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Banca Valsabbina, ecco tutti i numeri del bilancio

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Il Consiglio di Amministrazione di Banca Valsabbina, nel corso della seduta del 2 Marzo, ha approvato il Progetto di Bilancio al 31 Dicembre 2021, che evidenzia un Utile Ante Imposte di € 50 milioni (+48% rispetto ad € 33,7 milioni del 2020) ed un Utile Netto di € 39,2 milioni, in aumento del 61% rispetto all’importante risultato dello scorso esercizio (€ 24,3 milioni), che già rappresentava il migliore nella storia della Banca.

In considerazione del positivo andamento aziendale – secondo quanto riferisce una nota riportata da Brescia news – all’assembra dei soci sarà proposto un Dividendo unitario in denaro di € 0,50 per azione. Il rendimento (rapporto tra il dividendo in proposta ed il valore medio del prezzo dell’Azione Banca Valsabbina per il 2021) è pari quindi al 12% e complessivamente dà conto di un pay-out (rapporto dividendi pagati/utile netto) di circa il 45%.

“I risultati confermano l’efficacia del modello di business adottato, che ha permesso di continuare ad affrontare la complessità del quadro macroeconomico e sociale, sostenendo l’economia dei nostri territori e generando al contempo valore per gli stakeholder. Un particolare ringraziamento va quindi a tutto il personale per la continuità dell’opera prestata in una fase emergenziale che ha visto non solo risultati molto positivi ma anche qualità del servizio alla clientela e continuo supporto al territorio, in coerenza con la “mission” della nostra Banca”, ha preliminarmente dichiarato Renato Barbieri, Presidente di Banca Valsabbina.

“I numeri descrivono un altro anno importante nella storia della Banca, che prosegue con una solida crescita delle masse amministrate, con l’ulteriore riduzione dei crediti deteriorati e con il miglioramento delle performance reddituali ed economiche, come confermato dal brillante risultato di esercizio conseguito. Le dinamiche esposte confermano la capacità dell’Istituto di coniugare in modo efficace la propria “tradizionalità” con l’innovazione, al fine di distinguersi in un contesto in continua evoluzione, confermando la ricercata attitudine di stare sul mercato con profitto come intermediario indipendente”, ha aggiunto Barbieri.

A fine esercizio la Raccolta Diretta si è attestata ad € 4.834 milioni in aumento del 12,4% rispetto al 2020. Tale trend di crescita è da ricondursi sia all’efficacia delle politiche commerciali attuate dalla Banca, anche tramite la propria articolata rete di filiali, sia all’incertezza del contesto generale, che continua ad incidere sulla propensione al risparmio della clientela. Nel corso del corrente anno si intensificheranno gli sforzi finalizzati al trasferimento dei depositi non remunerati verso forme di investimento più profittevoli.

La Raccolta Indiretta si è attestata ad € 2.645 milioni (di cui € 1.893 milioni di raccolta relativa a fondi comuni e polizze assicurative, in progressione del 30%), in aumento di € 500 milioni, segnando una crescita del 23,3%. La positiva evoluzione di tali masse è dovuta al rafforzamento ed all’ulteriore specializzazione delle strutture dedicate alla gestione “qualificata” del risparmio (Private Banking e Banca-Assicurazione), nonché alla trasversalità dell’offerta di prodotti e servizi, anche orientati alla “sostenibilità”. La Raccolta Complessiva ammonta pertanto ad € 7.479 milioni, in crescita del 16%.

Gli Impieghi a clientela sono pari ad € 3.721 milioni, in aumento del 9%. Di questi, gli Impieghi a clientela in bonis sono pari ad € 3.620 milioni (+ 10,5%). Tra i fattori che hanno concorso all’apprezzabile incremento si rileva l’avvio di nuove relazioni commerciali, nonchè la consolidata esperienza conseguita nell’erogazione dei finanziamenti assistiti da garanzia statale, tra l’altro a minor assorbimento di capitale di rischio.

Sono stati infatti erogati circa n. 5.400 finanziamenti per un importo complessivo di € 920 milioni (-5% rispetto ai € 970 milioni del 2020, anno eccezionale per effetto della Pandemia), di cui oltre n. 2.400 garantiti dal Fondo di Garanzia per un totale finanziato di € 457 milioni. La Banca ha messo inoltre a disposizione nuove forme e servizi di finanziamento nonché, in particolare, linee di credito dedicate e funzionali a finanziare gli interventi edilizi agevolati (“Superbonus” ed “altri bonus fiscali”).

A tale riguardo si precisa che è stato strutturato un efficace e controllato processo di compravendita di tali crediti (gestito tramite un apposito “Desk” interno), che ha supportato attivamente il percorso di riqualificazione energetica del territorio. Il sostegno alle famiglie per l’acquisto della casa si è invece concretizzato attraverso la concessione di mutui ipotecari a privati per oltre € 184 milioni, anche a valere sul relativo Fondo di Garanzia che ha agevolato l’accesso al credito degli “under 36”.

I Crediti deteriorati lordi (“Non performing loans” o “NPL”), in continuità con un’ormai consolidata attività di derisking, hanno subito un’ulteriore e sensibile riduzione nel corso dell’anno (- € 62 milioni), passando da € 261 milioni ad € 199 milioni. Anche per effetto di ulteriori operazioni di cessione di “NPL”, il rapporto tra crediti deteriorati e totale crediti lordi (“NPL Ratio Lordo”) è pari al 5,2%, in sensibile riduzione dal 7,3% del 2020 (9,2% nel 2019). In miglioramento anche il tasso di copertura dei deteriorati, passato dal 46,5% al 49,4% a fine 2021.

