Massiah sulla semestrale: continueremo a creare valore per gli azionisti
Allegata alla nota di Ubi era presente una autointervista al Consigliere Delegato di UBI Banca Victor Massiah sui risultati semestrali, che pubblichiamo in forma interale.
Dott. Massiah, questa trimestrale sconta già il 95% dei costi del nuovo Piano Industriale 2019/2020. Quali sono invece le principali tendenze della gestione ordinaria del Gruppo? Quali segnali stanno dando, a livello economico, le imprese e le famiglie clienti di UBI Banca?
Innanzitutto mi faccia dire che non è solo una componete “costi” quella che è stata gestita da questa trimestrale. Abbiamo fatto una importantissima manovra di chiusura della shortfall. La shortfall era una riserva che avevamo sul patrimonio e che abbiamo utilizzato per oltre 900 milioni per potere, sostanzialmente, aumentare una serie di coperture sui crediti deteriorati. Non deve far paura questa registrazione perché, se dal punto di vista contabile appare come una perdita, dal punto di vista patrimoniale è invece un utilizzo di una riserva, tant’è che abbiamo già annunciato al mercato che proporremo al nostro Consiglio, a fine anno, un’ipotesi di dividendo pari se non addirittura migliore in confronto a quella dell’anno scorso.
Ma facciamo di più: facciamo, sostanzialmente, un’opera di ulteriore crescita della componente di asset management, coerente con quella che è l’ipotesi di piano: abbiamo conquistato quote di mercato nella componente fondi di investimento, risalendo posizioni tra le società che gestiscono il risparmio, dal punto di vista delle quote di mercato e abbiamo anche, seppur di poco, ampliato la nostra quota di mercato negli impieghi, ovviamente parlando degli impieghi “in bonis”.
Continua ad arrivare in maniera importante nuova raccolta dal mercato, ed è evidentemente un “flight to quality” in questo momento particolare, e allo stesso tempo stiamo ulteriormente aumentando lo sforzo, lo vedremo nel prossimo trimestre e nel successivo, di riduzione del costo della raccolta, attraverso l’utilizzo della forte componente di retail bond che raggiungeva circa 25 miliardi nel 2015 e che, evidentemente è un tipo di prodotto meno interessante per la clientela dopo le nuove regole sul ‘bail-in’. Questa componente verrà trasferita in depositi a termine con tassi inferiori o, come detto prima, in asset management.
Vediamo costi molto stabili e un costo del credito che a sua volta mostra un importante nuovo fenomeno: quello di una accelerazione della riduzione dei nuovi flussi da bonis a credito deteriorato. Questa componente viene ridotta del 45%, e mi sembra essere – almeno per le semestrali che abbiamo letto fino a oggi – il dato migliore del sistema, ad attestare la qualità complessiva del nostro portafoglio in bonis.
Quindi, in un contesto estremamente difficile, una semestrale molto difficile evidentemente perché opera una serie di azioni straordinarie, che sono fondamentali per la buona riuscita del nostro piano. Abbiamo deciso di farle, e di farle in un unico trimestre, ovvero questo, ma rappresentano delle pietre miliari fondamentali della costruzione del nuovo piano.
Quali attività previste nel piano industriale presentato a giugno sono già in corso di realizzazione?
È in corso un grande sforzo di realizzazione della ‘banca unica’. I dipendenti del Gruppo UBI stanno facendo degli enormi sacrifici per rispettare i tempi – sono saltati anche diversi weekend e me ne dispiace – ma riusciremo sicuramente a rispettare i tempi anche perché l’iter autorizzativo sta seguendo una tempistica accelerata e credo che le autorità ci faranno pervenire le autorizzazioni in tempo per poter tenere le assemblee in autunno e quindi portare a termine tutto il nostro processo complessivo secondo i tempi dovuti. Come già detto, dal punto di vista della trasformazione del risparmio investito in prestiti obbligazionari della banca in risparmio gestito siamo già avanti; abbiamo visto i primi segnali importanti di nuova crescita degli impieghi. Mi sembra di poter dire che i primi passi siano i passi corretti.
Consolidamento del sistema bancario: con regolare frequenza UBI Banca è citata dai media come interessata a operazioni di aggregazione. Ci sono novità?
È sempre importante il ruolo, che ci viene dato dai media, di ‘cavaliere bianco’ di una serie di complessità che ci possono essere sul mercato. Dal nostro punto di vista noi continuiamo a cercare delle situazioni di creazione di valore da poter proporre al nostro board perché siamo, evidentemente, consapevoli che le economie di scala sono un elemento determinate per una banca in un contesto così difficile come quello attuale, con forte schiacciamento dei ricavi. Però sono e saranno sempre delle operazioni di creazione di valore per gli azionisti e per i nostri dipendenti.
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Ubi, il terzo trimestre si chiude “con le attese di Piano industriale”
Il terzo trimestre del 2016 si chiude con un utile di 32,5 milioni di euro che si confronta con: –
Ubi, nel semestrale perdite per 787 milioni di euro
Il dato era noto dallo scorso 27 giugno, ma certo salta all’occhio più di tutti i dati di inizio comunicato stampa, in cui si parla di crescita. Ubi Banca ha inserito nel bilancio di metà anno il 95 per cento dei costi per realizzare il nuovo piano industriale con la creazione di Banca Unica, con il risultato di una perdita da 787 milioni di euro.
