiede infatti di «Investire per avere una burocrazia rapida ed efficiente». Più distante, ma comunque con percentuali significative (un imprenditore su tre circa), il numero di coloro che chiede di investire molte risorse per una riforma della giustizia civile che acceleri i tempi e nella formazione e digitalizzazione d’impresa.  
«Dall’indagine mi sembra emerga in modo chiaro lo spirito dell’imprenditore – afferma il Presidente di Apindustria Brescia Pierluigi Cordua -. Gli imprenditori non vedono l’ora di ripartire, sono fiduciosi, immaginano una ripresa rapida, speranzosi che l’arrivo del vaccino e l’appiattimento della curva epidemica possano riportare sotto controlla la crisi sanitaria. Bisogna avere ancora un po’di pazienza, rispettare le regole e la voglia di ripartire farà poi il resto. Emerge anche con chiarezza la richiesta per avere una burocrazia rapida ed efficiente.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che l’Italia deve presentare nell’ambito del Next Generation EU dovrà avere un capitolo importante su questo fronte. Digitalizzazione, fisco, infrastrutture, economia circolare rischiano altrimenti di restare parole vuote, se non sostenute da uno Stato funzionante e reattivo. Quello della burocrazia è un vecchio problema al quale dare finalmente risposta a tutte le imprese. A quelle che sono pronte a ripartire e a quelle che in questi mesi stanno manifestando maggiori difficoltà, purtroppo non poche stando all’indagine realizzata dal nostro Centro studi». 

Confartigianato: Davide Peli è il nuovo presidente nazionale dei giovani

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Brescia – Davide Peli guiderà i Giovani Imprenditori di Confartigianato per i prossimi quattro anni. Eletto per acclamazione alla presidenza dall’Assemblea del Movimento che rappresenta 65.030 imprenditori under 40 e che si articola in 61 Gruppi territoriali in tutta Italia, Peli sarà affiancato dai vice presidenti Giorgia Speri (Veneto) in qualità di vice presidente vicario; Bianca Guscelli (Toscana); Andrea Lotito (Puglia). Davide Peli, 37 anni, di Concesio, risiede a Brescia dove nel 2008 ha fondato “Techne srl”, specializzata in servizi di metrologia, taratura di strumenti, assistenza nella certificazione di prodotti e servizi. Tra i suoi clienti vi sono aziende dei settori automotive, metalmeccanico. Nel 2018 Peli ha aperto una sede della sua impresa negli Stati Uniti, a Charlotte, nel Nord Carolina. In ambito associativo, Davide Peli è dal 2017 presidente dei Giovani Imprenditori di Confartigianato Imprese Brescia. Eugenio Massetti, presidente Confartigianato Brescia e Lombardia nel congratularsi con Davide Peli, membro anche della sua Giunta a livello provinciale, ha sottolineato che: «Si tratta dell’ennesimo riconoscimento per il gran lavoro e il peso di Confartigianato Imprese Brescia a livello nazionale. Nello specifico, il Movimento dei Giovani Imprenditori rappresenta da sempre una risorsa fondamentale per Confartigianato, ed è sempre più importante sostenere interventi che favoriscano la propensione delle nuove generazioni all’auto imprenditorialità, così come centrale resta il tema del passaggio generazionale nelle nostre Mpi». «Occorre dare fiducia ai giovani – ha commentato Peli – e investire sulle nuove generazioni partendo dalla scuola, sul fronte dall’innovazione e dall’internazionalizzazione. Su questi aspetti concentreremo l’attività e le iniziative dei Giovani Imprenditori di Confartigianato».

Massetti: «A Natale Compriamo artigiano per sostenere chi non si arrende»

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Una bella fetta della torta del mercato vale dicembre con la tipica spesa natalizia: il 25% in più rispetto alla media mensile, il 16,4% nel caso dei prodotti alimentari e il 31,5% nel caso di quelli non alimentari. 529 milioni di euro per la sola provincia di Brescia, seconda dietro Milano a livello lombardo e che coinvolge circa 7mila imprese artigiane (6.909) e oltre 22mila addetti (22.343). Un’occasione di rilancio dopo la flessione in calo del 7,2% delle vendite al dettaglio nei primi 9 mesi dell’anno. Un motivo in più, quest’anno, per Confartigianato che lancia la campagna #AcquistiAMOlocale a favore proprio delle imprese artigiane che operano nell’offerta di prodotti e servizi tipici del Natale. «Quello che ci attende sarà un Natale diverso e difficile e vogliamo lanciare un appello: regalate prodotti del nostro artigianato per sostenere chi non si arrende. In un momento economicamente difficile, siamo promotori della campagna #AcquistiAmoLocale» precisa il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti che prosegue: «L’acquisto di prodotti e servizi realizzati da imprese artigiane e micro piccole imprese locali è una scelta etica a sostegno del territorio, che genera valore per l’acquirente, per chi produce un bene o eroga un servizio, per la filiera e per la comunità. Tra incertezze e timori gli artigiani e piccoli imprenditori si sono rimboccati le maniche per far ripartire l’Italia da subito dopo il lungo lockdown e non si sono arresi, ma ora è necessario sostenerli, prima che sia troppo tardi».

