Confindustria, assemblea congiunta Brescia Bergamo nell’anno della Capitale della cultura
Cultura del lavoro e dell’impresa, spinta all’innovazione, sostenibilità, saranno alcuni dei temi guida dell’assemblea pubblica di Confindustria Bergamo e Confindustria Brescia che, nell’anno di “Bergamo Brescia Capitale della Cultura”, uniscono le forze per organizzare un grande evento comune, idealmente inserito nell’articolato calendario di iniziative previste durante tutto il 2023 nei due territori.
L’assemblea congiunta, in programma in autunno in data da definire, si terrà a Palazzolo sull’Oglio, sul confine fra le due province, in una struttura che potrà ospitare circa 2.000 persone.
Come di consueto aperta a tutti, si propone come un momento fondamentale di riflessione sulla forza e sulle prospettive di territori caratterizzati da una spiccata identità manifatturiera, dalla spinta innovativa e dalla propensione internazionale e sempre più orientati verso percorsi di sostenibilità.
Con quasi 79 miliardi di euro di valore aggiunto, di cui oltre 25,4 generati dalla sola industria, il sistema economico delle due province si pone ai vertici dell’economia del nostro Paese ed evidenzia, in termini occupazionali, circa 280.000 addetti nel comparto manifatturiero avanzato, di cui oltre 179.000 nel mondo metalmeccanico e oltre 21.000 nel settore dell’industria gomma-plastica, posizionandosi primo nel ranking nazionale. Numeri che ben definiscono la vitalità di territori fra i più densamente popolati, nel cuore dell’Europa e baricentrici rispetto al tessuto manifatturiero del Nord Italia.
“Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023” – sottolinea Giovanna Ricuperati, presidente di Confindustria Bergamo – è un’occasione fondamentale di crescita e valorizzazione del territorio e di riflessione comune sui benefici delle sempre più strette interconnessioni fra cultura, economia e società. L’assemblea congiunta si inserisce a pieno titolo in questo articolato percorso ed è un’ulteriore testimonianza di come il mondo imprenditoriale sia aperto al dialogo e individui nell’approccio innovativo il suo principale motore di crescita”.
“L’assemblea congiunta tra Confindustria Brescia e Confindustria Bergamo testimonia la volontà delle nostre realtà di unire le forze, nell’anno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023. Parliamo di Associazioni che rappresentano due territori considerati tra i motori economici d’Italia e d’Europa – aggiunge Franco Gussalli Beretta, presidente di Confindustria Brescia –. Nell’Assemblea racconteremo tutto questo, dando continuità alle già numerose iniziative in atto nel 2023, a partire dalla “Fabbrica del Futuro, che vedrà la luce a fine maggio nel Parco dell’Acqua di Brescia”.
Settore legno, crescono l’export e la voglia di design
Il settore del legno e arredo in Lombardia conta 8mila imprese attive (8.367 a tutto il 2022) e di queste 1.002 nella nostra provincia (684 nel legno e 318 nell’arredo). Un comparto che si contraddistingue per un’elevata vocazione artigiana: il 74,2% a livello lombardo sono artigiane, quota che si alza al 84,6% nella provincia di Brescia con 604 imprese nel legno e 244 nell’arredo per un totale di 848 imprese che occupano 2.434 addetti. Rispetto al 2019, anno pre-pandemia, il numero delle imprese del settore ha subito una riduzione in tutti i territori lombardi: calo più accentuato sia del totale imprese che dell’artigianato a Mantova, Lodi, Pavia con un calo a doppia cifra mentre a Brescia il calo è del 5,9% per il totale e del 6% per le artigiane.
L’analisi, offerta dall’Osservatorio di Confartigianato Lombardia in occasione del Salone del Mobile 2023 mostra dati di un settore dinamico, vivace, con numeri in crescita soprattutto in Lombardia e nell’export. Dalle cinque province dell’asse centrale della Lombardia votate al mobile, Monza e Brianza, Como, Milano, Brescia e Bergamo le porta a posizionarsi seste nella classifica ibrida europea per ammontare dell’export e quarte, sempre nella stessa classifica, per dinamismo delle vendite estere nel 2021- 2022 (+18,6%), superiore al +11,8% del resto d’Italia.