COMUNICATO STAMPA INTEGRALE (QUI IL PDF)
Inizia con il giusto passo l’implementazione del Piano Industriale
- – Crescono gli impieghi in bonis1 a 74,6 miliardi (+1,1% vs marzo 2016 e +1,3% vs dicembre 2015), nonostante la progressiva diminuzione del portafoglio in run off
- – Si rafforza il sostegno ai clienti privati e alle imprese del territorio:
- – nuove erogazioni di finanziamenti a medio/lungo termine per Euro 6,6 miliardi – di cui
4,9 miliardi alle imprese (+12,8% rispetto al 1° semestre 2015) e 1,6 miliardi ai privati
(+14,2% rispetto al 1° semestre 2015)
- – in crescita il numero dei clienti “a valore” (oltre 11.000 nuovi clienti rispetto a dicembre 2015)
- – nuove erogazioni di finanziamenti a medio/lungo termine per Euro 6,6 miliardi – di cui
- – Cresce la quota di mercato di impieghi al settore privato2 al 5,73% (dal 5,67% del dicembre 2015)
- – Significativi segni di miglioramento della qualità del credito:
- – Scendono gli stock di crediti deteriorati sia lordi (-1,6% vs marzo 2016 e -1,1% vs
dicembre 2015) che netti (-1.159 mln vs marzo 2016 e -1.177 mln vs dicembre 2015),
anche per effetto delle maggiori rettifiche previste in sede di Piano Industriale
- – Si riducono ulteriormente i flussi da crediti in bonis a deteriorati (-47,4% 1sem2016 vs
1sem2015)
- – Rallenta la formazione delle sofferenze: si riducono del 19% nel primo semestre
dell’anno (rispetto al primo semestre 2015) i passaggi a sofferenze da altre categorie di
crediti deteriorati
- – Scendono gli stock di crediti deteriorati sia lordi (-1,6% vs marzo 2016 e -1,1% vs
- – Coperture dei crediti deteriorati totali, inclusi gli stralci3, al 44,3% (+667 punti base vs
marzo 2016 e +711 vs dicembre 2015); sofferenze coperte al 58,25% (+584 punti base vs marzo 2016 e +600 punti base vs dicembre 2015). Il Portafoglio crediti deteriorati di UBI Banca risulta inoltre tra i più garantiti a livello di sistema
- – Cresce il risparmio gestito (inclusivo della raccolta assicurativa) a 50,9 miliardi (+3,7% vs marzo 2016 e +4,8% vs dicembre 2015). UBI Pramerica incrementa le quote di mercato al 6,1% a livello di società bancarie (dal 5,9% di dicembre 2015) e al 2,7% a livello di sistema (dal 2,5% di dicembre 2015) 4
- – Si mantiene elevato il flusso di depositi a vista (stock 49,1 miliardi rispetto ai 48,6 di marzo 2016 e ai 47,7 del dicembre 2015)
Dal punto di vista economico:
- – spesato nel secondo trimestre dell’anno il 95% degli impatti previsti per l’attuazione del
Piano Industriale, come annunciato al mercato in data 27 giugno u.s., con effetto
negativo sui risultati del periodo di circa -835 milioni netti5
- – al netto di tale effetto, il primo semestre del 2016 si chiude con un utile di 48,1 milioni
(rispetto ai 124,4 milioni al 30 giugno 2015). La differenza, pari a 76,3 milioni di euro, è da attribuirsi oltre al calo del margine d’interesse, anche a rettifiche di valore “una tantum” su strumenti finanziari (-43,4 milioni netti) e a un minor risultato della finanza (circa -20 milioni netti)
- – Risultato contabile di periodo a -787 milioni di euro.
1sem2016 vs 1sem2015:
- Margine d’interesse in diminuzione del 9,6% a 765,6 milioni sia per effetto della riduzione
e ricomposizione del portafoglio titoli che per la compressione degli spread sugli impieghi
- Commissioni nette a 667,5 milioni, sostanzialmente stabili rispetto all’analogo periodo del
2015 (669 milioni)
- Risultato della finanza a 82,6 milioni (111,1 nel 1sem2015)
- Spese del personale a 639,1 milioni (-2,4% rispetto al 1sem2015)
- Oneri operativi complessivi a 1.038,2 milioni (incluso il contributo ordinario annuo al
Fondo Unico di Risoluzione per circa 32 milioni lordi, non presente nel 20156) in ulteriore
riduzione dello 0,7% rispetto al 2015
- Costo del credito, al netto degli effetti del Piano Industriale7, a 355,5 milioni rispetto ai
389,1 del 2015
- Rettifiche di valore per deterioramento di altre attività per 50,5 milioni (3,3 milioni nel
2015) di cui 47,4 “una tantum” riferiti al sostanziale azzeramento del rischio di credito residuo legato a strumenti finanziari rivenienti da posizioni di credito deteriorato
2trim2016 vs 1trim2016:
- Margine d’interesse a 378 milioni, -2,5% o -9,6 milioni rispetto ai 387,6 del 1trim2016
(riduzione attribuibile per circa 5 milioni agli interessi sul Tier2 emesso a maggio 2016)
- Commissioni nette a 330,3 milioni, in leggera flessione rispetto ai 337,1 milioni del
1trim2016
- Risultato della finanza a 66,9 milioni (15,7 milioni nel 1trim2016)
- Spese del personale a 319,3 milioni (319,8 nel 1trim2016)
- Oneri operativi complessivi a 510,5 milioni (-3,2% rispetto ai 527,6 milioni del 1trim2016)
- Costo del credito, al netto degli effetti del piano Industriale7, a 200,1 milioni (155,3 milioni
nel 1trim2016)
- Margine d’interesse a 378 milioni, -2,5% o -9,6 milioni rispetto ai 387,6 del 1trim2016
Rettifiche di valore per deterioramento di altre attività per 50,7 milioni (+0,3 milioni nel 1trim2016) di cui 43,4 “una tantum” riferiti al sostanziale azzeramento del rischio di credito residuo legato a strumenti finanziari rivenienti da posizioni di credito deteriorato
Nessun impatto economico dal nuovo decreto sulle DTA
Indici patrimoniali
- A seguito della contabilizzazione degli oneri di Piano Industriale, il Common Equity Tier 1
ratio “phased in” al 30 giugno 2016 si attesta all’11,43% e “fully loaded” all’11,02% (si rammenta che l’annunciato riacquisto delle minorities principalmente mediante emissione di azioni UBI e l’effetto della deducibilità fiscale delle maggiori rettifiche effettuate, già dedotte dal CET1, porteranno un beneficio stimato in circa +0,7 punti percentuali sul CET1 fully loaded, beneficio non incluso nel dato di giugno e che riallineerebbe il dato al livello del 31 marzo 2016)
Il CET1 include la computazione pro-quota di un dividendo almeno pari a quello del 2015
- Total capital ratio “phased in” pari al 14,47% (13,87% al 31 marzo 2016)
- Leverage ratio “phased in” al 5,7% e “fully loaded” al 5,5%
- NSFR e LCR >1
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Bergamo, 5 agosto 2016 – Il Consiglio di Gestione di Unione di Banche Italiane Spa (UBI Banca) ha approvato i risultati consolidati del primo semestre del 2016, che si è chiuso, dopo la contabilizzazione degli impatti relativi al nuovo Piano Industriale presentato il 27 giugno u.s., con un risultato netto di -787 milioni. Al netto di tali impatti, il semestre si chiude con un utile di 48,1 milioni rispetto ai 124,4 milioni del 1° semestre 2015. La differenza, pari a 76,3 milioni di euro, è da attribuirsi oltre al calo del margine d’interesse, anche a rettifiche di valore “una tantum” su strumenti finanziari (-43,4 milioni netti) e a un minor risultato della finanza (circa -20 milioni netti).
Si rammenta che gli impatti derivanti dall’attuazione del Piano Industriale, contabilizzati nel secondo trimestre dell’anno, ammontano complessivamente a circa -835 milioni netti e riguardano, in particolare:
- l’incremento delle rettifiche su crediti, di cui circa 851 milioni (586 al netto di imposte e di terzi) riconducibili a rettifiche già dedotte dal patrimonio di vigilanza (la cosiddetta “shortfall”), da ricondursi anche all’obiettivo di riduzione del rapporto tra crediti deteriorati netti e patrimonio tangibile (Texas Ratio),
- gli oneri per incentivi all’esodo per 323 milioni (207 al netto di imposte e di terzi) finalizzati alla progressiva riduzione degli organici del Gruppo
- l’impairment dei marchi (63 milioni, 38 al netto di imposte e terzi) e la prima parte delle spese progettuali (5 milioni, 3 al netto di imposte e terzi) correlati al progetto “Banca Unica”8.