Il totale dei Crediti deteriorati netti infine è passato da € 139,7 milioni ad € 101 milioni, con un NPL Ratio Netto che si è in conseguenza ridotto dal 4,1% al 2,7%. Il positivo andamento di tali dati conferma pertanto il continuo miglioramento della qualità del credito, ben rappresentato dall’andamento del “Texas Ratio” (indicatore che sintetizza la “capacità di assorbimento patrimoniale dei NPL”), il quale si è infatti ulteriormente ridotto attestandosi al 25,8% (ex 38,4%).

I Fondi Propri, base di calcolo per i requisiti di Vigilanza, ammontano ad € 421,7 milioni (ex € 407,5 milioni). Relativamente ai Coefficienti Patrimoniali di Vigilanza (c.d. phased in), gli stessi confermano la solidità patrimoniale dell’Istituto, rappresentata da un Common Equity Tier 1 Ratio (c.d. Cet 1) al 15,3% e da un Tier Total Ratio al 16,6%, largamente superiori rispetto a quelli richiesti dalla Vigilanza. Il Patrimonio Netto è pari a € 401,3 milioni in aumento del 7,4%, comprendendo l’intero utile netto del 2021 di € 39,2 milioni, la destinazione del quale sarà deliberata dall’Assemblea dei Soci.

Il numero di coloro che detengono azioni della Banca – Soci ed Azionisti – al 31 Dicembre 2021 si attesta a quota 42.000. In sensibile crescita infine il numero dei Conti correnti aperti presso le nostre filiali, che passano da n. 90.619 a n. 95.524, segnando un +5,4%.

Il Margine d’interesse ha superato € 100 milioni, in aumento del 21% rispetto allo scorso esercizio, riflettendo l’efficacia delle politiche di impiego degli ultimi anni, nell’ambito di business sia tradizionali che nuovi. L’incremento del “margine” è da ricondurre principalmente alla dinamica positiva degli impieghi verso la clientela ed all’aumento degli interessi sui titoli di debito, allocati in un diversificato portafoglio di proprietà che comprende anche titoli rivenienti da operazioni di “finanza strutturata”. Anche per quest’anno importante è stato il contributo derivante dagli interessi riconosciuti dalla BCE per le operazioni TLTRO III.

Le Commissioni nette sono risultate anch’esse in crescita (+ € 6,4 milioni) raggiungendo € 45,4 milioni e segnando +16,3%, grazie in particolare al contributo delle commissioni relative alla distribuzione di servizi di terzi nonché al collocamento di titoli. Tale importante crescita è conseguenza quindi del positivo trend delle masse di raccolta indiretta, nell’ambito di un continuo efficientamento e di una progressiva evoluzione dei servizi della Banca dedicati alla gestione del risparmio, e dei relativi processi di vendita e consulenza.

Il Margine di intermediazione risulta pari ad € 178,7 milioni, in incremento del 17,2%, nonostante abbia scontato alcune componenti negative connesse alle ulteriori cessioni di crediti deteriorati (€ 6,9 milioni). Hanno concorso infatti positivamente alla formazione del margine d’intermediazione, oltre alla descritta evoluzione del margine di interesse e delle commissioni nette, anche i risultati consuntivati dalla gestione del portafoglio titoli, che ha risentito del positivo andamento dei mercati nonché della cessione dell’interessenza detenuta in Cedacri (€ 8,1 milioni la plusvalenza lorda). Si segnala inoltre il positivo contributo derivante dall’attività di compravendita di crediti di imposta rivenienti da interventi edilizi.

Le Rettifiche di valore su attività finanziarie, al netto delle riprese, ammontano ad € 22,1 milioni, in diminuzione rispetto agli € 28,2 milioni del 2020. La dinamica risente anche dell’evoluzione del portafoglio crediti verso la clientela, concentrato sempre di più su tipologie di credito garantito, nonchè la diminuzione dello stock di deteriorati. Il costo del credito (incidenza delle perdite da cessione e delle rettifiche di valore su crediti, rispetto al totale crediti netti) è stato pari allo 0,76% su base annua. Il Risultato netto della gestione finanziaria si attesta pertanto ad € 156,6 milioni (+ 26%).

I Costi operativi ammontano ad € 106,2 milioni (+18%) e, in generale, si può affermare come il relativo aumento sia da attribuire alla crescita dimensionale ed operativa della Banca, anche nell’ambito di un percorso di continua specializzazione su diverse tipologie di servizio, nonché per effetto di esigenze di compliance normativa. All’incremento delle spese per il personale, oltre all’aumento della forza lavoro, hanno inoltre contribuito le dinamiche salariali afferenti il rinnovo del CCNL. Relativamente invece alla crescita delle altre spese amministrative si segnalano i costi relativi all’Outsourcer informatico e gli oneri relativi al salvataggio di banche in difficoltà ed al “FITD” per la “garanzia dei depositanti”. Per effetto di quanto esposto il Cost Income, indicatore di efficienza aziendale dato dal rapporto tra costi operativi e margine d’intermediazione, si è mantenuto al 59%.