«Bene l’export di tutta la Regione e ancora meglio fa la nostra provincia con le vendite di prodotti in legno insieme a quello dei mobili che segna un +20,7% (rispetto al +18,8% a livello lombardo) nel 2022 rispetto all’anno precedente e un valore di 336 milioni di euro – spiega Eugenio Massetti, Presidente di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia – La bellezza e la qualità che sappiamo produrre sono sempre più apprezzati, il Made in Italy è una parola chiave nel panorama del design mondiale, tanto che i mercati esteri verso cui vengono indirizzati per la maggiore i nostri mobili e complementi sono Stati Uniti, Francia, Germania, Svizzera e Cina. Sottolineo che si collocano in Lombardia 5 province che rappresentano dei veri e propri cluster per il comparto, con conoscenze e competenze che rappresentano un patrimonio unico. Imprese attente alle trasformazioni di oggi e di domani, sempre più proiettare verso digitale e green. La quota di quelle che hanno fatto almeno un investimento in ambito tecnologico e digitale si attesta al 72,5% mentre il 24,8% delle imprese del legno-arredo hanno investito in prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico e a minor impatto ambientale, quota superiore di 2,5 punti rispetto a quella rilevata per il totale imprese (22,3%)». Proprio in questi giorni il presidente Massetti ha incontrato a Brescia Teawan Kim, Direttore della Korea Craft & Design Foundation (KCDF), Istituzione del Ministero della Cultura e Turismo della Repubblica di Corea in Italia per la promozione, lo sviluppo e l’internazionalizzazione dell’artigianato, del design e della cultura. L’incontro è avvenuto presso Carme per ammirare l’esposizione di Riccardo Ajossa e le sue opere d’arte realizzate proprio con carta coreana, prima di approdare alla Fiera del Mobile dove la Repubblica coreana è uno dei paesi presenti e più interessati al settore.
Tornando allo studio, sempre secondo quanto rilevato per mezzo dal recente sondaggio web di Confartigianato Lombardia, il fatturato, nel 2022, per le micro-piccole realtà del settore legno e arredo ha segnato un +5,7%. La quota di quelle che hanno raggiunto e superato il fatturato pre-pandemia si attesta invece al 68%. Rispetto al prossimo futuro si rileva un saldo negativo (-10,7 p.p.) determinato da più pareri negativi che positivi rispetto all’andamento dell’attività nella prima metà dell’anno in corso. Tra le difficoltà maggiormente subite vengono indicati i costi di materie prime ed energia che comportano criticità come la riduzione dei margini e il ritardo nelle consegne.
Altra difficoltà maggiormente indicata riguarda la mancanza di manodopera. Questa evidenza la cogliamo anche attraverso i dati Excelsior-Unioncamere che danno evidenza che a fronte di domanda di lavoro dinamica (+19%), nel 2022 rispetto al 2021, la quota di imprese del legno-arredo che riscontrano difficoltà a reperire i profili professionali ricercati si attesta al 52,5%, alzandosi al 54,1% per le MPI del settore. Tra le figure più ricercate e più difficili da trovare: tappezzieri e materassai (91,2% delle entrate difficili da trovare), meccanici e montatori di macchinari industriali e assimilati (80%) e installatori di infissi e serramenti (75%).
Brescia, a marzo inflazione ancora in calo
Nel mese di marzo, si registra una diminuzione dell’inflazione a livello congiunturale (-0,6%) e un rallentamento di quella tendenziale (+7,1%). A renderlo noto – secondo quanto riporta BsNews.it – è l’Ufficio statistica del Comune di Brescia.
Un forte calo nei prezzi si registra per la divisione “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (-7,5%, dovuta principalmente al calo dei Beni Energetici); seguono i cali della divisione “Comunicazioni” (-1,2%) e dei “Servizi sanitari e spese per la salute” che scendono lievemente (-0,1%).
Lievi aumenti, invece, riguardano la maggior parte delle divisioni: “Abbigliamento e calzature” (+0,6%), “Bevande alcoliche e tabacchi” (+0,6%), “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+0,4%), “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+0,4%), “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+0,3%), “Altri beni e servizi” (+0,2%), “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+0,2%) e “Trasporti” (+0,1%). Rimane nulla la variazione congiunturale della divisione “Istruzione”.
Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (in termini tendenziali) le divisioni che presentano elevati aumenti sono “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+12,0%, in calo negli ultimi mesi), “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+10,7%) e “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+8,8%), “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+8,1%). Aumenti inferiori all’indice generale (+7,1%) si sono registrati per le divisioni “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+4,8%), “Abbigliamento e calzature” (+4,6%), “Bevande alcoliche e tabacchi (+4,3%), “Trasporti” (+3,9%), “Altri beni e servizi” (+3,8%), “Servizi sanitari e spese per la salute” (+1,7%) e “Comunicazioni” (+1,2%). In calo, la divisione dell’“Istruzione” (-0,1%). Analizzando per tipologia di prodotto, in questo mese, i “Beni” presentano complessivamente un calo congiunturale (-1,2%), dovuto principalmente al calo dei Beni energetici (-9,8%), mentre i Beni alimentari presentano un lieve aumento (+0,4%). All’interno della voce “Servizi”, complessivamente stabile, la voce che presenta il maggiore incremento è quella dei “Servizi relativi ai trasporti” (+0,7%), mentre risultano in calo i “Servizi relativi all’abitazione” (-0,3%). In termini tendenziali, i “Beni” aumentano del +8,9%, mentre per i “Servizi” le variazioni tendenziali sono meno marcate (+4,6%). Con riferimento alla frequenza di acquisto, sono in diminuzione le variazioni congiunturali dei prodotti a Media frequenza (-1,8%), mentre i prodotti a Alta e a Bassa frequenza sono in lieve aumento (rispettivamente +0,1% e +0,2%). Rimangono piuttosto elevate, ma in calo rispetto ai mesi scorsi, le variazioni tendenziali dei prodotti a Media (+8,4%), Alta (+6,5%) e a Bassa (+5,5%) frequenza di utilizzo.