I risultati del 1 semestre 2016 rispetto al 1 semestre 2015 Il primo semestre del 2016 si è chiuso con un risultato della gestione operativa pari a 550,3
milioni rispetto ai 663,4 dell’analogo periodo del 2015; nell’ambito dell’aggregato sono scesi i proventi operativi del 7,1% a 1.588,4 milioni, segnati dal minor contributo del margine d’interesse e della finanza, in presenza di una sostanziale stabilità delle commissioni nette, mentre gli oneri operativi hanno confermato un andamento virtuoso, registrando un’ulteriore riduzione dello 0,7% a 1.038,2 milioni nonostante l’inclusione nel 2016 di 32 milioni quali contributo al Fondo Unico di Risoluzione, non presenti nel 20159.
Il margine d’interesse, pari a 765,6 milioni, ha mostrato una flessione del 9,6% rispetto al 2015, attribuibile in parti pressoché uguali alla riduzione del contributo del portafoglio titoli di proprietà – per il quale è in corso una manovra di riduzione e ricomposizione, come da Piano Industriale – e alla contrazione del risultato dell’intermediazione con la clientela in uno scenario di forte riduzione dei tassi di mercato (l’ Euribor a 1 mese è sceso in media semestrale a -31 punti base dai precedenti -2 punti base).
Nel dettaglio, il portafoglio titoli di proprietà ha generato interessi attivi per circa 118 milioni rispetto ai precedenti 158,2 – in presenza di investimenti in titoli di debito scesi nei 12 mesi di 2,2 miliardi (-4,3 miliardi il portafoglio titoli di stato italiani). Il margine netto prodotto dall’attività di intermediazione con la clientela si è attestato a 653,1 milioni, in flessione rispetto ai precedenti 695,7 principalmente per effetto della riduzione dei tassi sul portafoglio crediti a breve scadenza, solo marginalmente controbilanciato dalla dinamica riflessiva della raccolta a medio-lungo termine. In tale contesto, la forbice con la clientela si è chiusa di 15 punti base rispetto al primo semestre 2015, risentendo della più accentuata riduzione che ha caratterizzato i tassi attivi rispetto a quelli sulla raccolta.
Nella seconda parte dell’anno, in considerazione della nuova normativa sul bail-in, verrà progressivamente ridotto il collocamento di obbligazioni bancarie, che verranno sostituite con un’offerta di depositi a termine. Tale tipologia di prodotto è tutelato dallo Schema di garanzia dei Depositi e presenta un vantaggio in termine di minor costo per la Banca.
Le commissioni nette hanno totalizzato 667,5 milioni, importo sostanzialmente invariato rispetto ai 669,1 milioni del 1° semestre 2015 nonostante la minor presenza di commissioni di performance (5,4 milioni rispetto ai precedenti 11,8). Le commissioni relative ai servizi di gestione, intermediazione e consulenza, che rappresentano il 57% circa dell’aggregato commissionale, si sono attestati a 378 milioni, in crescita del 2,5% rispetto al 2015; le commissioni correlate all’attività bancaria tradizionale ammontano a 289,5 milioni, e registrano una riduzione del 3,6% rispetto all’anno precedente, essenzialmente legata ai servizi di incasso e pagamento.
Il risultato dell’attività finanziaria si è posizionato a 82,6 milioni (111,1 milioni di euro nel 1° semestre 2015), e registra i seguenti contributi:
- – per 5,6 milioni dall’attività di negoziazione (45,4 milioni nel 1sem2015);
- – per 86,5 milioni dalla cessione di asset finanziari (53,4 milioni nel 1sem2015), principalmente
riconducibili, come nel periodo precedente, alla cessione di titoli di Stato italiani; la voce comprende inoltre gli introiti riconducibili alle azioni Visa Europe Ltd, per un ammontare complessivo di 15,2 milioni;
- – per -8,2 milioni dalla valutazione delle attività finanziarie al fair value (+5,5 milioni nel 1sem2015);
- – per -1,3 milioni dalle attività di copertura (+6,7 milioni nel 1sem2015). Dal lato dei costi, nonostante l’inclusione di 32 milioni di contributo ordinario al Fondo Unico di
Risoluzione, non presente nel 201510, gli oneri operativi del primo semestre dell’anno si sono attestati a 1.038,2 milioni di euro, in ulteriore calo dello 0,7% rispetto ai 1.045,5 milioni dell’analogo periodo del 2015. Gli oneri operativi non includono i costi straordinari correlati al nuovo Piano Industriale, che sono stati riclassificati a voci proprie, per consentire la disamina delle tendenze operative ordinarie.
Nel dettaglio:
- – le spese per il personale hanno registrato un’ulteriore riduzione di 15,7 milioni (-2,4%) rispetto al
1sem2015, totalizzando 639,1 milioni. I risparmi derivano principalmente dalla diminuita forza lavoro media (-319 risorse nei dodici mesi), nonché dai minori esborsi per prestazioni lavorative, nelle varie forme previste dagli Accordi sindacali via via sottoscritti, dal turnover delle risorse incentivate ai congedi straordinari, fino all’impatto dei nuovi part-time;
- – le altre spese amministrative, pari a 327,3 milioni, includono i 32 milioni di contributo ordinario al Fondo Unico di Risoluzione di cui sopra, non presente nel 201511, e si raffrontano con i 313 milioni del 2015. Al netto del contributo al Fondo Unico di Risoluzione, le altre spese amministrative risultano in riduzione del 5,6% rispetto al 2015, grazie al contenimento di pressoché tutte le componenti di costo.
– infine, le rettifiche di valore nette su attività materiali e immateriali hanno totalizzato 71,7 milioni, registrando anch’esse una diminuzione di 6 milioni rispetto al 1sem2015 per effetto di minori ammortamenti in ambito IT e real estate.
Nel primo semestre dell’anno sono state contabilizzate rettifiche di valore nette per deterioramento crediti per 1.206,4 milioni (389,1 nel 1sem2015). Le maggiori rettifiche annunciate il 27 giugno u.s. quale premessa alle proiezioni di Piano Industriale, hanno comportato il parziale riassorbimento della cosiddetta “shortfall”, ossia della differenza tra la perdita attesa e le rettifiche di valore, già dedotta dal patrimonio di vigilanza, per circa 851 milioni. Al netto di tale importo, le rettifiche di valore del periodo ammontano a circa 355 milioni.