L’Utile ante imposte ammonta a circa € 50 milioni (+ 48% rispetto al 2020), mentre l’Utile Netto si attesta ad € 39,2 milioni, con un importante aumento di quasi € 15 milioni rispetto al 2020. L’utile conseguito, + 61% rispetto al già brillante dato dello scorso esercizio, rappresenta – per la terza volta consecutiva – il risultato migliore nella storia della Banca, nell’ambito delle positive dinamiche descritte. Il Rapporto tra l’utile ed il patrimonio netto medio (c.d. “ROE” o “Return on equity”), principale indicatore della redditività aziendale, si attesta quindi al 10,1%, superiore al 6,8% dello scorso anno, e – nuovamente – tra i migliori nello scenario bancario italiano tradizionale.

Prosegue il processo di razionalizzazione e rafforzamento della rete territoriale, composta da n. 70 filiali, comprendendo la nuova dipendenza di Parma. Al 31 Dicembre 2021 l’organico aziendale contava 752 dipendenti, in crescita rispetto ai 689 del 2020 ed in controtendenza rispetto alle evidenze di mercato.

L’Istituto prosegue infatti il processo di efficientamento dei propri presidi territoriali nonché dei servizi specialistici dedicati, al fine di poter garantire un’offerta sempre più a 360°, cogliendo altresì le opportunità che derivano dai progressi dell’innovazione tecnologica e dai trend di mercato. Si citano a tale riguardo il rafforzamento del Private Banking e l’incremento delle risorse dedicate a tale ambito, l’ulteriore strutturazione di settori specialistici, come il Settore Agricoltura ed il Settore Estero, nonché il sopra menzionato “Desk Superbonus/Ecobonus”.

Importanti saranno anche per il corrente esercizio gli investimenti in ambito Corporate Finance – in sinergia con la partecipata “Integrae Sim” – nonché nel settore Fintech, sulla base di una strategia di continua innovazione e modernizzazione del business. Anche in tale ambito sono infine sempre allo studio nuove operazioni di Finanza strutturata che permettono di confermare il ruolo attivo e dinamico dell’Istituto, in un mercato in cerca di strumenti di finanza c.d. “complementari”.

“Ancorchè nell’ambito di un contesto particolarmente complesso, condizionato dalla Pandemia nonché da uno scenario macroeconomico e geopolitico incerto ed in continuo mutamento, i numeri e gli indicatori esposti evidenziano le positive performance della Banca, che resta sempre al servizio delle famiglie e delle imprese. Anche i dati relativi al primo bimestre del 2022 sono in linea con le aspettative e confermano il positivo trend reddituale. Confidiamo, pertanto, di poter continuare a sostenere il territorio creando valore, con l’obiettivo di assicurare stabilità alla remunerazione dei soci che ci danno fiducia, nella speranza che fatti estranei alla nostra capacità di governo (vedi il conflitto in Ucraina) non influiscano negativamente sull’andamento dei mercati finanziari e sulla voglia di intraprendere delle imprese del nostro territorio di riferimento, oggi particolarmente vivaci”, ha quindi concluso Barbieri.

Confindustria, venerdì un incontro online per parlare della questione Russia-Ucraina

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Eventi by

Confindustria Brescia, Confindustria Verona e Confindustria Trento organizzano il webinar “Suggerimenti operativi alle imprese che operano in Russia, Bielorussia e Ucraina”, in programma venerdì 4 marzo dalle ore 10.30 alle ore 12.30, su piattaforma GoToWebinar.

L’evento online – fortemente voluto dalle tre territoriali di Confindustria – è organizzato con lo Studio Legale Padovan (specializzato in diritto internazionale ed esperto di sanzioni economiche internazionali) per delineare il quadro in cui gli operatori commerciali devono muoversi, alla luce delle misure restrittive adottate dall’UE e dagli USA.

L’invasione militare dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, oltre al drammatico impatto sulle popolazioni, sta determinando uno stravolgimento degli equilibri sia in ambito politico-economico sia nei rapporti commerciali tra imprese. Molti sono i quesiti da parte delle aziende che lavorano con clienti o fornitori in Ucraina, Bielorussia o Russia.

Interverranno:

Marco PadovanMarco Zinzani e Francesco Candeago, Studio Legale Padovan.

L’appuntamento è aperto a tutte le aziende interessate. Le realtà associate a Confindustria Brescia possono iscriversi sul sito www.confindustriabrescia.it, nella sezione Prossimi appuntamenti; le imprese non associate possono inviare una mail all’indirizzo estero@confindustriabrescia.it.

Il Gruppo Gnutti Carlo affidato a Claudio De Conto | CHI E’?

in Economia/Manifatturiero/Nomine by

Gruppo Gnutti Carlo, uno dei principali gruppi globali nei componenti di alta precisione per automotive e veicoli industriali, rende noto di aver nominato Claudio De Conto nuovo amministratore delegato.

Milanese, 59 anni, laureato in Economia e Commercio all’Università Bocconi, Claudio De Conto ha maturato una significativa esperienza in ambito industriale e internazionale in Pirelli, dove ha lavorato oltre vent’anni assumendo incarichi di crescente responsabilità, tra i quali quello di Direttore Generale Operativo della capogruppo Pirelli & C. e quello di Amministratore Delegato di Pirelli RE. Negli ultimi nove anni è stato Amministratore Delegato di Artsana, azienda italiana leader nei prodotti sanitari e per l’infanzia. Dal 2018 è presidente di Prysmian, il più importante gruppo al mondo nel settore dei cavi.

La nomina di De Conto apre una nuova fase di sviluppo del Gruppo. L’obiettivo – secondo quanto riporta una nota rilanciata dal quotidiano online Brescia news – è dotare l’azienda delle migliori professionalità e di tutti i mezzi necessari per affrontare con successo l’attuale contesto economico e competitivo e consentirle di rafforzare ulteriormente il proprio percorso di innovazione e crescita sostenibile di lungo periodo.