Complessivamente, i “Beni alimentari, per la cura della casa e della persona”, definiti come il Carrello della spesa delle famiglie, aumentano del +0,3% su base mensile e del +10,2% su base annuale.
Fiere, 4.800 visitatori per la seconda di Spider e Cabriolet
Una seconda edizione molto apprezzata dagli appassionati, con due padiglioni espositivi completi e 4.800 visitatori (+47% rispetto all’edizione 2022). Il bilancio finale di “Spider e Cabriolet”, mostra mercato di auto scoperte di ieri e di oggi che ha animato il Centro Fiera di Montichiari dal 14 al 16 aprile, conferma la qualità del progetto. A riportarlo è Brescia news.
“Spider e Cabriolet si rivolge ad un segmento di nicchia che conta però numerosi appassionati in tutta Italia”, spiega Gianantonio Rosa, presidente del Centro Fiera di Montichiari. “Giunta alla seconda edizione, la mostra registra numeri in crescita. La formula è molto apprezzata perché offre l’opportunità di vedere da vicino modelli davvero unici. Con Spider e Cabriolet si conferma il forte legame di Montichiari con il mondo dei motori e la sua storia.”
“L’edizione 2023 si chiude con un bilancio positivo”, spiega Ezio Zorzi, direttore del Centro Fiera di Montichiari. “L’area espositiva è di fatto raddoppiata e anche la crescita di visitatori è stata significativa. Spider e Cabriolet ha dimostrato di avere numerosi punti di forza, richiamando collezionisti ma anche semplici appassionati. Per l’edizione 2024 stiamo valutando alcune importanti novità che daranno un’ulteriore spinta allo sviluppo della mostra.”
Ottimi riscontri per i numerosi eventi speciali che hanno arricchito le giornate di fiera, dall’intervento di Renè Arnoux, indimenticato campione di Formula 1, in occasione dell’inaugurazione ufficiale, alle numerose presentazioni dedicate tra gli altri al mito di Tazio Nuvolari e alla Triumph Spitfire ideata da Giovanni Michelotti. Durante “Spider e Cabriolet”, inoltre, sono state presentate importanti pubblicazioni a tema motoristico tra le quali “BRIXIANAMENTE”, annuario a cura di HRC Fascia d’Oro, e “24 ore di ore di Le Mans” e “FORMULA 1 – Storie di piccoli e grandi eroi”, due volumi di Mario Donnini.
L’appuntamento con “Spider e Cabriolet”, dunque, è dal 12 al 14 aprile 2024 con una terza edizione che si annuncia piena di importanti novità.
Confartigianato, a maggio il Corso di gestione aziendale con excel
Tra i numerosi corsi di aggiornamento e formazione proposti costantemente per le imprese, Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia Orientale segnala che sono aperte le iscrizioni al percorso on line che si terrà nel mese di maggio intitolato “Corso di gestione aziendale con excel: imparare a tagliare gli sprechi e ottenere risultati efficienti”.
In un contesto di cambiamento e di continua evoluzione, dotarsi di un sistema di controllo di gestione è diventato un elemento essenziale e cruciale per la competitività delle piccole e medie imprese. L’imprenditore infatti deve tenere sempre sotto controllo tutti i risultati della sua attività, per poter intervenire tempestivamente. Ecco che questo corso, caratterizzato da un approccio pratico e ricco di esempi, consentirà dunque di apprendere le principali caratteristiche di un sistema di pianificazione e le sue modalità di applicazione in una Mpi.
La durata del corso è di 24 ore e prenderà il via giovedì 4 maggio. Prima lezione su conto economico e stato patrimoniale, seguirà il secondo appuntamento sabato 6 maggio dalle 9 alle 13 sul bilancio, sabato 13, sempre dalle 9 alle 13 su “report gestionale”, sabato 20 su “il punto di pareggio (BEP)”, giovedì 25 (dalle 14 alle 18) su “budget” ed infine sabato 27 maggio (9-13) su business plan. Il corso, che si terrà online – tramite un semplice collegamento via pc, tablet o smartphone. Il corso, a pagamento, è totalmente rimborsabile con voucher di Regione Lombardia. Iscrizioni entro il 28 aprile 2023, per info e contatti: ASTF – Settore Formazione di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia Orientale ai numeri 030 3745.256-236 oppure scrivendo a area.formazione@confartigianato.bs.it
Grano duro, “con questi prezzi addio alla pasta italiana”
“Se non si riconosce valore ad un prodotto che ha elevati standard qualitativi, ma costi di produzione meno competitivi rispetto a Paesi esteri, sostenere la sovranità alimentare diventa uno slogan vuoto di significato”. Così il presidente Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, nella riunione odierna del Tavolo frumento duro presso il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste alla presenza del ministro Francesco Lollobrigida. Secondo Cia, in Italia è sempre più a rischio la produzione agricola di grano duro -la più estesa per superficie nel Paese- materia prima per un prodotto di eccellenza del Made in Italy come la pasta. Il prezzo continua, infatti, a sprofondare, con un crollo delle quotazioni, che si aggira sui 380 euro a tonnellata, mentre nello stesso periodo del 2022 era di 550 euro/ton.I margini per le aziende agricole sono così troppo esigui ed è a rischio la prossima stagione di semine.