Grazie alle rettifiche di valore effettuate, la copertura complessiva dei crediti deteriorati ha segnato un incremento di 7,11 punti percentuali rispetto a dicembre 2015, attestandosi, inclusi gli stralci, al 44,31%.
Infine, il conto economico del semestre registra rettifiche di valore nette per deterioramento di altre attività/passività finanziarie per 50,5 milioni (3,3 nel 2015) riconducibili per 47,4 milioni (43,4 al netto di imposte e di terzi) al sostanziale azzeramento del rischio di credito residuo legato a strumenti finanziari rivenienti da posizioni di credito deteriorato.
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I risultati del 2 trimestre 2016 rispetto al 1 trimestre 2016
Il 2° trimestre dell’anno è stato influenzato dalla contabilizzazione degli impatti derivanti dall’attuazione del Piano Industriale, descritti sopra, per circa 835 milioni netti12 e dall’appostamento di rettifiche di valore “una tantum” su strumenti finanziari rivenienti da posizioni di credito deteriorato per 39,4 milioni netti, che hanno portato il risultato di periodo a registrare una perdita di 829 milioni.
Dal punto di vista dell’operatività ordinaria, il secondo trimestre del 2016 ha registrato proventi operativi in crescita a 815,5 milioni dai 772,9 del primo trimestre dell’anno. La crescita di 42,5 milioni è il risultato delle seguenti tendenze:
- – il margine d’interesse si è contratto del 2,5% (9,6 milioni) 2trim2016/1trim2016. La riduzione è principalmente ascrivibile agli interessi sull’emissione Tier2 effettuata ad inizio maggio 2016 (circa 5 milioni di euro) e al minor contributo del portafoglio titoli (-1 milione circa). L’ulteriore riduzione dei tassi di mercato (da una media Euribor a 1 mese di -26 bps nel primo trimestre dell’anno, a -35 nel secondo) ha inoltre comportato una chiusura della forbice clientela di 6 punti base.
- – Le commissioni nette si sono attestate a 330,3 milioni, in sostanziale continuità con i 337,1 del 1trim2016. La differenza è da ricondurre alla diversa distribuzione nei due periodi delle sottoscrizioni di nuovi prodotti di risparmio gestito, fondi e sicav.
- – Il risultato dell’attività finanziaria è cresciuto a 66,9 milioni (15,7 nel 1trim2016), principalmente a seguito della cessione di titoli di Stato italiani (che hanno contribuito per 51,2 milioni) e dell’inclusione degli introiti riconducibili alle azioni Visa Europe Ltd, per un ammontare complessivo di 15,2 milioni.
In relazione alla contabilizzazione nel primo trimestre di 32 milioni quale contributo ordinario stimato al Fondo Unico di Risoluzione per l’anno 2016, l’analisi congiunturale evidenzia un ridimensionamento di 17,1 milioni degli oneri operativi, che si riducono a 510,5 milioni rispetto ai 527,6 milioni dei primi tre mesi dell’anno. In dettaglio, rispetto al precedente trimestre:
- – le spese per il personale si presentano sostanzialmente stabili a 319,3 milioni (-0,5 milioni), sintetizzando da un lato i risparmi conseguenti all’evoluzione degli organici e delle prestazioni lavorative e dall’altro le componenti variabili delle retribuzioni (incluse le erogazioni una tantum contabilizzate nel secondo trimestre);
- – le altre spese amministrative scendono a 155,5 milioni (-16,3 milioni), essenzialmente poiché nel primo trimestre era stata iscritta la stima dei sopra citati contributi al Fondo Unico di Risoluzione;
- – le rettifiche di valore su immobilizzazioni materiali e immateriali si sono attestate a 35,7 milioni (-0,4 milioni), per effetto dei minori ammortamenti sulle proprietà immobiliari e sulle componenti IT, parzialmente compensati dai write off seguiti alle chiusure dei minisportelli avvenuti nel mese di aprile.
Nel secondo trimestre dell’anno sono state contabilizzate rettifiche di valore nette per deterioramento crediti per 1.051 milioni (155,3 nel 1trim2016). Le maggiori rettifiche annunciate il 27 giugno u.s. quale premessa alle proiezioni di Piano Industriale, hanno comportato il parziale riassorbimento della cosiddetta “shortfall”, ossia della differenza tra la perdita attesa e le rettifiche di valore, già dedotta dal patrimonio di vigilanza, per circa 851 milioni. Al netto di tale importo, le rettifiche di valore del periodo ammontano a circa 201 milioni.
Grazie alle rettifiche di valore effettuate, la copertura complessiva dei crediti deteriorati ha segnato un incremento di 6,67 punti percentuali rispetto a marzo 2016, attestandosi, inclusi gli stralci, al 44,31%.
Infine, il conto economico del secondo trimestre registra rettifiche di valore nette per deterioramento di altre attività/passività finanziarie per 50,7 milioni (+0,3 nel 1trim2016) riconducibili per 43,4 milioni al sostanziale azzeramento del rischio di credito residuo legato a strumenti finanziari rivenienti da posizioni di credito deteriorato.
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Gli aggregati patrimoniali
Al 30 giugno 2016, i crediti netti verso la clientela ordinaria si attestano a 83,9 miliardi, in leggera contrazione rispetto a marzo 2016 e a dicembre 2015 per effetto del significativo decremento della componente di crediti deteriorati. Nel dettaglio, all’interno dell’aggregato:
- – i crediti in bonis verso la clientela13 sono ulteriormente saliti a 74,6 miliardi (+1,1% rispetto a marzo 2016 e +1,3% rispetto a dicembre 2015), compensando ampiamente il decremento del portafoglio in run off; la crescita è da attribuirsi essenzialmente alla categoria “mutui ipotecari e altri finanziamenti e medio lungo termine”;
- – l’esposizione verso la CCG è pari a 0,8 miliardi (0,6 a marzo 2016 e 1,2 a dicembre 2015);
- – i crediti deteriorati netti sono scesi a 8,5 miliardi (-12% rispetto a marzo 2016 e -12,1% rispetto a dicembre 2015) grazie alle maggiori rettifiche appostate, uno dei fattori abilitanti
annunciati in sede di Piano Industriale.
Per quanto riguarda in particolare la qualità del credito, lo stock di crediti deteriorati lordi scende a fine giugno 2016 a 13.280 milioni (13.496 milioni a marzo 2016 e 13.434 milioni a dicembre 2015). Il decremento osservato è dovuto totalmente alla naturale soluzione di posizioni deteriorate, in quanto non sono intervenute cessioni di crediti nel periodo.
I flussi di crediti in bonis a crediti deteriorati confermano una significativa contrazione, essendosi ridotti del 47,4% rispetto al primo semestre del 2015. Si rammenta che tali flussi risultavano già in diminuzione 2015/2014 del 7,5%, 2014/2013 del 36,2% e 2013/2012 del 4,2%. Si notano inoltre minori flussi a sofferenze da altre categorie di credito deteriorato, in discesa del 19% circa rispetto al 1sem2015 (dopo una discesa del 24% circa nel 1sem2015 rispetto al 1sem2014).