“L’ingresso di Claudio De Conto – dichiara il Presidente PierCarlo Gnutti – rappresenta un’ulteriore pietra miliare, che si aggiunge alla storia ricca di successi del nostro Gruppo. Riteniamo che la combinazione di esperienza e competenza rendano De Conto il manager ideale a cui affidare la guida del Gruppo Gnutti Carlo verso un futuro sfidante ma al contempo ambizioso e ricco di nuovi successi”.

“Diamo il benvenuto a Claudio De Conto – afferma il Vice Presidente Mario Gnutti – convinti che la sua personalità, la sua cultura e il suo entusiasmo saranno la chiave di volta per lo sviluppo e la valorizzazione dei talenti presenti nel gruppo e per la costruzione del nostro futuro”.

De Conto succede all’Ing. Paolo Groff, che ha guidato il gruppo negli ultimi dieci anni e che resterà nel Consiglio di Amministrazione. Il gruppo ringrazia Paolo Groff per il fondamentale contributo dato alla crescita dell’azienda in questi anni.

Gruppo Gnutti Carlo, con sede a Brescia, è tra i leader mondiali nello sviluppo e nella produzione di componenti per il Valve Train (gruppo bilancieri) e sistemi di iniezione carburante per aplicazioni Heavy Duty. Con le due divisioni Light Metals e TCG Unitech è un’azienda di riferimento nella fornitura di componenti complessi in alluminio e magnesio pressofuso per l’automotive e solar Energy, nello stampaggio ad iniezione di materiali termoplastici e nello sviluppo e produzione di pompe olio e pompe per liquido di raffreddamento. È partner in primo equipaggiamento dei più importanti OEMs attivi nei settori auto, truck, movimento terra, motociclistico, marino, gruppi elettrogeni, ed e-mobility. Con ricavi annui di circa 700 milioni di euro, Gruppo Gnutti Carlo impiega circa 4.000 persone tra Europa, Nord America e Asia.

Esportazioni bresciane in Russia e Ucraina: il conto è di 372 milioni di euro all’anno

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Export by

Le forze russe hanno invaso l’Ucraina e stanno assediando Kiev. «Il pensiero va prima di tutto alla popolazione ucraina che si è svegliata già ieri con un’alba di guerra. Il nostro appello è uno: lavoriamo per gli interessi comuni e per salvare vite umane. Bisogna fermarsi subito perché le conseguenze umanitarie ed economiche di un conflitto del genere sono drammatiche» commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia, Eugenio Massetti.

Nel teatro di guerra – Russia e Ucraina – il complesso delle esportazioni bresciane nei due paesi negli ultimi 12 mesi ammontano a 372 milioni di euro, l’81% diretto verso la Russia, mentre l’import raggiunge i 102 milioni di euro determinando un saldo positivo per 270 milioni. Nel complesso le esportazioni lombarde ammontano a 2.614 milioni di euro mentre l’import raggiunge i 1.623 milioni di euro determinando un saldo positivo per 991 milioni. Sono i dati diffusi dall’Osservatorio di Confartigianato Lombardia che sottolinea il rischio che ora si ripeta quanto già avvenuto in Russia a seguito del precedente conflito russo-ucraino di otto anni fa con le consueguenze interamente scaricate sulle esportazioni verso la Russia dove abbiamo venduto prodotti per un valore di 2.121 milioni di euro negli ultimi 12 mesi (IV trimestre 2020-III trimestre 2021), con una crescita nei primi nove mesi del 2021 del 17% rispetto al 2020, ma ancora inferiore dell’1,4% rispetto ai livelli pre-pandemia del 2019. Nella sola provincia di Brescia le imprese hanno esportato in Russia negli ultimi 12 mesi prodotti e materiali per 301 milioni di euro ora, a rischio.

Tra i prodotti lombardi più apprezzati a Mosca vi sono macchinari e apparecchiature: nel 2021 ne abbiamo esportati dalla Lombardia per un valore di 527 milioni di euro (pari al 33,1% del made in Lombardia in Russia). Seguono i prodotti chimici per 237 milioni di euro (14,8%) e gli articoli di abbigliamento per 182 milioni di euro (11,4%). I settori dove c’è una maggiore presenza di micro e piccole imprese: alimentari, moda, mobili, legno, metalli. Con particolare riferimento al trend dell’export manifatturiero in Russia dal I al III trimestre del 2021 la provincia di Brescia ha esportato per 222 milioni di euro (il 14% dei 1.589 milioni di euro di export totale lombardo), valore in flessione negativa del 13,8% se paragonato tra il periodo 2013 e il 2021.

Le imprese bresciane guardano… al Messico

in Associazioni di categoria/Camera di commercio/Economia/Eventi/Export by

La Camera di Commercio di Brescia, in collaborazione con il Rotary Club Brescia Vittoria Alata, l’Azienda Speciale Pro Brixia e #SomosIbero Italia, ha organizzato oggi un incontro con l’Ambasciatore del Messico, Sig. Carlos Eugenio Garcia de Alba Zepeda, nell’ambito della sua visita a Brescia.

Nel corso dell’incontro, al quale hanno partecipato il Presidente dell’Ente camerale, Roberto Saccone, il Presidente del Rotary Club Brescia Vittoria Alata, Patrizio Campana,  e Pilar Moreno, Presidente di #SomosIbero sono state presentate, a 75  aziende bresciane, le opportunità offerte dal mercato messicano.