Cia segnala che stanno, invece, aumentando i prezzi dei prodotti trasformati all’interno della filiera e le esportazioni sono cresciute al ritmo del +5% nel 2022, per un valore totale di 3,7 miliardi. Per Cia è, dunque, necessario mettere in campo quelle azioni strutturali di cui si parla da anni per riequilibrare la catena del valore, che è oggi troppo penalizzante per gli agricoltori.
Cia pone l’attenzione sulla valorizzazione dell’origine del prodotto e chiede maggiori risorse da investire sui contratti di filiera che favoriscano le produzioni domestiche, incentivando la coltivazione del grano duro Made in Italy. Per una strategia di medio/lungo periodo Cia ritiene, inoltre, necessari forti investimenti in ricerca per aumentare le rese e favorire produzioni sempre più sostenibili anche in chiave ambientale. Il rafforzamento della filiera aumenterebbe così gli investimenti dei nostri produttori e ridimensionerebbe il ricorso all’import.
Secondo Fini bisogna dare una forte spinta propulsiva al comparto e ridurre drasticamente la dipendenza dal prodotto estero. Per implementare l’autosufficienza nazionale e aiutare le aziende a produrre più grano di qualità come richiesto dell’industria molitoria, occorre lavorare sulla trasparenza dei prezzi con il ripristino della CUN (Commissione Unica Nazionale) favorendo il dialogo interprofessionale ed è allo stesso tempo necessaria l’istituzione di Granaio d’Italia e del relativo Registro Telematico dei Cereali, che prevede azioni di contrasto verso i fenomeni speculativi. Si devono, infine, studiare con Ismea nuovi strumenti che certifichino i costi di produzione del grano duro.
Antares Vision, ecco il bilancio di sostenibilità aziendale
Antares Vision Group (EXM, AV:IM), multinazionale italiana che si occupa di tracciabilità e controllo qualità, che garantisce la trasparenza di prodotti e filiere attraverso la gestione integrata dei dati, comunica di aver pubblicato il Bilancio di Sostenibilità (Dichiarazione Consolidata Non Finanziaria ai sensi del D.Lgs. n. 254/2016) relativo all’anno 2022.
“Siamo lieti di presentare il secondo Bilancio di Sostenibilità di Antares Vision Group, il documento che riassume attività, impatti e risultati del Gruppo nei confronti dei propri stakeholder. Una rendicontazione che si inserisce all’interno di quello che è a tutti gli effetti un percorso di sostenibilità sempre più concreto e strategico, che mira a una profonda integrazione delle tematiche ESG in ogni aspetto del business del Gruppo. La nostra visione è da sempre coerente con l’obiettivo di dare il nostro contributo a uno sviluppo sostenibile della Società, che risponda alle necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future. L’attuazione di pratiche aziendali sostenibili diventa quindi un’opportunità competitiva imprescindibile per il futuro del Gruppo”, ha dichiarato Emidio Zorzella, CO-CEO di Antares Vision Group.
Il modello di business del Gruppo trova nei fattori ESG i propri driver strutturali, in quanto è in grado di generare, grazie alle proprie soluzioni innovative, un impatto positivo nella quantificazione, gestione e minimizzazione del c.d. carbon footprint di ciascuna unità di prodotto. Attraverso il proprio ecosistema unico e integrato di tecnologie, infatti, Antares Vision Group si presenta come un vero e proprio abilitatore della trasparenza delle filiere e della transizione sostenibile, per favorire l’attuazione di un’economia circolare. Per questo, in qualità di Partner tecnologico, il Gruppo garantisce sicurezza e salute di persone, prodotti, business e filiere, integrando principi di sostenibilità con una visione focalizzata sull’uso consapevole ed efficiente delle risorse.
Inoltre, Antares Vision Group, come promotore di sostenibilità, è impegnata in progetti e iniziative all’insegna della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale, supportando ricerca e innovazione e valorizzando il patrimonio artistico del territorio e la propria comunità aziendale. Anche per questo, lo scorso ottobre il Gruppo è stato uno dei firmatari del Patto per la Sostenibilità Brescia 2050, che ha riunito tantissimi imprenditori bresciani che con il loro lavoro, la loro volontà e la concretezza dei loro sogni hanno reso questo territorio uno dei più prosperi e avanzati di tutto il Paese, dando corpo a una società civile impegnata, critica e sempre orientata al progresso.
Impatti ambientali e utilizzo responsabile delle risorse
Le attività produttive sono gestite nel rispetto della normativa vigente in materia ambientale. Quando promuove, progetta o affida la progettazione a terzi Antares Vision Group effettua o cura che siano svolte, tra l’altro, indagini per verificare i possibili rischi ambientali derivanti dall’intervento e prevenirne i danni.