A fine giugno 2016, a seguito delle maggiori rettifiche appostate in linea con le previsioni del Piano Industriale, a valere sia sulle sofferenze che sulle inadempienze probabili, la copertura del totale crediti deteriorati si attesta, inclusi gli stralci, al 44,31%, con un incremento di 6,67 punti percentuali rispetto al 37,64% del marzo 2016 e di 7,11 punti percentuali rispetto al 37,2% del dicembre 201514.
Lo stock di crediti deteriorati netti ha conseguentemente segnato, per il terzo trimestre consecutivo una diminuzione, attestandosi a 8.512 milioni di euro (era 9.671 milioni di euro a marzo 2016 e 9.689 a dicembre 2015).
Nel dettaglio, l’ammontare delle sofferenze nette risulta in diminuzione a 3.849 milioni (4.347 milioni a marzo 2016 e 4.288 milioni a dicembre 2015), con un’incidenza sul totale crediti netti del 4,59%. La copertura delle sofferenze, inclusi i crediti stralciati, si attesta a giugno 2016 al 58,25% (rispetto al 52,41% del marzo 2016 e al 52,25% del dicembre 2015)15.
Le inadempienze probabili (cd. “Unlikely to pay”) ammontano in valori netti a 4.470 milioni di euro, in contrazione rispetto ai 5.071 di marzo 2016 e ai 5.147 milioni di fine 2015 (la copertura è salita al 23,75% dal 17,02% di marzo 2016 e dal 16,71% del dicembre 2015).
Le posizioni scadute/sconfinanti nette ammontano a 194 milioni, in discesa rispetto ai 254 milioni del marzo 2016 e del dicembre 2015, e risultano coperte al 4,63%.
La raccolta diretta da clientela ordinaria, pari a 69,8 miliardi (71,1 a marzo 2016 e 72,5 lo scorso dicembre), ha risentito della riduzione dello stock di obbligazioni collocate a suo tempo dalla ex Centrobanca su reti terze, in progressiva scadenza (-1 miliardo rispetto a dicembre 2015). Risultano per contro in continua crescita i conti correnti (49,1 miliardi rispetto ai 48,6 di marzo 2016 e ai 47,7 del dicembre 2015) mentre rallenta ulteriormente, in linea con le previsioni di Piano Industriale e in considerazione della normativa sul bail-in, il collocamento di obbligazioni sulla clientela del Gruppo (stock a 17 miliardi di euro rispetto a 18,6 a marzo 2016 e a 20,2 a dicembre 2015), che verranno nella seconda parte dell’anno sostituite con un’offerta di depositi a termine.
La raccolta diretta da clientela istituzionale ammonta a 17,7 miliardi a giugno 2016, in riduzione rispetto ai 18,5 miliardi di marzo 2016 (erano 19 miliardi ai fine 2015) per effetto di un minor stock di Obbligazioni Bancarie Garantite e di minori pronti contro termine con la CCG (-1,5 miliardi circa), non compensati dall’emissione di Tier 2 per 0,75 miliardi effettuata a maggio 2016.
La raccolta indiretta ha fatto registrare forti flussi progressivi in entrata per circa 1,3 miliardi nel secondo trimestre dell’anno, in accelerazione rispetto agli 0,7 miliardi registrati nel primo trimestre dell’anno. La valorizzazione degli stock complessivi di raccolta indiretta ha risentito della volatilità di mercato, principalmente nella componente di risparmio amministrato, ed ha segnato i seguenti andamenti:
- – il risparmio gestito in senso stretto è salito a 35,3 miliardi (+3,5% circa rispetto ai 34,1 miliardi di marzo 2016 e dicembre 2015)
- – la raccolta assicurativa è salita a 15,7 miliardi (+4,3% rispetto a marzo 2016 e +8,4% rispetto a dicembre 2015)
- – la raccolta amministrata, che ha risentito maggiormente dell’effetto performance negativo dei mercati, stimato in circa 3 miliardi, si è attestata a 27,2 miliardi (era 31 miliardi a fine 2015).
Si riconferma la solidità della posizione di liquidità del Gruppo, con indici (Net Stable Funding Ratio e Liquidity Coverage Ratio) ormai da anni superiori a 1, e uno stock di attività stanziabili complessivamente pari, al 30 giugno 2016, a 27 miliardi di euro (di cui 12 disponibili), già al netto degli haircut.
L’esposizione del Gruppo verso la BCE consiste in un ammontare totale di 10 miliardi di euro di TLTRO, iscritti tra i “Debiti verso Banche” e quindi non inclusi nella raccolta diretta.
A fine giugno 2016, le attività finanziarie nette del Gruppo hanno una consistenza al mark to market di 19,1 miliardi di euro, di cui 16,2 miliardi relativi a titoli di stato italiani: quest’ultimo aggregato risulta in ulteriore diminuzione rispetto al dato di marzo 2015 (17.7 miliardi) e del dicembre 2015 (18,3 miliardi). In valori nominali, i titoli di stato italiani ammontano a 13,6 miliardi rispetto ai 15 miliardi del marzo 2016 e ai 15,8 del dicembre 2015.
Al 30 giugno 2016, il patrimonio netto consolidato del Gruppo UBI Banca, incluso il risultato di periodo, si attesta a 8.842,3 milioni di euro rispetto ai 9.920 milioni di fine marzo 2016.
8
Infine, il Leverage ratio calcolato in base alle indicazioni del Regolamento Delegato UE 2015/62, ammonta “phased in” al 5,70% e “fully loaded” al 5,53%.
In termini di ratio patrimoniali, il CET 1 ratio “phased in” al 30 giugno 2016 si attesta all’11,43% (12,07% al 31.03.2016); il CET1 stimato a regime, a parità di condizioni, è pari all’11,02% e non include gli attesi effetti positivi dell’annunciato riacquisto delle minorities principalmente mediante emissione di azioni UBI e l’effetto della deducibilità fiscale delle maggiori rettifiche effettuate, già dedotte dal CET1, stimabili complessivamente in circa +0,7 punti percentuali.
Il Total Capital Ratio “phased in” si attesta 14,47%, in crescita rispetto al dato di marzo (13,87%) a seguito dell’emissione nel secondo trimestre 2016 di un Tier2 istituzionale per 750 milioni.
** *
Al 30 giugno 2016, le risorse umane del Gruppo UBI Banca totalizzavano 17.590 unità (17.716 a dicembre 2015). L’articolazione territoriale a fine periodo risulta di 1.531 sportelli in Italia e 6 all’estero (rispetto ai 1.554 sportelli in Italia e 6 all’estero del dicembre 2015).