Le relazioni economiche tra Italia e Messico sono solide. L’Italia e’ il 13° fornitore del Messico e il suo secondo socio commerciale europeo, dopo la Germania. La quota di mercato attuale dell’Italia è del 1,2%. Le aziende italiane presenti in Messico in modo strutturato (inclusa la sola presenza commerciale) sono circa 350.

In particolare, nel 2020 (ultimo dato ufficiale rilevato), il valore delle esportazioni bresciane in Messico ammonta a 100.056.613 di euro, mentre il valore dell’import ammonta ad euro 9.082.658.

“Nel quadro complessivo del processo di internazionalizzazione delle nostre PMI – commenta il Presidente della Camera di Commercio, Ing. Roberto Saccone – il Messico, anche alla luce del nuovo Accordo con Unione Europea, è un Paese in grado oggi di offrire opportunità molto interessanti, con particolare riferimento a settori produttivi, quali  il manifatturiero e il metallurgico che stanno già riscuotendo ampio successo su quel mercato. La prospettiva per le nostre PMI, oltre che di operare esclusivamente in termini di esportazioni dei propri prodotti,  è anche quella di presidiare il territorio messicano con proprie unità produttive e commerciali, così da essere più vicini ai bisogni di quel mercato e rispondere più velocemente alle sue aspettative.”

“Sono orgoglioso di aver contribuito alla visita di SE L’ambasciatore nella nostra bellissima città, per rinforzare il rapporto di amicizia e di collaborazione culturale, economica ed istituzionale con il Messico – ha dichiarato il Dott. Patrizio Campana presidente del Rotary Club Brescia Vittoria Alata – L’iniziativa si colloca nei festeggiamenti del trentennale del nostro club. Un particolare ringraziamento va a Pilar Moreno per il valido e propositivo contributo organizzativo e per l’amicizia”.

Dubai, il faro del Golfo Persico

in Export/Redazionali by

Cosa ha fatto Dubai per meritarsi questo appellativo tanto prestigioso? Perché la chiamiamo il “faro” del Golfo?


La risposta più immediata sarebbe: la sua enorme capacità di crescere in così poco tempo investendo nei giusti settori.

Ma c’è molto altro da dire.

L’attuale metropoli di Dubai è conosciuta come una città futuristica, e patria del lusso. In realtà, fino ai primi anni del ‘900, si presentava come un piccolo villaggio nel deserto, situato sul litorale del Golfo Persico, la cui attività principale era la pesca. Quali fattori hanno trasformato Dubai nel cuore commerciale, finanziario, culturale e turistico di tutto il Medio Oriente?

La prima spinta verso lo sviluppo si ebbe negli anni cinquanta del novecento, con la scoperta dei primi giacimenti di petrolio. Il mercato locale fu sollecitato e arrivò così ad assumere un ruolo cruciale nei decenni a venire. Infatti, lo strapotere in ambito petrolifero, negli anni, ha portato gli Emirati Arabi Uniti a registrare un Pil di 400 miliardi di dollari.

Intorno agli anni ‘90 le autorità locali di Dubai si resero conto che lo sviluppo della città non sarebbe potuto dipendere solo dallo sfruttamento del petrolio come unica risorsa, essendo quest’ultimo una materia prima in esaurimento. Dunque, si optò per un progetto di diversificazione economica.

Tale provvedimento si concretizzò con politiche espansive a vantaggio dei settori “non oil” tra cui turismo, edilizia ed energie rinnovabili, che nel tempo hanno permesso a Dubai di intraprendere un rapido quanto prosperoso percorso di sviluppo. Inoltre, il progetto “Dubai Clean Energy Strategy”, prevede di rendere Dubai un polo in grado di fornire energia pulita a tutti gli Emirati entro il 2050.

Oggi Dubai è una delle principali mete del turismo internazionale, tanto da meritarsi la denominazione di capitale MICE (Meetings, Incentive, Conference and Exibition) dell’intera regione araba. In questo settore si è investito in modo (positivamente) esagerato. Nel 2009 esistevano 44 alberghi, solo dieci anni dopo se ne contano più di 350.

Le stime per i prossimi anni sono positive, grazie anche agli accordi internazionali stipulati tra la compagnia aerea di bandiera, Emirates, e numerosi Paesi. Moltissimi investitori internazionali hanno contribuito alla nascita di una vera e propria edilizia turistica, offrendo ai visitatori ville, appartamenti, hotel e resort di lusso.

Dubai non si ferma mai! Ti sta venendo voglia di investire in questa meravigliosa città?
Il consiglio è di affidarsi a esperti che possano guidarti nelle tue scelte.

Daniele Pescara, CEO di Falcon Advice, da oltre dieci anni, accoglie la sua clientela nel suo studio di Dubai, da cui attivamente costituisce le società e domicilia le aziende dei suoi clienti.

Finanziere accreditato presso le principali Free Zone, collabora con i più importanti Istituti di Credito Emiratini per l’apertura dei conti correnti societari dei suoi clienti.

Ben il 60% dei clienti di Daniele Pescara è composto da società, liberi professionisti o privati già presenti nel territorio emiratino che in passato si sono affidati a consulenti improvvisati che hanno deluso le loro aspettative.

Il Team di Daniele Pescara, contrariamente, accompagna spalla a spalla il cliente, supportandolo in tutto l’iter burocratico e tenendolo costantemente informato in merito all’intera procedura.