La spesa di dicembreA dicembre vale 24,5 miliardi la spesa delle famiglie italiane per l’offerta tipica del Natale: stando ai dati Instat, nella spesa storica degli ultimi 3 anni spicca la Lombardia con i suoi 4,3 miliardi (il 17% totale nazionale). A livello provinciale a dicembre si superano i 500 milioni di euro in regali di Natale a Roma con 1.899 milioni, Milano con 1.533 milioni, Napoli (1.074), Torino (1.036 milioni) e al quinto posto Brescia con 529 milioni. L’Osservatorio di Confartigianato sottolinea lo studio con un dato: le MPI che intercettano la spesa dell’offerta natalizia producono a loro volta catena di valore e ogni 100 euro di fatturato ne destinano 71,9 per l’acquisto di beni e servizi, favorendo così una vasta domanda dei settori dell’indotto: legno, metallo, vetro, gomma-plastica, meccanica, tessile, servizi di trasporto e logistica, servizi digitali e amministrativi. «L’acquisto di prodotti e servizi realizzati da imprese artigiane e micro piccole imprese locali è una scelta etica a sostegno del territorio e che genera valore per l’acquirente, per il destinatario del dono e per la comunità. A Brescia sono 6.909 (su 47mila imprese artigiane lombarde coinvolte), per lo più imprese famigliari, attive in 43 settori in cui si realizzano prodotti artigianali e offrono servizi di qualità che possono essere intercettati dai regali in occasione del Natale. Scegliere i prodotti artigiani offferti sul nostro territorio non vuole dire solo sotenere l’impresa, l’imprenditore, oltre 22mila addetti, ma anche il benessere della comunità: durante il lockdown abbiamo rilevato che il 58% delle micro e piccole imprese bresciane ha sostenuto o realizzato iniziative di interesse collettivo esterne all’impresa, per lo più iniziative sportive, umanitarie, culturali, di contrasto alla povertà, assistenziali. Impegno confermato proprio durante l’emergenza sanitaria, con il 33% delle micro imprese bresciane che si sono attivate per supportare la comunità in cui vivono e operano – prosegue il presidente Massetti il 34,5% ha partecipato a iniziative per sostenere fasce di popolazione più deboli, il 21,2% ha donato dispositivi di protezione, il 19,5% ha partecipato ad iniziative promosse dall’associazione, il 10,8% ha organizzato e raccolto fondi per ospedali e protezione civile. Acquistare prodotti realizzati da imprese artigiane e da micro e piccole imprese significa dare valore al lavoro e sostegno all’occupazione, sostenere la qualità e la professionalità del prodotto e del servizio offerto, sostenere il “Made in Italy” conosciuto e apprezzato all’estero e che affonda le sue radici proprio sul territorio e che ci rende unici nel mondo».

Confindustria Brescia: per ogni dipendente 600 euro di spesa extra a causa del Covid

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  • Il dato riguarda la somma tra la spesa media a carico delle aziende per i costi di gestione (mascherine, sanificazione, disinfettanti, pulizia locali), pari a 458 euro, e per quelli “una tantum” (termoscanner, barriere protettive), che si attestano a 152 euro.
  • A evidenziarlo è la nona edizione del Booklet Economia a cura del Centro Studi, che contiene – oltre ai principali indicatori economici della Provincia di Brescia – uno specifico approfondimento sull’impatto del Coronavirus.

Brescia, 7 dicembre 2020 – Dall’inizio del lockdown, le aziende bresciane hanno speso in media 610 euro a dipendente per i costi di sicurezza legati all’applicazione del Protocollo aziendale Covid-19: il dato riguarda la somma tra la spesa media per i costi di gestione (mascherine, sanificazione, disinfettanti, pulizia locali), pari a 458 euro, e per quelli “una tantum” (termoscanner, barriere protettive), che si attestano a 152 euro.

A evidenziarlo è la nona edizione del Booklet Economia, documento realizzato dal Centro Studi di Confindustria Brescia – disponibile in formato digitale –, e contenente informazioni su tutti i principali indicatori economici bresciani aggiornati al 30 ottobre.