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Ubi incorpora Banca Popolare Commercio e Industria e Banca Regionale Europea
UBI Banca S.p.A. (“UBI Banca”) informa che, in data odierna, sono stati stipulati i due atti di fusione di cui
SIGNING OF THE DEEDS FOR THE MERGER BY INCORPORATION INTO UBI BANCA OF BANCA POPOLARE COMMERCIO E INDUSTRIA AND BANCA REGIONALE EUROPEA
THE SINGLE BANK PROJECT: SIGNING OF THE DEEDS FOR THE MERGER BY INCORPORATION INTO UBI BANCA OF BANCA POPOLARE COMMERCIO
Ubi, il terzo trimestre si chiude “con le attese di Piano industriale”
Il terzo trimestre del 2016 si chiude con un utile di 32,5 milioni di euro che si confronta con: –
Differenziata, la Cgil chiede più garanzie per i lavoratori
“Raccolta differenziata del vetro: a quando il nuovo bando che garantisce migliori condizioni per i lavoratori e le lavoratrici?”. E’ questo il titolo della nota congiunta inviata da Oriella Savoldi (segreteria Camera del Lavoro di Brescia) e Marco Drera (segretario Fp Cgil Brescia), in cui si chiede al più presto un bando che preveda l’applicazione del contratto Federambiente per i lavoratori delle cooperative impegnati nella raccolta.
DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE
Il nuovo sistema di raccolta porta a porta deciso e avviato dall’attuale Amministrazione sta dando primi risultati significativi ed è auspicabile che, una volta perfezionato ed esteso a tutta la città, il sistema stesso possa portare la raccolta differenziata a percentuali finalmente in linea con la gran parte delle città italiane ed europee che da anni stanno sperimentando con successo tale modalità con risultati positivi in termini di riduzione dei rifiuti e benefici economici derivanti dalla valorizzazione e commercializzazione del differenziato.
Tra le cose da perfezionare in tempi rapidi vi è senz’altro la raccolta differenziata nei condomini, talvolta troppo gravosa per gli addetti alla raccolta, e del vetro. Per quest’ultimo il servizio è appaltato in questo momento a cooperative sociali ed era stato previsto, anche in ambito di confronto con le organizzazioni sindacali, che il bando di assegnazione prevedesse l’applicazione del contratto Federambiente per i lavoratori e le lavoratrici impegnati nella raccolta. Ciò premesso in applicazione del principio che a parità di prestazioni debba corrispondere parità di trattamento. Purtroppo, a distanza di mesi dall’avvio del nuovo sistema di raccolta e a pochi mesi dall’estensione dello stesso a tutta la città, il bando di gara non è stato ancora perfezionato. Il risultato è che a rimetterci sono i lavoratori e le lavoratrici delle cooperative, costretti a condizioni economiche e normative peggiori rispetto a quanto spetterebbe invece loro e rispetto agli impegni presi dall’Amministrazione e dall’Azienda che gestisce il servizio nel suo insieme. La richiesta è che questa situazione possa essere al più presto sanata perché un buon sistema di raccolta è tale solo se buone sono anche le condizioni di chi vi lavora per renderlo tale.
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“Il mio totale sostegno alle forze sindacali di CGIL CISL e UIL oggi in presidio all’Auchan di Mazzano. Si parla
Lgh-A2A, trovato anche il nuovo accordo fra i soci
In data odierna A2A, AEM Cremona, ASM Pavia, ASTEM Lodi, Cogeme e SCS Crema hanno perfezionato l’operazione di partnership industriale prevista dal contratto sottoscritto il 4 marzo 2016, mediante l’acquisto, da parte di A2A, di una quota pari al 51% del capitale sociale di LGH. L’accordo è stato perfezionato a valle dell’avverarsi di tutte le condizioni sospensive, tra cui, in particolare, l’autorizzazione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in data 28 luglio 2016 subordinatamente al rispetto di alcuni impegni e misure correttive, di cui si è data comunicazione con il comunicato stampa del 29 luglio u.s. e della sottoscrizione ed asseverazione del piano di risanamento di AEM Cremona predisposto ai sensi dell’articolo 67, comma 3, lettera d) della Legge Fallimentare avvenuta in data odierna. Il prezzo di acquisto, corrisposto per il 58% in denaro e per il 42% in azioni A2A, è stato pari a euro 113 milioni, parte dei quali saranno corrisposti a tre anni dalla data odierna, in funzione dell’effettiva realizzazione di alcuni progetti di sviluppo in corso.
LGH è la principale multi-utility della Lombardia dopo A2A, con ricavi per oltre 550 milioni di euro e un EBITDA di circa 80 milioni di euro. La società ha una presenza significativa nelle attività ambientali, nella distribuzione e vendita di energia elettrica e gas. A2A e i soci di LGH concordano sulla valenza strategica della partnership per entrambe le società, prima realizzazione concreta del modello della “Multi-utility dei territori”.
L’operazione assume un significato rilevante come esempio positivo di un processo virtuoso per tutti gli stakeholder coinvolti: i benefici attesi di natura industriale e finanziaria si accompagnano infatti ad una piena valorizzazione della presenza della società nei territori di riferimento, con obiettivi di ulteriore sviluppo industriale, miglioramento dell’efficienza operativa e innalzamento degli standard di qualità. La partnership tra A2A e LGH si inquadra nell’ambito delle linee guida strategiche del Piano Industriale di A2A. I capisaldi posti a fondamento del Piano Industriale congiunto di LGH, che verrà presentato nel mese di settembre, sono la valorizzazione dei territori, la salvaguardia dell’ambiente, il continuo miglioramento della qualità dei servizi offerti, l’applicazione di innovazioni tecnologiche e digitali.
In ogni area di business sono state individuate significative opportunità di generazione di valore, attraverso l’ottimizzazione degli investimenti nei territori contigui, migliori condizioni di approvvigionamento, il miglioramento dell’efficacia commerciale, l’internalizzazione di alcune attività oggi affidate a terzi, l’ottimizzazione logistica e la condivisione delle best practices. “A2A e LGH costituiscono un esempio virtuoso di visione strategica – ha commentato Valerio Camerano, Amministratore Delegato del Gruppo A2A – Insieme saranno in grado di far crescere la capacità competitiva comune, affrontare più efficacemente le sfide industriali e rilanciare gli investimenti per lo sviluppo futuro. Siamo entusiasti di lavorare insieme”.
“Siamo molto soddisfatti per la chiusura di questa operazione – ha dichiarato Giovanni Valotti Presidente del Gruppo A2A – Si tratta del primo importante esempio di un modello nuovo di aggregazione che, basandosi sul rispetto dell’identità delle aziende esistenti, potrà assicurare un percorso di crescita di LGH a beneficio dei territori e dei cittadini”.