+ articolo publiredazionale +

Tasse sugli immobili, a Brescia valgono 79 milioni all’anno

in Economia/Edilizia by

Con 851 milioni di euro tra Imu e Tasi (servizi indivisibili comunali legati alla casa, ndr) riscossi nel 2021, Milano si conferma il primo capoluogo di provincia in Lombardia per gettito raccolto dei due tributi legati alla proprietà di un immobile. Emerge dalla rielaborazione del centro studi “Fiscal Focus” su dati provvisori forniti dalla Ragioneria dello Stato.

A Milano segue Brescia, che raccoglie oltre 79 milioni di euro, quasi raddoppiando Bergamo, con poco più di 45 milioni di incassi. Monza conta oltre 43 milioni di gettito tra Imu e Tasi seguita da Como, Varese, Cremona, Pavia, Lecco e Mantova che raccolgono tra i 20 ed i 30 milioni di euro a testa. Lodi e Sondrio sono fanalini di coda prelevando poco più di 20 milioni di euro in due.

Per il direttore del Centro Studi Fiscal Focus, Antonio Gigliotti, “soprattutto per quanto riguarda il gettito proveniente dall’Imu, il valore potrebbe incrementare in seguito alla decisione della politica di muoversi nella direzione di una riforma del catasto che preveda un metodo di adeguamento ricorrente del valore patrimoniale degli immobili e che il Governo ha semplicemente rimandato al 2026. Questo significa che moltissimi cittadini si ritroveranno a pagare più tasse sulla casa rispetto a quelle che già pagano”. Il provvedimento era infatti previsto con la Legge-Delega sulla riforma fiscale dello scorso autunno, ma successivamente posticipato dopo le ritrosie mostrate da alcuni partiti della maggioranza.

FONTE: AGENZIA DIRE

Camera di commercio di Brescia, ecco i nuovi eventi

in Associazioni di categoria/Camera di commercio/Città e Hinterland/Economia/Zone by

Pubblichiamo di seguito, come di consueto, gli eventi settimanali promossi dalla Camera di commercio di Brescia e provincia.

18/22 – INCONTRI INFORMATIVI CON L’UTENZA DEL REGISTRO DELLE IMPRESE, 24 FEBBRAIO 2022

Giovedì 24 febbraio alle ore 14.30 si terrà il primo degli incontri informativi dedicati all’utenza del Registro Imprese programmati per l’anno 2022, nel corso del quale la Dirigente dell’Area Anagrafica illustrerà, tra l’altro, i seguenti argomenti all’ordine del giorno: strumenti per l’utenza, domicilio digitale e cassetto digitale, Runts (avvio), composizione negoziata della crisi d’impresa (impatti sul registro delle imprese). La partecipazione è libera e gratuita e sarà gestita da remoto, tramite piattaforma ZOOM.

Maggiori informazioni sul sito www.bs.camcom.it

19/22 – GIORNATA FOCUS PAESE OPPORTUNITA’ COMMERCIALI IN MESSICO, 25 FEBBRAIO 2022


Pro Brixia, Azienda speciale della Camera di Commercio di Brescia, in collaborazione con la Camera di Commercio di Brescia, organizza una giornata Paese con focus Messico, che si terrà venerdì 25 febbraio 2022 dalle ore 9.30 alle ore 11.30. All’incontro sarà presente l’ambasciatore del Messico Sig. Carlos Eugenio Garcia de Alba Zepeda, per illustrare le attuali opportunità commerciali ed economiche del Messico.

Maggiori informazioni alla pagina “Formazione per l’estero” sul sito www.bs.camcom.it

Agricoltura, a Brescia altri 610mila euro per le imprese under40

in Agricoltura e allevamento/Economia/Istituzioni/Regione by

“L’agricoltura è tornata attrattiva. Nonostante le difficoltà legate all’aumento dei costi di produzione, ci sono tanti giovani lombardi che decidono di aprire una azienda agricola in pianura o in montagna. Gli investimenti fatti per sostenere il ricambio generazionale e l’innovazione sono fondamentali per il futuro del comparto. In questi 5 anni abbiamo destinato 40 milioni di euro a 1.366 ragazze e ragazzi lombardi che hanno aperto una attività o sono subentrati a quella dei genitori o dei nonni”. Lo ha detto l’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi di Regione Lombardia, Fabio Rolfi, annunciando una misura da 4 milioni di euro, nell’ambito del Piano di sviluppo rurale, destinati all’avvio di 87 nuove aziende gestite da agricoltori con meno di 40 anni.

“Siamo la prima regione agricola d’Italia – ha aggiunto l’assessore – e abbiamo il dovere di anticipare il futuro. Abbiamo anche fatto la scelta strategica lo scorso anno di aumentare i premi passando da 20.000 a 40.000 euro per l’avvio delle aziende di pianura e da 30.000 a 50.000 euro per quelle di montagna. I giovani possono portare nuove energie, nuove tecnologie, nuove idee a un comparto fondamentale per l’economia lombarda e italiana”.

“Abbiamo affiancato a questi fondi – ha continuato l’assessore – anche un corposo investimento da 5 milioni per gli istituti agrari statali e iniziative per la promozione dei prodotti. È necessario accorciare la distanza tra formazione ed esigenze del mondo del lavoro e proseguire con la comunicazione per far capire ai consumatori la qualità e la sicurezza dei prodotti agroalimentari lombardi”. “Solo così – ha concluso Rolfi – possiamo fare in modo che le risorse destinate all’avvio di nuove aziende non siano solo uno intervento spot, ma si trasformino in redditività a lungo termine per gli imprenditori agricoli e per le filiere”.

Di seguito il riparto del finanziamento.