Antares Vision Group indirizza la propria strategia aziendale verso lo sviluppo sostenibile, nel rispetto di tutte le prescrizioni di legge riguardanti la tutela dell’ambiente, definendo periodicamente obiettivi di miglioramento ambientale.
Materiali
I principali materiali impiegati per la realizzazione delle macchine di Antares Vision S.p.A. sono costituiti dai metalli (suddivisi in acciaio, alluminio e ferro), materiali non rinnovabili. Nel 2022 l’utilizzo di questi materiali è stato di Kg 93.500. Il Gruppo si pone come obiettivo per l’anno 2023 di dare maggiore evidenza dei materiali utilizzati, inclusi gli imballi (scatole di carta e cartone), che vengono riutilizzati e riciclati.
Rifiuti
I rifiuti generati da AV Group nel 2022 sono stati destinati per il 64% al recupero. Le quantità complessive dei rifiuti prodotti, ed in particolare i materiali di imballaggio, che rappresentano la componente caratteristica, risultano sensibilmente diminuiti, a fronte di un sostanziale aumento dei volumi di attività di AV Group rispetto al 2021.
Energia
Nel 2022, in un contesto di gruppo caratterizzato da un significativo aumento del numero di persone impiegate, e contestualmente dei consumi energetici e del volume di attività, l’indice di intensità energetica registra un miglioramento del 4,2% rispetto al 2021.
Obiettivi per lo sviluppo sostenibile: gli impegni di Antares Vision Group per gli SDGs
Antares Vision Group è impegnata, attraverso la realizzazione della propria strategia industriale e grazie al proprio ecosistema di valori e modello di business, nel perseguimento di un modello di impresa sostenibile. Tale approccio deve necessariamente riflettersi anche nell’impegno (Commitment) nei confronti dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e degli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile (SDGs – Sustainable Development Goals) che ne costituiscono parte integrante. Gli SDGs rappresentano infatti importanti opportunità in grado di generare impatti positivi anche in termini ambientali e sociali. Antares Vision Group ha effettuato un’analisi di coerenza, a partire dal proprio modello di business e dall’analisi di materialità al fine di definire obiettivi strategici e progetti attuati e/o pianificati rispetto ai contenuti (obiettivi e target) dell’Agenda 2030. Questa analisi integra gli SDGs ritenuti prioritari in termini di contributo ed impegno di Antares Vision Group. L’identificazione e la prioritizzazione degli SDGs è stata inoltre effettuata su due distinti piani di analisi lungo il ciclo di creazione di valore condiviso in breve, medio e lungo termine:
- Impatti di business – Impegno e contributo guidato dagli impatti delle attività (prodotti e soluzioni): SDG 2 – SDG 3 – SDG 7 – SDG 8 – SDG 9 – SDG 12 – SDG 13.
- Impegno / ambiti organizzativi e relazionali – Impegno per favorire ricadute sociali positive, maggiore efficacia attività e raggiungimento degli obiettivi di business (precondizioni o fattori abilitanti): SDG 4 – SDG 5 – SDG 16 – SDG 17
Diritti umani
In continuità con i propri valori, l’impegno definito all’interno del Codice Etico, AV Group ha adottato in data 31 gennaio 2023 una specifica Policy in materia di diritti umani. Tale scelta intende ribadire l’importanza del rispetto dei diritti umani e rafforzare l’impegno di AV Group nella salvaguardia degli stessi, in ogni paese in cui opera. La politica è disponibile sul sito di Antares Vision Group: Documenti Societari | Policies di Gruppo.
Le misure di prevenzione della corruzione
Con l’adozione della Policy (disponibile in Documenti Societari | Policies di Gruppo), avvenuta in data 31 gennaio 2023, Antares Vision Group intende esprimere il proprio impegno nel contrastare i fenomeni corruttivi, definendo principi generali e specifici per prevenire potenziali pratiche corruttive e promuovendo l’integrità, la tracciabilità, la responsabilità, la trasparenza e la buona fede nella gestione degli affari.
Risorse Umane
Il Gruppo Antares Vision riconosce la centralità delle persone e si impegna a garantire un ambiente di lavoro equo e inclusivo, in cui le persone siano trattate con dignità, decoro e rispetto, libere da qualsiasi forma o tipo di violenza e molestia. La definizione delle politiche e, in generale, delle azioni del Gruppo in materia di diritti umani, diversità e pari opportunità si traducono nella creazione di un ambiente di lavoro basato sui principi delle pari opportunità, indipendentemente dalle differenze di genere, religione, razza, nazionalità, orientamento sessuale, condizione sociale, abilità fisica ed età.
Diversità, equità e inclusione
La politica Diversità, Equità e Inclusione adottata dal Gruppo ad inizio 2023, disponibile sul sito di Antares Vision Group (Documenti Societari | Policies di Gruppo), è stata redatta con lo scopo di promuovere una condizione paritaria per le donne nel mondo del lavoro ed in conformità alle politiche e procedure interne del Gruppo Antares Vision.