Anche i Presidenti Dario Lazzaroni (Cogeme), Massimo Siboni (AEM), Duccio Bianchi (ASM), Cristiano Galletti (Astem) e Pietro Moro (SCS), rappresentanti dei soci storici di LGH, hanno espresso soddisfazione per la realizzazione di questa importante partnership industriale in grado di garantire opportunità di crescita e miglioramento della qualità dei servizi offerti ai cittadini nei territori di riferimento.
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Linea Group Holding Spa ha sottoscritto oggi l’accordo per l’acquisizione dell’impianto di generazione alimentato a biomassa Agritre. La realtà –
Antonio Vivenzi (Pd) è il nuovo presidente di Lgh
Antonio Vivenzi è nuovo il presidente di Lgh. A nominarlo è stato pochi minuti fa – la decisione è stata presa, anche se non ancora verbalizzata – il consiglio di amministrazione della maxiutility lombarda in corso di acquisizione da parte di A2A, dopo che poche ore prima si erano riuniti i vertici di Cogeme.
Vivenzi l’ha spuntata a sorpresa (il suo nome era uscito soltanto nelle scorse ore), superando le fortissime resistenze di Rovato e Cazzago, storici azionisti di Cogeme che gli imputavano la regia del blitz che aveva portato al ribaltone nell’utility rovatese.
Una mossa che si giustifica anche con il consenso “politico” degli altri soci di Lgh (Cremona, Crema, Pavia e Lodi) verso l’esponente del Pd e con il rischio che un eventuale ostinazione del fronte franciacortino su una soluzione diversa (a Rovato era girato il nome del forzista Conter, già presidente di Lgh) favorisse l’assegnazione della presidenza a una figura non bresciana.
Turismo, boom di passaggi negli Infopoint rispetto al 2015
I due Infopoint cittadini fanno registrare, nei primi 7 mesi dell’anno, un + 45.6% di accessi di turisti rispetto al pari periodo 2015. Il totale delle presenze, infatti, sale da 19.083 tra gennaio e luglio 2015 a 27.800 negli stessi mesi del 2016: un incremento di 8.717 unità.
“Numeri – si legge in una nota – che confermano l’apprezzamento per un sistema che, facendo perno su due location strategiche nel centro della città (l’una collocata in via Trieste 1, di fronte a piazza Paolo VI, e l’altra situata in viale della Stazione 47), è in grado di soddisfare la numerosa e crescente presenza di turisti italiani e stranieri in città grazie a un servizio di assistenza e informazione multilingue, aperto 7 giorni su 7, dal lunedì alla domenica, dalle ore 9 alle 19 senza interruzioni”.
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Fallimenti, analisi Apindustria: Brescia meglio dell’Italia
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Gb Merigo
Gb Merigo (classe 1952) è uno dei “brand” più noti del settore nel turismo Bresciano. E non solo.
La passione per i viaggi nasce da giovanissimo. E da subito si traduce in azioni concrete sul piano organizzativo. Nel 1978 è già presidente del Gab, Gruppo Autonomo di Base di Brescia, del. Centro Turistico Studentesco e Giovanile (incarico che mantiene fino al 1989). Nel frattempo studia e si mantiene insegnando Inglese in diversi istituti privati. Nel 1984 si laurea in Lingue e Letterature Straniere all’Università “Carlo Bo” di Urbino con una tesi su “Lingua e Letteratura Americana, con interesse particolare alla Poesia Americana della Beat Generation”.
Nel 1984 la svolta: fonda Amerigo Viaggi Gruppo (www.amerigoviaggi.it), che nel periodo di massima espansione conta ben sei agenzie. E nel 2004 crea anche una “divisione” tunisina, che nel cinque anni dopo cede al corrispondente locale in quanto i flussi turistici verso il Nord Africa avevano iniziato ad espandersi enormemente verso nuove località emergenti. Ma prima (1989), con la Amerigo Viaggi, aveva partecipato a un’altra esperienza importante, aderendo – fra i primi dieci in Italia – al progetto di un innovativo network nazionale di agenzie viaggi, denominato “Buon Viaggio Con…”. Una rete, successivamente denominata “Buon Viaggio Network”, che arriverà ad affiliare nel corso di pochi anni oltre 330 delle agenzie viaggi e a fatturare oltre 300 miliardi di vecchie lire.
Ma il progetto di “aggregazione” di Merigo non si ferma qui. Nel 2003 fonda il Gbt, Gruppo bresciano turismo, che raccoglie in pochi mesi 40 agenzie: l’embrione da cui nel 2005 nascerà il network di Bravo Net, il cui scopo principale è quello di aggregare le agenzie viaggi del Nord Est Italia operanti attorno agli aeroporti di Bergamo, Verona, Treviso e Venezia, in modo da creare una garanzia di vendita a tutti i tour operator che programmano voli charter in partenza da quegli aeroporti. Merigo ne è vicepresidente fino al 2011, quando la società (860 agenzie affiliate) si fonde con H.P. Vacanze, dando vita così al più grande network italiano (1.640 agenzie affiliate). La nuova società, denominata Geo Spa viene poi ceduta ad Alpitour e a Costa Crociere, i due maggiori tour operator italiani, che ne hanno acquistato in quote paritetiche la maggioranza.
Anche in virtù della sua grande esperienza, tra il 2008 e il 2010, Merigo viene indicato come membro della giunta di Confindustria-Assotravel. Dopo aver guidato per anni la società Terramica, quindi, nel 2014 si lancia in una nuova avventura, assumendo la presidenza di Italy Incoming Terramica Network: la sfida è quella di diventare nei prossimi anni uno dei principali player del mercato incoming italiano. Un traguardo che inizia a concretizzarsi con la nascita del consorzio Brescia Incoming 2.0 Scarl, di cui è presidente.
Merigo è impegnato da anni anche nel campo del volontariato. Nel 2010 fonda la Tibet House Foundation Italy, associazione che ha come scopo principale quello di raccogliere fondi in Italia per sostenere i bambini del Tibetan Children’s Villages e progetti di aiuto per il popolo tibetano in esilio.
Metalmeccanici, 81 le aziende in crisi nella provincia di Brescia
Ben 81 aziende in crisi e circa 3.500 lavoratori coinvolti su un totale di 3.931 occupati nelle stesse, è questo il triste bilancio del settore metalmeccanico bresciano secondo il 41esimo rapporto Fim-Cisl, diffuso nei giorni scorsi. Da gennaio a giugno sono ben 2.594 i lavoratori bresciani coinvolti nella cassa integrazione ordinari, mentre 878 quelli hanno ricevuto la “straordinaria” e 30 sono stati inseriti nelle liste di mobilità: anticamera dei licenziamenti. Sette (607 lavoratori), inoltre, le aziende che hanno deciso di sottoscrivere i contratti di solidarietà. Da aprile ad oggi, con il nuovo sistema di dimissioni on line, sono ben 400 i lavoratori del settore che si sono rivolti agli uffici della Fim Cisl per la pratica di dimissioni.