Numero di aziende gestite da giovani avviate con questo finanziamento:

Bergamo: 23 aziende (di cui 19 in montagna), 1.110.000 euro;

Brescia: 14 aziende (di cui 5 in montagna), 610.000 euro;

Como: 8 aziende (di cui 7 in montagna), 390.000 euro;

Cremona: 5 aziende, 200.000 euro;

Lecco: 3 aziende (di cui 3 in montagna), 150.000 euro;

Lodi: 2 aziende, 80.000 euro;

Monza e Brianza: 1 azienda, 40.000 euro;

Milano: 1 azienda, 40.000 euro;

Mantova: 8 aziende, 320.000 euro;

Pavia: 10 aziende (di cui 4 in montagna), 440.000 euro;

Sondrio: 8 aziende (di cui 8 in montagna), 400.000 euro;

Varese: 4 aziende (di cui 2 in montagna), 180.000 euro.

Totale: 87 aziende (di cui 48 in montagna), 3.960.000 euro

Il bilancio delle imprese gestite dai giovani grazie al Psr negli ultimi 7 anni.

Numero totale di aziende gestite da giovani avviate grazie al piano di sviluppo rurale negli ultimi 7 anni:

Bergamo: 298 aziende (di cui 246 in montagna), 9.560.000 euro;

Brescia: 273 aziende (di cui 150 in montagna), 7.850.000 euro;

Como: 63 aziende (di cui 53 in montagna), 2.040.000 euro;

Cremona: 56 aziende, 1.340.000 euro;

Lecco: 32 aziende (di cui 22 in montagna), 940.000 euro;

Lodi: 18 aziende, 480.000 euro;

Monza e Brianza: 11 aziende, 370.000 euro;

Milano: 28 aziende, 660.000 euro;

Mantova: 172 aziende, 3.860.000 euro;

Pavia: 182 aziende (di cui 73 in montagna), 4.690.000 euro;

Sondrio: 205 aziende (205 in montagna), 6.850.000 euro;

Varese: 28 aziende (di cui 19 in montagna), 890.000 euro.

Totale complessivo: 1.366 aziende (di cui 769 in montagna), 39.530.000 euro.

Indagine Confartigianato: un’azienda su quattro produce in perdita per i rincari

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Energia by
Eugenio Massetti, Confartigianato Brescia

Più di una Mpi bresciana su quattro (il 27,6%) sta producendo in perdita a causa del balzo dei prezzi delle commodities energetiche. È una delle tante evidenze significative che emerge dalla 7a edizione della Survey “Effetti del Coronavirus sulle Mpi lombarde” realizzata dall’Osservatorio di Confartigianato Lombardia alla quale hanno partecipato 380 micro e piccole imprese e imprese artigiane bresciane su un totale di 1.880 lombarde ascoltate.

«Sembra la tempesta perfetta: il costo delle materie prime è schizzato, la loro reperibilità è complessa, la bolletta ci propone cifre fuori controllo e gli imprenditori si trovano nella difficoltà di aggiornare i listini senza perdere ordini. Più in generale, guardando i dati che emergono, e considerando l’attuale situazione, notiamo un preoccupante raffreddamento del clima di fiducia in particolare per l’artigianato manifatturiero, con un aumento delle preoccupazioni e dei malumori che gli artigiani associati ci manifestano». Spiega il presidente di Confartigianato Brescia Lombardia Eugenio Massetti che prosegue: «Tra i dati che questa survey ci restituisce ce n’è uno positivo che ancora una volta conferma come le nostre imprese mettono coraggio e dedizione nella loro attività: a seguito dello scoppio della crisi il 62,2% delle Mpi bresciane (al di sopra del 55% a livello lombardo) ha messo campo azioni di sviluppo. È tipico dell’imprenditore: davanti alle difficoltà si rimbocca le maniche, cerca nuove strade, non si siede, risponde alle esigenze nuove del mercato affrontando il cambiamento».

Il 2021 ha fatto segnare un incremento importante della domanda rispetto all’anno precedente e le aziende hanno risposto assumendo nuovo personale e innovando processi, prodotti e modalità di approccio al mercato. Ciò che temono le imprese è l’incertezza, provvedimenti a corto raggio che frenano la propensione agli investimenti manifestata dal 64,7% circa degli imprenditori bresciani intervistati (dato al di sopra del 62,9% lombardo). Dati che, in generale, tra le imprese bresciane intervistate, sono più positivi rispetto al dato lombardo, ma negativi e peggiori nelle problematiche: caro energia, caro materie prime e difficoltà reperimento personale pesano di più che nelle altre province.

Nella survey emerge che il fatturato delle Mpi bresciane nel 2021, rispetto all’anno pre crisi 2019, segna un calo del -7% (contro l’8,8% a livello lombardo). Un’impresa bresciana su due (50,2%) nel 2021 segnala un recupero o il superamento dei livelli pre pandemia. Tra i settori in recupero figurano: edilizia, installatori di impianti e servizi di pulizia; mentre ancora in forte difficoltà le imprese dei settori moda, comunicazione con grafici e fotografi, lavanderia e pulitura di articoli tessili e pelliccia, taxi, Ncc e noleggio autobus con conducente.