“I numeri raccolti dal Centro Studi di Confindustria Brescia evidenziano il forte impegno, anche economico, messo in atto dalle nostre aziende sul tema della sicurezza – commenta Giuseppe Pasini, Presidente di Confindustria Brescia –. Si tratta di un versante su cui abbiamo compiuto numerosi e importanti sforzi negli ultimi anni. Nonostante ciò, il Covid-19 ha rappresentato una sfida inedita e drammatica da affrontare. Ci siamo fatti trovare pronti: siamo stati la prima provincia in Italia a realizzare un protocollo condiviso con i sindacati per il rientro al lavoro, nello scorso mese di aprile, e abbiamo proseguito nei mesi successivi rispettando e implementando gli accordi presi. Una sfida che abbiamo vinto, come testimonia il fatto che nessuna fabbrica bresciana è divenuta focolaio dell’epidemia.”

Oltre ai principali dati economici bresciani, nel Booklet è presente un’apposita sezione dedicata all’impatto del Covid-19 sul sistema bresciano. In particolare, gli operatori interpellati hanno dichiarato, per il periodo gennaio-settembre 2020, in media un calo per­centuale del fatturato del 9% rispetto ai primi nove mesi 2019.

Riguardo alle misure di gestione del personale adottate dalle imprese in seguito all’emergenza sanitaria: l’85% degli intervistati ha dichiarato di aver utilizzato la Cassa Integrazione Guadagni; il 77% di aver introdotto o intensificato lo smart working; il 64% di aver fatto ricorso alle ferie obbligatorie; il 56% di aver ridotto le ore di lavoro; il 25% di aver rinviato le assunzioni previste; il 17% di aver fatto formazione aggiuntiva del personale; il 16% di non aver prorogato i contratti a termine.

Per quanto riguarda i costi “una tantum” (termoscanner, barriere protettive) per l’applicazione del Protocollo aziendale Covid-19, le aziende hanno dichiarato una spesa media per dipendente pari a 152 euro, con punte più elevate nei settori: legno e minerali non metalliferi (319 euro), meccanica (155) e metallurgia (187). Tra le classi dimensionali, la spesa risulta più elevata per le piccole imprese (179 euro) e per le medie (167), rispetto alle micro e a quelle di maggiore dimensione.

In merito ai costi di gestione (mascherine, sanificazione, disinfettanti, pulizia locali) per l’applica­zione del Protocollo aziendale Covid-19, gli operatori hanno dichiarato di dover sostenere, dall’inizio del lockdown fino alla fine di quest’anno, una spesa media per dipendente pari a 458 euro, con costi più elevati nell’alimentare (607 euro), legno e minerali non metalliferi (475), meccanica (480) e, a livello dimensionale, nelle piccole (501 euro) e medie aziende (477).

Confartigianato, Massetti è il nuovo vicepresidente nazionale

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«Un riconoscimento per Brescia. Un segno importante del peso che ha raggiunto la nostra organizzazione sul piano nazionale». Così Eugenio Massetti, presidente Confartigianato Brescia e Lombardia commenta l’elezione avvenuta per acclamazione stamane a Vice Presidente nazionale di Confartigianato Imprese per il prossimo quadriennio a fianco di Marco Granelli nuovo Presidente di Confartigianato Imprese.

L’Assemblea della Confederazione che rappresenta 700.000 artigiani, micro e piccole imprese ha eletto i vice Presidenti: Eugenio Massetti (Vicario), Domenico Massimino e Filippo Ribisi. Marco Granelli è nato nel 1962 a Salsomaggiore (Parma) dove è titolare di un’impresa nel settore delle costruzioni e dal 2012 è Vice Presidente Vicario di Confartigianato. Granelli raccoglie il testimone da Giorgio Merletti che ha guidato la Confederazione dal 2012.

Nell’indicare il programma di lavoro della sua Presidenza, Granelli ha sottolineato: «Usciremo da questa crisi con uno sforzo eccezionale di responsabilità e coraggio da parte di tutti per ricostruire un modello di sviluppo economico e sociale che faccia leva sul valore espresso dagli artigiani e dalle piccole imprese che rappresentano il 98% delle aziende italiane. Confartigianato intensificherà l’impegno di rappresentanza e di servizio al fianco degli imprenditori. A chi guida il Paese sollecitiamo altrettanto impegno deciso e concreto nel costruire un contesto favorevole alle potenzialità imprenditoriali del nostro Paese, puntando su competenze, innovazione, sostenibilità, fattori indispensabili per irrobustire il tessuto produttivo e migliorarne la capacità competitiva. In questi mesi – ha detto ancora il neo Presidente Granelli – le micro e piccole imprese italiane hanno sofferto ma hanno anche dato una grande prova di reattività. Ora non possiamo vanificare i loro sforzi. Ci giochiamo il futuro: mai come quest’anno la manovra economica deve essere una legge di rilancio e non possiamo permetterci esitazioni nell’utilizzare le risorse europee per investire sui punti di forza del nostro sistema produttivo, vale a dire gli oltre 4 milioni di artigiani e piccole imprese italiani».

FONTE: BSNEWS – BRESCIA NEWS

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