Genere femminile
Il genere femminile rappresenta il 23% del totale dei dipendenti di AV Group al 31 dicembre 2022. All’interno di tale dato, la percentuale di donne classificabili (in Italia e all’estero) in posizione assimilabile a quella di dirigenti (management) è del 20% (13% all’inizio del triennio) sul totale dei dirigenti. Tra gli impiegati e quadri (ruoli assimilabili a tali categorie) la percentuale di donne sul totale è del 25%. La presenza femminile sconta la non ancora omogenea partecipazione femminile nelle facoltà e nelle specializzazioni del sistema universitario da dove prevalentemente attinge AV Group (Ingegneria in primo luogo).
Performance finanziaria: creazione e distribuzione di valore
Nel 2022 è stato generato un valore economico totale pari ad Euro 224 milioni e distribuito per Euro 203,8 milioni. Di questi ultimi, nel 2022 ai fornitori è stato elargito il 54,9% del totale del valore distribuito, a conferma del ruolo che ricoprono nella catena di creazione di valore di AV Group, mentre ai dipendenti il 41,3%.
Imprese bresciane: nel 2022 quasi 1.000 euro di welfare straordinario a ogni lavoratore
Nel 2022 ai lavoratori bresciani sono stati erogati in media 932 euro di welfare aziendale straordinario da parte delle imprese che hanno usufruito dell’innalzamento della soglia di esenzione fiscale e contributiva fino a 3.000 euro, eccezionalmente prevista dal Governo. L’importo pro-capite ordinario relativo alle iniziative di welfare si attesta invece a 750 euro.
A evidenziarlo è un’indagine condotta nelle scorse settimane dal Centro Studi di Confindustria Brescia su un campione di realtà associate. Tale iniziativa ha visto la partecipazione di 229 imprese, che danno lavoro a quasi 24 mila addetti: si tratta di numeri importanti, che certificano l’interesse del mondo imprenditoriale locale per le tematiche affrontate. La segmentazione settoriale e dimensionale delle aziende rispondenti vede la prevalenza di PMI industriali, in coerenza con la specializzazione produttiva del made in Brescia.
In generale, le imprese bresciane hanno adottato significative azioni a supporto del potere d’acquisto dei propri collaboratori, penalizzato dall’inedita ascesa dei prezzi al consumo, che a Brescia e provincia si è attestata, in media d’anno, all’8,1% sul 2021.
Nel dettaglio, il 69% delle imprese intervistate ha dichiarato di aver utilizzato, nel corso del 2022, con specifiche iniziative di welfare aziendale, l’innalzamento della soglia di esenzione fiscale. In tale contesto, emergono limitate differenze nell’adozione dello strumento tra settori e classi dimensionali, a indicazione di una sensibilità diffusa tra le realtà produttive del territorio.
L’importo pro-capite effettivamente erogato per i lavoratori beneficiari, scaturito dalla norma, è stato pari – come già evidenziato – a 932 euro: le imprese micro si sono mostrate come le più generose (1.135 euro), un dato che va ricondotto al fatto che tali realtà si caratterizzano verosimilmente per un sistema di welfare meno radicato e articolato rispetto alle imprese più grandi, e quindi sarebbero state più incentivate a usufruire del beneficio ad hoc messo a disposizione dal legislatore.
“L’indagine ha confermato, una volta di più, l’attenzione delle imprese bresciane ai propri collaboratori, a maggior ragione in un momento di forte difficoltà legato all’inflazione – commenta Roberto Zini, vice presidente di Confindustria Brescia con delega a Relazioni Industriali e Welfare – ; ora continuiamo a lavorare in questa direzione, consapevoli che il mondo del lavoro sta affrontando un cambio di paradigma, in cui le aziende dovranno essere sempre più attrattive, non solo a livello di salari, ma anche di benessere complessivo e di equilibrio vita-lavoro. In questo senso, la costruzione di un sistema di welfare sempre più articolato potrà aiutarci e contribuire ad arginare le ormai note problematiche del divario tra domanda e offerta, che caratterizzano il territorio bresciano. In futuro è fondamentale che il Governo continui a sostenere le aziende nelle azioni di welfare attuabili per i loro collaboratori, senza incorrere in errori strategici come quello – che ho già avuto modo di sottolineare – di eliminare l’esenzione contributiva dal bonus benzina. La decontribuzione diventa infatti strategica nell’efficacia di questi strumenti di welfare, imprescindibili per combattere l’inflazione, a maggior ragione dopo la pandemia, e aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori.”
Gli strumenti offerti ai lavoratori hanno riguardato principalmente i buoni spesa (concessi dall’85% delle imprese che hanno usufruito della misura agevolativa), seguiti dai buoni benzina (66%) e dal rimborso delle utenze domestiche (32%).