Rispetto a come evolverà la situazione e a cosa si aspettano le imprese si rileva, rispetto ai risultati delle precedenti survey (l’ultima di settembre 2021), un incremento della quota di Mpi incerte rispetto all’andamento futuro del mercato (57,9% > 39,7% quota rilevata a settembre 2021). Le Mpi bresciane si attendono per i primi sei mesi dell’anno 2022 un trend del fatturato, rispetto ai primi sei mesi del 2021, in discesa del 2,6%. Previsione decisamente peggiore si rileva per le imprese dei servizi (-5,5%). Negativa ma superiore alla media invece la previsione effettuata dalle Mpi del manifatturiero (-1,9%) e in lieve crescita quella delle costruzioni (+0,9%).

Il 54,9% delle Mpi bresciane con dipendenti hanno registrato un incremento dell’attività nel 2021 rispetto all’anno precedente (2020) caratterizzato da lockdown e da limitazioni più stringenti. Quota che si alza al 64,9% per le costruzioni e al 60,5% per il manifatturiero, mentre scende al 47,7% per i servizi. La maggior parte di queste imprese per far fronte all’incremento di domanda ha assunto nuovo personale (45,1%), ha ricorso agli straordinari (37,9%) e ha utilizzato gli strumenti contrattuali di flessibilità (es. banca ore, flessibilità orario di lavoro, ecc.) nel 22,5% dei casi.

Come già più volte evidenziato le Mpi bresciane che hanno registrato migliori performance sono quelle delle costruzioni. Il buon andamento del settore è certamente trainato dai bonus edilizi, tra cui è compreso il superbonus 110%. Nello specifico, del 65% di piccole imprese del settore che lavorano con gli incentivi, il 42,9% lavora prevalentemente con le detrazioni ordinarie (bonus facciate, ristrutturazioni etc.), il 21% con le detrazioni ordinarie e il superbonus e solo l’1,6% in prevalenza unicamente con il superbonus 110%.

Per restare competitive sul mercato il 62,2% delle Mpi bresciane ha adottato, o intende adottare, una o più azioni di sviluppo che determinano metamorfosi più o meno rilevanti nel modo di fare impresa. Tra quelli maggiormente adottati: cambiamento dell’organizzazione interna (smart working, diversificazione turni/orari) nel 21,5% dei casi, miglioramento della qualità del personale nel 21,4% dei casi, diversificazione della produzione (20,1%), ampliamento del numero di committenti (19,1%) e attivazione nuovi canali di vendita (17,2%).

La quota di Mpi che si dice propensa a voler effettuare almeno un investimento nel 2022 si attesta al 64,7%. Queste imprese sono particolarmente orientate a puntare su capitale umano e formazione (68,1%), sostenibilità ambientale e risparmio energetico (53,3%) e capitale fisico (macchinari, capannoni, ecc.) nel 48,3% dei casi. Nei primi sei mesi dell’anno le Mpi che prevedono di introdurre nuovo personale sono il 33,9%.

Sono diverse le difficoltà che mettono a rischio la ripresa, quelle maggiormente subite dalle Mpi bresciane sono: l’elevato prezzo componenti energetiche (elettricità, petrolio, gas, ecc.) indicato come elemento che determina maggiore difficoltà dal 65,8% delle imprese bresciane (al di sopra della media lombarda al 60,2% dei rispondenti) e l’elevato prezzo materie prime (57,6%). Segnalate tra le criticità, da quote inferiori di imprese, anche la difficoltà nel reperire personale e nel trovare le competenze necessarie (32,6%).

Nello specifico, il balzo dei prezzi delle commodities energetiche sta portando la maggior parte delle Mpi bresciane (57,8%) ad assorbire i maggiori costi per lo più riducendo i margini e scaricando, una parte sul cliente finale, aumentando spesso solo parzialmente i listini. Nel 27,6% dei casi lavorano in perdita e nel 6% dei casi scelgono di non adempiere a contratti in essere.

Per il 38,7% delle Mpi bresciane nel 2021 è aumentato il fabbisogno di credito rispetto all’anno precedente. Il 40% dei casi le imprese hanno avanzato almeno una richiesta di credito alle banche nel corso del 2021: nel 44% dei casi per sostenere investimenti, nel 31,9% dei casi per ristrutturare il debito e nel 24,1% dei casi per finanziare il capitale circolante. Queste imprese che si sono rivolte alle banche nel 76,8% dei casi hanno ottenuto le concessioni richieste per lo più a condizioni pari o migliori rispetto al passato, come indicato dal 84,8% degli imprenditori.

SINTESI DATI CHIAVE BRESCIA

Dinamica fatturato Mpi 2019-2021: -7%
Quota Mpi che nel 2021 hanno raggiunto e/o superato i livelli di fatturato pre crisi Covid-9: 50,2%
Quota Mpi incerte rispetto andamento futuro del mercato: 57,9% (quota > al 39,7% settembre 2021)
Previsione trend fatturato nei primi sei mesi 2022 rispetto stesso periodo 2021: -2,6%
Mpi che hanno registrato incremento di domanda nel 2021 rispetto al 2020: 54,9%
Quota Mpi che hanno adottato azioni di sviluppo a seguito dello scoppio della crisi: 62,2%
Mpi propense ad investire nel 2022: 64,7%
Mpi più colpite da caro-commodities NO energy: 57,6%
Mpi più colpite da caro-commodities energy: 65,8%
Mpi più colpite da difficoltà reperimento personale: 32,6%
Balzo dei prezzi delle commodities energetiche determina che le Mpi bresciane nel 27,6% dei casi lavorano in perdita, nel 21,4% dei casi riducono o modificano l’orario di lavoro e nel 6% dei casi scelgono di non adempiere a contratti in essere.
Mpi con fabbisogno di credito in crescita nel 2021 rispetto al 2020: 38,7%

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