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Olimpiadi di Rio, 52 atleti su 129 imbracceranno una Beretta
Conto alla rovescia sempre più breve per i tiratori delle nazionali di tutto il mondo che fra due giorni scenderanno in campo alle Olimpiadi di Rio, mentre per Beretta qualche primato è già stato conquistato: su 129 atleti impegnati nelle diverse specialità, 52 imbracceranno un prodotto progettato e costruito a Gardone Valtrompia.
Dei nove italiani in gara in Brasile, sette useranno un’arma Beretta in una disciplina – il tiro – che all’Italia ha dato sempre grandi soddisfazioni ed altrettanti successi, dietro ai quali c’è tecnologia, c’è ricerca, c’è innovazione e c’è lavoro.
E soprattutto nulla è lasciato al caso perché, come per altri sport che richiedono l’impiego di un attrezzo, nel tiro al piattello anche il fucile deve “allenarsi” per un’Olimpiade: al Gun Service di Gardone Val Trompia, 27 tecnici super specializzati si sono alternati in questi mesi per assecondare tutte le richieste di fine tuning di ciascun olimpionico.
“Il tiro è sempre stato una polizza assicurativa per il medagliere italiano e sono certo che questa tradizione continuerà – commenta Franco Gussalli Beretta – Ovviamente tutti si sono preparati al meglio per l’appuntamento olimpico e la competizione sarà estremamente agguerrita. Saremo a Rio accanto ai nostri atleti con un pool di esperti a loro disposizione. Soffriremo insieme a loro, li tiferemo in ogni fase, sul campo e da casa, ci emozioneremo e speriamo di poter alla fine con loro gioire”.
Alla edizione 2016 dei giochi, per la squadra azzurra ci sono tanti motivi per sognare: Giovanni Pellielo, tiratore laureato in teologia, riuscirà a conquistare la medaglia d’oro che dopo tre podi olimpici d’argenti e di bronzo e sei partecipazioni finora gli è sfuggita? Jessica Rossi, oggi 24 enne, riuscirà a ripetersi ed a portare a Cento, il suo paese in provincia di Ferrara, un’altra medaglia d’oro? E Chiara Cainero, oro a Pechino 2008, recentemente laureata per la quinta volta campionessa d’Europa sui campi di Lonato del Garda, riuscirà a conquistare una nuova medaglia?
Gabriele Rossetti, figlio d’arte, 21 anni appena compiuti, riuscirà nell’impresa che 4 anni fa fu di Jessica Rossi?
Beretta, oltre che dai sette tiratori azzurri, alla trentunesima edizione dei Giochi Olimpici sarà rappresentata anche da tre australiani, un neo zelandese, un giapponese, oltre che da atleti di Argentina, Giappone, India, Brasile, Cina, Thailandia, Cipro, Polonia, Qatar, Stati Uniti, Russia, Austria, tutti ambasciatori di un prodotto orgogliosamente “made in Brescia”.
Vincent Hancock con i suoi due ori back-to-back, Kimberly Rhode record women del tiro con 5 medaglie olimpiche già al collo e Giovanni Cernogoraz, tutti e tre campioni in carica, sapranno difendere il loro titolo? Alessandra e Arianna Perilli, sorelle che si sfideranno fianco a fianco in pedana, riusciranno a regalare la prima medaglia olimpica al piccolo stato di San Marino.
“Nella storia del tiro a volo e dell’industria bresciana delle armi sportive, tra pochi giorni verrà scritta una pagina nuova – aggiunge Franco Gussalli Beretta – Il nostro progetto nel tiro ha radici antiche. E’ iniziato con il bisnonno Pietro, è arrivato alle olimpiadi con i miei prozii Carlo e Giuseppe, si è consolidato con mio padre ed oggi vede in campo la mia generazione. Alla base di tutto c’è da sempre una progettualità di lungo termine ed un lavoro di sviluppo a quattro mani in cui gli atleti lavorano accanto ai nostri tecnici. Negli ultimi 60 anni ogni modello di fucile da tiro che abbiamo sviluppato è salito sul podio. In questa XXXI olimpiade debutterà un nuovo fucile Beretta e con la linea di abbigliamento e accessori Uniform Pro, che veste in pedana le nazionali Italiana, Russa, Sanmarinese, Croata, Finlandese e Statunitense. Vedere un pezzo del lavoro di tutti i nostri collaboratori in campo a Rio sarà per la mia famiglia e per loro – che consideriamo la nostra famiglia allargata – ancora una volta una grande emozione e motivo d’orgoglio”.
Per info e aggiornamenti live anche da RIO: luisa.achino@beretta.com
Movida, Brescia settima in Italia per numero di imprese del settore
Sono 120 mila le imprese in Lombardia legate al settore della movida, tra shopping , ristorazione, alberghi, tempo libero, sport, musica, eventi. Una su otto in Italia. In leggera crescita in un anno (+0,6%). Sono oltre 41 mila a Milano, oltre 17 mila a Brescia, 13 mila a Bergamo, circa 9 mila a Varese, 8 mila a Monza, oltre 6 mila a Pavia e Como. Crescono a Milano (+2%), a Monza e a Sondrio (+1%). A Milano in un anno ci sono circa 800 imprese della movida in più. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati del registro delle imprese al primo trimestre 2016 e 2015. In questa singolare classifica Brescia è seconda in Lombardia e settima in Italia con 17.063 imprese.
Milano prima per addetti in Italia con 241 mila su 474 mila in Lombardia e 2,6 milioni in Italia, davanti a Roma con circa 200 mila e Napoli con 120 mila.
Movida per locali etnici, prima in Italia Milano col 62% dei locali con titolare italiano, il resto stranieri, poi Prato col 63%, Bologna col 70% e Monza col 72%. Per italianità prime Napoli e Taranto col 97% di titolari del Paese.
In Italia ci sono 933 mila imprese legate alla movida, +0,5% in un anno, oltre 4 mila in più. Ai primi posti per le imprese della movida in Italia: Roma (78 mila, +1,7%, 1.338 imprese in più in un anno), Napoli (60 mila, +0,8%, 460 in più), Milano (42 mila, +2%, circa 800 in più), Torino (32 mila, stabili), Bari (24 mila, +0,5%, 112 in più). Tra le prime 35, crescono di più, dopo Milano e Roma, anche Firenze (+1,4%, 207 in più), Cosenza (+1,4%, 179 in più). A Napoli la maggiore concentrazione, ogni impresa in media serve 52 abitanti, a Roma 57, a Milano e Torino circa 70.
Tra i settori più numerosi: bar e ristoranti (a Milano circa 8 mila imprese ognuno, in Lombardia 25 mila bar e 24 mila ristoranti, in Italia circa 150 mila), abbigliamento (3 mila a Milano, 9 mila in Lombardia e 80 mila in Italia), edicole (2 mila a Milano e 5 mila in Lombardia), tabaccai (circa mille a Milano e 4 mila in Lombardia).
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