Nel 76% dei casi rilevati i contributi delle aziende sono stati erogati a tutto il personale dipendente, un’altra evidenza che sottolinea, ancora una volta, la particolare attenzione dell’imprenditoria bresciana nei confronti dei bisogni dei propri collaboratori, in un anno quanto mai complesso dal punto di vista delle tensioni inflattive. Il rimanente 24% ha invece adottato decisioni mirate, destinando l’agevolazione a singole persone (15%) o a categorie di dipendenti (9%).
L’indagine ha inoltre evidenziato come le erogazioni concesse nel 2022 siano state adottate, nella quasi totalità dei casi, unilateralmente (91%).
Va inoltre rilevato che la norma che nel 2022 ha innalzato temporaneamente l’esenzione fiscale e contributiva per specifiche iniziative di welfare aziendale si inserisce in un sistema ormai piuttosto consolidato: infatti il 52% delle imprese ha dichiarato di avere implementato strumenti di welfare, al di là di quanto eventualmente previsto dal CCNL e dalla norma agevolativa di cui sopra. Tale quota tende ad aumentare al crescere della classe dimensionale, in coerenza con una maggiore disponibilità da parte delle realtà più strutturate. In tale ambito, l’importo pro-capite erogato ai lavoratori beneficiari ammonta a 750 euro, una cifra che va sommarsi ai 932 euro corrisposti per mezzo dell’esenzione fiscale straordinaria, per le sole aziende che hanno usufruito di tale agevolazione.
Il 46% delle aziende ha poi erogato buoni carburante del valore di 200 euro pro-capite, andando quindi a sfruttare le norme contenute nel cosiddetto “Decreto Ucraina”. Tra le realtà oltre i 250 addetti, la quota di imprese aderenti sale addirittura al 75%.
Da ultimo, l’indagine ha sottolineato il diffuso auspicio (pari all’88% dei rispondenti) tra gli associati di Confindustria Brescia di un innalzamento della soglia di esenzione da imposte e contributi per l’erogazione di beni e servizi a favore dei dipendenti, a oggi pari a 258,23 euro, un limite rimasto invariato dal lontano 1998; questo, a riprova della necessità di intervenire al più presto sulla riduzione del cuneo fiscale nell’ambito del rapporto di lavoro.
Allevatori contro industria casearia, Cia: “Inammissibile richiesta di abbassare prezzo latte”
Cia Agricoltori Lombardia – secondo quanto sottolinea una nota – considera “totalmente inammissibili le richieste di diverse aziende dell’industria casearia di rivedere, con un costo al ribasso, gli accordi che fissano il prezzo del latte alla stalla. Tali richieste nascono da alcune analisi delle suddette aziende che indicano una contrazione della domanda dell’8%, che giustificherebbero la necessità di un abbassamento del costo all’acquisto presso i produttori. Anche il fatto che il prezzo del latte spot sia sceso, raggiungendo oggi il prezzo di 48 centesimi al litro, secondo le aziende casearie dovrebbe essere motivo di abbassamento del costo di acquisto”.
Cia Agricoltori Lombardia, tramite il suo presidente Paolo Maccazzola, risponde a questi dati e spiega la posizione dell’associazione: “Non neghiamo la contrazione dei consumi, facciamo però notare che riguarda i consumatori diretti. Diversamente, il settore ho.re.ca mostra un aumento di consumi del 6%, una differenza quindi del 2-3% che è fisiologica nei mercati. La richiesta di rivedere gli accordi con un ribassamento dei prezzi è perciò inammissibile”.
Sul prezzo del latte spot è poi doveroso chiarire il diverso atteggiamento delle aziende casearie. Sempre Maccazzola: “Se vogliamo prendere il latte spot come indice di riferimento del mercato, allora vada fatto sempre. Nell’estate del 2022, ad esempio, il prezzo era di 70 centesimi al litro ma agli agricoltori veniva pagato in media 58 centesimi. Chiediamo maggiore correttezza, non solo quando conviene all’industria casearia.”
Fa inoltre notare Maccazzola che i costi di gestione per gli agricoltori non sono di certo scesi negli ultimi. “La spesa per l’energia si è sensibilmente ridotta, così come il prezzo del mais a livello internazionale, le altre materie proteiche quali i fieni, i trinciati e la soia e soprattutto il costo dei carburanti usati in agricoltura hanno mantenuto prezzi elevatissimi.”
“Non sussistono perciò le condizioni – conclude – non solo di rivedere i prezzi del latte, ma nemmeno di prendere in considerazione la proposta. “Costi di gestione e siccità sono problemi che stanno mettendo in serio pericolo l’agricoltura, le aziende alimentari dovrebbero capire che venirci incontro è fondamentale per salvare anche le loro attività.” conclude il presidente Paolo Maccazzola.
Cia Agricoltori Lombardia, tramite il suo presidente Paolo Maccazzola, risponde a questi dati e spiega la posizione dell’associazione: “Non neghiamo la contrazione dei consumi, facciamo però notare che riguarda i consumatori diretti. Diversamente, il settore ho.re.ca. mostra un aumento di consumi del 6%, una differenza quindi del 2-3% che è fisiologica nei mercati. La richiesta di rivedere gli accordi con un ribassamento dei prezzi è perciò inammissibile”.
Sul prezzo del latte spot è poi doveroso chiarire il diverso atteggiamento delle aziende casearie. Sempre Maccazzola: “Se vogliamo prendere il latte spot come indice di riferimento del mercato, allora vada fatto sempre. Nell’estate del 2022, ad esempio, il prezzo era di 70 centesimi al litro ma agli agricoltori veniva pagato in media 58 centesimi. Chiediamo maggiore correttezza, non solo quando conviene all’industria casearia.”
Fa inoltre notare il presidente Maccazzola che i costi di gestione per gli agricoltori non sono di certo scesi negli ultimi. “La spesa per l’energia si è sensibilmente ridotta, così come il prezzo del mais a livello internazionale, le altre materie proteiche quali i fieni, i trinciati e la soia e soprattutto il costo dei carburanti usati in agricoltura hanno mantenuto prezzi elevatissimi.”
Non sussistono perciò le condizioni non solo di rivedere i prezzi del latte, ma nemmeno di prendere in considerazione la proposta. “Costi di gestione e siccità sono problemi che stanno mettendo in serio pericolo l’agricoltura, le aziende alimentari dovrebbero capire che venirci incontro è fondamentale per salvare anche le loro attività.” conclude il presidente Paolo Maccazzola.
Mattone in Lombardia: prezzi di vendita su del 3%, fermi gli affitti
Mattone positivo in Lombardia in questo inizio 2023, più per il settore delle compravendite che per quello delle locazioni. Questo è quanto rilevato da Immobiliare punto it, nell’Osservatorio trimestrale sul settore residenziale curato da Immobiliare.it Insights. Infatti, se nel trimestre i prezzi di vendita aumentano percentualmente di quasi il 3% e si attestano a una media di 2.440 euro al metro quadro, quelli di locazione rimangono invariati a 15,5 euro/mq.
I trend regionali
Nel comparto delle compravendite, a fronte di una domanda in crescita (+7,3% rispetto allo scorso trimestre) lo stock di abitazioni invendute nella regione è comunque aumentato di quasi 3 punti percentuali nel periodo, segno di accumuli in alcune parti del territorio. Segni di stanchezza, invece, per quanto riguarda il comparto delle locazioni: infatti a fronte di una domanda in calo del 6% rispetto allo scorso trimestre, lo stock di case disponibili in affitto è cresciuto di quasi il 10%, un mercato quindi fermo per il momento.
Focus Milano
Guardando a questo primo trimestre dell’anno l’affitto cresce più delle compravendite. Infatti, il comune di Milano segna un +3,3% nel prezzo delle locazioni, che toccano quota 21,6 euro/mq, mentre i prezzi di vendita si fermano al +0,7%, sfiorando i 5.200 euro/mq. Nonostante la domanda di case in vendita rimanga comunque positiva sia nel comune (+3,6%) che in provincia (+8,4%), lo stock mostra un accumulo di quasi il 7% nel comune e del 3,6% in provincia. Negli ultimi tre mesi crolla invece la richiesta di immobili in affitto in città (-20,7%) e infatti si evidenzia un accumulo di stock pari al 20,4%. Va meglio in provincia dove la richiesta cresce del 2,2%.
I trend delle compravendite per città e province
Per quanto riguarda gli altri comuni e province, l’andamento dei prezzi medi richiesti da chi vende casa si attesta su una sostanziale stabilità. Bene le città di Cremona e Pavia al +4% e al +3% rispettivamente. La domanda rimane sostanzialmente positiva in quasi tutto il territorio con un picco del +21% nella città di Bergamo, fanno eccezione invece i comuni di Lodi, Mantova e Sondrio che perdono il 3%, 4,3% e il 6,3% rispettivamente. Accumuli di stock diffusi nella maggior parte dei comuni e delle province nell’ultimo trimestre, con il comune di Sondrio che sfiora il +15%. Volumi in calo solo nei territori di Lecco e Mantova e nelle province di Pavia e Sondrio.
I trend nel comparto della locazione
I trend rilevati raccontano di un mercato delle locazioni che apre il 2023 con diverse località in sofferenza. I prezzi sono stabili o in leggera crescita in tutto il territorio, con l’eccezione della provincia di Sondrio che perde il 33%. Analizzando lo stock di immobili proposti in locazione si evidenziano delle disomogeneità: se il comune e la provincia di Brescia, come anche la provincia di Bergamo e quella di Lodi, mostrano dei cali consistenti dell’offerta, nei comuni di Cremona e Lecco, al contrario, ci sono accumuli importanti (sopra il 40%), come anche quello di Monza (+39,7%) e Pavia (+21,3%). Non a caso proprio a Cremona e a Pavia la domanda è calata in maniera considerevole negli ultimi 3 mesi (-23,5% e -34,3% rispettivamente). Male anche i comuni di Bergamo, Lodi, Mantova, e Sondrio. Rinnovato interesse invece per il territorio di Brescia che segna un +24% nel comune e un +35% nella provincia.